di Costanza Miriano
Sono stata a un istruttivo corso di aggiornamento dell’Ordine dei giornalisti – sono obbligatori, che non si pensi che io sia così coscienziosa – tenuto da Monica Cirinnà, chiamata a parlare della sua legge. È stato istruttivo non perché ci fosse qualcosa che non sapessi già (ho letto del tema fino alla nausea), ma perché ho avuto conferma del fatto che il vero obiettivo della legge sulle unioni civili era e rimane un cambiamento di mentalità, di costume. Un cambiamento che procederà, o meglio, vorrebbe procedere anche più speditamente, e lo farà se vincerà il sì al referendum, cosa che secondo la senatrice trasformerebbe il congresso del PD direttamente in Parlamento, come ha detto in un’intervista a Gazebo (“il prossimo Parlamento, il prossimo congresso del Pd avrà il matrimonio egualitario in tutte le mozioni, dopo la riforma faremo la legge” ). Ovviamente è stata riproposta tutta la retorica delle povere persone con tendenza omosessuale impedite di vivere liberamente la loro vita, i loro sentimenti, l’amore, la felicità e via col linguaggio petaloso: “qual è stata la cosa più difficile, senatrice?” “coniugare sentimenti e diritti, cuore e codice”.
Si è omesso di dire che i diritti già c’erano praticamente tutti: è rivenuta fuori la storia dell’andare a trovare il compagno malato in ospedale (già prima il convivente lo faceva tranquillamente), le visite in carcere (idem), già prima si estendeva la protezione al convivente anche in caso di collaboratore di giustizia e via dicendo, comunque piccole questioni che sinceramente credo interessino un numero molto esiguo di persone. Si è omesso di dire che le persone erano già libere di vivere la loro vita e i loro sentimenti, per quello che riguarda la sfera privata, compresa quella patrimoniale. Quello che la legge serviva a cambiare era “il mood del paese”: l’espressione anglofila non è mia ma della senatrice e dell’addetto stampa del PD al Senato, Maurizio Belfiore, che ha parlato di un grosso sforzo di comunicazione. Ora, io non metto in dubbio il grande lavoro svolto a gestire interviste e dichiarazioni, ma se c’è qualcosa a cui lo sforzo non era necessario, era suscitare l’attenzione dei media, visto che tra palco di Sanremo e Hollywood, passando per Miss Italia, i nemici della famiglia hanno a disposizione tutte le vetrine più popolari e di massa del mondo, tutta la cosiddetta cultura popolare, tutto il sentire comune. Infatti, come ha ammesso il collega, non capita mai che una legge susciti l’interesse di tre o quattro testate straniere a settimana, e se questa lo ha fatto non è certo per gli uffici stampa, ma perché c’è una enorme rete che lavora per imporre il pensiero unico.
Le discriminate sono le famiglie unite in matrimonio, come ho cercato di spiegare alla senatrice nei pochi secondi che ho avuto a disposizione per fare una domanda. I diritti c’erano già tutti, le ho detto (“dunque è stata una legge inutile?”, mi ha chiesto. Inutile no, servirà a fare cultura, come la 194, purtroppo). E ho cercato di accennare alla mia esperienza sugli assegni familiari. Qui la posso raccontare con più spazio. Dunque, io e il mio allora fidanzato volevano sposarci, ma lui era già dipendente in rai, mentre io, pur avendo vinto un concorso pubblico e fatto un master post laurea alla scuola aziendale, ero agli inizi, precaria. Il sindacato giornalisti informalmente consigliava ai precari (diversi eravamo in quella situazione) di non sposare interni Rai perché forse avrei potuto avere problemi nel firmare il documento in cui a ogni contratto dichiaravamo di non avere congiunti in azienda (la rai voleva giustamente evitare che gli interni si portassero dentro i parenti, ma io e Guido ci eravamo conosciuti lì) . Io però non volevo convivere, ma sposarmi. Quindi andai dal vescovo a chiedere la dispensa dagli effetti civili, spiegandogliene il motivo. Lui ce la concesse, a patto che poi avremmo regolarizzato la cosa, appena il problema del precariato si fosse risolto. Così abbiamo fatto, appena possibile, per rispettare la parola data. Negli anni in cui per lo stato eravamo solo conviventi – contro la nostra volontà, solo per mantenere le possibilità di un’assunzione – sono nati i nostri quattro figli, riconosciuti da entrambi e a carico fiscale al 50%, secondo la legge (lo specifico perché ogni tanto qualcuno prova a dubitare della nostra correttezza), e una volta facendo la dichiarazione dei redditi mi è stato detto che avrei potuto chiedere gli assegni familiari. Così prevede la legge. I conviventi infatti non sommano i redditi, pur condividendo al 50% tutto, figli, casa e mutuo. Abbiamo dunque fatto richiesta e ricevuto l’aiuto previsto dalla legge. Quando sono stata assunta ho voluto onorare la promessa fatta al vescovo e ci siamo sposati anche in comune (senza festa, né invitati o foto o vestiti né altro, per noi non significava molto) anche se sapevamo che da quel giorno in poi avremmo perso gli assegni, perché pur non essendo cambiata in nulla la nostra situazione, i nostri redditi si sarebbero sommati.
Quindi già oggi, ho detto alla senatrice, i conviventi sono più delle famiglie aiutati e sostenuti. “E’ stata una sua scelta”, ha detto la senatrice. Sì, è stata una nostra scelta ma che sia chiaro che la legge oggi è nemica della famiglia, la quale non ha i privilegi che il pensiero unico denuncia, anzi, e quando ci sarà il matrimonio egualitario noi davanti allo Stato ci separeremo, perché a quel punto la legge non significherà più nulla, la parola famiglia avrà perso ogni senso.
Comunque, la mia domanda è stata: c’è qualcosa che davvero mi chiedo da mesi. Come è possibile che una persona come lei, che da consigliere comunale ha vietato che i cuccioli venissero tolti alla madre prima dei 60 giorni di vita, ritenga ammissibile che un bambino venga tolto alla mamma nel momento del parto? Risposta. Non posso giurare perché non si fa, ma lo assicuro, ha detto proprio così: “Il cane e il gatto diventano adulti in tre o quattro mesi, i nostri figli sono bamboccioni fino a trenta anni, quindi non si possono fare paragoni”. Lo assicuro. Ha detto così. “Ma quindi per emanciparli li strappiamo all’utero della mamma dopo un minuto di vita?” “Non mi interrompa, io non ho interrotto lei”. Ecco.
Poi la senatrice ha proseguito dicendo che nel nostro paese la gestazione per altri è vietata (dice che dire utero in affitto è offensivo, io credo che sia offensivo farlo, non dirlo), ma in altri è permessa dalla legge, e che lei personalmente è favorevole se fatta con spirito sociale e caritatevole. A parte tutte le riserve che ho sul fatto che una donna possa davvero farlo con questo spirito, a parte che vengono chiamate “spese mediche” delle somme che vanno alla donna, a parte questo, trovo il tema soldi del tutto irrilevante dal punto di vista del bambino, che è l’unica cosa che deve contare: al bambino cambia poco se la sua mamma lo ha venduto o regalato. A lui cambia se la mamma non c’è stata. Alla mia obiezione “ma il bambino ha bisogno della mamma” la senatrice ha risposto che quel bambino non ci sarebbe senza la “gestazione per altri”. Anche i bambini degli stupro non ci sarebbero senza lo stupro, ma questo non può impedirci di condannarlo, e la ricompensa di essere nato non basterà a sanare la ferità di avere un padre violento e assente. Meglio che nasca, quel bambino, ma meglio ancora sarebbe che non ci fossero stupri!
È vero, e della giusta sottolineatura devo dare atto alla Cirinnà, che della fecondazione assistita fanno uso non solo le coppie omosessuali, ma per la stragrande maggioranza quelle composte di uomo e donna. La gravità rimane la stessa, anche se nel caso delle coppie dello stesso sesso al bambino, oltre a mancare i genitori naturali (e da piccolo soprattutto la mamma), in più mancheranno anche un maschio e una femmina che possano farne le veci.
Ci sarebbero molti altri appunti da fare alla lunga esposizione della senatrice e del signore che le faceva le domande, che stava chiaramente dalla sua parte senza riserve, tipo la solita retorica sulle adozioni (contrariamente a quanto detto in sala in Italia ci sono più famiglie che chiedono un bambino, che non bambini adottabili), le risatine su Padre Livio e radio Maria che aveva detto che la senatrice dovrà affrontare il giudizio divino (“aspetta che mo me lo segno”), le donne che secondo la Cirinnà muoiono più di violenza che di cancro (strano perché secondo il sito dell’airc la prima causa sono le malattie cardiovascolari, il cancro la seconda, ne muoiono 77mila donne all’anno: vorrebbe dire che oltre 210 donne al giorno muoiono per mano di un uomo; strano, l’Istat si deve aggiornare perché afferma che l’anno scorso le vittime – sempre un numero mostruoso – sono state 128 in tutto il 2015, non 77mila), e quindi la necessità di educazione di genere a scuola (e certo, urgentissima, peccato che il libro delle mie figlie rispetta gli standard di pari opportunità ma è pieno di errori, tipo chiamare il congiuntivo passato “congiuntivo passato prossimo”), la solita citazione del Papa, “chi sono io per giudicare” (peccato che il Papa ha detto che sull’omosessualità rimane ciò che ha detto il catechismo, “un’inclinazione oggettivamente disordinata”, e sull’educazione di genere “uno sbaglio della mente umana”). Ci sarebbe da scrivere per ore, ma quello con cui voglio chiudere è l’ombra pesante che ho visto proiettarsi sul futuro. Il Pd vuole rimettere mano alla legge 40 (“ve la do come notizia”), come se non bastasse lo scempio che ne hanno fatto già finora le sentenze, e la senatrice ritiene che uno dei rimedi contro il calo demografico è l’egg freezing, il congelamento degli ovuli, “perché così oggi una ragazza può laurearsi, magari fare il master, andare all’estero, trovare la persona giusta”, (le do io una notizia, adesso: ci si può anche laureare e fare il master – per quanto conti – e quattro o più figli senza congelare niente): e questo, secondo la senatrice, dovrebbe essere pagato da noi contribuenti, a spese del servizio sanitario (faccio presente che nei centri privati un ciclo di crioconservazione degli ovuli sta sui trentamila euro). Perché, ci ha spiegato di averlo letto in una rivista scientifica, le ovaie di una ventenne hanno una riserva di ovuli simile a un parco macchine fornitissimo, le prime a partire sono le Ferrari. Mano a mano il parco si svuota (“alla mia età, ha detto, rimangono i furgoncini”). Senza leggerlo su una rivista scientifica lo sapevo anche io che i figli fatti da giovane hanno più possibilità di essere sani, è che la natura ha una sua forza e una sua logica (come sa anche lei che non vuole separare i cuccioli dalla mamma), e l’orologio biologico non è un’invenzione, come titola l’Internazionale, ma una realtà. Quindi se ho capito bene, le ventenni dovrebbero sottoporsi a iperstimolazione ormonale e anestesia totale per più volte (di solito non basta un solo ciclo) per congelare il proprio patrimonio in modo che sia il migliore possibile (sento puzza di eugenetica)? E tutto questo per una cosa da niente come una laurea o un dottorato?
