Cattivissima M.E.

di Maria Elena Rosati    trentamenouno

AAARGHEHEFGGJGJYGKIUKJBMHDGFJHG!!!!!

No, non sono impazzita, non ho appoggiato  il gomito sulla tastiera del computer, e non ho infilato una serie di errori di battitura a caso. Questa sfilza di consonanti messe una dietro l’altra senza alcun senso è l’unico modo che mi viene in mente per esprimere la rabbia, senza cadere nel turpiloquio .

Brutte, eh? Sgraziate, vero? Beh, anche la rabbia è così. Scomposta, sguaiata, scomoda, spesso eccessiva, spesso esagerata, la rabbia nasce da una scintilla qualsiasi, si accende con le cose più semplici, e come un fuoco cresce, cresce, cresce sempre di più. Andando oltre il “quando ce vo’, ce vo’”, possiamo dire che, in generale, la rabbia non piace, non è simpatica. Ci piacerebbe essere pacifici e serafici con tutto e tutti, circondati da un’aura di tranquillità impenetrabile, vorremmo che nulla ci toccasse, che nulla ci facesse saltare i nervi, o inquinasse il nostro spirito! Come vorremmo essere capaci di rispondere con un sorriso ad ogni provocazione, e ad ogni stupidità, sempre calmi in pace, sospesi in una nuvola soffice! Non è così, ci proviamo in tutti i modi e con tutte le tecniche, ma la verità è che da soli questa pace proprio non sappiamo regalarcela; chi vive nel mondo sa bene che nel corso della giornata, e nell’arco di tutta la vita, sono innumerevoli i motivi, seri e meno seri, per arrabbiarsi.

Ho una personale classifica delle cose che mi fanno arrabbiare, maturata negli anni, un pezzetto alla volta. Sono riuscita  a stilare una discreta lista, che attinge  semplicemente alla  vita quotidiana.

Non sopporto i suv  e i taxi che si attaccano alla macchina o al motorino per farti capire che vogliono passare, o quelli che sfrecciano a tutta velocità per finire incastrati nelle stradine minuscole del centro (a proposito, perché venire in centro con il Suv, se poi non è possibile girare o parcheggiare?), le macchine che suonano il clacson a ripetizione mentre sei in coda, che camminano sulla corsia d’emergenza negli ingorghi,  e che non mettono le frecce (ci sono, perché non usarle?), e ho spesso l’impulso vandalico a rigare la fiancata di chi, in barba ai divieti di sosta, parcheggia davanti ai portoni, tipo il mio.  Poi ci sono quelli che cercano di superare le file, i professori che trattano gli alunni come carta straccia, i datori di lavoro che considerano il dipendente un numero, gli uomini che maltrattano le donne e le tradiscono – e viceversa! –  e chi fa del male ai bambini, anche nei modi più subdoli;  i fratelli che non si parlano, e lasciano crescere dolori e gelosie negli anni, donandole come eredità ai posteri, i padri e le madri che sono più figli dei figli, mia madre quando urla al telefono. E poi i finti profeti, i provocatori  a tutti i costi, quelli che devono sempre parlare e nella maggioranza dei casi sparano immani stupidità, i bastian contrari per partito  preso, e i pensatori seri di tradizione. I pessimisti, i lamentosi, gli ingrati, i superbi, gli arroganti, i saccenti, gli egoisti, i “cocime l’ova”, e tutti quelli che sprecano e buttano via i grandi doni che sono stati fatti loro.

Ma soprattutto non sopporto me stessa quando sono tutte queste cose insieme; perché in fondo ciò che più infastidisce nei comportamenti degli altri sono proprio quelle cose che – nella maggior parte dei casi –  posso riconoscere anche in me stessa: disattenzioni, meschinità, imperfezioni, il sottile desiderio di dimostrarsi migliore degli altri, a fatti e a parole, l’incapacità di guardare in faccia la propria piccolezza, la mancanza di umiltà, la “sciatterìa” nel modo di vivere la vita e i rapporti. Li vedo negli altri, li riconosco in me, mi arrabbio; un flusso urticante irrigidisce i muscoli, manda in tilt i nervi, e fa immediatamente gonfiare le vene del collo. Così, nel giro di pochi minuti, arriva l’incredibile Hulk, …o Homer Simpson.

