Sull’amicizia

di Fabio Bartoli

Freud diceva che essere amici significa avere un nemico comune e che due donne non sono mai amiche, possono essere complici o rivali, ma amiche mai. Da questi due indizi deduco che la sua idea di amicizia si riduceva al cameratismo. In effetti è probabile che due donne non conosceranno mai la nerboruta e virile (e un po’ puzzolente) intimità che si prova nello spogliatoio di una squadra di calcio (o di basket nel mio caso), ma ridurre l’amicizia a questo francamente mi sembra un po’ come dire… riduttivo.Le

Ora, a ben guardare, nel nostro immaginario novecentesco e post- l’amicizia non ha poi questa gran parte, anzi non ne ha nessuna, relegata com’è a sentimento adolescenziale. L’amicizia è roba da ragazzini, ma diventati adulti dai, chi ci pensa più? Specie se si è maschi (la donna, si sa, si vede concesso un bonus di frivolezza di default), perché il maschio ha un suo rigore, una sua etica, e l’aver bisogno di amici viene visto come una debolezza più che come una risorsa.

La cosa è perlomeno bizzarra, visto che l’amicizia tra maschi adulti è forse il topos più alto di tutta la letteratura pre-illuminista, da Eurialo e Niso a David e Gionata, fino a Gimli e Legolas (perché il SdA è certamente un romanzo preilluminista, anche se è uscito nel ’56).

Siamo giunti perfino a sospettare queste vigorose e virili figure di amici di inconfessate passioni omosessuali (Davide e Gionata in particolare, nonostante che il primo abbia avuto quattro mogli e moltissimi figli, sono stati al centro del gossip per molto tempo).

Tutto questo perché probabilmente non siamo più capaci di immaginare un amore che non sia possesso, che non voglia in fin dei conti soddisfarsi con l’altro. L’amicizia invece se le dessimo spazio nella nostra vita sarebbe una risorsa fondamentale. È un rischio, certo, perché all’inizio di ogni amicizia c’è un dono gratuito e dunque l’implicita possibilità che il dono non sia accolto e tuttavia è un rischio che vale sempre la pena di correre. Come è triste questo tempo che per paura di rischiare gli affetti ha rinunciato agli amici, tanto da doverli sostituire con quei surrogati a pagamento che sono psicologi e avvocati

Sì, perché l’amico è lo specchio che mi rivela a me stesso, il sostegno della mia tristezza, il compagno della mia fatica. Il suono del suo passo accanto al mio rende più leggero il cammino, con lui il lavoro da maledizione diventa gioia (e quanto è duro invece lavorare senza avere amici attorno). L’amico è colui al quale posso dire la mia debolezza sena timore e dunque è il solo che mi dà riposo in un mondo che ci vorrebbe sempre in guerra, nell’amicizia virile c’è competizione, ma è una competizione giocosa, controllata, che ha la funzione fondamentale di un allenamento per la vita, dove la competizione invece è spietata e senza regole.

Un caso particolare è l’amicizia tra uomo e donna. È ancora più rischiosa e ancora più difficile, perché al rischio del rifiuto si somma quello dell’innamoramento, che trasformerebbe l’amicizia in altro e non necessariamente auspicabile, ma quando si realizza è il paradiso in terra.

Una donna non potrà mai essere una mia camerata, ma sostituisce il cameratismo con la complementarietà, è quindi per me una com-pagna (una con cui divido il pane) in modo totalmente diverso: laddove i miei difetti si sommano ai suoi ed insieme, prodigio dell’amore, diventano virtù. Per questo lavorare con un’amica è ancora più bello che lavorare con un amico. Con una donna non si entra in competizione, nemmeno quella giocosa. Si può dire che se l’amicizia tra uomini prepara alla battaglia, l’amicizia con una donna ne è il premio, la dimostrazione che è davvero possibile lavorare con gioia.

Una donna poi porta nell’amicizia il suo carattere materno e dunque anche più di un uomo può diventare il custode della mia fragilità, la persona a cui potersi dire senza timore, ancora più di un amico, un’amica è il mio riposo.

Confesso un mio limite però, non so immaginare cosa possa essere per una donna l’amicizia di un uomo, mi aiutate a capire amiche del blog?

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Per chi non lo sapesse è uscito da qualche settimana il libro di don Fabio 

Uscite, popolo mio, da Babilonia.

Il libro dell’Apocalisse è penetrato nell’immaginario collettivo: film, romanzi e fumetti ne citano i passi in continuazione; al tempo stesso, però, nessun libro biblico è così sconosciuto e attuale. Le sfide e le problematiche delle sette chiese dell’Asia sembrano le nostre. Un manuale di resistenza cristiana per comprendere il senso ultimo della nostra vita e della nostra vocazione umana attraverso la lettura pastorale e filologica dell’Apocalisse.

73 pensieri su “Sull’amicizia

  1. “Sì, perché l’amico è lo specchio che mi rivela a me stesso, il sostegno della mia tristezza, il compagno della mia fatica. Il suono del suo passo accanto al mio rende più leggero il cammino, con lui il lavoro da maledizione diventa gioia (e quanto è duro invece lavorare senza avere amici attorno). “
    Che bello!
    Sull’amicizia uomo-donna, la trovo estremamente difficile per le ragioni già esposte. Anche se ho profonde amicizie con uomini, sono sempre molto cauta e, confesso, mi limito. Trovo che non tutti gli argomenti debbano essere affrontati tra amici di sessi diversi, quanto meno la modalità di racconto a un amico o ad una amica deve essere molto diversa. Sento tante donne che conosco che cercano nell’amico maschio quell’ascolto che non trovano a casa, canalizzando la necessità di esprimersi ad un altro che non è il marito. A quel punto sorge il problema di non cercare più la comunicazione con il marito per aver trovato un sostituto ascoltatore. Resta sapere se questi amici maschi sono così aperti all’ascolto per amicizia o per qualche interesse di altro genere… Spesso queste situazioni scivolano…
    Se invece l’amicizia è valida, allora è come avere un fratello. Il consiglio pratico e l’occhio che bada all’essenza non mancherà. Senza fronzoli e lamentele.

