di Costanza Miriano
Quando è morta Elisa aveva 37 anni, quattro figli, un marito e centinaia di amici in tutto il mondo. Era il 28 febbraio 2015, ed Elisa stava partorendo Maddalena, che in questi giorni compie un anno. Una complicanza rarissima e imprevedibile del parto, tecnicamente una “coagulazione intravascolare disseminata” l’ha uccisa in poche ore, mentre il marito infermiere e i medici dell’ospedale di Orvieto ce la mettevano tutta per salvarla, e mentre in pochissime ore una rete di amici si era attivata nella preghiera da mezzo mondo. Io, ricordo, stavo andando a vedere Villa d’Este con marito e figli, e mi era arrivato un sms dalla Toscana. Poi avevo aperto la mail, e avevo trovato un messaggio analogo proveniente da Parigi. Tornata a casa mi ero sintonizzata su Mistero Grande, e ho scoperto che stavano pregando da Verona. Già questo può dare una piccola idea di chi fosse Elisa, di quanto bene avesse sparso e costruito nella sua vita da quel luogo piccolo e così poco metropolitano in cui viveva, Orvieto.
E a Orvieto, sabato e domenica prossimi, con il convegno dell’associazione in memoria di Elisa Lardani Marchi, Corpo dato per amore, si cominciano a cogliere un po’ dei frutti degli alberi piantati da Elisa. L’amore e la sofferenza saranno al centro della riflessione, per misurarsi con il dolore di chi rimane solo, per riflettere sul mistero della morte e su quello, potente allo stesso modo, dell’amore. Io avrei tanto, tantissimo voluto esserci, ma avevo già preso un impegno con gli amici di Fabriano, il 26 sera: consiglio però a chi può di non mancare assolutamente. Ci saranno tre dei sacerdoti migliori che conosco: don Luigi Maria Epicoco, monsignor Renzo Bonetti e don Luca Castiglioni. Uno meglio dell’altro, davvero, e darei chissà cosa per sentire cosa diranno (ma se non mi do una calmata rischio il divorzio). Ci sarà Luca, il marito di Elisa: se devo immaginare un san Giuseppe in carne ed ossa, ecco, ha il suo volto. Ci saranno testimonianze su Elisa, una donna che ne ha combinate di tutti i colori, poi però si è innamorata di Gesù, ed è fiorita in un modo così pieno e fecondo, da fare davvero della sua vita un capolavoro.
Perché mi sa che lei non era un tipo da mezze misure, era una donna profondissima e infuocata, e quando ha posto la sua anima inquietissima in Dio è diventata una meraviglia. È diventata sposa, quadrimamma, psicoterapeuta, ma anche donna di preghiera, di canto, amica, volontaria in carcere e in mille altre situazioni, e poi una figlia, una sorella sempre migliore… Io l’ho incontrata una sola volta, e come ho detto a Luca mi aveva molto colpito la sua capacità di essere totalmente presente nel presente, con uno sguardo aperto e un orecchio teso ad ascoltare veramente, a obbedire alla circostanza, ad accogliere e custodire nel suo cuore. Credo che ogni donna possa provare a rubarle un po’ della sua grazia, e consiglio a tutte le mie amiche di farsi un regalo, e andare a Orvieto in quei due giorni. Lo consiglio anche a tutti coloro che stanno vivendo un amore nonostante la persona amata sia morta, ciò che non rende più debole, ma anzi più forte il legame misterioso che unisce due persone per l’eternità.
L’ha ribloggato su My Blog LeggiAmo La Bibbiae ha commentato:
Corpo dato per amore… forte come la morte è l’amore.
http://leggiamolabibbia.blogspot.it/
Sapete se è prevista una diretta TV su Mistero Grande? Sarebbe bello poter seguire le giornate da casa!
Scusate,
cosa vuol dire “Corpo dato per amore”? Si è fatta espiantare gli organi?
E’ morta partorendo, porta rispetto! E collega il cervello!
