La famiglia cristiana è solo un’idea?

di Giuliano Guzzo

Il limite di tanta pubblicistica cattolica è che rischia, tanto più oggi, di passare per astratta: decisa enunciazione di principi, spesso nobili ed alti, ma poca traduzione nel reale; abbondanza di morale ma scarsità di esperienza. Tanta teoria, insomma, e poca pratica. Passa così l’idea – leggendo questi testi – che la morale cattolica sia una cosa, e l’esperienza un’altra. Che da una parte vi sia la dottrina e dall’altra la pastorale; da un lato il freddo Catechismo e dall’altro il Vangelo “vissuto”. A Lorenzo Bertocchi, classe 1973, va il merito di chiarire questo pericoloso quanto ricorrente equivoco.

Un chiarimento comprensibile a tutti attraverso la lettura della sua ultima fatica, Dio & famiglia (Fede&Cultura 2012, pp. 124), nel quale non vi è solo una suggestiva analisi della crisi che sta attraversando l’istituto matrimoniale, ma anche la presentazione di sei limpidi esempi di famiglie cattoliche. Famiglie contrassegnate anzitutto dall’apertura alla vita: «Luigi e Maria Beltrame avranno quattro figli; Luigi e Zelia Martin, nove […] Sergio e Domenica Bernardini, dieci; Settimio e Licia Manelli, avranno ventuno gravidanze e tredici figli viventi; Ulisse e Lelia Amendolagine, cinque figli; Giovanni e Rosetta Gheddo, avranno tre figli e due gemelli che» purtroppo «moriranno con la madre durante il parto» (pp. 93-94).

Ciò che subito rileva, dicevamo, è il numero di figli, accolti anche a costo della vita. Attenzione, però: quelle di cui ci parla Bertocchi non erano grandi famiglie perché ebbero molti figli, ma ebbero molti figli perché erano grandi famiglie. Perché, cioè, vivevano la loro unione forti di una fede autentica e genuina, capace di riproporsi quotidianamente con semplicità. E’ «questa presenza di Dio vissuta nella Sua Chiesa», nota Bertocchi, «il vero fattore di unità, il collante, la forza, che emerge nel cuore di queste dodici persone che, singolarmente e insieme al tempo stesso, hanno vissuto una splendida vocazione al matrimonio» (p.61).

Naturalmente non si tratta di famiglie “Mulino Bianco”: alcune fra esse, lo si ricordava poc’anzi, sperimentarono il tragico lutto per la morte dei propri figli, e anche prima del matrimonio vi furono fidanzamenti e fidanzati che ebbero la vita tutt’altro che facile. Ma che non si arresero e scelsero la via non sempre agevole della castità. Commoventi, al riguardo, le parole di Luigi Calabresi – sì, il commissario assassinato dai terroristi, il cui esempio di vita viene riportato, insieme ad altri, in aggiunta a quelli delle succitate coppie – il quale, in un intervento rilasciato nel 1966, poco prima del suo ingresso in Polizia, affermò:

«Per quanto mi riguarda, non esito a dirlo, a un certo tipo di rapporto sessuale preferisco la castità; ho imparato faticosamente a preferirla, valutando nella mia coscienza il danno che arrecano le esperienze negative; darò a mia moglie (io non so chi è, come si chiama, dove vive, ma so che in qualche posto vive) un amore cristiano; e avremo subito figli, e saranno molti, e li cresceremo» (p.70).

Purtroppo, come sappiamo, Calabresi morirà prima di poter crescere i propri figli. Eppure il suo, come quello delle altre famiglie di cui ci parla Bertocchi (che a sua volta è marito e padre) nel suo bel libro di cui consiglio caldamente la lettura, rimane un esempio vivo, presente. Un esempio che ci fa capire – a dispetto della rassegnazione che spesso serpeggia anche tra i credenti – che la modernità liquida, per dirla con Bauman, è senz’altro un contesto difficile per intrecciare relazioni solide e rivolte all’eternità, ma vale la pena provarci. Sul serio. Perché la famiglia cristiana non è un’idea astratta, ma un modello reale. Bellissimo, oltretutto.

18 pensieri su “La famiglia cristiana è solo un’idea?

    1. Due primi commenti di segno assolutamente opposto che la dicono lunga su come si può “leggere” la stessa cosa.

      Il primo però, accostato al suo avatar nero, fa pensare provenga proprio dal buio più profondo.

  1. Mario G.

    Pur nella fatica del momento (figli in piena adolescenza…), confermo che ne vale la pena.

    1. Alessandro

      Perché ci sia una famiglia non è necessario che ci siano figli, basta il matrimonio tra uomo e donna. E anche una famiglia senza figli può essere santa.

      1. Alessandro

        “Vorrei allora ricordare agli sposi che vivono la condizione dell’infertilità, che non per questo la loro vocazione matrimoniale viene frustrata.
        I coniugi, per la loro stessa vocazione battesimale e matrimoniale, sono sempre chiamati a collaborare con Dio nella creazione di un’umanità nuova. La vocazione all’amore, infatti, è vocazione al dono di sé e questa è una possibilità che nessuna condizione organica può impedire. Dove, dunque, la scienza non trova una risposta, la risposta che dona luce viene da Cristo.”

        (Benedetto XVI, Discorso ai membri della Pontificia Accademia per la Vita, 25 febbraio 2012)

    2. E chi non può avere figli Lucia ha certamente una chiamata ad una fecondità ricca e profonda, magari diversa ma certamente di pari e assoluta dignità, basta cercarla nella Volontà di Dio.
      La natura obbedisce a Dio e se i figli non “arrivano”, questa è la Storia che Dio sta facendo. (Per questo la Chiesa insegna che dopo essersi appoggiati agli strumenti medici che indica come leciti, bisogna “entrare” nella propria realtà senza cercare di “forzare” la natura)
      Non è una condanna, né una menomazione, a volte il primo scoglio da superare nella nostra idea di essere fecondi è proprio questo.