  2. Pingback: Sull’amicizia | La fontana del villaggio

  3. Don Fa’ che bel tema, è il mio tema preferito questo!
    Devo correre in ufficio però e non posso trattenermi,
    Non so cosa possa essere in generale per una donna l’amicizia di un uomo. Per me le mie amicizie maschili (ne ho diverse e alcune molto importanti) sono riposanti, serene. L’amico, molto più dell’amica, mi vuol bene per come sono senza pretesa di rendermi come pensa che debba essere. E proprio per questo mi stimola a migliorare. L’amico, molto più dell’amica, mi semplifica quando comincio a perdermi nelle mie elucubrazioni mentali e entro in paranoia. Con l’amico posso permettermi una serata a sparare cazzate per distrarmi da una preoccupazione grossa, e non mi sento in dovere di raccontargli tutto, e so che lui è pronto ad ascoltarmi quando sarò pronta io a parlargli, mentre un’amica insisterebbe per sapere tutto, e per riempirmi di consigli. E molte altre cose che adesso non ho il tempo di spiegare. Comunque a me creano molti più problemi le amicizie femminili che quelle maschili, quindi a queste ultime non ci rinuncerei mai, anche se in qualche caso ho dovuto rinunciare a quell’amico o quell’altro.
    Quello che dice Danicor sul rischio di sostituire il marito con un amico è un rischio molto concreto. E così se una volta sponsorizzavo senza riserve l’amicizia uomo-donna, adesso ci vado molto cauta. Io però mantengo le mie amicizie maschili, e con pochi di questi amici parlo davvero di tutto e non mi faccio problemi di argomenti da trattare o di linguaggio da usare. Ma sono certa di quello che c’è dall’altra parte, se avessi anche il minimo dubbio di un attaccamento diverso dall’amicizia non avrei scrupoli a tagliare. L’ho già fatto e lo farei ancora. Un amico non è il marito. Anche se il marito può essere anche amico. Quando comincio a far confronti tra quello che ricevo dall’amico e quello che mi manca dal marito allora già siamo andati troppo avanti.
    Devo scappare, buona giornata!

  4. nonpuoiessereserio

    Mi piacerebbe sapere cosa sarebbe successo se Eva o Adamo avessero avuto un amico che non fosse Dio.

  5. Emilia

    per quanto sia d’accordo sull’importanza dell’amicizia, non sono affatto d’accordo sulla generalizzazione riguardo al ricorrere agli psicologi e agli avvocati … ci sono dolori e difficoltà nel cuore e nella testa della gente così importanti e gravi che sarebbe meglio usare maggiori prudenza e rispetto quando si nominano simili fugure professionali … e lo dico da credente convinta e fervente cattolica, quindi pregante per me e per gli altri …

    1. o dai era solo una battuta… mammamia mi arrogo il diritto di non essere sempre serio, mica scrivo encicliche 🙂
      Anche io tra l’altro a suo tempo ho avuto bisogno di qualche seduta di analisi

      1. Emilia

        Touché … hai ragione, troppo seriosa … però, sai cosa, non tutti capiscono che sono battute (eccomi! ma non credo di essere l’unica …) e a volte il sospetto e addirittura l’inutilità che trasmettiamo in quanto credenti riguardo a questo tipo di aiuti, che nasconde una certa presunzione a mio avviso, credo siano davvero sbagliati … tutto qui! e comunque grazie del post …

        1. Confermo!
          Io ho avuto bisogno di tutti gli aiuti per sistemare la mia bicicleta che sembrava rotta: sacramenti, padri spirituali, esercizi spirituali, psicologi… L’unica cosa: non tutti sono uguali. Un cattolico, secondo me, dovrebbe cercare aiuto in questo campo da esperti che hanno le stesse convinzioni e che favoriscano la realizzazione dell’io nella coppia e non dell’io e basta…
          Non è stato facile convincere mio marito che lo “strizza cervelli” (come lo chiamava lui) non era per pazzi-persi-incapaci… ci è voluto un out-out. Oggi è lui a consigliare l’aiuto prezioso dei consultori famigliari cattolici a amici in difficoltà.

  6. Io ho due grandi amiche, e con loro ho rapporti molto diversi, con una c’è un rapporto molto secco, asciutto, e al tempo stesso molto intimo, ma senza nesuna smanceria. Non potremmo essere più diversi in tutto eppure ci vogliamo un gran bene, anche se non ce lo diciamo mai. Per tre anni abbiamo guidato insieme un oratorio con più di duecento ragazzi e quando sono diventato parroco il legame nato dal lavorare fianco a fianco e rimasto. Se penso a lei la penso soprattutto come una compagna di lavoro, una persona fantastica da questo punto di vista, che rendeva il lavoro quotidiano una vera gioia.
    L’altra invece è un’amica nel senso più tradizionale, è la custode delle mie lacrime e dei miei sorrisi, con lei il rapporto è molto più affettuoso e siamo molto più simili nell’animo, ma non mi verrebbe mai in mente di sceglierla come compagna di vita, la mia vita è già piena come è (e anche la sua del resto)

  7. nonpuoiessereserio

    Io credo che ci sia un passaggio di livello tra l’amicizia uomo-donna pre e post matrimonio.
    Se uno dei due si sposa qualcosa cambia ed è giusto che sia così. Almeno in termini di tempo, affettività intesa come gestualità o tenerezza. Ci possono essere delle eccezzioni forse ma di norma è così. Magari se lui è un mostro o lei è una cozza potrebbe funzionare qualcosina meglio ma forse nemmeno.

