Te Deum

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di Costanza Miriano

Per quanto io tenda a dismettere con una certa facilità il portamento regale – provate voi a tenere una condotta da alto lignaggio quando, per dire, una figlia divelle il tubo dello scarico in bagno facendo la lap dance e allaga la stanza e i vostri piedi muniti di collant nuovi e miracolosamente non bucati, sfoderati in via eccezionale per la riunione a scuola che dovrebbe iniziare dodici minuti fa – per quanto io dunque deponga spesso la compostezza e la pacatezza che la mia condizione comporterebbe, c’è una cosa che non posso dimenticare. Noi siamo di stirpe regale. Nostro padre è Dio. Lui è il re dei re. È re ma è padre. E non ha considerato un tesoro geloso la sua regalità, ma anzi vuole farci come lui.

Noi, dunque, siamo principi, e da principi possiamo, dobbiamo attraversare le cose della vita, sapendo che tutto è nostro, perché chi lo ha creato è uno di famiglia, e in famiglia, si sa, tutto è di tutti (a parte la Coca light, che è solo mia: con la scusa che ai bambini fa male riesco a preservarla, mentre per il resto da noi la proprietà privata, soprattutto dei genitori, non esiste: la palette Black dahlia di Estée Lauder si usa abitualmente per truccare la Barbie, per non parlare di iPad, iPod, iPhone e della riserva ex-segreta di cioccolatini per gli ospiti).

Quando pensiamo a questo – il mondo è nostro, noi siamo redenti, siamo figli del re, ma soprattutto siamo amati infinitamente – come non gioire, come non esultare, come non ringraziare dalla mattina alla sera?

Dio ha chiamato noi, proprio noi, fatti così come siamo, ci ha immaginati e sognati e amati dal grembo della nostra mamma (sì, anche il mio naso gobbuto, pare: un giorno me lo faccio spiegare). Siamo nati e non moriremo più.

E allora non c’è che da ringraziare, dalla mattina alla sera. Ogni giorno cantare il Te Deum, ogni giorno. Io, per quanto mi riguarda, chissà, forse alla fine della vita avrò molte cose da rimproverarmi, ma una no, non me la rimprovererò: non rimpiangerò di non avere apprezzato tutto quello che ho. Me stessa, intanto. Un corpo a cui alla fine mi sono affezionata, e una mente che ancora regge, sebbene per far spazio a informazioni su tachipirina e denti da latte abbia dovuto rimuovere quelle quattro nozioni appiccicate – evidentemente con lo sputo – in anni di studio. Ho un marito silenzioso ma solidissimo, che mi ama più di quanto meriti, e quattro figli che ancora ogni sera, ogni singola sera da più di tredici anni, vado a spiare nel letto di nascosto, mentre dormono, sniffando alito e profumo di carne. E quando mio marito torna tardi dal lavoro ogni volta la stessa scena: lo aspetto e poi gli dico “corri, vieni a vedere una cosa meravigliosa”, e cerco di portarlo in camera dei figli ad ammirarli (non sempre mi riesce, a volte risponde che già li conosce e che preferirebbe riposare, visto che siamo nel cuore della notte e li rivedrà dopo cinque ore per portarli a scuola). Abbiamo di che vivere dignitosamente, non troppo perché ci dimentichiamo di Dio, non troppo poco perché lo malediciamo, come dice la Bibbia.

Ho tanti amici e tante persone care, spesso anche compagni di cammino verso Dio, per cui ringrazio Lui, per la fantasia con cui ha immaginato ognuno di loro, mettendo in ognuno qualcosa di bello (e a volte di bellissimo).

E la cosa più immensa: posso mangiare anche ogni giorno il corpo di Cristo, una cosa che a pensarci vengono i brividi. Posso pregare e andare in Chiesa senza essere sgozzata per questo, posso leggere libri che mi parlino di Dio e altri che solo mi divertano, posso correre tra le catacombe dell’Appia antica, sul suolo bagnato dal sangue dei martiri, percorso da Pietro e Paolo, e gioire non so se più, in quel momento, perché sono cristiana o perché sto correndo.

Il passo successivo, poi, è imparare a ringraziare anche delle croci, ma per quello ci stiamo attrezzando. Conosco persone che sanno farlo, e lo so, loro sono un pezzo avanti rispetto a me. Perché il punto del battesimo è imparare a far diminuire l’uomo, e crescere Dio. E questo si fa passando dalla croce: chi dopo una croce grossa, tutta insieme, e chi attraverso le piccole croci quotidiane, la banalità, la mediocrità, insomma parete aspra e scabrosa della vita normale. Viste da vicino le chiamiamo rotture di scatole, questo purgatorio quotidiano, ma se uno allontana lo sguardo si capisce che questa macerazione abbracciata per amore sta lavorando e lavorando bene, ci fa felici e ci salva.

