Le donne nella Chiesa sono il vento

veliero

di Costanza Miriano   articolo già pubblicato su Il Foglio e sul blog nel dicembre 2013 

Non che corra il rischio, per carità, ma sono ben contenta di non essere Papa (sono già rappresentante di classe). Mi troverei subito a dover affrontare la questione delle donne nella Chiesa, e non saprei davvero da che parte cominciare. Perché si può costruire un albero, si può tessere la stoffa per la vela e montarla, ma non si può programmare il vento. L’uomo nella vita della Chiesa è la struttura, è l’albero. A volte è così forte che è anche il motore, ma il vento sono le donne. Nella dinamica trinitaria di cui l’uomo, maschio e femmina, è immagine e somiglianza, se l’uomo è Gesù Cristo, è la donna che come lo Spirito Santo dà la vita. Ma lo Spirito, il vento, come possono essere scritti in un organigramma? Come si può dare un posto al vento?

Eppure lo si deve fare: lo dice il Papa, lo pensano in tanti e per inciso lo penso anche io. La voce delle donne deve essere più ascoltata nella Chiesa, e non solo quando una si fa notare per qualcosa di speciale, quando ha un carisma speciale. Dovrebbe essere così, che il vento spinge la vela, sempre, ordinariamente. Semplicemente perché è così che funzionano le cose.

Non il sacerdozio alle donne, dunque: la questione non è mai stata veramente aperta, e poi il pastore è un uomo, deve esserlo, perché è la sua struttura antropologica che lo porta a essere guida, a essere quello che indica la strada, quello che prende su di sé i colpi per difendere le sue pecore. Il principio petrino è tutto imprescindibilmente maschile (un mio amico sacerdote dice che se Gesù fosse stato donna non si sarebbe lasciato mettere in croce, si sarebbe preoccupato troppo di lasciare da soli i discepoli, e io, da mamma, confermo). Non la porpora cardinalizia, un contentino che solo clericalizzerebbe le donne, come ha appena detto il Papa, lasciando tutta aperta la questione femminile.

Ma il principio mariano precede quello petrino, scrive il Catechismo. In che forma si potrà arrivare a una maggiore attenzione, un ascolto più sistematico di tante sorelle, laiche o consacrate, davvero non saprei, e non invidio chi dovrà plasmarla, questa forma, magari procedendo per tentativi ed errori e avvicinamenti. So di certo che contrariamente a quanto proclamato dall’ideologia del gender lo sguardo femminile e quello maschile hanno due campi visivi completamente non sovrapponibili.

Per dire, una volta con mio marito abbiamo incontrato un’amica, tutta agitata. Scuoteva il cellulare più o meno come una maracas: “Ho litigato con Andrea e non riesco a chiamarlo, mi si è rotto l’iPhone”.“Argh, hai litigato con Andrea?!” – ho gridato io, esattamente all’unisono con mio marito: “Argh, ti si è rotto l’iPhone?!” Questione di priorità.

L’uomo vuole modificare il mondo, fecondarlo, dandogli una forma, plasmandolo. L’uomo ama risolvere problemi, per questo, tanto per dirne una, gli piace la tecnologia, che gli permette di fare nuove cose. Ama i film d’azione, o i videogiochi, o comunque mettersi davanti a situazioni problematiche e cercare una soluzione. L’uomo esce fuori di sé e agisce.

La donna è più attenta alla dimensione interiore, alle relazioni, ai rapporti. Più che uscire accoglie, più che agire interagisce. La donna è pensata per essere ciclica: volente o nolente una volta al mese si resetta, e questo le permette di rimanere in contatto con la realtà. E nel suo essere ciclica è legata alle stagioni, al tempo, di cui è complice perché lei sa che il tempo è gestazione, è tempo per qualcosa. È attesa per qualcuno. Più interiorizzata – scrive Pavel Evdokimov ne La donna e la salvezza del mondo – più vicina alla radice, la donna si sente a proprio agio nei limiti del proprio essere e con la sua presenza riempie il mondo dall’interno. Poiché alla donna è affidata la vita quando è debole, nel suo formarsi, lei si ricorda che bisogna mangiare, dormire, non si scorda la natura. La donna è l’enciclica che Dio ha regalato a tutta l’umanità, prima che i Papi la riservassero ai soli cattolici.

