Come agnelli tra i lupi

martinez

Ecco lo sguardo di un sacerdote che fissa negli occhi coloro che dopo due secondi lo fucileranno. Niente odio, nessuna paura della morte.

La foto-agenzia EFE, riflette il volto di un sacerdote spagnolo, catturato dai miliziani repubblicani durante la guerra civile spagnola, alcuni momenti prima di essere fucilato il 18 di agosto del 1936. L’autore dell’istantanea è il fotografo tedesco Hans Gutmann.

La fotografia l’aveva nel suo ufficio il Decano della Facoltà di Teologia di Madrid San Dámaso, Pablo Dominguez (L’Ultima Cima), morto qualche tempo fa in un incidente di montagna. Su questa fotografia, Pablo affermò: “La ottenni a Mosca, in un congresso. Mi piacque e, leggendo le frasi del riquadro, mi interessai alla cosa ancora di più. È la fotografia – mentre lo spiegava gli brillavano gli occhi, si sentiva emozionato e con voglia di imitarlo; sembrava che parlasse di sé – di un sacerdote spagnolo il beato Martín Martínez Pascual presbitero e martire, membro della Società di Sacerdoti Operai Diocesani, di Valdealgorfa (Teruel), diocesi di Saragozza. Fissatevi bene sul suo sguardo fermo, le braccia, sicuro e coraggioso…”

Il 4 giugno scorso papa Francesco ha autorizzato il riconoscimento del martirio di 95 cattolici uccisi dai repubblicani durante la guerra civile spagnola. Fra loro si contano moltissimi sacerdoti e religiosi e anche diversi laici assassinati tra il 1936 e il 1939 in odio alla fede. I martiri dell’ondata anticattolica degli anni Trenta in Spagna, durante la quale anche il 70 per cento delle chiese subì devastazioni, sono migliaia. Già Giovanni Paolo II, tra il 1987 e il 2001, ne aveva beatificati 460. Tra il 2005 e il 2011 Benedetto XVI ne ha beatificati più di cinquecento. Con i 522 che saranno beatificati il 13 ottobre prossimo a Tarragona, la Chiesa avrà qualcosa come 1.500 beati martiri uccisi in Spagna negli anni Trenta, di cui alcuni già canonizzati.
«Ma questi rappresentano solo una piccola percentuale delle circa 10 mila persone morte per Cristo», spiega a tempi.it monsignor Vicente Cárcel Ortí, storico ed esperto dei rapporti Stato-Chiesa nella Spagna del XX secolo e autore di numerosi libri sui martiri di quel periodo.

continua a leggere l’intervista di Benedetta Frigerio su tempi.it a Vicente Cárcel Ortí

27 pensieri su “Come agnelli tra i lupi

  1. Morirono non solo religiosi ma anche laici: giovani, padri e madri di famiglia.
    Non si tratta di eroi, ma di persone normali che vivevano una fede per cui valeva la pena dare la vita. E fu una sorpresa anche per la Chiesa: molti pensavano che la fede popolare degli spagnoli fosse insufficiente, folcloristica e sentimentale. Invece, davanti alla prova, emerse la sua forza semplice e cristallina, prima snobbata dagli intellettuali. La cosa impressionante è che in ogni città, senza conoscersi né mettersi d’accordo, morirono tutti allo stesso modo: invitati ad abiurare in cambio della vita, rifiutarono e morirono pregando per i loro assassini e urlando: “Viva Cristo Re”. Come accadeva anche in Messico o in Germania davanti alle SS di Hitler.

    Perché papa Francesco beatifica 522 martiri spagnoli | Tempi.it

  2. Il problema vero è l’odio,il male e la persecuzione. Contare i martiri per la fede avendo ben presente anche il martirio di gente bruciata viva perchè non credeva sarebbe un atto dovuto.

  3. Alvaro.

    Caro Bariom, gli intellettuali, ed in particolar modo quella parte di loro che viene chiamata, giustamente, “radical chic”, ha’ sempre snobbato le persone “normali” che, tra le altre cose, permettono loro “lavorando” duramente di fare la vita che fanno. E pensare che ancora oggi in Italia c’e gente che si professa “comunista” ma anche, sic, cattolico. Quanta ipocrisia, quanto voler tenere il piede in due staffe, quanto cercare di essere “politicamente” corretti invece di essere se stessi. Con me o contro di me, semplicemente. Alvaro.

  4. Macello di Badajoz
    Battaglia di Badajoz

    .. . Migliaia di persone vennero infatti portate all’interno della Plaza de Toro e qui massacrate. Mentre in città altri assassini e stupri di massa continuarono per giorni e giorni. Questa mattanza valse al comandante delle truppe franchiste Yague il nomignolo di “Macellaio di Badajoz”.

    Da notare che, nelle guerre coloniali intraprese dagli spagnoli in Marocco, da dove sia Yague che Franco provenivano, la brutalità sistematica e la rappresaglia armata contro i civili era usuale e diffusa, come anche la pratica dei soldati marocchini al servizio spagnolo di castrare i loro nemici morti. Esempio degli eccessi raggiunti dal conflitto civile, la brutalità sui civili e sugli avversari vinti aveva il preciso scopo di spargere il terrore. Corrispondenti stranieri, principalmente portoghesi, francesi ed inglesi di vario credo politico, riportano tra i 2.000 e 4.000 la cifra dei morti provocati dall’eccidio condotto dai Tercio e dai Regulares.