  8. Buon giorno Ragazzi. Don Fabio i miei amici sono quanto di più prezioso ho e fanno parte a tutti gli effetti della mia famiglia ( intesa in senso stretto, genitori fratelli e ragazzo). Spesso gli amici hanno fatto per me più dei parenti veri. Forse è una mia peculiarità ma devo ammettere di fare amicizia più facilmente con gli uomini che con le donne ( il mio più caro amico è un’uomo ); ma ho anche tante amiche donne, e ad una che è la migliore amica della mia mamma, tengo in particolare e la chiamo zia. A proposito…..ho trovato tante amiche ed amici anche qui. Quando non posso scrivere mi mancate e mi mancano le vostre opinioni e i consigli: Un bacio e buona giornata!

  9. perfectioconversationis

    Ammetto di essere molto riservata nelle amicizie con gli uomini e solitamente preferisco coltivarle come amicizie di famiglia, insieme a mio marito. Lo faccio perché lo ritengo doveroso nei suoi confronti. Alcuni gradi di confidenza e di intimità (non solo fisica) vanno secondo me riservati al proprio coniuge. Lo stesso mi aspetto a mia volta. Sono invece molto più rilassata nell’amicizia con altre donne, anche se sono davvero poche le persone con cui mi apro completamente (il che, talora, significa mostrare anche il peggio, non solo il meglio, ahimé).

  10. Alessandro

    Condizione indispensabile perché qualcuno sia mio amico è che io avverta il suo semplice esserci come un bene. Un ente che non ho prodotto/creato io è buono, ha valore: questa l’ammissione mia senza la quale non posso avvertire alcuno come amico. L’amicizia origina dunque dall’umiltà di riconoscere che fuori di me c’è del buono (che io non ho posto, e quindi non è riducibile a me come a un mio prolungamento, a una mia protesi).

    Ecco perché un demonio non può avere amici: per lui tutto l’altro da sé è spregevole. Il demonio manca di umiltà, ritiene di valere solo lui. Anche il rapporto corrente tra demoni, che pure cooperano a un obiettivo comune (la perdizione delle anime: che gli uomini adorino satana come Dio), non può essere di amicizia. Ogni demone è per l’altro uno strumento spregevole ma utile per il conseguimento di uno scopo che manifesta la sterminata superbia del demonio: che gli uomini adorino un demone come Dio.
    Pertanto tra demoni possono vigere solo scabri, spietati rapporti di potere del superiore e di obbedienza dell’inferiore: nessuna amicizia può germogliare.
    Similmente tra dannati non può vigere alcuna comunione tra amici (in Cristo), ma ha corso soltanto il mutuo disprezzo, l’impossibilità di ogni amicizia.
    Dal che si arguisce che il completo rifiuto di Cristo rende impossibile qualsivolgia amicizia (lo stato dei dannati è istruttivo), e che, lo si sappia o meno, ogni (genuino, va da sé) legame di amicizia riposa in una qualche – almeno alborale, incoativa, molto perfettibile – accoglienza di Cristo come nella propria irrinunciabile condizione di possibilità.

        1. Non ci posso che credere (se non come creazione artistica, e in questo ci sei riuscito bene)che una mente possa partorire queste idee come idee “serie” (capodiavolo, vice-diavolo, sotto-diavolo) (si, certo, immagino che ci possa essere una corrispondenza con il mondo degli angeli, ma allora siamo proprio di fori, nel fantastico mondo del cornutazzo da voi più volte citato, e creduto) (del resto anche il Papa lo ha detto!)(e c’è nel vangelo) (ergo!)

          1. …volevo scrivere: “non ci posso credere” (non credo al lapsus freudiano, vedi il libro “Il lapsus freudiano” di S. Timpanaro
            Per quanto riguarda suor emidiana e il libro del Bloch sul feudalesimo, io ne avevo parlato, dell’impero del leviatano etc. in maniera generalissima per far vedre che le castella sono state sostituite, via via, da altre realtà, fino a ora che sono
            trasformate in alberghi o o vurstellifici o sono in rovina.

          2. Alessandro

            Per un agnostico tutti i discorsi sui diavoli non sono idee serie, ho capito. Ma l’idea che esistano “capodiavolo” e “sotto-diavolo” è perfettamente seria e assennata per chi crede nell’esistenza dei demoni.

