Generazione senza padri

di Costanza Miriano

Prendere appunti alla presentazione di un libro è normale. Se il libro lo si è scritto forse non è normalissimo. Se la presentazione del proprio libro è la numero cinquanta o sessanta o forse più, allora la cosa richiede l’intervento di un medico, ma di uno bravo.

Il fatto è che a introdurmi lunedì sera era don Fabio Rosini, il che peraltro è già un po’ assurdo di per sé, perché quello famoso è lui. Per dire, è come se Robert De Niro salisse sul palco e dicesse: “signore e signori, ecco a voi il mio elettricista!”. Comunque, così è successo, ed è stata per me una gioia immensa.

Responsabile del servizio alle vocazioni della Diocesi di Roma, particolarmente allenato a stanare le persone nei nodi decisivi della loro vita, don Fabio è stato superlativo in tutto, ma a mio parere ha dato il meglio parlando dell’infantilismo dilagante, quello che impedisce agli uomini e alle donne (cominciamo a chiamarli così, basta con ragazzi e ragazze) di oggi di abbracciare la propria vocazione al momento giusto, e con decisione. “Se mi chiedi a quaranta anni qual è la tua vocazione – ha detto – io ti posso rispondere al massimo qual era!”

Roma 12/11/2012 Costanza e don Fabio Rosini

L’infantilismo dilaga. Siamo cresciuti comodi, imbolsiti dai comfort, passiamo direttamente dal ciuccio al gadget tecnologico, e, istupiditi dalle comodità, tendiamo a dimenticare che la vita va data, va persa, va sacrificata, sennò ci marcisce tra le mani senza portare frutto.

San Francesco fece la sua sintesi davanti al crocifisso verso i 23, 24 anni, stessa età in cui Einstein elaborò la teoria della relatività. Non possiamo aspettare tutta la vita per fruttificare.

Ma a nessuno di noi piace perderla, la vita, e promettendoci benessere facile ci hanno cresciuti senza insegnarcelo. Siamo una generazione senza padri, perché è lui, il padre, che ci insegna a morire, mentre la madre insegna a vivere. Lo ricorda don Fabio, citando “Quello che gli uomini non dicono”, il fondamentale libro di Roberto Marchesini. La madre dice il sì alla vita, il padre il no che ci insegna a morire.

Il padre, ancora, è il senso della realtà. E la realtà è che nella partita della vita non sempre sei tu che tiri la palla. Anzi, il servizio non ce l’hai mai, tu puoi solo rispondere.

Il senso della realtà è quello che ci guarisce, e ci converte. Dicono gli studiosi dell’età evolutiva che dopo i dodici anni un ragazzino dovrebbe smettere di dire “non è colpa mia”, e assumersi responsabilità. Be’, io conosco un sacco di gente che continua a dire “non è colpa mia” anche dopo avere abbondantemente triplato la boa dei dodici. Invece partire dal reale, e non volerlo più cambiare (il che non significa ovviamente essere passivi) ci fa incredibilmente bene. Ci ricorda che non siamo noi arbitri della realtà, che non siamo noi a potere né a dover dire come debbano andare le cose. E alla fine è anche molto rilassante sapere di non essere Dio.

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QUI una cronaca piuttosto dettagliata della serata di Maria Rosaria De Simone su ITALI@MAGAZINE

Vi ricordo anche che domani 15 novembre  ci sarà un’altra presentazione di Costanza Miriano

alle ore 18. 30 al Circolo Antico Tiro a Volo Via E. Vajna, 21. a ROMA

Intervengono Myrta Merlino e Pippo Corigliano

L’ingresso è aperto a tutti.

101 pensieri su “Generazione senza padri

  1. emanuele

    Don Fabio è davvero un uomo di Dio. Io c’ero ieri, e, come sempre, ci è stato dato tanto.

  2. Costanza sei un portento. Dopo la tua intervista il tema della mia prossima puntata su RADIO MATER è Generazione senza padri. Praticamente mi stai scrivendo la scaletta. Grazie

  3. Stefania

    A questo incontro (strepitoso!) c’eravamo sia mio marito che io…ammirati ascoltavamo Costanza e Don Fabio. Sicchè, abbiamo ascoltato ogni parola, ogni affermazione e ogni…illuminazione.
    Ma, meglio ancora; non solo illuminati Costanza e Don Fabio, ma schietti e con la lingua finalmente sciolta, certi che al loro fianco c’è quell’Alleato (come nel Matrimonio cristiano) che da loro finalmente quella forza e quel coraggio per chiamare le cose con il loro nome.
    Da questo, in particolare, siamo rimasti positivamente colpiti.
    Senza doppiezze che lasciano spazio ad interpretazioni e a manipolazioni.
    Non usano un linguaggio “diversamente abile” per essere compresi…
    No. Basta con queste “ragazze e ragazzi”, donne e uomini! Persone che a 35 anni ancora si definiscono ragazzi!
    E mi sono sbellicata quando Don Fabio ci ha raccontato l’anneddoto di Suor Fulvia (Se mi chiedi a quaranta anni qual’è la tua vocazione – ha detto – io ti posso rispondere al massimo qual era!) o quando durante una messa è stato invitato a “modulare” la voce poichè altrimenti “troppo incisiva”.
    Dunque, questo articolo lo devo assolutamente girare a mio marito 😉 che ogni giorno (già da svariati anni…) condivide con me proprio queste prese di coscienza…l’incapacità di molti di mettersi in gioco, di spendersi, il non senso di gratuità (senza andare troppo lontano, anche nelle nostre famiglie), il continuo bisogno di “giocare” con tutto e tutti, l’assenza di un progetto di vita, l’incapacità di assumere un ruolo nella vita e di avere delle responsabilità…insomma…spesso ci capita di parlare e di essere guardati come alieni (magari!) quando diciamo cose come queste e spesso a noi capita di non comprendere le convizioni degli altri. Ci sentiamo stranieri…invece, lunedì sera ci siamo sentiti finalmente a casa.
    Pfiù! Parlavamo la stessa lingua! Grazie!

  4. Raffaella

    ti leggo a notte fonda, tornando da un incontro con i ragazzi che fanno catechismo ai bambini per la prima comunione e cresima. Non so dire quanto profondamente condivido lo smarrimento per la situazione umana in cui oggi siamo. Ragazzi che sono i migliori ma non-figli, ancora bambini a 27 anni e, a dirla tutta, se non hanno avuto padri, anche la Chiesa (che ai miei tempi, fino agli anni 80 suppliva alle deficenze di paternità naturale) per loro non ha fatto molto e ora li vorrebe maturi testimoni della fede.
    Eppure ho avvistato germi prodigiosi dell’azione dello Spirito se non altro nella voglia di mettersi in discussione, di spendere il loro tempo per costruire magari una piccola formella della Cattedrale, nella preghiera proposta a chiusura. Mi sono sempre chiesta se questo mio desiderio (che qualcuno non ha esitato a giudicare masochista) di “perdere la vita per trovarla” non abbia alla fine dato qualche frutto, magari non direttamente con i miei figli. Il pensiero di aver ricevuto tanto e di desiderare di restituire l’ho ritrovato nelle parole di chi riportava l’esperienza di servizio fatta al Sermig. Mi fermo, per rispetto al blog. La mia recente logorrea forse richiederebbe la progettazione di un blog personale. Ma non sono sicura di avere tutti i giorni qualcosa da dire ,,, saprofito i buoni spunti di questo… per ora!

