L’ultima parola

di Maria Elena Rosati   trentamenouno

Ci ho messo un po’ più del solito a scrivere questo post, per una serie di motivi che vado ad elencare: 1) il tempo passa sempre più in fretta di quello che pensiamo – o almeno di quello che penso io – 2) certi temi ti folgorano all’inizio, ma vanno lasciati maturare con calma, perché magari il pensiero c’è, ma la sua formulazione in forma di post tarda ad arrivare 3) proverbiale pigrizia dell’autrice, su cui lavora benissimo il Nemico e su cui glisso con eleganza. Continua a leggere “L’ultima parola”

Cattivissima M.E.

di Maria Elena Rosati    trentamenouno

AAARGHEHEFGGJGJYGKIUKJBMHDGFJHG!!!!!

No, non sono impazzita, non ho appoggiato  il gomito sulla tastiera del computer, e non ho infilato una serie di errori di battitura a caso. Questa sfilza di consonanti messe una dietro l’altra senza alcun senso è l’unico modo che mi viene in mente per esprimere la rabbia, senza cadere nel turpiloquio . Continua a leggere “Cattivissima M.E.”

Nelle terre estreme

Girovagando sul web seguendo le tracce che lasciano sul pannello di controllo i link in ingresso mi sono imbattuto in qualche bella sorpresa. Intanto questo nuovissimo blog Filia Ecclesiae i cui autori sono delle nostre vecchie conoscenze, e poi quest’altro blog L’Omo Salvatico che ho trovato molto interessante e in particolare mi ha colpito il post che mi permetto oggi di riproporre  (purtroppo non conosco e non è riportato il nome dell’autore) .

da L’OMO SALVATICO

Anni fa ho ricevuto in dono un’icona, un’icona di San Paolo. Pare che queste immagini sacre non abbiamo mai un destinatario casuale. Si fanno presenti per compiere un’opera nelle persone che le accolgono.

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Sottomissione di ritorno

di Costanza Miriano

Ho un problema.  Cioè, a dire la verità, adesso che ci penso, ne ho svariati.  Di vario ordine e grado. Dai più futili – il naso con la gobba – a quelli già un po’ più preoccupanti – tipo l’incapacità di rispettare gli appuntamenti (ci sarà pure qualcos’altro che posso fare nel frattempo, mi dico ogni volta) o di rispondere ai quesiti dei miei figli (Gesù come faceva di cognome?) o di mantenere un’espressione seria in certi frangenti (“Tommaso, vai a fare i compiti!” “Ho perso trentamila uomini, e nessuno sembra volerne sapere”) fino ai problemi più seri. Non drammatici, grazie a Dio, ma seri, tipo l’avere cambiato scuola a mio figlio, e l’attendere per questo settembre con un impercettibile, costante, minuscolo groppo in gola, laggiù in fondo (“avrò fatto bene?” si chiede dentro di me quel rammollito cuore di mamma che, pur di evitare al rampollo un qualsiasi disagio si farebbe staccare un braccio. Per fortuna c’è mio marito).

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