di Costanza Miriano
Carissimi Chiara, Francesco, Maria e Maddalena Elisa, come tutte le mamme che vi conoscono, o che sentono parlare della vostra famiglia (la vostra storia sta facendo il giro del mondo), ho il cuore stretto per voi. Non faccio che pensare a voi in questi giorni. Anche al vostro babbo, certo, ma lui è grande e forte, e poi io sono una mamma, non posso fare a meno di preferire i più piccoli. Vorrei correre da voi ad abbracciarvi e baciarvi, ma so che non servirebbe a niente, perché non sono i baci di una mamma qualsiasi quelli di cui avete nostalgia. Vorrei venire a cucinarvi una torta, ma immagino che ci sia chi lo fa per voi, e poi la vostra mamma era una cuoca bravissima, mentre io sono una schiappa. Vorrei prendermi il dolore al posto vostro, ma purtroppo neanche questo adesso è possibile. Vorrei fare qualcosa per voi, ma che, mi chiedo. L’unica cosa che so un po’ fare è scrivere (niente di che, per carità, ma sempre meglio di come sono capace di cucire, cucinare, cantare e un sacco di altre cose). Allora questo, volentieri, posso provare a farlo per voi.
Voglio raccontarvi di quello che la vostra mamma mi ha lasciato in eredità, perché anche a me, come a tante persone che ha incontrato, mamma Elisa ha lasciato qualcosa di buono. Innanzitutto mi ricordo, non vi arrabbiate, che prima che la incontrassi mi stava un po’ antipatica. Don Luca Castiglioni, il vostro don Luca – che anche se ora deve stare un po’ lontano vi vuole sempre un bene tremendissimo – mi parlava spesso dei vostri genitori e di voi. Di voi tre “grandi”, perché la sorellina ancora non c’era. Mi diceva che voi eravate simpaticissimi, e un po’ casinari (si dice anche da voi a Orvieto? Da noi a Perugia sì) e che i vostri genitori erano davvero una coppia di meravigliosi sposi che si volevano un bene profondo e vero, e che volevano tantissimo assomigliare a Gesù, e che ce la mettevano tutta per riuscirci. Voi mi chiederete perché la mamma mi stesse un po’ – ma giusto un pochino – antipatica. Ma, a dire la verità solo perché don Luca ne parlava troppo bene, e noi femmine grandi a volte siamo un po’ strane, ci piace sentirci le più brave e le più belle, e questa è una di quelle cose che chi vuole assomigliare a Cristo deve combattere (infatti io sono indietro rispetto ai vostri genitori).
Comunque una volta don Luca mi ha proposto di incontrarci, a Roma, e allora io vi ho invitati a casa che con tutti i bambini era più semplice. Non so se voi vi ricordiate, immagino di no, o forse Chiara e Francesco sì (i miei Tommaso, Bernardo si ricordano di voi, Lavinia e Livia solo vagamente). Mi ricordo che ho cucinato per voi il mio menù base, detto menù uno (pasta alle olive e pinoli, arrosto con patate) poi siamo andati in giardino – giardino è una parola grossa per noi umbri, da usare per quella striscia di spazio tra i palazzi, ma insomma siamo andati fuori – dove il nostro babbo (che quel giorno era al lavoro) aveva gonfiato la piscinetta, riempita con l’acqua tiepida, e così avete un po’ sguazzato tutti insieme. Intanto io chiacchieravo con i grandi, soprattutto con la vostra mamma che, ve lo dico subito, non ha fatto in tempo a entrare in casa che già mi era diventata simpaticissima (anche se un po’ troppo bella per i miei gusti, con quel suo fisico da ballerina). Il fatto è che – non vorrei esagerare e farne un ritrattino troppo benevolo solo perché è morta, ma vi assicuro che non è così -proprio non era possibile trovarla antipatica. Il suo sorriso, la sua dolcezza disarmante ti conquistavano in due nanosecondi. Ho abbassato ogni difesa e ho pensato subito “questa deve diventare mia amica”.
