Me tapina!

di Raffaella Frullone

Insieme al freddo e alla nebbia, l’inverno porta con sé una serie di patologie a dir poco fastidiose: raffreddore, tosse, sinusite, influenza, dolori articolari, mal di gola, bronchite, mal di testa. Spesso, come al supermercato, c’è una sorta di offerta speciale, paghi due prendi tre, perché la tosse non può certo viaggiare senza mal di gola, e l’influenza non può stare senza i dolori articolari. I più fortunati poi, possono godere del “premio famiglia”, e così succede che prende la febbre il figlio più piccolo, mentre guarisce si ammala la sorella alle scuole medie, che tossendo infetta il papà, il quale con 37 di febbre non riesce a muoversi dal letto e a sua volta infetta la mamma, che con la sinusite, il mal di testa e una dose di scoraggiamento appena appena superiore alla media, deve:

a.  prendersi cura di tutto il reparto;

b. tenere un livello di igiene basic in casa;

c. telefonare al capo per avvisare che, anche oggi, arriverà in ritardo perché “I bimbi stanno male e mio marito è ko per la febbre”; e

d. sperare di trovare in un lasso di tempo compreso tra i 5 e i 15 minuti una babysitter, o anche sedicente tale, una nonna o una vicina che provvidenzialmente ha la mattina libera e la voglia di passarla nel nosocomio di famiglia.

Ogni giorno ci sono decine di donne eroiche che alle 8 del mattino hanno già vissuto tutto questo , salgono in macchina col naso colante e l’ ansia crescente, mentre mentalmente passano in rassegna la strategia più efficace per farsi perdonare dal capo il terzo ritardo negli ultimi 15 giorni, escono dal garage e scoprono che, in aggiunta a tutto questo, c’è un traffico allucinante. A questo punto, con velocità straordinaria, il senso di scoramento si trasforma in un attacco di isterismo, con accenni di schizofrenia, il che acuisce la principale patologia femminile: la lamentite cronica.

Chiusa nell’abitacolo e imbottigliata nel traffico a questo punto infatti, la donna cattolica in piena crisi di nervi compie 3 passi automatici.

Step 1.Comprende che l’unica via d’uscita che ha è un intervento divino e comincia il Rosario. Mentre recita la prima parte della prima Ave Maria è già distratta e sta passando mentalmente in rassegna tutti gli impegni della giornata cercando di incastrarli alla perfezione (arrivo al lavoro, finisco e consegno la relazione entro mezzogiorno, ci aggiungo un’appendice così faccio vedere al capo il mio interesse, pausa pranzo e seconda maratona: farmacia, supermercato, lavanderia, rientro al lavoro, dico alla segretaria del capo che il tubino grigio nuovo le sta d’incanto anche se non è vero e le mette in evidenza la pancia, poi le chiedo di far in modo di fissare il mio intervento tra i primi della riunione, così posso defilarmi prima che la tangenziale diventi impraticabile…).

Step 2. Si rende conto di essere distratta e ricomincia a pregare abbassando il tiro “Forse bastano tre preghiere fatte bene”, ma la distrazione ha la meglio anche in questo caso.

Step.3 Chiama l’amica e dà libero sfogo alle lamentele.

La lamentite cronica colpisce tutte le donne indipendentemente dall’età, dall’altezza, dal ceto sociale, dalla corporatura, dai tratti somatici o dai gusti estetici, dallo stato civile, dalla religione, dalle opinioni politiche. I primi sintomi si manifestano nell’adolescenza, spesso in concomitanza con l’apparizione del ciclo mestruale, ma sicuramente la patologia è presente in maniera latente fin dai primi anni di vita dal momento che studi scientifici dimostrano come la trasmissione sia genetica e il contagio tra madre e figlia avvenga quando la seconda si trovi ancora nell’utero della prima.

Uno dei rimedi universalmente diffusi per combattere l’insorgenza della lamentite, erroneamente, è quello di rivolgersi a mariti, fidanzati, fratelli, colleghi, amici, in altre parole, maschi. Come gli studi empirici hanno abbondantemente dimostrato, di fronte a un attacco di lamentite acuta a 360° (che comincia con “la mia collega incapace ha avuto una promozione” e finisce con “ho la cellulite” passando per “mi si è rotto il radiatore della macchina e nemmeno so cosa sia”) l’uomo non si scompone e inspiegabilmente reagisce proponendo soluzioni pratiche ai problemi singoli: “lavora ad un progetto che possa piacere al tuo capo”, “fai sport”, “porta la macchina dal meccanico”. Sempre studi empirici dimostrano che, quanto più il soggetto maschio in questione è prossimo per parentela alla donna in crisi, tanto più risposte del genere non solo non leniscono i sintomi della lamentite, ma anzi la potenziano fino a farle raggiungere il pericoloso picco dell’attacco isterico. Quando si trova in piena crisi da lamentite, la donna non cerca delle soluzioni infatti, ma soltanto comprensione.