  5. “Ya sabía que ha sido publicado así en varios lugares pero ¿de dónde proceden los datos originales que le identifican? Nadie lo dice. En todo caso, no hay duda. O no es Martínez Pascual o la información que dáis sobre el lugar de muerte tiene que ser rectificada. Las dos cosas, imposible porque él fue asesinado en las inmediaciones de Valdealgorfa (Teruel)”

    1. No me parece que el comentario intente poner claridad sobre una posible incongruencia, sino que solamente quiere aliviar la duda. Si quien ha comentado así sabe algo cierto, que no sea una opinión deducida, que lo diga. Por amantes de la duda es lleno el mundo y son los mismos que dudan de la Resurección de Cristo: “Donde están las pruebas?”, “Cual es la fuente?”, “Quien lo dice?” ecc ecc.

      Al final de todo, tampoco sería importante saber de quien es esa mirada y esa fotografía, lo que importa es cómo y porqué Martinez Pascual se ha muerto y, como él, millar de persones de las cuales no tenemos fotografías ni miradas, excepto que en la memoria de los que les han conocido.

      Que mantengan sus dudas, yo mantengo mi Fé.
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      También se menciona el autor de la fotografía. Él seguro che sabe bien a quién y cuándo fue tomada esta foto.

    2. sebastianozapp

      Yo creo que sí que es él. Y si no, el mismo fotógrafo dejó claro que se trataba de un sacerdote que afronta el martirio por su condición sacerdotal.

  6. 61Angeloextralarge

    Questo sguardo è di sicuro rimasto impresso a fuoco in coloro che l’hanno fucilato. Probabilmente ha tenuto sveglie le loro notti, almeno lo spero. Come spero che prima o poi abbia portato in loro un ribaltamento della coscienza!

    1. Senza fare l’apologetica di questa foto in particolare (sulla cui “veridicità” i cultori del dubbio – riportati (e ti pareva) dal buon Alvise – hanno subito da dire la loro…), certo l’articolo e l’immagine, mi conducono a riflettere e a immaginare, lo sguardo di Cristo…
      Avete presente certamente lo sguardo di evangelica memoria di Cristo rivolto a Pietro, al termine di quella notte, prima che il gallo cantasse…

      In fondo lo sguardo che Cristo ha su ognuno di noi, sulle nostre umane miserie e sui nostri meschini tradimenti. uno sguardo si, fermo e penetrante, che arrivando in fondo all’animo ti svela quel che sei, ma nel contempo uno sguardo fermo a cui appoggiarsi, perché non v’è alcun rifiuto in esso, non v’è giudizio, non v’è condanna.
      Possiamo scorgere una “virile bontà”, che non è pietismo, melenso “buonismo”… è un “forza interiore”, che trasforma la vittima in vincitore, in misericordia Colui che non ha ottenuto misericordia alcuna. E’ uno sguardo che in fondo interroga, non lascia indifferenti. Neppure coloro che sono lontani, ignari o peggio, consci persecutori ne restano indifferenti.

      E lo sguardo che salva il mondo.

      1. 61Angeloextralarge

        Mario: probabilmente è lo stesso sguardo di Stefano, rivolto a coloro che lo stavano lapidando: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Lo stesso sguardo dei tanti martiri, anche moderni, come Shabaz Bhatti.

  7. …sarete di certo contenti, almeno, che anche BOLT si fa il segno della croce (prima si partire)
    …un altro atleta, mi sembra etiope, si è fatto il segno della crece tre volte (dopo aver vinto)
    …non tutto il mondo è cattivo (dei viventi)!

  8. Alessandro

    “Ci sono tante persone, cristiani e non cristiani, che “perdono la propria vita” per la verità. E Cristo ha detto “io sono la verità”, quindi chi serve la verità serve Cristo.
    Quante persone pagano a caro prezzo l’impegno per la verità! Quanti uomini retti preferiscono andare controcorrente, pur di non rinnegare la voce della coscienza, la voce della verità! Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati, valori come il pasto andato a male e quando un pasto è andato a male, ci fa male; questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!”

    Papa Francesco, all’Angelus del 23 giugno

    Papa Francesco all’Angelus di oggi:

    “la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita… Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio…. Fede e fortezza vanno insieme. Il cristiano non è violento, ma è forte. E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore.”

  9. Hassel

    I repubblicani non erano gli unici a fucilare i preti. La pratica era molto in auge anche presso il bando nazionalista, soprattutto con i preti baschi, che come gran parte del loro popolo erano indipendentisti. Gran brutta guerra quella, per di più guerra civile.

  10. vale

    sì,certo, come al solito-in ogni guerra civile- orrori da entrambe le parti, una volta iniziata.
    non dimentichiamo chi la iniziò e quel che fecero ancora prima che iniziasse,però.

  11. Gian

    Sta per morire, eppure lo sguardo è composto, sereno, persino dolce. Guardandolo per qualche secondo poi diventa difficile staccare gli occhi dai suoi: sono magnetici e profondi come quelli del Cristo della Divina Misericordia. Aveva solo 26 anni, ma dal suo sguardo non trapela un briciolo di paura per la morte. Al contrario, sembra quasi che non attenda altro che dare la vita. Quasi un monito per il clima che respiriamo adesso.

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