Lo sapete la cosa che mi ha colpito più di lei? Elisa ascoltava. Stava lì, davvero, mentre parlavi sembrava che per lei esistessi solo tu. Ti guardava e ti ascoltava veramente. Mi ricordo che appena ho saputo che faceva la psicologa le ho parlato di un ragazzino a me molto caro. E lei non mi ha dato soluzioni: qualche suggerimento, una strada da tentare. Ma soprattutto mi aveva colpito quanto mi avesse ascoltata, prendendomi sul serio, cercando di farsi carico della mia preoccupazione, preoccupandosi anche lei per questo ragazzino.
La seconda cosa che ho notato è che la vostra mamma era una persona riposante. Ti faceva venire voglia di metterti vicino a lei e di prenderti una vacanza dalla fatica. Questo è l’effetto che fanno le donne accoglienti: ti dicono “vai bene così, per me è una cosa buona che tu ci sia”. Non so se anche con voi ci riuscisse, mi è sembrato proprio di sì, anche se per una mamma è più difficile dire sempre al figlio “vai bene così”, perché un po’ noi vi dobbiamo dire che ci andate bene, che siete meravigliosi, ma un po’ vi dobbiamo anche correggere e insegnare delle cose. Insomma, secondo me tante persone la cercavano, la vostra mamma, perché era molto bello sentirsi guardati così come faceva lei.
La terza cosa che ho notato era quanto il vostro babbo le vuole bene, e quanto lei ne voglia a lui. Forse voi ora non vi rendete conto perché ci siete cresciuti in questa abbondanza di amore, e lo avete respirato come l’aria, forse vi è sembrata una cosa normale, ma dovete sapere che non è affatto così. Non è così in tutte le coppie, in tutte le famiglie. Anzi, la vostra è un po’ speciale. Direi che il segreto di mamma e papà era Gesù, loro lo avevano incontrato e lo avevano messo al centro. Per questo sentivano l’urgenza di andare a invitare altre persone, altre famiglie, a questa festa che è la vita con Gesù. Per questo cercavano di stare insieme a Lui, e magari a volte è successo che vi abbiano lasciati un po’ di tempo per fare i ritiri e gli incontri, ma, se vi è dispiaciuto un briciolino qualche volta, sappiate che lo facevano per aiutare tutte quelle famiglie che facevano tanta fatica perché non avevano fatto questo incontro fondamentale. I vostri genitori sono speciali, Dio li ha preparati da lontano per una grande missione, per essere un segno per tante famiglie, la testimonianza di quanto ci si possa amare con la grazia di Dio, di quanto il mistero grande che è il matrimonio – l’unione di due persone diversissime – sia possibile. Così la bellezza della vostra mamma è potuta diventare così splendente perché vicino a lei c’è sempre stato il vostro babbo, che è un uomo veramente eccezionale, un vero uomo come ce ne sono pochissimi in giro.
La quarta cosa che ho notato è stata la pazienza della vostra mamma. Cambia costume, cambia maglietta, asciuga i capelli, non ti rituffare, va bene sì l’ultima volta, non tirare supereroi in aria, non spingere tua sorella… le cose normali di ogni mamma, ma fatte con calma, come se il tempo fosse da vivere in ogni secondo, al presente. Anche io cambio costumi e magliette e asciugo capelli e faccio saggissime raccomandazioni, solo che io ogni tanto urlo come una strega (vi prego, ditemi che succedeva anche a lei, ogni tantissimo, su, ditemelo anche se non è vero). Ecco, mi era sembrata una donna che stava esattamente al suo posto in quel momento, come se quello fosse proprio il posto giusto dove stare, non una che facesse qualcosa di fretta per scappare via da un’altra parte. Anche questa è una cosa che si impara a forza di ginocchia, cioè pregando. L’adesione alla realtà, l’obbedienza alla circostanza presente, in ogni istante.