Niente, non ho più parole. Ne ho scritto tante volte, ne parlo nei miei libri, ne scrivo negli articoli. Non so più che dire. Dico solo che sono uscita da quell’incontro con una profonda inquietudine per l’umanità e il paese che ci stanno preparando. Con la tristezza per tutte le donne che hanno inseguito se stesse e sono desolate (l’orologio biologico esiste, eccome). Pensando al mito che inseguono mi sono venute in mente le parole di Thomas Merton: per colmarmi, m’ero svuotato, per afferrare tante cose le avevo perdute tutte, nel divorare i piaceri e le gioie avevo trovato la paura.
Questi i nostri governanti.
Se permette, mi agghiaccio un po’.
Oltre all’inquietudine io provo anche un bel po’ di rabbia …
Comunque anche se non se lo segna, il Giudizio di Dio lo subirà lo stesso. Preghiamo che si converta prima.
Perché “E’ tremendo cadere nelle mani del Dio Vivente” !!!!!!
Caspita, mi fa ribrezzo. Ogni volta che sento/leggo le cose che dice quella lì mi vengono i brividi: ha un chè di demoniaco, è proprio “antiumano”, intendo contro l’essere umano.
Signore pietà.
… qualcheduno, però, potrebbe non capire, anche, che bisogno ci sia stato di farsi sposare dal vescovo.
Per farsi una promessa solenne davanti a un testimone qualificato e quindi schivare il peccato mortale, nel caso di rapporti sessuali tra non-sposati (o semi-sposati) e potere così fare la comunione eccetra?
Era più furbo quello della corsia sei.
non è una “promessa solenne”, si chiama Sacramento.
Ehm, non ha scritto di essersi fatta sposare dal vescovo, al vescovo ha chiesto la dispensa…mica te la può dare il seminarista dell’oratorio quella 🙂
…bello il fotogramma de “Il posto delle fragole”!
grazie!
E’ difficile esprimere i sentimenti che ho provato nel leggere tutto questo: tristezza, rabbia, nausea, orrore, paura, qualcosa che non capisco se chiamare “compassione o compatimento”, disprezzo…
Vorrei poter dire «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno»…. ma temo che in realtà lo sappiano fin troppo bene!
E il triste è che tutto questo ipotetico (ma possibile) scempio, sulla Famiglia, sui Figli, sulla Vita …viene da un donna!
I parlamentari che hanno votato a favore della legge Cirinnà hanno commesso peccato GRAVE, di quelli che mettono a repentaglio la salvezza dell’anima.
Quindi provvederanno certamente a confessarsi e a fare il necessario per ottenere l’assoluzione sacramentale: ossia d’ora innanzi si impegneranno alacremente per abrogare la legge che hanno sciaguratamente sostenuto.
Il fatto che chi ha votato la legge Cirinnà abbia commesso peccato GRAVE, cioè un peccato che espone alla dannazione eterna, non è opinione del sottoscritto, ma è certificato dalla Congregazione per la dottrina della Fede (già detto mille volte, ma siamo in un tempo in cui pure l’ovvio bisogna ripetere mille volte perché altrimenti pure l’ovvio viene negato… e nemmeno è ovvio che non si perseveri a negare l’ovvio anche dopo che lo si è ribadito, l’ovvio, per la settanta volte settima volta…):
“Se tutti i fedeli sono tenuti ad opporsi al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, i politici cattolici lo sono in particolare, nella linea della responsabilità che è loro propria. In presenza di progetti di legge favorevoli alle unioni omosessuali, sono da tener presenti le seguenti indicazioni etiche.
Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge.
Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto GRAVEMENTE immorale…
La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali NON può portare IN NESSUN MODO all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali.
Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società.
Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.”
(Congregazione per la dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, nn. 10 e 11)
– Come possono dunque ottenere la remissione di questo GRAVE peccato quei politici che hanno votato a favore della legge?
Possono accostandosi al sacramento della Penitenza: in seno al quale dovranno accusarsi del peccato, dichiarandosene sinceramente pentiti e proponendosi fermamente di fare tutto quanto è in loro potere per non ricadervi e per rimediare alle nefaste conseguenze del peccato stesso (senza questo fermo proposito non può impartirsi assoluzione sacramentale valida).
E concretamente, come possono questi politici rimediare alle conseguenze di questo peccato grave che sventuratamente hanno commesso?
“Nel caso in cui il parlamentare cattolico si trovi in presenza di una legge favorevole alle unioni omosessuali già in vigore, egli deve opporsi nei modi a lui possibili e rendere nota la sua opposizione: si tratta di un doveroso atto di testimonianza della verità.
Se non fosse possibile abrogare completamente una legge di questo genere, egli, richiamandosi alle indicazioni espresse nell’Enciclica “Evangelium vitae” [di san Giovanni Paolo II, del 1995], « potrebbe lecitamente offrire il proprio sostegno a proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica », a condizione che sia «chiara e a tutti nota » la sua « personale assoluta opposizione » a leggi siffatte e che sia evitato il pericolo di scandalo (n. 73).
Ciò non significa che in questa materia una legge più restrittiva possa essere considerata come una legge giusta o almeno accettabile; bensì si tratta piuttosto del tentativo legittimo e doveroso di procedere all’abrogazione almeno parziale di una legge ingiusta quando l’abrogazione totale non è possibile per il momento.”
(Congregazione per la dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 10)
Dire a un non credente che una certa cosa é “peccato” (grave o meno) é del tutto inutile. Figuriamoci,anche parlare di peccato mortale ai credenti é diventato fonte di derisione quindi… Comunque il problema non è la Cirinná o la Boschi o il partito. Il problema, per noi, é che siamo diventati “minoranza” come pensiero cristiano e meno male che c’é chi come Costanza o altri che riescono ancora ad essere come un sale che “sala”… ma ciò non toglie che il nostro mood di pensare é in minoranza e quindi ne accusiamo le conseguenze.
La domanda potrebbe essere: come mai c’è stato un tempo in cui una “minoranza” ha infiammato il mondo modificandone persino i costumi (il “mood”) e oggi questa (non mi azzardo a dire “stessa”) minoranza “ne accusa le conseguenze”?
implicitamente intendevo “il sale non sala”
E “se anche il sale perdesse il suo sapore”… 😐
già, centrato quello che intendevo… e attenzione non intendo “il clero” ma ovviamente mi ci metto io per primo…
Si, avevo ben compreso… 😉
Tutto giustissimo. E aggiungo che quanto non è riuscito a Cirinnà&co per mutare il “mood del paese” certamente riuscirà alla signora De Filippi e al suo trono gay, le cui conseguenze in termini di influenza dell’opinione pubblica non devono essere prese sottogamba.
Comunque l’abiezione ha quasi toccato il fondo, manca poco.
Dopodiché, lo stato di devastazione e di sfacelo sarà così disgustosamente flagrante e insopportabilmente abnorme che molti di quanti (atei o agnostici o “praticanti non cattolici”, per dirla con il cardinale Biffi) oggi sghignazzano a sentir parlare di Dio e di peccato supplicheranno in lacrime i pochi cattolici praticanti superstiti di aiutarli a scampare da quest’inferno in terra, di parlar loro del peccato e di Dio salvatore.
Allora le parole “peccato” e “penitenza” saranno riabilitate in gran fretta, si faranno irresistibilmente urgenti. Ma ciò non avverrà senza grandi sofferenze per tutti: la giustizia divina grandemente oltraggiata non si ristabilisce se non a prezzo di giuste sofferenze.
Mi sovvengono le terribili parole dell’Apocalisse (9, 6)
“In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà.”
Sovvengono pure a me, caro Bariom…
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
È dai tempi delle leggi sul divorzio e sull’aborto che la legislazione e la classe dominante, anziché tutelare la parte più debole (in particolare, i bambini, i malati, gli anziani), si prestano sempre di più a sostenere l’interesse del più forte (gli adulti, i sani, i ricchi, i potenti, i belli).
La giustificazione che viene addotta per questa ingiustizia è che:
– o il debole non esiste (come nel caso del bambino soppresso dall’aborto, e privato, oltre che della vita, della sua stessa identità di essere umano – fino al punto che il suo cadavere è gettato nella spazzatura);
– o il suo interesse (che lui/lei sia d’accordo o meno) coincide con il desiderio del più forte.
Con il passare del tempo, però, tale giustificazione è sempre meno ammantata da una parvenza di ragionamento logico e sempre più basata su appelli al sentimentalismo ed all’istinto delle persone.
Molto spesso, il cortocircuito emotivo è: la Chiesa dice che è sbagliato, quindi, siccome la Chiesa non sostiene tesi razionali, ma solo diktat fondati sui dogmi, da un punto di vista laico deve essere, se non proprio giusto, almeno consentito e normato.
Io penso che Dio, essendo onnipotente, potrebbe farci vivere in un mondo molto più ordinato e piacevole.
Se ci chiede, invece, di affrontare questi tempi difficili, vuol dire che è necessario per noi che combattiamo per quello che è giusto, per cercare e fare la verità su noi stessi e sulla nostra vita.
“Non abbiate paura. L’esito della battaglia per la Vita è già deciso, anche se la lotta va avanti in circostanze avverse e con molta sofferenza.” (Giovanni Paolo II)
Io peraltro proprio oggi ho ascoltato da un professore universitario della facoltà di scienze della formazione che l’asilo nido non deve essere considerato un sussidio per le madri che lavorano, ma deve essere considerato un diritto universale (anzi, da come ne parlava, in realtà sembra un dovere delle madri mandare i neonati al nido, perché socializzino e imparino tante belle cose dalle educatrici). E’ tutta una mentalità, ormai, così.
Gentile Signora Costanza,
c’e’ anche gente che ha tempo da perdere.
Meglio non interessarsi dei giornalisti, specie quando tutta la Verita’ che dovrebbero sapere e’ gia stata scritta millenni adietro.
Il resto solo opera del maligno vestito alla moda di errori e apostasia che sono la prova dell’oggi sociale.
Verranno a voi come miti agnelli mansueti e dentro di loro sono lupi rapaci di anime.
Ma forse a lei questo parlare le modifica le fondamente culturali.
Eppure il tutto e’ basato su” il Cielo e la Terra passeranno ma le mie Parole non passeranno.
Questo include anche il giornalismo, qualche piccolissima eccezione, tanto anche sapendo di giornalismo, il piu’ delle volte e’ un potente tentacolo della occulta massoneria,”senza di me non potete far nulla”.
Non so se crede a questo giornalismo da parte del Maestro.