La rabbia sale come una lava bollente, parte dal basso e arriva alla testa passando per la gambe e le braccia, e arrivando alla bocca, al cervello. E al cuore, ovviamente. C’è chi la sfoga a calci e pugni, chi a parole amare e turpi, chi con azioni e gesti violenti, e chi invece lascia che rosoli lentamente, che agisca in silenzio, facendosi corrodere per mesi, per anni, a volte per tutta la vita. E allora che si trasforma in un veleno vero, un vulcano pronto ad esplodere, con una violenza inaspettata, che distrugge con l’odio verso tutto e tutti.

Per capire quanto tutto questo faccia male, basta guardare o parlare con una persona perennemente arrabbiata:  volto contratto, sguardo spietato,  e occhi incapaci di guardare avanti, o verso l’alto, corpo chiuso, arrotolato nella fatica di dover trovare un modo per continuare a giustificare la rabbia, e nel cercare altri motivi per alimentarla.

” Adiratevi, ma non peccate. Non tramonti il sole sopra la vostra ira e non date occasioni al diavolo. Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira con ogni sorta di malignità.” (Ef. 4, 25-26, 31) Lo scrive San Paolo nella lettera agli Efesini, raccogliendo in poche righe tutta una serie di informazioni preziose. Primo,  San Paolo ci dimostra di sapere perfettamente come funziona l’ira, come è corrosiva, come è petulante: secondo,  ci dice che sull’ira lavora benissimo il diavolo, è una delle sue porte di accesso favorite, perché può intervenire sullo spirito provato e suonare la sua musica devastante, in modo che la nostra ira duri in eterno, e non ci abbandoni più. Per questo ci viene detto di non lasciare che il sole tramonti senza averla messa a tacere, per evitare di lasciare la porta aperta al Ladro. Ma soprattutto ci viene detto che arrabbiarsi non coincide necessariamente con il peccare. Mi viene in mente che non è peccato indignarsi, prendersela per quello che non va, additare le bugie, le menzogne, i comportamenti sbagliati e distruttivi di chi ci sta vicino, e combattere per la Verità e il Bene; il peccato è nel lasciarsi corrompere, nel permettere che sia la rabbia a guidare la nostra vita, i nostri pensieri , le nostre azioni lontano dal vero Bene, è darle la possibilità di svilupparsi e trasformarsi  in odio e desiderio di vendetta, verso tutto e tutti.

Ci provo, mi lancio in una interpretazione: la rabbia, come tutti gli altri sentimenti umani,  è peccato quando arriva all’eccesso e non è santificata, non passa cioè attraverso il rinnovamento della vita in Cristo, che ci fa vivere tutto  secondo Verità, e senza essere accecati dalle passioni, e dalla durezza del cuore.  E’  la Pace di Cristo, quella maiuscola che solo Lui sa dare,  a trasformare il modo di vivere, perché non comporta un annullamento dei sentimenti che fanno parte del cuore dell’uomo, ma ci guida a viverli con un cuore nuovo, e con gli occhi nuovi.  E’ una pace che sa dare solo Lui, vero Dio e vero uomo, che non si è limitato a guardare indignato i mercanti del tempio, ma si è arrabbiato con loro, e che ha chiamato ai farisei e gli scribi ipocriti, guide cieche e sepolcri imbiancati, non proprio un tenerone, insomma. Un’altra cosa è la pace piccola che vogliamo darci noi da soli, tutta zucchero, buoni sentimenti e apatia: di questa pace, ci mettiamo poco ad accorgercene, non siamo capaci.

Si, ma come si fa a capire quando la rabbia è “santa”, e quando no? Mica ci sono le etichette …Giusto. In mancanza della bacchetta magica credo che occorra lavorare nel tempo, chiedendo una mano all’Angelo Custode, e allo Spirito Santo, e magari recitando quella preghiera semplice, che si rivolge direttamente al Padre, e chiede a Lui “la forza di accettare con serenità le cose che non possono essere cambiate, il coraggio di cambiare le cose che vanno cambiate, e la saggezza di distinguere le une dalle altre.”.  Allenarsi a ripeterla tutti i giorni, per combattere la tentazione alla rabbia “facile”, potrebbe essere un buon proposito per la Quaresima appena iniziata; in fondo chi l’ha detto che solo Don Camillo poteva essere ripreso e consigliato da Gesù in persona, quando era arrabbiato con Peppone?

fonte> http://trentamenouno.wordpress.com/

56 pensieri su “Cattivissima M.E.

