È insegnando la bellezza che si impara ad amare

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di Costanza Miriano

Se io proponessi al ministro Giannini di mandare nelle scuole insegnanti di metodi naturali a parlare di castità prematrimoniale (che tra l’altro risolverebbe alla grande il problema delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate, per non parlare del problema del rispetto), lei obietterebbe sicuramente, e a ragione, che non tutti i genitori sono d’accordo con questa idea della sessualità (che peraltro ha seri fondamenti filosofici – propongo Amore e responsabilità come testo scolastico – e circa duemilacinquecento anni di storia, a differenza delle teorie di genere).

Allo stesso modo io non voglio che le associazioni impegnate nell’educazione di genere vadano a raccontare ai miei figli che “basta l’amore”, o che altri vadano a spiegare loro come si usa il preservativo (già lo hanno fatto, peraltro, grazie), insegnando un’idea della sessualità autoreferenziale e orientata al piacere, il cui unico ostacolo sono malattie e gravidanze. Se proprio si deve, pretendo, e mi sembra il minimo, di essere informata su chi parlerà ai miei figli, e su cosa dirà, e di avere la possibilità di negare il mio consenso: questo ancora non ci è stato garantito.

Eppure dagli anni ’80 è possibile pretendere che i figli non ricevano educazione religiosa a scuola (anche se un ragazzo che non abbia almeno i fondamentali di cultura cattolica non capisce un fico secco di tutta la cultura europea fino al ‘900). Quindi i nostri bambini potrebbero essere costretti – anche alla scuola dell’obbligo, e sottolineo obbligo (se non ci mandi i tuoi figli commetti un reato) – ad assistere a lezioni dai contenuti profondamente contrari alle nostre convinzioni,  in materie non facoltative. L’associazione che il ministro Giannini, per esempio, cita nella sua intervista, L’Ombelico, vanta nella sua bibliografia testi come Piccolo Uovo, popolati da bambini con due mamme (rilevo la falsità che si insegnerebbe a scuola: nessun bambino ha due mamme, da un punto di vista scientifico; casomai due persone che gli vogliono bene, anche moltissimo, ma non due mamme, e chiamarle così denuncia una precisa scelta).

Vorrei anche sollevare il problema della libertà religiosa che sarebbe negata ai cittadini musulmani, anche loro obbligati a mandare i figli a scuola, e credo pochissimo favorevoli a certe visioni della sessualità (dice il ministro che queste lezioni serviranno anche a liberarci dal tabu del topless, ma io questo tabu non lo vedo, mi pare che si sbattano tette in faccia dappertutto, bambini compresi, e non ho nulla in contrario).

Ma il punto ancora più fondamentale è che non c’è un modo per insegnare ad amare, non con delle lezioni. Lo prova l’esperienza dei paesi in cui si fa educazione sessuale a scuola: i dati delle violenze e delle malattie sessualmente trasmesse, nonché delle gravidanze indesiderate, sono disperanti. Senza contare che il livello degli studenti è sceso talmente in basso che sarebbe meglio che la scuola tornasse e insegnare a leggere e a far di conto, è urgente, molto. E non è vero che così si trascurerebbe l’aspetto della formazione affettiva dei ragazzi, al contrario: rompersi la testa su Tacito o su Eschilo (senza traduttore, se possibile), star lì due ore su una frase perché non si era visto uno iota sottoscritto, o combattere con un problema di fisica (senza chiedere la soluzione su Whatsapp, se possibile), o imparare a memoria Dante e innamorarsi della bellezza, questo sì che insegna ai ragazzi il rispetto, perché insegna il proprio limite, insegna ad alzare lo sguardo.

Il sacrificio insegna ad amare, perché amare è appunto – al contrario della vulgata dell’amore romantico prevalsa in Occidente – non far prevalere emozioni sentimenti e pulsioni, ma educare al giudizio il proprio cuore. È scegliere una persona e cercare di voler bene al suo destino. A questo serve più far fatica con la chimica o anche, alle elementari, un dettato pieno di h e apostrofi, che la favoletta del piccolo uovo. Oggi i libri di scuola sembrano fatti per divertire i bambini, conquistarli, distrarli. Non si fanno più dettati e aste e pallini, non a caso abbiamo un’epidemia di disgrafici discalculici e dislessici, quasi sempre inadeguatamente assistiti dagli insegnanti di sostegno (devolviamo i fondi dell’educazione sessuale a questa causa ben più urgente). Ma non abbiamo bisogno di bambini divertiti e distratti, a scuola. Abbiamo bisogno di bambini che imparino a faticare, a vedere la bellezza nascosta, e anche grazie a questo ad amare seriamente.

articolo pubblicato in versione ridotta anche su IL FOGLIO del 14 settembre 2016

 

99 pensieri su “È insegnando la bellezza che si impara ad amare

  1. E comunque non va data per persa la scelta di obiettare, di far esentare i propri figli da certi “momenti educativi” (sic), di cercare di fare “massa critica” coinvolgendo più genitori e andare avanti da soli se necessario…

    Altrimenti si è persa in partenza!

    Tutto ciò che riguarda la sessualità e la Morale appartiene all’Etica e l’Etica é un insegnamento che spetta di diritto alla Famiglia e non alla Famiglia e non ad altri!

    1. Enrico

      Come ho scritto più sotto a Johnny, stanno cercando di toglierci la scelta di obiettare infilando la loro educazione sessuale nelle attività curriculari. Loro il lato etico della sessualità non lo toccano, a loro interessa il ‘lato pratico’. Se fossero onesti, vedendo i risultati ottenuti da questa educazione nei Paesi ‘avanzati’ (Inghilterra ad esempio), avrebbero rinunciato, ma l’ideologia rende ciechi.
      Whatsapp in questi casi può essere utile perché permette di fare rete con gli altri genitori e far girare notizie e strategie per difendere i figli in maniera veloce.

      1. paulainrome

        Ma la maggior parte dei genitori da me non vede il problema. Anzi Sembrano Tutti indottrinati E tutti pro gender. Se apri il discorso si schierano a favore di questi nuovi progetti e poi dicono di avere a cuore il futuro della scuola. Fanno battaglie, ma solo per questioni secondarie….. ci sono anche queste realtà.

        1. Enrico

          paulainrome,
          hai ragione, genitori realmente preoccupati del gender non ce ne sono tanti. Poi ci sono quelli che condividono con questi ‘educatori’ l’obiettivo di evitare che la loro figlia rimanga incinta e ‘debba’ abortire. Ma riuscire a trovare almeno qualche genitore sensibile ed eventualmente protestare assieme sarebbe importante, da soli è dura: pur essendo dalla parte della ragione (l’educazione spetta ai genitori e non può essere imposta dalla scuola) è più facile vedere le proprie idee distorte ed essere fatti passare per quello che non siamo.

  2. «non lo vedo, mi pare che si sbattano tette in faccia dappertutto, bambini compresi, e non ho nulla in contrario». Scusami cara, ma io avrei molto in contrario!

    1. Luigi

      “Scusami cara, ma io avrei molto in contrario!”

      Penso, ma ovviamente non ne ho la certezza, che la frase di Costanza fosse delicatamente e muliebremente ironica.
      Ovvero, un Nicola Vendola ben difficilmente potrebbe dare il proprio seno per allattare il figlio…

      Osservato questo, il fatto che un ministro-femmina della repubblica abbia invocato il proprio “diritto” a esporre le sue nudità in pubblico la dice lunga sulle aberranti condizioni di vita della nostra società.
      Che poi nessuno vieterebbe di andarsene in Danimarca, nazione dal suddetto ministro così ammirata.
      Tanto là, con il marcio, pare abbiano una certa dimestichezza.

      Ciao.
      Luigi

  3. Pierangelo

    E poi si sente dire che i musulmani attentano alla nostra identità, ma non c’è bisogno di loro, il lavoro “sporco” lo stiamo già facendo noi con l’assecondare pulsioni distruttive e autodistruttive a tutti i livelli della società.
    Torniamo ai fondamentali di una convivenza civile ! ( educazione, solidarietà, affetti , coraggio nel difendere la vita nei
    suoi aspetti più profondi)

  4. Mari

    Bellissimo articolo, ma non ho ben capito la parte del “non ho nulla in contrario” a proposito del topless, cosa voleva dire esattamente?

  5. tafuri

    Costanza brava e coraggiosa! Ma sulle tette non ti seguo, e credo che non potrai per molto ancora tenerti in equilibrio tra giovanilismo e ‘complotto’ (complotto un c…o!). In ogni caso che Dio ti benedica, vai avanti così!

  6. cinzia

    E con la loro (dis)educazione sessuale pensano di fare una cosa buona. Come dice Costanza, vadano a vedere i risultati dell’educazioni sessuale nei Paesi del Nord Europa (e non solo). Proprio in questi giorni abbiamo sotto gli occhi due episodi in cui si vedono quali conseguenza ha questa apertura …. (la trentunenne suicida e le “amiche” che filmano lo stupro).
    Ah già… ora bisogna eliminare le lingue classiche, i programmi di storia e geografia fanno rabbrividire (in terza elementare si studia solo la preistoria!, in quinta non hanno idea di cosa sia l’Europa da un punto di vista geografico….).
    Pienamente d’accordo sul discorso della religione. Come fai a studiare la letteratura e l’arte almeno fino all’800 senza avere le basi del cristianesimo. Come fai a capire Dante o Giotto?
    “Abbiamo bisogno di bambini che imparino a faticare, a vedere la bellezza nascosta, e anche grazie a questo ad amare seriamente.”

    1. Enrico

      Johnny,
      hai ragione, infatti ci hanno pensato anche ‘loro’. Collegano la loro educazione sessuale ad esempio a scienze (ma non solo) e la infilano nelle attività curriculari. Certo tuo figlio quella mattina potrebbe avere mal di pancia, se tu conoscessi la mattina giusta per averlo. Non sono obbligati a dirti cosa faranno lezione per lezione.

  7. Raffaella

    Buon di, come al solito l’acutezza di Costanza cade a fagiuolo … Sono appena rientrata dal primo giorno di scuola del mio cucciolo, secondo anno di materna, statale, dove ho scoperto, mio malgrado, che la nuova dirigente scolastica non gradisce grembiulini rosa o celeste, bensì un omologatissimo e neutrissimo bianco perché a suo avviso non devono esistere distinzione di genere tra i bambini … Ah no? E da quando in qua’ un maschietto non ha il sacrosanto diritto di affermare anche implicitamente CHI è? E perché una femminuccia non può essere lieta di mostrarsi nel suo grembiulino rosa tenue a cui abbinare i codini e le scarpine?!?! Ma stiamo forse scherzando?!?! Capirsi se mi fosse stato proposto in nome di una questione igienica, il bianco si sa si candeggina in un attimo…il bianco appunto, non l’identità dei nostri figli!!!

