L’altezza dello sguardo

noname

di Mario Barbieri

E’ già qualche anno ormai che i miei figli sono piuttosto cresciuti in età e altezza (spero anche in Sapienza e Grazia), così che ormai, il loro sguardo incrocia il mio e il mio il loro, da pari a pari, ponendosi alla stessa altezza. Così ci si parla guardandosi – come si usa dire – “dritto negli occhi”.

Mi è venuto da pensare come, per i necessari anni addietro, il rapportarmi a loro si è quasi sempre basato su un “guardarli dall’alto in basso” e, viceversa, dal basso in alto, quando erano loro a cercare il mio sguardo per assicurarsi di avere la mia attenzione.


Sin qui esperienza comune direi, come credo sia esperienza comune, quando si è reso necessario fare ai nostri “piccoli” un discorso serio e importante, dare loro un insegnamento, un ammaestramento che rimanesse loro ben impresso, qualunque fosse la loro età e relativa altezza, “abbassarsi al loro livello”, o per essere più esatti, portare il nostro sguardo, i nostri occhi, all’altezza del loro sguardo e dei loro occhi.
Lo abbiamo fatto credo, in modo istintivo, senza tanti studi sul linguaggio del corpo o simili. Forse lo abbiamo fatto inconsapevolmente, perché (mi auguro) qualcuno a suo tempo lo ha fatto con noi (ricordo ancora il discorso che mio padre mi fece al compiersi del mio decimo anno… lui si sedette in giardino, sui gradini dell’ingresso di casa nostra e mi piazzò li, in piedi di fronte a lui, viso a viso, occhi negli occhi). Lo abbiamo fatto perché quel nostro “scendere”, dava ai nostri figli la possibilità di “sentirsi grandi”, la percezione di essere trattati da adulti, di essere innalzati grazie al nostro essere “discesi” e sottolineava l’importanza di quel dialogo, diverso da quello, non meno importante, di “tutti i giorni.

Così a fatto Cristo con noi. Dio è sceso “al nostro livello”, si è incarnato, ha portato con Suo Figlio, i Suoi occhi a livello dei nostri occhi. Non è più necessario che continuamente alziamo lo sguardo in cerca della Sua attenzione, come quando il popolo d’Israele guardava l’alto monte fumante.
Lo sguardo di Cristo ha cercato e incontrato il nostro, come ha cercato e incontrato quello del povero Pietro fuori dalla casa del sommo sacerdote, sino a portarlo al pentito e all’amareggiato pianto.
Lo ha fatto perché il Suo dire arrivasse diretto alla nostra mente e al nostro cuore, lo ha fatto come il Padre che guarda il Figlio negli occhi. Con gli occhi del Figlio, gli unici che hanno visto il Padre, ha guardato noi suoi Figli.

Ha lasciato persino che i suoi (i Discepoli) lo guardassero dall’alto in basso, quando lavava loro i piedi, o quando, dal basso (stranamente si direbbe) guardava gli astanti pronti a lapidare l’adultera (si era in fatti chinato a scrivere in terra). E quando ha riconsegnato la Legge incarnata nelle Beatitudini e
“Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva…”

Raramente si è posto più in alto dei suoi uditori, ma in una di queste ci ha lasciato l’esempio più grande, un insegnamento non fatto di discorsi o parabole… quando innalzato sulla Croce, dove certo il suo sguardo velato di sangue eppure pieno di Misericordia, non fu quello di chi vuole “stare in alto”, e dall’alto in basso guardarci, anzi… mai altezza coincise tanto con l’abbassarsi di Dio fatto Uomo.

Così da quel momento l’invito è a guardare a Lui, a “innalzare” lo sguardo (Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto), innalzarlo sopra nostre umane miserie e debolezze per incontrare il Suo sguardo che ci sana e guarisce e ci porta oltre la Croce.
Al tempo stesso ci invita ad “abbassare” lo sguardo verso coloro che soffrono, quale che sia la loro sofferenza. Perché coloro che soffrono di ogni sorta di malattia, sia fisica che spirituale, coloro che sono prostrati dagli avvenimenti della storia, sempre ci guarderanno dal “basso”, a invitarci a piegare le nostre ginocchia, a portare l’altezza del nostro sguardo a livello del loro, per scoprire che, ancora una volta da lì, in basso, Cristo ci guarda con i loro occhi… ci guarda, ci parla e ci benedice.

8 pensieri su “L’altezza dello sguardo

  1. Alvaro

    Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e, subito dopo solo temporalmente, amerai il prossimo tuo come te stesso. Nulla di piu’, nulla di meno. Alvaro.
    P.S. Sui figli e sul modo di insegnare loro qualcosa, d’accordo al 100%, grazie.

  2. Concordo con Alvaro…
    Il testo comunque non mi pare dica nulla di diverso dalla fondamentale affermazione: “Amerai il Signore Dio tuo…”.
    Anche dell’Amore per Dio non possiamo prenderci particolari meriti. E’ LUI che per primo ci Ama, è LUI che per primo rivolge a noi lo “sguardo”. Solo lasciandoci penetrare, avvolgere, coinvolgere dal Suo sguardo, possiamo in qualche modo “ricambiarlo”. Solo lasciandoci penetrare, avvolgere, coinvolgere dallo sguardo di Cristo, possiamo “temporalmente” (e per il resto della Vita Eterna) amare il prossimo come noi stessi e avere per lui (il nostro prossimo) lo sguardo che Cristo ha per noi. “Nulla di più, nulla di meno”. 😀

  3. In questa nostra società indifferente e cieca, con la certezza dello sguardo forte e misericordioso di Dio possiamo camminare e riconoscere “sguardi fratelli” : sono consolazione e viatico!

  4. Splendida analogia, così toccante per noi che abbiamo figli in piena e turbolenta adolescenza.

    Bravo caro Mario! A presto.

  5. 61Angeloextralarge

    Ciao Mario! Torno dopo con calma… non posso scrivere stupidagini in un tuo post, no? 😉

    1. 61Angeloextralarge

      Mario: mi piace questo tuo paragone. Molto reale e concreto. Credo che questo non avvenga solo tra padre e figli e viceversa. Particolarmente, sì, ma non soltanto. Avviene anche con i fratelli che abbiamo accanto. Credo che sia molto importante non innalzarsi mai, se non per morire in Croce per l’altro. Infatti mi riporto “a casa” questa tua frase molto bella:
      !Raramente si è posto più in alto dei suoi uditori, ma in una di queste ci ha lasciato l’esempio più grande, un insegnamento non fatto di discorsi o parabole… quando innalzato sulla Croce, dove certo il suo sguardo velato di sangue eppure pieno di Misericordia, non fu quello di chi vuole “stare in alto”, e dall’alto in basso guardarci, anzi… mai altezza coincise tanto con l’abbassarsi di Dio fatto Uomo”.
      E’ dura essere in Croce per l’altro, soprattutto quando non si “vede” nulla come risultato. Però sarebbe giusto riuscirci.

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