Mamma che acidita’, aveva fatto solo una domanda, diamole il beneficio del dubbio anziche’ pensare sempre male.
e’ morta dando alla luce la sua quarta figlia Maddalena, ma credo anche sia la summa di tutta la vita di Elisa che con tutta se stessa si è data agli altri per Amore
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Scusate la somma ignoranza: cos’è Mistero Grande?
Belle parole, bella persona, grande gesto…ma tutto si confronta poi con la realtà: si fa presto a santificare, ma lasciare un marito con quattro figli non è proprio uno scherzo e non credo che sia sempre una passeggiata, neppure per “san giuseppe”.
..che vuoi dire? spiegati meglio please
Penso si riferisca a gesti come quello di Santa Gianna Beretta Molla (e no, Elisa non c’entra, perchè lei di scelte non ne ha potute fare, non era una gravidanza a rischio, è stata una complicazione medica imprevista. Il commento era in effetti un po’ fuori luogo), e al fatto che la prova più grande è stata riservata al marito di lei. Cosa che ritengo verissima, chissà che il marito di santa Gianna non l’abbia “superata” in santità, perchè può benissimo essere.
Dare la vita per il figlio che si porta in grembo pur avendo altri figli, piccoli, è un gesto incomprensibile, perfino per le donne, perfino per le madri. Se non ci sono passate.
Non è un demerito nè un merito, è pura verità, perchè anch’io pensavo che un gesto del genere fosse stato un gesto assolutamente folle e quasi egoistico. Facile partorire il bambino e morire, la parte difficile è restare qui, senza di te, da solo, con gli altri figli piccoli che non ho la più pallida idea di come tirare su.
E’ cambiato tutto quando, poco tempo fa, ho perso il mio bambino rischiando io stessa di morire.
Io ho un marito e un’altra figlia, piccola, ma giuro che, se avessi potuto morire per salvarlo, l’avrei fatto. Avrei lasciato un’orfana e un vedovo? Certo. Ma l’amore di una madre non si misura in base al numero di persone sulla bilancia, marito e figli che sono tanti, il bimbo in pancia che è quasi sempre uno. Quell’uno è uguale a infinito, e tu ti regaleresti per lui infinite volte, perchè l’amore che provi per lui non è quantificabile.
Come la Misericordia di Dio, questo tipo di Amore non è comprensibile, si scontra con il modo di pensare degli uomini.
Ritengo tuttora che la prova più grande sia riservata al vedovo. Ritengo che sia cento volte.
Ma non liquiderò mai più un gesto come quello di Gianna Beretta Molla in quel modo, con una tale aridità (tale era il mio pensiero) perchè io stessa avrei fatto la stessa, identica, folle cosa.
si, ma se Elisa è morta di parto o, appunto, in modo imprevisto – e non ha scelto -, qual è il significato della frase “tutto poi si confronta con la realtà”? la morte non è una realtà? che vuol dire? oppure dire “si fa presto a santificare”, ma che significa? ma che diavolo di domande sono? uno la morte se la cerca?
Ma infatti secondo me non aveva chiaro il fatto di Elisa e si riferiva ad altri fatti che coinvolgono la maternità tipo Chiara Corbella o santa Gianna. E c’è anche una concezione della santità come qualcosa di etereo e fumoso, quando in realtà la santità è proprio affrontare la realtà da veri uomini e vere donne.
“Facile partorire il bambino e morire,”
Beh diciamo che è facile scrivere una frase del genere, poi bisogna trovarcisi (certo si può morire di parto senza neppure rendersene conto).
“…la parte difficile è restare qui, senza di te, da solo, con gli altri figli piccoli che non ho la più pallida idea di come tirare su.”
Si, può essere (lo dico per esperienza personale), ma anche quando la decisione è di andare coscientemente verso la morte – come quando si rifiutano cure che procurerebbero la morte al nascituro – forse che questa esclude il marito, forse che scelte come queste non sono fortemente condivise?
Poi chi resta, avrà certo il suo bel daffare, la sua Croce da portare, una Croce che cambia solo di aspetto e di vissuto – prima la malattia della sposa, poi la vedovanza e quel che comporta – ma non è forse proprio nella Croce che scopriamo l’Amore e la Tenerezza di Dio, il Suo assoluto sostenerci, il valore della Fede?