  8. …icché c’entra la teoria gender (cosiddetta) con le malattie sessualmente trasmissibili?
    (e poi: più si parla di malattie sessualmente trasmissibili e più esse si trasmettono?)

      1. Alèudin:

        …sì, hai ragione, lui, Charles, non si sarebbe mai mescolato a questo tipo di chiacchiere
        che si fa noi sul blog (l’altro mio avatar è sparito…nel nulla)…

  9. Engy

    Condivido la “pretesa” di essere informati come genitori.
    Detto questo, l’educazione sessuale nelle scuole dovrebbe essere condotta seriamente, dunque non scegliendo questo o quel metodo a seconda delle proprie convinzioni, cioè non decidendo arbitrariamente di spiegare i metodi naturali (e la castità prematrimoniale …) piuttosto che quelli meccanici e ormonali, ma tutti quanti, soprattutto l’efficacia e la sicurezza del singolo metodo. E sottolineando chiaramente e onestamente che i metodi contraccettivi naturali sono – più o meno – inaffidabili, in considerazione del fatto che c’è chi decide – più che legittimamente, per motivi diversissimi – che di figli non ne vuole avere.
    In questo modo si rispetterebbero tutte le sensibilità unitamente al fatto di fornire una informazione corretta.

    1. “sottolineando chiaramente e onestamente che i metodi contraccettivi naturali sono – più o meno – inaffidabili,”

      Per cortesia, non sottolineiamo chiaramente e onestamente delle palle. Grazie.

      1. Engy

        @Cacciatrice di stelle
        Guarda, partiamo dall’inizio: vogliamo riconoscere alle coppie la facolta’ di non avere figli? Dettata magari da motivazioni importanti e imprescindibili, magari legate a motivi di salute e/o di trasmissibilità di malattie genetiche?
        Ora, io questa idea l’ammetto, io l’ammetto sempre, non solo in certi casi, non so tu.
        Nel caso anche tu l’ammetta dimmi: non conosci neanche una coppia che ha avuto figli nonostante la fiducia riposta nei metodi naturali?
        E allora che si deve fare nei casi che dicevo: meglio l’aborto? Non credo proprio!
        L’aborto era da debellare, secondo anche le intenzioni della legge 194 e per debellarlo c’è solo una seria e sicura prevenzione (contraccezione).

        1. Luigi

          Anche la mafia e la corruzione sono da debellare?
          Perché non le legalizziamo, allora, come avvenuto con l’aborto?
          (in realtà, nelle intenzioni di chi volle la legge 194/78 – ovvero il genocidio del popolo italiano, tradotto dalla neolingua – non si voleva debellare l’aborto, ma solo depenalizzarlo).

          Ciao.
          Luigi

          1. Engy

            Guarda Luigi, l’argomento aborto è veramente delicato spinoso e non sono certo io quella che lo prende alla leggera o con la sbrigatività di chi, da diversi anni e probabilmente nell’ignoranza della legge, lo concepisce come diritto-punto..
            Mi limiterei comunque, in questo contesto, alla contraccezione, unico modo per evitare (malattie sessualmente trasmissibili e) aborto.
            Poi è ovvio che chi si affida ai metodi naturali fa le proprie scelte e personalmente non ho proprio niente da obiettare. Spero solo che chi lo fa sia aperto all’eventualità di una gravidanza non programmata, abbia i mezzi (tutti i mezzi) per esserlo.

            1. Fabrizio Giudici

              “L’aborto era da debellare, secondo anche le intenzioni della legge 194 e per debellarlo c’è solo una seria e sicura prevenzione (contraccezione).”

              Penso che non hai capito quello che hanno detto in molti, in particolare Enrico. Nei paesi dove è stata fatta la “prevenzione” come tu l’intendi, per esempio la Gran Bretagna, il tasso di gravidanze minorili è da record. Cito da fonte non sospetta, così nessuno può dire che è un’invenzione cattolica:

              http://27esimaora.corriere.it/articolo/meno-aborti-e-gravidanze-precoci-perche-le-adolescenti-italiane-sono-piu-virtuose/

              La piaga delle gravidanze nelle teenager non colpisce soltanto la Gran Bretagna, ma un po’ tutto il Nord Europa e anche Francia e Germania, per non parlare dei Paesi dell’Est.

              Le adolescenti italiane sembrano, invece, più “virtuose” delle coetanee europee, anche perché, a differenza che in altri paesi, gli aborti sono in calo.

              Certo, si contano ogni anno almeno 2500 gravidanze nelle under – 18, secondo Save The Children , ma siamo al penultimo posto, prima della Svizzera, nella classifica delle nascite da mamme giovanissime (secondo una ricerca di qualche anno fa, ma unica del genere).

              Entra nella testa che tutta la storia della prevenzione intesa come educazione sessuale è un fallimento totale?. Gran Bretagna, Francia, Germania: non si può neanche pensare che i programmi di “prevenzione” siano fatti male, perché sono paesi a cui riconosciamo una certa efficienza nel fare le cose. Vuol dire semplicemente che l’idea è un fallimento in sé, anzi è controproducente.

              Sempre lo stesso articolo fa presente che invece in questa classifica fallimentare siamo al penultimo posto, una volta tanto (generalmente siamo primi nelle classifiche delle cose negative):

              Non sarà perché da noi la contraccezione funziona meglio che altrove? O addirittura perché i giovani di casa nostra non fanno poi così tanto sesso? Improbabile il primo caso. Stando alle indagini, i giovani non sempre sono ben informati sui metodi contraccettivi e utilizzano spesso il preservativo e il coito interrotto, mentre usano poco la pillola. Il secondo va tenuto presente. I ragazzi d’oggi arrivano al primo rapporto completo attorno ai 17 anni, addirittura in ritardo rispetto ai loro genitori, almeno secondo un questionario diffuso da un sito online, ma i dati “d’inizio” non sono sempre omogenei (c’è da dire che, in questo settore, sondaggi, analisi, inchieste, statistiche e opinioni di esperti si sprecano e non sempre riflettono la realtà).

              Ovvero, non sono ancora stati totalmente rovinati dai programmi di educazione sessuale e, per “colpa” di qualche residuo di cultura cattolica, non sono ancora ossessionati dal sesso come i loro colleghi nordici. Ovviamente, poi l’articolo – la rubrica è la fogna del Corriere – prosegue con varie elucubrazione assurde (il problema sarebbero le sacche di povertà: scopriamo dunque che siamo un paese meno povero della Germania) perché tutto bisogna inventarsi per negare il fallimento e rovinare anche la nostra gioventù.

              E chiaro il punto o devo ripeterlo?

              1. Engy

                l’idea non è fallimentare in sè, probabilmente manca un modo di incidere più efficace.
                e comunque entra in ballo anche l’educazione in generale, non solo quella sessuale, che da anni latita se è vero come è vero che tra i giovanissimi spesso c’è molta irresponsabilità e ricerca del rischio.
                ma le chiacchiere stanno a zero: se vuoi evitare una gravidanza e lo vuoi a tutti i costi e a tutti i costi vuoi non abortire, l’unica cosa è usare contraccettivi meccanici e/o ormonali.
                “E chiaro il punto o devo ripeterlo?” Questo tono intollerante e intimidatorio è paro paro a quello che utilizzano certi frequentatori di uaar

        2. Io al momento non posso avere figli per gravi problemi di salute, quindi rientro nella categoria. Non posso permettermi una gravidanza.
          Bene, ti dico che i ritmi naturali della donna, se conosciuti bene dalla stessa, sono sicurissimi. Basta attenersi alle regole del metodo, e usare dovute precauzioni in termini di numero di giorni (e non vuol dire fare l’amore due volte al mese, fidati).
          Sui MN c’è molta poca informazione e le donne che vogliono applicarli spesso prendono sottogamba il loro apprendimento, che richiede tempo.

          Naturalmente, uno deve valutare se si adattano al proprio stile di vita. I MN si adattano a una coppia stabile e fedele. Altri stili di vita non sono compatibili. Ma dire che la contraccezione è l’unico metodo sicuro è mentire o semplicemente non essere informati a sufficienza sul tema.

  10. Lorenzo

    Articolo meraviglioso. Il titolo però è sbagliato, così come è significa che per imparare ad amare bisogna insegnare, cioè che il soggetto che deve imparare è lo stesso che deve insegnare. QUindi andrebbe cambiato in “per imparare ad amare bisogna imparare la bellezza” oppure “Per insegnare ad amare bisogna insegnare la bellezza”. Scusate ma faccio il fiscalista! 🙂 🙂 un abbraccio e grazie ancora per questo articolo cosi vero e profondo.

  11. Andre

    Come al solito tutto vero bello.
    Ma la frase “Perché amare è non far prevalere emozioni sentimenti e pulsioni, ma educare al giudizio il proprio cuore.
    È scegliere una persona e cercare di voler bene al suo destino.” mi ha trafitto. Ma quanto è difficile…
    Grazie

  12. Franco Manfrida

    Buon di sono d’accordo su tutta la linea per quanto scrive la dottoressa Costanza.sull’emergenza educativa con particolare riguardo all’effettiva ‘ e alla sessualita’ .a pensarci bene elemento importante per la risoluzione del problema è ‘ di avere il coraggio da parte dei docenti delle famiglvolonata e perché no anche degli alunni di buona volontà di prendere coscienza di sé è valutare sempre se quello che si dice. o si I ascolta ho in vario modo viene proposto rappresenta o meglio e’ Vero è ‘ Bene. E spiccato in maniera umile Chiamiamola “Cura ďell ‘ UVA Un saluto partecipe e fiducioso (in seguito se Dio vuole proporro’ i Nove Parametri di Benessere! ) Franco Manfrida >

  13. BENIAMINA RIGATTI

    Bell’articolo, condivido tutto, in particolare la frase: “non abbiamo bisogno di bambini divertiti e distratti, a scuola. Abbiamo bisogno di bambini che imparino a faticare, a vedere la bellezza nascosta, e anche grazie a questo ad amare seriamente.
    Grazie!