  1. lidia

    oh brava con questo post…anche io lotto tanto per non arrabbiarmi…con poco risultato, ancora, ma certe volte ce l’ho fatta!
    Cmq….ma…o sono io che sono paranoica (probabilissimo) oppure questo della rabbia santa e la spada contro l’infedele potremmo chiamarlo un “chiodo fisso” su questi lidi.
    Mi consolo pensando che, in fondo, ci sono altri luoghi dove si trasforma il cristianesimo in melassa, qui è una mazza ferrata…che se sferrata contro il demonio e le sue opere va benissimo! Basta che non venga rivolta contro altri targets…
    Del resto, lo ammetto, quando leggo Odifreddi è dura non arrabbiarsi (poi penso che alla fine poveraccio, non sa manco lui cosa si perde, e prego per lui. Ammetto che nella preghera c’è un po’ di malizia, del tipo: Dai, Gesù!Dai, fa’ che si converta pubblicamente così vedi che bel colpo a tutti quei laicisti, tiè! Poi penso che Dio sa meglio di me cosa fare, e prego per lui e basta. O quando il sacerdote dal pulpito fa una predica con concetti “border -line” vorrei dirgli, scusa, faccio io…già, persino a me capita.
    Cmq una mia amica mi ha consigliato quando sono triste di cucinare una torta per i sacerdoti della parrocchia o delle parrocchie limitrofe che so che vivono magari soli (se ce n’è qualcuno che non vive là) o che è anziano…ecco, io lo ripeto fino alla sfinimento:
    prima di riprendere il prete eretico/amico eretico/Odifreddi (x chi lo conosca), cucinagli o compragli una torta e magari stallo ad ascoltare per un po’.
    In tutta coscienza, credo che nel rapporto a tu per tu un gesto d’affetto faccia molto più di mille spade e mazze ferrate e rabbie sante.

    1. JoeTurner

      Una domanda: chi di voi prega per Odifreddi? (giacchè è stato nominato)
      Io no, lo dico subito, ma forse dovrei, se fossi caritatevole lo dovrei fare, forse il non arrabbiarmi non è esattamente caritá, o forse non basta…

      1. matrigna di cenerentola

        non è il momento migliore, le mie preghiere sono dedicate ad altro… ma in tempi buoni prego sia per Odifreddi che per la mia amica Margherita H. 😉

      2. 61Angeloextralarge

        Prego pe coloro che non hanno ancora conosciuto l’amore di Dio: non sto a fare l’elenco nominativo ma ci rientra anche Odifreddi. 🙂
        Odi-freddi: il cognome stesso ha già un bel connubio di cose non proprio positive. 😉

  2. lidia

    è anche vero che se una mia amica mi confessa di tradire il marito e i gesti d’affetto non bastano, direi che una salutare sgridata, arrabbiandosi perché lei si comporta male sapendo di farlo, non può fare che bene.. Ma anche lì: la rabbia e la sgridata vanno bene proprio perché c’è l’affetto prima. è questo che giustifica la rabbia.
    Poi c’è il caso limite,tipo la SS che minaccia un ebreo, sicuramente il mio moto d’affetto non va verso la SS ma verso l’ebreo, ma lì direi che la rabbia è cmq santissima davvero.
    Se penso per esempio ai “protettori” che sfruttano le giovani rumene a mezz’ora da casa mia…e ai loro “clienti”…oh beh, qua la rabbia direi che è santa sì, anche se a questi certo non voglio bene. Però, sono prossimo pure loro…
    A questo proposito segnalo il libro “Il Girasole”, la storia vera di una SS morente che chiede a un ebreo di perdonarlo. Chissà se io ce l’avrei fatta, a perdonare…