Ecco perché l’unico lenitivo efficace per la patologia in questione è condividere il momento con un’altra donna: sia essa l’amica del cuore, la collega, la cugina, la mamma, la zia, la sorella. Ne abbiamo la certezza: la condivisione ha effetti positivi sulle fasi acute della lamentite cronica. Ecco perché certi ginecei al bar o in pizzeria altro non sono che una sessione intensiva di terapia di gruppo.

Una delle tecniche più utilizzate in questi ginecei è quella della “sventura più grande”. Si tratta sostanzialmente di una sfida non detta nella quale vince chi sciorina l’elenco del maggior numero di sventure. Si inizia a giocare subito dopo i – lunghissimi – convenevoli, ovvero “Ciaaaaao, ma ti trovo benissimo, sei dimagrita?”, “Noo, tu piuttosto sei uno splendore, è nuovo il bauletto?”, “No un vecchio regalo di mio marito, ma hai cambiato taglio di capelli?”. Dicevo, dopo i convenevoli, sedute attorno a un tavolo, parte il gioco. Per aprirlo bisogna cacciare il primo lamento. Non importa il tema, per aprire le danze va bene tutto.“Ragazze, un periodaccio: mio marito ha avuto una promozione, sono contenta per lui ma d’ora in poi starà in trasferta settimane intere, non so come fare coi bambini, la scuola materna di Francesco è a 7 kilometri da casa in direzione opposta al mio lavoro e se vado a prender lui alle 16 non potrò più portare Giulia a nuoto, che è proprio a quell’ora, così li avrò entrambi a casa e litigheranno tutte le sere 7 giorni su 7, aiuto”, “Eh, ti capisco, ma almeno tuo marito quando torna dalla trasferta ti dà una mano, il mio da quando è iniziato il campionato è diventato un prolungamento del divano e non ci si può parlare, tutte le sere una partita e io che faccio fare i compiti ai bimbi dopo il lavoro, sono a pezzi”; “Eh, almeno tu ce l’hai un lavoro, io sono due mesi che mando cv a destra e a manca e per ora non ho fatto ancora un colloquio, magari ce lo avessi io, un marito, almeno avrei la certezza di poter pagare il mutuo, comincio a preoccuparmi”… Questa prima fase della seduta ha una durata variabile dai 15 ai 60 minuti circa e finisce quando una delle presenti condivide quella che universalmente viene considerata “la sventura più grande”, che nella seduta viene elevata allo status di emergenza umanitaria e come tale viene analizzata e studiata in ogni più piccolo dettaglio, si prendono in esame casi affini e, fase facoltativa, ne vengono ipotizzate soluzioni (che sono in ogni caso superflue).

Questa terapia è costruita sul lasciar sfogare la patologia, ed è molto diffusa perché ha il vantaggio di alleviare immediatamente i sintomi, ma si tratta di un palliativo, poiché, se apparentemente la situazione sembra migliorata, la disfunzione viene paradossalmente acuita.

Dopo un primo momento iniziale di ripresa infatti, la donna in fase cronica è capace di lamentarsi perché anche la più sventurata delle sue sorelle le sembra irrimediabilmente più fortunata, bella, brava, completa, magra, veloce, efficiente, tonica di lei. In altre parole perfetta.

Alla base della lamentite infatti non c’è altro che la ricerca spasmodica della perfezione. Tutto deve funzionare in modo ineccepibile, dal capello alla scarpa, dai tempi per le attività dei figli, alla qualità del tempo passato con loro, dal lavoro all’amore, dalla famiglia all’umore, la donna anela ad una assoluta totale perfezione. Naturalmente non solo questo è alla base dell’esaurimento nervoso, ma la causa principale della lamentite. Non basta rendersene conto, il meccanismo psicologico è sottile e subdolo e ci schiavizza tutte quante; lo sfogo con le amiche è un palliativo che non basta a non farci sentire inadeguate nel 95% delle situazioni (il rimanente 5% sono gli impegni che abbiamo saltato per incapacità a gestire tutto il resto).

Come fare dunque per convivere con la lamentite ma non rischiare l’ulcera?

1. Aguzzare la vista,veramente basta togliere le fette di prosciutto dagli occhi, e osservare con attenzione le donne che incontriamo ogni giorno, amiche, sorelle, colleghe, e accorgersi di quanto siano tutt’altro che perfette e proprio per questo squisitamente straordinarie. (E se fosse così anche per noi?)

2. Dirglielo, esternarlo, comunicarlo, (togliere le altrui fette di prosciutto sugli occhi), sostituire il lamento con il complimento. Se lavarsi le mani è il primo gesto per pevenire le infezioni in campo medico, interrompere il circolo vizioso del lamento è il primo passo per combattere la nostra patologia sociale.

3.Dopo averla spiazzata, godetevi il risultato, il complimento ha scalzato ben due lamenti: il vostro e quello che stava per pronunciare la vostra amica.

E’ vero, di motivi per lamentarci ne abbiamo comunque e ne abbiamo parecchi, ma probabilmente ne abbiamo anche parecchi per ritenerci straordinariamente fortunate, e se proprio non riusciamo a trattenerci e dobbiamo lamentarci ricordiamoci: a. di farlo con una donna; b. di tirare fuori il pezzo da novanta, almeno potremo sperare di vincere il premio “la sventura più grande” che certo non ci darà la soluzione ma ci metterà di fronte un battaglione di donne pronte a combattere al nostro fianco.

