di Paolo Pugni
Carissimo Fabio, le vuoi tirare fuori le #§@]§ allora?
Come facevi quando mi ringhiavi in faccia a pochi millimetri che sentivo il tuo alito fumato fin dentro l’intestino, e urlavi così forte che non percepivo neppure le parole, ma i tuoi pugni che roteavano sì che li vedevo, con la coda di quegli occhi che non cercavano di non mollare la presa del tuo sguardo. Che solo così potevo farti vedere quanto amavo le mie idee da non avere paura di te e dei tuoi compagni.
E poi siamo diventati amici, quando la stagione della passione si è autunnata e alle esplosioni di verità si è sostituita la ricerca della stessa, ma insieme, non contro.
Però non mi dire che non ti sei salvato dal fumo delle barricate per finire in banca pure tu! Perché non ti riconosco più adesso che padre mi sorridi sornione, un po’ ingrassato –beh, diciamocelo tra di noi, un BEL po’ ingrassato, che non è un problema di alimentazione, ma un specchio di quella tranquillità alla quale hai abdicato riponendo la volontà nell’astuccio che poi hai chiuso nell’ultimo cassetto della credenza, termine mai più azzeccato nella sua ambivalenza- e mi rispondi con tenerezza che son ragazzi, che bisogna capirli, che bisogna lasciar fare.
Così mi hai detto quando ti ho sbattuto sotto gli occhi le foto che posta tua figlia sua facebook, che un tempo le ragazze così le chiamavi con un termine così crudo e tagliente che non voglio ripeterlo, ma a te sì l’ho detto e mi hai guardato male, come se venissi da un tempo che hai rimosso e che non esiste più. “Ma no, ma cosa hai capito” mi hai sussurrato “son bravate, è per farsi apprezzar dagli amici, come la sigaretta: lo facevo anche io, per sentirmi grande ed era una stupidata, ma ci son passato come tanti altri”.
E mi lasci senza parole anche quando ti dico che insomma le avrai parlato, “ma di che cosa?” mi hai risposto candidamente, per poi confidarmi che lei con te non ci parla tanto e che perché ti dedichi un po’ d’attenzione le devi regalare qualche cosa: un cd, un telefono, un motorino, una vacanza. Col fidanzato.
Col fidanzato? A sedici anni?
Ma sì, cosa vuoi dirmi, mi hai risposto qui sì un po’ alterato, con il piglio di un tempo, che tu pensi che le ragazze oggi non… ? e allora se lo fanno tanto meglio controllare…!
Come? Cedendo? Aiutando? Che poi, ragazzi e ragazze pari sono, mica è diversa la storia.
Quando riprenderai a fare il padre? Quando ti assumerai le tue responsabilità? Forse non l’hai mai fatto. Perso tra un pannolino da cambiare e un viaggio alla sede centrale di Racine, Illinois, hai smarrito sull’oceano quella rabbia che ti spingeva a vietare di vietare, e sulle barricate con la forza ha smarrito anche il senso. E imbolsito dentro prima che fuori, ti trovi a inseguire le tue figlie, che l’altra è piccola ma aspetta solo qualche anno, per elemosinare l’affetto in cambio di una comprensione che non è che abdicazione dai tuoi doveri.
Dammi retta, svegliati, riscopri dentro quello spirito guerriero che ruggiva, e inizia a picchiare il tuo pugno sul tavolo per dire no. E si pronto a spiegare perché neghi. Che ad accondiscendere non c’è bisogno di dare ragioni.
Immaginati di avere di fronte me, la mia faccia di allora, l’età era la stessa, e di urlare sul mio viso. Forse ritroverai il senno.
“Che ad accondiscendere non c’è bisogno di dare ragioni.”
quanto è vero!
A Paolo Pugni il mio plauso. Paolo: oggi metto dalla Vostra parte.
Qualche cinquantenne che voleva dar fuoco al mondo troppo spesso ha mutato il suo lamento, le grida contro un mondo vecchio e corrotto in un oblio che tutto concede, tutto dà senza alcuna remora, senso.
Senza alcuna pietà.
Senza lo strazio, sì, lo strazio di chi educa, senza quell’Ars Maieutica, il far uscire i piccoli umani dalla caverna verso la luce, o la LUCE, che si voglia far nascere degli uomini, dei cittadini o tanto meglio dei cristiani.
Mi chiedo perché chi voleva rivoluzionare un mondo sbagliato, oggi dormicchia sul soldo accumulato mentre gli eredi gozzovigliano e sperperano quanto non hanno guadagnato.
Grazie Paolo! Questo argomento, trattato così, tocca proprio dentro, nel nostro vissuto. Chi non è stato “Fabio”, o “Paolo” o anche tutti e due?
Quanto di quei tempi è “cresciuto”, ha “portato frutto” e quanto è stato miserabilmente e negativamente sepolto?
A chi la responsabilità di questo?
C’è da esaminarsi a lungo!