  5. non mi piace la battuta sulla vocazione. Infantilismo non è chiedersi a 40 anni qual è la propria vocazione. Ma chiedere la risposta a questa domanda a qualcun altro. Che sia un qualunque don Fabio o il papa. Nessuno può dare una risposta che a 40 come a 80 anni dobbiamo trovare dentro di noi.
    Inoltre la vocazione non è qualcosa che un giorno c’è e il giorno dopo non c’è più. Per cui la frase “posso dirti al massimo qual era” è un non senso.
    So che è un po’ off topic perché il tema era un altro. Ma le battute facili sulla vocazione le trovo poco rispettose nei confronti di persone che magari per tutta la vita si interrogano se hanno fatto bene a fare delle scelte piuttosto che altre. Buona giornata a tutti! Ciao!

      1. Chiara

        la risposta alla domanda “qual è la mia vocazione?” è sicuramente dentro di noi e dobbiamo rivolgerla al Padre perchè ci illumini e ci indichi la strada. Il senso della battuta è, secondo me, che se cominci a capire o a domandarti a quarantanni quale sia la tua vocazione hai buttato via un sacco di tempo e di vita che è trascorsa senza portare frutto e che forse ceerte domande bisogna cominciare a porsele un po’ prima dei fatidici ‘anta e un po’ più seriamente. Poi sicuramente c’è chi ha ben chiaro fin da bambino qual è la sua strada e chi invece deve fare un percorso più lungo e più complesso ma se fatto seriamente tutto porterà frutto anche i nostri errori perchè dio saprà come farli fruttare!
        credo fosse questo il senso della battuta o almeno è come l’ho intesa io!

    1. cla

      Non ero presente all’incontro ma credo ( e correggetemi se sbaglio) che Don Fabio volesse intendere che ad un certo punto bisogna decidere ed iniziare ad agire anche perchè non c’è cosa peggiore che rimanere incastrati anni e anni a capire qual è la volontà di Dio per me e nel frattempo…non fare nulla!
      Ho conosciuto davvero tante persone che vanno in giro tra un corso vocazionale ed un altro portando con se sempre gli stessi dubbi aspettando con la paura di prendere una scelta, di prendere posizione.
      Credo che un sacerdote esperto come Don Fabio che da anni si occupa dei giovani e delle vocazione colga molto bene questo rischio e tenda ad essere chiaro e a prevenirlo.
      Anche perchè se c’è un inganno in cui si cade spesso è l’idea che la vocazione debba essere chiara prima di essere scelta ma non è così…alla base c’è un anelito, un desiderio..che poi viene confermato iniziando a camminare in quella direzione ( non per nulla sia il fidanzamento che il seminario dovrebbero avere proprio questa funzione di verificare una vocazione).
      Troppo spesso noi vogliamo capire prima di agire, vogliamo essere sicuri, avere tutto chiaro…perchè l’idea dell’errore ci spaventa…ma così blocchiamo ogni azione delle Spirito ( oltre ad essere incastrati in una dinamica psicologica che ha il nome di dubbio patologico ovvero una continua serie di domande e riposte al fine di cercare sicurezze e rassicurazione nei ragionamenti razionali o negli altri).
      Nessuno può evitarci il “salto nel buio” di una scelta definitiva!

      1. CFK

        già Einstein quando elaborò la relatività non solo lo fece molto giovane ma era sposato e lavorava all’ufficio brevetti di Berna (non stava a piangersi addosso perché nessuno gli pagava il dottorato di ricerca)

      2. Silvia pg

        “Se mi chiedi a quaranta anni qual’è la tua vocazione – ha detto – io ti posso rispondere al massimo qual era!”

        L’infantilismo dilaga. Siamo cresciuti comodi, imbolsiti dai comfort, passiamo direttamente dal ciuccio al gadget tecnologico, e, istupiditi dalle comodità, tendiamo a dimenticare che la vita va data, va persa, va sacrificata, sennò ci marcisce tra le mani senza portare frutto.

        Questa frase m’avrebbe dato molto fastidio circa 4 anni fa. Avevo allora 40 anni ed ero single, in attesa che la mia vocazione si rivelasse sotto qualsiasi forma! Ero aperta a tutto! Peccato che ogni situazione che mi si presentava non superava il mio attentissimo vaglio sul quello che sarebbe stato dopo, sul “sarà la cosa giusta?” Volevo avere tutto sotto controllo andando avanti coi pensieri su quello che sarebbe stato da lì a anni e anni dopo la mia ipotetica decisione!!
        Poi ho incontrato le catechesi sui 10 comandamenti, ideate su ispirazione dall’Alto da Don Fabio Rosini e mi si è aperto un mondo!!! E’ stato allora che ho capito quanto tempo avevo perso fino ad allora immaginando una vita, una vocazione che nel frattempo mi stava fuggendo tra le mani……”io che ho sognato sopra a un treno che non è partito mai”….ed è stato allora che accettando di fare un salto nel buio, quello di cui parla Cla (di cui condivido ogni virgola) mi trovo oggi a 44 con un marito ed una bimba stupendi!! Perchè c’è Chi aspetta solamente il nostro Si per poterci riempire di doni!! Mi ricordo una frase detta alle catechesi! Dio ha un piano si di te! Ma ha anche il piano B di riserva, i piani C, D, Z …z1 etc, il bello è che sei tu a dover decidere di accettare questa ipotesi, nessuno può farlo per te! Nemmeno Lui!!!

    2. Nicola

      La battuta non piace neanche a me, ma perchè ho 40 anni e perchè è vera, purtroppo. Sono tante le cose che non ci piacciono, ma ci farebbero un gran bene, oggigiorno. Questa frase è una di quelle.

  6. Incontro bellissimo e luminoso…Una sinergia unica! Grazie a te e a Fabio e grazie a Dio per il bene che ci ha fatto scoprire nella Madre Chiesa. Dio ti benedica

  7. Questo è un altro post che andrebbe gridato nelle Chiese, io sono sempre convinto che pessima televisione e pessimi giornalacci abbiano inciso molto nella formazione burrosa dei nostri cervelli e dei nostri cuori.

  8. Mario G.

    Peccato, non conosco don Fabio Rosini, ma per la breve presentazione che ne hai fatto, prego il Signore che susciti tanti sacerdoti come lui nella Sua Chiesa e nella mia diocesi in particolare…

    Grazie Costanza!

    1. Caro Mario bisogna anche pregare tutti perché i NOSTRI figli diventino Sacerdoti e le NOSTRE figlie Spose di Cristo.
      Troppo spesso sento pregare un “per i nostri giovani” molto generico. Quanti di noi immaginano un “brillante carriera” per i propri figli e l’entrare in Seminario o in Convento quasi una iattura (e non parlo di gente fuori della Chiesa).