Cordiali saluti nel vero senso del giornalismo di San Paolo allora vale la pena interessarsi di catechesi. Paul
A proposito di “cambiamento di mood” e agghiacciamento… (grassetto mio):
http://www.avvenire.it/Lettere/Pagine/Credenti-e-omosessuali-periferia-che-merita-attenzione-e-molto-di-pi-1.aspx
Ritengo sia molto importante dare voce a una parte del mondo omosessuale (se così possiamo chiamarlo) a cui nessuno ordinariamente dà voce: le persone che cercano di vivere nella fede la loro condizione, sia nella castità sia nella vita di coppia.
Scritto da p. Pino Piva sj. Uno degli organizzatori di questa roba qua:
https://forumcristianilgbt.wordpress.com/2016/04/05/i-12-workshop-del-il-forum-2016/
Datevi una letta per farvi un’idea. Ne parlò a suo tempo LNBQ:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-parte-la-crociata-lgbt-allassalto-della-chiesa-16105.htm
Dai relatori del Forum viene l’indicazione, fatta propria da Avvenire, di una partecipazione alla vita della Chiesa «a partire dalla loro identità» (padre Pino Piva, gesuita, coordinatore nazionale dell’apostolato degli esercizi spirituali ignaziani), che ovviamente porta a ridiscutere la legge morale naturale e il ruolo di «omosessuali, transessuali, bisessuali nel piano di Dio» (Damiano Migliorini, filosofo e autore di «un monumentale saggio sull’amore omosessuale»).
Ma dovrei copincollare tutto… leggete tutto con calma.
Ad aprile LNBQ parlava di “parte l’assalto LGBT”, ma in realtà l’assalto è già concluso. Inutile scandalizzarsi delle Cirinnà, se in casa abbiamo i Tarquini. E i Galantino. E poi chissà chi altro. Ci credo che ridacchiano: sanno di avere una quinta colonna ben piazzata in casa nostra.
Se il dott. Mengele fosse vivo brinderebbe a champagne.
Come ha detto papa Francesco,. dialogare con il demonio è impossibile.
Non ci resta che pregare
Veramente ha detto: “Chi sono io per giudicare”. E anche se ha posto la clausola “se cerca Dio”, non ha specificato chi determina e criteri: Dio o l’uomo? A guardare alle persone cui viene data responsabilità nella chiesa, la risposta mi pare evidente.
Da tempo abbiamo smesso di vivere nelle caverne “secondo natura”. Ma nulla impedisce a chi lo desideri di tornarci.
Standing ovation per Costanza.
Si potrà mai culturalmente modificare l’uomo nella maniera “giusta”,
o “la più giusta possibile”? E in che modo?
Si potrà mai riuscire a educare una umanità culturalmente modificata nella maniera “giusta?
O più giusta possibile? E come? E chi? Le sentinelle in piedi forse? Le Miriano? I Padri Botta?
Ma se ci fossero milioni di Miriano, padri Botta eccetra, l’umanità non sarebbe digià modificata
da sé, senza altre modificazioni auspicabili?
Dopo un bell’articolo sulla bellezza, eccone uno bellissimo sulla bruttezza; questa donna è piena di bruttezza, e si compiace, d’altra parte è premiata in questo, è senatrice! ha una luce torva negli occhi, fateci caso, anche nelle foto approvate dal suo ufficio stampa. Arriverà per lei il giorno in cui non potrà dire che non sapeva, che aveva solo obbedito ad un ordine, e si intuisce chiaramente quale. Un saluto carissima Costanza, e brava e coraggiosa come sempre.
L’unico modo per modificare l’umanità nella maniera giusta è pregare: in tal modo Dio agisce, come meglio sa…”sia fatta la Tua volontà”.
@Diana
Ricordo due santi che hanno espresso in forma plastica il valore straordinario della preghiera :
S. Giovanni Maria Viannay (Curato d’Ars) : ” Conosco uno che è più potente di Dio ! ” Stupore fra gli astanti (ma cosa sta dicendo costui?) Risposta : ” E’ l’uomo che prega, egli può cambiare i piani di Dio… ”
S. Alfonso Maria de’ Liguori : ” Chi prega si salva, chi non prega si danna “.
Può bastare ?
Come la moneta cattiva scaccia quella buona, così un ragionare scadente e superficiale, scalza il pensiero corrente non banale e attecchisce nel vuoto culturale delle masse anonime.
“L’uniformità rende più intelligibili le cose per le menti semplici.
Leggi identiche, dimensioni identiche, lingua identica, identica valuta, potere politico identico, abiti identici o quasi: tutto questo sembra altamente desiderabile. Semplifica le cose. È più economico. Evita di far pensare. A certe menti pare addirittura “più giusto”.
Poiché era facilmente comprensibile, il marxismo ha inondato il mondo nel giro di pochi decenni, come già avevano fatto altre ideologie e religioni semplicistiche, per esempio l’Islam e l’Illuminismo; questo stesso tipo di semplicità ha dato origine alla rivoluzione francese e il nazional-socialismo.
Il cristianesimo, d’altra parte, ha preso tre secoli per trionfare.”
(Leftism Revisited: From De Sade and Marx to Hitler and Pol Pot – Erik Von Kuehnelt-Leddihin)
Costanza oggi nella tua città la Raggi ha “sposato” la prima coppia omosessuale in campidoglio…
vabbè, almeno ha fatto qualcosa…
Ed ha anche detto una cosa che non avrebbe dovuto dire: ‘Nasce una nuova famiglia’, quando per la legge non è così. Questo conferma quanto ha detto la Cirinnà in conferenza stampa, che si sta cercando di modificare mentalità e costumi del Paese.
Resta da capire come possa il Sindaco di Roma pretendere che i Romani osservino le leggi quando lei è la prima ad ignorarle.
Che il Signore ci protegga da queste persone! Aiuto ci stanno distruggendo. Ma il cuore Immacolato di Maria trionferà. Grazie Costanza del tuo lavoro !
“sono uscita da quell’incontro con una profonda inquietudine per l’umanità e il paese che ci stanno preparando. ”
Cara Costanza… finchè ci saranno persone come te che lottano e ci mettono la faccia per affermare che le foglie sono verdi d’estate… io sono fiduciosa. Non sei sola. Avanti così!!
Ciao Costanza,
Mi complimento per le domande che hai rivolto alla senatrice; sono un esempio di giornalismo molto coraggioso che mette a nudo la dittatura del pensiero unico.
Oriana Fallaci si sarebbe comportata ugualmente; ufficialmente era atea, ma sui temi legati alla famiglia, fine vita, aborto e matrimonio omosessuale, tutti sappiamo come la pensava e quanto il politically correct la disprezzasse per questo, salvo poi osannarla da morta, come da copione.
il diavolo in cattedra.
A proposito di “dittatura del pensiero unico.”:
http://yvesdaoudal.hautetfort.com/archive/2016/09/17/la-dictature-avance-5848987.html
Laurence Rossignol, ministre « des Droits des femmes », annonce qu’elle va fermer des sites qui prétendent que l’avortement n’est pas la bonne solution : « Le 28 septembre, je ferai une annonce pour expliquer comment nous allons faire reculer ces sites manipulateurs; des mesures seront prises pour faire cesser ces sites qui trompent les femmes », a-t-elle déclaré sur France Info. […] Laurence Rossignol va tenter de justifier légalement cette censure en utilisant le concept de « délit d’entrave numérique » à l’avortement.
Ovvero:
Laurence Rossignol, il ministro « dei diritti delle donne », annuncia che chiuderà i siti web che sostengono che l’aborto non è la soluzione giusta: « Il 28 settembre, farò un annuncio per spiegare come procederemo per reprimere questi siti manipolatori; saranno presi provvedimenti per chiudere questi siti che ingannano le donne », ha dichiarato a France Info. […] Laurence Rossignol tenterà di giustificare legalmente questa censura utilizzando il concetto di “reato di ostacolo digitale” (ndr non so come tradurlo meglio, ma si capisce) all’aborto.
Qui la notizia in originale (con qualche dettaglio in più: multe da 30.000€ e 10 anni di prigione):
http://www.francetvinfo.fr/societe/ivg/pour-laurence-rossignol-certains-sites-anti-ivg-constituent-un-delit-d-entrave-numerique_1829023.html
Occhio che magari le questioni sul cyberbullismo e la privacy digitale sono anche un preambolo a questa mossa. Figuriamoci se non ci lavorano anche nel PD. E come ha detto la Cirinnà, se vince il “sì” al referendum praticamente il parlamento coinciderà con il congresso del PD…
Fabrizio,
non hanno fretta di mettere una data per il referendum, ma credo sarebbe ora di cominciare a discutere se è meglio votare NO o è meglio andare al mare.
Enrico, non si pone il problema: il referendum costituzionale non ha quorum, quindi non è possibile farlo fallire andando al mare.
Enrico,
il referendum costituzionale non prevede il quorum, quindi chi non vota fa il gioco di Renzi, cioè del SI…
Tocca rinunciare al mare e andare a votare NO 😉
Mi accorgo ora che ti ha già risposto Fabrizio 😉
Alessandro e Fabrizio
grazie ad entrambi. In effetti mi sembrava strano che si parlasse solo di votare NO senza approfittare dell’aiuto degli astenuti.
Molto dura, anche perché gli amici di Renzi si stanno dando da fare per sminuire la portata della riforma.
Andare al mare… ‘o mese e’ dicembre????!!””
😉
Questa è vera dittatura!
Cioè per i siti web che sostengono che l’aborto non è la soluzione giusta dovrebbe configurarsi un reato di “ostruzionismo digitale”, per così dire (“délit d’entrave numérique”), li si accuserebbe in pratica di contrastare illegalmente la legge che autorizza l’aborto e li si punirebbe sulla base di questa accusa.
Gravissimo.
Alessandro,
ci sarebbe da ridere se non fosse così drammatico che nella Francia che lascia scrivere qualsiasi cosa a Charlie Hebdo qualcuno pensi di imbavagliare chi vuole esprimere una libera opinione. I siti cattolici dovranno dire che stanno facendo satira, forse in quel caso…
Oppure dovranno spostare la loro sede in qualche remoto Stato dove agiscono liberamente i siti truffaldini.
Enrico
Sì, hai ragione, è roba da matti, ma proprio da fuori di testa riverire Charlie Hebdo e minacciare di galera i siti antiabortisti…
Difendono la satira, pure quella indifendibile, ma ignorano il senso del ridicolo e sono del tutto privi di autoironia. Come i dittatori…
NON HO PAROLE!!
‘le donne che secondo la Cirinnà muoiono più di violenza che di cancro (strano perché secondo il sito dell’airc la prima causa sono le malattie cardiovascolari, il cancro la seconda, ne muoiono 77mila donne all’anno: vorrebbe dire che oltre 210 donne al giorno muoiono per mano di un uomo; strano, l’Istat si deve aggiornare perché afferma che l’anno scorso le vittime – sempre un numero mostruoso – sono state 128 in tutto il 2015, non 77mila)’
Anch’io faccio corsi di aggiornamento obbligatori e stando a quello che sto facendo i dati che hai citato sono corretti. Ma quando si fa una conferenza stampa davanti ad una maggioranza di giornalisti amici o per lo meno incompetenti si possono sparare tranquillamente le più grandi fesserie.