Sono state poche ore quelle che ho passato con voi, e la vostra mamma mi ha insegnato così tanto! Chissà quanto amore ha potuto dare a voi tre in questi anni. Alla piccola Maddalena Elisa non ha potuto dare anni di amore, ma le ha dato tutto quello che aveva, la vita.
Noi vi vogliamo tanto bene. Sappiate che ci siamo per voi, sempre, in qualsiasi momento, se volete fare un bagno in una piscinetta minuscola piena di moccio e sassi e moscerini, se volete fare una passeggiata a Roma, se volete mangiare pasta alle olive (ma posso anche fare altro, dai, non ascoltate quei brontoloni dei miei figli) o giocare. Quella degli amici di Gesù è una vera famiglia, per cui qualsiasi cosa vi possa servire fateci un fischio, e se non possiamo aiutarvi noi, chiederemo ad altri amici. Siamo tanti, tantissimi, e non vi lasceremo soli.
***
Esequie di Elisa Lardani,
di don Luca Castiglioni
Duomo di Orvieto, 2 marzo 2015
Elisa non avrebbe voluto testimonianze al suo funerale: Luca me l’ha comunicato, perché più volte ne avevano discusso, preparando quel momento fin nei dettagli. Strani discorsi fra giovani innamorati, eppure indispensabili. Non ne voleva perché temeva l’esagerazione che interviene facilmente in questi frangenti; soprattutto, non voleva che le parole sulla sua persona distogliessero l’attenzione dall’abbraccio al Signore della vita cui ritornava, nella gioia.
Prendendo la parola, quindi, siamo avvertiti che potremmo dispiacerle; se corriamo il rischio, non è solo per l’insopprimibile bisogno del cuore: è per cercare di corrispondere proprio al suo desiderio di dare gloria a Dio. Questa celebrazione, oso dire, sarebbe piaciuta a Elisa: è stata “traboccante”, come la “buona misura versata nel grembo”, ma senza esaltazioni troppo facili della sua persona. La santità efficace, del resto, non è esclusivamente quella proclamata e, a ben vedere, non c’è bisogno di dire tutto immediatamente. Niente esaltazioni, dunque, niente “santa subito”. Semmai, “senza fretta”.
Tanti fra noi, in effetti, hanno conosciuto questa giovane donna riconciliata con le urgenze, consapevole del dono del tempo e quindi solerte nel darsi da fare, ma paziente nell’attendere, tutta compresa nell’attimo presente. Con questa fiducia nella fecondità del seme che cresce silenziosamente, trasmetteva pace.
Se avremo un po’ della sua serenità, affiorerà in ciascuno l’immagine della donna vera che Elisa ha saputo essere. Scopriremo la fragranza della sua testimonianza, cadute, debolezze, esitazioni e paure comprese. Ecco l’eredità di valore inestimabile e duraturo: è la certezza, per la sua famiglia e per noi tutti, di non avere a che fare con un mito irraggiungibile del passato, ma con una compagna di strada nel presente, che attesta a ciascuno “anche tu ce la puoi fare”.
Luca, hai visto? Ce l’ho fatta ad esserti fedele sempre, ad amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. La mia assenza ti strazierà, non sai come mi dispiace, però è il segno che ce l’hai fatta anche tu. Abbiamo mantenuto la promessa fattaci davanti a Dio e in lui quasi 12 anni fa. Sei un uomo di parola, sposo mio. Questa è fatta: missione compiuta. Proseguiamo con la prossima, adesso: io dal cielo, tu dalla terra. Che il nostro amore sia fecondo e generi figli liberi e capaci di amare; loro parleranno anche di noi e per noi.