Questa complementarietà è fondamentale. Quando Dio crea l’uomo a sua immagine la Genesi non dice né che lo fa intelligente, né che lo dota di anima, di volontà. Non dice niente di tutto questo. Dice solo maschio e femmina. Giovanni Paolo II chiedeva ai suoi più stretti collaboratori quante volte al giorno leggessero quel passo. “Dovete farlo, più e più volte ogni giorno, perché lì c’è tutta la verità sull’uomo”. Questa complementarietà è essenziale, e, a volte poco ascoltata nella Chiesa, potrebbe forse segnare il passaggio a una nuova stagione: da una chiesa cristologica a una chiesa trinitaria. La donna, esperta di maternità, di vita, di sofferenza, è dentro la realtà in modo viscerale. C’è una particolare connivenza tra lei, che è messa di fronte ai misteri più gravi della vita, e lo Spirito datore di vita e consolatore. La donna lotta per l’uomo, per la sua salvezza, è per lui come uno specchio positivo che gli mostra il bene e il bello possibili. È predisposta al dono di sé, e infatti si realizza quando può donarsi, che sia a dei figli di carne o no.

Se il messaggio di Gesù è dare la vita, l’unica gara lecita tra uomo e donna è sul dare la vita o lavare i piedi. Ben strana gara questa. Questo è il tipo di emancipazione su cui sarebbe bene riflettere. Questa è la complementarietà che trasforma i problemi in occasioni di novità (a patto che non debba essere io a capire come).

 

 

leggi anche Lettera al Papa

 

14 pensieri su “Le donne nella Chiesa sono il vento

  1. Stefano

    Sarebbe bello se il Papa istituisse un suo consiglio femminile composto da mogli/mamme e consacrate a cui chiedere pareri soprattutto su certi temi (mi immagino il Papa riunito con tutte queste donne mentre legge loro un documento e poi chiede:”Voi che ne pensate?”).

  2. Maria cristina

    Bellissima la frase sull’unica gara lecita…ribalta la questione rispetto a come è posta dai media….

  3. Enrico

    Stefano,
    io non so come si possa fare a dare più spazio alla donna nella Chiesa, concordo con Costanza che non può essere dando la porpora cardinalizia (magari mettendo anche una certa quota rosa obbligatoria nel collegio cardinalizio). Bisognerà pensarci e se papa Francesco vuole sentire qualche proposta, ben venga.
    Non basta dire: la Chiesa è vicina alle donne, ai divorziati, agli omosessuali ecc. e poi non fare nulla per mettere in pratica le belle parole. Ci vogliono proposte, idee, tentativi. Lo Spirito Santo aiuterà le cose buone a trionfare.

  4. Ale

    “Un mio amico sacerdote dice che se Gesù fosse stato donna non si sarebbe lasciato mettere in croce, si sarebbe preoccupato troppo di lasciare da soli i discepoli, e io, da mamma, confermo”

    E che ne pensate, entrambi, di quelle martiri cristiane che si sono fatte uccidere per Gesù, anche lasciando i figlioletti orfani?

    1. Thelonious

      Direi che coi “se” e coi “ma” la storia non si fa.
      Pensare a cosa avrebbe fatto Gesù se fosse stato donna mi pare abbia la stessa utilità sull’interrogarsi sul sesso degli angeli

  5. Gentile Signora Costanza,

    come sappiamo o dovremmo essere informati da catechesi ufficiale della Chiesa:

    Pietro ha le Chiavi dell’ infallibilita’ in materia. del deposito della Fede Cattolica Cristiana.

