di Andrea Torquato Giovanoli
Non so più chi, al mio bambino nel giorno del suo compleanno, ha regalato il gioco del piccolo “paleontologo”: una grossa mattonella dura di polvere impastata contenente i resti in plastica di un dinosauro in miniatura da “scoprire” a colpi di scalpello e martello, anch’essi di plastica.
Mio figlio ne è rimasto entusiasta e così, nel primo giorno di pioggia (poiché nei nostri tre metri cubi di casa i giochi che lasciano in giro tracce di sé, tipo il Didò, i colori a dito ed i “collages”, si fanno solo quando fuori piove), di buon mattino il mio bimbo ha consumato la sua colazione in tempo record e, mentre sua madre ed io non ci eravamo ancora nemmeno accostati alla nostra, inesorabile ha tirato fuori la scatola con lo scheletro preistorico e l’ha messa perentoriamente ed inequivocabilmente in mezzo alla tavola.
Estratti velocemente i componenti del gioco e data una scorsa rapidissima alle istruzioni illustrate, ha iniziato ad attaccare il corpo solido, il quale si è rivelato però molto più coriaceo rispetto alle aspettative di tutti. Come da copione il cinquenne si è dapprima scoraggiato, ma stimolato dallo sprone mio e di mia moglie si è impuntato con ostinazione malgrado gli evidentemente inadeguati attrezzi in reticolato di polimeri.
Vedendo il caparbio puntiglio del mio erede ho iniziato a rimuginare su quel vincolo che mi unisce in matrimonio all’amata consorte, svelando ai miei occhi come la nostra estrema diversità di carattere e temperamento aggravino non poco la nostra umana caducità, e ciò fa di noi strumenti ineluttabilmente inadatti a perseguire quello scopo altissimo cui l’unione sacramentale voca l’uomo e la donna.
Proprio come quel martellino e quello scalpelletto di plastica, che si accaniscono l’uno sull’altro a ripetizione nel perseguimento dell’unico scopo di dissotterrare il tesoro nascosto nella mattonella e bramato dal mio bambino.
Ed arrovellandomi mi pare quasi di riuscire a cogliere un senso sotteso a quell’insistente, quanto apparentemente inutile, lavorìo: come la conclusione che il matrimonio cristiano (come d’altronde il cammino stesso di fede) è invero una lotta continua, una santa battaglia perseverando nella quale si ottengono però vittorie di inusitato gaudio.
Un costante richiamo a dissodare le zolle del proprio egoismo perché il seme del Sacramento germini frutti di felicità piena.
La faticosa ricerca di arcani tesori celati nel Mistero di una vocazione corrisposta: come quei geodi che sotto una scorza insignificante custodiscono cristalli di rara bellezza, ovuli di roccia davanti ai quali la resa di uno sguardo mondano ne spreca la grazia, mentre il persistìto scalpellìo del sacrificio di sé disvela gemme di gioia trascendente.
Poi mi risveglio al gridolino di esultanza di mio figlio: dal mattone artificiale tutto sgretolato è emersa finalmente una mascella, e dal suo sorriso raggiante capisco che l’ha già riconosciuta per quella di un carnivoro, il suo preferito, il Tirannosauro.
😀
Ahahah! Mi piace! Ce l’ha anche mio figlio quel gioco. Aperto e “attaccato” a nostra insaputa…Grazie per avergli dato un significato allegorico che si eleva al di sopra della montagnola di polvere di cemento che abbiamo dovuto grattar via dal pavimento 😀
Paziente e abile lavoro di scalpellino e poi di cesellatore quella del Padre Eterno, che dal blocco di pietra che c’avvolge tutti (simbolo esteriore del nostro “cuore di pietra”) e che tutti ci rende un po’ informi, bloccati e “impietriti” nelle umane miserie, riesce ad estrarre mirabili figure…
Figure d’Uomo e di Donna fatte a Sua immagine e somiglianza. Tali che ci vi si accosta è portato ad esclamare non il “perché non parli” di michelangiolesca memoria, ma: “PARLAMI… donde viene tua simile beltà?”
La beltà del più bello dei Figli dell’Uomo, perché l’immagine che il Padre per mezzo dello Spirito Santo, estrae da quella “dura roccia” è quella di Suo Figlio: Cristo Nostro Signore… l’immagine che porta in sè ogni Cristiano degno di questo nome.