E allora quello che ci fa soffrire, ci scomoda, ci disturba, quando cominciamo a capire che effetto meraviglioso ha sulla nostra anima, ci diventa “più caro dell’Eremo”, come diceva san Francesco del suo amato rifugio per la preghiera solitaria, spesso abbandonato per stare in mezzo agli altri. Amare le telefonate importune, i capricci dei figli, il capo che non ci valorizza, una risposta brusca quando volevamo un complimento, un invito quando volevamo la solitudine e la solitudine quando volevamo parlare, il freddo, il pollo che si brucia, il sonno, il nervosismo…

Questo dunque è il mio buon proposito per il prossimo anno: imparare a dire grazie anche per le croci, questa misteriosa, segreta, preziosa via verso Dio, nostra felicità.

fonte: Tempi 

30 pensieri su “Te Deum

  1. Ottime considerazioni Costanza a quasi chiusura d’anno 🙂

    Ancor più pregnante la riflessione sulla croce con la “C” maiuscola… su cui Cristo è Re e noi siamo chiamati ad esserlo con Lui.

    Melitone di Sardi, nell’omelia “in sanctum Pascha”, nella parte relativa alla croce:

    La croce del Signore risorto
    è l’albero della mia salvezza;
    di esso mi nutro, di esso mi diletto,
    nelle sue radici cresco,
    nei suoi rami mi distendo.
    La sua rugiada mi rallegra,
    la sua brezza mi feconda,
    alla sua ombra ho posto la mia tenda.
    Nella fame l’alimento, nella sete la fontana,
    nella nudità il vestimento.
    Angusto sentiero, mia strada stretta,
    scala di Giacobbe, letto di amore
    dove ci ha sposato il Signore…

    Non bisogna ingannarsi, è il nostro punto di arrivo, quello di ogni Cristiano. Lì è dove come Lui potremo “reclinare il capo”, non per masochistico gusto al martirio, ma per gustare la Potenza di Dio che ogni Croce può rendere Gloriosa.

  2. Mario G.

    Che sorpresa leggerti sulla versione cartacea (ed ora – giustamente -anche qui).
    Unica e brillante l’idea di Amicone, da qualche anno a questa parte, di dedicare l’ultimo numero del settimanale Tempi al ringraziamento di varie persone e personalità, note e no, con il loro personale ed originale Te Deum…

    Viviamo in serenità e letizia questi giorni mentre ci prepariamo a cantare il Te Deum , che sarà davvero una lode ed un ringraziamento a Dio per quello che ci ha donato e ci dona di vivere.

  3. Marina

    …”e chi attraverso le piccole croci quotidiane, la banalità, la mediocrità, insomma parete aspra e scabrosa della vita normale. …. se uno allontana lo sguardo si capisce che questa macerazione abbracciata per amore sta lavorando e lavorando bene, ci fa felici e ci salva.”..
    oggi sono ferma alla prima parte e non riesco proprio a fare di +. E’ la prima volta che intervengo in un blog e più per dirti Costanza che sei ormai (perchè ti conosco attraverso i libri e gli articoli da qlc mese) un’amica scomoda ma proprio un’amica, una di quelle che vorrei avere vicino perchè capaci di sollevarti di peso ma anche di farti una carezza.
    Certamente ringrazio Dio di averti messo sulla mia strada

  4. La ringrazio, Signora Costanza, per il suo Te Deum e lo faccio mio. Mi piace pensare che le croci sono solo il male minore che mi può capitare e comunque sono necessarie per far capire qualcosa della Volontà di Dio a questa mia testa dura. Un giorno capirò, bene e tutto, a quali mali sono scampato e già questo ora mi fa stare meglio.

  5. maria elena

    @bariom, mi hai preceduto! bellissimo Te deum, ogni giorno, ogni giorno è la chiamata a credere in questo, difficile? e cosa c’è di facile? Quando mi sono allacciata le scarpe da sola per la prima volta è stata una conquista, quindi difficile, ma non impossibile, tutto si può in colui che ci amò. A volte abbattuta, sconfortata, ma sant’Agostino dice: che il dolore per il vostro peccato non superi la gioa per la grande Misericordia di Dio! (le parole esatte non credo siano proprio queste, ma ricordare a memoria tutte le frasi di questi grandi santi per me impossibile!)

    1. Signora Maria Elena, com’è ricco di fantasia il nostro Padre Celeste, per la salvezza della nostra anima (= per la nostra felicità) inizia col chiedere a qualcuno di riuscire ad allacciarsi le scarpe, ad altri chiede mete diverse, ma sempre calibrate secondo le possibilità di ciascuno. Io penso che non è per caso che mi succedono difficoltà, contrarietà, incomprensioni, malattie ma tutte queste cose sono la scuola che mio Padre ha pensato per farmi Suo Figlio. Auguro a Lei e alle persone a Lei care un Buon 2013.

