Girovagando sul web seguendo le tracce che lasciano sul pannello di controllo i link in ingresso mi sono imbattuto in qualche bella sorpresa. Intanto questo nuovissimo blog Filia Ecclesiae i cui autori sono delle nostre vecchie conoscenze, e poi quest’altro blog L’Omo Salvatico che ho trovato molto interessante e in particolare mi ha colpito il post che mi permetto oggi di riproporre (purtroppo non conosco e non è riportato il nome dell’autore) .
Anni fa ho ricevuto in dono un’icona, un’icona di San Paolo. Pare che queste immagini sacre non abbiamo mai un destinatario casuale. Si fanno presenti per compiere un’opera nelle persone che le accolgono.
Mi sono convinto, nel tempo, che in tutto ciò vi sia qualcosa di vero … Altrettanto non casuale è l’incontro con un libro, un autore, un film che sembrano affacciarsi nella nostra vita per essere colti, afferrati, divorati, per diventare parte di un nostro percorso e orientare, in modo deciso, tutte le nostre cellule …Così è stato per il best-seller “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer ed il film “Into the wilde” di Sean Penn, ispirati alla storia vera di un ragazzo cresciuto in un ricco sobborgo di Washington, laureato con lode all’Emory University, all’improvviso sparito dalla circolazione e ritrovato morto, dopo due anni, nella foresta dell’Alaska. Cosa può aver spinto Chris McCandless, questo è il suo nome, ad abbandonare il mondo cosidetto civilizzato per vivere, in completa solitudine, nelle terre selvagge e inospitali a ridosso del monte McKinley? Sul suo conto se ne sono dette davvero di tutti i colori: c’è chi lo ha definito un eroe romantico, chi uno sprovveduto e disadattato, chi un novello Kerouac, chi l’ultimo esemplare del movimento hippie. Eppure, molte sono le similitudini tra il giovane Chris e quei cristiani che nei primi secoli scelsero di vivere l’esperienza del “secum esse“ e si inoltrarono, soli ma non da soli, nel deserto egiziano, la terra estrema di quei tempi. Chris, come loro, prima di iniziare la grande avventura aveva dato i suoi beni ai poveri e a sigillo della nuova vita si era dato un altro nome, Alexander Supertramp. Non bisogna credere che la vita nel deserto fosse meno pericolosa che nei paraggi dell’Alaska: scorpioni, serpenti e predoni di ogni genere rendevano le giornate tutt’altro che noiose. Gli eremiti egiziani, poi, non avevano in grande simpatia l’acqua: magri fino all’osso, ricoperti di stracci e luridi, più o meno come Alex. Ma cosa ronzava nella testa di questo ragazzo? Quali le emozioni, i pensieri, i sentimenti? Lui si definiva un estremista. Un viaggiatore esteta la cui dimora era la strada, e la cosa ce lo rende alquanto simpatico! Prosegue dicendo di essere giunto all’apice della battaglia per uccidere l’essere falso dentro di sé e concludere vittoriosamente il suo pellegrinaggio spirituale nelle terre estreme. Anche sfogliando i libri ritrovati nel bus 142 di Fairbanks, il suo romitorio di metallo, è possibile farsi un’idea. Uno di questi è Walden di Thoreau. Nella pagina dove era scritto: “datemi la verità, invece che amore, denaro o fama” Alex aveva annotato a caratteri cubitali la parola ”VERITA’”, anatema del nostro tempo, declinata dai satrapi contemporanei al plurale per neutralizzarne la sua forza dirompente: le verità infatti non sono ”la Verità” … Sempre nel Walden di Thoreau, nel capitolo “le leggi più alte” il ragazzo aveva cerchiato le seguenti parole: “la castità è la fioritura dell’uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa”. Insomma, il nostro non rispondeva proprio allo stereotipo dell’americano medio, tutto hamburger epornotube, bisognava cercare altrove, su altre sponde, la scaturigine di questo smisurato desiderio di avventura. Per Krakauer la storia di McCandless ricorda quella dei primi monaci irlandesi che sfidavano l’Oceano a bordo di piccole imbarcazioni fatte di cuoio e vimini chiamate curraghs, sospinti dalla sete di infinito e dall’inguaribile desiderio di scovare posti solitari. Come un monaco questo ragazzo se ne è andato in cielo, un’istantanea lo ritrae mentre saluta con una mano il mondo e con l’altra rivolge il suo biglietto d’addio con sopra scritto“Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi Benedica!”
