di Giacomo Bertoni
Il 10 settembre è stata ricordata la Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, ma è passata in sordina, coperta dai mille suoni della quotidianità. Sono tante le notizie e le ricorrenze di ogni giorno, il suicidio una realtà lontana dalla mia esistenza… Poi la vita ti porta a toccare con mano questa tragedia, mostrandoti quanto possa essere subdola e vicina, e solo allora il tuo mondo si ferma e inizia a tremare. Si è sopraffatti dall’incredulità, dalla sorpresa, dal dolore. Poi tutto lascia il posto a un malessere pervasivo, un rombo cupo e costante, come un temporale minaccioso che oscura il cielo senza scoppiare mai. I tuoni sono il vortice di domande che scuote la tranquillità.
Quando una persona amica decide di togliersi la vita, siamo tutti responsabili. E’ una responsabilità che si fa presente come un macigno sul petto, che tormenta e ferisce: “non ho visto, non ho capito, non ho fatto abbastanza”. Accanto a questo dolore, un interrogativo: cosa fa il nostro mondo per curare le ferite dell’animo? Il Male entra nel cuore dell’uomo approfittando di una fragilità, di una tristezza. Si scava un piccolo posticino nel cuore e rimane lì in osservazione. Celato a tutti. Poi inizia a raccogliere delusioni, sofferenze, disperazioni, le accresce e le moltiplica, e persegue il suo scopo diabolico: distruggere tutto ciò che di bello vive in noi. Gli affetti, le amicizie, le gioie, la consolazione e la speranza: soffia sulla nostra scintilla divina, sull’impronta d’eternità impressa da Dio in noi. Tutto vuole cancellare, anche la nostra vita terrena.
E quest’opera di devastazione interiore avviene in un mondo esterno indifferente, in una società che per prima cerca di cancellare la nostra dimensione spirituale, in un mondo della comunicazione nel quale il diavolo è posto nello stesso campo semantico degli unicorni e delle sirene. Paiono così luminose ora le parole apparentemente scontate di Papa Francesco ai giovani: “Non lasciatevi rubare la speranza!”. E si scopre tutta la loro forza, perché il Male mira alla speranza. E come può ucciderla? Con le bugie.
Niente può cambiare nella tua vita, niente può migliorare, tutti i tuoi progetti sono andati in fumo, non c’è via d’uscita in questa situazione asfissiante. Sì, perché c’è qualcuno che ruba la speranza, che toglie la voglia di vivere, che acceca il nostro sguardo sulle potenzialità del futuro. C’è qualcuno che vuole rinchiuderci nelle nostre paure, isolarci, farci credere soli e abbandonati. C’è qualcuno che spende la sua esistenza per raccontarci che niente può cambiare, che non possiamo migliorare, che non c’è nulla al di fuori delle cose materiali. C’è qualcuno che vuole confonderci nelle ricerca del senso della vita, che nasconde le risposte alle domande di verità.
A volte questo qualcuno vince, ma è una vittoria menzognera, perché c’è Qualcuno che può sanare anche le ferite più inguaribili. C’è Qualcuno che non vende speranza, ma è la speranza. C’è Qualcuno che può afferrarci quando abbiamo già superato l’orlo del burrone e salvarci. A Lui ci affidiamo, a Lui chiediamo misericordia.
Quella che si dice una triste scomoda verità
Bravo Giacomo
Verissimo. Per questo ciò per cui preghiamo per i nostri figli è che non perdano questo legame con Lui e la Sua compagnia…tutto il resto si affronta…” Cercate prima il regno di Dio, e tutto il resto vi sarà dato in più”…
Non dimentichiamo che il suicidio è una grave malattia psichiatrica, spesso legato e schizofrenia o a depressione maggiore dove nulla può la sola fede.
La fede può tutto.
Si… insomma. Manca qualcosa. Tutto vero e tutto condivisibile quello che ha scritto Giacomo, però manca qualcosa. Manca la responsabilità personale. Che non può essere semplicemente nascosta, dimenticata, ignorata. Chi si uccide è (presumibilmente) responsabile della sua morte. E questo deve essere insegnato soprattutto ai giovani.
A Tiziana glielo avevano insegnato che chi si uccide va all’inferno? Non credo. Ed anche Giacomo, purtroppo, si è dimenticato di dire questo: chi si uccide va all’inferno.
A meno che non abbia piena avvertenza o deliberato consenso. O se fino all’ultimo ha perseverato nell’errore e non ha chiesto perdono. Ipotesi poco più che teoriche, in pratica è ben difficile che chi si uccide non abbia piena avvertenza o deliberato consenso. Qualche speranza in più resta per l’ipotesi della conversione nell’ultimo istante. Comunque queste sono cose che nessuno di noi può giudicare, sono giudizi che spettano a Dio. A noi resta il compito di ammonire tutti ad amare la vita, anche quando è faticoso prendersi le proprie responsabilità. Il suicidio, purtroppo, ben lontano dall’essere una ricerca della pace, è, invece, fuga dalle proprie responsabilità.
ho perso un fratello…
Catechismo nn. 2280-83
“Ciascuno è responsabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. Egli ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti a riceverla con riconoscenza e a preservarla per il suo onore e per la salvezza delle nostre anime. Siamo amministratori, non proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.
