Questa è la mia vita

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di Costanza Miriano

Qualche giorno fa a mia madre è uscita di bocca una frase incauta. “Ma perché non me li mandi tutti, i ragazzi, qualche giorno a Perugia?” L’ha detto. L’ho sentita. Non so quanto poi ci abbia messo a pentirsene, ma l’ha detto.  Segue una lunga contrattazione: la mamma dei quattro in oggetto – che sarei io – è riluttante, il babbo pure: ci dispiace separarci dai figli, ma fa caldo, non c’è scuola, noi dobbiamo lavorare, e così si incastrano impegni e turni e si raggiunge l’accordo. Due giorni e mezzo dai nonni. Porta il babbo, riprendo io così sbaciucchio qualche nipote a caso.

Nella fervida fantasia di una madre lavoratrice stremata dalla stanchezza due giorni e mezzo senza figli assumono istantaneamente proporzioni fantasmagoriche: superato il dispiacere della separazione comincio a fare progetti. Riordinerò ricevute, credenze, cassetti, leggerò libri arretrati, andrò dall’estetistaparrucchierepodologo, farò ore e ore di meditazione, anzi, credo che diventerò una suora di clausura ma anche un po’ una maratoneta da due e cinquanta, una donna meravigliosa dallo spirito saldo, il corpo efficiente, la mensola delle spezie senza barattolini scaduti, il marito ascoltato come merita.

C’è quel piccolo particolare, che due giorni e mezzo sono in realtà solo sessanta ore, un po’ poco per riorganizzare una vita, e bisogna anche lavorare, nutrirsi, occasionalmente anche dormire, e trascorrere tempo al telefono con la nonna cercando – vanamente – di carpirle la frase “hanno detto che gli manchi”, o almeno un “ti hanno nominata”. Insomma, il tempo se ne scivola via dalle mani, mentre si fa sempre più chiara la consapevolezza che la mia vita senza estetista e ricevute ordinate non è un incidente di percorso o un errore, ma è esattamente la mia vita.

Una sera devo lavorare, fare delle riprese in notturna (la distribuzione del cibo ai poveri della Stazione Ostiense). Un’altra sera riusciamo finalmente a dedicarcela io e mio marito, andiamo in un ristorante che ci aveva incuriositi perché si chiama come il nostro preferito del Village – non è all’altezza, ma pazienza. Intanto però riusciamo miracolosamente a finire delle frasi senza neanche un “mammaaaa! Lui mi ha menato!” e a restare soli a telefoni spenti. La differenza con una cena da fidanzati è che non si può più andare in due in motorino, perché il pensiero che se ci schiantiamo lasciamo quattro orfani sta sempre lì.

Per il resto, un po’ di tempo avanza, è vero. Qualche ora libera c’è, ma non servirà al mio restyling esistenziale, anche  perché forse – sto scoprendo – non ne ho bisogno. E’ la mia vita, fatta di marito figli lavoro e di tante altre persone che mi impediscono di fare di me sempre quello che vorrei. E questo non è un male, anzi. Sono loro che mi salvano da me stessa, dal mio egoismo. Sono bastate poche ore per tornare alla vita svaccata dell’epoca in cui vivevo da sola: Gloria Gaynor cantata a squarciagola in mutande in corridoio, col mestolo come microfono, pasti precotti sul divano che accoglie il mio accasciamento in solitaria (quando mio marito lavora), quindici vestiti buttati sul letto perché non ho niente da mettere e soprattutto non ho occhi innocenti che mi guardano a cui dare il buon esempio, incapacità di dare un ordine al tempo (è vero, era poco, ma sono riuscita a sprecarlo quasi tutto).