E’ questa squadra il nostro vero rimedio: la sventura più grande ci fa riscoprire la nostra eterna ed altrettanto cronica grande avventura.

 

90 pensieri su “Me tapina!

  1. nonpuoiessereserio

    La frenesia e i ritmi di una donna che lavora rimangono comunque dei minus della nostra società. Cento anni fa le donne non lavoravano fuori casa e avevano problemi più grossi forse (sfamare la famiglia, accudire 10 figli, animali domestici da allevare, vecchi da assistere) però non avevano l’assillo del ritmo, dell’orologio.

    1. Beh, cento anni fa è l’altro ieri (ho conosciuto gente che cento anni fa era già in giro). La giornata era di ventiquattr’ore anche allora. Se non c’erano orologi privati c’erano pur sempre quelli pubblici (e altri mezzi di scansione del tempo, le campane, il sole…). Anche sul fatto che le donne lavorassero solo in casa avrei qualcosa da obiettare: e i campi, i mercati, le botteghe, i pascoli?

  2. Oddio ho avuto un attacco d’ansia leggendo questo post!!

    Grazie a Dio non sono donna!!!!! 😀

    Non ricordo dove leggevo che le donne cercano nel loro uomo una persona che li capisca e sia confidente con loro come un’amica.

    Ma se dovessero trovarlo, allora, non lo vedono più come uomo ma come amica… un manicomio 😀

    Conviene fare le cose bene ma non perfette 🙂

  3. nonpuoiessereserio

    Un’altra cosa, voi donne frequentatrici di questo blog siete donne avvedute, consapevoli, buone ma fuori ci sono parecchie donne lavoratrici stressate e facili a cedere a spiragli illusori di evasione.

  4. ho riso leggendo il post. Di solito quando finisco nel giro della lamentite cronica scappo via dalle amiche. Ho un paio di amici maschi che spietatamente mi riportano coi piedi per terra con la loro invincibile razionalità. Mi hanno insegnato loro a interrompere il circolo vizioso del lamento. Ho ricambiato il favore insegnando loro che quando una donna si lamenta il modo migliore per stroncarla non è risolverle i problemi ma farle un complimento (possibilmente slegato dal tema della lagna, altrimenti il circolo vizioso non si interrompe)

  5. Ripetizioni di ripetizioni, raffreddori, influenze,imbottigliamenti, (in ritardo al lavoro (oddio!!!)il marito prolungamento del divano mentre intanto le lezioni dei bambini
    sul tavolo di cucina o nel tinello, o in camera dei bambini stessi che è tutta sottosopra (come sempre) oddioddio come è dura la vita.!!!
    Ma intanto, RAFFAELLA, non si è saputo più nulla di quella ragazza di cui avevi parlato
    che mi sembra lei s^ avesse problemi veri, visto che non era restata a casa sua in Africa dove poteva stare benissimo tranquilla nonostante gli allarmismi delle sinistre populiste.

  6. sorellastragenoveffa

    Raffaella, mi hai fatto morire dal ridere, davvero!
    Tutto vero, il tuo post, fino all’ultima lagna!

  7. “Alla base della lamentite infatti non c’è altro che la ricerca spasmodica della perfezione….”

    Un giorno o l’altro scriverò un elogio dell’imperfezione.

    Mi sbaglierò, ma credo che questa ansia sia un problema non solo femminile, quasi un dato antropologico, che intrecciandosi con l’altra grande ansia che è quella della fretta produce risultati catastrofici. Come si sa infatti Presto e Bene son due fratelli che non si parlano spesso.

    Quando ero giovane ricordo che ci dicevano che nell’era dei computer (ebbene sì, sono nato in un’epoca predigitale) il lavoro sarebbe stato enormemente facilitato perché le macchine potendo fare il lavoro dell’uomo in meno tempo ci avrebbero lasciato un sacco di tempo libero. In realtà è successo il contrario, perché non è più l’uomo, ma la macchina a dettare i ritmi del lavoro e così ci tocca far tutto alla velocità delle macchine.

    Il paradosso è che non essendo possibile vivere a lungo a quella velocità a un certo punto si comincia a fare errori su errori. A quel punto c’è un’alternativa alla crisi isterica ed è il menefreghismo, il buttar tutto in vacca. Deve essere per questo che la professionalità, in qualsiasi campo, è per lo più un lontano ricordo…

    Forse (solo forse) la soluzione sta nel cercare nel lavoro la relazione, il rapporto umano, nel non accettare di diventare terminali di una macchina. Perdere un minto per parlare con le persone può aiutare a relativizzare tutto e a spostare i termini del problema…

    1. Angela

      “Mi sbaglierò, ma credo che questa ansia sia un problema non solo femminile”: concordo! Su tutto il commento.