Chiara, Francesco, Maria, ascoltate la mamma: io ho visto che Gesù è vincitore della morte. Io l’ho visto vivo oltre la tomba. L’ho visto vivo quando mi ha liberato dalle schiavitù della mia giovinezza, dal rischio di sprecare la mia vita. Anche voi potete vivere senza perdere tempo, facendo il bene senza stancarvi mai. L’ho visto vincitore quando mi ha liberato dall’egoismo, per rendermi capace di vivere per voi. Io ho visto Gesù vivo quando tutto il sangue, tutta la vita usciva dal mio corpo: la sua presenza – e accanto a lui c’era la mia amica Chiara Corbella – mi ha fatto trasalire. In quell’istante il sangue e le lacrime hanno smesso di scappare, e io ho visto che siamo nati e non moriremo mai più.
Famiglia mia carissima, mamma, papà, Alessandro, amici tutti: io ho fatto l’esperienza che l’ultima parola non è morte, ma vita in Dio, e così ve la trasmetto, con la mia ultima parola: Maddalena. Lei è annuncio di Risurrezione.
Luca mio, coi nomi dei figli abbiamo fatto un centro perfetto, non trovi?!
A noi, che abbiamo conosciuto e voluto bene a Elisa, l’incarico di ricordare alla sua bambina e ai suoi che hanno ottime ragioni per non piangere e che, anzi, possono esultare – senza fretta – di avere una donna così ad attenderli alla meta verso cui tutti pellegriniamo.
Un ultimo pensiero: questo è fra te e me, Elisa. Me lo hai a chiare lettere che mi amavi. Bellezza travolgente. Non ho avuto la tua prontezza, la tua libertà e la tua intensità perché tu potessi ascoltarlo dalla mia voce, ma anch’io ti amo, amica mia vera. Come un prete può e deve amare una donna sposata, una mamma. Ora non lo tacerò e, nel tempo che mi è donato, voglio che la tua famiglia senta che è vero. Come te, voglio amare, in Cristo; grazie a te, sono persuaso che ho anch’io – veramente – questo potere. Grazie di averlo liberato, amica mia vera. A presto: ci vediamo.
Don Luca
***
Elisa canta con il fratello
Pingback: In Loving Memory | Elisa Lardani >> Mother, Sister, Heroine » Reston Virginia Social Event and Portrait Photographer
L’ha ribloggato su maurostabile.
“mentre io sono una schiappa” (ovviamente e ripetutamente!)
“io ho visto che Gesù è vincitore della morte. Io l’ho visto vivo oltre la tomba.”
qualcheduno abbia la cortesia di spiegarmi questo discorso!
Semplice Alvise: quando muori vedi Gesù. Non so se ti accoglierà in Paradiso (previo Purgatorio) o ti sbatterà all’Inferno! Elisa che ha tanto amato probabilmente è con Lui. Che c’è da spiegare?
Pingback: L’eccezione, il capolavoro, la grazia | laversionedirossi
L’ha ribloggato su Andrea Puccie ha commentato:
Tanta bellezza…
Nostri amici comuni sono stati al funerale, tra cui Enrico Petrillo…hanno testimoniato che è stato una festa! Questo è possibile solo a chi ha una vita che non finisce già dentro al cuore…tanta bellezza…
…dal mio punto di vista di persona normale un funerale non è certo. una festa! Il che, anche se fosse, non vorrebbe dire” aver visto che Cristo è vincitore della morte, che è vivo oltre la tomba”
Siame seri!
…siamo, siate, seri!
Siam SERISSIMI! 😉
Poi ognuno vede quel che può o VUOL vedere…;-)
Ma cosa vuol dire ‘persona normale’? E chi le ha detto che lei lo è? O se lo dice da solo?
…appunto: quel che VUOLE (nel caso sopra)!
Io al funerale del mio babbo della mia mama e di mio fratello ho solo
pianto e ho visto la gente che piangeva: questa è la mia testimonianza, e
degli altri presenti, piangenti, Nemmeno nei tanti quadri che restano della crocifissione
di Cristo si ha mai l’impressione di assistere a una festa!