Prima? 😉
Fuori tema:
“Cari figli! In questo tempo in modo particolare vi invito: pregate col cuore. Figlioli, voi parlate tanto ma pregate poco. Leggete, meditate la Sacra Scrittura e le parole scritte in essa siano per voi vita. Io vi esorto e vi amo perché in Dio troviate la vostra pace e la gioia di vivere. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. (Medjugorje 25 febbraio 2012)
Il post me lo leggo domani con meno sonno! 😀
Sante parole!
dateci notizie di lgt. Ha dato le dimissioni? si è fidanzata? E’ scappata con in testa il mollettone delle cameriere?
è viva, sta bene e lotta insieme a noi
fiuuuu!
Grazie!
Un nipotino dei “veri” personaggi di Keruac e di migliaia di americani
che si sono allontanati nelle solitudini. Un altro esempio non banale, senza
fronzoli religiosi, “Corvo rosso non avrai il mio scalpo” con Paul Bratter!!!!
Consiglio di Keruac “I vagabondi del Dharma”.
Sull’assenza di 3 fronzoli religiosi in Kerouac temo che ci siano delle delusioni in vista 🙂
Kerouac come Ercole al bivio tra cattolicesimo e buddismo
http://repository.lib.ncsu.edu/ir/bitstream/1840.16/1392/1/etd.pdf
http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/interviste/2007/288q05a1.html
“In Italia la critica ha restituito un’interpretazione parziale di Kerouac, quella ribelle e trasgressiva, relegando il suo cristianesimo a puro e semplice bigottismo.
Sicuramente Kerouac stesso – le cui radici familiari, ricordiamolo, erano cattoliche – mal sopportava una religione intesa come moralismo e visse la sua spiritualità in forme inusuali, selvagge, ma a volte anche ortodosse. I personaggi dei suoi libri sono una parata di fuorilegge divini, angeli solitari, santi folli, profeti sotterranei. E in Italia, appunto, si è verificata una sorta di censura del cristianesimo di Kerouac a favore di posizioni orientaleggianti, vissute da Kerouac ma poi decisamente superate.”
nella sua biografica pubblicata di recente si parla proprio di questa svolta cattolica on the road
Vi assicuro che la “religione ” di Keruac era del tutto originale e all’americana anna ’60 un miscuglio sincretisco innaffiato da
droga e da molto alcool ( a Dio piacendo) . Ve l’ho detto leggete per es. “I vagabondi del Dharma” troverete soprattutto la via dello Zen l’amore di gruppo eccetra tutto mescolato insieme così da non potere essere rivendicato da nessuna chiesa.
Leggetelo invece delle cazzate vaticane!!!
Alvise, qui non si tratta di rivendicare Kerouac ad alcuna chiesa.
E’ chiaro anche a Spadaro, intervistato dall’Osservatore Romano, che nei vagabondi del Dharma ci sono le orge, la droga, l’alcool, il miscuglio sincretistico.
Spadaro però prende in considerazione tutta l’opera di Kerouac e vi ravvisa una religiosità cattolica: di un cattolicesimo irregolare, anomalo (“debole, mal evoluto, forse infantile e fin troppo tormentato e dialettico”), ma pur sempre cattolica.
Vi assicuro che la presenza cattolica (quella che vi è) consiste soltanto in certi atteggiamenti misticiheggianti caretteristici di quei tempi americani ( basta andarne a vedere gli epigoni in certe parti del film Easy Riders)a meno che non si intendano in senso para-religioso le depressioini o anche gli sproloqui di Keruac.
Anche io prendo in considerazione TUTTA l’opera di Keruac, dove certo si trova presente anche il riconoscimento e l’influenza delle origini cattoliche (specialmente nei sensi di colpa) Anche io, per esempio, ho origini cattoliche!!!!