      Io la mia vocazione l’ho trovata nel Matrimonio e ne sono felice, ma penso sinceramente come uomo, che non ci sia “mestiere” (passatemi il termine) più bello dell’essere Sacerdote.

      1. Mario G.

        Carissimo Bariom,
        condivido appieno quanto da te postato: abbiamo bisogno di santi sacerdoti e di famiglie commosse dall’amore di Cristo.
        E’ quello che dobbiamo desiderare (e desidero) per i nostri figli… E tu lo sai.

          1. Mario G.

            Ed allora permettimi di consigliare a te e a chi segue questo blog due agili e profondi libri di mons. Massimo Camisasca, di recente eletto vescovo di Reggio Emilia-Guastalla.

            Uno sulla figura del sacerdote: “La sfida della paternità. Riflessioni sul sacerdozio” (ed. 2003 – San Paolo Edizioni);

            l’altro più recente sull’amore coniugale e genitoriale: “Amare ancora. Genitori e figli nel mondo di oggi e di domani” (ed. 2011 Edizioni Messaggero Padova).

            Buona meditazione! 😉

  9. Bell’articolo.
    Io farei anche un collegamento con il recente fatto di cronaca del bambino di Padova, manipolato dalla madre contro il padre fino al punto che per ristabilire un minimo di normalità lo si è dovuto collocare temporaneamente in una struttura, togliendolo alla famiglia materna.

    Ma il collegamento è anche una critica. L’articolo di Costanza sembra quasi accusare i padri di non sapere svolgere il loro ruolo. Ma siamo sicuri che sia proprio così? Non sarà che forse la nostra società ha già relegato il padre ad un ruolo secondario? Così secondario che in caso di separazione è per tutti scontato che i figli stanno con la mamma, e il padre poi è guardato con sospetto (insomma, è sempre potenzialmente colpevole di violenza in famiglia).

    1. “Non sarà che forse la nostra società ha già relegato il padre ad un ruolo secondario?”

      Sinché sono padre nessuna società può diminuire il mio ruolo… quando la famiglia si disgrega, ahimè tutto può succedere e succede il più delle volte quello che tu dici. L’assurdo e che accade anche quando è la moglie a decidere di “abbandonare il tetto coniugale” (frase che giuridicamente oggi non ha più alcun valore).

  10. Francesca Romana

    Io credo che proprio qui stia il punto: passare tutta la vita a interrogarsi, senza mai “passare all’azione”! Don Fabio (anche in virtù del ruolo che ricopre, responsabile per le vocazioni) è così incisivo, anche con le battute, perché si rivolge ai giovani, a ragazzi che sono lontani almeno una quindicina d’anni dalla “boa” dei 40, ai quali servono parole forti per essere scossi dal loro immobilismo! Ma che vita è, una vita passata solamente a interrogarsi? E vi parla una che ai 40 è molto vicina ma non si è sentita minimamente “messa da parte” dalle parole di don Fabio, tutt’altro!!! E poi penso che sia vero, verissimo, che uno possa fallire la propria missione, non realizzare la propria vocazione (questo il significato della coniugazione del verbo al passato)! Logico che poi tutto è rimesso nelle mani di Dio, che nella sua infinita misericordia potrà perdonare a accogliere, sempre. E che di ogni vita, ad ogni età, sa fare una meraviglia.
    Ma ciò non toglie che il “fallimento” della propria vocazione è una possibilità, eccome!!! E ben vengano tutti quei santi sacerdoti che hanno il coraggio di chiamare le cose con il loro vero nome!
    Così, questo è solamente il mio pensiero, che spero non abbia offeso o infastidito nessuno! Una buona giornata a tutti!

  11. Chiara Segalla

    Grazie Costanza. Che il Signore continui a benedire te e quanti ti ascoltano con cuore libero.

    Padre Giovanni più di un decennio fa, a Tencarola (PD), Seminario Minore, parlava ad una folla di giovani ultraventenni (quasi per la totalità) nel corso di un Seminario sui Fondamenti Biblici dell’Amore Umano.

    Padre Giovanni è un Francescano.

    Ebbene: Padre Giovanni diceva che a vent’anni un uomo (homo, non vir!) deve decidere: o sposato o consacrato.

    TERTIUM NON DATUR.

    1. g.maria

      Credo che a vent’anni sia troppo presto. I giovani non hanno ancora sperimentato il mondo, seduti sui banchi di scuola, vivendo a casa dei genitori. Un po’ di gavetta prima di prendere decisioni cosi’ importanti credo vada fatta.

  12. Velenia

    Esatto Chiara,ringrazio Dio ,allora,di avere avuto un padre che quando avevo venticinque anni e il massimo del mio progetto di vita era riuscire a superare l’ultimo esame universitario,ha avuto il coraggio di dirmi queste esatte parole:-la vita in qualche modo bisogna spenderla,o nel matrimonio o al servizio totale di Dio,non puoi tenerla per te,prima o poi ti sfugge e il momento delle scelte è questo,dopo sono solo accomodamenti-
    Strano,mio padre non è mai stato un bigotto,solo un uomo ragionevole e realista!

  13. silvia.derosa

    non si riesce più a stare al proprio posto……lì dove Dio ti ha messo…..chiedersi qual’è la tua vocazione forse è chiedersi dove stai oggi…….. comunque un’accoppiata vincente 🙂

  14. lele

    C’ero anch’io alla presentazione. Ho anche la registrazione, se qualcuno volesse sbobinarla.

    Magistrale don Fabio. Costanza invece preferisco leggerla più che ascoltarla, perché ha un modo di incedere nel parlato poco fluido, e troppo soporifero. Io avevo letto il libro e dunque ho ritrovato i concetti, ma per un mio amico che era a fianco a me, che non aveva letto nulla, è stata dura da seguire fino alla fine.

  15. Pingback: Generazione senza padri

  16. Claudia

    Lele, io non credo che che abbia un parlare soporifero o poco fluido. E’ che la pagina scritta consente la battuta ogni tre righe (si può riflettere e trovare il modo più ironico di dire qualcosa), mentre con la parola – a meno che non sei un comico di professione – non è la stessa cosa.

    1. C’è anche da dire che oggi molte persone (non solo i bambini) trovano difficile concentrarsi e ascoltare, per tutta una serie di ragioni, molte delle quali non hanno nulla a che vedere con la persona che parla, quello che dice e come lo dice.

  17. lele

    Non ho alcun problema di concentrazione. Semplicemente esprimevo un’opinione personale sullo stile comunicativo di Costanza, nel parlare. Vi erano tutti intercalare di “eeehhmmm…..”, silenzi, pause, che a mio parere non favoriscono una comunicazione diretta ed efficace. Basta mettere a paragone il modo di parlare di Don Fabio, e quello di Costanza, per percepire chiaramente la differenza. La mia non è una critica a Costanza, ci mancherebbe. Ognuno si esprime come vuole (o meglio come può). Facevo solo notare che mentre don Fabio cattura l’attenzione immediatamente, ed arriva dritto al nocciolo della questione, il modo di parlare di Costanza è più incerto, farraginoso, e ho fatto più fatica a seguire i discorsi. Parere ovviamente personale.