    1. 61Angeloextralarge

      lidia: sono una patita de “le-cose-vanno-dette”, ma tendo al “nel.momento-giusto-e-nel-modo-giusto”. Credo che quando mi mi arrabbio passa il mio messaggio personale, quindi la mia umanità ferita dall’esterno (ad esempio il sapere che la mia amica tradisce il marito) e dubito fortemente sul risultato. Di solito mi arrabbio poco (ci sono solo alcune situazioni che mi fanno andare su di giri). Però non è stato sempre così: caratterialmente sono una focosa! Vuoi l’età che è salita, vuoi le preghiere allo Spirito Santo per chiedere la pazienza e la mitezza, adesso vivo meglio! E vivono megli anche gli altri, perché è vero che mi arrabbiavo per cose importanti ma è anche vero che “muro contro muro” non si costruisce ma si demolisce. Faccio un po’ come il cinese che sta seduto sul fiume ad aspettare che passi il cadavere del suo nemico? No, perché non aspetto un cadavere ma una creatura “viva”: intanto prego e chiedo al Signore l’occasione giusta! me la porge sempre! Prima o poi mi da sempre il modo di “chiarire nella pace” quelle cose che ai vecchi tempi avrei chiarito arrabbiandomi. Purtroppo ultimamente ho “sforato” a questo proposito: il risultato è stato quello di vivere in pace per almeno una settimana, ma poi tutto è tornato come prima perché la settimana me la sono guadagnata percé la mia reazione ha “fermato momentaneamente” l’altra persona. non è mia intenzione sclerare ogni tanto per avere una settimana di pace: non lo trovo giusto, né salutare (le coronarieeeee!) né cristiano. Sprattutto non intendo vivere pensando: “Tra un po’ si ricomincia!”. Questo non succede quando affronto serenamente la persona che è motivo di problema per me. Salvo un paio di casi IRRECUPERABILI. 😉

  3. Mazza ferrata for president!

    “La comunità dei credenti non è composta dei soli uomini viventi oggi. Essa vive nelle generazioni che si sono succedute da Cristo in poi. Ognuna di quelle generazioni ha trasmesso quella parola alle generazioni successive; ed ogni generazione ha sentito quella parola e vi ha creduto perché essa era stata sentita e in essa avevano creduto i suoi avi. La parola di Cristo è viva in noi non perché essa sia stata scritta sulle pergamene e nei libri stampati. Sarebbe cosa morta se così fosse. Ma ognuno di noi l’ha sentita dalle labbra della mamma e della nonna. Mettiamoli in fila questi uomini e queste donne che in ogni famiglia danno trasmesso oralmente gli uni agli altri i comanda­menti divini; amatevi gli uni gli altri, non fate agli altri ciò che non vorreste fosse fatto a te stesso. Non sono molti: da venti a trenta persone bastano a ricondurre la tradizione trasmessa ad ognuno di noi da un antenato il quale viveva al tempo del Messia.
    Ogni uomo ed ogni donna vissuto dopo quel giorno ha fatto parte e fa ancora parte della comunione di coloro i quali hanno creduto e credono nel messaggio di bontà di Gesù; ognuno di essi ha interpretato ed ha sentito quel messaggio attraverso ai suoi bisogni, ai suoi dolori, alle sue aspirazioni”. (Luigi Einaudi, 1945)

  4. Mi sbaglierò, ma vedo una sapiente regia da parte del nostro Admin, che ripresentandoci certi temi in maniera ciclica ci induce a confrontarci periodicamente su di essi e questo pian piano sta smussando spigoli, avvicinando sensibilità diverse, aiutandoci a vedere l’uno i pregi dell’altro… e crea comunione e simpatia reciproca.
    E bravo Admin! Regista e a quanto pare anche catecheta del blog 😉

  5. Articolo quantomai azzeccato e che sto affrontando in questa Quaresima, la rabbia appunto.
    Qual’è la differenza fra la rabbia e l’ira, don Fabio?
    E se questa specie di vulcano nel petto non dipende da nessun motivo esplicito, da nessun stimolo esteriore, da nessuna causa specifica del presente, ma un nostro disagio qualsiasi rappresenti soltanto l’occasione giusta per farla esplodere?
    Capita sopratutto alle persone che inghiottano le piccole e grandi ingiustizie quotidiane e poi, siamo uomini non santi, scoppia e la sua lava si riversa sul malcapitato del momento e lo può bruciare.
    Ho sperimentato che la confessione è un mezzo infallibile contro la rabbia perché ci riempie il cuore con l’amore di Cristo. Non so quanto duri l’effetto benefico ma possiamo sempre ricorrere alla preghiera.
    E’ davvero difficile oggi rimanere nella pace interiore di Cristo.