Se ti interessa l’argomento recupera l’articolo di Spadaro, questo:
http://www.laciviltacattolica.it/it/quaderni/articolo/670/il-dio-di-jack-kerouac-i-diari-di-uno-%C2%ABstrano-solitario-pazzo-mistico-cattolico%C2%BB/
Grazie, preferisco di no! 🙂
Cattolicissimi Scopel!!!
un uomo di grande dharisma! Un dharismatico insomma!
-)
Paolo, era per te! 😉
Faccine – 5 (nessun progresso)
Buongiorno a tutti e buona domenica! A me questo post ha fatto pensare ai Racconti di un pellegrino russo, che consiglio come lettura a chi non lo conoscesse. Lo spogliarsi di tutto, il camminare soli ma non da soli, pregando incessantemente e cercando Dio in ogni passo, incontro, villaggio e… respiro.. è secondo me molto vicino a quello che ha fatto Chris, nella sua ricerca della Verità. E questo atteggiamento, prima esteriore e poi gradualmente interiore, del mendicante, a cui qualche giorno fa faceva riferimento Alberto, credo sia l’unico che, alla fine di un percorso (soprattutto di un percorso molto duro e sofferto), possa portare a dire “Ho avuto una vita felice e ringrazio il Signore. Addio e che Dio vi Benedica!”.
Molto bello, grazie Admin.
Anche Leskov ” Il viaggiatore incantato” (un capolavoro!!!!!)
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Grazie admin per aver scovato questo post. Rappresenta il mio sogno nel cassetto il lasciare tutto e purificarmi attraverso la privazione, il viaggio, la scoperta di un altro io. Mo tengo famiglia e non posso. Proprio stamattina nel Vangelo si parlava di 40 giorni di Gesù nel deserto.
into the wild, una fulminazione… allontanarsi dal cuore …
Forse dobbiamo tornare lì. Che è poi quello che dice il santo Padre e che diceva anche GPII.
Perché la frontiera è dura e aspra e spiegare ad esempio perché ciò che ha detto ieri BXVI a proposito del matrimonio e della generazione ha perfettamente senso, è cosa grave e ardua quando manca il linguaggio, quando manca il senso.
E invece lì ci conduce e tenta il demonio, ad argomentare con armi spuntate, perché le distanze si fanno abissali, avaro il senso.
Si deve tornare all’ orgine, fuggire la tentazione della frontiera ricominciare davvero da tre, ma con la maiuscola, da Tre.
Per questo mi sembra che una delle grandi fregature che il demonio ci ha tirato è che la menzogna ha bisogno di poche parole per proclamarsi -le bastano i ritmi televisivi e della rete, fondati sull’emotività- mentre per condividere (spiegando) la verità ci vuole tempo. Il medesimo che non lasciano a Costanza nei suoi interventi TV. “hai due minuti a disposizione, veloce” e che cosa spieghi in due minuti?
Che ne dite?
Mi sembra che noi si sia quanto di più lontano si possa immaginare da “lasciare tutto” e andare nella natura
(ammesso che ci sia la natura[e le leggi di natura])
affascinante: la natura non esiste e neppure una legge naturale.
Dimmi allora: in base a che cosa condanni nazismo, fascismo e dittature in genere? Perché sono crimini contro l’umanità? Oppure non lo sono?
Tutto (purtroppo?) è natura dicevo “ammesso” per suggerire che invece ci siamo dentro anche noi urbanizzati.
Più urbanizzati di noi credo pochi. Era questo che volevo dire. Si vorrebbe chissacché e non siamo che come siamo.
Pellegrini russi qui nix!!!
Paolo, grazie! 😀
Io dico che alla televisione non ci si dovrebbe andare!!!