    2. Alessandro

      E’ vero, nell’epoca degli ausili tecnologici superprecisi si commettono errori su errori e s’è perso il gusto e l’orgoglio di lavorare a regola d’arte

  8. Differenza di trattamento ospedaliero secondo Introvigne:
    “Ma la vera differenza sta nel fatto che quando il personale sanitario riceve la formazione religiosa che fa vedere in ogni ammalato Gesù Cristo in Croce è facile capire come, parlando in generale, le prestazioni sono diverse.”

  9. Ele86

    Ma nessuna di voi ha un marito che si lamenta?Perchè io si e a volte mi trovo in imbarazzo nel rispondergli. Io parto in 4 con prediche chilometriche che si concludono di media dopo 10 minuti. Tutto sembra concludersi bene con il maritino che mi dice “grazie amore non l’avevo vista da qst punto di vista”…Contenta e appagata torno alle mie cose e dopo mezz’ora se ne torna fuori con le stesse lamentele espresse nello stesso modo. mi da l’impressione che i miei intensi minuti a parlare siano stati inutili…Dalle vostre parti mai nessun uomo s lamenta?

    1. Alessandro

      In difesa del marito di Elena: che differenza c’è tra il marito che si lamenta e la moglie che si lamenta delle lamentele del marito? 😀

  10. Raffaella.
    Mi rendo conto, certo, il tuo articolo era una autopresaperilculo di donne
    (e uomini) che hanno tempo da perdere, in fondo, che gli piace ciacolare
    e ciacolando lamentarsi cheè la cosa più diffusa del mondo. Questo modus vivendi
    ce l’ha già ben rappresentato Costanza Miriano nelle sue peripezie familiar-giullaresche.
    E allora? Mi ripeto anch’io, poi voi da questo livello passate direttamente al livello “superiore” della fede della preghiera della centuplicazione del bene eccetra…
    Orrore!!!

    1. Velenia

      Alvise,io siccome non solo ho la lamentite, ma questa tende a trasformarsi in rabbia furente ( 1/4 del sangue che ho nelle vene provieme da mio nonno,maresciallo dell’Arma,che durante la guerra,un tantino incavolato,prese a sberle un comandante delle SS)e siccome stamattina ho evitato per poco di uccidere il prof di italiano di figlio-grande(nel qual caso sareste stati tutti moralmente obbligati a rifonirmi di arance e sigarette).Ora me la piglio con te,tu hai qualcosa di meglio da suggerirci? se si fallo altrimenti a me pare che quello che proponga Raffaella sia il top:1)Una compagnia umanissima di gente come te(donne generalmente è meglio,concordo ma qualche uomo pratico pure:mio marito,mio padre ,il nostro amico P.,trovano velocemente soluzioni,poi si scoraggiano peggio di una donna,ma è nel gioco).2)Una domanda accorata a Chi la nostra condizione la conosce bene,perchè è stato sulla croce.Bene amici,Lui lo sa quanto sono stanca oggi,quanto mi sento scoraggiata,mentre cerco i vestiti per i bagagli di tutta la famiglia,perchè stasera partiamo chè domani figlio-grande ha un controllo medico,e i vestiti non si trovano in una casa che ho abbandonato al suo destino da anni,ofggi non ho potuto andare al lavoro ,naturalmente,e ho 5 pratichre in scadenza sul mio tavolo,il prof d’italiano non ha capito nulla di mio figlio e ho dovuto,a malincuore,parlarne con il preside.Lo so che sono i piccoli problemi della vita,ma mizzica se non è dura questa vita,è proprio una pugna.Pertanto ritorno alle mie faccende,al mio Rosario a cui aggiungo anche un certo numero di Veni Sancte Spiritus e vi saluto tutti.Una preghierina per il mio ragazzo,perchè i controllli diano un buon esito.

      1. Velenia

        Non sei il prof. d’italiano di mio figlio vero? scherzo,tu prega per me e il mio ragazzo che non sbagli.

    2. “Poi voi da questo livello passate direttamente al livello “superiore” della fede della preghiera della centuplicazione del bene eccetra…”.

      Non è un livello “superiore”, non è nemmeno un altro livello, è proprio INCARNATO.

      1. Alessandro

        Alvise, la fede non è uno strato “oltre” o “sotto”, è linfa che impasta e permea ciò che siamo, con ciò che siamo compenetrata senza soluzione di continuità. Dice bene Raffaella: è livello che fa carne con la nostra carne, è INCARNATO in noi.

  11. Angela

    Grazie Raffaelle! Questo spot è divertentissimo! Peccato che sia anche vero.
    Cadevo, da buona donnicciuola, nella lamentite. Per non caderci più (per ora il risultato è positivo), ho cercato di trovare qualcosa per ringraziare il Signore anche delle piccole e grandi dificoltà quotidiane. Ovviamente è facile, perché se guardo bene, di cose per ringraziarlo ce ne sono tante. Così distraggo l’attenzione (e prego che non fa mai male!).

  12. Alessandro

    Guardate che anche gli uomini sono bravissimi a lamentarsi. In genere (ma diffidare sempre delle generalizzazioni) però lo fanno senza esternare a diretto, senza cercare un interlocutore con cui sfogarsi, ma borbottando tra sé o imprecando tra sé e il cielo.