Gli anni però non sono passati invano, e così decido di approfittare del lavoro serale di mio marito per andare a fare un po’ di adorazione a Santa Anastasia (c’è una chiesa a Roma con il Santissimo esposto giorno e notte), e lì il capo mi spiega che la mia famiglia mi ha salvato la vita. Mi ha salvata da me stessa, dal mio disordine, dalle mie passioni, dall’egoismo. Mi spiega che anche se ci ho messo un libro per dirlo agli altri io forse non l’ho capito davvero che Obbedire è meglio. Obbedire alle circostanze nelle quali siamo messi a vivere ci salva la vita, e ogni volta che qualcuno ci scomoda, in realtà ci salva. Lo può fare un figlio, un marito, una moglie, o chiunque altro abbia bisogno di noi (così come qualche volta siamo noi ad avere bisogno e a scomodare qualcun altro). Lo può fare chiamandoci, chiedendoci qualcosa, prendendosela anche, perché il Vangelo non dice “a chi ti chiede il mantello” ma “a chi ti PRENDE il mantello tu da’ anche la tunica”.

Gironzolando per il quartiere Monti con mio marito, vedendo tanti localini supercool, pieni di ragazzi ma anche di adulti belli maturi come noi (magari alcuni avevano pure chiamato la baby sitter e si erano concessi una cena da soli), abbiamo pensato che no, non ci piacerebbe fare sempre quella vita. Avere tanto tempo da spendere in giro per locali, cinema o magari vacanze in giro, come sarebbe se fossimo una coppia dink (double income no kids). Abbiamo pensato che ci piace tanto la nostra fatica di essere padre e madre, che esserci messi a disposizione della vita è quello che ci ha resi adulti, come per altri – sto pensando a un’amica in particolare – è stato il fatto di essersi fatta docile alla sua malattia. Non che essere genitori sia solo fatica, né che sia una croce come la malattia, ma voglio dire che per la mia esperienza è stato quello che mi ha insegnato a non obbedire solo a me stessa. E se all’inizio questo ti scomoda un po’, poi scopri che è l’unica cosa che ti rende davvero felice. Qui. Adesso.

 

60 pensieri su “Questa è la mia vita

  1. Francesco

    Grazie Costanza, abbiamo 4 figli ma ancora non ci sono capitate le 60 ore di cui avete usufruito; rivedendo nel pensiero la nostra storia, pur nelle difficolta’ e nello sfinimento quotidiano, il matrimonio mi ha salvato. Sono contento di poter condividere con te questa consapevolezza, anzi questa vocazione alla quale abbiamo risposto.

  2. Mari

    Grazie Costanza!
    Mamma di due bambini di due anni e mezzo e un anno sempre a casa con me perché non lavorando io non me li hanno mai presi al nido….vado a letto ora stremata dalla fatica,
    ma felice! Certa, anche se me lo devo ricordare ogni giorno e oggi a fine serata è stato bello leggerlo, di essere al posto giusto! Felice di spendere gli anni della mia giovinezza a servire e a spendermi per mio marito e i miei figli! I cristiani del futuro! E vale la pena scrostare all una di notte il pavimento dalle varie merende giornaliere, vale la pena stendere numerosi cambi conseguenti ai numerosi bagnetti per il caldo pazzesco a roma e vale la pena obbedire a questa folle vocazione …infondo… vale la pena amare.

  3. Paolo Rivera

    Grazie Costanza, la tua testimonianza ha riportato alla memoria un insegnamento del mio Giuss, l’obbedienza alle circostanze: oggi vado al lavoro felice di tale obbedienza…

  4. Buuuuuuuu…
    Nella fantasmagorica pianificazione dei fantasmagorici giorni liberi, tuo marito si guadagna l’ultimo posto (giusto per essere “ascoltato come merita”).
    😜😜
    Anch’io mi lamento ogni tanto di avere come antagonista giusto giusto… l’aspirapolvere!

    1. medicialberto

      mettitela via, Bariom…. c’è sempre un sacco di “Marta” che torna fuori nelle nostre mogli…. gli eterni innamorati siamo noi. Per quanto io stimi ed apprezzi il genere femminile, su questo aspetto noi maschi siamo meglio (o forse solamente diversi, chissà!)