Ogni tanto “lascio tutto” e me ne vado a fare “deserto” o “frontiera”. Mi ricarico le pile spirituali e mentali! Posso farlo perché non ho famglia, per lo meno non sono “sposata” a livello umano. L’ultima volta è stato a Natale: carino, eh? Proprio a Natale che si radunano tutti i familiari, per la prima volta, dopo anni di desiderio, sono partita e sono andata in clausura, nel vero senso della parola. Mi hanno ospitato delle monache che chiamo affettuosamente “i miei angeli”: ho vissuto con loro, anche se non appartengo alla loro comunità e non sono chiamata alla vita claustrale. E’ stata un’esperienza molto forte: tutta la preghiera che non ho fatto durante l’anno, l’ho fatta dal 22 al 28 dicembre! Un tour de force spirituale che mi ha tenuta sveglia e non mi ha mai fatto sentire il sonno e la stanchezza, anzi sono tornata a casa in forma fisica perfetta (nonostante l’extralarge!). Ho sentito fortemente la presenza di Gesù accanto a me, ho vissuto la gestazione del Natale in un modo molto bello, ho anche pianto di gioia e non oche volte, davanti al tabernacolo o davanti un presepe. Il monastero ero pieno di presepi: uno sopra ogni davanzael, uno ad ogni angolo, ovunque! Uno più bello dell’altro, uno piccolo, uno grande, uno antico, uno moderno, etc., etc., etc., Per me che lasciavo a casa la fatica dell’averne fatto uno piccolo, sudatssimo, contestatissimo, etc. è stato come entrare direttamente dentro il presepe: lo guardavo in silenzio, rimanendo davanti per un po’ e mi identificavo in quella Natività al punto che cambiavo (senza accorgermene) ogni volta il mio personaggio: una volta ero l’asino una volta il bue, una volta ero la semplice greppia o la paperella del laghetto, che si accontenta di guardare il Neonato in lontananza perché rimane impantanata tra il fango della riva. Raccontarlo oggi è come sminuire il tutto, perché ci sono cose che non si riesce a raccontare: non si riesce a dire agli altri quanto amore si sente, gratuito, immenso e, quanto amore si riesce a provare verso Dio ed il mondo, verso la vita! Andiamo ogni tanto alla frontiera! C’è la prova, c’è la tentazione, ma c’è anche tanta crescita! E se per arrivare al deserto, alla frontiera prima bisogna faticare, ben venga! Più “soddisfazione” c’è nell’arrivarci! Più “verità” si riesce ad incarnare. Non tutta! Quando mai ci riusciremmo? Ma un altro aspetto della verità entrerà nella nostra vita. Un altro pezzo si aggiungerà al nostro puzzle spirituale. 😀
C’è una tipa che conosco che quando qualcuno scrive qualcosa che le piace o la emoziona o in cui semplicemente ci si ritrova… lo ringrazia con uno smack! E’ una tipa simpatica “oltre misura”… 😉 Quindi prendo esempio da lei e, cara Angelina, sta volta ti becchi un affettuosissimo smack! 🙂
Vuoi farmi piangere, eh? Claudia, smack! 🙂
– Sempre nel Walden di Thoreau, nel capitolo “le leggi più alte” il ragazzo aveva cerchiato le seguenti parole: “la castità è la fioritura dell’uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa”. –
Mi piace ” la castità è la fioritura dell’uomo “. C’è un nesso tra lo sguardo innocente, non concupiscente, e la conoscenza di ciò che è buono e vero (e bello).
Come “Beati i puri di cuore, perchè vedranno Dio”.
smack per te e anche per 61Angeloxtralarge.
Conservo nel cuore le sue Bellezza e Verità
Miriam, smack! Sta cambiando qualcosa nel tuo sentirti esclusa? 😉
<3 Miriam: ma grazie!! Questo smack è proprio contagioso, mi piace!
Angelina, quando ho cominciato a lasciarli pensavo di avere un “ritorno all’infantilismo”, ma la cosa per me era “simpaticamente affettuosa”, un po’ come le vignette nei cartoons. Poi ci ho preso gusto e ormai la frittata è fatta! 😀
Nelle smargiassate, invece, di Langone, ci sarà, forse cattolicesimo, ma non cristianesimo
Molto “quaresimale” questo post, assolutamente appropriato alla liturgia di oggi, che ci invita appunto a tornare al deserto.