  14. Costanza Miriano

    A chi sul blog e in privato mi ha chiesto – perplesso – spiegazioni sul fatto che io non abbia niente in contrario al topless (della Giannini e in generale): intendevo dire che la mia personale opinione sul tema è in questo dibattito del tutto irrilevante. Credo che la moralità non vada imposta per legge, c’è uno spazio sacro e inviolabile di libertà individuale che è una delle conquiste dell’occidente. Dio stesso rispetta incredibilmente la nostra libertà.
    Quello che invece è rilevante ai fini del dibattito sull’educazione sessuale a scuola, che secondo il ministro dovrebbe “liberare il nostro paese anche dal tabù del topless”, è che come noi rispettiamo la sua libertà di mostrarsi come vuole lei deve rispettare la nostra libertà di educare i nostri figli come vogliamo.
    L’educazione sessuale non va imposta nelle scuole dell’obbligo senza il NOSTRO CONSENSO.
    Noi cristiani non siamo bacchettoni. Noi siamo profondamente liberi.

    1. Camillo Vidani

      Posso anche essere d’accordo che troppe chiacchiere sull’aspetto sentimentale della sessualità non c’entrino molto con la scuola (specie se pubblica), ma spiegare le basi della contraccezione e della prevenzione delle malattie è una questione di sanità pubblica.

      1. E’ questione di “sanità pubblica” perché siamo a livello si dover “istruire” ragazzini di 10 anni dato che i rapporti promiscui ormai iniziano a 12/13 anni e pare ci si possa SOLO ARRENDERE all’evidenza…

        BALLE!!

        1. Camillo Vidani

          La posizione delle autorità scolastiche è sicuramente pessimista, ma dovete rendervi conto che hanno a che fare con livelli di ignoranza abissali. Chi commenta qui perlomeno è cosciente del problema e ne parla con i figli, anche se arriva a conclusioni che non mi trovano d’accordo: la scuola ha a che fare con migliaia e migliaia di ragazzini abbandonati a se stessi e cerca di evitare di ritrovarsi con troppi malati di AIDS e ragazze madri. In modo anche rozzo, può essere vero.

          1. No Camillo, qui con i figli non ne parla nessuno, perché viviamo sulla Luna… andiamo su.

            Ad ogni modo, è vero quello che dici rispetto la latitanza di molti genitori, ma la soluzione sarebbe insegnare agli appena adolescenti a mettersi un preservativo?
            Così cosa sapranno insegnare a loro volta ai figli se saranno genitori?

            Forse si tratterebbe di rieducare i genitori… ma la scuola può occuparsi anche di questo – e i genitori il latitanza sarebbero disponibili? Temo no…

            Ad ogni modo, sebbene è da ribadire il contetto che la Scuola NON si deve occupare di tematiche strettamente etiche – e in questo caso non si può affermare che informi solo su “tecnicismi” – si deve almeno riconoscere il diritto sacrosanto e NATURALE proprio a quei genitori che su queste tematiche formano i propri figli, di esimere i figli dal subire qualunque altra forma di “educazione”, che non sia in linea con la propria.

        2. Beatrice

          @Bariom
          “E’ questione di “sanità pubblica” perché siamo a livello si dover “istruire” ragazzini di 10 anni dato che i rapporti promiscui ormai iniziano a 12/13 anni e pare ci si possa SOLO ARRENDERE all’evidenza…”

          Volevo farti notare una cosa visto che un po’ di tempo fa discutevamo delle abitudini sessuali degli adolescenti, che io reputavo meno disinibite di quanto ritenessi tu. Spesso, infatti, siamo portati a vedere le cose più fosche di come siano in realtà, perché il male è più facilmente percepibile rispetto al bene: fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. Fabrizio qui tra i commenti ha citato un articolo del Corriere che dice: “La piaga delle gravidanze nelle teenager non colpisce soltanto la Gran Bretagna, ma un po’ tutto il Nord Europa e anche Francia e Germania, per non parlare dei Paesi dell’Est. Le adolescenti italiane sembrano, invece, più “virtuose” delle coetanee europee, anche perché, a differenza che in altri paesi, gli aborti sono in calo. […] I ragazzi d’oggi arrivano al primo rapporto completo attorno ai 17 anni, addirittura in ritardo rispetto ai loro genitori.” Poi l’articolo prosegue dicendo che le ragazze incinte prima dei 19 anni in Italia sono il 7 per mille, mentre in Usa accade a 50 ragazze ogni mille.
          Qualche tempo fa lessi anche sul Foglio un articolo interessante su tale questione, ne riporto l’inizio: “Da tempo immemorabile, le generazioni più anziane sono sempre sembrate più ‘bigotte’ rispetto alle abitudini sessuali dei giovani. Nel mondo d’oggi, tuttavia, tutto si ribalta: i ‘millennials’ risultano meno attivi sotto le lenzuola rispetto alla ‘generazione X’, secondo un nuovo studio condotto dalla San Diego State University, dalla Florida Atlantic University e dalla Widener University (Usa), pubblicato sulla rivista ‘Archives of Sexual Behavior’. […] I ricercatori hanno scoperto che i giovani di oggi hanno meno probabilità di avere avuto rapporti sessuali a 18 anni d’età. Inoltre, a confermarlo ci sono i dati della Youth Risk Behavior Survey dei Centers for Disease Control: la percentuale di studenti delle scuole superiori degli Stati Uniti che hanno avuto rapporti sessuali è scesa dal 51% nel 1991 al 41% nel 2015. Secondo Jean Twenge, che ha guidato l’analisi e che è anche autore del libro ‘Generation Me’, il 15% dei 20-24enni nati nel 1990 non ha riportato nessun partner sessuale all’età di 18 anni, contro solo il 6% della ‘generazione X’.” Qui c’è il resto dell’articolo: http://www.ilfoglio.it/salute/2016/08/02/uno-studio-rivela-che-a-sorpresa-i-millennials-fanno-meno-sesso-della-generazione-x___1-v-145370-rubriche_c258.htm

          1. @Beatrice sono un convito assertore della logica “dell’albero che cade…”, sono contento che l’Italia si distingua, ma se si parla di gioventù in senso più ampio, non è che mi rallegri pensare che chessó gli americani sono messi peggio di noi…

            Detto questo, mai pensato o sostenuto che i “facili costumi” riguardino tutti i giovani, se poi sono una esigua minoranza o i dati segnano un regresso, sarei tra i primi ad esserne felice, ma se così fosse.

            1. Luigi

              “se poi sono una esigua minoranza o i dati segnano un regresso, sarei tra i primi ad esserne felice, ma se così fosse.

              Dice il saggio… “esistono tre categorie di bugie: quelle piccole, quelle grandi e quelle statistiche” 😀

              Buona domenica.
              Luigi

      2. Enrico

        E dove hanno spiegato queste cose, proponendo il sesso staccato dalla procreazione, la sanità pubblica è peggiorata.

      3. fra' Centanni

        La contraccezione è semplicemente la negazione della sessualità. Per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili basterebbe insegnare ad essere fedeli.

        1. Engy

          fra’ Centanni
          che la contraccezione sia la negazione della sessualità è una tua legittima opinione.
          Per me è esattamente il contrario: i metodi cosiddetti naturali che portano con sè la paura di una gravidanza indesiderata, sono la negazione di una sessualità sana e serena.

          1. I metodi naturali “portano con sè la paura di una gravidanza indesiderata” solo per chi non li conosce o non li usa appropriatamente. E l’ignoranza non è un'”opinione”. Invece che la pillola tratti uno stato fisiologico come la fertilità alla stregua di una malattia da eliminare è un dato di fatto.

  15. Per completare il quadro si potrebbe forse aggiungere che la libertà e il rispetto non dovrebbero valere soltanto per se stessi, ma anche per gli altri. In questo senso, possiamo dire che il Mnistro Giannini può andare in giro come vuole, tanto non credo che turberebbe i sonni di nessuno. Ma se si trattasse di Brigitte Bardot, forse la cosa sarebbe un po’ diversa!

  16. Camillo Vidani

    Parlare di castità prematrimoniale “risolverebbe alla grande il problema del rispetto”? Nei paesi arabi se ne parla moltissimo: vediamo bene con quali effetti positivi sul rispetto delle donne…

      1. Aggiungo che la condizione “sessuale-sentimentale-matrimoniale” della donna è sempre stata pessima in qualsiasi epoca e società, finché un uomo affascinante e straordinario, davanti a una folla, disse pubblicamente che uomo e donna erano uguali in dignità nel matrimonio, che la loro unione era per sempre. I suoi stessi discepoli rimasero sconvolti quando il loro maestro disse che le loro donne non erano oggetti di loro proprietà da comprare e di cui eventualmente disfarsi. Questo ha reso libere le donne, non permettere ai ragazzini di 13 anni di sfruculiare e dire che in fin dei conti il tradimento è una cosa sana.

        1. Mary

          Non è affatto vero che è stata pessima in qualsiasi epoca e società. Ci sono ancora oggi piccole realtà (oggi molto minoritarie, ma diffusissime in tempi remoti) dove la violenza (sia femminile che maschile) è praticamente inesistente. Un caso eclatante è quello dell’india (gli indù non sono teneri con le donne), nello stato del Malabar, dove vige da tempo immemore un retaggio matriarcale.

          Questo è solo un esempio

        2. Camillo Vidani

          E da dove viene l’ossessione di possesso nei confronti delle donne, se non dal desiderio di controllare la loro sessualità? Infatti quel messaggio di uguaglianza è stato regolarmente disatteso anche a casa nostra, fino a poco fa, da società per cui dire alle donne cosa dovevano fare è sempre stata una delle preoccupazioni primarie.
          E questa mentalità ben presto degrada anche noi uomini, insegnandoci che siamo poco più che bestie in estro che devono temere i propri istinti.

          Più materiale leggo sull’estremismo islamico, più mi convinco che quello che più odiano (e in realtà invidiano) è la nostra libertà sessuale, non la ricchezza o il potere militare.