Il suicidio contraddice la naturale inclinazione dell’essere umano a conservare e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso è un’offesa all’amore del prossimo, perché spezza ingiustamente i legami di solidarietà con la società familiare, nazionale e umana, nei confronti delle quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario all’amore del Dio vivente…
Gravi disturbi psichici, l’angoscia o il timore grave della prova, della sofferenza o della tortura possono attenuare la responsabilità del suicida.
Non si deve disperare della salvezza eterna delle persone che si sono date la morte.
Dio, attraverso le vie che egli solo conosce, può loro preparare l’occasione di un salutare pentimento. La Chiesa prega per le persone che hanno attentato alla loro vita.”
Forse non è pertinente ma mi sono sempre chiesta quanto ne capiscano del cervello quelli che lo curano e in assoluto se sia possibile capirne. Spesso si legge che una mamma che ha ammazzato i figli o un uomo che ha ammazzato la moglie erano sotto psicofarmaci… Ricordo che una mia amica alla quale avevano dato, forse con leggerezza, un antidepressivo se lo autosospese perché le mutava la personalità: da mite era diventata aggressiva. Mi disse queste testuali parole: “non lo prendo più perché correvo il rischio di ammazzare qualcuno per un nonnulla”…..
Non credo che questa sia la sede per trattare con superficialità e supponenza il problema grave e delicato delle malattie psichiatriche di cui fa parte anche il suicidio e la depressione.
La malattia organica è separata dalla fede.
Nessuno si sognerebbe di criticare una persona paralizzata se non si mette a camminare!
Si certo. Non sempre chi si uccide è responsabile.
La malattia organica (psichiatrica), posto che sia reale, può essere vissuta in un’ottica di fede, come tutto il resto d’altronde. Non vedo separazione tra fede e malattia, anche se psichiatrica, anzi. La malattia, anche quella psichiatrica, è una croce da portare come tutte le altre. E le esigenze morali sono identiche anche per malati psichiatrici. Non capisco questa specie di territorio neutro, dove non varrebbero le esigenze morali, da applicare alla malattia psichiatrica.
Tutte le malattie possono essere vissute in un’ottica di fede, su questo hai ragione.
Ma alcune malattie ( e anche alcuni farmaci) possono togliere la capacità di ragionare liberamente, per cui queste persone potrebbero non essere in grado di seguire la legge morale dettata dalla fede, che magari hanno.
Per questo è assurdo che si voglia concedere l’eutanasia a persone che la chiedono senza avere la piena capacità di intendere e di volere (l’eutanasia è sempre inaccettabile per me, non vorrei essere frainteso).
Esiste pure l’incapacità di intendere e di volere.
“Non vedo…” … “Non capisco…”: questa è l’unica cosa evidente dei tuoi interventi.
ho perso così un nipote e un cognato….
https://gloria.tv/video/APNpv16syE7N2GmFrKVjAPaCt
anche se una persona sa/è stata informata su quello che c’è dopo (ammesso sempre che ci creda pure),in quei momenti di pura disperazione e buio totale (immagino ci si senta così:una mia conoscente,poco prima di lanciarsi nel vuoto,questo ha detto di aver provato;ovviamente,si è salvata),poco gliene importa,anzi:vuole quasi autopunirsi per qualcosa e pensa: “ma siii,buttatemi pure all’inferno,questo voglio…. maltrattatemi pure lì!”. io credo che senta proprio questo. la speranza è che però,proprio nell’ultimo istante,chieda di essere accolta tra braccia amorevoli per avere conforto…..
[chiedo scusa se il commento sarà visibile 2 volte (io spero almeno una!),ma qualcosa non va col mio account]
Ateismo, materialismo, edonismo, lussuria, pornografia, liberta’ senza limiti, scandali, corruzione, criminalita’ no etica, no morale, omosessualita’, divorzio, egoismo, odio, indifferenza, droga, no resposabilita’ aborto: mettiamo tutti questi fiori assieme e abbiamo il piacere di vivere nella societa’ che ci siamo creati democraticamente, incluso il crescente razionalismo per l’eutanesia/suicidio, visto che la confusione del vivere materiale non da una risposta alla “valle di lacrime”.
Le “favole” delle Sacre Sritture e della Dottrina Evangelica non sono certo manuali veri e validi da custodire a priorita’ assoluta per una saggia societa’ e per come impostare la vita e trovare le risposte per supreare e capire che in questa Terra la felicita’, come l’intendiamo materialmente, non e’ possibile.
Magari i sensi hanno un’illusione di felicita’, ma il nostro inseparabile spirito, non condividendo il modo con cui viviamo,ci rimprovera e ci priva costantemente ed inesorablilmente della vera felicita’ facendoci capire che la felicita’ va ricercata in ben altri valori.
Forse e’ vantaggioso che si faccia un pensierino a Santa Madre Teresa di Culcutta per avere una dimostrazione alle stentate parole che ho scritto per dare l’esempio di quale vera felicita’ si deve cercare su questa Terra.
….”cercheranno la morte e non la troveranno”…e si, siamo eterni indipendentemente da tutto.
Cordiali saluti, Paul
Su questo tema delicatisssimo vorrei aggiungere poco. Dio è giustizia, ma Dio è anche Misericordia. A Lui ci rimettiamo, e rimettiamo tutti i nostri cari defunti. Per chi può, per chi è a Roma, o per chi è fuori Roma ma gli arriva la voce che in parrocchia si tengono le catechesi sui Dieci Comandamenti o sui sette segni nel Vangelo di Giovanni (se si tratta di catechesi tenute da sacerdoti che attingono direttamente da don Fabio Rosini a Roma), andateci. Andateci.