  11. Prima di tutto, grazie a don Fabio per questo post bellissimo!
    Sinceramente, pur avendo bellissimi rapporti di amicizia anche con uomini, preferisco confidarmi solo con le amiche più strette. Primo perchè ho un marito, e non sarebbe rispettoso verso di lui privilegiare un altro uomo di certe confidenze, secondo perchè ci vuole cautela: è scivoloso aprirsi in confidenze con un altro maschio, fosse pure sposato. E poi l’amicizia vera non è mica solo raccontarsi cose intime, personali. La amicizia con la A maiuscola è fatta di cose più consistenti di una confidenza personale. L’amica è quella che ti fa sentire a casa, con cui puoi calare la maschera della perfezione che ti metti quando sei fuori, quella che ti fa pat-pat sulla spalla senza dirti “dovresti fare così e cosà”, che ti ascolta senza giudicare, ma che ti cazzia quando vede che stai sbarellando di brutto e rischi di lasciare la strada faticosa della libertà per imboccare quella in pendenza della rovina. L’amica è quella che solo a guardarla ti fa sentire te stessa, ti permette di riconoscerti come sei davvero, piena di difetti, ma ti consente di rimetterti in piedi; ironizza sulle tue pecche, ma ti rende sicura di potercela fare, perchè ti dice che non sei quella merdaccia in cui sei calata. L’amica è quella con cui chiacchieri davanti ad un caffè e a cui racconti dei peccati veniali di tuo marito (“non ce la fa proprio a capirmi!”), ma che al momento giusto ti ferma per dirti che anche tu però sei dura da sopportare e ti rimanda a casa tua chè hai una torre di panni da stirare……Alla mia amica in questo momento staranno fischiando le orecchie! 🙂

  12. Gli uomini a volte trattano l’amicizia a calci quasi come un pallone eppure essa sembra non rompersi, le donne tendono a maneggiarla come fosse cristallo eppure va spesso in mille pezzi.
    Citazione di una donna (delusa forse)

  13. Alessandro

    “Ma che cos’è l’amicizia? È questo un tema che si presta a molteplici considerazioni, come dimostra l’interesse che tanti scrittori fin dall’antichità gli hanno riservato. Potremmo ricordare, ad esempio, il famoso oratore romano Cicerone, che al «de amicitia» dedicò un trattato. Per lui il primo presupposto è che non si dà amicizia se non tra buoni, ed essa stessa «non è altro che un accordo perfetto su tutte le cose divine ed umane, accompagnato da benevolenza e da amore» (Cfr. M. T. CICERONIS Laelius, seu de amicitia, 5-6).

    Accanto a questo alto esempio di sapienza pagana, come dimenticare tuttavia la superiore sapienza, che è inerente ed immanente alla Parola ispirata di Dio? Accenniamo almeno alle affermazioni luminose del Siracide sulla «preziosità» dell’amico fedele (Cfr. Eccli. 6, 14-16). Poi, dobbiamo ricordare il «comandamento nuovo» di Gesù, che trasforma e sublima l’amicizia in amore fraterno, in quanto ci impegna ad amarci gli uni gli altri com’Egli stesso ci ha amati (Cfr. Io. 13, 34). Egli che non volle più chiamare servi i suoi apostoli, ma li chiamò e li volle suoi amici (Cfr. Ibid. 15, 15), giunse a proporre e ad auspicare per loro la comunione piena, cioè l’unità di vita: «Che tutti siano una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me, ed io in te» (Ibid. 17, 21). Qui siamo davvero al vertice di una umanamente impensabile ed irraggiungibile altezza. Qui l’amicizia, già consumatasi in amore, viene a sfociare in una mistica identità, che si modella sull’inesprimibile relazione trinitaria tra il Padre e il Figlio, nello Spirito.

    Ed ora, quasi ridiscendendo da questa altezza, vogliamo concludere almeno che l’amicizia crea un’armonia di sentimenti e di gusti, che prescinde dall’amore dei sensi, ma invece sviluppa fino a gradi assai elevati, ed anche fino all’eroismo, la dedizione dell’amico all’amico.”

    (Paolo VI, Udienza generale, 26 luglio 1978)

  14. Mario G.

    Caro don Fabio,
    hai proprio ragione l’amicizia con una donna è il “paradiso sulla terra”. Ne ho fatta esperienza ed è stato sperimentare la tenerezza di Dio su di me, su di noi.
    Grazie

    P.S.: Invito a leggere il bel volumetto di p. Ermes Ronchi “I baci non dati” sull’amore amicale di alcuni santi.

  15. Bellissimo post. E quanto è bello ritrovarsi per parlare di amicizia. E credo che una bella amicizia, è anche un bel rapporto d’amore, se per amore comprendiamo il senso del dono e non del possesso. Con il preciso distinguo dall’amore coniugale.
    Stefano

  16. Erika

    Sono d’accordo con Danicor e Perfectioconversationis.
    Tra i miei amici più intimi solo tre sono maschi e con loro ho un rapporto molto diverso che con le amiche.
    Le mie amicizie maschili sono più “finalizzate”, nel senso che condividiamo degli interessi (il lavoro, la politica ecc.), ma fuori da questi ambiti, ci frequentiamo solo in gruppo, con rispettivi mariti, mogli, fidanzati/e.
    Con le amiche ho un rapporto molto più libero e, con buona pace di Freud, cameratesco.
    Possiamo andare insieme al cinema, a cena fuori, o semplicemente “cazzeggiare” in casa nel fine settimana (per fortuna non ho amiche appassionate di shopping, perché io odio girare per negozi…:-)
    Io non ho fratelli maschi, ma probabilmente il rapporto con gli amici maschi è più simile a quello tra fratello e sorella: c’è affetto, la sicurezza di poter contare l’uno sull’altra, ma normalmente non si entra oltre un certo limite nella vita privata dell’altro.
    Il mio migliore amico resta comunque mio marito, è con lui che mi confido, che apro una bottiglia di vino e resto a chiacchierare, ridere o piangere fino a notte fonda. Se queste cose le facessi con un altro uomo, mi sembrerebbe di tradirlo.