    1. Lele, scusami, non intendevo affatto implicare che la tua concentrazione è scarsa. Pensavo invece al tuo amico, quello che era seduto al tuo fianco e che non avendo letto i libri (a differenza di te che invece lo hai fatto) ha avuto difficoltà a seguire il discorso.
      Il mio commento era di carattere generale e si riferiva al calo delle capacità di attenzione concentrata e anche di comprensione “a volo” delle cose che oggi è molto diffuso, anche a motivo della preponderanza di mezzi e modi di comunicazione che non richiedono l’apporto attivo e creativo delle persone cui si rivolgono.

  18. Claudia Pitotti

    Esiste la registrazione audio di questa presentazione a Roma? … Per noi che non abbiamo potuto esserci per problemi di distanza fisica… Grazie! 🙂

    1. admin

      @lele: anche Costanza pensa di essere più efficace nello scrivere che nel parlare 😉

      @Claudia Pitotti: sì forse faremo un video che sarà disponibile ovviamente sul blog

  19. Vorrei spezzare una lancia a favore della Costanza “oratrice”: io l’ho conosciuta sei mesi fa quando è venuta a presentare il suo libro a Rapallo, e devo dire che in quell’occasione si è trovata davanti a un pubblico di vetero-femministe che, al solo sentire la parola sottomissione, si sono lanciate in una gragnola di obiezioni e insulti più o meno velati a quest’immagine della donna “un po’ troppo mansueta, francamente!” come ha detto qualcuno… è stata difesa da un ragazzo che, giustamente, ha sottolineato come il suo libro era semplicemente una cura contro la nevrosi di molte donne, ma tant’è l’atmosfera generale è rimasta di diffidenza (per non dire di sufficienza) verso quella povera mentecatta di giornalista cattolica… la quale, in tutto ciò, è rimasta compassata e serafica come se le critiche fossero state rivolte a qualcun altro (anche se ogni tanto mi assale il dubbio: ma Costanza… non è che ne stavi approfittando per dormire?)
    E perfino mio marito, che per farmi accompagnare a conoscere Costanza avevo strappato alla visione di un’entusiasmante finale di tennis femminile (o meglio all’entusiasmante visione del fondoschiena di Maria Sharapova), non ha potuto fare a meno di commentare: “Però… ha le palle questa qui!”

  20. sara s

    Io concordo con tutto, ma conosco tante persone in gamba, uomini e donne, che ad una certa età, anche oltre i 30 anni, non hanno ancora intrapreso una strada vocazionale precisa, pur avendone tutto il desiderio e pur essendo maturi, pronti a dare tutto di sè.
    Quindi non sto parlando di bamboccioni, ma di persone che vivono questa situazione come un dramma, come una preghiera continua di compimento, una prova di fede che forgia. Io l’ho passata sulla mia pelle, questa attesa non passiva, di capire per cosa si era fatti – sì, per Cristo, ma come? in quale modo?- , continuando a vivere e a cercare vivendo (non meditando astrattamente). Lottando per non compatirsi, e per tornare ogni volta al nocciolo di questa lotta. Per me sono stati anni di una salutare palestra alla fede. Era sempre un chiedermi: mi piacerebbe trovare quello fatto per me, d’accordo… ma io cosa cerco veramente, al fondo di tutto, anche al fondo di questo desiderio? Gesù, solo Lui , solo Lui ! Probabilmente allora, dopo questo allenamento (che continua tuttora in altro modo), quando si è trattato di fidanzarmi e di sposarmi, è stato molto facile riconoscere la strada e prendere una decisione, perchè il fondamento chiaro dava luce al resto. ( e comunque non basta il terreno arato, ci vuole qualcuno che butti il seme, ci vuole la Grazia!). Ma prima! Quanti “bravi ragazzi” si incontrano anche nei nostri ambienti di Chiesa, tanto bravi e buoni, ma tanto molli che cascano le braccia, che uno arriva dire: Signore, che sia ateo, mezzo delinquente, piuttosto, uno con cui potrei litigare ogni minuto… io non lo voglio cattolico, non lo voglio “bravo ragazzo”, ma almeno sia un uomo con tutti gli attributi, Dio mio!
    Un panorama desolante, eppure noi sappiamo che non sono le circostanze esterne a compierci. Non ci sposiamo perchè siamo attraenti o in gamba più di altri, ma ci sposiamo perchè Dio ha un progetto su di noi. Perchè è una grazia, nè più nè meno. Quindi è tutta vera l’analisi del post, purtroppo, ne facciamo esperienza tutti. Ma consideriamo anche coloro che non trovano la propria strada, pur cercando lealmente, consideriamo la loro sofferenza che non nota nessuno. I bamboccioni di ogni età non la notano, perchè non si pongono il problema; gli altri che predicano, invece, non la notano perchè predicano senza carità, spesso, con le loro perfette analisi sociologiche più o meno scandalizzate (non mi riferisco affatto a Costanza). Un prete che mi dice: a 25 anni se non hai il moroso magari chiediti se non devi prendere i voti (sentito con le mie orecchie), o un battuta come quella di don Fabio, sono molto, molto ambigue, se non contestualizzate e spiegate bene. Possono far soffrire , e quel che è peggio, possono generare incomprensioni che portano a sbagli gravi.

  21. Chiara Segalla

    certo che per dire che una si sa difendere, deve essere come un’uomo…avere gli attributi.

    perché non dire: che portento, che donna, che meravigliosa creatura! che segno della potenza creatrice del Signore! Ed è pure bella!
    così, per chiosare…..

    1. se mio marito avesse detto “che portento, che donna, che meravigliosa creatura! che segno della potenza creatrice del Signore! Ed è pure bella!” gli avrei sferrato un calcio negli attributi di cui sopra… sai, ero al nono mese di gravidanza e sembravo una pubblicità sui rischi della ritenzione idrica nelle gestanti, quindi l’invidia avrebbe preso il sopravvento…

  22. vale

    non capisco codesta ironia sul lato b della sharapova….( d’altronde, se no, uno il tennis femminile che lo guarda a fare?).
    sulla padrona di casa, non mi pronuncio in merito alle sue capacità oratorie-al di là della precisazione dell’admin-marito.ma se si arriva alla tv su un tg nazionale( sempre ammesso che il tg3 sia un telegiornale e non una velina del pd) qualche capacità oratoria la dovrebbe avere. magari il don fabio è un “super”comunicatore. e chi gli è vicino “appassisce”. ma è alto livello cmq. poi capitano delle “defaillance” o delle prestazioni non entusiasmanti…

    1. lele

      Non mi risulta che Costanza sia una delle conduttrici del TG3, né mi sembra d’averla mai vista in video sulle reti nazionali, come tra l’altro dice lei stessa nei suoi libri. Comunque, visto il suo meritatissimo successo, e visto che di ospitate e di presentazioni ne farà ancora tante, mi sentirei di consigliarle uno di quei corsi tipo “imparare a parlare in pubblico”, dove senz’altro si toglierebbe i difetti più vistosi. E’ un vero peccato che concetti così illuminanti e veritieri – quali sono quelli di cui lei si fa portavoce – siano poi ostacolati nel loro percorso verso l’ascoltatore da una cattiva modalità comunicativa, che non rende sicuramente giustizia né alla sua preparazione, né alla sua vocazione di mamma e moglie cattolica. Visto che di sostanza ce n’è tanta, perché non avere un occhio di riguardo anche alla “forma”? Sempre a mio modesto parere…

      1. vale

        Costanza Miriano è nata 41 anni fa a Perugia e vive a Roma.

