Synod14 – Messaggio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18.10.2014

synod

vatican.va   –   (english version)

Noi Padri Sinodali riuniti a Roma intorno a Papa Francesco nell’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, ci rivolgiamo a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita. Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore.

Anche noi, pastori della Chiesa, siamo nati e cresciuti in una famiglia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbiamo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno narrato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splendori ma anche di fatiche.

La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dalle risposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci ha consentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari. Il nostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha poi reciprocamente arricchito, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono.

A voi presentiamo le parole di Cristo: «Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui e cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3, 20). Come usava fare durante i suoi percorsi lungo le strade della Terra Santa, entrando nelle case dei villaggi, Gesù continua a passare anche oggi per le vie delle nostre città. Nelle vostre case si sperimentano luci ed ombre, sfide esaltanti, ma talora anche prove drammatiche. L’oscurità si fa ancora più fitta fino a diventare tenebra, quando si insinua nel cuore stesso della famiglia il male e il peccato.

C’è, innanzitutto, la grande sfida della fedeltà nell’amore coniugale. Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione segnano anche la vita familiare. Si assiste, così, a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la scelta cristiana.

Tra queste sfide vogliamo evocare anche la fatica della stessa esistenza. Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara. È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo sofferente in quelle carni malate.

Pensiamo alle difficoltà economiche causate da sistemi perversi, dal «feticismo del denaro e dalla dittatura di un’economia senza volto e senza scopo veramente umano» (Evangelii gaudium, 55), che umilia la dignità delle persone. Pensiamo al padre o alla madre disoccupati, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro famiglia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza attesa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga o nella criminalità.

Pensiamo, pure, alla folla delle famiglie povere, a quelle che s’aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza, alle famiglie profughe che senza speranza migrano nei deserti, a quelle perseguitate semplicemente per la loro fede e per i loro valori spirituali e umani, a quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni. Pensiamo anche alle donne che subiscono violenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle persone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia e ai membri di tante famiglie umiliate e in difficoltà. «La cultura del benessere ci anestetizza e […] tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo» (Evangelii gaudium, 54). Facciamo appello ai governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune.

Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno. Siamo perciò grati ai pastori, fedeli e comunità pronti ad accompagnare e a farsi carico delle lacerazioni interiori e sociali delle coppie e delle famiglie.

* * *

C’è, però, anche la luce che a sera splende dietro le finestre nelle case delle città, nelle modeste residenze di periferia o nei villaggi e persino nelle capanne: essa brilla e riscalda corpi e anime. Questa luce, nella vicenda nuziale dei coniugi, si accende con l’incontro: è un dono, una grazia che si esprime – come dice la Genesi (2,18) – quando i due volti sono l’uno “di fronte” all’altro, in un “aiuto corrispondente”, cioè pari e reciproco. L’amore dell’uomo e della donna ci insegna che ognuno dei due ha bisogno dell’altro per essere se stesso, pur rimanendo diverso dall’altro nella sua identità, che si apre e si rivela nel dono vicendevole. È ciò che esprime in modo suggestivo la donna del Cantico dei Cantici: «Il mio amato è mio e io sono sua… io sono del mio amato e mio amato e mio», (Ct2,16; 6,3).

L’itinerario, perché questo incontro sia autentico, inizia col fidanzamento, tempo dell’attesa e della preparazione. Si attua in pienezza nel sacramento ove Dio pone il suo suggello, la sua presenza e la sua grazia. Questo cammino conosce anche la sessualità, la tenerezza, la bellezza, che perdurano anche oltre la vigoria e la freschezza giovanile. L’amore tende per sua natura ad essere per sempre, fino a dare la vita per la persona che si ama (cf. Gv 15,13). In questa luce l’amore coniugale, unico e indissolubile, persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano; è uno dei miracoli più belli, benché sia anche il più comune.

Questo amore si diffonde attraverso la fecondità e la generatività, che non è solo procreazione, ma anche dono della vita divina nel battesimo, educazione e catechesi dei figli. È pure capacità di offrire vita, affetto, valori, un’esperienza possibile anche a chi non ha potuto generare. Le famiglie che vivono questa avventura luminosa diventano una testimonianza per tutti, in particolare per i giovani.