    1. Assolutamente d’accordo. E più leggi le diverse descrizioni dl’amicizia, più me ne accorgo che quello che meglio le incarna è mio marito…

  17. FilippoMaria

    “Tutto questo perché probabilmente non siamo più capaci di immaginare un amore che non sia possesso, che non voglia in fin dei conti soddisfarsi con l’altro. L’amicizia invece se le dessimo spazio nella nostra vita sarebbe una risorsa fondamentale. È un rischio, certo, perché all’inizio di ogni amicizia c’è un dono gratuito e dunque l’implicita possibilità che il dono non sia accolto e tuttavia è un rischio che vale sempre la pena di correre.”

    Quanto è vero don Fabio! Non so tu come la vivi ma per me, consacrato, l’amicizia è un lavoro continuo; affinché non venga meno la mia identità di consacrato mi ritrovo spesso a dover ricordare agli “amici laici” e a me stesso che io non uscirò con loro tutte le settimane a mangiare una pizza, non andrò al cinema con loro, né allo stadio a vedere una partita (ehm… qui qualche eccezione l’ho fatta!); insomma io vivo una vita “altra” e certe “condivisioni” non me le posso permettere (è ovvio che ci sono le eccezioni che confermano la regola!). Non tutti i miei confratelli la pensano così… perché, si dice, bisogna stare con la gente per capire i loro problemi e difficoltà, per coltivare l’amicizia; iuxta modum, rispondo io. Non lo so… come consacrato non timbro il cartellino, lo sono sempre, e a volte è difficile coltivare un’amicizia secondo i canoni correnti. Di fatti, gli amici, quelli veri, sono coloro che rispettano la tua propria identità e vocazione, altrimenti… questo vale, ovviamente, anche per quanto riguarda l’amicizia tra persone sposate, credo. Non so se mi sono spiegato… ho buttato lì alcuni pensieri così come mi sono arrivati!

    1. Nemmeno noi si timbra il cartellino.
      Come se noi si avesse due vite e te una..
      O che discorsi sono questi? Ci si ha la nostra personalità sempre la stessa anche noi, o no?
      Io la tua vita di vocazione non ho nessuna difficoltà a rispettarla.
      Ma non ti sono da meno, in nessun ambito.E lo dico tranquillamente, senza arroganza.
      Che è arroganza considerarsi come gli altri?

      1. Alessandro

        “Ma non ti sono da meno, in nessun ambito”.
        Ma non eri tu quello a cui manca l’autostima?

    1. Erika

      Alvise, è vero, tutti abbiamo da pensare a tante cose, ma le amicizie, come l’amore, vanno coltivate.
      In passato ho fatto l’errore di cedere alla pigrizia, di preferire troppo spesso la solitudine, ma me ne sono pentita.
      Ora, anche se certe volte, nei pochi momenti liberi, mi caccerei volentieri sotto il piumone con un libro, mi sforzo di riservare del tempo agli amici.
      Tu mi sembri una sorta di “misantropo sociale”, una persona magari un po’ faticosa, ma che vale la pena avere come amico…non privartene e non privarne gli altri.

  18. jepitiegrace

    Che domanda complessa! Partendo dalla sua considerazione che l’amicizia non è cameratismo (concetto non così scontato in un mondo come il nostro!) e dalla mia personale preferenza per quel versetto di un canto antico ‘sei vero amico solo Tu (Gesù) … premesso questo, io ho avuto dei grandi amici maschi (che purtroppo sono morti giovani) e non trovo differenze con le amicizie femminili. Alla base di entrambe, sempre per quanto riguarda la mia di esperienza, c’è la sincerità, l’autenticità dell’espressione dei propri sentimenti e opinioni, grande schiettezza che sa sottolineare gli sbagli senza smettere l’affetto, grandi affinità elettive o spirituali … comunque, considerando che non ho più il piacere di condividere in terra la loro presenza e custodia (erano quei tipi di amici che potevi svegliare nel pieno della notte per qualsiasi urgenza e loro sapevano esserci … e uno era anche sposato!) mi sono convinta che nel cammino di purificazione degli affetti alla fine si arrivi ad amare tutti in Dio, senza permettere che più alcuno occupi il posto che spetta solo Lui. E Lui solo, basta,dice s.Teresa.
    Gli amici non si scelgono, si riconoscono, non ricordo chi lo scrisse, ma in genere è così e credo che il sesso non faccia la differenza, ma solo il cuore, il destino.

    E in fondo poche parole non possono esaurire un argomento tanto vasto e caro al cuori di tanti, ma grazie per la domanda 🙂

  19. G

    Scusate, ma se due persone di sesso opposto stanno bene insieme e passano tempo insieme, condividono gli stessi interessi eccetera eccetera, come mai poi non sarebbe auspicabile che dall’amicizia si possa passare a qualcosa d’altro? Se si sta cosi’ bene con una persona, probabilmente è quella giusta! Non parlo di persone sposate o consacrate, ma di persone libere da vincoli.

      1. G

        Cito il post: “Un caso particolare è l’amicizia tra uomo e donna. È ancora più rischiosa e ancora più difficile, perché al rischio del rifiuto si somma quello dell’innamoramento, che trasformerebbe l’amicizia in altro e non necessariamente auspicabile”. Non capisco perchè l’innamoramento è visto come un rischio, e non come un arricchimento alla relazione.