Alvise un funerale NON è una crocefissione!
Il funerale di Colei che fu mia sposa è stato una come una Festa… c’è stato il pianto, ma un pianto che non toccava una gioia profonda – comprendo che è difficile da capire…
Il Funerale Cristiano è la Celebrazione dell’umano saluto (che è un arrivederci confidando nella Misericordia di Dio) e del passaggio (Pasqua) del Fratello o Sorella al Cielo – Dies Natalis.
Che vuoi che ti dica?
Per te come per molti è solo morte, dolore, strazio, la parola fine…
Quello di mio padre è stato così… anzi ricordo poco o nulla… ero solo frastornato e attonito, credo di non aver neppure pianto. Non ricordo una sola parola di nessuno, tanto meno del sacerdote… ma questo era “prima”… prima della mia conversione.
Sul veder o non vedere Isaia ha detto:
Ha reso ciechi i loro occhi
e ha indurito il loro cuore,
perché non vedano con gli occhi
e non comprendano con il cuore, e si convertano
e io li guarisca!
Parola ripresa dallo stesso Gesù Cristo.
“che vuoi che ti dica?”
Non mi dire nulla, che è meglio!
p.s. prima e dopo la conversione…eri meglio prima!
Eccome fai a dirlo?! Prima non ci conoscevamo… (neppure poi tanto adesso) 😉
Io vivo meglio adesso! (e penso che prima fossi decisamente più insopportabile di adesso… ho detto solo “più” non che ora non lo sia)
Ciao Alvise 😉
“p.s. prima e dopo la conversione…eri meglio prima!”
Questa è buona. Cattiva, ma buona.
E te invece, Alvise, sarai meglio dopo la conversione.
Ho messo questo capolavoro Di Mozart per dire che se un funerale fosse inteso così non sarebbe meno
affettuoso e pieno di speranza. La speranza è dentro, non fuori! La speranza, se c’è, è preziosa, non sciupatela
in giro!
Alvise hai una “visione” troppo limitata delle cose, peggiorata dal fatto che pare che comunque tu debba SEMPRE trovare un lato negativo a ciò che ti viene presentato o raccontato (almeno qui…)
La FEDE, la SPERANZA, la CARITÀ e la Gioia, l’Àgape che ne derivano, NON si sciupano… è inevitabile si comunichino, si condividano e ti dirò, anche a volerle “tenere dentro”, si vedono! (siamo sempre lì) Escono FUORI e sono anche le “cose” che testimoniano che c’è un *avvenimento* che va oltre l’umano, il puramente terreno…
Evita di giudicare come gli altri vivono questi avvenimenti… non serve a un bel nulla.
A te men che meno.
Mario e Alvise: Alvise non si accorge nemmeno di trovare sempre il lato negativo?
E poi… tattozero, non filosofiazero. nemmeno in questi casi riesce a tacere. Questo sì che è un vero peccato. 😦
Diamo a Cesare quel che è di Cesare… qui ha avuto tatto… oserei dire gentilezza:
https://costanzamiriano.com/2015/03/03/piovono-miracoli-la-storia-di-filippo-a-tv2000/#comment-94048
Non sto ironizzando 😉
Mario: è vero. E dire che quel commento mi aveva colpito proprio perché mi era piaciuta molto la sua delicatezza.
Alvise, scusami!
extralarge:
…chi è che non riesce a tacere neanche in questi casi?
Assolutamente lei, sig. Alvise, é quello che non riesce a tacere: e ringrazi il cielo o chi vuol lei che qui hanno con lei così tanta pazienza e carità.
…volevo scrivere: O siete voi che non avete nessun rispetto per l’intimità delle persone?
“non avete nessun rispetto per l’intimità delle persone”
spiegati meglio.
.admin:
.
…chiunque lo capirebbe, stavo parlando dello straparlare della morte degli altri!