Durante questo cammino, che è talora un sentiero d’altura, con fatiche e cadute, si ha sempre la presenza e l’accompagnamento di Dio. La famiglia lo sperimenta nell’affetto e nel dialogo tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle. Poi lo vive nell’ascoltare insieme la Parola di Dio e nella preghiera comune, una piccola oasi dello spirito da creare per qualche momento ogni giorno. C’è quindi l’impegno quotidiano dell’educazione alla fede e alla vita buona e bella del Vangelo, alla santità. Questo compito è spesso condiviso ed esercitato con grande affetto e dedizione anche dai nonni e dalle nonne. Così la famiglia si presenta quale autentica Chiesa domestica, che si allarga alla famiglia delle famiglie che è la comunità ecclesiale. I coniugi cristiani sono poi chiamati a diventare maestri nella fede e nell’amore anche per le giovani coppie.

C’è, poi, un’altra espressione della comunione fraterna ed è quella della carità, del dono, della vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai poveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi, consapevoli della parola del Signore: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere» (At 20,35). È un dono di beni, di compagnia, di amore e di misericordia, e anche una testimonianza di verità, di luce, di senso della vita.

Il vertice che raccoglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo è l’Eucaristia domenicale, quando con tutta la Chiesa la famiglia si siede alla mensa col Signore. Egli si dona a tutti noi, pellegrini nella storia verso la meta dell’incontro ultimo quando «Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Per questo, nella prima tappa del nostro cammino sinodale, abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati.

Noi Padri Sinodali vi chiediamo di camminare con noi verso il prossimo sinodo. Su di voi aleggia la presenza della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe nella loro modesta casa. Anche noi, unendoci alla Famiglia di Nazaret, eleviamo al Padre di tutti la nostra invocazione per le famiglie della terra:

Padre, dona a tutte le famiglie la presenza di sposi forti e saggi, che siano sorgente di una famiglia libera e unita.

Padre, dona ai genitori di avere una casa dove vivere in pace con la loro famiglia.

Padre, dona ai figli di essere segno di fiducia e di speranza e ai giovani il coraggio dell’impegno stabile e fedele.

Padre, dona a tutti di poter guadagnare il pane con le loro mani, di gustare la serenità dello spirito e di tener viva la fiaccola della fede anche nel tempo dell’oscurità.

Padre, dona a noi tutti di veder fiorire una Chiesa sempre più fedele e credibile, una città giusta e umana, un mondo che ami la verità, la giustizia e la misericordia.

[03043-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0768-XX.01]

http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/18/0768/03043.html

52 pensieri su “Synod14 – Messaggio della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18.10.2014

  1. admin

    +++ Appena confermato che la #Relatio post disceptationem fu scritta dal segretario speciale Bruno #Forte +++ #Synod14

  2. JoeTurner

    bel documento però vediamo cosa uscirà dal voto di oggi pomeriggio sui temi delle unioni di fatto e delle coppie gay

    1. giuliana75

      A me sembra già allucinante che si prendano in considerazione le coppie gay come “famiglie”. E’ come se un etologo parlando della comunità dei gorilla includesse anche Tarzan.

      1. JoeTurner

        Dicono che Ravasi parlando dei gay ha detto che Gesù abbracciava i lebbrosi. Io però non ho mai pensato che gli omosessuali fossero lebbrosi…

  3. Alessandro

    In estrema sintesi: la Relatio Synodi sarà pubblicata tutta. Consta di 62 punti, che sono stati votati ad uno ad uno. Sarà reso noto l’esito di ciascuna votazione. 3 punti (che dovrebbero riguardare omosessuali, comunione a divorziati risposati e unioni civili) non hanno raggiunto i 2/3 di voti a favore, e quindi, mancando di una maggioranza qualificata, non possono ritenersi espressione del Sinodo.

    Il Papa ha parlato in conclusione. Qui il discorso:

    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/18/0771/03046.html

  4. admin

    Synod14 – 15ª Congregazione generale: Discorso del Santo Padre Francesco per la conclusione della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18.10.2014

    [B0771]

    Discorso del Santo Padre

    Saluto del Presidente Delegato Card. Raymundo Damasceno Assis

    Questo pomeriggio, nel corso della quindicesima e ultima Congregazione generale Sinodo straordinario sulla famiglia, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai Padri Sinodali e a tutti i partecipanti in Aula il discorso che riportiamo di seguito:

    Discorso del Santo Padre

    Eminenze, Beatitudini, Eccellenze, fratelli e sorelle,

    Con un cuore pieno di riconoscenza e di gratitudine vorrei ringraziare, assieme a voi, il Signore che ci ha accompagnato e ci ha guidato nei giorni passati, con la luce dello Spirito Santo!