In realtà tutti noi dovremmo periodicamente ritornarci nel deserto (io ho la fortuna di poterlo fare anche fisicamente, nei deserti di Giuda o del Neghev), perché il deserto è in se stesso un luogo mistico. Non per nulla le tre grandi religioni monoteiostiche nascono nel deserto e trovano nel monachesimo (che del deserto è un prolungamento) il loro vertice.
Una volta un beduino mi diceva: “il deserto è quel posto dove sei solo tu e Dio” e noi di questo abbiamo assolutamente bisogno se vogliamo che il nostro parlare di Dio non sia un chiacchericcio senza senso.
De-sertus in latino è il luogo in cui non cresce nulla, ma in arabo si dice sahar, il vuoto, e in greco e-remos, il luogo senza parole. Abbiamo bisogno periodicamente di ritornare al vuoto e al silenzio per reimparare a far crescere in noi la Parola, l’unica Parola che ha senso, che restituisca al vuoto della nostra vita la sua abbagliante presenza. Questa è la Quaresima
Fare dei viaggetti, isolarsi per qualche giorno, come suggeriscono le pubblicità delle SPA o simili, andare Mar Morto, nel Sinai, camminare sulle orme dei Tuareg (o Touareg?)?
Ma se siamo ormai infarciti di parole e di silenzi armai anche quelli artificiali!!!
Fino a che si scherza si scherza, ma noin si può avere la botte piena e…
La quaresima e la indigestione e la diarrea di parole (come qui dentro solo un piccolo esempio)
Bhe forse non sarò Antonio, e forse non è neppure la mia vocazione esserlo, ma il deserto è il luogo da cui tutti noi veniamo e ritornarci periodicamente è solo che salutare, appunto perché è un ritorno alle origini.
Non sono viaggetti di piacere amico mio, se non ne hai mai fatti non puoi parlarne, sei padronissimo di non credere, ma ciò che non ti è consentito, dalla buona educazione se non altro, è sputare sulle esperienze degli altri.
Era ora che qualcuno di autorevole glielo dicesse! Il problema, don Fabio, è che ora hai sicuramente perso punti-simpatia… perché, non so se lo sai, ma Alvise è ormai tra gli intoccabili…
Don Fa’? Arismack! 😉
Alvise te vojo be’ ma a volte esageriiii!
Fk (commento 19,49: se li ha persi con qualcuno, li ha riacquistati con me (extralarge = 2 posti). 😛
Don Fa’, smack! 😀
http://www.milkandcookies.com/link/64972/detail/
Conosco il deserto e capisco cosa vuole dire don Fabio.
Ho lavorato (ai livelli più bassi, per ditte italiane) nel desrto della Libia a sud vicino al Ciad (8 mesi)in Arabia Saudita deserto a nord a sud 6 mesi più 6 mesi) (altri viaggi da solo in Algeria, nel Mali etc….)non sputo, ma voglio dire che o uno sta nel deserto o sta qui, e stare qui vuole dire essere conme siamo.
certo, stiamo qui, e ci stiamo contenti di esserci, perché è qui che siamo stati messi, ma al tempo stesso è salutare tornare periodicamente al deserto proprio per fare memoria del luogo da cui tutti noi veniamo in un modo o nell’altro. Detto questo si possono fare esperienze di “deserto” anche nella città, inteso come cercare l’essenza del deserto, ovvero il vuoto e il silenzio. Non c’è esperienza religiosa che possa prescindere da questo, nel Cristianesimo come in ogni altra religione.
Daniela “perfectio” Bovolenta, con il suo amore per la tradizione certosina non si sforza forse di cercare il deserto nella sua vita torinese?