Da qualche giorno, precisamente dai due tragici episodi dei video hard, vado riflettendo su una cosa. Oggi si aggiunge il corso di aggiornamento di Costanza (Grazie, sempre grazie). Pensare di cambiare direttamente la dittatura di pensiero e di costume che vorrebbero imporci è impossibile. Troppo forti le lobby che ispirano e finanziano usi e leggi. Satana ha scoperto in queste lobby un cavallo di Troia formidabile. E poi, lo sappiamo che i cristiani rimasti siamo destinati a essere minoranza (“Quando il Figlio dell’Uomo tornerà troverà forse la fede?”) Però forse c’è una cosa che possiamo fare, oltre che pregare e testimoniare, naturalmente. Parto dall’osservazione che quando eravamo giovani noi, quaranta o cinquant’anni fa, facevamo a gara nel distinguerci dai nostri compagni, a costo di sconfinare nella bizzarria. Oggi invece colpisce come i ragazzi la gara a facciano ad uniformarsi, ad omologarsi, ad assomigliare il più possibile agli altri. Anche solo a guardarli, sembrano fatti con lo stampino, tutti uguali. Indipendentemente dalle cause del fenomeno (immagino c’entrino la fragilità e l’insicurezza, con le quali la dittatura ha gioco facile, noi eravamo indubbiamente più tetragoni e temprati), credo che molti non farebbero cose che si sentono acriticamente obbligati a fare (inutile scendere nei particolari) perché tutti fanno così, guai a non farlo o a pensarla diversamente. Non si potrebbe, mi rivolgo specialmente a genitori, insegnanti sacerdoti, educatori, cominciare con l’insegnare ai giovani di oggi a crescere riscoprendo la bellezza di pensare con la proipria testa, la superiorità della originalità, il non essere obbligati a comportarsi per forza come, senza che se ne rendano conto, gli è imposto? A meno che non fiutino il pericolo, penso che anche le mentalità cosiddette laiche non troverebbero nulla da ridire contro un metodo educativo che non potrebbe essere accusato di andare contro la “libertà”. Dovrebbero altrimenti ammettere che la sola libertà è quella della dittatura.
Grazie Costanza per mantenere alta l’attenzione su questi temi. Hai ragione, è veramente triste vedere dove ci stanno portando questi governanti e questa mentalità da pensiero unico figlia del peggiore ’68.
Un abbraccio a te e alla tua famiglia.
Grazie e che Dio ti benedica!
Di che meravigliarsi?
La palingenesi resta il nucleo mitico di ogni ideologia rivoluzionaria.
Di conseguenza una qualche forma di “ghigliottina” per recalcitranti e dissidenti deve accompagnare il processo e affermare la “giustizia” in nome del popolo. In questa logica radicale, l’affermazione di un diritto immaginario richiede sempre la soppressione di uno reale.
Così all’avanzata di nuovi diritti inevitabilmente segue una mutilazione delle vere libertà.
…non siamo lontani dal momento in cui i “cattivi” saranno perseguitati per il reato di preghiera?
(la quale ha il potere di cambiare il mondo che invece solo i cattivi hanno il diritto di cambiarlo, democraticamente, a sentir loro)? (siamo quasi, o digià, a questo momento, a sentir voi?)
…la differenza tra cattivi, tra virgolette, e cattivi senza virgolette, fateci caso!
Chi è chi?
Tu sei (cattivo) (tra parentesi)
Chi è chi?
«Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. (Marco 10,18)
Siamo tutti “cattivi”, ma pensanti, quindi liberi “per natura” non per concessione governativa.
In uno Stato non totalitario, la massima espressione di questa libertà sta nel poter esprimere in ogni occasione, rispettosamente ma fermamente, il proprio dissenso senza essere perseguitati, aggrediti o vilipesi.
@Falcone
Oggi invece colpisce come i ragazzi la gara a facciano ad uniformarsi, ad omologarsi, ad assomigliare il più possibile agli altri. Anche solo a guardarli, sembrano fatti con lo stampino, tutti uguali. Indipendentemente dalle cause del fenomeno (immagino c’entrino la fragilità e l’insicurezza, con le quali la dittatura ha gioco facile, noi eravamo indubbiamente più tetragoni e temprati), credo che molti non farebbero cose che si sentono acriticamente obbligati a fare (inutile scendere nei particolari) perché tutti fanno così, guai a non farlo o a pensarla diversamente. Non si potrebbe, mi rivolgo specialmente a genitori, insegnanti sacerdoti, educatori, cominciare con l’insegnare ai giovani di oggi a crescere riscoprendo la bellezza di pensare con la proipria testa, la superiorità della originalità, il non essere obbligati a comportarsi per forza come, senza che se ne rendano conto, gli è imposto?
Giusto, ma è ormai troppo tardi. Possono farlo i buoni genitori, ma ormai sono “piccoli greggi”. La Chiesa era l’unica istituzione che ancora si faceva portatrice di questo fardello, e poteva farne un’educazione di massa, ma ha abdicato. O, meglio, ha tradito (s’intende che parlo di Chiesa nella sua espressione gerarchica-istituzionale).
Tre aneddoti.
Sto ascoltando (ma niente paura, ora cambio canale) Massimo Recalcati in TV, che pontifica come sono usi tutti gli intellettualoidi laici del nostro tempo. Sta ricordando gli “orrori” della società patriarcale, del padre-padrone, del padre-capofamiglia che prendeva decisioni o dell’insegnante che esercitava la sua autorità. Sono – dice lui – cose del passato, un passato che non tornerà, e non dobbiamo averne nostalgia. Il piccolo dettaglio è che la TV su cui sono sintonizzato è TelePace 2, televisione sedicente cattolica. Come piccolo segno, è la registrazione di un convegno tenutosi la scorsa settimana al Teatro delle Clarisse di Rapallo, che è un ex convento convertito in auditorium. Cioè, una cosa che di cattolico ha mantenuto solo il nome.
Ancora. Ieri c’era la cosiddetta “catechesi per i giovani” durante il Congresso Eucaristico di Genova. Ho voluto ascoltare qualche minuto in TV. Come al solito: palco, presentatori, canzoni e canzonette (*) e gggiovani che applaudono a comando. Io ho sempre pensato che questo scenario era tipico di TV, cinema ed industria discografica che, pensando di avere a che fare con masse di coglioni, aveva formulato una strategia di massificazione. Ma come vedete, ormai lo fa anche la Chiesa, che evidentemente pensa di non avere più un messaggio tanto diverso da quello degli altri, se ormai crede che vada veicolato con gli stessi mezzi degli altri. Il messaggio, poi, che come al solito è stato galantinizzato e co-optato da Sant’Egidio, in tutti questi giorni era ridotto in gran parte alle iniziative filantropiche. Attendo solo di leggere tutto quello correlato a cose che non ho seguito di persona e poi probabilmente toglierò quel “in gran parte”.
Infine, basta anche leggere l’omelia dell’arcivescovo Bagnasco di stamane, a conclusione del Congresso, da cui mi aspettavo molto, ma alla fine è andata come dalle più pessimistiche previsioni. Qualche parola sull’Eucarestia, corretta ma non abbastanza incisiva in questo periodo di confusione che viene proprio dalla Chiesa, due considerazioni sociali sul lavoro e basta. All’ingresso del piazzale veniva distribuita una copia di Avvenire, giornale cavallo di troia dell’ideologia gender e altre schifezze.
(*) Ovviamente con tanto di canzone di Fabrizio De André, d’altronde siamo a Genova. È andata anche bene, era Crêuza de mä, che tutto sommato non contiene troppe espressioni ideologiche, è solo un quadro di paesaggio. Tra un paio d’anni, magari dopo la prossima GMG, Giornata Mondiale dei Goduriosi – la battuta è di Scandroglio de LNBQ – passeranno direttamente a “Bocca di rosa”, quella che la dava perché “metteva l’amore sopra ogni cosa” (mentre i farisei duri, chiusi e legalisti volevano cacciarla).
A proposito di Congresso Eucaristico. Rimane un mistero perché il Papa non vi abbia partecipato almeno oggi. Non è un bel vedere un Papa che diserta un Congresso Eucaristico; non per niente è il primo Papa a mancare a un Congresso Eucaristico dal Vaticano II a oggi.
Che aveva in programma oggi Francesco di così indilazionabile? Niente.
Ha pregato l’Angelus come al solito (cosa che avrebbe potuto fare a Genova) ed ha celebrato la Santa Messa in occasione del 200° anniversario del Corpo della Gendarmeria della Città del Vaticano (senza dubbio la celebrazione di quest’anniversario poteva essere rinviata ad altra data).
Amarezza
È noto che per lavoro certe persone a volte partono da Genova per Roma e rientrano in serata, e viceversa. Sia con l’aereo che con il treno. Se ci riesce uno qualsiasi, ci riesce anche un papa che non deve fare la coda in biglietteria. A spanne direi che in cinque ore si può venire a Genova per un’oretta e mezza e rientrare.
Ammesso e non concesso che non fosse possibile, abbiamo i potenti mezzi tecnologici: poteva intervenire in diretta video, ad esempio oggi, che sul piazzale c’erano maxi-schermi in abbondanza. L’ha fatto in passato in varie occasioni.
I numeri alla messa di oggi, traparentesi, erano deludenti, certamente sotto le attese. Siccome dicono che lui faccia grandi numeri, un contributo non sarebbe stato affatto trascurabile (anche se ho qualche dubbio sulla fede di chi si muove perché c’è un papa e non si muove perché c’è il Santissimo; comunque si dice che bisogna attrarre la gente in qualche modo, no?).
Non rimane altra spiegazione che un’assenza deliberata. Unico papa a tenere questo comportamento, da quando i papi mettono il naso fuori dalle mura vaticane.
Ma dai Fabrizio che doveva andare a fare? L’Eucarestia è solo Gesù vivo: quisquilie! Vuoi mettere il riscaldamento globale?
Sei indietro.
Il problema fondamentale per il papa adesso è la corruzione…
Non hai sentito il discorso?
Su Assisi, Cascioli e Matzuzzi hanno scritto due validi riassunti e due valide spiegazioni sul perché dobbiamo preoccuparci di questa edizione:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-dialogo-interreligioso-contro-congresso-eucaristicocosi-si-perde-lintuizione-da-cui-nacque-assisi-1986-17445.htm
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/09/18/assisi-preghiera-pace-francesco-papa-ratzinger___1-v-147645-rubriche_c125.htm
Il senso è che nel 1986 GPII fece forse il suo più grave errore. Ratzinger si rifiutò di partecipare. Insieme a Biffi, fece presente il problema al Papa, le edizioni successive furono corrette almeno parzialmente, ma soprattutto fu pubblicata la Dominus Iesus che rimetteva i puntini sulla i di Iesus. Infatti, fu bollata come “un passo indietro” dai progressisti. Ora purtroppo si faranno di nuovo passi in avanti verso la confusione.