    Ringrazio di cuore il signor cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, S.E. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con loro ringrazio il Relatore il cardinale Péter Erdő, che ha lavorato tanto anche nei giorni del lutto familiare, e il Segretario Speciale S.E. Mons. Bruno Forte, i tre Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e gli anonimi, tutti coloro che hanno lavorato con vera fedeltà dietro le quinte e totale dedizione alla Chiesa e senza sosta: grazie tante!

    Ringrazio ugualmente tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa. Vi porterò nella preghiera, chiedendo al Signore di ricompensarvi con l’abbondanza dei Suoi doni di grazia!

    Potrei dire serenamente che – con uno spirito di collegialità e di sinodalità – abbiamo vissuto davvero un’esperienza di “Sinodo”, un percorso solidale, un “cammino insieme”.

    Ed essendo stato “un cammino” – e come ogni cammino ci sono stati dei momenti di corsa veloce, quasi a voler vincere il tempo e raggiungere al più presto la mèta; altri momenti di affaticamento, quasi a voler dire basta; altri momenti di entusiasmo e di ardore. Ci sono stati momenti di profonda consolazione ascoltando la testimonianza dei pastori veri (cf. Gv 10 e Cann. 375, 386, 387) che portano nel cuore saggiamente le gioie e le lacrime dei loro fedeli. Momenti di consolazione e grazia e di conforto ascoltando e testimonianze delle famiglie che hanno partecipato al Sinodo e hanno condiviso con noi la bellezza e la gioia della loro vita matrimoniale. Un cammino dove il più forte si è sentito in dovere di aiutare il meno forte, dove il più esperto si è prestato a servire gli altri, anche attraverso i confronti. E poiché essendo un cammino di uomini, con le consolazioni ci sono stati anche altri momenti di desolazione, di tensione e di tentazioni, delle quali si potrebbe menzionare qualche possibilità:

    – una: la tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere. Dal tempo di Gesù, è la tentazione degli zelanti, degli scrupolosi, dei premurosi e dei cosiddetti – oggi- “tradizionalisti” e anche degli intellettualisti.

    – La tentazione del buonismo distruttivo, che a nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici. È la tentazione dei “buonisti”, dei timorosi e anche dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”.

    – La tentazione di trasformare la pietra in pane per rompere un digiuno lungo, pesante e dolente (cf. Lc 4,1-4) e anche di trasformare il pane in pietra e scagliarla contro i peccatori, i deboli e i malati (cf. Gv 8,7) cioè di trasformarlo in “fardelli insopportabili” (Lc 10, 27).

    – La tentazione di scendere dalla croce, per accontentare la gente, e non rimanerci, per compiere la volontà del Padre; di piegarsi allo spirito mondano invece di purificarlo e piegarlo allo Spirito di Dio.

    – La tentazione di trascurare il “depositum fidei”, considerandosi non custodi ma proprietari e padroni o, dall’altra parte, la tentazione di trascurare la realtà utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente! Li chiamavano “bizantinismi”, credo, queste cose…

    Cari fratelli e sorelle, le tentazioni non ci devono né spaventare né sconcertare e nemmeno scoraggiare, perché nessun discepolo è più grande del suo maestro; quindi se Gesù è stato tentato – e addirittura chiamato Beelzebul (cf. Mt 12, 24) – i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento migliore.

    Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state queste tentazioni e queste animate discussioni; questo movimento degli spiriti, come lo chiamava Sant’Ignazio (EE, 6) se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato – con gioia e riconoscenza – discorsi e interventi pieni di fede, di zelo pastorale e dottrinale, di saggezza, di franchezza, di coraggio e di parresia. E ho sentito che è stato messo davanti ai propri occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la “suprema lex”, la “salus animarum” (cf. Can. 1752). E questo sempre – lo abbiamo detto qui, in Aula – senza mettere mai in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e la procreatività, ossia l’apertura alla vita (cf. Cann. 1055, 1056 e Gaudium et Spes, 48).