  6. 61Angeloextralarge

    Grazie Costanza! In particolare per: “E allora non c’è che da ringraziare, dalla mattina alla sera”. Ringraziamo troppo poco. Sembra che tutto ci sia dovuto, che siamo già padroni di tutto, quando non è nostra nemmeno l’aria che respiriamo, ma è tutto SUO dono.

    Questo è il mio augurio per l’anno nuovo, a tutti voi. 😀

    È finito l’anno…

    O Dio, Padre nostro, ti ringraziamo
    per l’anno che abbiamo trascorso
    nel bene e nella fatica, nella gioia e nel pianto.
    Ti preghiamo per le nostre famiglie,
    fa’ che diventino come la Tua
    e che regni in esse la pace e l’armonia.
    Custodisci i nostri cari,
    liberaci dal male e dal peccato,
    dall’egoismo e dal rancore.
    Donaci la fede, che sia forte come la roccia,
    che nessun evento faccia crollare,
    quella fede che, pur non togliendo il dolore,
    cambia la vita, e ha – come suoi frutti –
    la speranza, l’amore, la pace.
    Benedici Padre l’anno che cominciamo nel tuo nome,
    fa’ che ci sentiamo uniti nella fede e nell’amore
    Così sia.
    (Carla Zichetti, da Goccia che disseta, pag. 18)

      1. 61Angeloextralarge

        Claudio Dario: sono una “signora”, senza classe ma signora. 😉
        Le preghiere di Carla zichetti sono sempre molto belle, perché le vive sulla sua pelle. Buon anno… il signore ci ricolmi dei suoi doni. 😀

          1. 61Angeloextralarge

            Claudio Dario: magari fossi un Angelo di fatt… purtroppo sono un Angela difetto-sa… ;-

  7. Angelina

    Chi è grato è felice, e non il contrario. Cosa succederebbe se domattina al risveglio trovassi intorno a me solo ciò per cui ho detto un ‘grazie’ oggi?
    Grazie e felice anno a Costanza, ad Admin, agli autori e agli amici der blogghe (come dice qualcuno…) 😀

    1. E’ un bel modo di fare la “contabilità spirituale”: chi è grato è felice, non il contrario. Grazie Signora Angelina, e Le auguro un Buon 2013 ricco di gratitudine e quindi di felicità. Auguro a me stesso di avere occhi nuovi per essere sempre più grato del molto che Dio mi dona e di cui non mi sono accorto.

  8. …e Cyrano, e scriteriato, e la Frullona, e tutti quegli altri bricconi che si erano cimentati nella confutazione teologico-storico-sociale-conoscitiva-antropologica oltreché, beninteso, liturgica?
    si parla di liturgìa e si pensa chre sia una cosa di secondo ordine: si dice”ci sono cose di primo ordine e poi viene la liturg’a, da ultimo” quando invece non è così, e perfectiocoversationis lo ppotrebbe confermare, e paolo pugni al suo seguito, e Andreas Hofer, ma dove sono tutti. Gli è mancato, il fiato a mezza corsa? Solo la Miriano si è rivelata una corridora di pura razza che sa dosare le forze e le tiene in serbo per l’allungo finale? E noi dietro, nanerottoli maratoneti formato ridotto, ma fino alla fine!!!

    1. 61Angeloextralarge

      Alvise Maria: buon anno! Spero che a mezzanotte tu abbia provato a lasciare in dono al 2012 alcune cose, tra le quali il “brontolio da vecchia caffettiera”, il “ribattere per il gusto di farlo”… Io ho provato a lasciare i miei difetti… spero di esserci riuscita. 😉
      Di buoni propositi è piena la strada della vita.