Notate la chicca: non hanno invitato il Dalai Lama, l’ecumenico per eccellenza. Perché, visto che il recinto della vigna è stato abbattuto e i cinghiali la devastano, bisogna assicurarsi pari opportunità per tutti i cinghiali, incluso quello cinese.
Comunque, visto che questo articolo parla di “umanità culturalmente modificata”, parliamo anche di “chiesa dottrinalmente modificata” e del cinghiale principale, l’ONU:
https://www.lifesitenews.com/news/powerful-un-agencies-pressure-catholic-church-on-contraception-homosexualit
Three powerful UN agencies are sponsoring the release of a document next week that calls for the Catholic Church to change her teachings on contraception, but also mentions that teachings on homosexuality, masturbation and in vitro fertilization should be changed as well.
The document was prepared by dissident ex-priest John Wijngaards, who is based in the United Kingdom, and has been signed so far by more than 100 dissenting Catholic academics and a small number of non-Catholics.
The document is being released in preparation for the 2018 50th anniversary of the Papal encyclical Humanae Vitae, which restated the ancient teaching of the Church that contraception is morally wrong and can never be allowed between married Catholics.
Non sono ancora riuscito a trovare la lista dei cento sedicenti cattolici. Ricordo che tra i fondatori dell’ONU (in particolare dell’UNESCO) c’era quel Julian Huxley, fratello del più famoso Aldous, che aveva espresso chiaramente il programma massonico:
Quanto alla Chiesa cattolica, essa dovrà essere gradualmente purgata dalle sue dottrine intransigenti e particolari e non conserverà che le espressioni basilari della religione condivisibili con una vasta fraternità religiosa e culturale che dovrà includere tutti i culti e tutte le civiltà.
Il documento verrà discusso domani, 20 settembre: “casualmente” giorno della breccia di Porta Pia.
Il problema è che da più di un anno loschi figuri dell’ONU bazzicano in Vaticano, invitati dal Papa e dai suoi collaboratori e che hanno attivamente collaborato alla “Laudato si'”. Francesco è sempre stato accolto con entusiasmo nei palazzi dell’ONU e ne ha sempre pubblicamente lodato i programmi, senza mai denunciare i mille punti oscuri. Un suo braccio destro, che peraltro è molto sinistro, mons. Sorondo, ha persino preso per il culo tutti noi fedeli, negando l’evidenza:
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/06/06/pasticci-diplomatici-sanchez-sorondo-e-la-salute-riproduttiva/
“Sì, abbiamo discusso [con Sachs e Ban Ki-moon], ma nella bozza del documento ‘Sustainable Development Goals’ non si parla né dell’aborto né del controllo delle nascite, ma di ‘access to family planning’ e di ‘sexual and reproductive health and reproductive rights'”
Menzogna eclatante, perché nessuna persona in possesso delle facoltà mentali ignora che quelle parole sono perifrasi per contraccezione e aborto. C’è da preoccuparsi seriamente.
PS Pierangelo, spiegaci: sono anche queste valide strategie di adeguamento dell’insegnamento della Chiesa ai tempi correnti?
Trovata la lista, era banalmente in calce al documento:
http://www.wijngaardsinstitute.com/statement-ethics-using-contraceptives/
” Non giudicate , per non essere giudicati ; perchè col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. (Mt 7, 1-2)
Il giudizio è una grande tentazione per tutti, ma Gesù ci avverte che non è senza conseguenze per la vita spirituale.
Non è senza conseguenze anche chi non ammonisce i peccatori quando è nella possibilità di farlo.
http://www.novena.it/opere_misericordia/spirituali3.htm
3. Ammonire i peccatori
La terza opera di misericordia spirituale è di ammonire i peccatori. Anche qui, limitandoci a ciò che spetta a noi, si distinguono due tipi di correzioni.
Una si dice paterna, ed è quella che fa chi ha autorità sopra il colpevole, perché gli è superiore, ed è ordinata, non solo all’emendazione del difettoso, ma anche al bene comune. Sono tenuti, per giustizia, tutti quelli che hanno autorità, ogni volta che scorgono nelle persone a loro soggette dei difetti notevoli, soprattutto se questi difetti fossero tali che turbassero la pace e portassero il disordine in tutta la comunità.
Ad esempio, se una religiosa mostra simpatia più per una che per un’altra consorella; se coltiva particolari amicizie, formando combriccole e gruppetti, ritirandosi poi in disparte a ragionar tra loro, in segreto, e cose simili: questo sarebbe proprio nuocere alla comunità. Tale correzione di questi e simili difetti, i superiori, che devono, per stretto obbligo di coscienza, vigilare sul buon andamento della casa, sono obbligati a farla senza alcun riguardo e fare anche (quando vi sia bisogno) qualche severo rimprovero per estirpare, nelle loro suore, le radici di questa diabolica zizzania che è la vera peste della famiglia religiosa. Questa, dice S. Agostino, citato da S, Alfonso de’ Liguori nella sua « Monaca santa », converte i sacri ritiri da case di Dio in case del diavolo; da luoghi di santità in luoghi di perdizione.
La seconda specie di correzione si chiama propriamente ammonizione fraterna, alla quale, per comando di Gesù Cristo stesso, è tenuto ogni cristiano. « Se il tuo fratello sbaglia – dice S. Matteo – va e correggilo fra te e lui solo, in segreto. Se egli ti ascolta e riceve bene la tua correzione, tu hai guadagnata l’anima del tuo fratello. Se non ti ascolta, dillo ai superiori ». E questa correzione fraterna si deve anche fare per legge naturale di carità.
Questa ci obbliga a soccorrere il prossimo nostro quando è caduto in qualche grave miseria. E quale miseria più grave che cadere in peccato, sia pure veniale, il quale ci priva dei beni incomparabili della grazia e diminuisce in noi il fervore? E’ da notare che quest’atto della correzione fraterna, obbliga solamente quando vi sono le dovute circostanze di tempo, di luogo, di modo. Quando dunque siamo tenuti a correggere il nostro prossimo? Quando siamo certi ch’egli è caduto in peccato e quando si sono vagliate le conseguenze che ne potrebbero derivare; quando cioè, c’è probabile speranza che la persona da correggere, una volta che sia da noi avvisata e corretta, si emendi. Se si prevedesse invece che la correzione non servisse ad altro che ad inasprirla maggiormente e a farla cadere in nuovi difetti, allora si dovrebbe tralasciare. Così pure, noi siamo tenuti sotto pena di colpa a far la correzione fraterna, quando vediamo che il prossimo non si emenderà, se non sarà corretto, e che per fare la correzione non ci sono altri che noi, o, se vi sono, non la vogliono fare. In ogni caso, però, bisogna farla sempre con carità, prudenza e al momento opportuno. Con carità: vale a dire senza passione, senza avversione, con il solo fine di giovare al fratello e salvarlo dalla colpa.
Con prudenza: avendo riguardo al temperamento e alla condizione sua, adoperando le maniere più adatte e più proprie per guadagnarlo a Dio. Al momento opportuno: scegliendo il luogo e il tempo più adatto, ora usando parole alquanto forti, ora usando parole dolci, ed usando anche le preghiere. Ordinariamente occorre usare sempre preghiera e dolcezza, perché queste tutto possono e piegano anche i cuori più duri.
Ammonire i peccatori (ottima citazione Fabrizio)
Molto interessante all’atto pratico a partire da: “E’ da notare che quest’atto della correzione fraterna, obbliga solamente quando vi sono le dovute circostanze di tempo, di luogo, di modo. Quando dunque siamo tenuti a correggere il nostro prossimo?” ecc. si no alla fine…
(non faccio ridondante copia incolla di tutto)
Va da sé che l’ottima citazione è da riferirsi al contesto e al senso generale della “correzione fraterna” 😉
È abbastanza ovvio: il fine dell’ammonimento non è l’ammonimento in sé, così che basta farlo e poi tutto è a posto. Invece è la conversione del peccatore, quindi bisogna pensare all’efficacia dell’ammonimento. L’ammonimento non è necessariamente efficace in tutte le circostanze – o, più praticamente, chi ammonisce può non essere in grado di esprimersi nel modo più efficace in certi momenti. Può essere parziale, se con la persona con cui hai a che fare ha un rapporto continuativo con te, e puoi imbastire un discorso. Più difficile è quando hai contatti saltuari.
Siccome siamo tutti peccatori, penso che sia molto utile – facendo la tara ai diversi caratteri e ai contesti – pensare a come gli altri ammoniscono i nostri peccati, e come noi stessi riceviamo gli ammonimenti altrui. Certi ammonimenti che ho ricevuto in passato si sono dimostrati più efficaci dopo che avevo preso una piccola nasata; e non li avrei ascoltati prima, se me li avessero fatti (se però la nasata fosse stata qualcosa dall’esito fatale, sarebbe stato ben diverso). E poi: in passato ero certo più testardo di ora (ammetto che è difficile a credersi…). Oggi, come preferenza personale, spero decisamente che chi ha qualche ammonimento da farmi lo faccia sempre e comunque subito. Anche quando non condivido fortemente un’osservazione, generalmente la metto da parte; poi magari ci ritorno sopra. Penso che questo valga per molti. Ma mi rendo conto che è una cosa che può anche dipendere dall’età, e forse per i più giovani non vale.
Sarà meglio non dimenticare che se si tratta di vera opera di “misericordia spirituale”, questa è ispirata e voluta (benedetta) dal Signore, quindi oltre alle sane regole che abbiamo letto indicate, è ottima, saggia e direi indispensabile azione, rivolgersi a Dio con una (o più) preghiere, non tanto e non solo per il peccatore eventualmente da ammonire, ma per prima cosa per noi stessi (se siamo latori dell’ammonimento), perché Dio ci doni retta intenzione, tempi, modi e parole per compiere quest’opera.
E’ molto più probabile che in questo modo, l’ammonimento risulti efficace 😉
“[…] ma per prima cosa per noi stessi (se siamo latori dell’ammonimento), perché Dio ci doni retta intenzione, tempi, modi e parole per compiere quest’opera. E’ molto più probabile che in questo modo, l’ammonimento risulti efficace 😉”
Così scriveva Biffi:
http://www.iltimone.org/33536,News.html
AMMONIRE I PECCATORI
Il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci. Dare una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero. “Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore – scrive l’apostolo Giacomo – salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,20). E la Lettera ai Galati: “Quando uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione” (Gal 6,1). La correzione fraterna è però iniziativa delicata e non priva di rischi. Non bisogna mai perdere di vista la pungente parola del Signore: “Come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave?” (Mt 7,4). Così pregava a questo proposito sant’Ambrogio: “Ogni volta che si tratta del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione e di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere e piangere, così che mentre piango su un altro, io pianga su me stesso”. E sarà bene in ogni caso restar persuasi che “la miglior correzione fraterna è l’esempio di una condotta irreprensibile”. Nella valenza più universale e più sostanziosa, questa terza proposta di bene ci insegna che appartiene alla missione propria della Chiesa adoperarsi perché non si perda nella coscienza comune il senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Secondo la suggestiva pagina che apre la sacra Scrittura, l’azione creatrice di Dio comincia con una distinzione tra la luce e le tenebre (cfr. Gen 1,4), così come l’inizio della catastrofe dell’uomo è dato dal miraggio di diventare come Dio padroni del bene e del male (cfr. Gen 3,5). Perché tutto non ricada nel caos primitivo e perché il suggerimento satanico non prosegua il suo avvelenamento dei cuori, bisogna senza scoraggiarsi chiarire agli uomini che solo la legge di Dio è la misura della moralità dei nostri atti e che distinguere il bene dal male è la premessa indispensabile per una vita che sia davvero umana. E questa è la terza misericordia della Chiesa.