  17. Fabrizio Giudici

    @Costanza “in questo dibattito del tutto irrilevante” – “Credo che la moralità non vada imposta per legge, c’è uno spazio sacro e inviolabile di libertà individuale che è una delle conquiste dell’occidente. ”

    Questo discorso è diventato anacronistico. Come cristiani ci siamo illusi di poter addivenire a dei compromessi ragionevoli, come quello che scrivi dopo “io rispetto il topless, gli altri rispettino il modo con cui educo i figli”, ma è una pia illusione. Non funziona. Non mi sembra neanche il caso di discuterne, perché basta vedere cosa sta succedendo: è ormai chiaro che ci siamo messi su un piano inclinato e stiamo scivolando sempre più velocemente. Uno inizia dicendo che non devi mettere fuorilegge il comportamento omosessuale (giusto), ma inevitabilmente arrivi al punto in cui ti impongono di insegnarlo come valore. Tolleri il bikini, poi il duepezzi sempre più striminzito, poi il topless, poi il tanga (e certo non intendo mettere per legge una misura di centimetri di stoffa), ma negli USA ci sono già stati molti casi di attivisti che hanno denunciato come illiberale il divieto di girare nudi per strada. Per ora senza grandi risultati, ma è solo questione di tempo. Nota anche qui: prima hanno fatto le vittime per decenni, poi non si sono accontentati di avere spiagge riservate per nudisti, ma ora devono imporre la cosa come normalità. Si parlava della pornografia: stesso discorso. Una volta era roba underground. C’era il codice di condotta di Hollywood che ci garantiva. Poi s’è iniziato a dire che era “da bacchettoni”, e forse lo era anche, e che era un po’ assurdo mettere il limite in secondi sulla durata di un bacio; e va bene. Alla fine del processo c’è il porno sdoganato.

    Abbiamo sbagliato gravemente, e ne risponderemo dinnanzi a Dio, per non aver mantenuto certi paletti ragionevoli, e siamo stati poi travolti dal branco di cinghiali.

    Non possiamo più illuderci del rispetto reciproco: è stato solo un trucco, il solito trucco dei rivoluzionari che parlano di grandi principi quando gli serve per sovvertire l’ordine costituito, ma poi sono i primi a non rispettarli quando prendono il potere.

    1. Roberto

      Costanza ciao 🙂 Vorrei permettermi qualche riflessione su questa tua chiosa, perché ho la sensazione che anch’essa susciterà qualche perplessità.
      Questo perché, finché la libertà è quella interiore, essa è di certo inviolabile, è quel che noi cattolici chiamiamo foro interno e in esso nessuna costrizione può imporsi. Il problema muta quando tale libertà vuole manifestarsi in foro esterno e senza dover sottostare ad alcuna limitazione, invocando per se stessa quello stesso grado di inviolabilità riservata al foro interno – quale è (anche) il mostrarsi in topless.
      E’ il liberalismo a volere far coincidere ed estendere la libertà propria del foro interno anche al foro esterno.
      Per questo io preferisco esigere da coloro che sono, a tutti gli effetti, i nostri avversari, di essere coerenti con i _loro_ principi morali, senza per questo che mi venga chiesto in qualche modo di condividerli o ritenerli buoni, dato che buoni non sono.
      In quanto all’ideologia liberale, essa ha solo due strade percorribili: essa può consentire, nei luoghi dove domina, la libertà a qualsiasi ideologia, religione, sistema di pensiero, di esprimersi e diffondersi coi mezzi che ha a disposizione, anche qualora contenesse costitutivamente, in sé, principi radicalmente incompatibili con il liberalismo medesimo.
      Oppure, l’ideologia liberale può di fatto negare a qualsiasi sistema di pensiero che a essa sia incompatibile la libertà che, a parole, dice di voler assicurare, diventando così relativismo, democrazia totalitaria. Qualsiasi religione o ideologia che comporta di avere una visione esclusiva e che giudica se stessa autentica, sull’uomo (noi per primi) di fatto è incompatibile con l’ideologia liberale quando essa si declina in tal senso.
      E’ da vedere perciò se l’avversario che abbiamo di fronte è intenzionato a essere coerente con se stesso o vuol cadere sotto il peso delle proprie contraddizioni. Non credo sia utile correre il rischio di condividere tali contraddizioni.

      Soprattutto, mi pare importante prenderne atto, la libertà della ministro Giannini o chi per essa di andare in giro in topless si scontra con la nostra libertà di pretendere di educare i figli come vogliamo.
      Per capirlo, bisogna ricordare una frase di Nicolás Gómez Dávila: “la società moderna si concede il lusso di tollerare che tutti dicano ciò che vogliono perché oggi, di fondo, tutti pensano allo stesso modo.”
      Quando la Giannini parla di tabù del topless di cui liberarsi, o Saviano accusa l’Italia bigotta di avere ucciso Tiziana Cantone, costoro affermano una cosa in perfetta coerenza con la loro (inconsapevolmente diabolica) struttura di pensiero.
      Mi è piaciuto molto questo articolo della Bussola:
      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-tiziana-il-sacro-violato-dal-vorrei-quindi-posto-17405.htm
      e cito:
      “E’ il sentimento del pudore che è stato cancellato – spiega alla Nuova BQ lo psicoterapeuta Claudio Risè – La vita sociale l’ha dimenticato completamente. E’ il mondo selvatico che ci ricorda gli aspetti originari della personalità umana e della vita individuale”. Secondo Risè abbiamo “sacrificato il pudore nascondendolo col mito della privacy che però è solo l’aspetto di una strategia individuale, ma il pudore è un aspetto più complesso perché ha a che fare che la sacralità della vita. Una sacralità che abbiamo perso in tutti i campi dell’essere”.

      Ora, poiché la pulsione distruttiva che è scattata di fronte della violazione della sacralità della vita, non più difesa dal pudore, ha indirettamente portato alla morte, ecco che un Saviano, ma anche una Gianninni, possono arrivare alla conclusione, del tutto logica nella sua follia, che ciò che è necessario affinché ciò non si ripeta, sia la distruzione totale, radicale, completa, dei residui di sacro che sopravvivono (e sopravviveranno sempre) nella psiche umana. La cosiddetta educazione sessuale, come anche la teoria gender, a questo sono finalizzate, in fondo.
      Se ne deduce che, poiché “la società moderna si concede il lusso di tollerare che tutti dicano ciò che vogliono perché oggi, di fondo, tutti pensano allo stesso modo” non sia possibile, perché incompatibile con tale visione ideologica, che “venga lasciata la libertà di educare diversamente”: farlo significa volere difende il sacro che, in tale ottica, è ciò che mantiene in vita senso di colpa e biasimo sociale, non più trattenuto dalla pietas cristiana e trasformato perciò in un assassino. La logica folle di questa visione sull’uomo è di farlo sprofondare sempre più in basso, non solo farlo cadere nel fango del peccato, ma poi dirgli che se scava e va sempre più a fondo, arriverà a un punto in cui nulla susciterà più in lui alcuna rivolta interiore, e sarà perciò un uomo “liberato”.

      Tutto questo, un Saviano la chiama “lotta alla bigotteria”.
      Questa è una cosa che Dio potrà tollerare di fare accadere, e di fatto tollera già in una certa misura, ma di certo mai potrà in alcun modo rispettare.
      Quella persona che hai incontrato negli USA e ti ha detto che di certe tematiche non parla perché c’è da finire in galera, assaggia ovviamente questa stessa medicina.
      E’ importante capire con chiarezza che affinché la “società civile(?)” impari a “rispettare la libertà” del topless, di fare filmini porno casalinghi, di bestemmiare attraverso le vignette di Charlie Hebdo, ecc., è necessario che gli esseri umani che costituiscono tale società (poco) civile, non siano più in grado di riconoscersi allo specchio se non come dei pezzi di carne, cioè come ha scritto altrove Fra’centanni “di essere già morti” in una certa misura.
      Per promuovere tale forma di tolleranza, è assolutamente coerente che la libertà di educazione venga negata. Le due libertà di cui stiamo parlando, di cui una sola è una vera libertà, sono tra loro mutuamente escludentisi. Anche noi, di fatto, per il fatto stesso di essere ciò che siamo, non rispettiamo e non possiamo rispettare la presunta libertà del ministro Giannini, e se finiamo per convincerci di doverlo fare, ebbene, faremo la fine della rana bollita, come Fabrizio dice bene qua sopra.

      1. Roberto

        Errata: noi siamo incompatibili con l’ideologia liberale in qualsiasi modo declinata, per essere precisi…

    2. fra' Centanni

      Sono Perfettamente d’accordo con te, Fabrizio. Non si tratta, naturalmente, di imporre per legge un minimo di centimetri quadrati di stoffa. Si tratta semplicemente di avere il coraggio di dire che una persona che va in giro (semi)nuda è indecente. Si, ci vuole coraggio per dirlo perché oggi non puoi più neanche dirlo. Ed è sbagliato, secondo me, tacere per “rispetto”. Il rispetto bisogna averlo a riguardo delle persone, sempre. A riguardo dei comportamenti, invece, lo decido io se un comportamento è rispettabile o meno. Un uomo travestito da donna che se ne va in giro a fare la spesa, per esempio, tiene un comportamento vergognoso ed io voglio avere la libertà di dirlo (non trascuro mai di farlo notare ai miei figli). Ma per quanto tempo, ancora, potrò dirlo? Non per molto tempo ancora, temo.

      Nessuno vuole imporre la moralità per legge, ma qui stanno imponendo l’immoralità per legge.

  18. …è ritornato il mio gravatar? Ora controllo! Questi diavoli di computer!
    a proposito…sono andato a guardare il post (e i commentI) del 24/08/2011 e ho visto che quei commenti marcati
    lacorsianumerosei (che è il titolo di un un racconto di Checov) semplicemente non li ho scritti io!
    Chi li ha scritti? Non lo so! Come ha fatto? Non lo so! E non so nemmeno perché!!!

  19. Fabrizio Giudici

    @Roberto Condivido. Anche Tempi ha pubblicato un commento simile a quello de LNBQ.

    Facciamo un po’ un esempio diverso, anche leggero, e lasciamo perdere culi e tette. Parliamo di bocca e naso. Prendete un collega al lavoro, oppure un relatore ad un convegno, oppure in altri casi di “convivenza pubblica” in cui è più o meno impossibile perdere di vista l’altro… Ecco, mettete che questo rutta e si scaccola tutto il tempo. Notate che non c’è niente di immorale o di praticamente dannoso. Ma non vi darebbe sommamente fastidio? Non vi sentireste in qualche modo costretti ad assistere ad uno spettacolo che vorreste evitare? Come la mettiamo con la libertà in questo caso? Uno potrebbe dire: voglio ruttare in libertà, che male ti faccio? Dobbiamo difendere o tollerare il rutto libero in pubblico?