OT Politici di buona volontà?
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-politici-in-campo-contro-la-legge-sullomofobia-6906.htm
Speriamo e continuiamo a pregare…
Che pochi però! Eppure a parole i cattolici sono tanti tra i politici! Ci sono comunque anche gay non omologati:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/7/16/NOZZE-GAY-Philippe-Ari-o-io-omosessuale-vi-spiego-perche-la-Chiesa-ha-ragione/408328/
http://www.tempi.it/everett-zeffirelli-omosessuali-contro-retorica-gay#.Uej2FKyXu4p
Omo-logati (?) 😉
Carissimi,
Da accesa sostenitrice di Costanza & C., nonché amante di Dio e di Santa Madre Chiesa, chiedo (rispondetemi anche in privato): il linguaggio aulico dell’autore ai paragrafi 4-8 è ironico?
Se non lo è, ammetto – con molto affetto – che mi è passata la voglia di leggere dopo 30 secondi perché l’ho trovato pesante, pur nella nobiltà di intenti.
Se lo è, pure.
Costanza, dove sei??? Torna subito qui!
Con grande affetto e stima per l’autore Andrea T.G.
Con molto affetto, ripenso con nostalgia ai tempi in cui contadini, pescatori e pastori analfabeti conoscevano a memoria (e capivano) la Divina commedia, o l’Orlando furioso o i cantari dei paladini di Francia o i libretti d’opera (tutta roba scritta in stile aulico e “pesante”) 🙂
Eh già, senm! E poi chi lo dice che lo stile aulico è “pesante”? Al di là dei luoghi comuni, trovo che lo stile di ATG sia capace di toccare con rara delicatezza poetica il vissuto quotidiano, facendone emergere l’altezza che gli è propria ma che spesso non riusciamo a vedere: è davvero piacevole leggere i suoi post! In quest’ultimo, in particolare, trovo splendida proprio questa frase/immagine: “ovuli di roccia davanti ai quali la resa di uno sguardo mondano ne spreca la grazia”. Secondo me è bellissima! Bravo Andrea!
E’ piaciuta molto anche a me la metafora dei geodi.
E per appesantire la dose di stile aulico (;-) ) http://www.intratext.com/IXT/ITA3381/_PC.HTM
Appesantisci pure! Se poi c’entra anche la mia bella, aulica e solare Toscana… Ah!
😀
“come quei geodi che sotto una scorza insignificante custodiscono cristalli di rara bellezza, ovuli di roccia davanti ai quali la resa di uno sguardo mondano ne spreca la grazia, mentre il persistìto scalpellìo del sacrificio di sé disvela gemme di gioia trascendente.”
…scrivere peggio? impossibile?
Sì, è davvero possibile: tu ce ne dai esempio quotidiano.
Ascolta bene, posso capire che senza la tua dose di stronzate quotidiane tieni dentro così tanto livore da non riuscire a sopravvivere con te stesso. E taccio. Ma ti avverto: stai lontano con le puttanate e insulti da Andrea Torquato Giovanoli, che non sei neanche degno di pulirgli non le scarpe, ma dove si siede. Perché tutto ha un limite e anche il più…. deve sapere che c’è un muro contro il quale si schianta.
Tu non hai la più pallida idea di che cosa voglia dire ciò che hanno passato loro.
Per cui sta bene attento, perché se insisti nel prendere in giro Andrea, ti assicuro che i conti li devi fare con me.
Perché la pazienza m’è finita da tempo.
…fatto salvo il rispetto per la persona la scrittura è un orrore!
Caro Alvise, la risposta di Paolo te la sei cercata… e ora rifletti un momento: una volta sola nel tuo “sentirti superiore” che neanche se ti dicono che sei un pezzo di….. ti scalfisce, una volta sola dico, ti ho visto perdere un po’ di quella “spocchia”: quando qualcuno qui, ti ha chiamato “cocco di mamma”. Hai perso il lume!
Non ci vuole un genio a comprendere che la cosa toccava una tua profonda sofferenza. Mi risulta difficile pensare che un uomo della tua età e con una vita mediamente difficile e segnata dalla sofferenza (come quella di tanti o forse più non saprei), non abbia il rispetto umano che conviene tra simili o quanto meno quello che tu chiedi (o chiederesti) se qualche stupido sputasse sentenze so cose tue che neppure conosce.