Più che di correzione fraterna parlerei di accanimento a senso unico verso una sola persona ( il papa attuale ) colpevole di tracciare percorsi di vita cristiana adatti ai tempi che viviamo. E’ il solito scontro fra tradizionalisti e progressisti, nulla di nuovo sotto il sole.
“colpevole di tracciare percorsi di vita cristiana adatti ai tempi che viviamo.”
Guarda, le critiche mosse al Papa sono basate su punti chiari del Magistero e sono state chiaramente esplicitate. La tua risposta è invece vaga e fumosa, come capita sempre a chi non ha argomenti. Il cristiano non si adegua al mondo inseguendolo, punto; certe cose possono evolversi, ma non stravolgendo il Magistero: Cristo è sempre lo stesso, ieri, oggi e domani e quindi la sua Legge è sempre la stessa.
È vero che non c’è niente di nuovo: il solito scontro tra ortodossi ed eretici. Dura da duemila anni – anzi, anche prima – e durerà fino alla fine dei tempi.
@Pierangelo
Lo scontro in atto è stato espresso perfettamente da Giovanni Paolo II: “Ci troviamo oggi di fronte al più grande combattimento che l’umanità abbia mai visto. Non penso che la comunità cristiana l’abbia compreso totalmente. Siamo oggi davanti alla lotta finale tra la Chiesa e l’Anti-Chiesa, tra il Vangelo e l’Anti-Vangelo”. Non è un caso che molti dei frutti del suo pontificato siano stati subito archiviati. Durante la cronaca dei due sinodi mi colpì l’affermazione di uno dei partecipanti: “era come se Giovanni Paolo II non fosse mai esistito”.
“Durante la cronaca dei due sinodi mi colpì l’affermazione di uno dei partecipanti: “era come se Giovanni Paolo II non fosse mai esistito”.”
Esatto.
Anzi, il tentativo è ancora più subdolo e perverso: è quello di convincere la gente della palese falsità secondo cui, ad esempio, il capitolo 8 di Amoris laetitia sia conciliabile con il magistero di Giovanni Paolo II, sarebbe approvato da Giovanni Paolo II.
Questo tentativo lo troviamo condotto nientemeno che sull’Osservatore Romano, in cui viene concessa la ribalta a Rocco Buttiglione che, passando per esperto del pensiero di Giovanni Paolo II, tesse le lodi di Amoris laetitia e afferma che “San Giovanni Paolo II e Papa Francesco certamente non dicono la stessa cosa ma non si contraddicono sulla teologia del matrimonio”.
Questo tentativo di mistificazione del magistero di san Giovanni Paolo II è ancora più spudorato e increscioso nel comunicato dei vescovi della regione di Buenos Aires (sventuratamente approvato da Papa Francesco, come è noto), nel quale questi vescovi, invitando ad ammettere all’Eucaristia divorziati risposati che non riescono ad assolvere all’obbligo di vivere in piena continenza, scrivono:
“5) Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendano possibile, specialmente quando entrambi siano cristiani all’interno di un cammino di fede, si può proporre l’impegno di vivere in continenza. Amoris Laetitia non ignora le difficoltà di questa scelta (cf. nota 329) e lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della riconciliazione, quando non si riesca a mantenere questo proposito (cf. nota 364 in conformità con l’insegnamento di Giovanni Paolo II al card W. Baum del 22 marzo 1996).
6) In altre circostanze più complesse e quando non è possibile ottenere una dichiarazione di nullità, la scelta menzionata può essere di fatto non praticabile. Nonostante ciò, è comunque possibile un cammino di discernimento. Se si giunge a riconoscere che, in caso concreto, ci siano limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza (cf. note 301-302), in particolare quando una persona constati che ricadrebbe in un’ulteriore colpa danneggiando i figli della nuova unione, Amoris laetitia apre la possibilità di accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia (cf. note 336 e 351). Questi a loro volta dispongono la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia”
E’ evidente che questi due paragrafi del comunicato accreditano l’idea che, per Giovanni Paolo II, il fermo proposito di vivere in piena continenza tra loro sia NON una condizione necessaria, inderogabilmente vincolante perché i divorziati risposati possano ricevere l’assoluzione sacramentale, ma nient’altro che una proposta che i divorziati risposati possono perfino respingere (con buone ragioni, addirittura: per non ricadere “in un’ulteriore colpa danneggiando i figli della nuova unione”!!) senza che ciò impedisca loro “l’accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia”!
http://blog.messainlatino.it/2016/09/amoris-laetitia-il-perpetuarsi-della.html
Il gioco è sporco, sporchissimo, e va denunciato come tale (visto che san Giovanni Paolo II non è più su questa terra e quindi non può scrivere libri o fare comunicati stampa per difendersi da questi miserrimi tentativi di mistificarne il pensiero e il Magistero).
Oltretutto, se si va a leggere che cosa disse Giovanni Paolo II nel citato discorso al card. W. Baum, ci si accorgerà che egli ribadì con forza che, perché sia concessa l’assoluzione sacramentale, è necessario il fermo proposito del penitente di non ricadere nel peccato e, nel caso di uno stato di peccato, di cessare da tale condizione peccaminosa. Applicato al caso specifico: non può ricevere l’assoluzione sacramentale l’adultero che non si proponga fermamente di cessare dall’adulterio (segnatamente: il divorziato risposato che non manifesti fermo proposito di cessare dal convivere more uxorio):
“purtroppo oggi non pochi fedeli accostandosi al sacramento della penitenza non fanno l’accusa completa dei peccati mortali nel senso ora ricordato del Concilio Tridentino e, talvolta, reagiscono al sacerdote confessore, che doverosamente interroga in ordine alla necessaria completezza, quasi che egli si permettesse una indebita intrusione nel sacrario della coscienza.
Mi auguro e prego affinché questi fedeli poco illuminati restino convinti, anche in forza di questo presente insegnamento, che la norma per cui si esige la completezza specifica e numerica, per quanto la memoria onestamente interrogata consente di conoscere, non è un peso imposto ad essi arbitrariamente, ma un mezzo di liberazione e di serenità.
È inoltre evidente di per sé che l’accusa dei peccati deve includere il proponimento serio di non commetterne più nel futuro. Se questa disposizione dell’anima mancasse, in realtà non vi sarebbe pentimento: questo, infatti, verte sul male morale come tale, e dunque non prendere posizione contraria rispetto ad un male morale possibile sarebbe non detestare il male, non avere pentimento”
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/letters/1996/documents/hf_jp-ii_let_19960322_penitenzieria.html
Rimane dunque un mistero come si possa citare questo discorso di Giovanni Paolo II per avallare surrettiziamente l’idea che il fermo proposito di vivere in piena continenza tra loro NON sia una condizione necessaria, inderogabilmente vincolante perché i divorziati risposati possano ricevere l’assoluzione sacramentale (ossia: l’idea che il fermo proposito di cessare dalla condizione adulterina NON sia una condizione necessaria, inderogabilmente vincolante perché chi versa in una condizione adulterina possa ricevere l’assoluzione sacramentale).
La questione è terribilmente complessa, ed è un guaio che una discussione richiedente non semplice informazione, ma conoscenze approfondite e solida preparazione accademica, si sia spostata su un’arena frequentata da personale non sempre adeguatamente qualificato (come il sottoscritto).
E’ un grosso guaio, conseguenza di un sistema della comunicazione che scarica informazioni all’ingrosso, lasciando gli attoniti riceventi senza strumenti adeguati per gestirne i contenuti. Guaio devastante quando è in gioco la fedeltà della Chiesa alle Verità della rivelazione, specie in un contesto di confusione teologica e canonica come l’attuale, dove si fa aspra la contesa tra rigoristi e lassisti e diventa difficile trovare un equilibrio.
Da parte degli esperti, c’è chi legge la Familiaris consortio un’enciclica che tocca solo il foro esterno, non potendosi escludere in linea di principio particolarissimi casi di difficoltà invincibile a uscire ipso facto da una situazione di irregolarità, e l’occasione di reiterare il peccato non sia evitabile. In questa lettura spariscono le contraddizioni tra i diversi atteggiamenti papali, non intravvedendovi in una eventuale revisione della legge canonica nessun attacco al dogma.
Questa visione non mi convince e mi preoccupa alquanto, ma non sono un esperto e dunque non posso che ritenerla comunque, in linea di principio, legittima.
@Antonio Spinola
Anzitutto, il sottoscritto non scarica informazioni all’ingrosso. E’ da giugno che su questo blog argomento al riguardo, documenti alla mano. Se non mi ha letto, niente di male, non si è perso niente di indispensabile: ma quello che non va e che non accetto è che mi accusi di scaricare informazioni all’ingrosso, perché non è vero.
1) Come ho già evidenziato più volte, la “Dichiarazione circa l’ammissibilità alla santa comunione dei divorziati risposati” (24 giugno 2000) del Pontificio consiglio per i testi legislativi dichiara con ogni chiarezza che, per quanto attiene il divieto di ricezione dell’Eucaristia da parte dei divorziati risposati conviventi more uxorio, NON siamo dinnanzi a una legge ecclesiastica positiva la cui revisione non intaccherebbe una dottrina irreformabile (cioè, la cui revisione non attenterebbe all’irreformabilità di una dottrina irreformabile, immutabile):
“La proibizione fatta nel citato canone [il 915 del Codice di diritto canonico, cioè il divieto ai divorziati risposati perseveranti nel convivere more uxorio di ricevere l’Eucaristia], PER SUA NATURA, deriva dalla LEGGE DIVINA e TRASCENDE L’AMBITO DELLE LEGGI ECCLESIASTICHE positive: queste NON possono indurre cambiamenti legislativi CHE SI OPPONGANO ALLA DOTTRINA della Chiesa.”
Quindi non è vero che “in una eventuale revisione della legge canonica” non si darebbe “nessun attacco al dogma”.
2) “Da parte degli esperti, c’è chi legge la Familiaris consortio un’enciclica che tocca solo il foro esterno…”
“Familiaris consortio” è un’esortazione apostolica, non un’enciclica, e il fatto che non tocchi solo il foro esterno è chiarito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella “Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati” (14 settembre 1994).