    E questa è la Chiesa, la vigna del Signore, la Madre fertile e la Maestra premurosa, che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini (cf. Lc 10, 25-37); che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare o classificare le persone. Questa è la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia. Questa è la Chiesa, la vera sposa di Cristo, che cerca di essere fedele al suo Sposo e alla sua dottrina. È la Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cf. Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti! La Chiesa che non si vergogna del fratello caduto e non fa finta di non vederlo, anzi si sente coinvolta e quasi obbligata a rialzarlo e a incoraggiarlo a riprendere il cammino e lo accompagna verso l’incontro definitivo, con il suo Sposo, nella Gerusalemme Celeste.

    Questa è la Chiesa, la nostra madre! E quando la Chiesa, nella varietà dei suoi carismi, si esprime in comunione, non può sbagliare: è la bellezza e la forza del sensus fidei, di quel senso soprannaturale della fede, che viene donato dallo Spirito Santo affinché, insieme, possiamo tutti entrare nel cuore del Vangelo e imparare a seguire Gesù nella nostra vita, e questo non deve essere visto come motivo di confusione e di disagio.

    Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia nella Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi Ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori.

    E, come ho osato di dirvi all’inizio, era necessario vivere tutto questo con tranquillità, con pace interiore anche perché il Sinodo si svolge cum Petro et sub Petro, e la presenza del Papa è garanzia per tutti.

    Parliamo un po’ del Papa, adesso, in rapporto con i vescovi… Dunque, il compito del Papa è quello di garantire l’unità della Chiesa; è quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è nutrire il gregge – nutrire il gregge – che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere – con paternità e misericordia e senza false paure – le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle.

    Il suo compito è di ricordare a tutti che l’autorità nella Chiesa è servizio (cf. Mc 9, 33-35) come ha spiegato con chiarezza Papa Benedetto XVI, con parole che cito testualmente: «La Chiesa è chiamata e si impegna ad esercitare questo tipo di autorità che è servizio, e la esercita non a titolo proprio, ma nel nome di Gesù Cristo … attraverso i Pastori della Chiesa, infatti, Cristo pasce il suo gregge: è Lui che lo guida, lo protegge, lo corregge, perché lo ama profondamente. Ma il Signore Gesù, Pastore supremo delle nostre anime, ha voluto che il Collegio Apostolico, oggi i Vescovi, in comunione con il Successore di Pietro … partecipassero a questa sua missione di prendersi cura del Popolo di Dio, di essere educatori nella fede, orientando, animando e sostenendo la comunità cristiana, o, come dice il Concilio, “curando, soprattutto che i singoli fedeli siano guidati nello Spirito Santo a vivere secondo il Vangelo la loro propria vocazione, a praticare una carità sincera ed operosa e ad esercitare quella libertà con cui Cristo ci ha liberati” (Presbyterorum Ordinis, 6) … è attraverso di noi – continua Papa Benedetto – che il Signore raggiunge le anime, le istruisce, le custodisce, le guida. Sant’Agostino, nel suo Commento al Vangelo di San Giovanni, dice: “Sia dunque impegno d’amore pascere il gregge del Signore” (123,5); questa è la suprema norma di condotta dei ministri di Dio, un amore incondizionato, come quello del Buon Pastore, pieno di gioia, aperto a tutti, attento ai vicini e premuroso verso i lontani (cf. S. Agostino, Discorso 340, 1; Discorso 46, 15), delicato verso i più deboli, i piccoli, i semplici, i peccatori, per manifestare l’infinita misericordia di Dio con le parole rassicuranti della speranza (cf. Id., Lettera 95, 1)» (Benedetto XVI, Udienza Generale, Mercoledì, 26 maggio 2010).

    Quindi, la Chiesa è di Cristo – è la Sua Sposa – e tutti i vescovi, in comunione con il Successore di Pietro, hanno il compito e il dovere di custodirla e di servirla, non come padroni ma come servitori. Il Papa, in questo contesto, non è il signore supremo ma piuttosto il supremo servitore – il “servus servorum Dei”; il garante dell’ubbidienza e della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, al Vangelo di Cristo e alla Tradizione della Chiesa, mettendo da parte ogni arbitrio personale, pur essendo – per volontà di Cristo stesso – il “Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli” (Can. 749) e pur godendo “della potestà ordinaria che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa” (cf. Cann. 331-334).