Dovresti anche immaginare che prima di scrivere post di questo tipo abbiamo contatti, il permesso e l’apprezzamento delle persone coinvolte.
…non avrei mai pensato il contrario!
invece lo hai fatto.
…chiedere il permesso non toglie il fatto della messa in pagina o in onda!
61angeloextralarge:
…tattozzero, a me lo dici? O iete voi che non avete nessun rispetto per l’intimità delle persone!
(pur ad summam Dei gloriam, come dice anche il prete di Orvieto, che era meglio se non diceva nulla)
Alvise: eccomi!
Per il commento che hai lasciato alle 16:28 ti hanno già risposto.
Per il mio commento delle 14:17 mi dolgo e mi pento con tutto il cuore di aver usato la parola “delicatezza” riferita a un tuo commento: la prova che sei ombroso, ombrato, permaloso… ma soprattutto che ci marci a girare con le parole per cercare di ingarbugliare gli altri… è nei tuoi commenti successivi…
Ommamma! Mi sto ingavinando con i commenti!
L’ha ribloggato su nel tempo della sclerocardia's Bloge ha commentato:
Condivido questo articolo di Costanza con tutto il cuore….Elisa e Luca lo meritano, Dio lo merita…perché sono la testimonianza dell’Amore con la a maiuscola, quello vero, quello che niente, nemmeno la morte,potrà mai spegnere….perché forte come la morte è l’Amore.
…giusto, eviterò!
noooo,non potete terminare la telenovela proprio adesso….
su,alvise, rilancia. non evitare.
@vale, come si usa dire: “puoi sempre cambiare canale”… o ti eri appassionato/a veramente?
(scusa non ricordo mai se sei o/a…)
@bariom
1) non avevo voglia di cambiare canale
2) la discussione si stava facendo interessante, ancorché principiata dall’alvise con quel siate serii oggettivamente provocatorio.
3) il duetto mi pareva riuscire bene.soprattutto per far capire che quaggiù siam solo di passaggio.
vale era il saluto in latino con la quale concludevo una delle prime risposte e che ho utilizzato come nomignolo-ero a corto di fantasia-( il primo che utilizza l’inglese nickname, metto mano alla pistola…)
…e quindi il tuo nick… oppsss 😌
insomma quello, identifica essere maschile o femminile?
buona la prima
Grazie per questo pezzo di Cielo. Un po’ alla volta, una persona speciale alla volta… si cammina insieme e meglio. Grazie ancora Smack! 😀
grazie bellissimo!
Chiedo scusa per l’OT………
.
Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo preziosissimo Sangue.Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me.Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.
( Recitata 33 volte il Venerdi Santo, libera 33 Anime del Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdi, ne libera 5. Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI )
.
Se il prossimo Venerdi Santo 600 persone la dicessero in famiglia ( media famiglia 3,2 ) ci sarebbero 1920 persone che libererebbero dal Purgatorio più di 63.000 anime…..uno stadio Olimpico. 🙂
grazie di avermelo ricordato, proprio stasera che è venerdì. 63mila magari no, ma 5 meglio che niente:)
Liberate le mie 33.
Mi correggo: purtroppo, solo le mie cinque.
Liberate anche le mie cinque, è da tempo che mi impegno ogni venerdì
Anche da parte mia un invito alla preghiera corale, magari chiedendo l’aiuto delle mamme che sono già in cielo con Gesù, come Chiara Corbella, o Elisa che ci avete fatto conoscere qui. Oggi sono ricapitata sul sito de laquerciamillenaria.org e ho visto quante sono le richieste di preghiere da parte dei genitori di neonati in pericolo di vita o nati con gravi malattie. Mi ripropongo di dedicare a loro tutte le mie preghiere e richieste di grazie in queste ultime settimane di Quaresima e spero che molti di voi si uniranno a me, per i neonati e per i loro genitori. Grazie.