Comunque, tornando a Fabio, direi che se non ci crede nemmeno lui nella possibilità di “ruggire e picchiare il pugno sul tavolo per dire no”… sarà un po’ dura. Ma come ha scritto don Fabio ieri… “siamo inguaribilmente fiduciosi. Non ottimisti, perché l’ottimismo è un’idiozia, ma fiduciosi: uomini cioè che credono non nelle proprie capacità o nella propria volontà, ma nella bontà di Dio e quindi nella sostanziale benevolenza della vita”. 😉
Paolo, questo post MI PIACE dalla prima all’ultima virgola.
E’ proprio vero: il tempo passa e diventiamo bolsi e pigri.
Tutto quello che ci aveva animato, tutto quello che ci appassionava viene diluito fino a farne medicina omeopatica, che non ha effetti collaterali, ma nemmeno gran benefici (questo è il mio pensiero e non me ne vogliano i seguaci dell’omeopatia…)
Mentre noi, invece…
Perchè in Dio tutto si rinnova… eternamente giovani se non nel corpo che segue il suo corso nel mantenerci con i piedi per terra, ma nello Spirito certo. Così che il Vecchio darà ancora frutti, spinti nella lotta di tutti i giorni, sempre sopra le barricate… Sì le barricate! Contro il nostro star seduti, contro il nostro accocolarci nel peccato, fosse solo l’accidia dello Spirito, che poco non è.
Sulle barricate, perchè il Nemico, il Nemico Serpente Antico, lui non dorme e in ogni istante è pronto a tender trappole ed agguati.
Sempre all’erta come sentinella che attende i levar del giorno… il cuore attende Lui il Vincitore, il Re degli eserciti, nostro eterno Alleato, in Lui siamo e seremo vincitori. Su, alle barricate, che la notte avenza ma il giorno è vicino. Il Giorno della nostra Salvezza, della nostra conversione.
O mirabile battaglia, mirabile avventura, esser condotti da simil Condottiero, in giorni e notti e campi e luoghi e terre nuove e strazi sino al sangue.
Rivestiti del’intera armatura di Dio, per star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.
Stiamo dunque saldi: prendiamo la verità per cintura dei nostri fianchi; rivestiti della corazza della giustizia; come calzature ai nostri piedi lo zelo per annunciare il Vangelo; al braccio lo scudo della fede, con il quale poter spegnere i dardi infocati del maligno.
Prendiamo anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio.
Ma Paolo forse anche d’altro ci parlava….
“Col fidanzato? A sedici anni?” 😉
Intervista a Costanza sul blog Campari e de Maistre
http://www.campariedemaistre.com/2012/11/un-campari-con-costanza-miriano.html
appunto. col fidanzatio a sedici anni. se è per quello nelle discoteche accade anche di peggio. è il vietato vietare. è l’apoteosi dell’istinto non governato dalla ragione. è il buonismo od ognunismo imbellettato dalle “neolingue” delle quali si discettò un po’ di tempo fa . è la stessa cosa che ricordava Salviano da marsiglia nel “de gubernatione Dei” ove racconta che i “barbari” non avevano più nessuna considerazione dell’allora -quasi-al termine impero romano per la dissolutezza dei costumi che vedevano in giro….
a proposito: il nasone che fine ha fatto?
Per i romani che hanno perso la presentazione di Costanza Miriano ieri sera c’è n’è subito una dopodomani alle ore 18. 30 al
Circolo Antico Tiro a Volo
Via E. Vajna, 21.
Intervengono Myrta Merlino e Pippo Corigliano
L’ingresso è aperto a tutti.
http://costanzamiriano.files.wordpress.com/2012/11/invito-miriano.pdf
Qui invece la cronaca dell’incontro di ieri con don Fabio Rosini
http://giorgiapetrini.blogspot.it/2012/11/uomini-veri-per-donne-senza-paura.html
Mio padre il pugno lo batteva e diceva “No!” senza possibilità di replica.
Dall’alto dei miei 16 anni in un’epoca in cui tutto doveva esser ribaltato perchè “borghese” e frutto del “sistema”, pur con timore, facendomi coraggio, chiedevo:” E perchè no? Devi giustificarlo”.
“No è no! Perchè lo dico io”
Certo dovevo sbollire la rabbia e l’astio per aver un padre retrogrado….sono passati 40 anni da allora ed ho capito cosa voleva dire quel “Perchè lo dico io”. In quella frase c’era tutto l’amore di un padre che indica una strada, una via da percorrere. E’ un po’ come il “timor di Dio” che ci induce ad obbedire al Signore, perchè Lui ci conosce e sa cosa è meglio per noi.
Eh il tempo come cambia le prospettive… (per me è stato lo stesso) 😉
Pasolini:
“Madri senza voce.
Madri cieche come talpe che non riescono a gettare uno sguardo oltre il loro naso.
Madri sottomesse non solo ai padri, ma ai loro stessi figli.
Madri mediocri e vili.
Madri che propinano indulgenza a piene mani, così da fare dei loro figli degli uomini vuoti e spietati. Avvoltoi e cani.»
meno male che tu, o uomo che porta nome che fu di Dogi, non lo sei…..
Chi può dirlo?
Inchiesta su una generazione fallita…
http://www.ilfoglio.it/soloqui/15430
bella intervista. Grazie Alessandro
Figurati, grazie a te!
….mentre invece quelle prima!!!