Il punto è proprio questo: il deserto è più di una semplice condizione fisica, di un luogo geografico: è un ideale, uno stile di vita
Benedetto XVI sul deserto ha detto, in questi ultimi giorni:
“Gesù si reca nel deserto per stare quaranta giorni in profonda unione con il Padre, ripetendo così la storia di Israele, tutti quei ritmi di quaranta giorni o anni a cui ho accennato. Questa dinamica è una costante nella vita terrena di Gesù, che ricerca sempre momenti di solitudine per pregare il Padre suo e rimanere in intima comunione, in intima solitudine con Lui, in esclusiva comunione con Lui, e poi ritornare in mezzo alla gente. Ma in questo tempo di “deserto” e di incontro speciale col Padre, Gesù si trova esposto al pericolo ed è assalito dalla tentazione e dalla seduzione del Maligno, il quale gli propone una via messianica altra, lontana dal progetto di Dio, perché passa attraverso il potere, il successo, il dominio e non attraverso il dono totale sulla Croce. Questa è l’alternativa: un messianesimo di potere, di successo, o un messianesimo di amore, di dono di sé.
Questa situazione di ambivalenza descrive anche la condizione della Chiesa in cammino nel “deserto” del mondo e della storia.
In questo “deserto” noi credenti abbiamo certamente l’opportunità di fare una profonda esperienza di Dio che rende forte lo spirito, conferma la fede, nutre la speranza, anima la carità; un’esperienza che ci fa partecipi della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte mediante il Sacrificio d’amore sulla Croce.
Ma il “deserto” è anche l’aspetto negativo della realtà che ci circonda: l’aridità, la povertà di parole di vita e di valori, il secolarismo e la cultura materialista, che rinchiudono la persona nell’orizzonte mondano dell’esistere sottraendolo ad ogni riferimento alla trascendenza. E’ questo anche l’ambiente in cui il cielo sopra di noi è oscuro, perché coperto dalle nubi dell’egoismo, dell’incomprensione e dell’inganno.
Nonostante questo, anche per la Chiesa di oggi il tempo del deserto può trasformarsi in tempo di grazia, poiché abbiamo la certezza che anche dalla roccia più dura Dio può far scaturire l’acqua viva che disseta e ristora.” (Udienza generale, 22 febbraio)
“In questa prima domenica di Quaresima, incontriamo Gesù che, dopo aver ricevuto il battesimo nel fiume Giordano da Giovanni il Battista (cfr Mc 1,9), subisce la tentazione nel deserto (cfr Mc 1,12-13). La narrazione di san Marco è concisa, priva dei dettagli che leggiamo negli altri due Vangeli di Matteo e di Luca.
Il deserto di cui si parla ha diversi significati. Può indicare lo stato di abbandono e di solitudine, il “luogo” della debolezza dell’uomo dove non vi sono appoggi e sicurezze, dove la tentazione si fa più forte.
Ma esso può indicare anche un luogo di rifugio e di riparo, come lo fu per il popolo di Israele scampato alla schiavitù egiziana, dove si può sperimentare in modo particolare la presenza di Dio.” (Angelus, 26 febbraio)
Questa idea che io susciterei simpatia mi mette davvero in imbarazzo e non mi fa punto piacere.
Altre volte l’ho detto, e poi non l’ho fatto: questa volta GIUUUUURO che ho chiuso.
SMACK!!!
Aleee! Alvise si è autosmackato! 😛
la legge è legge: quando Alvise si autosmacka va spernacchiato
http://static.blogo.it/cineblog/nuovi_mostri_sordi_pernacchia.jpg
Ecco! E’ quando fai la vittima così che sei adorabile… comunque NON NE PARLIAMO PIU’! 😀
Fk: Alvise “tra gli intoccabili”… “adorabile”… E se poi si monta la testa chi lo tiene? 😉
Fabio Bartoli:
un’ultimissima affacciatina per dire:
e tu credi che io non lo sapessi che “deserto” è un luogo dell’anima?
E’ quello che anche io sto cercando da sempre, e proseguo.
SMACK A TUTTI!!!!!!
Bellissimo film. Non avevo considerato l’aspetto monacale. Il film e la colonna sonora dei Pearl Jam sono notevoli. La foto di lui seduto che saluta pare sia l’ultima che abbia scattato. E’ morto avvelenato da una pianta (o almeno cosi mostravano nel film).
ALVISEEEEEEEEEEEEEEEEEEE TORNAAAAAAAAAAAAAAAAA MI MANCANO LE PIRE CUORIFORMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ANCHE A MEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!