    1. L’ira esprime una riprovazione estrema, che può arrivare fino al disgusto, ma lascia sempre all’interlocutore una possibilità di riscatto e redenzione perché fondamentalmente non oscura la capacità di giudizio, la padronanza di sé, che, non dimentichiamolo, S. Paolo annovera tra i doni dello Spirito Santo.
      La rabbia al contrario acceca, rende quindi incapaci di un discernimento obiettivo, ci porta a sospettare sempre il male del nostro interlocutore, che nella sostanza viene pre-giudicato senza appello e così impedisce il rapporto umano e l’incontro. La rabbia quasi come una forza estranea si impossessa di noi e ci fa dire cose che magari non pensiamo e in altre condizioni non diremmo mai). Il punto vero, mi sembra, è che la rabbia esprime fragilità, l’ira invece forza. Quando vediamo una persona perdere le staffe tutti più o meno ci chiediamo se la sua intransigenza non nasconda in realtà una scarsa convinzione e spesso è proprio così. Al contrario un ira “non arrabbiata” spesso è una manifestazione di amore, come quella di un genitore che può rimproverare anche molto aspramente un figlio che si mette in pericolo.

  6. Lasciamo perdere Odifreddi!!!
    Io proporrei l’equiparazione pratica di base delle persone.
    1) le persone che credono in Dio nell’aldilà (e nell’aldiqua)e che in questo trovano la forza di vivere e di affrontare la morte.
    2)le persone che non credono e che devono trovare da sole la forza di vivere e di affrontare la morte.
    Tutte queste persone vivono in maniera più o meno turpe a seconda di come vivono.

  7. Alessandro

    Secondo Tommaso d’Aquino l’ira può essere un peccato e un vizio, ma non sempre lo è.

    cfr. Summa theologiae IIª-IIae, q. 158 a. 1 co:

    Male è adirarsi non secondo retta ragione, ma contro la retta ragione. Se invece qualcuno si adira secondo retta ragione, allora adirarsi è lodevole.

    L’ira è infatti una “passione dell’appetito sensitivo”, e in quanto tale è buona se è regolata dalla ragione, è cattiva invece se rifiuta l’ordine della ragione (“Passio autem appetitus sensitivi intantum est bona inquantum ratione regulatur, si autem ordinem rationis excludat, est mala”: Summa theologiae IIª-IIae, q. 158 a. 2 co).

    L’ira contro ragione, l’ira non regolata da ragione, mi pare sia quell’ira cieca e accecante di cui parla don Fabio.

  8. Perché mi rigirate il dito nella piaga, io che sono un iroso, rabbioso, permaloso, che scatto come una molla? 🙂 Scherzi a parte (ma non troppo…), mi consola il fatto che anche Gesù si sia un po’ alterato ogni tanto, vedi cacciata dei mercanti dal tempio e qualche accesa discussione con i farisei (la serie di “Guai a voi…” secondo me magnificamente rappresentata dal film di Zeffirelli), il problema è il come, il dove e il quando… cioè, credo che in certi contesti sia doveroso arrabbiarsi, anzi mi spingo a dire che sia reale volontà di Dio, ma, come giustamente Maria Elena dice, ce ne vuole prima di capire che la rabbia che stiamo provando e/o esprimendo sia “santa”… Credo sia un tassello tra i più importanti del cammino di conversione di ognuno. Don Fabio chiedo aiuto: non era forse San Francesco di Sales un collerico da gran premio che, suon di forza di volontà, ora viene ricordato come santo della mitezza?

    P.S. = a proposito di Odifreddi, 4 anni fa ero a visitare la Comunità Cenacolo di Suor Elvira a Medjugorje, c’era la possibilità di lasciare in una cassetta della cappella un biglietto dove scrivere dei nomi, i ragazzi della comunità avrebbero pregato per queste persone giorno e notte a turni di 2 ore. Io scrissi il suo nome.

    1. 61Angeloextralarge

      Medjugorje? Yesssss!

      Messaggio a Mirjana del 2 marzo 2012 (fresco fresco):
      “Cari figli, per mezzo dell’immenso amore di Dio io vengo tra voi e vi invito con perseveranza tra le braccia di mio Figlio. Vi prego con Cuore materno ma vi ammonisco anche, figli miei, affinché la sollecitudine per coloro che non hanno conosciuto mio Figlio sia per voi al primo posto. Non fate sì che essi, guardando voi e la vostra vita, non desiderino conoscerlo. Pregate lo Spirito Santo affinché mio Figlio sia impresso in voi. Pregate affinché possiate essere apostoli della luce di Dio in questo tempo di tenebra e di disperazione. Questo è il tempo della vostra messa alla prova. Col Rosario in mano e l’amore nel cuore venite con me. Io vi conduco alla Pasqua in mio Figlio. Pregate per coloro che mio Figlio ha scelto, affinché possano sempre vivere secondo Lui ed in Lui. Vi ringrazio”

      .