        Sposa e mamma di quattro esseri che sarebbe ottimistico e incauto definire bambini, due di razza maschile e due femminile, un tempo era laureata in lettere classiche, ma attualmente studia le tabelline.

        Aspirante casalinga, attualmente è giornalista alla RAI, tg3 nazionale (ma collabora anche con Avvenire e Il Timone).

        dal sito : blog di Costanza Miriano ( di fianco a Home, c’è Costanza Miriano.) lo dice lei nel suo sito. lo stesso sul quale stiamo scrivendo. basterebbe informarsi prima di scrivere…..

        1. sì Vale Costanza lavora alla Rai da 17 anni ha confezionato centinaia di servizi, interviste e speciali ma le occasioni in cui è “andata in video” saranno state una decina. Non è certo una anchorwoman ne un volto noto della tv (e non perchè non abbia avuto occasioni ma per scelta. aggiungo io), questo credo volesse dire lele

      2. 61Angeloextralarge

        Mi accodo su due cose: la prima è sulla vocazione “adulta”. Ho “conosciuto” il Signore a 33 anni! Che fare? Lui di sicuro mi aveva chiamata e mi aspettava… ma io non potevo riconoscerlo perché non sapevo chi fosse, anzi sapevo che era una “invenzione di quei mangiaostia bigotti e ipocriti che vanno in chiesa e poi sono peggio degli altri”. Oggi come oggi, indipendenemente dal mio caso patologico, ci sono molti non più giovani che “scoprono” la loro vera chiamata. Che facciamo? Buttiamo via tutto? Noooo, per carità! Salviamo il salvabile. Per questo ci sono i seminari per gli adutli, per questo molti istituti hanno iniziato ad accogliere “chiamati” che hanno anche 50 anni e oltre. Certo, la fatica di entrare a quell’età in un convento o in un seminario… o anche sposarsi… è più grande perché si è già impostati e meno docili ai cambiamenti, ma una buona mano ce la mette il Signore. L’importante è essere realisti e preparati a “sudare” per il Signore e per costruire qualcosa.

        La seconda è “Costanza oratrice o meno”: mi sembra che i frutti parlino da soli! Che altro si vuole? Quanti “non oratori” stanno facendosi usare dal Signore come Costanza… e Giudo e family tutta? Credo che oltre ai due libri parli anche la loro vita, la loro famiglia unita, etc. Non è una sviolinata ma un dato di fatto! Quanti cuori ha toccato Costanza nelle interviste che ha rilasciato in tv? Credo tantissimi e credo anche che se questo è successo è perché è una donna che “mostra” quello che realmente è,che parla delle cose che ha dentro, della sua fede, della sua famiglia.. Questo “tocca”, non tanto la modalità. E se “potrebbe” darsi un’aggiustata per fare di più… ma chi se ne frega! Voglio sentire cose solide-spirituali. E’ vero che se il piatto lo si presenta bene fa un altro effetto, ma poi, quello che conta è che si mangia, non la presentazione del piatto. Abituati a piatti televisivi belli ma spesso insipidi, credo sia meglio abbuffarci di un piatto “bruttarello” (Costanza mi piaci un sacco!) ma buono (slurp!). Mannaggia! Mi è venuta fame… 😉

  23. Erika

    Io non ho mai ascoltato Costanza dal vivo, ma devo dire che in tv e alla radio mi ha sempre conquistato per l’estrema grazia del suo argomentare. Trovo irresistibile anche quella lieve incertezza che è così riposante per un pubblico abituato alla prepotenza verbale…
    😉

  24. L’oratoria e l’accento di Costanza sono senz’altro originali e attirano l’attenzione più di certi soloni che dispensano sonnolenza. Il format televisivo richiederebbe altro e pure il format teatrale ma lo Spirito si fa strada anche attraverso la sua dolcezza e fermezza.
    Susanna, W il culo di Sharapova, tuo marito ha buon gusto. Riguardo le vocazioni: dovremmo imparare a responsabilizzare i nostri figli il prima possibile e stimolarli ad uscire di casa prima. Il ruolo dei padri è fondamentale.

  25. Anche io, come il mio più famoso omonimo, sono abituato a parlare in pubblico ed anche io, come lui, amo le battute taglienti, anche io, come lui, ne sono certo, me ne sono assai spesso pentito, perché una cosa è una battuta detta guardando in faccia l’interlocutore e quindi misurando la reazione e una cosa assai diversa è vederla poi scritta e quindi destinata potenzialmente a tutti. In questo modo cose di per sé innocue diventano non di rado offensive. In particolare sono certo che lui non sottoscriverebbe in assoluto quella frase,anche perché così come è suona colpevolizzante nei confronti di chi è arrivato a 40 anni ancora irrisolto, mentre a volte la complessità della vita è tale da rendere difficile, se non impossibile, decidersi prima. Basta pensare ad esempio alla difficoltà di trovare un minimo di stabilità professionale (non il mito del posto fisso, ma qualcosa che consenta di guardare al domani con un filo di speranza almeno).
    Non credo che 40 anni sia troppo tardi per decidersi. Non è mai troppo tardi. E’ vero che più tardi si comprende la propria vocazione più si soffre ed è vero che a volte si fanno sbagli irreversibili, ma è anche vero che Dio sa scrivere diritto sulle righe storte e sa usarer i nostri fallimenti parziali come materiale di costruzione per il successo finale, l’unico che poi conti davvero.
    Intendiamoci, sono anche io allergico all’adolescenza ipertrofica, che spesso mi provoca reazioni inconsulte, ma tuttavia non sono avezzo a togliere la speranza al mio prossimo, quindi non mi verrebbe mai in mente di dirgli “guarda, è troppo tardi, hai avuto la tua chance e te la sei giocata, peggio per te”. La storia che Dio intreccia con ciascuno di noi è assai più complessa di così e difficile da riassumere in un curriculum vitae.

    1. JoeTurner

      “a volte la complessità della vita è tale da rendere difficile, se non impossibile, decidersi prima”… però sempre più spesso la rendiamo complicata noi per avere l’alibi di non decidere.
      Credo che sia questo il senso della battuta di don Fabio Rosini

    2. 61Angeloextralarge

      don Fabio: appena ho letto questo post ho avuto un attimo di “panne” proprio per la frase detta dal tuo omonimo. Ma è stato solo un attimo, proprio perché ho pensato quello che hai scritto in questo commento. E poi ho dato fiducia ad un sacerdote che lavora in campo vocazionale e che sa certamente che attualmente, purtroppo, tantissime vocazioni si scoprono dopo la giovinezza e che la Pastorale Vocazionale sta lavorando anche per questo.