  13. nonpuoiessereserio

    Emidiana, leggendo libri ambientati nel passato o guardando il cinema noto che la proverbiale lamentosità delle donne è di epoca moderna, post 68.
    Non mi sembra che le donne anche di Jane Austen o chi vuoi tu si lamentassero tanto. Secondo me tutto questo nasce dalla scoperta del diritto di lamentarsi.

    1. NPES, mi sono spiegata male: volevo dire che l’indaffaramento (indaffaratezza?) femminile era cosa certo anteriore ai ritmi assatanati di oggi.
      Però penso che sarebbe molto divertente fare uno studio storico sulla data di nascita della “proverbiale lamentosità delle donne”. Cedendo alla mia proverbialmente bastiancontrarietà, suggerisco che ci sarebbe spazio per argomentare una nascita anche molto pre-68 (Santippe dove la mettiamo?). O per non farla tanto lunga offro- su un piatto d’argento e circondata di fettine di limone – Virginia Woolf. Lamentite a 64 carati (cfr. Theodore Dalrymple http://www.city-journal.org/html/12_3_oh_to_be.html)

        1. Se è per questo mi pare che gli ebrei nel deserto si lamentassero tutti, maschi e femmine, della manna troppo ingrassante e delle quaglie insipide.

          E quanto alle donne di Jane Austen, perché perché mi sono dimenticata di citare la signora Bennet? 😉

  14. nonpuoiessereserio

    Da marito posso dire però che effettivamente mia moglie fa bene a lamentarsi, anzi io la supporto nel suo lamentarsi verso di me dicendole che io non avrei mai sposato un pigrone di tal specie.
    Voi direte, e perché invece non le dai una mano? Sì gliela do ma devo essere molto stimolato a farlo. Quando si lamenta seriamente la butto sullo scherzo e la riempio di baci e allora si mette a ridere anche lei. Le ho anche suggerito di prendere una donna delle pulizie ma lo ha fatto solo per poco tempo, perché trovava il modo di lamentarsi anche di lei.

  15. Erika

    Raffaella, sei molto spiritosa e in parte hai ragione: quando noi donne ci lamentiamo certamente raggiungiamo vette inarrivabili dal genere maschile.
    Però io non conosco tante donne lamentose…mi viene in mente la mia dolcissima nonna materna, una contadina che ha sempre lavorato duramente, in casa e fuori, col sorriso sulle labbra e uno stoicismo che farebbe invidia a Zenone di Cizio….
    Oppure al mio fantastico capo (donna), che analizza e risolve le situazioni con una lucidità e razionalità che certo non tutti gli uomini hanno….

          1. Alessandro

            Come direbbe stoicamente il Presidente Zenone: non mi frastornare il cervello con ‘ste domande… chiastiche! 😀

            Comunque i capelli sono posticci come quelli del predecessore…

  16. angelina

    Non ho avuto tempo di leggere tutti i commenti, me li godrò stasera.
    Il post è D E L I Z I O S O, divertente, autoironico, positivo….
    insomma mi ha messo di buon umore, l’ho già copiato ed inviato ad una dozzina di amiche.
    Buona giornata a tutte (ma anche a tutti i maschi, poverini!)

  17. maria elena

    penso che un bel antidoto alla lamentite tra amiche sia il rosario tra amiche, pregare insieme aiuta lo spirito, la salute e il buon umore!!

    provare per credere!

    ciao!

  18. Differenza di trattamento ospedaliero secondo Introvigne:
    “Ma la vera differenza sta nel fatto che quando il personale sanitario riceve la formazione religiosa che fa vedere in ogni ammalato Gesù Cristo in Croce è facile capire come, parlando in generale, le prestazioni sono diverse.”

    Allora Francesca Miriano secondo questo ragionamento….

  19. Alessandro:
    Sì, hai ragione, Introvigne non c’entra, mi sembrava un discorso degno di Introvigne
    e glielo ho attribuito!!! Però Introvigne o no, Africa o non Africa, quella che ho citato
    rimane una affermazione inqualificabile (come minimo)
    (dopo il suo studio profondissimo sulla gamba ricresciuta lo vedo dappertutto)

  20. Alessandro

    Per quanto riguarda l’affermazione

    “Nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou (Uagà), la differenza fra l’ospedale dei Camilliani italiani e il maggior ospedale statale si vede anche con una rapida visita ad ambedue gli istituti. Nell’ospedale cattolico ogni ammalato riceve tutte le cure necessarie (e chi può deve pagare in proporzione), nell’altro tutti debbono pagare altrimenti non sono nemmeno accettati in ospedale. Ma la vera differenza sta nel fatto che quando il personale sanitario riceve la formazione religiosa che fa vedere in ogni ammalato Gesù Cristo in Croce è facile capire come, parlando in generale, le prestazioni sono diverse.”

    io non ci trovo niente di inqualificabile. Quando vedi in ogni ammalato Gesù Cristo sarai portato a dare la vita per lui, a dare il meglio del meglio della tua professionalità. Ciò non toglie che ci possano essere ottimi medici non credenti. Considera poi che si sta parlando del Burkina Faso, e francamente come vada la sanità lì non lo so (ho idee meno annebbiate su quella italiana).