    Cari fratelli e sorelle, ora abbiamo ancora un anno per maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare; a dare risposte ai tanti scoraggiamenti che circondano e soffocano le famiglie.

    Un anno per lavorare sulla “Relatio synodi” che è il riassunto fedele e chiaro di tutto quello che è stato detto e discusso in questa aula e nei circoli minori. E viene presentato alle Conferenze episcopali come “Lineamenta”.

    Il Signore ci accompagni, ci guidi in questo percorso a gloria del Suo nome con l’intercessione della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe! E per favore non dimenticate di pregare per me!

    [03046-01.01] [Testo originale: Italiano]

    Saluto del Presidente Delegato Card. Raymundo Damasceno Assis

    Prima del discorso del Santo Padre, il Presidente delegato di turno, Card. Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida (Brasile), aveva rivolto al Papa le parole di saluto che riportiamo di seguito:

    Santo Padre, noi, qui convenuti, vorremmo ringraziarLa, a nome di tutta la Chiesa, per questa splendida occasione che Lei ci ha dato, convocando quest’Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi. È stata un’opportunità preziosa per cercare insieme di approfondire la riflessione su una realtà così centrale per la vita della Chiesa e dell’intera umanità, qual è la famiglia.

    Lei ci ha invitato a contemplare il Vangelo della Famiglia, ovvero dell’amore umano vissuto secondo il disegno di Dio, come fonte inesauribile di realizzazione umana, di bellezza, di gioia e di pace. Ma non siamo stati radunati insieme al Vescovo di Roma e Successore di Pietro soltanto per contemplare.

    Come Pastori, abbiamo riflettuto su come curare le ferite che sono prodotte da quelle forme di vivere l’amore umano che non corrispondono pienamente al disegno di Dio. Come Chiesa, siamo spronati a cercare vie per aiutare le famiglie a riscoprire se stesse come Chiese domestiche, luogo privilegiato per vivere in profondità il Vangelo.

    Il Sinodo continua… e noi, con la parresia dei Pastori, già intravediamo insieme al Pastore universale della Chiesa la prossima tappa di questo processo sinodale sulla famiglia. La forma di vita della Chiesa, popolo di Dio peregrino, è proprio sinodale e anche la famiglia cristiana si può dire che è come un sinodo in piccolo. Ma nel nostro peregrinare abbiamo la certezza che Nostro Signore è in mezzo a noi. Questo ci dà forza e anche ci colma di gioia. Ancora c’ è cammino da fare insieme…! Abbiamo la fiducia, anzi la certezza, che troveremo vie giuste per servire le famiglie nel loro vivere insieme e camminare verso Dio. Questa certezza ci viene dalla presenza di Gesù Cristo e dello Spirito in mezzo a noi.

    Carissimi fratelli e sorelle, Eminenze ed Eccellenze, torniamo ora nelle nostre Chiese particolari con la gioia di aver vissuto questa esperienza sinodale con tanti frutti spirituali e pastorali.

    Il Signore Gesù che ha voluto vivere su questa terra la meravigliosa avventura di essere, anche Lui, membro di una famiglia, ci illumini e ci benedica nel nostro camminare insieme!

    [03045-01.01] [Testo originale: Italiano]

    [B0771-XX.01]

    http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/18/0771/03046.html

  5. Alessandro

    Ecco i 3 numeri della Relatio Synodi che, non avendo ottenuto i 2/3 dei voti favorevoli, non sono da ritenersi espressione del pensiero del Sinodo

    52. Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» da diversi «fattori psichici oppure sociali» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1735).

    53. Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio.

    55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).

    1. Elena Maffei

      Grazie a tutti per gli aggiornamenti! Cosi mi sento nel cuore del Sinodo pur vivendo all’estrema periferia della nazione.

  6. Alessandro

    In buona sostanza: vista la Relatio Synodi (e considerati i numeri non approvati), si conclude che chi ha scritto la relatio post disceptationem, più che dare fedelmente conto della discussione che si era svolta in aula, ha dato conto di come avrebbe voluto che si svolgesse la discussione in aula.
    Penso sempre bene degli altri, quindi secondo me non c’è dolo, darei la colpa alla distrazione, alla stanchezza, al tempo tiranno.