  26. Floriana

    Mi viene un pò da sorridere, scusate…..una persona ha fatto un piccolo commento sul fatto che un suo amico si stava un pò addormendando e si è scatenato un dibattito parallelo tra i sostenitori di Costanza e i non sostenitori.

    Mi sembra che a volte si perda il senso del contenuto di ciò che viene detto e ci si sofferma alla persona creando degli idoli. Don Fabio Rosini lo conosco da anni,lo stimo moltissimo come persona ma soprattutto per me è uno strumento nella mani di Dio, un uomo che ha risposto alla sua vocazione sacerdotale al meglio. Ma molti giovani e meno giovani lo vanno ad ascoltare da anni, ridendo alle sue battute, considerandolo un “mito” ma poco colgono le sue parole…e così per anni si seguono solo le sue messe, in qualsiasi parrocchia lui si sposti, rifanno il percorso dei 10 Comandamenti 50 volte……ma quando inizi a camminare tu nella tua di chiamata, ti ricordi solo le sue battute o hai capito il peso di ciò che ti sta dicendo, la tua vita la cambi o continui per la tua strada????
    Ecco la stessa cosa sta accadendo per molti con Costanza, e lo dico scusate, seguendo anche su facebook i suoi interventi e i commenti che a ruota le persone fanno iniziare…..sta partendo il fenomeno-Costanza.
    Io non la conosco personalemnte e spero tanto di avere il piacere di farlo presto….a me importa poco se è meglio come scrittice o oratrice, se davvero lavora al TG o meno…per me se fa la casalinga o è una top manager poco importa, ciò che vedo è una donna, moglie, madre, che ci parla di Dio, di una moglie cristiana, che cerca di rispondere ogni giorno alla sua chiamata di moglie e mamma. Il resto è ininfluente per me.

    Condivido ciò che dice e scrive, seguo su internet le sue interviste perchè purtroppo lavoro molto e ho perso alcuni appuntamenti dal vivo, ho letto i suoi libri con molta attenzione e anche riflettendo che la sua ironia, si, fa ridere, ma se ci chiediamo tutte noi a che punto siamo su quell’aspetto del matrimonio che lei descrive con ironia…più che da ridere c’è da piangere!

    Io ho avuto la grazia di capire presto qual era la mia vocazione e a 23 anni mi sono sposata con mio marito Alessandro
    e cerchiamo di camminare con umiltà insieme nella nostra chiamata come famiglia, cercando di uscire dal nostro egoismo e donandoci l’uno per l’altro, tutto nelle mani di Dio.

    Io spero che Costanza rimanga sempre una persona umile, perchè tutti noi solo nell’umiltà possiamo incontrare Dio.
    Floriana

    1. lele

      Per carità, non volevo suscitare polemiche di alcun tipo. Come detto sopra, c’è anche chi apprezza Costanza proprio per quel suo incedere così “spezzettato”… io ho dato un giudizio tecnico, secondo quelli che sono i miei canoni del ben parlare.

      Probabilmente anche l’amplificazione e la microfonazione non proprio perfette (c’era molto rimbombo) non hanno aiutato.

  27. vale

    non era un dibattito. è che si può scrivere ciò che si vuole. si spererebbe che, al di là delle esperienze personali, i dati oggettivi, verificabili o si chiamino come pare a ciascheduno, siano riportati per quel che sono. e se uno non li sa-per carità, nessuno è tuttologo tranne il Padre che è nei cieli,-fare affermazioni presuppone un controllo dei dati citati..
    tutto lì.
    poi anch’io-e presumo altri- ci si sbaglia, ci si confonde( vedi il mio su chi era sepolto a chiaravalle,con relativa exusatio per confusione)talvolta si fanno citazioni attribuendo a qualcuno roba d’altri. ma è,per chi scrive di getto come in un blog ed anche in conversazioni “vis a vis”, scontato.a meno di non essere dei Pico della Mirandola o qlcno di simile.e si capisce chiaramente.
    ma dire che “non risulta”è un errore.tutto li.

  28. Matteo Donadoni

    Ho letto il libro di Marchesini, mi ha molto aiutato. Non sapete come dura essere padri senza quando nessuno ce lo ha insegnato, quando gli altri dicono sei matto! così giovane! a 28 anni… o forse lo sapete. Comunque grazie, perchè non è sufficiente essere padri biologici, ma bisogna sforzarsi e al momento giusto fare come Ettore, affrontare la realtà.

  29. Pietro aveva la vocazione del pescatore ma poi è arrivato uno che gli ha fatto cambiare idea. L’importante è mettersi sempre in discussione, cercare la Verità, la Via.

  30. Sperando si chiuda in fretta la diatriba su Costanza oratrice o quel che sia, che mi pare stucchevole e di nessuna utilità, vorrei tornare sull’argomento “vocazione”.

    Vocazione è di per sé una risposta ad una “chiamata”, anzi potremmo dire che è la chiamata stessa. Cosa presuppone questa chiamata? Essere in ASCOLTO.

    Troppo spesso credo tutti si è impegnati ad ascoltare “altro”, le nostre idee, le nostre aspirazioni, quelle di qualcun altro su di noi o più semplicemente si è talmente immersi in un gran frastuono, fisico e spirituale, da non riuscire proprio ad identificare quella Voce che ci chiama (che non è detto si preannunci con fragore di trombe).

    Al di là dei nostri umani limiti, c’è un tempo o una scadenza per questa chiamata-vocazione. Non credo proprio.
    La scrittura abbonda sia di figure giovanissime come di vecchi ormai apparentemente esclusi da ogni novità. Qualcuno poi stava in ascolto e più di una volta si è alzato nella notte “eccomi Signore, mi hai chiamato”, per poi scoprire che era un Altro a chiamarlo, qualcuno per sua scelta o altrui non s’era neppure presentato “all’appello”.

    Ma questo fa parte della multiforme fantasia di Dio e della Sua fedeltà a Se Stesso nel portare a termine l’Opera che ha prefissato.

    Le frasi un po’ tranchant, che alle volte qualcuno pronuncia o qui a riportato, credo (e spero) vogliano più che altro darci uno sprone, non farci dormire sugli allori, richiamarci ad una “urgenza” e, in fondo, aiutarci a non gettare via un Tempo di Grazia.

    Perché credo l’immobilismo, sia nemico oltre che della vocazione, della conversione stessa.
    Per mia esperienza, posso dire che là dove sentivo che il mio “stato” doveva cambiare, sono stato anche chiamato a “lasciare la mia terra” (non ad emigrare, avrete compreso), le mie sicurezze a buttarmi, perché poi il Signore, conferma o meno, apre o chiude le porte e alle volte assecondando il nostro “muoverci”, ne apre di impreviste.