  5. …no, non è vero che il mondo si divide in due categorie 1 i salvati dalla famiglia 2 i sommerssi dalle serate supercool
    che si aggirano la sera per le strade del quartiere Monti (Roma)

  6. lister

    Io sono stato “completato” dalla famiglia e non “salvato”.
    Anche perché non c’era niente da salvare grazie all’educazione regalatami dai miei genitori.
    Che Dio li abbia in gloria.

    1. Thelonious

      siamo comunque, sempre, tutti, da salvare.
      Nessuno escluso, dal Papa in giù… 🙂

      1. Già… Tutti bisognosi di salvezza… tutti bisognosi di redenzione, anche se si ha avuto il dono di essere innestati in una famiglia Cristiana.

        Non parlo per lister di cui non so nulla, ma è lo scoglio principale che ritrovo in coloro che nascono e crescono come usa dire “all’ombra del campanile”.
        Scoprirsi estremamente “bisognosi”, peccatori come tutti gli altri e sottovalutare a volte il dono che si ha avuto, che mette al riparo da tanti peccati e “macelli”, scambiando il dono per merito proprio.

  7. Elisabetta

    Grazie di questo articolo. Situazione molto diversa, la mia, ma il succo è lo stesso: come Cristo, impariamo l’obbedienza da ciò che soffriamo. Una affermazione che è stata incomprensibile per molto tempo, per me, ma che sta cominciando a svelare la propria verità. Il bello è che, davvero, la vita così è più bella, più vera.

  8. nicoletta pipero

    mi commuove leggere le tue parole , così pulite, chiare obiettive…un balsamo in un momento di grande difficoltà soprattutto per quanto riguarda i valori veri della vita. E allora riparto , fiduciosa che tanti come me e te ci credano nell ‘impegno , nella volontà di portare avanti l’amore nel matrimonio, con i figli , nel lavoro , in tutta la vita. Donandosi. Grazie , grazie di cuore . Un abbraccio

  9. Angela

    pienamente d’accordo sul fatto che i figli aiutano molto a tenerci lontano dalla mondanità e vivere di + per l’essenziale e quindi a santificarei di più le nostre giornate…ci si rende conto solamente all’arrivo del primo figlio prima non lo puoi capire..ovviamente bisogna avere la grazia di poterne avere 4 o più figli per mantenersi..non tutti ce l’hanno 🙁

  10. Marianna

    Sei fantasticamente reale e interprete straordinaria della realtà. Scriviamo mentre torniamo esausti da Santa Marinella, dove i nostri sette pargoli ci hanno succhiato fino all’ultima goccia di vita. Stiamo girando l’Italia in camper dalla Sicilia, con loro e per loro, perché alla fine sono il senso della nostra vita e la nostra prima missione. Ci piacerebbe poterti incontrare… Chissà in questi giorni a Roma…

  11. francesco

    Ho 6 figli e soprattutto una grande moglie!!! Sinceramente, nonostante stanchezza e tante preoccupazioni, la mia vita è una vera benedizione. Che dire, non farei a cambio proprio con niente e serve una mano noi siamo a disposizione!!!

  12. delusa

    Belle le vostre famiglie alla “mulino bianco” ma quando hai un figlio malato di mente vorresti solo sparire x sempre, la croce é davvero troppo pesante e la famiglia si sfascia!

    1. Silvana

      Sì, è davvero straziante la croce di cui parli! Ho nel cuore parole di speranza che vorrei dirti….ma mi viene solo un abbraccio e una preghiera per te e la tua famiglia

    2. @delusa (un nick che la dice lunga…)

      non credere che chi qui legge, interviene, scrive, siano solo componenti di famiglie “alla mulino bianco”…
      Una croce tutti l’hanno, l’hanno incontrata o la incontreranno, e sarebbe davvero puerile “fare a gara” a chi l’ha più “pesante”.