Si veda qui:
“Da alcune parti è stato anche proposto che, per esaminare oggettivamente la loro situazione effettiva, i divorziati risposati dovrebbero intessere un colloquio con un sacerdote prudente ed esperto. Questo sacerdote però sarebbe tenuto a rispettare la loro eventuale decisione di coscienza ad accedere all’Eucaristia, senza che ciò implichi una autorizzazione ufficiale.
In questi e simili casi si tratterebbe di una soluzione pastorale tollerante e benevola per poter rendere giustizia alle diverse situazioni dei divorziati risposati.
4. Anche se è noto che soluzioni pastorali analoghe furono proposte da alcuni Padri della Chiesa ed entrarono in qualche misura anche nella prassi, tuttavia esse non ottennero mai il consenso dei Padri e in nessun modo vennero a costituire la dottrina comune della Chiesa né a determinarne la disciplina.
Spetta al Magistero universale della Chiesa, in fedeltà alla Sacra Scrittura e alla Tradizione, insegnare ed interpretare autenticamente il «depositum fidei».
Di fronte alle nuove proposte pastorali sopra menzionate questa Congregazione ritiene pertanto doveroso richiamare la dottrina e la disciplina della Chiesa in materia.
Fedele alla parola di Gesù Cristo, la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione”.
Più chiaro di così!
3) è l’impostazione stessa del suo intervento a essere gravemente sviante.
L’idea secondo cui la questione della compatibilità tra Amoris laetitia e il Magistero di Giovanni Paolo II vada rimessa allo scandaglio accademico degli “esperti” è pericolosissima, perché lascia intendere che 1) i semplici fedeli non possano accedere a informazioni importantissime per la loro vita di fede; 2) non sia dovere di chi esercita nella Chiesa il potere di insegnare, cioè dei vescovi (con a capo il Sommo Pontefice), ragguagliare con chiarezza i fedeli tutti, in modo piano e inequivoco, su come ci si debba regolare a riguardo non di una faccenda secondaria, ma nientemeno che delle condizioni di accesso all’assoluzione sacramentale e alla Comunione eucaristica da parte dei divorziati risposati.
In effetti, l’attuale grottesca non meno che lacrimevole confusione su che cosa dica esattamente Amoris laetitia a riguardo della Comunione ai divorziati risposati è figlia proprio di una impostazione sviata come quella che ispira il suo intervento.
Il Papa, venendo meno a un suo grave dovere, dinnanzi al proliferare incontrollato delle discordanti e inconciliabili interpretazioni del capitolo 8 di Amoris laetitia (oggettivamente favorito da nebulosità e ambiguità del testo) non ha provveduto a pascere il gregge, cioè a sanare la confusione e a dissipare i dubbi, promulgando una interpretazione autentica del documento (anzi: quando parla al riguardo – si veda lettera ai presuli argentini – non fa che aggravare la confusione e lo sconcerto), ma ha lasciato che le libere interpretazioni degli “esperti” (reali o immaginari) si moltiplicassero senza freno, lussureggiassero.
Conseguenza: il malcapitato fedele non ci capisce più niente. Mi dice lei che dovrebbe fare, a chi dovrebbe dare retta, come dovrebbe orizzontarsi? Affidarsi all’ “esperto” Tizio? E su quale base, visto che Tizio la pensa esattamente all’opposto dell’esperto Caio? E soprattutto: a che titolo Tizio o Caio possono qualificarsi interpreti autorizzati del Magistero?
Ricapitolando:
a) il Papa, mancando gravemente al proprio dovere, non interviene a fare chiarezza una volta per tutte (anzi…)
b) fino a prova del contrario, nella Chiesa il compito di impartire insegnamento vincolante e di illuminare i fedeli sul Magistero autentico spetta ai vescovi e non a canonisti o teologi “esperti” (autentici o immaginari).
Grazie alla Provvidenza, qualche cardinale misericordioso e pensoso del bene dei fedeli ha detto chiaramente e limpidamente come Amoris laetitia vada letta in rapporto a Familiaris consortio.
Lo hanno fatto (e c’è da ringraziarli davvero) il cardinal Burke, il cardinal Caffarra e il prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, come preciso qui:
https://costanzamiriano.com/2016/09/10/appunti-di-viaggio-a-new-york/#comment-116977
Il sottoscritto, umilmente, dinnanzi alla confusione dilagante, ritiene di fare una piccolissima ma forse non del tutto inutile opera di misericordia a beneficio dei fedeli cattolici smarriti col ricordare, in taluni commenti di questo blog, che e perché il cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede nega che Amoris laetitia possa in alcun modo modificare il Magistero di Giovanni Paolo II al riguardo, cioè possa in alcun modo consentire ai divorziati risposati perseveranti nel convivere more uxorio di accedere all’assoluzione sacramentale e alla Comunione eucaristica.
@Alessandro
– Guardi che la “scarica di informazioni all’ingrosso” non riguarda particolarmente nessuno dei commentatori, tanto meno lei che mi sembra una persona tutt’altro che superficiale. Si tratta invece di un sistema perverso che riguarda soprattutto gli addetti alla comunicazione, tutto qui.
– “Familiaris consortio” è un’esortazione apostolica”: giustamente.
– “Più chiaro di così!” : certamente. Purtuttavia, per come posso intenderla io, una norma canonica che “deriva” dalla Legge Divina è “un modo” per applicare nella pratica un principio contenuto nel dogma di fede, ma non possiamo escludere che potrebbero essercene altri. SOLO IL PAPA però può decidere quali possono essere questi altri modi, quindi A RAGIONE il Pontificio consiglio sbarra la strada a chiunque intendesse adattare a determinate situazioni una norma vigente e vincolante.
– I fedeli devono essere informati rettamente univocamente e chiaramente, ciò non sta avvenendo (da decenni). Siamo perfettamente d’accordo. Ma insisto che non devono essere coinvolti in battaglie senza essere adeguatamente equipaggiati: possono rimetterci la salvezza eterna.
– Le dirò che non sono mai stato tenero con questo Papa: nel caso in discussione, Amoris laetitia è un pasticcio e Papa Francesco manca drammaticamente a un dovere di vitale importanza per la Chiesa quando SI RIFIUTA DI FARE CHIAREZZA. Ancor più gravemente si comporta quando sembra avallare UN’INTERPRETAZIONE DI AL CHE CONTRADDICE LA NORMA VIGENTE, la quale resta inequivocabilmente quella del Santo Giovanni Paolo II.
– Quindi giustamente Caffarra e Müller affermano che, ad oggi, nulla cambia e Amoris laetitia non può permettere in alcun modo l’accesso all’eucaristia dei divorziati risposati.
@Antonio Spinola
Bene, la ringrazio per il puntuale riscontro, mi spiace se il tono del mio commento precedente è stato un po’ aspro, e mi rallegro che tra di noi corra una sostanziale intesa.
Mi permetta due osservazioni.
“Purtuttavia, per come posso intenderla io, una norma canonica che “deriva” dalla Legge Divina è “un modo” per applicare nella pratica un principio contenuto nel dogma di fede, ma non possiamo escludere che potrebbero essercene altri. SOLO IL PAPA però può decidere quali possono essere questi altri modi, quindi A RAGIONE il Pontificio consiglio sbarra la strada a chiunque intendesse adattare a determinate situazioni una norma vigente e vincolante.”
Sostengo che, essendo irreformabile la dottrina dell’esclusione dalla Comunione eucaristica dei divorziati risposati conviventi more uxorio (tecnicamente, trattasi di dottrina irreformabile in quanto “da tenersi definitivamente” – “sententia definitive tinenda” – impartita con atto non definitorio dal Magistero ordinario e universale), nessuno, nemmeno il Papa, può mutare la relativa norma canonica, SE questo mutamento comportasse un mutamento di detta dottrina, giacché ovviamente nemmeno il Papa ha il potere di mutare una dottrina irreformabile, cioè immutabile.
“Ma insisto che non devono essere coinvolti in battaglie senza essere adeguatamente equipaggiati: possono rimetterci la salvezza eterna.”
Certo, su questo concordo. Tuttavia mi piacerebbe approfondire questo tema, se le aggraderà. Per starcene ad Amoris laetitia e alla Comunione ai divorziati risposati, penso ad esempio che il semplice fedele senza dubbio non debba avventurarsi in dispute teologiche se non ne ha gli strumenti, ma a chi gli contesti di essere ignorante e impreparato possa e debba rispondere che nessuna vera e presunta sapienza di teologo può secondo verità sostenere che egli sta errando finché egli, pur rinunciando saggiamente a disputare, se ne sta a quanto afferma il Catechismo al n. 1650.
Insomma, abbraccio in pieno il consiglio che un pastore e teologo del calibro del cardinal Caffarra dà al semplice fedele confuso da Amoris laetitia, dal carosello delle interpretazioni, dalle molti voci discordanti su matrimonio, divorzio, convivenze e Sacramenti:
“Ai fedeli cattolici così confusi circa la dottrina della fede riguardo al matrimonio dico semplicemente: “leggete e meditate il Catechismo della Chiesa Cattolica nn.1601-1666. E quando sentite qualche discorso sul matrimonio, anche se fatto da sacerdoti, vescovi, cardinali, e verificate che non è conforme al Catechismo, non ascoltateli. Sono ciechi che conducono altri ciechi”.
http://www.caffarra.it/intervista110716.php
A proposito del Cardinal Caffarra, tutte da leggere e da meditare le sue conferenze e le sue interviste su Amoris laetitia:
http://www.caffarra.it/conferenza200516.php
http://www.caffarra.it/intervista250516.php
http://www.caffarra.it/incontro120916.php
“”Sì, è stata una nostra scelta ma che sia chiaro che la legge oggi è nemica della famiglia, la quale non ha i privilegi che il pensiero unico denuncia, anzi, e quando ci sarà il matrimonio egualitario noi davanti allo Stato ci separeremo, perché a quel punto la legge non significherà più nulla, la parola famiglia avrà perso ogni senso.””
Questa frase mi ha fatto venire in mente che probabilmente la Cirinnà andrà a colpire diversi dei privilegi dei conviventi.
Mi è capitato di parlarne con un avvocato (che convive) di Milano che infatti tutto stizzito sosteneva che “dovevano occuparsi solo degli omosessuali” e lasciare stare gli altri. Nel caos di una norma fatta coi piedi, il consiglio notariale non sa più bene come procedere nella redazione degli atti, se è necessario o meno indicare una convivenza in corso tra le parti del contratto, e suggerisce prudenzialmente di negare la sussistenza di qualsiasi forma di convivenza.
Per quanto riguarda l’ISE ISEE e compagnia cantante, tutti quegli indicatori patrimoniali-reddituali per stabilire un po’ di tutto, da esenzioni ticket a assegni familiari a tasse universitarie ecc., ci sarebbe da dire:
– intanto, qualche decennio fa sarebbero stati dichiarati incostituzionali: come una volta spiegò il mio professore universitario di (economia politica, forse?) ci fu un periodo nel quale il nostro fisco da rapina aveva congegnato la dichiarazione dei redditi per nucleo familiare, con cumulo dei redditi e conseguente spostamento verso gli scaglioni d’imposta più elevati. Tale norma fu dichiarata incostituzionale, e la ragione addotta fu che danneggiava la famiglia difesa dalla Costituzione, appunto.