    Così sentendomi chiamato al matrimonio da sempre, ho cercato una moglie (con la migliore delle intenzioni), ma dati gli insuccessi e il passare del tempo, mi sono ritirato in convento per un certo tempo, per capire che… non era la mia vocazione (il convento intendo), ma da lì qualcosa si è mosso, ho conosciuto una ragazza e sono giunto sino a “famosi” corsi prematrimoniali, per scoprire durante un pellegrinaggio, confrontandomi con la Parola di Dio… che non era lei la mia promessa sposa!
    Accettando questo “strano” percorso che sembra va contraddittorio (il signore gioca di questi scherzetti), in capo ad un anno ero sposato con un’altra ragazza che diventerà madre dei mie i tre figli. Alla sua Salita in Cielo, dopo 15 anni di Matrimonio, ecco il riaprirsi di un’altra inaspettata “porta” (porta stretta in verità), e sentendomi ancora chiamato come sposo, il rimettermi (con qualche timore) in attesa ma anche in ricerca “attiva”.
    Potrei concludere parlando della mia seconda sposa. Una vergine (come oggi non si può dire…) che si sentiva chiamata a formare una famiglia e ha dovuto aspettare oltre i quarant’anni, per incontrare me (povera lei…) per dire (parole sue): “dopo tanti anni e altri incontri e anche corteggiatori, ho capito che eri tu l’uomo che Dio aveva preparato per me.”

    Questo non per fare della mia storia un qualche esempio o paradigma o regola aurea (ci mancherebbe), ma per fare memoriale di come Dio conduce la Storia. Spesso fatichiamo a tenere il Suo passo e anche a comprendere dove stanno le Sue Orme, ma vale sempre il primo dei comandamenti: Ascolta Israele!

    A chi sa ascoltare (e bussare insistentemente) Dio mostrerà il Cammino, il Mezzo e la Meta e tutte le attese saranno ripagate.

  31. Caro Lele, grazie per i suggerimenti, ma non ho nessuna intenzione di frequentare nessun corso per parlare bene. Non è il mio talento. Io me la cavo un po’ nello scrivere, perché quando sono seduta, da sola, di notte, ho tempo per pensare, sintetizzare, fare battute e crasi e citazioni e limare le parole. Non penso di poter fare altro bene, perché la nostra vita, la mia almeno, non è un contenitore che si possa riempire a oltranza. Se aggiungo un’altra cosa alle giá tante che faccio, finisco per trascurare i figli o il marito. Non mi interessa andare in giro a parlare, anzi lo faccio come servizio ma mi costa molto. Se mi chiamano e la cosa è compatibile con la famiglia vado, ma mi costa molto sacrificio. Se non mi chiamano, ho piú tempo per la famiglia. Per il momento comunque ho il problema opposto. Troppi troppi inviti, e tanto dispiacere nel dover dire di no.

    1. lele

      Cara Costanza,

      spero tu non ti sia risentita dei miei “appunti”, che volevano essere un mero commento ad un evento al quale, comunque, sono stato felicissimo di partecipare. La discussione è nata più che altro perché, confrontandomi col mio amico che avevo trascinato, è emersa subito la differenza tra il tuo modo di parlare e quello di don Fabio, che, come tu stessa hai fatto presente, cattura subito l’attenzione di tutti.

      Detto ciò, mi rendo conto della tua mole di impegni e pertanto il mio era un semplice consiglio, forse un desiderio, per saperti capace di replicare anche oralmente la bravura che già metti nello scrivere. Ma va benissimo anche così, ci mancherebbe.

  32. Floriana

    Grazie davvero ” Bariom” di aver condiviso la tua esperienza e di come Dio ha condotto la tua storia.
    Floriana

        1. paolopugni

          per questa volta ti perdono, caro: leggi tre volte l’intervista e fai comperare il libro a cinque amici però….
          Grazie Admin, tra l’altro per qualche misterioso scherzo alfabetico mi trovo stretto tra Costanza e Giacomo Samek Lodovici, capisci la figura che faccio? Come diceva il Manzoni? un vaso di coccio tra vasi di ferro…..

  33. F.W.Nietzsche:
    “…e così si spreca la gioventù e a quarant’anni si è ancora ai primi esperimenti su ciò di cui si ha bisogno, e di cui
    si sarebbe già dovuto disporre vent’anni fa”

  34. Nessuna offesa, figurati!!! Ognuno ha i suoi carismi, e io ho quello di addormentarmi ovunque, di ricordare i nomi di tutti i bambini che incontro, e forse quello dello scrivere. Sono timida e terrorizzata dal parlare in pubblico. Non mi spiego perché tante persone mi invitino. L’ho detto io per prima a don Fabio prima di cominciare a parlare, che non sono brava a farlo. Lui mi ha risposto che alla gente non interessa l’ars oratoria, ma quello che profuma di vero. Spero che passi questo messaggio, al di là dei balbettii: che sono una che ci prova per davvero.

    1. minu

      “profumi di vero”: ecco cosa mi ha convinto che è stata una grazia leggerti, ascoltarti e conoscerti a Staggia Senese!! …

  35. In tema o fuori tema? Io di don Fabio Rosini non sapevo nulla fino a oggi, quindi ringrazio sentitamente per avermelo fatto conoscere … vabbe’, via youtube ma sempre meglio che niente. Grazie miei cari 😀

  36. ho dato una lettura velocissima ai commenti-
    A me piace molto come parla costanza, la trovo morbida e come ha scritto qualcuno riposante
    Riguardo al fatto che a 40 anni è troppo tardi per capire la vocazione, io ho 40 anni, sposata e con 3 figli e ancora mi sto interrogando su quale sia la mia vocazione,
    Il giorno che smetterò di farlo sarò morta… fisicamente oppure sarò morta dentro

  37. ….sottoscrivo, dicevo….ma solo la seconda parte del discorso di Fefral. In quanto alla prima, morbida e riposante sono
    aggettivi che si prestano facilmente a essere fraintesi !

  38. “…Il sacerdote (Fabio Rosini)si è soffermato sulla condizione della donna che, attraverso la maternità dona, con amore gratuito, la propria vita, le proprie energie, la propria intelligenza e al tempo stesso lavora in un mondo disegnato al maschile, attraverso la logica del potere, del profitto e del denaro.”
    …disegnato da chi?