  21. Alessandro, sì è vero, mi sono rimbambito, Messori, Introvigne, poveracci, chiedo scusa!!!
    Pero voglio ancora bisbeticizzare, come mio solito, ecco:
    “Ciò non toglie -dici- che ci possano essere ottimi medici non credenti.”
    (come quelli credenti?)

    1. Alessandro

      Tecnicamenmte anche più bravi dei credenti: esser credente non è mica garanzia di eccellere in una professione, fosse pure quella medica (così come non esser credente non è mica garanzia di eccellere in una professione, fosse pure quella medica, appunto)

    1. Alessandro

      DECALOGO PER METTERE I BASTONI FRA LE RUOTE A PAPA BENEDETTO XVI:

      10-bis) Quando si verifica un fenomeno astrale-atmosferico-insolito-inspiegabile legato alla presenza di Papa Benedetto:

      a) non e’ comparso un arcobaleno? Dai la colpa di Ratzinger che non domina la natura!

      a-bis) è comparso l’arcobaleno (vedi Auschwitz)? Ma che ti importa? E’ un fenomeno atmosferico normale dopo una pioggia. In ogni caso: ignora!

      b) tira il vento? Ricordati di citare lo Spirito Santo che soffia su tutti i predecessori dell’attuale Pontefice (con l’eccezione di qualcuno);

      b-bis) il vento investe Papa Benedetto facendolo quasi volare via?
      Ma che c’entra? Non hai mai visto il vento? Lo zucchetto vola via? Ricordati di rammentare al lettore che è responsabilità del Papa che non si mette i bottoncini automatici sui capelli visto che, al contrario degli altri, ha una chioma invidiabile!
      A proposito: come si permette di avere il ciuffo? Non e’ in continuita’ con i predecessori;

      c) piove? Una benedizione! Facile spiegazione: commozione degli Angeli;

      c-bis) piove su Papa Benedetto? Ecco! Non e’ capace di fermare il fenomeno! Non è in linea con gli astri e nemmeno con l’astrologo;

      d) torna il sole dopo la pioggia? Miracolo!

      d-bis) riappare il sole alla presenza di Joseph Ratzinger? Embé? Avranno sbagliato le previsioni!

      e) in Africa sole e luna compaiono insieme? Miracolo!

      e-bis) in Benin moltissimi fedeli vedono insieme il sole e la luna e riescono a fissare la luce solare senza danni alla retina? Ma va là…isteria collettiva! Meglio comunque tagliare la testa al povero toro e ripristinare la regola d’oro: ignora completamente il fenomeno!

      http://paparatzinger4-blograffaella.blogspot.com/2011/09/il-decalogo-del-blog-per-giornalisti.html

  22. Francesca Miriano

    Leggo molto distrattamente il mio nome e ho appena intraletto il post ma PERDINCIBACCO 2 ore fa tornando dal lavoro ho distrutto la macchina perchè un distinto signore mi ha tagliato la strada con la sua Passat e io gli sono finita nella portiera.Non appartengo alla categoria ‘lamenti’ ma a quella che si incazza mica male.Cosa che non sono riuscita a fare stasera. E’ finita con constatazione amichevole e con mia consolazione della moglie del signore che piagnucolava sul genere lamento.Ancora una volta evviva i suv : mi sarei sfracellata con una macchina normale.Passavo dal blog dopo diversi giorni per distrarmi dopo il botto. Si parla di medici atei? Boh? Io sono un medico ateo, cerco di fare la persona perbene e di studiare molto. Non sono obiettore per l’aborto, mi attengo scrupolosamente alle leggi dove le leggi sono chiare vedi prelievo multiorgano, che , per inciso , continuo a non capire come possa essere accettato dai cattolici apostolici. Considero il mio un lavoro , non sopporto di sentirlo chiamare ‘missione’.Può essere a volte difficile e può prosciugare l’anima ma è l’unica cosa che so fare e ho la fortuna che mi piace farlo.Si incontra l’umanità più varia e a volte ci si diverte come al cinema appunto perchè è un lavoro e il pathos va tenuto sempre sotto controllo.Probabilmente quello che ho scritto non c’entra nulla coi discorsi che avete fatto prima ma avevo bisogno di allentare lo stress da botto. Buona serata a tutti

  23. Alessandro:
    dici, dei medici non credenti ” tecnicamente anche più bravi dei credenti…
    no, non è detto, tecnicamente (talvolta) e non tecnicamente, non facciamo
    nessun distinguo, va ?bene

    1. Alessandro

      1) alcune settiamane fa m’ha visitato (niente di grave) un internista. Ottimo medico, che m’ha detto di essere “assolutamente ateo”

      2) un medico che fa abortire, un medico non obiettore, non posso proprio definirlo “bravo”, quando fa abortire. Proprio no. Tecnicamente provetto, sì, ma “bravo” no.