      Io credo fermamente che PER TUTTI c’è una strada di Pienezza e di Felicità in Dio, la fatica spesso e trovare o lasciarsi guidare per questa strada, che non è quella che noi avevamo immaginato.

      Buona Domenica.

      1. Lucia

        Grazie Bariom, sei saggio 😉 … volevo solo fare un po l’avvocato del diavolo perché mi sembra che molte volte ci sia la tendenza a pensare (io per prima) che famiglia senza figli sia un po di serie B… É evidente che non può essere così e ci sono anche alcune testimonianze di questo.
        Secondo me é bene rifletterci ogni tanto, anche perché (forse, ma, almeno per me, é un continuo lavoro) può aiutare ad accorgersi che la vocazione é quella dei due sposi, che tra l’altro a quanto pare é fondamentale anche per l’educazione di eventuali figli…

        1. Hai ragione Lucia… è come quando io ero rimasto vedovo e mi sembrava di sentire parlare solo di “vedove” e della loro vocazione e servizio per la Chiesa.
          Ma se anche qualcuno sembra “dimenticarci” per Dio siamo sempre speciali e unici.

          Vivo cmq (anche se vicino a me non in mè) anche la sofferenza di chi non ha o non può avere figli… io ho tre figli e grazie a Dio mi sono potuto risposare, la mia attuale moglie ha avuto difficoltà con le gravidanze e non potrà più avere figli, ma abbiamo altri tre figli “in Cielo”.
          Certo per lei è e resterà una croce, illuminata dalla Fede. Tre figli in Cielo e tre qui (quelli del mio precedente matrimonio) che sta amando e accudendo come fossero suoi (poi si possono davvero dire “nostri”?).

          E’ così, come ti ho detto, per Dio siamo tutti “prediletti” e come ho sentito dire una volta: Dio ama qualcuno di più, ma nessuno meno! 😀

    3. ele86

      Fecondità e fertilità sono cose differenti e non collegate per forza. La fertilità è solo una questione organica, legata alla capacità di due corpi, maschio e femmina, unendosi di generare una nuova vita unica e irripetibile. Ma una coppia è sempre feconda anche se può non essere fertile.
      Anche io faticavo a comprendere questo prima di sposarmi. Ora invece anche se ho un bimbo e ne aspetto un’altra dopo due anni di matrimonio mi è più chiaro cosa significhi che una coppia può essere sempre feconda.
      Credo che nonostante, i quasi due figli in due anni e un pò, io e mio marito siamo in realtà stati molto più fecondi di così.
      Abbiamo una forte attenzione all’accoglienza in senso lato in casa nostra e guardandomi indietro posso davvero scorgere come Dio attraverso di noi (spesso con la sola presenza, invito a cena, piatto di pasta ecc…) abbia incontrato abbracciato consolato tanti suoi figli. Ed è strano perchè questa fecondità non è legata neppure a un dato anagrafico, ho sentito e sento figli persone che per forza di cose non potrebbero essere miei figli, e da queste stesse persone ho imparato un po’ di più a essere madre. Tra le altre cose questa fecondità come la fertilità è una chiamata (permettetemi l’accostamento)dentro la chiamata. Non è sempre facile aprire le porte, organizzarsi e accogliere e proprio come un figlio richiede un certo impegno fisico e psicologico. Non sempre se ne ha voglia!
      E’ un discorso davvero molto grande e molto bello, in cui non mancano tasti di dolore. Non oso immaginare cosa possa significare non poter avere figli, ma dalla mia piccola esperienza mi rivolgerei a Dio, gli tirerei la veste finchè in me questa emorragia di dolore non divenisse forza di vita.

      Cmq nel testo di Lorenzo l’attenzione al numero dei figli è data per sottolineare come in tempi economici non brillanti, o in situazioni economiche non facili queste famiglie si siano aperte alla vita senza timore considerando a priori un bene supremo l’arrivo dei figli. Credo che l’accento sia stato messo su questo punto perchè oggi il numero dei figli si calcola a tavolino come quando valutiamo se comprare o meno una macchina. Il problema è che quasi più nessuno ha un pensiero davvero cattolico sull’argomento. Se oggi hai tanti figli il primo pensiero è che sei ricco e te lo puoi permettere o che sei pazzo.
      Le famiglie del libro erano ricche di una sola persona; Dio e con Lui ci hanno sfamato tutti i figli e non solo nella pancia ma soprattutto sfamati di Vita. Consiglio di leggerlo per la quantità di spunti pratici che si possono trarre.

      buona domenica.

      1. “…nel testo di Lorenzo l’attenzione al numero dei figli è data per sottolineare come in tempi economici non brillanti, o in situazioni economiche non facili queste famiglie si siano aperte alla vita senza timore considerando a priori un bene supremo l’arrivo dei figli. Credo che l’accento sia stato messo su questo punto perchè oggi il numero dei figli si calcola a tavolino come quando valutiamo se comprare o meno una macchina.”

        E non solo, come quando valutiamo se comprare o meno una macchina nuova ma se comprare una macchina o avere un figlio…

        Abbiamo anche il coraggio di riconoscere che questi “discorsi” non vengono fatti solo da che è “fuori” dalla Chiesa 😐

  2. exileye:
    ..non lo dovrei dire io che sono uno scrittore (ovviamente)”fallito” e quindi potrebbe sembrare che fosse per invidia….
    .,,ma occhio fino ha ragionissima, troppe!!!

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