  9. Alessandro

    “Così, nel giro di pochi minuti, arriva l’incredibile Hulk, …o Homer Simpson”, o… entrambi!

  10. Erika

    Generalmente l’ira e’ un sentimento che non mi appartiene. Purtroppo indulgo in molti altri vizi, ma per farmi arrabbiare bisogna impegnarsi…Sono d’accordo con don Fabio sulla distinzione tra ira e rabbia. Credo che l’ira sia utile solo quando rivolta verso un atto sbagliato, un’ingustizia. Adirarsi con le singole persone, invece, di solito sortisce l’effetto contrario.

  11. nonpuoiessereserio

    Non hai idea cara autrice del post quante volte mando a quel paese (eufemismo) quelle che intralciano la strada. La strada per me è una pista. Non sopporto impediti e cadaveri ( penso che i miei figli abbiano imparato prima a dire cadavere e poi mamma).
    Joe: è un approccio giusto che abbiamo dimenticato.

  12. Alessandro

    Pio XII, nell’enciclica “Haurietis aquas” (sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù) del 15 maggio 1956, parlando della cacciata dei mercanti dal tempio afferma che:

    “Palpitava ancora di amore e di SANTO SDEGNO il suo [di Gesù] Cuore nel veder il sacrilego commercio che si faceva nel tempio, ond’è che rivolse ai profanatori queste severe parole: « Sta scritto: “ La mia casa sarà chiamata casa d’orazione ”, e voi l’avete ridotta una spelonca di ladri »”.

    Come si vede, in Dio lo sdegno è santo e non è mai separato dall’amore.

  13. Sono rimaste memorabili le sfuriate di padre Pio.
    Un mio parrocchiano mi raccontò che da giovane e scapestrato comunista volle andare a confessarsi da padre Pio per sfida, per dimostrare alla sua futura moglie che non era vero che padre Pio avesse il dono di leggere nei cuori. Appena lo vide padre Pio gli disse a brutto muso: “io come io non ti posso confessare, se vuoi va’ da un altro e vai all’inferno con tutte le scarpe!”
    ça va sans dir che il mio parrocchiano da allora divenne uno zelatore del padre…

    L’ira dei santi (e a fortiori quella di Gesù) è una manifestazione d’amore. Loro se la possono permettere perché non c’è in essi alcuna ricerca di sé, alcun orgoglio da difendere. Come giustamente dice Papa Pio XII più che ira è zelo (“si ricordarono che sta scritto lo zelo per la tua casa mi divora”), cioè un amore appassionato. In noi peccatori invece l’ira è sempre sospetta, perché è difficile che non ci sia in essa almeno una componente di orgoglio ferito…

    1. Alessandro

      Infatti Tommaso d’Aquino dice che l’ira buona, lodevole (“laudabilis irae appetitus”), quella conforme all’ordine della ragione (“secundum ordinem rationis”), si chiama “ira di zelo” (“vocatur ira per zelum”): Summa theologiae IIª-IIae, q. 158 a. 2 co

  14. vale

    non c’entra un tubo,ma oggi ,sul Foglio, 8 pagg. d’intervista a Elmar Salmann,monacoe teologo benedettino a Gerleve,ha insegnato per 30anni al pontificio ateneo Sant’Anselmo ed alla Gregoriana.solo per ilf atto di aver scritto un libro,fra gli altri-in tedesco-,”Contro Severino” lo rende simpatico.
    comunque imperdibile.
    adesso mi leggo i post.
    vale

  15. La peggio cosa di tutte, secondo me, molto più che l’ira, o la rabbia, ecccetra, è la non-sincerità, la falsità, la quale può consistere non solo nel fatto di non dire la verità, ma anche nel non dire nulla (falsità per omissione) (opere e omissioni)

    1. Alessandro

      sono d’accordo, anche l’omissione è un modo con cui si fa attecchire e prosperare la falsità

    2. 61Angeloextralarge

      Alvise: il “non dire nulla” che intendi tu è il “non dirlo mai” o comprende anche il “non dirlo subito”? Magari la “carità che tutto copre” rischia di essere confusa con “omissione” ?