        1. non necessariamente significa appunto che ci sono condizioni in cui non è auspicabile, come nel caso di una persona consacrata o sposata.
          Detto questo io resto persuaso che l’amore “amicale” e quello sponsale siano sostanzialmente diversi e solo ad uno sguardo superficiale li si possa confondere.
          In questo senso l’innamoramento (inteso come “farfalle nello stomaco”) complica le cose perché rende non immediatamente chiaro ad una persona che cosa vuole davvero

          1. don, anche io condivido il dubbio di G, però non ho capito molto la risposta che hai dato tu (mi permetto di dari del tu, perchè siamo dietro ad un monitor).
            E’ chiaro che l’amore sponsale è diverso dall’amore amicale ma in cosa si differenziano?
            Se l’amore cristiano si riassume con la frase “desiderare il bene dell’altro”, due amici che realmente si amano in cosa si differenziano da due sposi?
            Perchè diventa più profondo l’amore sponsale da quello amicale?
            Solo per il Sacramento che li unisce?
            Solo per il fatto che sono chiamati a creare una famiglia?
            Solo, inteso come unico particolare di differenza, non nel senso che sia poco o non valga niente.
            Ma allora ripropongo il confronto tra amici e fidanzati.
            Se nel VOLERE il bene dell’altro è implicata la volontà, diventa un impegno anche la “semplice amicizia”, impegno nel senso che si cerca di conservarla il più possibile di rinnovarla nonostante le mancanze dell’altro.
            Mentre se si sta assieme per simpatia, questo è un qualcosa che si prova passivamente in cui la volontà non è impegnata nel desiderare il bene dell’altro ma nel desiderare la compagnia dell’altro perchè mi fa star bene, perchè ci sto bene assieme.

            E’ chiaro che io e una ragazza se siamo amici potremmo diventare fidanzati ed in questo caso prepararci per costituire una famiglia.
            Ma quello che mi chiedo è cosa dovrebbe cambiare nel rapporto che ho con questa ragazza supponendo che sia già abbastanza confidenziale, abbastanza attrattivo e abbastanza elettivo?

            Togliere l’abbastanza? 🙂

            1. Io chiamo amore sponsale quello in cui i due desiderano diventare una cosa sola, o come dice la Bibbia “una sola carne”. Questo nell’amore amicale non succede, è del tutto chiaro che io sono io e tu sei tu. Così non mi verrebbe mai in mente di definire un’amica “la mia metà”, non mi verrebbe mai in mente di dirle “senza te non posso vivere”, perché il confine tra “me” e “te” resta sempre netto e ben definito.
              Due sposi naturalmente potranno anche essere amici, anzi, è auspicabile che questo accada, perché senza quel rapporto paritario, forte, giocoso che è l’amicizia lo stesso matrimonio potrebbe rapidamente snaturarsi, ma non necessariamente due amici saranno sposi, proprio perché non è detto che si desideri questo diventare una cosa sola con l’altro.

            2. In altre parole non è questione di quantità, come l’avverbio “abbastanza” suggerisce, ma proprio di natura diversa dei due tipi di amore

            3. Per quanto riguarda il fidanzamento direi che è un tempo in cui si comincia a diventare una sola “carne”, perché l’unione sponsale non è cosa che si fa in un giorno, ma un’arte che ci vuole una vita intera a perfezionare, visto che presuppone la morte del nostro egoismo e si comincia a praticarla proprio da fidanzati, quando si impara la regola numero uno del matrimonio, cioè che in amore vince chi perde

              1. “proprio perché non è detto che si desideri questo diventare una cosa sola con l’altro”

                Se non si riesce ad immaginare di stare una vita con l’altra (perchè sono maschio), di andare a dormire insieme la sera e svegliarsi nello stesso letto la mattina per tutti i giorni della nostra vita.
                Di cominciare una giornata insieme e di finirla insieme.
                Era questo il succo che mi mancava.

                Grazie don Fabio.

  20. 61Angeloextralarge

    L’amicizia è vita, anche quando te la senti mancare,
    l’amicizia è l’SOS che risponde sempre all’appello,
    l’amicizia è fiducia, è pace, è sicurezza,
    l’amicizia è disponibilità di giorno, di notte,
    l’amicizia è fedeltà sempre: nel bene e nel male,
    l’amicizia è dono, non cerca l’interesse,
    l’amicizia è l’impronta divina della carità,
    l’amicizia è passar dalle parole ai fatti,
    l’amicizia è semplicità, è verità, limpidezza,
    l’amicizia è una porta sempre aperta ad accogliere,
    l’amicizia è condivisione, non sentimentalismo,
    l’amicizia è speranza, sostegno nella prova,
    l’amicizia è correzione, è lode,
    l’amicizia è rispetto, è silenzio,
    l’amicizia è fedeltà alla parola data,
    l’amicizia è ammirazione, stupore,
    l’amicizia è tenerezza, è entusiasmo,
    l’amicizia è rischio per il bene dell’amico,
    l’amicizia è tentare l’impossibile, per trovare il possibile,
    l’amicizia è sorriso, anche quando il cuore piange,
    l’amicizia è VITA, è GIOIA.

    Ma l’amicizia occorre, seminarla, coltivarla, difenderla dalle tempeste a qualunque costo, e dove si semina e si coltiva, l’amicizia fiorisce e vive.

    Carla Zichetti, http://www.bricioledisperanza.it

  21. 61Angeloextralarge

    L’amicizia è fresca e buona
    come un sorso d’acqua
    dopo una lunga corsa:
    è l’unica che desideri veramente.

    L’amicizia è un ponte fra due rive:
    se non sai nuotare e hai paura dell’acqua,
    senza di lei non puoi passare oltre.

    L’amicizia è un fiore rosso
    nel davanzale di casa tua:
    chi lo vede e gode per i suoi colori,
    capisce che dentro c’è un cuore che batte.

    L’amicizia è un venticello di tramontana
    quando fa caldo e l’afa ti toglie il respiro,
    lei è balsamo e rigenera la vita
    con la sua frescura.

    L’amicizia è una luce che scorgi
    in una notte nera e disperata:
    quando ti appare ritorna il sorriso.