  9. Carla

    Mi chiamo Carla ! scusate , non ho mai scritto in un blog, e non voglio essere melensa, ma il contesto mi sembra valido per condividere un fatto che ci è successo l’ultimo dell’anno .
    Ieri nostro figlio secondogenito, di 24 anni, ultimo anno di medicina, fidanzata anche lei studentessa di medicina al sesto anno, in pari con gli esami e non incinta…. ci ha detto che vorrebbero sposarsi in aprile, prima della laurea. Motivo: “dopo quattro anni di fidanzamento, dato che ci amiamo, perché non dovremmo sposarci? Non abbiamo pretese, ci accontentiamo economicamente se ci aiutate un po’ con il matrimonio e ancora per qualche mese fino alla laurea, così poi se andiamo a fare la specialità all’estero non dobbiamo fare pasticci, convivere ecc”. Noi siamo stati contentissimi e abbiamo benedetto Dio per la sua fedeltá . Abbiamo di nuovo sperimentato che il Signore dice la verità. 27 anni fa anche noi ci siamo sposati contro ogni logica umana. Studiavamo ancora ( evidentemente è trasmesso geneticamente il gene….) non avevamo niente, solo abbiamo creduto dal profondo del cuore alla parola del sermone della montagna… Anche il passero trova la casa, la rondine il suo nido presso i tuoi altari signore… E abbiamo potuto cosi sperimentare tangibilmente la Provvidenza ( termine molto desueto) anche i ambiti molto pratici. Siamo contenti , e vogliamo testimoniarlo, che in una società come la nostra, che chiude il futuro ai giovani togliendo la speranza e la voglia di fare progetti ” buoni” ai nostri figli, lo Spirito Santo possa ancora suggerire il bene e ci siano ancora giovani orecchie che lo ascoltano. Ho letto i libri di Costanza e me li sono sentiti cuciti addosso .Tra l’altro anch’io ho 4 figli , femmina 26, maschio 24, femmina 21, femmina 12, sono sopravvissuta felicemente a 28 anni di matrimonio. Purtroppo a differenza di Costanza non ho 42 anni, ma cinquanta, menopausa devastante ( odio gli ormoni e quello che ne consegue tipo le caldane e I chili che si accumulano ovunque non vorresti!) e il mio attuale progetto a breve termine è infatti dimagrire 10 chili prima del matrimonio di Giacomo, per accompagnare mio figlio all’altare senza vergognarmi e senza che si vergogni lui! …oltre ad affidare al Signore il futuro di questa giovane coppia ovviamente… ! Comunque grazie Costanza per quello che hai voluto condividere con noi, e per le parole che ….ci hai tolto di bocca! Buon anno e che il Signore ci benedica! Con affetto Carla

      1. Grazie Signora Carla per averci ricordato che c’è la Provvidenza. Chi riconosce la Provvidenza non può incontrare niente di disastrosamente irreparabile. In fondo siamo figli di Dio e Lui si fa in mille pezzi pur di salvarci. Un abbraccio alla sua bella famiglia e abbia pazienza con i miei errori (io ho qualche anno più di Lei e penso che sto cominciando a rimbambire … ho 54 anni )

  10. Lalla

    Auguri!
    “PREGHIERA PER IL NUOVO ANNO
    On 24/12/2010, In Altre Preghiere, By Jerry

    scritta da un giovane contadino sudamericano

    Signore,
    alla fine di questo anno voglio ringraziarti
    per tutto quello che ho ricevuto da te,
    grazie per la vita e l’amore,
    per i fiori, l’aria e il sole,
    per l’allegria e il dolore,
    per quello che è stato possibile
    e per quello che non ha potuto esserlo.

    Ti regalo quanto ho fatto quest’anno:
    il lavoro che ho potuto compiere,
    le cose che sono passate per le mie mani
    e quello che con queste ho potuto costruire.

    Ti offro le persone che ho sempre amato,
    le nuove amicizie, quelli a me più vicini,
    quelli che sono più lontani,
    quelli che se ne sono andati,
    quelli che mi hanno chiesto una mano
    e quelli che ho potuto aiutare,
    quelli con cui ho condiviso la vita,
    il lavoro, il dolore e l’allegria.

    Oggi, Signore, voglio anche chiedere perdono
    per il tempo sprecato, per i soldi spesi male,
    per le parole inutili e per l’amore disprezzato,
    perdono per le opere vuote,
    per il lavoro mal fatto,
    per il vivere senza entusiasmo
    e per la preghiera sempre rimandata,
    per tutte le mie dimenticanze e i miei silenzi,
    semplicemente… ti chiedo perdono.

    Signore Dio, Signore del tempo e dell’eternità,
    tuo è l’oggi e il domani, il passato e il futuro, e, all’inizio di un nuovo anno,
    io fermo la mia vita davanti al calendario
    ancora da inaugurare
    e ti offro quei giorni che solo tu sai se arriverò a vivere.

    Oggi ti chiedo per me e per i miei la pace e l’allegria,
    la forza e la prudenza,
    la carità e la saggezza.

    Voglio vivere ogni giorno con ottimismo e bontà,
    chiudi le mie orecchie a ogni falsità,
    le mie labbra alle parole bugiarde ed egoiste
    o in grado di ferire,
    apri invece il mio essere a tutto quello che è buono,
    così che il mio spirito si riempia solo di benedizioni
    e le sparga a ogni mio passo.

    Riempimi di bontà e allegria
    perché quelli che convivono con me
    trovino nella mia vita un po’ di te.”

    (Preghiera pubblicata dalla Comunità Pastorale Maria Madre della Chiesa di Cassina de’ Pecchi).

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