    PS Dio “tollera” la libertà… è vero. Ma cerchiamo di capire le conseguenze di questa considerazione: tollera anche che la gente finisca all’inferno. Non vuol dire, dunque, che tutto ciò che Dio tollera è buono o auspicabile. Ricordiamoci che se qualcuno finisce all’inferno perché abbiamo “tollerato” la sua libertà senza richiamarlo alla virtù saremo corresponsabili. È evidente che, come cattolici, abbiamo mal metabolizzato questa cosa della libertà. Il liberalismo è nato come reazione, più che comprensibile, ai dispotismi dei secoli precedenti e alle violenze che hanno scosso l’Europa per secoli. Una più facile convivenza è senz’altro una cosa positiva, a meno che non ne sacrifichi altri. Ci sono alcuni criteri liberali – non tutta l’ideologia liberale – che possiamo accettare, e già sottolineo di averi scritto criteri, non princìpi: perché sono strumenti, che se messi alla prova possono risultare buoni, e li teniamo; ma se sono cattivi, li dobbiamo rigettare. Ripeto il punto chiave: qui, a posteriori, dovremmo constatare che molti di questi criteri non hanno funzionato.

    1. @Fabrizio seguendo il tuo esempio “più leggero”, il problema poi che si pone oggi per il futuro e che difronte a chi si “scaccola allegramente”, non puoi neppure dire “che schifo!” o “…ma perché non si va a scaccolare a casa sua?!”, perché sei tu quello in torto. 🙁
      E se insegni ai tuoi figli a non scaccolarsi a quel modo… beh, rischi la patria potestà!

    2. Beatrice

      Don Giussani diceva: “Dio ama di più la nostra libertà che la nostra salvezza”, cioè preferisce che l’uomo vada all’inferno piuttosto che obbligarlo a scegliere il bene con la forza, perché desidera ardentemente che ciascuno di noi decida in tutta libertà di amarLo e di seguirLo. Credo sia questo che intende Costanza: se Dio stesso ha voluto che l’uomo fosse libero, perché vogliamo essere noi a imprigionarlo attraverso delle norme fortemente restrittive e non sempre necessarie per la convivenza civile? Non si può obbligare qualcuno ad essere buono per legge, questo è quello che fanno i totalitarismi di qualsiasi forma e colore. Il comunismo voleva creare un mondo più giusto eliminando ogni disuguaglianza sociale, il nazismo voleva creare l’uomo nuovo eliminando gli individui ritenuti geneticamente inferiori, lo stato islamico vuole creare la società perfetta eliminando ogni immoralità. I risultati li conosciamo tutti e nascono dalla pretesa di voler espellere il male dall’uomo attraverso la legge, ma ciò è impossibile perché solo Dio è in grado di farlo, l’uomo non può salvarsi da solo e non può crearsi il paradiso con le proprie forze: “L’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù” (Galati 2:16). Lo so anch’io che esistono leggi giuste che impediscono al male di diffondersi, ma tali leggi non potranno mai fare in modo che il bene trionfi sempre e comunque, perché il problema non sono le leggi ma il cuore dell’uomo macchiato dal peccato originale. Per esempio la legge che vietava l’aborto non impediva che questo orribile delitto avvenisse nella clandestinità, però certamente limitava enormemente la sua diffusione, indi per cui era una legge giusta che sventuratamente è stata modificata a danno dei più deboli. Se noi esigessimo la censura verso tutti quei contenuti che consideriamo blasfemi o contrari al buon costume essi circolerebbero comunque tra i discorsi della gente o in modo nascosto: in passato spesso la censura ha fatto da eco alla fama di determinato materiale sensibile. Quindi cosa si fa? Accettiamo tutti gli insulti contro Dio e contro la nostra religione senza fare niente? Assolutamente no! Usiamo la libertà che abbiamo per dire cosa pensiamo di quelle offese e di quel modo discutibile di fare cultura. Non dobbiamo togliere la libertà agli altri, dobbiamo piuttosto lottare per fare in modo che non la tolgano a noi. Quindi se ci impediscono di indossare al collo le croci, noi protestiamo! Se ci dicono di voler togliere il presepe dai luoghi pubblici a Natale, noi diciamo che non ci stiamo! Se ci dicono di coprire la statua della Madonna perché è pacchiana, noi andiamo in giro con una Madonna molto più grossa nello zaino (quel prete del meeting che è andato in giro così è diventato uno dei miei miti)! Se ci dicono che vogliono fare il lavaggio del cervello ai nostri figli con l’ideologia gender a scuola, noi manifestiamo! Non possiamo pretendere dagli altri quello che vorremmo negare loro: la libertà di dire come la pensiamo su certi temi oggi considerati tabù. Quanti articoli contro il politically correct ho letto e condiviso sul Foglio, proprio perché ora come ora c’è questa continua ossessione nel voler mettere a tacere tutte le voci dissenzienti tacciandole come omofobe, razziste e sessiste? Il male è diffusissimo, le tentazioni sono ovunque, ma noi abbiamo Dio dalla nostra parte e col Suo aiuto possiamo fare tanto per migliorare le cose, dobbiamo solo avere fiducia nel fascino del bene. Non si tratta di reprimere, ma di sedurre con l’amore, perché il bene attrae le persone e le trasforma: bisogna praticare la carità senza arretrare di un millimetro dalla verità. In una intervista del Corriere a Padre Rosario Stroscio, che è stato il confessore di Madre Teresa di Calcutta, viene raccontato un episodio significativo di come la santa colpiva le persone che la incontravano, anche quelle più prevenute nei suoi confronti: «Fu attaccata per la sua condanna dell’aborto. In molti la criticavano; ma era impossibile restare indifferenti di fronte a lei. Una volta venne a intervistarla una giornalista americana, prevenuta, altera. Rifiutò di mettersi a piedi nudi. Il suono dei suoi tacchi a spillo risuonava per il convento. Madre Teresa la ricevette mentre toglieva i vermi dal corpo di un moribondo, raccolto all’angolo della strada. Alzò lo sguardo, la vide, le disse: “Abbia pazienza, alla mia età non vedo più bene. Mi aiuterebbe?”. La giornalista si buttò ai suoi piedi in lacrime. Madre Teresa le aveva toccato il cuore. Era davvero una santa».
      Il bene, la verità e la bellezza uniti insieme sono una forza esplosiva che conquista i cuori degli uomini, però dobbiamo essere consapevoli che essi non derivano dalle leggi arbitrarie dell’uomo, ma dall’unica fonte eterna di tutto ciò che è buono, vero e bello: Dio. Quando nel 1848 nel Regno sabaudo venne sancita l’emancipazione dei valdesi, don Bosco non passò neanche un istante a disperarsi o a inveire contro la libertà di coscienza concessa dal governo liberale, ma si rimboccò le maniche promuovendo un’opera capillare di evangelizzazione attraverso la stampa per contrastare i tentativi di espansione attuati dai protestanti (il loro almanacco chiamato “L’amico di casa” aveva a quei tempi un grandissimo successo). Oltre alle tantissime attività sociali ed educative a favore dei poveri, il santo creò una collana di libri economici scritti in maniera semplice per il pubblico popolare a cui erano rivolti: le “Letture cattoliche”. L’iniziativa fu accolta molto bene tanto che col passare degli anni l’impresa editoriale di don Bosco si ampliò fino a creare numerose altre collane di libri. Dalla tipografia del santo nacque una delle case editrici più importanti del mondo cattolico, la SEI. Dai dati sappiamo che i valdesi dopo l’emancipazione non riuscirono a convertire molti cattolici e questo risultato fu possibile anche grazie all’instancabile operato di don Bosco. Uno dei punti chiave del suo sistema educativo era l’enfasi posta sulla prevenzione rispetto alla repressione. Insomma non dobbiamo fare prediche moralistiche che nessuno ascolterebbe sul modo corretto di vestirsi o di comportarsi, ma dobbiamo riaccendere la scintilla divina presente in ogni uomo che lo porta a desiderare l’Assoluto Bene da cui trae origine. Non dobbiamo dire che il sesso fa schifo, dobbiamo dire che è molto più bello di quanto faccia credere la cultura dominante, la quale tende invece a banalizzarne l’essenza a mero strumento di piacere. Non dobbiamo dire a una donna di non andare in spiaggia in topless perché se lo fa sembra una sgualdrina, dobbiamo piuttosto ricordarle quale essere unico e speciale sia e proprio per questo dovrebbe valorizzare il suo corpo con un abbigliamento che le permetta di ottenere da tutti il rispetto che merita. Non dobbiamo invocare la censura per tutti quegli anticlericali che ne dicono di ogni contro il cattolicesimo, ma dobbiamo rispondere con gli argomenti in modo da dimostrare quanto siano infondate le loro accuse.
      Quanto all’esempio di Fabrizio sull’uomo che si scaccola, mi è venuto subito in mente l’allenatore della nazionale di calcio tedesca: nel vedere in tv quell’uomo mettersi le dita nel naso, la scena non mi ha dato fastidio, mi ha fatto ridere. Ma comunque, la domanda era perché uno dovrebbe tollerare spettacoli del genere in pubblico e la risposta è: per amore, perché tutti gli uomini commettono errori continuamente a cominciare da noi stessi e questo dovrebbe portarci ad essere più clementi verso le mancanze degli altri. Poi certamente rientra nella sfera dell’amore anche il dovere di ammonire il peccatore. Per esempio la fidanzata dell’uomo che si scaccola durante le conferenze potrebbe con delicatezza fargli notare che il suo mettersi le dita nel naso è controproducente perché porta il pubblico a ridere di lui e a non badare alle cose intelligenti che dice nel suo discorso. Qualunque scelta facciamo deve nascere dall’amore. A questo proposito chiudo con una poesia di Sant’Agostino:

      Sia che tu taccia, taci per amore.
      Sia che tu parli, parla per amore.
      Sia che tu corregga, correggi per amore.
      Sia che tu perdoni, perdona per amore.
      Sia in te la radice dell’amore,
      poiché da questa radice
      non può procedere se non il bene.

  20. Alessandro

    A proposito di pudore, castità (anche del linguaggio), rispetto umano e costumi da bagno…

    Così si regolava la beata Chiara Badano (1971-1990)

    “Nella biografia tracciata su di lei da Mariagrazia Magrini : “DI LUCE IN LUCE – UN SI’ A GESU’. CHIARA BADANO” (Ed. San Paolo) si legge tra l’altro:

    “In questi mesi faccio molta fatica a non dire parolacce e anche la tv spesso mi tenta, con film non proprio belli. Ogni volta chiedo un aiuto speciale a Gesù per farcela…

    Il suo comportamento è improntato a naturalezza: sta volentieri in compagnia… però non viene mai a compromessi quanto a serietà morale ed è risoluta nel respingere ogni eccesso di confidenze.