  7. Rosa

    Ragazzi c’è poco da festeggiare.
    Pochissimo.
    Più del 51% dei vescovi, quindi, la maggioranza dei vescovi ha votato si :
    52. Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.
    53. Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale.
    55. Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale
    Se non sono diventate leggi per tutti (anche per me e Voi) è solo perchè son stati + del 51% ma non + di 2/3.
    In pratica, e ci scommetto quel che volete, sarà presentata come la battaglia di retroguardia di pochi trogloditi relitti del passato..
    Insomma, i giovani, gli updates etc sono nel giusto appena spariranno gli ultimi dinosauri….

    1. Alessandro

      Rosa

      Non sarebbero diventate “legge” anche se fossero stati approvati all’unanimità. Un documento votato dai padri sinodali non ha potere di vincolare all’assenso i fedeli. Un Sinodo non è un Concilio ecumenico.

      Inoltre, non sarei così pessimista. Se leggi la Relatio Synodi senza quei tre numeri, trovi un testo che non presenta alcuna rimarchevole novità rispetto ai testi magisteriali sulla famiglia da Gaudium et Spes a oggi. Certo, si evidenziano opportunamente le difficoltà odierne che incontra l’accoglienza del Vangelo della famiglia, ma, ripeto, si tratta di un testo totalmente debitore dei documenti magisteriali precedenti.

      E’ stata eliminata ogni espressione che potesse anche solo vagamente suggerire un minuzzolo di condiscendenza all’omosessualismo.

      Per il resto, l’argomento più atteso era quello sulla comunione ai divorziati risposati. Al riguardo, 2 erano le idee che si stavano facendo largo in questi mesi.

      1) SNELLIRE LE CAUSE DI NULLITA’.

      Su ciò, il testo è prudente, problematico, segnala le diverse opinioni e i paletti inamovibili (“Va ribadito che in tutti questi casi si tratta dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo”):

      48. Un grande numero dei Padri ha sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati: il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria.

      Alcuni Padri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non garantirebbero un giudizio affidabile. Va ribadito che in tutti questi casi si tratta dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo. Secondo altre proposte, andrebbe poi considerata la possibilità di dare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio, tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento.

      2) AMMETTERE I DIVORZIATI DOPO CAMMINO PENITENZIALE

      il relativo numero 53 non ha raggiunto la maggioranza qualificata. E tieni presente che era un punto che non fa proposte nette, ma registra che “Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale… Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise… Va ancora approfondita la questione”. La spaccatura tra i sinodali sconsiglia questo “approfondimento”, fa plasticamente percepire al Papa che, se insistesse sull’esplorare le accennate innovazioni (tutte da definire), martellerebbe un nervo scoperto e spaccherebbe la Chiesa.

      1. Piero

        Quindi, alla fine, per cosa è stato fatto questo Sinodo straordinario, se ha ribadito le stesse identiche cose che la Chiesa dice da 2000 anni?

                1. Piero

                  Ah quindi tu avresti risposto allo stesso modo a Papa Francesco, quando disse che sui Valori Non Negoziabili si sà come la pensa la Chiesa, per cui è inutile ribadirli?

                  1. Piero lascia perdere i giochini di parole, che di certo il Santo Padre non ha fatto quell’affermazione col senso che tu pretendi di darle ora, per portare l’acqua al tuo mulino…

                    Oppure fallo, ma non pretendere ti risponda.
                    Buona continuazione.

  8. admin

    “La speranza della famiglia. Il Sinodo e dopo”
    Conferenza all’Università Europea di Roma in presenza del card. Müller, di mons. Negri, di mons. Melina e della giornalista Costanza Miriano

    Martedì 21 ottobre 2014, alle 18:45, all’Università Europea di Roma (via degli Aldobrandeschi 190) si terrà la tavola rotonda “La speranza della famiglia. Il Sinodo e dopo”, organizzata dai Circoli Culturali Giovanni Paolo II in collaborazione con Edizioni Ares.

    L’incontro sarà un’occasione per parlare di temi di attualità legati alla famiglia e alla sua condizione nella società di oggi, che sono anche al centro del dialogo di questi giorni nel Sinodo in Vaticano.

    Interverranno il Cardinale Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Mons. Luigi Negri, Presidente della Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero della Chiesa, Mons. Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi Matrimonio e Famiglia, Costanza Miriano, Giornalista e scrittrice. Moderatore: Antonio Gaspari, Direttore editoriale di Zenit (www.zenit.org).