  39. Shamsiyah

    Ciao Costanza, ho letto tutti e due i tuoi libri, sono bellissimi…. anche se non riesco a leggere più di un capitolo alla volta (e a volte anche meno….!) perchè ogni volta mi commuovo e non riesco ad andare avanti e ho bisogno di “interiorizzare”… questo perchè in quello che tu scrivi leggo i miei desideri più profondi, finalmente espressi chiaramente…! A volte mi sento un pò triste, perchè ancora non riesco a realizzare la mia vocazione (e quindi me stessa!) perchè nonostante abbia ormai 36 anni e il mio fidanzato 41 e abbiamo tanto desiderio di sposarci…. non riusciamo a trovare lavoro…. (siamo passati da anni di contratti a progetto…) e oggi a questa età e in questa situazione italiana diventa sempre più difficile…. So che Dio è onnipotene e può tutto, e so anche che bisogna prendere la vita in mano e viverla Pienamente, perchè è troppo bella e troppo importante per guardarla solo passare…. ma a volte non so proprio da dove partire!(e quindi mi viene l’ansia…!) I tuoi libri però mi stanno aiutando a vivere questo momento concentrandomi sull’Amore verso il mio uomo per arrivare a Dio, in questo modo so che nulla è sprecato, nanche questo tempo. Grazie! 🙂

    1. …ma vi volete bene o no? allora voletevi bene senza bisogno di sposarvi!!!
      Il lavoro chi ce l’ha più ormai? Se due si amano, intanto, è un bel vantaggio, comunque…
      Che differenza fa sposarsi o no? Siate seri!!!

    2. Scusa Shamsiyah se mi intrometto, ma il tema mi è particolarmente caro.

      Cos’è più importante per voi, avere un lavoro o essere sposati? Ci vogliono i soldi per sposarsi… vero e non vero. Io ho diversi amici che si sono sposati senza il becco d’un quattrino.

      Sai che Dio è onnipotente ma lo smentisci nei fatti e in pratica “gli leghi le mani” (concedimi l’espressione). Può anche essere (di certo può) che scegliendo prima la vostra Vocazione, che è la cosa più importante, il resto “vi sarà dato in aggiunta”. Io posso dirti che è vero. Altrimenti cos’è la Provvidenza, una sana pianificazione?

      Poi mettiamola giù ancora più dura, ma realistica al 100%…. se tu /voi sapeste di avere ancora solo una settimana, o un mese, o un anno di vita (di fatto tu lo sai?), sceglieresti il Matrimonio o il lavoro? E’ come per la conversione, aspetto aspetto, lo farò domani… e domani non ci sarà più tempo.

      Un abbraccio 🙂

    3. Shamsiyah:
      Spero, a ogni modo, vi auguro, che abbiate, giustamente, tra voi, rapporti anche carnali, come è giusto che sia, tra uomini e donne, perdipiù ormai cresciuti, mi sembra…

          1. Ah, secondo te…

            Secondo me vale quello che ha detto Gesù Cristo (che tanto dici di ammirare e spesso citi qui per ammaestrarci tutti): …ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

            La castità non è “aberrazione” (sic!) ma la forma più alta dell’amore. Gesù la vissuta, anche gli Sposi sono chiamati a viverla in alcuni momenti e per particolari circostanze anche in modo prolungato. Ma se mai ne sei stato capace (appoggiandoti a Dio come in ogni cosa) neppure da celibe, che farai?

            E’ una aberrazione, dirai… e così ti troverai un’altra che soddisfi le tue voglie (per poi chiamarlo “amore”) 😐

            O credi che i consacrati siano tutti dei “minorati”?

            1. Vorrà dire che da ora in avanti le persone che stanno insieme da non da sposati (o anche da sposati?)verranno a chiedere a te, o alla Miriano, o a padre Emidio, quello che è giusto o non è giusto fare.
              Il Vangelo lasciatelo a me!

              1. Caro Alvise sei tu che hai iniziato, seppur velandolo come speranza, a dire a qualcun altro cosa era “giusto” fare. Non rigirare la frittata 🙂

                Da Padre Emidio spero ben qualcono vada a chiedere il da farsi, dalla Mirano (o da me) andrà chi vuole.
                Il Vangelo non lo lascio a te! Manco per niente… ti appartine solo come annuncio ricevuto (se vuoi riceverlo), non perchè tu ne faccia scempio 🙂

                Chiudo qui. Alla prossima 😉

  40. Michael Mc D.

    Non so se esiste qualcuno di così onnipotente da poter esattamente predeterminare la propria esistenza. In termini di vocazioni o meno. A volte penso che la maggior adesione possibile a qualcosa che ci sfugge sia nel vivere fino in fondo e con dignità, forza e con rispetto proprio ed altrui ciò a cui non possiamo sfuggire e che magari non vorremmo.
    Mi hanno sempre molto colpito persone invisibili cui sono toccate in sorte vite atroci da loro vissute senza cedimenti al male.

  41. Filippo Maria

    Sono entrato in convento a 11 anni (e non sto parlando di cento anni fa!) e diventato sacerdote a 26; forse è per questo che condivido in pieno la presa di posizione contraria nei confronti delle decisioni definitive rimandate ad oltranza… conosco “ragazzi” che fanno discernimento vocazionale vita natural durante, partecipano da anni a ritiri ed esperienze vocazionali (casa ci troveranno poi, dopo tanto tempo). La mia Provincia religiosa non accoglie “ragazzi” sopra i 35 anni e credo che sia una scelta più che azzeccata. E’ chiaro, ci sono poi delle eccezioni le quali, come sempre, non possono che confermare la regola. Con questo non voglio mancare di rispetto a nessuno… probabilmente sono convinzioni opinabili (o forse no, chissà?) nate dalla mia esperienza personale…

  42. Ci prenotiamo per poter presentare il libro anche a San Marino dove stiamo partendo con un progetto

    Progetto: UNA SOCIETÀ SENZA PADRI?

    Periodo : novembre – dicembre 2012

    Incontro e seminari:

    UNA SOCIETÀ SENZA PADRI?
    Incontro con Prof. Daniele Celli
    Lunedì 10 dicembre ore 21
    Aula magna scuola media Serravalle

    (a cui faranno seguito altri appuntamenti seminariali)

    Mostra: NESSUNO GENERA SE NON E’ GENERATO
    alla scoperta del padre in Omero, Dante Tolkien
    30 novembre – 7 dicembre
    teatro s. Andrea Serravalle (da lunedì a venerdì ore 10 – 12 / 16 -18)

    10 dicembre – 15 dicembre (da lunedì a venerdì con apertura della scuola)
    Aula magna scuola media Serravalle

    Mostra: “UN MONDO DI LIBRI. Compagni di viaggio”
    30 novembre – 27 dicembre (da lunedì a venerdì ore 10 – 12 / 16 -18)
    teatro s. Andrea Serravalle

    Film:
    RASSEGNA FILM
    FAMIGLIA: IL PADRE RITROVATO
    Sala del Castello Domagnano

    Domenica 2 Dicembre ore 15,30
    REAL STEEL
    Domenica 9 Dicembre ore 15,30
    LA MIA VITA E’ UNO ZOO
    Domenica 16 Dicembre ore 15,30
    MOLTO FORTE, INCREDIBILMENTE VICINO

    Ingresso libero

    Promosso da:
    Centro di Solidarietà San Marino, Centro Sociale S. Andrea, Paneuropa San Marino, Fondazione Giovanni Paolo II, Centro per le famiglie, Cooperativa Edù.co., Circolo Don Elviro Domagnano, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento Sportivo Popolare San Marino
    Patrocinio:
    Giunta di Castello di Domagnano

    Info 0549.900759 csandrea@alice.sm

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