  24. Alessandro

    OT (ma se n’è parlato nei giorni scorsi)

    Il governo Monti e la massoneria.

    Vittorio Messori:
    “Ma quale governo dei massoni sostenuto dal Vaticano! Mi viene da ridere… Sa che le dico, magari fosse così. Questa crisi economica è stata certamente provocata dalle banche e da una finanza allegra o, direi meglio, irresponsabile. Allora a questo punto mi augurerei che dietro a Monti e ai ministri ci fossero quella grande finanza e quelle banche che hanno perso moltissimo in questi mesi. Se fosse vero, risolvendo la crisi per loro ne avremmo vantaggi anche noi”

    http://www.iltempo.it/2011/11/21/1303098-quale_governo_massoni_sostenuto_vaticano_viene_ridere.shtml?refresh_ce

    Il Gran Maestro (!) Raffi:
    “Ho letto che qualcuno adombra una sorta di congiura giudaico massonica. È comico. Vabbè che ci avviciniamo a Natale e tra un po’ avremo i cinepanettoni ma qui siamo alla fantasia allo stato puro”

    http://www.iltempo.it/2011/11/21/1303096-quali_poteri_forti_quale_complotto.shtml

    1. Vittorio Messori è meglio che lasci ad altri il compito di analista finanziario, la sua affermazione è (a voler essere buoni) di una ingenuità che rasenta il ridicolo.
      Raffi per certi versi ha ragione, chi parla di congiura giudaico massonica o è idiota o, peggio, vuole coprire ben altre forze in gioco.

      1. Ancora una volta Paul Bratter ha colto nel segno. Dal ‘Foglio’ di oggi:
        CATTOLICI CHE FANNO SQUADRA (E COMPASSO)
        Qualcuno ha detto che il modo migliore per proteggere un segreto impopolare sia banalizzarlo, disporlo con durevole intensità sotto gli occhi del senso comune in modo da svalutarne il significato e metterlo così in sicurezza. Altri provano a mettere in pratica l’insegnamento. Anche il Tempo di Mario Sechi, rivale del Messaggero, ha deciso di applicarsi al grande gioco sparando in prima pagina questo titolone: “Ecco il complotto immaginario”. E poi una strepitosa doppia pagina interna con interviste parallele: al cattolicissimo Vittorio Messori (quello della madonnina che piange a Civitavecchia) e al massonissimo Gustavo Raffi, gran maestro del Grande Oriente d’Italia. Tesi di parte guelfa: ma quale cospirazione massonica pro Monti, a parte qualche anticlericale italiano, in giro è pieno di massoni che aiutano la chiesa. Tesi di loggia: ma lasciate stare le congiure, i banchieri di Dio non esistono, è solo una battuta. A gesuita, gesuita e mezzo. Ed è così che il Tempo smascherò da par suo il golpe della tecnocrazia cristiana: mettendone in mostra la vanitosa banalità.

        © – FOGLIO QUOTIDIANO

        1. Alessandro

          Sono risalito agli interventi sul Tempo di Messori e Raffi proprio leggendo il pezzo del Foglio riportato da “scriteriato”.

          Il curriculum di Monti mi dà qualche prurito alla schiena (estraggo da wikipedia):

          “Dal 2010 è inoltre presidente europeo della Commissione Trilaterale, un gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato nel 1973 da David Rockefeller, e membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg.
          Dal 2005 è international advisor per Goldman Sachs e precisamente membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute, presieduto dalla economista statunitense Abby Joseph Cohen.
          È advisor della Coca Cola Company.”

          1. vale

            http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2022

            Le vicende italiane ed estere dell’anno che si conclude rendono sempre più evidente la presenza di “poteri forti”, come oggi si usa dire, che operano dietro le quinte della scena internazionale. Un tempo questi poteri venivano chiamati “forze occulte”. Oggi essi non hanno bisogno di nascondersi: mostrano il loro volto, e dialogano e interferiscono con le istituzioni politiche.

            Questa visione viene da lontano e vuole imporre all’umanità una “Repubblica universale” direttamente antitetica alla Civiltà cristiana nella quale si amalgamerebbero tutti i Paesi della terra, attuando cosi il sogno ugualitario di fondere tutte le razze, tutti i popoli e tutti gli Stati. Il romanzo profetico di Robert Hugh Benson Il Padrone del mondo (Fede e Cultura, Verona 2011, con prefazione di S.E. Mons. Luigi Negri) mostra come questa utopia tecnocratica possa sposarsi con l’utopia religiosa del sincretismo. In nome di questo superecumenismo tutto viene accettato fuorché la Chiesa cattolica di cui si programma l’eliminazione, dopo quella degli Stati nazionali.
            L’eliminazione della sovranità nazionale comporta, come logica conseguenza, quella della rappresentanza politica. L’ultima parola è ai tecnocrati, che non rispondono alle istituzioni rappresentative, Parlamento e governi, ma a club, logge, gruppi di potere i cui interessi sono spesso in antitesi con quelli nazionali

            1. hai ragione ma c’è un ma:
              i poteri occulti non gettano mai una maschera e non scoprono mai un volto se non ci fosse un’altra maschera e un altro volto ancora più terribile da coprire.
              Per questo quando parlo di queste cose con degli scettici metto da parte discorsi su Logge, Club Consigli, Commisioni e Gruppi perchè non sono sicuro di cosa c’è dietro e perchè, e non voglio squalificare il mio ragionamento, tanto spesso basta analizzare con un po’ di spirito critico quello che abbiamo davanti gli occhi.