Impara, almeno, a non fare ad altri quello che non vorresti fosse fatto a te.
Pochi giorni fa, hai scritto di avere rimpianti sul bene che potevi fare e non hai fatto… se non sei un puerile mentitore, ma hai un minimo di amor proprio, inizia da qui.
…cocco di mamma a meeeeee!?!?!?!?!?
Vabbè Alvise fai lo gnorri… atsalud
Francesca
19 luglio 2013 alle 13:48
Carissimi,
Da accesa sostenitrice di Costanza & C., nonché amante di Dio e di Santa Madre Chiesa, chiedo (rispondetemi anche in privato): il linguaggio aulico dell’autore ai paragrafi 4-8 è ironico?
Se non lo è, ammetto – con molto affetto – che mi è passata la voglia di leggere dopo 30 secondi perché l’ho trovato pesante, pur nella nobiltà di intenti.
Se lo è, pure.
e quindi? Non noti nessuna differenza nei due commenti? Non capisci la differenza tra sarcasmo ruvido e aggressivo e una critica serena? Sei messo così male?
… altro esempio di scrittura spesso indigeribile è tua e la mia, ma, come si dice: non ce lo ha mica ordinato il dottore…
Neppure a te di leggere quello che altri apprezzano…
Ottimo post! Mi viene da pensare che tuo figlio cinquenne, carissimo Andrea, cerchi di dare con lo scalpello quello che Dio fa, ma in altro modo, cioé plasmandoci, da buon vasaio.
Chissà come sarebbe il gridolino di esultanza del Signore, se riuscisse nel suo scopo! 😉
Su alcuni commenti mi permetto di dire “pessimi”… anche se so che non cambia nulla.
…. come si usa dire: “siete di fori”!
Tanto per rinfrescarti la memoria: non era cocco ma “bello ” di mamma.
61Angeloextralarge
26 aprile 2013 alle 10:07
….Alvisuccio, bello di mamma tua! No comment sotto questo, grazie. Rispetta chi non la pensa come te. Smack! 😀
filosofiazzero
26 aprile 2013 alle 10:18
…non sono “bello di mamma tua”
…rispettami anche me! (Ecco qui chiede rispetto il caro Alvise)
61Angeloextralarge
26 aprile 2013 alle 10:27
Alvise Maria: scherzavoooo! Su, non te la prendere. Se te la sei presa ti chiedo scusa. Comunque sei “bello di mamma tua” perché ogni figlio è bello per sua madre, quindi anche tu che non credi di esserlo. E poi… sapessi quanto sei bello per la Mamma!!!! 😉
filosofiazzero
26 aprile 2013 alle 10:34
Chiudi il becco, ora! (Che signore…)
61Angeloextralarge
26 aprile 2013 alle 12:00
Alvise: non sono né una gallina né un’oca… quindi “chiudi il becco” lo dici a qualcunaltro, ok? Torniamo al discorso del rispetto che vuoi ma non dai? Scherzavo, ti ho chiesto scusa e mi dici di chiudere il becco. Mi dispiace ma stai messo sempre peggio.
….povero me!
Già… povero
Non avevo commentato nulla sotto il “cocco di mamma” perché ero sicura di non aver scritto “cocco”… quindi speravo che si trattasse di un altro comentatore…
Praticamente, anche se attualmente sto poco nei blog, per motivi particolari, “ci sono” anche quando non ci sono…
Pensandoci bene però mi rattrista vedere che da quell’aprile lì ad oggi “tant’era e tant’è”… Alvise Maria… sono sicura che puoi fare di meglio, di molto meglio.
Lo pensavo anch’io, ma sinceramente inizio a perdere le speranze 😐
Mario: io le speranze non voglio perderle, non per me, ma per lui. Però ho perso l’abitudine di rispondergli e di questo, soprattutto per alcuni suoi commenti, sono molto contenta. Ho poco tempo e non voglio buttarlo via in cose che non portano frutto. Non sto parlando di una sua eventuale conversione: sono affari tra lui e Lui. Non mi dispiacerebbe il riuscire a dialogare con lui come con altri, con serenità, senza polemiche. Tutto qui. So che non riesce proprio a digerirmi: la cosa non è reciproca e di questo ringrazio il Signore. Praticamente spero in un miracolo? 😉