    L’amicizia è una mano sulla spalla,
    quando cammini solo e il peso ti sovrasta:
    il suo calore scalda le vene e mette ali ai piedi.

    L’amicizia è un libro bianco sulla tua tavola:
    ci puoi scrivere, inventare storie e perfino sfogarti,
    è sempre aperto e pronto per accoglierti.

    L’amicizia è un’oasi verde nel deserto,
    è una tenda per il pellegrino errante,
    è una porta spalancata, un lampo di speranza.

    L’amicizia va a braccetto con l’amore:
    quando li separi e non l’intendi,
    l’una diventa possesso e l’altro tornaconto.

    L’amicizia vera nasce dal cuore di Dio,
    quando ti illudi di viverla senza Lui,
    al primo ostacolo si spezza
    come un cristallo infranto ed è rovina.

    L’amicizia è dono,
    è gratuita come l’aria che respiri,
    e come l’acqua che sorseggi.
    L’amicizia è gioia,
    colora la tua vita di faville.
    L’amicizia è pace,
    porta calma fra i marosi.
    L’amicizia è Dio che ti vuole bene
    e niente più.

    padre Gianni Fanzolato

  22. Per me l’amicizia è l’Accettazione, la Generosità, il Confronto e lo Scambio. L’amico si sogna essere simile a noi, ma è vero che il massimo rapporto nasce con chi ci è diverso, per cui potrebbe anche essere di genere diverso, perché l’amico non insegna, ma l’amicizia sì, con il confronto. Cercare di smussare gli spigoli per non ferire, capire l’altro per sentirlo più vicino è il primo modo per aprirsi alla vita. L’amicizia apre le braccia, sboccia in un sorriso e perciò è cosa rara in età adulta. Ci sono sempre altri a cui rendere conto prima e l’amicizia finisce un po’ in disparte, ma sono fiduciosa che l’amico vero è un filo mai interrotto, che in ogni istante della vita trova spazio in noi, perché è rimasto ben riposto. Comunque l’amico vero è una sottile nostalgia, qualcosa che se manca, pizzica dentro.

  23. l’amicizia non c’entra niente con l’amore coniugale. E’ vero che è facile far casino quando si è maschio e femmina, ma il tipo di intimità che c’è tra due sposi non è che non si può avere con amici dell’altro sesso, non si può avere con nessuno e basta. Tutto quello che è invece amicizia è qualcosa che teoricamente si può avere con chiunque (coniuge compreso ovviamente), anche se nella pratica non è che con tutti gli amici condividiamo tutto. Anche nelle manifestazioni fisiche di affetto, non fa differenza se sono sposata o meno. L’abbraccio che potevo dare a un amico prima di sposarmi è lo stesso che posso dare ora che sono sposata. E le tenerezze che non mi scambio con gli amici adesso non me le scambiavo neppure prima.
    Mi è capitato peraltro molto più frequentemente di ritrovarmi attaccamenti morbosi, appiccicosi, poco rispettosi della mia intimità e libertà da parte di amiche donne che di amici uomini. C’è qualcuna che si ritrova con me in questo?
    Ho l’impressione che, giocando a carte scoperte e con onestà da entrambe le parti, gli uomini siano molto più rispettosi delle donne dell’intimità altrui nei rapporti di amicizia.

    1. Devo dire che sono d’accordo che ci sono cose che non si dicono a nessun amico, maschio o femmina che sia! Poi, non so perché, credo che per certe cose i maschi siano piú fedeli, meno chiacchieroni. D’accordo anche sul fatto che quello che non fai da sposata non fai nemmeno da single. In ogni caso io trovo che il rischio scivolata, il rischio innamoramento sia molto alto e per questo mi trattengo molto, contengo gesti e parole e doso molto anche il tempo dedicato. Ha ragione Don Fabio, si è perso il senso di un amore disinteressato, tutto scivola.

  24. Noto che nessuno ha rilevato la prima parte dell’articolo, quella cioè in cui sottolineavo la mancanza di considerazione nella cultura del novecento per il valore dell’amicizia.
    E’ vero che avevo fatto una domanda diretta, ma mi aspettavo che qualcuno dei più filosofi del blog avrebbe colto lo spunto.
    Per rilanciarlo vi cito questo articolo, segnalatomi a sua volta da emidiana, purtroppo in inglese: http://www.touchstonemag.com/archives/article.php?id=18-07-021-f

    1. Alessandro

      L’uomo del novecento è tendenzialmente individualista utilitarista, e l’utilitarista pratica non l’amor amicitiae ma l’amor concupiscentiae.
      L’amor concupiscentiae è l’apprezzamento per qualcosa in quanto può essere usato a mio vantaggio. L’oggetto dell’amor concupiscentiae è sì amato ma solo in quanto può essere piegato al mio interesse, può essermi utile. Questo amore ignora la gratuità del dono, che è largito senza pretendere il contraccambio. Dall’oggetto investito di amor concupiscentiae ci si attende eccome un ritorno, per la propria utilità.
      L’amor amicitiae è invece gratuito e si esercita nella dimensione del dono: l’amico non è amato per interesse, è amato perché è un bene in sé stesso (e non un bene in quanto posso ricavarne un utile), talché se anche cessassi di esistere l’amico (colui che è investito di amor amicitiae) continuerebbe ad essere un bene in sé stesso, mentre ciò che è investito di amor concupiscentiae cesserebbe di essere un bene se io non fossi più, perché non potrebbe più procurarmi vantaggio, tornarmi utile.
      Amare l’amico di amor amicitiae è instaurare un rapporto stabilmente permeato dalla contemplazione stupita per l’intrinseco pregio dell’altro. L’amor amicitiae parla con queste parole: “E’ bene che tu sia, desidero che il tuo valore risplenda, si ravvivi e rinvigorisca. Se anche io non fossi più, che tu ci sia seguiterebbe ad essere un valore”. Ovviamente, un rapporto così improntato rifugge la manipolazione utilitaristica dell’altro.
      Ciò non toglie che gli amici possano essere “utili” gli uni agli altri: riconoscendosi e amandosi reciprocamente, ciascuno promuove e mira a potenziare l’autentica valore, la risorsa di bene che l’altro è.