    Se la sua fedeltà alla visione cristiana della purezza non è condivisa da alcune compagne, non modifica la propria convinzione. Le affermazioni di una di esse fanno riflettere: “Nelle parole, Chiara non si lasciava andare ad espressioni contrarie alla castità o alla semplice buona educazione… Lei ne era molto convinta e sosteneva con forza la necessità che una ragazza difendesse la propria integrità”.

    E’ poi talmente motivata nell’orientamento di vita che riesce a mantenere una piena padronanza della propria affettività e, se si dà il caso, ha la forza di porre fine a un legame inopportuno.

    Di gusto fine, amante del bello, sa rinunciare fin da ragazzina a quanto nell’abbigliamento può esserle mezzo di provocazione, giungendo a rifiutare la minigonna che tanto l’attirava o a scegliere un costume da bagno intero, ‘olimpionico’, e non i due pezzi, così di moda.

    Ulteriore prova: il suo rifiuto durante le gite scolastiche ad accettare giochi “stupidi” nelle camere.”

    http://www.gesuconfidointe.org/public/Chiara_Badano.pdf

    1. Roberto

      @Fabrizio: è esattamente il senso in cui ho inteso usare la parola “tollera”. Il sinonimo più adatto è “permette”. Tutto ciò che accade, senza eccezione, accade solo perché Dio, quanto meno, lo permette. Il male è perciò sempre permesso ma mai voluto.

      E’ chiaro che nessuno di noi è sceso dalla Luna sulla Terra l’altro ieri; sappiamo bene in qualche società viviamo… ma c’è il fatto che una società, per poter sopportare senza censure tutta una serie di comportamenti esibizionistici, inevitabilmente deve comprimere la libertà in un’altra direzione. Sono come i due piatti di una bilancia: se uno sale, l’altro deve scendere.
      Un ambiente saturo dell’esibizione di sensualità e violenza può solo in parte anestetizzarsi, perdendo sensibilità, dall’altro divenire progressivamente più gretto e perdere pietà, e ancora perdere la capacità di dominare i propri moti passionali, perdendo libertà.

      http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2228&testo_ricerca=siano

      1. “Un ambiente saturo dell’esibizione di sensualità e violenza può solo in parte anestetizzarsi, perdendo sensibilità, dall’altro divenire progressivamente più gretto e perdere pietà, e ancora perdere la capacità di dominare i propri moti passionali, perdendo libertà.”

        Tanto per stare sulla cronaca vedi il caso delle “amiche” che filmano quella di loro che, ubriaca, viene violentata nel bagno di una discoteca… e naturalmente poi “condividono” 🙁

        Possiamo quindi meravigliarci se nessuna delle “amicizie” (sempre tra ENORMI virgolette) a cui Tiziana ha inizialmente “postato” le sue intime esibizioni, non le ha detto: “Tiziana, ma che stai facendo? Che ti dice la testa?!?!”

        Così quando la testa ha ripreso a “funzionare” era tardi!
        La vergogna e la menzogna dell’Accusatore – la menzogna è: “per te non c’è speranza!” (occhio a dire “era già morta”) – hanno fatto il resto…

  21. Rachele

    “Quindi i nostri bambini potrebbero essere costretti – anche alla scuola dell’obbligo, e sottolineo obbligo (se non ci mandi i tuoi figli commetti un reato) – ad assistere a lezioni dai contenuti profondamente contrari alle nostre convinzioni, in materie non facoltative”.

    In realtà è differente: la scuola che da sempre noi pensiamo essere “dell’obbligo” non è assolutamente obbligatoria: lo è l’istruzione. Ed è tutto qui il nodo, ma prima mi spiego partendo dall’obbligatorietà.
    Nel momento in cui il genitore desidera che i propri figli non frequentino la scuola, è legittimato a farlo attraverso l’educazione parentale (dall’articolo 111 del decreto legislativo n. 297/94): deve dimostrare di averne la competenza (allegando curriculum e interessi) e/o le facoltà economiche (per dimostrare che non manda il figlio a zappare, primariamente, in seconda istanza, casomai, per remunerare l’istitutore privato).
    Nel momento in cui i genitori (entrambi, sempre) e i figli (la comunicazione e le scelte si compiono insieme, in famiglia) scelgono consapevolmente di non avvalersi dell’istruzione scolastica, debbono sapere solo che, se un domani i figli desiderassero ‘rientrare’ nella scuola, dovrebbero sottoporsi ad un esame di ‘fine ciclo’ per accedere a quello successivo. In Italia la formazione scolastica è propedeutica al ciclo di studi successivo: per cui io sono libera di non istruire i miei figli a scuola, ma se desidero che essi abbiano una ‘validazione’ del percorso di studi effettuato, debbo far sì che si sottopongano ad un esame (gratuito, per legge, da parte dell’istituto scolastico più vicino a casa o di fiducia). Se poi i figli desiderano tornare a scuola, procederò con la documentata licenza elementare o media, altrimenti conserverò i documenti e me li terrò ancora a casa.
    Detto questo: mia figlia è stata un’homeschooler (come si dice in gergo) durante l’epoca della scuola media e anche i vigili urbani mandati dal Dirigente (ne ha la facoltà) constatarono che forse mia figlia avrebbe imparato anche non andando a scuola. A proposito dello spauracchio della ‘socializzazione’ che viene propinata sin dal termine dell’esogestazione (primi 9 mesi di vita del bambino): in realtà, John Holt, che ha scritto le più belle pagine sia sull’homeschooling, sia sull’unschooling (rispettivamente stanno per “si fa a casa ciò che fai a scuola” e “facciamo tutt’altro rispetto a quello che si fa a scuola”), dimostrò che la socializzazione scolastica non esiste. La scuola – a parere di Holt e non solo – , a parte obbligare un gruppo di coetanei a convivere 5 o più ore al giorno magari detestandosi o altro, subendo l’umore, l’opinione, il carattere e la capacità educativa di un adulto gerarchicamente superiore, obbliga il bambino a studiare argomenti e discipline che non gli interessano o non nel modo in cui egli sarebbe facilitato a comprenderle. Ora, a parte il discorso filosofico sulle capacità dei docenti di “tirar fuori” (ex-ducere) le competenze da ogni singolo discente (anche quello antipatico) debbo ammettere che in molte situazioni si denotano scontri aperti tra le capacità dell’alunno e il come gli vengono trasmessi gli insegnamenti (pensiamo a quanti bambini bollati come “deficienti” hanno solo dislessia o altro).
    Detto questo concludo il mio raccontino personale sottolineando che mia figlia (che ora frequenta il liceo classico-linguistico con profitto, quindi 3 anni di medie a casa non sono stati spazzatura), che è sempre stata a catechismo e agli scout, ha frequentato un ambiente professionalizzante prevalentemente adulto (una scuola di cucito estremamente interessante) ed è un’adolescente di tutto rispetto (scenate, crisi ormonali, pianti, cotte eccetera), è l’unica di una classe di 18 femmine quindicenni che hanno tutti 8 e 9 in pagella, a sapere in che fase del ciclo si trova facendo pure le dovute deduzioni sul proprio stato di salute (“Con tutto l’antibiotico che ho preso, temo che l’ovulazione tardi, questo mese”).
    Digressione (breve, lo giuro) sui termini ingannevoli “scuola dell’obbligo”/”istruzione obbligatoria”: è questo quello che ci frega, riallacciandosi a tutti i pensieri che Costanza ha compiuto scrivendo del fatto che la scuola deve parlare di Petrarca e di Pitagora, ma non di sesso. Se i genitori, ammettendo che ha fatto loro comodo delegare all’altro la formazione dei propri figli (cosa che accade dal momento del concepimento, ndr), capissero che la scuola nonobbligatoria deve ISTRUIRE obbligatoriamente, si renderebbero conto che il sesso non può essere insegnato poichè non è materia d’esame, né di voto. Ergo, la materia che non può essere valutata, non può essere insegnata a scuola, mentre lo sono il Teorema di Euclide e Cicerone. Basterebbe questo, ma molti genitori non desiderano autonomia, ma che lo Stato decida per loro cos’è meglio per i cittadini di domani: e qui accade il “patatrac”.

    Per chi desiderasse informazioni in più: http://educazioneparentale.org/ http://www.controscuola.it/

    Scusate la mancanza di sintesi.

  22. Cecilia

    Una precisazione: l’epidemia di dislessici e compagnia non ha molto a che fare con il fatto che a scuola non si facciano più dettati con aste e pallini,: la dislessia ha origini in larga parte genetiche e qualora considerassimo anche i fattori ambientali, non si può liquidare certamente il problema in questo modo. Sull’incidenza di tali fattori, per quanto concerne i DSA, la scienza sta ancora indagando: lasciamo parlare chi è informato, evitando grossolanità. I dislessici, inoltre, non usufruiscono dell’insegnante di sostegno, hanno semplicemente bisogno di strumenti dispensativi e compensativi. Da mamma di tre dislessici e da insegnante non tollero che si tirino in ballo argomenti come questi in modo così superficiale.

    1. Dubito che la signora Miriano possa essere tacciata di superficialità o di essere persona che ‘liquida’ probemi. Al contrario.

    2. anna

      Signora cecilia, condivido pienamente con lei. la dislessia, e il dsa in generale, è sempre esistito, solo che qui in italia ci si è mossi troppo tardi – i paesi del nord europa tanto criticati dalla sig.ra miriano già dali anni 40 si erano accorti del problema… – e la sessa signora confonde un pò le cose, come ha fatto in altre occasioni…. i dsa inoltre non hanno il sostegno, e i colleghi di sostegno sono persone non incapaci ma molto preparate e professionali che ci danno una mano quotidianamente a scuola insieme agli assistenti.. se non si è addentro a certe problematiche, sarebbe meglio lasciar perdere questi argomenti…. per cui , come insegnante e come donna e mamma, condivido il suo pensiero, signora cecilia… che da quel che leggo è anche una collega…. abbiamo sempre a che fare con pdp e strumenti compensativi/dispensativi che aiutano questi bambini/ragazzi a vivere la scuola nel migliore dei modi, ricordiamoci che per loro sono molto utili le attività di drammaizzazione, di musica, di manipolazione – ceramica e altro – e che molti dsa sono diventati persone molto famose e in gamba – einstein, leonardo, e molti attori…. non esiste solo la scuola di pallini e asticelle, sarebbe troppo riduttivo, anche se molti insegnanti se è il caso adottano anche quelle…. tutto ciò per ribadire alcuni concetti, e per dire che qusto argomento non c’entra proprio nulla con quello dell’articolo, e vorrei ribadire che oramai l’educazione sessuale a scuola non esiste più, le asl non hanno pù fondi x mandare il personale nelle scuole, e sinceramente trovo molto più utile gli interventi delle forze dell’ordine che vanno nelle varie scuole a fare interventi sul bullismo e sull’uso intelligente di internet.