  25. lidiafederica

    scusate, in questi gg sto leggendo valanghe di commenti di questo blog, per conoscerlo meglio, e non commentare a caso.
    Mi viene una domanda, intanto: ma perché sembra essere punto di vanto il non saper cucinare, non tenere bene la casa e arrivare tardi al lavoro e/o dimenticarsi di appuntamenti importanti? Questo è un punto che mi ha lasciata perplessa varie volte, la mia mamma (che è un mito comunque) non è da prendere a esempio in questo caso visto che ha sempre avuto domestiche che la aiutano, ma conosco altre mamme che lavorano, hanno più figli e ciononostante cucinano bene e tengono bene la casa, nei limiti dell’umano, ovviamente. Nel senso che è possibile… Che dite? Magari (penso) questo dire “ma io cucino male, ma io tengo male la casa, etc” serve invece da reminder contro il perfezionismo, o contro l’idea che “se non ci riesco faccio schifo”?

    1. Alessandro

      io sono maschio single quindi poco titolato a rispondere, ma seguo da parecchio il blog e mi pare di aver capito che il muliebre “non saper cucinare, non tenere bene la casa e arrivare tardi al lavoro e/o dimenticarsi di appuntamenti importanti” sia una lamentela autoironica fatta da donne che, a conti fatti, non hanno l’anarchia in casa, sanno combinare il pranzo con la cena e onorano tutti gli appuntamenti importanti (magari con qualche salto mortale di troppo). Mi sembra, come dici tu, che sia non l’esaltazione della trascuratezza o dell’abborracciatura, ma un antidoto ilare a quel perfettismo che già Rosmini deplorava.

    2. vale

      mi sa che è solo per autoironia. in realtà cucinano dignitosamente se non benino,agli appuntamenti sono sempre quasi in orario, la casa è pulita,ecc.
      d’altronde non vorrete mica che noi sultani s’incominci a fare queste cose,nevvero?

      1. lidiafederica

        in effetti mi sembrava un po’ strano…il problema con l’ironia su Internet, temo, è che spesso non si capisce – almeno io tendo sempre a prendere per verissimo tutto ciò che leggo, sono un po’ rigida in questo. E non mi piaceva il ripetuto “ma io cucino male, ma io non so come si fa un uovo alla coque, ma io ho abbandonato la casa da anni,etc.” perché secondo me invece c’è bisogno di donne che dicano che sì, “we can”! Che cucinino bene, tengano bene la casa e lavorino anche, magari facendo un lavoro che amano (ergo, i sultani devono aiutare, eh sì 🙂 mio nonno fino a 90 anni caricava lui la lavastoviglie 😉 ).
        Il mio fidanzato cucina, si stira le camicie, lava per terra,fa la lavatrice, stende i panni, si rammenda i calzini, porta fuori l’immondizia, mi chiede se per favore ho voglia di cucinare (se siamo insieme) altrimenti non importa fa lui, e fa persino il pane in casa! (però vive da solo, chissà da sposato…) (PS: è tedesco)
        Cmq la mia opinione venga presa per ciò che è: quella di una 27enne che lavora ma non ha figli, non ha marito e che perciò non ha “sperimentato”!

            1. Alessandro

              Io parteggio per “sé stesso” (meno rischi di confusione tra pronome e congiunzione), ma se scrivo “se stesso” non meravigliatevi: a scuola così m’insegnarono.

  26. perfectioconversationis

    Personalmente, evito la lamentela quanto posso. La mia e l’altrui.
    Forse tendo ad essere un po’ più debole per quanto riguarda il dolore e la fatica fisica, ma in generale vivo e penso come un piccolo soldatino: ciò che si può fare, si deve fare. Talvolta penso persino che un po’ di sfogo, magari ironico, mi sarebbe d’aiuto.
    Tuttavia, anche non lamentandomi, non significa che non ci siano momenti in cui io non mi senta un cuore nero. Mancanza di fiducia nella Provvidenza, mancanza di abbandono.
    So, in teoria, che il buon Dio non mette mai sulle nostre spalle pesi più elevati di quelli che possiamo sopportare, ma in pratica, a volte, ho tentennato e tentenno dentro di me. L’unica cosa che mi aiuta, in quei momenti, è l’esempio di chi ci è già passato: le vite dei santi e tutti gli atti di santità a cui abbiamo la grazia di assistere.
    La verità è che sappiamo davvero chi siamo solo nei momenti più duri, quando la croce è più pesante, come hobbit che amano la vita tranquilla e mangiare e fare festa, ma che al momento del pericolo sanno sacrificare tutto per difendere il loro mondo e ciò che di buono e di vero vi alberga.

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