      L’amor concupiscentiae non è in sé negativo. Effettivamente posso apprezzare qualcosa per il vantaggio che posso trarne. Ma quando soppianta l’amor amicitiae, i rapporti umani scadono in meri rapporti di interesse, opportunistici.

    2. Prima cosa, e l’ottocento, per esempio italiano, Manzoni, Leopardi, etc.?
      Nel novecento Herman Hesse: nei suoi romanzi l’amicizia è ptotagonistra assoluta.
      Io non sono uno dei più filosofi, ma, per esempio, mi viene in mente anche “La montagna incantata” dove tra gli ospiti del sanatorio si instaura un rapporto che non so se si potrebbe chiamare amicizia, ma qualcosa di importante di sicuro.
      Etc.Etc. donna emidiana permettendo….

  25. Tranquillo Don Fabio, io all’amicizia ci penso e come, anche a quasi 27 anni, non è debolezza, sono la mia forza, fanno parte della mia famiglia. Dire che essere amici di qualcuno è una debolezza è come dire che abbiamo sempre nella vita punti deboli: genitori, fratelli, marito, figli, fidanzato. Se è così sono felice di avere i miei ” punti deboli “, perché li considero la mia più grande forza, anche a 90 anni!

  26. ” noto che i blog spesso tirano fuori il peggio di tutti noi (me compreso), per cui, nonostante preferirei esser qui rispetto a quello che mi aspetta, ti saluto (almeno per un po’).”
    Queste quello che ha scritto adriano stasera. Due cose:
    1) è vero, si diventa tutti un po’ stronzi.
    2) mi chiedo, cosa aspetta Adriano? chi “蔑 quanti anni ha? come se la passa? noi lo tarttiamo come “Adriano” il bastian contrario, il provocatore, quello che ride dietro le quinte, ma lui, in realtà, che vita fa, sta bene, sta male,
    o è e deve restare solo “Adriano” con il quadratino verde.

  27. Francesca Miriano

    @Fefral :ciao Fe’!! Sottoscrivo, come spesso è capitato, ogni tua frase in ‘pane e salamese’. Io ho un amico maschio (che tra l’altro mi ha appena telefonato) insiema al quale sono cresciuta che è per me il fratello che non ho avuto ( ho una sorella che adoro).Ho condiviso con lui corse nei campi, cavalcate senza cavallo nelle praterie del West Padania , cacce a lucertole e ‘cornabo’ (cervi volanti in lumbard).Mai pensato neppure da lontano ad altro che amicizia e fratellanza. E’ vero però che possono capitare ‘incidenti di percorso’ nelle amicizie fra uomo e donna. A me è capitato e purtroppo l’amicizia è finita.Vero che l’amicizia va coltivata ma quando i legami sono molto profondi incredibilmente si riesce a rientrare in risonanza anche dopo anni in pochi minuti e poche parole o gesti. In questo mi sento molto fortunata.

  28. Paola

    Leggendo questo post ho pensato al mio amico Francesco. Per me lui è come ha detto qualcuno prima “il fratello che non ho avuto” (e sì che ho due fantastiche sorelle) e che riesce a darmi un parere “altro”, ha una sensibilità speciale. Sostiene le mie decisioni, placa le mie paure e mi ha aiutato a discernere in situazioni nodali della mia vita in modo discreto e con tanta preghiera (la preghiera non è una cosa astratta, si sente). Lui sarà il mio testimone di nozze; lui ha sopportato le mie telefonate fiume (e quando dico fiume dico fiume!!!!) per guardare ed osservare la mia storia con il mio lui con occhi amici. Il suo aiuto è stato fondamentale. Come è stato fondamentale l’aiuto del mio padre spirituale un aiuto vitale che mi ha fatto capire che Dio si è reso presente nella mia storia attraverso la persona che diventerà mio marito. Per sempre. Tutte persone che Dio mi ha messo accanto per darmi un aiuto concreto. Non so , forse è un caso che un amico sia uomo o donna; un amico è Persona, come Dio che è “Padre” e “Madre” come disse Papa Luciani. Grazie

  29. Beh in realtà bisogna partire dal presupposto che le donne evidentemente ragionano in modo diverso dagli uomini. Statisticamente credo che siano molti di più gli uomini che si innamorano di un’amica, piuttosto che il contrario, e a meno che, cambiando la complicità in corteggiamento, come è successo a me, non riescano ad instillare il tarlo assillante della curiosità nella donna, essa fugge. Perché le donne di solito sono poi decise, più categoriche, quando conoscono una persona ne valutano l’insieme, e non solo la parte fisica come la maggior parte degli uomini, che scoprono l’attrazione caratteriale che può risultare fatale solo successivamente. La donna quando ha deciso tra amicizia e attrazione vede l’altro come un fratello o comunque si comporta con lui senza vergogna, senza pudore alle volte, ma senza nemmeno un briciolo di malizia. Per il resto sono completamente d’accordo con te: la complementarità di questo tipo di amicizia la rende veramente speciale. Un saluto

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