      Certo a volte si leggono cose che farebbero dire: “tutto qui il vostro problema?”… e ci sta pure, ma che significato avrebbe? Dovremmo chiedere che si scriva solo di devastanti drammi?
      Possiamo se siamo sotto la croce, sulla croce, invidiare o imputare ad altri non avere loro la nostra stessa croce? Infatti solitamente si finisce per chiederne conto a Dio… (e ci sta anche questo).

      Anche qui su questo blog (magari non in questo articolo) puoi trovare testimoninaze e articoli che possono aiutarti, o potresti fare un passaggio dal blog di Anna e Stefano https://piovonomiracoli.wordpress.com/ o quello di Paola Belletti https://paolabelletti.wordpress.com/ o ancora leggere qui o altrove ciò che scrive Andrea Torquato Giovanoli e ti cito persone che nella croce sono entrati concretamente…

      Io so per esperienza personale, che cercare di portare la croce sulle sole proprie forze è impresa improba e che il più delle volte la croce così ti schiaccia! Ma il rpimo a cui chiedere aiuto (anche se ci troviamo nel combattimento di chiedere a Lui conto con il nostro perché?! e sino a quando?!) e prorpio Dio, per scoprire che Cristo si fa carico della nostra Croce.
      Lo so, sembra solo una bella frase fatta… Bisogna provare, implorare, gridare, chiedere… e soprattuto chiedere la capacità di NON ribellarci alla nostra storia.

      Un abbraccio e la promessa di una preghiera nella speranza di ritrovarti sotto un altro “nome”: da *delusa* a *consolata*.

      1. delusa

        Hai ragione, a volte sono invidiosa delle famiglie felici, mi é capitato di stare male solo se incontravo una mamma che portava a spasso un bambino, non riuscivo più a guardare i bambini che mi veniva da piangere…piano piano sto superando anche questo…scusate il post fuori luogo e ringrazio Bariom, Silvana e fra’centanni per aver pregato x me! Sono commossa!

      2. Bariom:

        …anche qui mi sbaglierò come sempre (ovviamente) ma perlopiù il succo degli interventi testimonianze eccetra che si legge qui dentro é: “portare la croce è perfino bello” (e salvifico)..

        1. Alvise,

          …anche qui mi sbaglierò io, ma tutto va inteso nel giusto senso, se senso possona avere affermazioni che per molti sono stoltezza o scandalo.

          Ad ogni modo il mio concetto di Croce (e la mia esperienza della Croce) è ben riassunto nella bellissima Omelia di Melitone di Sardi:

          La croce gloriosa del Signore risorto
          è l’albero della mia salvezza;
          di esso mi nutro, di esso mi diletto,
          nelle sue radici cresco,
          nei suoi rami mi distendo.
          La sua rugiada mi rallegra,
          la sua brezza mi feconda,
          alla sua ombra ho posto la mia tenda.
          Nella fame l’alimento, nella sete la fontana,
          nella nudità il vestimento.
          Angusto sentiero, mia strada stretta,
          scala di Giacobbe, letto di amore
          dove ci ha sposato il Signore.
          Nel timore la difesa,
          nell’inciampo il sostegno,
          nella vittoria la corona,
          nella lotta tu sei il premio.
          Albero di vita eterna,
          pilastro dell’universo,
          ossatura della terra, la tua cima tocca il cielo,
          e nelle tue braccia aperte
          brilla l’amore di Dio.

          Ciò non significa che io mi dia da fare attorno per procurarmi ogni giorno una nuova croce… bastano quelle che la Vita dispensa e il Signore permette nella vita di ciascuno.
          Il valore salvifico della Croce è indiscutibile (o meglio.. è discutibile per chi non ha i mezzi per riconoscere tale valore…).

          Primo fra tutti è il valore salvifico della Croce di Cristo, per ogni Uomo.
          Anzi più che di “valore” bisognerebbe parlare di “azione salvifica”.

          Ciao 😉

          1. …il grande Melitone di Sardi!

            p.s. …e quindi rovesciando la frase sopra: l valore salvifico della Croce è indiscutibile per chi ha i mezzi per riconoscere tale valore!