Certo conosco uomini che ce l’hanno fatta anche senza l’aiuto della Fede, perché prendersi cura della prole dovrebbe essere certamente un fatto naturale, ma è anche un segno di maturità, di responsabilità e ovviamente di amore.
E’ anche un grande aiuto (io Fede o non Fede, senza i miei tre figli, non so se per tante mattine avrei continuato ad alzarmi da letto…)
Resta il fatto che la morte affrontata nella Fede non è certo un “male” e la sofferenza grande per chi sa che deve lasciare figli piccoli e proprio la preoccupazione per chi resta.
Ma per chi sale la Padre e per chi resta, nella Fede, tutto al Padre si affida…
Forse che Egli non sa di cosa abbiamo bisogno?
La nostra prova sarà cento volte quella di qualcuna altro? Forse… bisogna vedere qual e sia la “bilancia” con la quale soppesiamo.
La prova di ognuno e commisurata alle forze che nella Fede abbiamo, non un grammo di più, non un grammo di meno. Sull’altro piatto della bilancia c’è l’esperienza della Resurrezione e più schiacciante potrà sembrare o essere la Croce, più ne uscirà fortificata la nostra Fede.
“Beh diciamo che è facile scrivere una frase del genere, poi bisogna trovarcisi (certo si può morire di parto senza neppure rendersene conto).”
Quanto hai ragione. Infatti, quando mi ci sono trovata, ho capito. Prima non mi sarebbe mai stato possibile e avrei continuato a fare la cinica.
“forse che questa esclude il marito, forse che scelte come queste non sono fortemente condivise?”
Non darlo per scontato. Non lo è affatto. Alla lunga forse, alla fine, ma all’inizio può non essere affatto compresa nè condivisa.
Grazie, grazie, grazie per quello che hai scritto. Condivido ogni parola e grazie per aver condiviso la tua esperienza, che so essere quella dell’altra “metà”, quella che resta 🙂
Grazie a te.
No, non lo dò per scontato… anche quello è un “cammino” un cammino che si fa insieme.
Alle volte uno dei due è in “ribelione”, alle volte in modi diversi entrambi, ma il Matrimonio non è forse tutto un cammino in due e non è fatto (anche) per arrivare ad una profonda condivisione e Comunione (tra i Coniugi e con Dio)?
Una cosa ho visto chiaramente nelle coppie che in quelche modo sono divenute “segno”, alcuno molto note, altre meno, dove si è fatta carne questa logica del “corpo dato per Amore”, la Comunione c’è sempre stata.
Mi sembra che i casi in cui una donna muore per dare alla luce il figlio siano osannati dalla stampa e la persona in questione diventi immediatamente una santa. Non discuto sulla grandezza del gesto e sull’amore da cui deriva, ma non mi piace la ribalta mediatica. Ed è innegabile che la realtà quotidiana di un padre rimasto solo con quattro figli non sia una passeggiata.
Una santa magari no (perchè i giornali ormai non sanno più che significhi, e lo sa solo Dio), ma un’eroina sì. Non vedo perchè una donna che muore per dare la vita a suo figlio non dovrebbe essere definita tale, e non possa diventare un esempio di amore e coraggio in un mondo in cui, se si prospetta anche solo la minima probabilità di una patologia, ti consigliano l’aborto sempre e comunque. Un modo dove se giri con più di due figli al seguito ti guardano con compatimento.
O forse è meglio che i giornali si limitino a scrivere della disinvoltura con cui siliconate soubrette cambiano fidanzato e tacciano su donne come Elisa o le altre?
Ho capito che ti irrita che in giro non si parli a sufficienza del padre. Ma non hai notato che, in tutti questi casi, il primo a parlare con amore, stima e ammirazione della sua sposa è proprio lui?
Cara @Monique, la vita NON è una passeggiata (tranne che per gli stolti temo…)
Sarà una banalità dirlo, ma è una concreta realtà.
Tutto il convegno sarà in diretta streaming su Misterogrande TV 📺
Che bello! Grazie