– ma che già prima della Cirinnà, ormai, si vedeva (o almeno lo vediamo noi che lavoriamo nel settore) il tentativo di trattare il convivente come un coniuge: per esempio, una studentessa universitaria (convivente) con un nostro cliente si è trovata costretta a conteggiare i di lui redditi per calcolare le tasse universitarie, nonostante un convivente non sia nulla: né familiare, né affine, né tanto meno coniuge.
La Cirinnà sarà probabilmente il cavallo di Troia per forzare in questa direzione.
Già si è osservato, e lo ha fatto anche Adinolfi, che la norma è discriminatoria a danno delle coppie normali. E’ probabile che facendosi forza di questa leva si estenderà presto la normativa a chiunque, magari attraverso sentenze creative. Grazie al divorzio-lampo, il matrimonio diverrà non più necessario, e d’altra parte la nostra creativa magistratura potrebbe decidere di applicare le norme sulle unioni civili anche ai conviventi che non hanno stipulato tali unioni. Il matrimonio acquisterà così nella mentalità prevalente lo stesso significato della convivenza, perdendo definitivamente la sua caratteristica di indissolubilità, ma d’altra parte andrà a finire che la convivenza, finché in essere, si ritroverà a essere normata come un matrimonio sotto l’aspetto economico e fiscale, con profitto per lo Stato e caos interpretativo a non finire nei rapporti tra privati. Il colmo dell’ironia sarebbe quella di trovarsi in una situazione nella quale i conviventi potrebbe essere costretti a dover nascondere la loro condizione, non per sfuggire ai crudeli bigotti che li giudicano, ma al fisco e a un negozio giuridico che non vorrebbero contrarre ma che rischia di vederli vincolati, volente o nolente… Lo scopriremo solo vivendo.
👍
Alessandro è stato molto chiaro, come al solito. Solo una considerazione personale aggiuntiva su questa frase di Antonio:
“Purtuttavia, per come posso intenderla io, una norma canonica che “deriva” dalla Legge Divina è “un modo” per applicare nella pratica un principio contenuto nel dogma di fede, ma non possiamo escludere che potrebbero essercene altri. ”
È vero. Non lo possiamo escludere, così come però non possiamo neanche essere certi che esistano. Dunque? Caliamo la cosa in pratica, così capiamo il senso di questa frase. Se nel 2013, quando fu indetto il doppio Sinodo sulla Famiglia, qualcuno avesse affermato apoditticamente “il Sinodo è inutile, perché quella norma canonica non ha modi alternativi”, avrebbe avuto torto, perché è vero che “non si può escludere” di principio che ce ne siano altri. Qualcuno quest’affermazione apodittica la fece, ed ebbe torto. D’altronde ricordo che l’opportunità di ritornare sulla questione fu originariamente ventilata da BXVI prima di Francesco, evidentemente senza cattivi pensieri, perché Benedetto avrebbe contraddetto sé stesso.
Ora siamo a valle di due giri di Sinodo e tutto ciò che ne è derivato. La Chiesa – indipendentemente da certe evidenti cattive intenzioni di alcuni – si è messa in ascolto dello Spirito Santo nei modi tecnici previsti. Purtroppo non è saltata fuori nessuna interpretazione alternativa compatibile con il Magistero; invece ne è venuta fuori una che è in contrasto con il Magistero. A me questo dice che è molto improbabile che questi “altri modi” esistano.
questa,la cirinnà.
questo ,Putin.
:”…Putin ha un paio di persone del suo emtourage che potrebbero rivendicare il titolo di ideologi.
uno è Vladimir Yakunin ( dottorato in scienze politiche e presidente della società delle ferrovie russe) molto vicino al presidente e organizza convegni intellettuali sul tema del “dialogo delle civiltà”.
coltiva un’immagine estremamente religiosa, e va a Gerusalemme ogni anno per il servizio di Pasqua,al fine di riportare la fiamma del “fuoco sacro”.
finanzia ed organizza “tour” di reliquie in russia.
guida una rinascita religiosa e morale in russia.
infine altri due -non politici- influenzano il pensiero di Putin: Nikita Mikhalkov,il regista ha incarnato il rinnovamento di una “russia bianca” in seguito alla caduta del comunismo. Putin ha poi presumibilmente un confessore, padre Tichon Shevkunov….
dopo vent’anni di putinismo, è il Cremlino occupato da un ex ufficiale del kgb e battezzato in gran segreto a lanciare l’accusa di ateismo all’occidente….”
( da Il foglio” di oggi pag.I inserto. ” dentro la testa di Putin – parla M.eltchaninoff,studioso del Cremlino: “per lui,l’occidente cadrà dopo la fase di “complessità fiorente”. cos’ ha lanciato un’offensiva conservatrice ai russi e agli europei.” di giulio meotti )
come per Monsignor Negri, in occidente, non c’è più nulla di salvabile. non puntellare più l’impero e dedicarsi all’edificazione ( riedificazione” di un vivere cristiano)
@vale “Questo Putin”
Ora mi farò detestare sia dai filo-putiniani che dagli anti-putiniani. Intanto l’URL del pezzo citato da vale è questo:
http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/09/20/russia-dentro-la-testa-di-putin-chiesa-ortodossa-eltchaninoff___1-v-147748-rubriche_c276.htm
Anche se è stato pubblicato oggi penso che non ci siano problemi se posto verbatim due stralci più lunghi di quelli di vale:
Contro lo spirito modernista, Putin riafferma i valori tradizionali della famiglia, il patriottismo, l’obbedienza alla gerarchia. Con la costruzione di una immagine in gran parte fantastica di un’Europa dominata da minoranze attive ed entrata in decadenza, Putin offre il modello russo di stabilità politica e il conservatorismo sociale e morale. Da quando è tornato alla presidenza nel 2012, Putin ha detto che molti dei paesi euro-atlantici rigettano le loro radici, tra cui i valori cristiani che costituiscono la base della civiltà occidentale, lamentandosi del fatto che, secondo lui, per citare un suo discorso a Novgorod, questi paesi ‘stanno negando i princìpi morali e le identità nazionali, culturali, religiose e anche sessuali. Essi stanno attuando politiche che equiparano le famiglie a partner dello stesso sesso, la fede in Dio con la fede in Satana. La gente in molti paesi europei è in imbarazzo o ha paura di parlare delle proprie affiliazioni religiose. In opposizione al relativismo, al declino culturale, all’invasione di Internet, alla correttezza politica, all’amnesia, al masochismo democratico e alla debolezza di fronte delle minoranze, Vladimir Putin promuove […]
Questa è una pars destruens che, come dice Vale, è azzeccatissima. È veramente imbarazzante sentirla da Putin e non da Francesco, con toni assertivi, senza ambiguità né paura di dire che dobbiamo essere “contro” qualcosa. Se devo pensare ad un abbozzo di come sarà il mondo dopo la fine della decadenza attuale, non posso che pensare a cose molto simili.
Nella pars costruens, Putin si vede – e vede la Russia – come l’entità politica che raccoglierà l’Europa dalla rovina in cui si è precipitata. Però:
Negli anni Duemila, il Patriarcato di Mosca poteva considerarsi la vera autorità morale del paese. Ma l’irrigidimento del Cremlino nel 2004, e la concentrazione del potere nelle mani di Putin, ha cambiato questo. Oggi, il Patriarcato di Mosca professa la dottrina ufficiale dello stato russo. Mentre la chiesa ortodossa esprime una teologia mistica, il patriarcato è diventato un ausiliario del putinismo”.
E questa sottomissione della Chiesa allo Stato non è tollerabile. Putin è una tentazione a cui dobbiamo stare attenti: la statolatria, anche se rivestita delle migliori intenzioni. Certe cose che dice e fa sono provvidenziali, ma in altre si nasconde il Maligno. D’altronde io sono convinto che la consacrazione della Russia alla Madonna non c’è stata come fu richiesta dalla Vergine…
PS Putin ha appena fatto censurare YouPorn e PornHub dalle reti della Russia, e ovviamente ha fatto benissimo.
Della tentazione di rifugiarsi nel cesaropapismo bizantino c’era anche un interessante articolo di Berlicche:
https://berlicche.wordpress.com/2015/12/16/imperatore-e-zar/
@zimisce
Ottimo. Grazie per la segnalazione.
…ma, anche, dal cristianesimo, l’umanità è stata culturalmente
modificata,e dal musulmanesimo e oggi dal babbuinesimo (noi)!
…ovviamente!
Grazie Costanza per le tue parole schiette…
Come dice Qoelet:” Vanita’ di vanita’…”, vale per noi come anche per la Cirinna’!
“Con i problemi fisici che ho difficilmente mi inginocchio, a malincuore e non poco. ”
È ovvio. Il problema fisico è un legittimo impedimento; GPII era Papa e ha dato l’esempio, ma non tutti sono nelle condizioni di seguirlo. Però è chiaro che parliamo di casi particolari: la maggior parte delle persone non ha problemi. Cristo chiede ad ognuno di dare quello che può. C’è chi ha la monetina, come la vedova della parabola, e la dà. C’è chi potrebbe dare di più e non lo fa.
“Tutto bene, solo la chitarra può anche accompagnare un bel canto.
É uno strumento come un altro… Chissà perché appena se ne parla in contesto liturgico, diventano subito “schitarrate”??
Non è che tutte le parrocchie hanno maestri d’organo o di violino…”
Ci sono un po’ di cose da dire. Intanto, la chitarra si presta più di altri strumenti ad un uso mediocre, “da spiaggia”. Molti che la usano nelle liturgie sono strimpellatori, non suonatori di chitarra. Questo inizia già a diseducare la gente a distinguere il bello dal brutto, che è uno dei peccati capitali della Chiesa moderna (in tutte le forme artistiche: anche quelle figurative). Da bambino, alle elementari, se la gestione della liturgia finiva in mano alla suora anziana, questa suonava l’organo (e mi fece subito piacere Bach). Le suore più giovani, invece, strimpellavano la chitarra (e questo mi fece odiare lo strumento, in tutte le sue varianti; mi ci sono riconciliato solo a vent’anni).
L’uso mediocre della chitarra ha anche un impatto sulla composizione dei brani: li rende sostanzialmente uguali, nella forma e nello stile, a quelli profani, ed è un ulteriore modo per banalizzare la Messa e contribuisce a farla intendere come un semplice incontro di persone, come possono farsene da altre parti. La prova è abbastanza evidente: quando senti persone che al consiglio pastorale dicono “i giovani trovano i canti noiosi, bisognerebbe usare qualcosa di più vivace”, ti rendi conto che ormai il senso della Messa è perso. Andando incontro alla richiesta, si fa perdere ancora di più.
Chiedo scusa: ho postato il commento sopra nella discussione sbagliata. Se possibile, cancellatela. Ora lo riscrivo nel posto giusto.