            1. E i mezzi caro Alvise sono… averne fatto esperienza!

              Poi si può sposare una forma poetica, teologica, magisteriale o quello che preferisci, ma se non se ne ha esperienza la forma a poco vale.
              Poi non mi fraintendere: averla questa esperienza NON ti pone un gradino sopra nessuno come Uomo… non è un benemerenza o aver preso una laurea o avere una medaglia appuntata sul petto… non so se ho reso l’idea.

              Ma è fuor di discussione che, come in tutte le cose, l’esperienza fa la differenza… 😉

  13. Federico

    Bello! Talvolta non si è DINK per scelta, succede ahimé anche questo: sana invidia per chi ha una vita estenuante e meravigliosa come la vostra. Però confermo, anche a due DINK-non-per-scelta come noi è “capitato” di dover dedicare la vita (oltre il lavoro) a: a) crescere una trentina di diciottenni desiderosi di scoprire la bellezza del Vangelo – incredibile, eh! – attraverso il volontariato ed il servizio; b) aiutare un villaggio di orfanelli da HIV a sopravvivere e sperare in un futuro, in Tanzania. Abbiamo unito le due cose: portiamo i giovani in Tanzania a scoprire gli orfani ed il Vangelo…. Non abbiamo un minuto libero per andare in un localetto da DINK, né un giorno di vacanza che non sia missione, ma vita più bella il buon Dio non poteva donarci. Ciao

  14. Pietro Licata

    Grazie. Lo sento come un giusto riconoscimento di quanto abbiamo fatto io è mia moglie. A volte , ,guardandoci attorno ci sembrava di essere degli extraterrestri, in un mondo che corre dietro a vanità e consumismo. Non è sempre così facile!

  15. liliana

    Grazie, Costanza…per questa tua condivisione, come per tante altre che danno carica alle giornate. Il Signore ti benedica con tutta la tua famiglia!!!

  16. Emanuela

    Grazie Costanza sono mamma di 5 figli, i miei un pò più grandi e quindi sommersi da problemi adolescenziali anche grandi con cui lottiamo da ogni giorno. Eppure anche noi, forse meno coscienti di te,abbiamo trascorso la nostra settimana senza figli ringraziando il Signore della Grazia di cui ci ha ricolmati.

  17. Elisabetta

    Hai proprio reso il concetto… In un momento in cui avevo davvero bisogno di leggere queste parole. Capisco perfettamente cosa intendi e lo rivedo in me. Grazie

  18. Fabio

    Grazie Costanza,
    sono sempre divertenti e costruttivi i tuoi pensieri.
    Avanti così, e che Dio ti benedica!
    Fabio

  19. Lino DeSanctis

    Cara Costanza, grazie della tua testimonianza! Ho una figlia nelle tue stesse condizioni ed è certo che solo con la fede si riesce a conservare la serenità nelle quotidiane difficoltà e stanchezze. Per questo, nella nostra società secolarizzata le situazioni come la tua e di mia figlia sono considerate illogiche (uso un eufemismo)! La famiglia cristiana, però, è così e la consolazione più grande è che la vita, i figli e noi stessi veniamo da Dio e Lui provvede sempre! Grazie ancora, Costanza!

  20. Mi associo ai vostri commenti sulla famiglia del mulino bianco: nel mulino mi pare sia rimasta un uomo che tenta di cucinare e che parla con una gallina. Le famiglie “Mulino Bianco” non esistono; non lo era quella Sacra, figuriamoci le nostre, pardon, la mia. Ricca di figli, ora anche nipoti, casini, debiti, arrabbiature, risate e disordine, porte sbattute e abbracci…e anche solitudine in mezzo a tanta gente. Ma Dio lo sa….e questo mi basta

  21. …mi permetto di uscire dal tema; ho letto della “dura” presa di posizione di Galatino contro l’ICI per le Scuole Cattoliche.
    Anche questa una pusillanime galatinata?