    Durante l’incontro sarà presentato il libro “La speranza della famiglia” del Cardinale Gerhard Ludwig Müller, (Edizioni Ares). Il volume esce nella formula dell’intervista tra il porporato e padre Carlos Granados, direttore della spagnola BAC – Biblioteca de Autores Cristianos. La prefazione è del Cardinale Fernando Sebastián.

    La tavola rotonda sarà aperta da un saluto di Padre Luca Gallizia LC, Rettore dell’Università Europea di Roma, e Padre Jesús Villagrasa LC, Rettore dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
    Per informazioni: tel. 06 665431.

    Sito dell’Università Europea di Roma: http://www.unier.it
    Sito Edizioni Ares: http://www.ares.mi.it

    1. Elena Maffei

      Se ho capito bene (invidio un po’ i romani che in questi giorni hanno grandi occasione di formazione…) la Chiesa africana e quella asiatica si sono espresse in maniera opposta a quella occidentale, diciamo così, aperturista. È interessante notare che sono le Chiese dei nuovi martiri. Poi ricordiamo che la Chiesa non è una democrazia ma la Sposa di Cristo: non contano le percentuali come in parlamento! Io sono fiduciosa.

        1. Sara

          Mi accodo al plauso per Elena! E aggiungo che, oltre ad essere la Sposa di Cristo, è un Regno e a comandare è Uno solo, con il Suo vicario come comandante in seconda: finché regge lui, non c’è altra maggioranza che tenga!

  9. In definitiva:

    La solita grossa presa per il culo, come lo sono qualsiasi tipo di Conferenze Planetarie (cosiddette) delle Nazioni Unite, per esempio, o quant’altro di simile. CONCLUSIONIZZERO!

    Che altro ci sarebbe da aspettarsi?

  10. Alessandro

    http://ilsismografo.blogspot.it/2014/10/vaticano-cardinale-de-paolis-un-errore.html

    “Sui temi della famiglia servono il tempo e la riflessione. Non la fretta. Al Sinodo tutti vogliono intervenire, ma il tempo e l’ascolto sono limitati così come è insufficiente lo spazio concesso alla discussione nei circoli minori. Paolo VI fondò mezzo secolo fa il Sinodo come strumento agile di collaborazione al governo della Chiesa. Però il confronto deve riguardare temi studiati e approfonditi sui quali ciascun padre sinodale abbia un parere preciso.

    Si è rivelata errata la scelta di discutere un po’ di tutto, come se si dovesse rifondare tutto. La Chiesa ascolta la gente ma ha certezze che perseverano nel tempo.”

    1. Considerazioni del Card. De Paolis, che possono certo contenere una parte di verità, degne di riflessione, ma che non è detto debbano portare alla conclusione “Si è rivelata errata la scelta…”.

      Errata? Forse sì… in che ottica?
      Forse no, perché ha aperto il confronto su più e più temi, mostrando la realtà di tante domande aperte, prospettive incerte, attese… forse è stata messa “un po’ troppa carne al fuoco”, ma questo Sinodo straordinario non dà e non voleva dare alcuna parola conclusiva, anzi questo “pre-Sinodo” del 2015, può essere servito per fare già una scrematura o rendere più consapevoli delle tematiche in gioco (o come piace dire ad alcuni delle “forze in campo” che sempre piace dipingere come forze contrapposte…).

      Quindi, errore? Non saprei dire… con certezza direi che non sarebbe comunque la prima volta che lo Spirito Santo “scrive (o scriverà) diritto anche sulle nostre (eventuali) righe storte!” 😉

      1. Alessandro

        Penso che ci fossero troppa carne al fuoco e tempi troppo risicati. Lo si è visto nell’evidente fretta (per tacere di altre magagne già riferite) con cui è stata scritta la relatio post disceptationem; inoltre i circuli minores hanno avuto solo martedì pomeriggio e mercoledì per discutere la relazione e proporre emendamenti, han dovuto lavorare davvero di gran carriera; e alla Relatyo Synodi conclusiva si è potuto lavorare solo giovedì pomeriggio e venerdì, dovendo vagliare 700 proposte di emendamento e – visti gli esiti dei circuli – dovendo riscrivere praticamente daccapo la relatio post disceptationem. Insomma, un lavoraccio a tappe forzate che obiettivamente non ha favorito la qualità del lavoro e non ha agevolato la necessaria riflessione, che richiede pause e tempi lunghi.