      1. Enrico

        ‘ l’educazione sessuale a scuola non esiste più, le asl non hanno pù fondi x mandare il personale nelle scuole, e sinceramente trovo molto più utile gli interventi delle forze dell’ordine che vanno nelle varie scuole a fare interventi sul bullismo e sull’uso intelligente di internet.’

        Dalle mie parti per il progetto ‘W l’amore’ non viene il personale dell’Asl a scuola, sono gli insegnanti stessi che partecipano al progetto. Solo per l’ultima lezione i ragazzi sono andati al consultorio dell’Asl, ma cosa abbiano detto e se, come correva voce, abbiano regalato un profilattico non lo so perché quella mattina sfortunatamente 😉 mia figlia non stava bene. C’è da dire che in questa maniera (usando i prof) la Asl risparmia ma il progetto viene depotenziato perché non è detto che i professori, anche se hanno aderito al progetto (anche per evitare noie immagino), facciano lezioni ‘pro-gender’.
        Concordo sul fatto che siano più utili interventi delle forze dell’ordine su bullismo ed internet a patto che a scuola ci vadano militari preparati a parlare a bambini e ragazzi.

  23. Fabrizio Giudici

    Costanza ha scritto “disgrafici, discalculici e dislessici”. Anche la disgrafia e la discalculia sono, strettamente parlando, patologie. Se si legge bene la frase, mi pare chiaro che i termini sono stati usati in senso lato, ovvero non di manifestazione patologica, ma di incapacità (a scrivere correttamente, a far calcoli correttamente, a leggere correttamente). In altre parole, ha fatto presente che la scuola moderna è fallimentare, in quanto non in grado di insegnare a scrivere, far di calcolo e leggere. Figuriamoci se posso accettare che insegni cose ben più impegnative.

    @Beatrice
    D’accordissimo sui totalitarismi, non sto a ripetere quello che hai scritto. Tuttavia, non sono d’accordo con alcune sfumature. Come scrivevo ieri, noi non siamo riusciti ancora a prendere le misure al liberalismo. Noi non dobbiamo né chiedere una teocrazia, né però considerare tutto legittimo su un piano di simmetria. Questo problema si riassume di fatto nella polemica sulla posizione sulla “libertà religiosa” che è stata dichiarata al CVII. Si dimentica che esistono due piani: uno metafisico ed un fisico. La libertà di pensiero, di espressione e di pratica religiosa che pretendo per me sul piano civile certamente è giusto che la riconosca anche agli altri; ma è una considerazione pragmatica e contingente per la convivenza ed evitare un male peggiore, che potrebbe essere una guerra di religione (come successo in passato: ricordavo ieri che il pensiero liberale è figlio di quella stagione). È un sistema di regole di compromesso che poi, se gli altri le rispettano nei miei confronti, io rispetterò nei confronti degli altri.

    Se però osservo che alla lunga questo compromesso porta a conseguenze altrettanto gravi di quelle che evita (e siamo sulla strada giusta), torno sulla premessa che non è una questione immanente, cioè non è basata su una legge divina. Come ho scritto, è invece una posizione pragmatica e contingente. Tuttavia, vedo che troppo comunemente questa cosa viene effettivamente elevata a principio metafisico. Non c’è nessun diritto metafisico ad essere atei, islamici, ebrei, buddisti. È un peccato. C’è differenza tra tollerare un peccato e difendere il diritto a commetterlo. C’è una differenza tra rigettare, giustamente, una teocrazia, rigettare giustamente le conversioni forzate, accettare la libertà di culto; e mettere tutto sullo stesso piano. Faccio presente che ormai vediamo già molti paradossi: il satanismo viene riconosciuto come religione legittima e messa sullo stesso piano del cristianesimo. Questo implica che lo Stato riconosce il diritto, costituzionalmente sostenuto, a profanare il Corpo del Signore. Non posso accettare questa cosa. È peggio di una guerra. Ripeto: è peggio di una guerra. Anche perché poi, se si lascia fare, la guerra arriva comunque. È l’ennesima violazione di quel “senza di me non potete far nulla”.

    Quale sia la giusta posizione tra i due eccessi non lo so. Mi pare che non lo sappia nessuno. Però Benedetto XVI invitò a pensare ad uno stato costruito sul principio “etsi Deus daretur”, che è l’opposto i quello che abbiamo oggi; pur chiarendo di non voler certo conversioni a forza. Quindi c’è una terza via che dobbiamo cercare. Faccio anche presente che certe analisi sostengono che sia il totalitarismo religioso (incluso quello dei regimi pseudo-cattolici, come l’ancien régime francese), sia il totalitarismo ateo, sia il liberalismo (che poi alla fine arriva a forme di totalitarismo) sono frutto della rottura del corretto equilibrio tra Impero e Chiesa che fu rotto in epoca medievale (come punto di svolta, proprio Lutero). Non è che ovviamente tutto fosse rose e fiori prima: mai è esistita l’età dell’oro e, come scrivi, sulla Terra non potrà mai esistere. C’erano incursioni cesaropapiste da parte degli imperatori e incursioni politiche da parte dei papi. Ma erano scostamenti dall’ordine ideale, mentre oggi non abbiamo più neanche un modello di ordine ideale. Quindi c’è qualcosa della modernità che non dobbiamo difendere, essendo stata la causa della rottura di questo equilibrio.

    Quanto all’esempio di Fabrizio sull’uomo che si scaccola, mi è venuto subito in mente l’allenatore della nazionale di calcio tedesca: nel vedere in tv quell’uomo mettersi le dita nel naso, la scena non mi ha dato fastidio, mi ha fatto ridere. Ma comunque, la domanda era perché uno dovrebbe tollerare spettacoli del genere in pubblico e la risposta è: per amore, perché tutti gli uomini commettono errori continuamente a cominciare da noi stessi e questo dovrebbe portarci ad essere più clementi verso le mancanze degli altri.

    No, io non penso di doverlo tollerare. Traparentesi, forse il paragone è un po’ fuori obiettivo. Io non so a quale episodio ti riferisca, ma se il signore è stato ripreso a bordo campo durante la partita dal solito zoom ficcanaso, ha molte scusanti perché non si suppone che qualche decina di migliaia di spettatori sugli spalti e qualche milione per tv stiano a guardare quello che fa lui. Semplicemente non si è reso conto che lo stavano riprendendo. Se uno si cambia costume senza precauzioni perché si trova su una spiagga deserta, e non si è accorto di qualche guardone lo sta spiando con un cannocchiale, non gliene faccio una colpa. O perlomeno è molto leggera. Diverso è se uno lo fa durante una conferenza stampa, mentre l’attenzione di tutti è su di lui.

    1. Fabrizio Giudici

      “fu rotto in epoca medievale” – Ovviamente intendevo: “fu rotto all fine del Medioevo”.

    2. Luigi

      Fabrizio,

      ai tuoi dubbii è già stata data una risposta, tanto dalla dottrina quanto anche qui, fra i commenti.
      È stato Roberto, più su, a ricordare la fondamentale differenza tra “foro interno” e “foro esterno” (bravo! Pensavo che ormai non la conoscesse più nessuno…)

      È in foro interno che la Chiesa ha giustamente sempre garantito, salvo casi eccezionali, la libertà di ognuno; meglio ancora, il libero arbitrio, giacchè la libertà è solo l’adesione alla verità. Se io invece impiego il libero arbitrio per agire il male, la mia non è più libertà, ma licenza.
      Ecco perché, in pieno Medio Evo, a Roma c’erano sinagoghe e prostitute. Ecco perché le squadre che irrompevano nelle case private a controllare i privati comportamenti dei cittadini erano invece nella Ginevra di Calvino.

      Ma in foro esterno no, questo non è formalmente consentito.

      Non per imporre la moralità per legge – nessun ha potuto mai cattolicamente pensarlo – ma perché ci sono i deboli, gli umili, i piccoli (cioè tutti noi, dicendola chiaramente) che non devono essere scandalizzati, o peggio.
      Ecco perché si punivano per legge l’aborto, o certa stampa, o i vestiti non decorosi. Perché non ci fosse scandalo, che a parte ogni altra considerazione è comunque suscettibile di incrinare l’ordine pubblico.
      E nemmeno era lo Stato, ovvero il potere temporale, a definire l’insegnamento morale, ma la Chiesa. Cioè l’autorità spirituale; non si trattava quindi di un sistema teocratico o di “Stato etico”.

      A parte ogni eventuale discorso riguardante la dignità della carica, che potrebbe anche suonare ridicolo nel caso del ministro in questione, su una spiaggia pubblica non dovrebbe essere permesso il topless. Punto.
      Perché ci sono persone che da questo potrebbero essere portate alla confusione, per non dire di più.
      E in un luogo sottoposto alla sua autorità, lo Stato non ha il diritto, ma il dovere di vigilare sui comportamenti contrari al decoro. Allo stesso modo per cui ha il dovere di controllare che la gente non si spari, non rubi, non schiamazzi.

      Ecco anche perché, in tempi più civili, esistevano la Sacra Inquisizione, l’Indice dei libri proibiti e altre realtà che lottavano contro la diffusione di idee e comportamenti “licenziosi”.
      O perchè, nel Novecento, la Santa Sede stipulò i Patti Lateranensi o il Concordato con la Spagna di Francisco Franco y Bahamonde (orrore!).

      Mi tocca infine correggere l’osservazione sul “prendere le misure” al liberalismo.
      Esse sono state prese, infallibilmente. Il liberalismo è infatti condannato dalla Chiesa; basta leggersi l’Enciclica “Quanta cura” e l’annesso “Sillabo”, del beato Pio IX. Non che queste siano un unicum, per altro.
      Tra Settecento e Ottocento le condanne pontificie di libertà di pensiero, opinione, religione si susseguirono, implacabili. Per dire, la lettura della “Mirari vos” di papa Gregorio XVI è ancora oggi straordinaria, a cominciare anche solo dalla bellezza della lingua.