    1. Anonimo69

      Caro Alvise, sono proprio curioso di sapere cosa farà Renzi ora. Ascolterà le doglianze della CEI e si inventerà qualcosa oppure prenderà tempo e “camperà alla giornata”? A69

    1. Ecco appunto “senza oneri per lo Stato”, non “senza oneri per lo Stato ma pagando il pizzo al medesimo, altrimenti li stronchiamo sul nascere”

  22. vale

    e allora beccatevi ( becchiamoci) gli oneri:

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-macche-far-pagare-lici-alle-scuole-cattolichelo-stato-deve-almeno-6-miliardi-di-euro-13366.htm

    Benché l’Italia patisca una grave crisi demografica…il suo sistema scolastico è economicamente inefficiente per cui, diminuendo il numero di bambini, i costi anziché diminuire aumentano. Per ogni allievo lo Stato spende in media all’anno 6.116 euro per gli asili, 7.366 nelle elementari, 7.688 nelle medie inferiori e 8.108 nelle superiori. Il conto totale è di 58 miliardi di euro, una delle poste principali della nostra spesa pubblica. È vero che Stato, Regioni e Comuni danno dei modesti contributi alle scuole non statali. Questi sono però in media di 529 euro all’anno per gli asili, 787 per le elementari, 90 per le medie inferiori e 47 per le superiori. I dati Agesc sono riferiti al 2012 (clicca qui), ma da allora la situazione non è certo migliorata.

    Gli studenti delle scuole paritarie non statali sono poco più di un milione. Dedotti anche i contributi pubblici( circa 700 milioni ( milioni).euro, nota mia), se domani queste scuole sparissero lo Stato dovrebbe riassorbire gli allievi nella scuola statale. Il costo sarebbe superiore ai sei( diconsi 6 miliardi) miliardi di euro, che – in un modo o nell’altro – dovrebbero essere pagati dai contribuenti.

    geniale.
    chapeau.

    1. vale:

      …perché non provare a fare anche il conto di quanto verrebbe a costare in più a famiglia l’inclusione nella retta
      dell’eventuale pagamento dell’ICI?

      1. vale

        e perché mai visto che le scuole statali non la pagano? e dove è scritto che un servizio pubblico ( in questo caso la scuola) debba essere statale?
        e, giusto per finire, che chiarisce come funziona il reclutamento- a spese nostre nelle strutture pubbliche:

        “il chirurgo delle cause( mai) perse. di s. lorenzetto. “il giornale ” dom. 5 luglio ( ma riportato anche da pag. 2 a pag.4 de “il Foglio” del lunedì 27 luglio 2015.

        “…sono medico da 41 anni e non ho mai assistito ad un concorso pubblico pulito. i nomi sono già tutti decisi prima.
        se vuole le dico a chi andrà la cattedra di chirurgia generale a Niguarda. lei però s’impegna a scriverlo dopo che il posto sarà stato assegnato.( mi fa il nome del vincitore…)”

        figurarsi nelle scuole e università, aggiungo io.

        a ri-chapeau

        1. Per non parlare poi del fatto (ma nessuno se ne accorge?) che le leggi dello stato non valgono più un bel nulla!

          Oggi vale cosa decide (a capocchia sua) il singolo giudice o tribunale, coinvolto di volta in volta su singoli episodi.

        2. vale:

          …no, non è scritto da nessuna parte che la scuola debba essere per forza statale, hai ragione.
          Le scuole statali non pagano l’ICI, o perché non sono “scuole statali” , ma comunali, o perché
          non sono a pagamento.

          E’ già stato fatto il calcolo di cui nel commento sopra. Verrebbero 10 euro in più a famiglia (l’anno)

          Per quanto riguarda i il reclutamento nelle scuole italiane : è uno schifo!

          p.s. quale chapeau?

  23. “Ici scuole paritarie, Cassazione: polemiche infondate, decidere spetta al giudice caso per caso”

    Un passo avanti e due indietro! Forse sarà stata la paura della eventualità per lo Stato di ritrovarsi con sei (diconsi 6)
    miliardi di euro in più da stanziare?

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