    L’assistenza dello Spirito Santo, immanente, mantiene, protegge, vivifica e rinnova da 2000 anni la Chiesa di Cristo= Suo Corpo Mistico:

    “il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno”.

    A suo Tempo e Luogo la Chiesa con la sua Parola, Tradizione e Magistero, non ha mai lasciato fuori nessun anima dal “Banchetto del Re”, a noi solo continuare a servire la Chiesa con Buona Volonta’.

    Non diventiamo “canne sbattute dal vento” di curiosita’ mondana verso cio’ che non ci “riguarda”.

    Lasciamo a chi di competenza l’ ortodossia Catechetica alle varie Vocazioni dei suoi figli e figlie nell’ambito dell’Ordine ecclesiastico perche’ “molteplici sono i Carismi dello Spirito Santo”.

    Preghiamo lo Spirito Santo, prossima domenica Sua festa, che ci aiuti a rimanere fedeli nella Fede evangelica e continui ad elargire i suoi doni ed assistenza alla Chiesa come promesso:

    “Fino alla consumazione dei secoli” .

    Cordiali saluti e auguriamoci la nostra presenza nel Cenacolo di Gerusalemme per essere consacrati e confermati nella Verita’ della Parola.

    Paul

  6. Pingback: Diaconato Femminile da Papa Giovanni Paolo II a Papa Francesco

  7. Enrico Locatelli

    Cara Costanza,
    credo che non solo la donna vada valorizzata: tutti ne abbiamo bisogno. La questione coinvolge la Chiesa nel suo complesso, non solo il ramo femminile. Da alcuni decenni (o dai tempi dell’Illuminismo? vedi p.e. la soppressione degli ordini contemplativi) la Chiesa si è votata sempre più all’azione pragmatica: essere sale del mondo per molti coincide col miglioramento delle strutture sociali o delle condizioni materiali di vita degli ultimi.
    Ovvia obiezione: non è sempre stata attenta a queste cose? Certo che sì, ma senza ad esempio costituire istituti bancari. Obiezione preoccupata: perché, gli istituti bancari sono creazioni del demonio? Penso di no, ma sono uno dei vertici di quella strutturalizzazione della Chiesa (e della società) che tolgono spazio alle iniziative nuove. In altre parole, vanno bene le strutture, purché marchino rigorosamente i limiti della propria azione e vi si attengano. Le strutture devono essere isole, eccezioni nell’oceano dello Spirito.
    Ma, si potrebbe ancora obiettare, dove mai ci condurrebbe uno spontaneismo destrutturato? La risposta sta nella riscoperta di valori che il mondo moderno ha connotato come superati: l’onestà, il coraggio, il senso del dovere… la lista è evidentemente incompleta, ma per completarla basta fare riferimento al valore che li compendia tutti: l’amore. Con questo valore si può affrontare qualsiasi spontaneismo, qualsiasi avventura. Che si riesca o si soccomba (cioè: che si viva o si muoia) il successo è assicurato. “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?”. Perché aver paura di affrontare le imprese più difficili, se lo Spirito in esse ci conduce?
    Quanti giovani hanno bisogno di questa sana follia, di questi rischi salutari, di prospettive infinite! Altrimenti, le cercano nelle follie quotidiane, parcellizzate, spersonalizzanti, quelle sì veramente pericolose.
    E le donne? Prima che s’inizi a parlare di quote rosa anche nella Chiesa, io credo debbano, come tutti, scoprire un loro ruolo, “il” loro ruolo. Se il sacerdozio deve essere solo maschile (vorrei chiedere ai contrari: Maria avrà mai detto messa?), scoprano le infinite possibilità dello Spirito, creino un mondo nuovo in cui anche noi maschi ameremo vivere. Soprattutto: non neghino se stesse per essere migliori dei maschi.
    Con affetto e stima
    Enrico

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