      Non so per quale motivo, ma sembra che solo la condanna novecentesca del totalitarismo nazista sia stata assimilata dai cattolici. Già quando si passa al comunismo i distinguo, quando non i veri e propri mal di pancia, diventano numerosi.
      Per il liberalismo non ne parliamo. Sembra sia quasi meglio di quel dogma, obliato ormai, che si chiama “Regalità sociale di Nostro Signore”.

      Quanto alla pulizia nasale in foro esterno :-D, mi è venuto in mente questo bellissimo articolo:
      https://mienmiuaif.wordpress.com/2016/09/10/perche-la-forma-e-sostanza

      Ciao.
      Luigi

      P.S.: grazie, Alessandro, per aver ricordato la beata Chiara Badano e il suo esempio.

      1. Alessandro

        Luigi

        “grazie, Alessandro, per aver ricordato la beata Chiara Badano e il suo esempio”

        Grazie a te!

      2. Roberto

        (bravo! Pensavo che ormai non la conoscesse più nessuno…)

        @Luigi: grazie, il merito iniziale è da ascrivere al vecchio sito di TotusTuus, senza il quale chissà, forse sarei ancora qua a campare aspettando che l’erba cresca…

  24. Fabrizio Giudici

    @Luigi Mi tocca infine correggere l’osservazione sul “prendere le misure” al liberalismo.
    Esse sono state prese, infallibilmente. Il liberalismo è infatti condannato dalla Chiesa; basta leggersi l’Enciclica “Quanta cura” e l’annesso “Sillabo”, del beato Pio IX. Non che queste siano un unicum, per altro.

    Ma lo so bene: io non parlavo di Magistero, ma di cultura di base del popolo cattolico. Però poi c’è stato il CVII e tutta una serie di interpretazioni dubbie sulla “libertà”, incluso un tentativo, in gran parte riuscito, di dichiarare “obsoleto” quello che c’era prima del Concilio. I critici delle parti ambigue del CVII – tanto per dirne uno, Lefebvre – proprio sulla base della “Quanta cura” e del “Sillabo” (e di altre) hanno sollevato le loro perplessità (so che lo sai, ma qui lo scrivo per tutti). Ma erano quattro gatti: furono isolati dalla maggioranza dei vescovi anche conservatori – che pure avevano fortissime perplessità, ma alle idee non seguì azione coerente – e poi sappiamo come è andata a finire. GPII e BXVI hanno lavorato molto per rimettere a posto le ambiguità del CVII, ma su questo particolare argomento evidentemente non sono stati molto chiari. Tant’è che ci sono certi vescovi che da tempo chiedono un nuovo Sillabo (*). Sarebbe ridondante, perché c’è già il Magistero precedente, tuttavia se un documento cade nel dimenticatoio è bene ribadirlo.

    (*) Certo non al pontificato attuale: inorridisco solo al pensiero di cosa verrebbe fuori.

    1. Luigi

      “Ma lo so bene: io non parlavo di Magistero, ma di cultura di base del popolo cattolico”

      Ops, avevo proprio malcompreso.
      Del resto ci troviamo d’accordo sul fatto che, dell’insegnamento antiliberale, ormai non si ha quasi più contezza nel popolo cattolico.
      Come di molti altri insegnamenti, per la verità.
      Ieri, ad esempio, Bariom ricordava niente meno che i “Novissimi”…

      Ciao.
      Luigi

  25. Fabrizio Giudici

    “Ops, avevo proprio malcompreso.”

    No problems. Repetita iuvant, anche per tutti quelli che leggono senza partecipare al discorso, proprio tenendo in considerazione delle carenze culturali del popolo cattolico.

    Comunque, ribadisco un punto: non è che la Chiesa insegna e il popolo è un cattivo discente (è anche così, certamente). È che la Chiesa da un po’ insegna male. Nel momento in cui hai preti e ora pure vescovi (*) che mettono la Costituzione tra gli insegnamenti che devono costituire “bussola” al pari del Magistero, la gente cosa dovrebbe pensare?

    (*) Monsignor Lorefice, vescovo di Palermo, quello che va in bicicletta dentro la chiesa: “La bussola di ogni cittadino di questo Paese, in un cammino comune al di là degli steccati, deve essere la Costituzione della Repubblica italiana “.

    1. Che si può anche intendere: “Per chi non ha Altro, almeno sia la Costituzione della Repubblica” (in attesa che Altro sia conosciuto e vivifichi e santifichi anche la Costituzione) 😉

      1. Fabrizio Giudici

        “Per chi non ha Altro, almeno sia la Costituzione della Repubblica”

        Ci sarebbe già qualche obiezione da fare, comunque non è un vescovo che deve dare questo insegnamento.

  26. ola

    “Ecco perché, in pieno Medio Evo, a Roma c’erano sinagoghe e prostitute. Ecco perché le squadre che irrompevano nelle case private a controllare i privati comportamenti dei cittadini erano invece nella Ginevra di Calvino.”

    @Luigi sul piano teorico mi sembra di aver compreso il tuo ragionamento, ma all’atto pratico – cosa lo Stato etico dovrebbe tollerare e cosa no – rimango ancora un po’confuso: perche’secondo te sinagoghe e prostitute si’e il topless no? E’una questione se vogliamo di “pubblicità” della cosa o della misura dello scandalo che ne puo’derivare?

    1. Luigi

      Veramente avevo scritto il contrario: non è Stato etico.
      E comunque non è “secondo me”, la differenza tra foro interno ed esterno è dottrina cattolica.

      Il topless “no” era inteso, chiaramente, su spiagge pubbliche.

      Ciao.
      Luigi

      1. ola

        Hmm ok su cosa sia lo stato etico si può discutere, ma la mia domanda rimane aperta.
        In base a cosa sinagoghe e prostitute si e topless no?

        1. Roberto

          Lo Stato etico può essere definito proprio come un’autorità intenzionata a imporre un’etica in foro interno attraverso l’uso della forza.

          Impedire il diffondersi della corruzione è invece istanza relativa al bene comune: membra di una società corrotte si imbarbariscono e imbarbariscono, e d’altra parte l’appannamento delle coscienze offusca la percezione della legge naturale. I fatti di cronaca ce ne danno continuo riscontro.

          E’ sì problema legato allo scandalo, e alle considerazioni combinate che: una repressione del male che può generare un male maggiore, e che gli effetti del peccato originale non si possono sradicare attraverso la sola legge.

          Il divieto odierno, che so, di organizzare o assistere a combattimenti tra cani nasce probabilmente da vagheggiati e insussistenti “diritti degli animali”. Mentre un tempo esso nasceva dalla consapevolezza che assistere a certe manifestazioni di violenza inaridiva l’animo, corrompeva, come anche assistere a spettacoli licenziosi, ecc.

          La repressione di tali manifestazioni però non diventava così capillare da poter credere di sradicare questi fenomeni: l’obiettivo consisteva nell’arginare e impedire a curiosi, imprudenti, sciocchi, di fare certe esperienze e corrompersi inconsapevolmente, così che poi tale corruzione si diffondesse nel corpo sociale.

          Coloro che volontariamente desideravano la corruzione erano ben in grado di soddisfare tale loro desiderio, e di questo si era coscienti, come pure si era coscienti dell’impossibilità di impedire che ciò accadesse con il solo uso della forza repressiva.

          Se la pressione in tal senso si faceva troppo forte, si poteva optare per la “licenza”; consentire certe manifestazioni del libero arbitrio di aderire al male, purché fossero contenute in una ideale camera stagna: soluzione non ideale ma che chiarisce la differenza tra corruzione a livello personale, che è preoccupazione prima di tutto della Chiesa, e corruzione a livello sociale che è (anche) preoccupazione di ordine pubblico e perciò (anche) dello Stato. Per questo si mettevano in galera i pervertiti che non solo si rotolavano nelle loro perversioni ma volevano farne pubblicità attraverso libelli ecc. Per questo si è cercato in ogni modo di sdoganare la pornografia: il punto è sempre uno, chi davvero fu così sciocco da credere in buona fede che la questione fosse solo “liberale” (chi vuole il porno ne usufruisce e gli altri no) non credeva nel peccato originale. Chi crede nel peccato originale sa che diffondere germi di corruzione nel corpo sociale ucciderà il corpo sociale stesso. Che è quello a cui assistiamo oggi. C.V.D.
          [per questo, mi permetto di insistere, tale presunta e falsa libertà si contrappone alla nostra libertà di educare i figli: la diffusione della corruzione li (mal)educa, questa è cosa che si sa già dai tempi di Sodoma e Gomorra]

        2. Luigi

          Ola,

          perché appunto sinagoghe e prostitute erano in “foro interno”. Non veniva concessa propaganda o manifestazioni in foro esterno, per quanto ne so.
          Idem per il topless, come per certi abbigliamenti maschili (tipo il costume microslip volto a esaltare “gli attributi”) perché in foro esterno.
          Se tali comportamenti fossero manifestati su una spiaggia privata, non li terrei per “sanzionabili” legalmente.

          Ringrazio Roberto per il commento – condiviso – sullo Stato etico.

          Ciao.
          Luigi

          1. ola

            Luigi e Roberto, grazie per le risposte.
            In particolare questa parte mi ha chiato il punto:
            “La repressione di tali manifestazioni però non diventava così capillare da poter credere di sradicare questi fenomeni: l’obiettivo consisteva nell’arginare e impedire a curiosi, imprudenti, sciocchi, di fare certe esperienze e corrompersi inconsapevolmente, così che poi tale corruzione si diffondesse nel corpo sociale.
            Coloro che volontariamente desideravano la corruzione erano ben in grado di soddisfare tale loro desiderio, e di questo si era coscienti, come pure si era coscienti dell’impossibilità di impedire che ciò accadesse con il solo uso della forza repressiva.”
            E anche questo:
            “Se tali comportamenti fossero manifestati su una spiaggia privata, non li terrei per “sanzionabili” legalmente.”
            I bordelli di ogni eta’verosimilmente non erano privati ma ad accesso pubblico, pero’gia’il fatto che appunto non si potesse fare “pubblicità” – al contrario di oggi – rendeva piu’difficile la loro diffusione.
            Cosi’come per la spiaggia privata del tuo esempio: magari appartiene ad un club privato che fa pagare una tessera, la voce si sparge e sempre piu’gente vuole entrare a farne parte.
            Ma almeno lo Stato formalmente fa la sua parte per non alimentare il vizio.

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