Il confine

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di Emanuele Fant 

Quando ero uno scout che risaliva col fiatone le Prealpi della provincia di Como, ci capitava di scoprire da un cartello che avevamo oltrepassato il confine con la Svizzera, e di scherzare: “Di qui sono in patria, se invece faccio un passo risparmio sul cioccolato e la benzina”. Quello che trovavamo irresistibile era che semplicemente sollevando lo scarpone la geografia ci permetteva la teorica immersione in una lingua, una cucina, una storia sociale differente, nonostante l’uniformità del suolo. Era emozionante fare esperienza della contrazione, come sullo zerbino di un buco nero; ci eccitava l’espatrio a portata di mano, lo stupore di incontrare seduti vicino due concetti che l’intelligenza aveva già catalogato in differenti faldoni.

Oggi alle 18.00 ho ritrovato questa sensazione, spostandomi solo di poche centinaia di metri, in pianura, con mia moglie, verso l’oratorio. Avevamo il compito di invitare agli incontri mensili di noi “giovani famiglie” le coppie impegnate nel “percorso-fidanzati”, una volta sposati.

Il gruppo stava vedendo la fine di un film commovente ed educativo, ed io avrei voluto togliere la spina al televisore, ed avvertirli che non è vero che nulla cambia, che si godessero il cineforum, perché presto da occasione culturale, si farà luogo oscuro e caldino dove recuperare ore di sonno. Avrei potuto continuare, perché la sacra fusione di maschio e femmina è seguita da ben più impegnative mutazioni. Ma mi è parso che fosse mio dovere tacere.

Il confine che ci distingueva non si risolve nell’ironia dei luoghi comuni. La novità del matrimonio è una sola: la Presenza che prima immaginavi trasparente, grazie alla somma dei giorni insieme, guadagna un corpo così reale che ti viene il dubbio, certe sere, di aver apparecchiato per uno in meno. Questione di un passo soltanto, di un’unica goccia di sudore. Come ogni ospite, tu apri la porta, e lui ci mette il cammino: è un regalo. La facoltà di riceverlo è negli scarponi di ognuno.

fonte: Credere

 

10 pensieri su “Il confine

  1. No ho capito tanto ma non fa niente……vi auguro un futuro matrimonio che colmi sempre la vostra vocazione matrimoniale con pace e prosperita’ e auguri a figli maschi/femmine. Cordiali saluti Paul

  2. maria elena

    Un matrimonio dove non si è in tre, e il mio è uno di quelli, è una gran fatica!

  3. Matrimonio in tre. Tu, Dio ed il tuo sposo; Che bel miracolo…
    Dio è nella mia vita ed ogni giorno lo sento con me, mi manca solo di incontrare il mio sposo….si sarà perso?!?!? 🙂

    1. anonimo69

      Ma il matrimonio in tre di cui parla Emanuele Fant è quello in cui il 3° elemento è Dio o la prole (della coppia, s’intende)? Non ho capito bene………..

      @ Fortebraccio
      probabilmente non l’hai visto, ma ti ho posto un quesito, nella discussione a seguito dell’articolo “.L’aborto è l’infelicità delle donne”. A69

      1. anonimo69

        Anche se rileggendo l’articolo mi sembra che il 3° elemento, per cui bisognerebbe apparecchiare la tavola, sia Dio. A69

  4. Dai Emanuele, non lasciarci senza titolo/i!
    E voi, quali film dareste vedere?
    I miei (senza pensarci su troppo, è scusate se son datati)
    – Aurora (Murnau, 1927 credo, 90anni e non sentirli!)
    – 2046 (Wong Kar-way, 2004; un film su “l’amore struggente”)
    – Segreti e Bugie (M. Leigh, 1996; l’amore vince su tutto, basta dargli una chance)
    – Tutti dicono ‘I love you’ (Allen, 1996; perché anche un musical ci può stare)
    – Marius et Jeannette (guediguian, 1997; solare)
    – Pane e tulipani (Soldini; perché la vita – e l’amore- sono anche sogno)
    – Giorni e nuvole (Soldini, 2007; questo è l’opposto del primo, il suo negativo: l’amore di coppia come unico antidoto ai veleni quotidiani)

    Dai Emanuele, non ci fare aspettare (troppo)!

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