        Per questo ragioni – e qui concordo con te, Bariom – è bene che questo sia stato il “primo tempo” sinodale, dimodoché i risultati di questo sinodo, in quest’anno che ci separa da quello ordinario, vengano meditati e rimeditati e pregati anzitutto dai sinodali stessi.

        1. E da noi tutti…

          Che spesso ci agitiamo, dibattiamo, suoniam trombe e tamburi sin troppo spesso e con troppa forza, come se da questo “agitarsi” dipendessero le sorti della Chiesa e della stessa Storia della Salvezza.

          Lasciamo al Mondo lo starnazzante compito, che tanto d’altro non saprebbe fare…
          Rientriamo in noi, nel silenzio, pieghiamo le ginocchia, digiuniamo non solo con il corpo ma anche con la nostra mente sempre affamata di perché e di so-tutto-io, e nel segreto delle nostre stanze o nella celletta del nostro cuore, offriamo tutto a Dio si che mostri ancora una volta la Sua Infinita Misericordia e si degni di donare la Luce del Suo Volto, al Santo Padre, ai Padri Sinodali (in questo specifico avvenimento) e a noi tutti tramite Loro.

        2. Giusi

          Troppe parole. Non tue Alessandro (magari parlassi tu!) A me bastano queste:

          “Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria
          27 Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.
          29 Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30 E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
          31 Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto di ripudio; 32 ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all’adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.moglie per qualsiasi motivo?». 4Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne? 6Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». 8Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così. 9Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».
          10Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». 11Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca».

          Per quel che mi riguarda qualsiasi cosa venga fuori da qualsiasi assemblea, pronunciata da qualsiasi vescono o Papa che si discosti, anche in parte, da queste parole io non la seguirò perchè queste non sono le mie convinzioni: è Parola di Dio e non si mette ai voti la Parola di Dio!

          1. Thelonious

            Giusi: per un cattolico la Parola di Dio non è solo la Bibbia, ma anche la Tradizione e il Magistero

              1. Thelonious

                certo Giusi, ma la questione è che la Chiesa non è un monolite di regole, ma un corpo vivo, la Sposa di Cristo. Certo c’è il depositum fidei, che consta di alcune cose immutabili, però continuamente si arricchisce, proprio come un corpo vivo. Perciò Tradizione, Parola di Dio e Magistero sono sempre da concepirsi insieme. Se si toglie uno di questi elementi, il corpo non vive. Se si prende solo la Parola di Dio svincolata dalla concretezza umana della Chiesa si fa come i protestanti

                1. Possiamo immaginare il tutto come la base di un tripode… basta togliere anche solo una delle “gambe” (o piede) e il tripode (che sarebbe interessante nella metafora indagare sostiene cosa…) non può restare in equilibrio e rovinosamente … CADE!!

                2. Giusi

                  Vabbè sarò più chiara. Se tra un anno verrà concessa la comunione ai divorziati risposati non sarò d’accordo pure se lo dice il Papa. Le aperture ai gay (che esulino dalla misericordia che la Chiesa ha sempre avuto, non è un’invenzione recente) non le voglio nemmeno prendere in considerazione.

                  1. Thelonious

                    Il Papa non può stravolgere la dottrina, né su questo né su altro, perché la Chiesa non è dei Papi, ma di Cristo.
                    E la Chiesa-non dimentichiamolo mai- è guidata, ultimamente, dallo Spirito Santo.
                    E’ dovere del Papa e dei Vescovi, uniti con lui, di custodire il depositum fidei.
                    E’ dovere dei fedeli pregare per il Papa e amarlo (ad li là delle simpatie o delle antipatie), come “il dolce Cristo in terra”. Il Papa può essere criticato, ma con l’amore dei figli, non con l’astio dei rivali.
                    Inoltre finora, al di là di qunato scrivono i giornali, per lo più laicisti, non mi pare sia stata toccata una virgola della dottrina né della morale.

                    1. Giusi

                      E menomale! Però non possiamo fare finta che non sia successo niente. Tanti cardinali (troppi) la dottrina l’avrebbero stravolta!

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