  16. A prposito di santa ira…
    Oggi avevo un Battesimo. Verso l’acqua in testa al pupo dopodiché il fotografo si avvicina e mi fa sottovoce “che lo potrebbe rifare, che mi è venuta male?”
    Mi sono trattenuto solo perché indossavo i paramenti, mi giro e con un uno sguardo che avrebbe abbattuto un bue (almeno nell’intenzione) gli sibilo “spero che stia scherzando, sono una persona seria, io”. Purtroppo però avevo dimenticato di avere il microfono acceso, così che la cosa è diventata di dominio pubblico… 😉

    1. 61Angeloextralarge

      on Fabio, se c’ero io mi sentivi ridere a tutto volume! Ti è mai salito un fotografo “ufficiale” (parenti ed amici meritano un capitolo a parte) sopra l’altare per immortalare meglio i cresimandi?

      1. 61Angeloextralarge

        N.B.: non vorrei mai ricevere uno dei tuoi sguardi di quelli che avrebbero abbattto un bue! 😉

  17. Visto che santi non siamo direi che quando ci incazziamo difficilmente è rabbia santa, meglio non perderci troppo tempo.
    Tuttavia anche le arrabbiature hanno qualcosa da dirci. C’è un motivo per cui saltiamo di fronte a una frase, ad un’affermazione, ad un certo comportamento e non ad altri. Un motivo che spesso cerchiamo fuori di noi (ha sbagliato, mi ha offeso, mi ha fatto male) ma che quasi sempre ha origine dentro di noi.
    Perchè Gesù poteva adirarsi coi mercati del tempio? Perchè lui aveva il cuore puro. Noi non ce l’abbiamo! E allora è facile che con la scusa del sacro zelo ci stiamo togliendo qualche sassolino nella scarpa.
    A me succede spesso, a voi?
    Quando me ne accorgo mi eclisso per un po’. E cerco di capire quale è il callo che mi è stato pestato.

    1. Fk

      Beh, che dire… la lucidità di fefral è disarmante! Grazie “focosa” e innamorata discepola di Gesù!
      E grazie anche a trentamenouno per il bellissimo post!

  18. Francesca Miriano

    Scriteriato h17.18 :the best of the best. L’incazzata cronica, molesta , non sottomessa ma messa sotto, e per giunta atea.

  19. Quando la rabbia è “santa”? Non lo so, credo mai, come dice fefral. E mi viene in mente questa citazione
    […] Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti.[…]
    E riflettendo su questo, non mi viene da pensare che il frutto dell’albero-rabbia possa dare frutti buoni. Mai.

    PuntoG

      1. Alessandro

        c’è poco da girarci intorno, nel cacciare i mercanti dal tempio Gesù esercitò quello che Pio XII chiama “santo sdegno” e che nient’altro che ira. Ira santa, perché nessuna passione poteva accendersi in Cristo che non fosse da lui santificata, sottratta alla tentazione di farsi peccaminosa.
        Per cui non bisogna temere l’ira; così come non bisogna temere le passioni, ma guardarsi dalla loro degenerazione. Don Fabio ha spiegato bene la differenza tra ira santa e ira prava (“rabbia”):

        https://costanzamiriano.wordpress.com/2012/03/03/cattivissima-m-e/#comment-30945

        1. C’è pure questa…
          «Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che, gettatosi in ginocchio, gli disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio. Egli è epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e spesso anche nell’acqua; 16 l’ho già portato dai tuoi discepoli, ma non hanno potuto guarirlo». E Gesù rispose: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatemelo qui”. E Gesù gli parlò minacciosamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito.
          Allora i discepoli, accostatisi a Gesù in disparte, gli chiesero: «Perché noi non abbiamo potuto scacciarlo?». Ed egli rispose: “Per la vostra poca fede. In verità vi dico: se avrete fede pari a un granellino di senapa, potrete dire a questo monte: spostati da qui a là, ed esso si sposterà, e niente vi sarà impossibile”» (Mt 17,14-20, con tanto di paralleli).

          Per non parlare del povero fico sterile… che aveva l’ardire di non portare frutto quando non era stagione di frutto!
          Lì stendiamo un velo di riserbo adorante e tremebondo, e per il resto cerchiamo solo di fare i conti con due metri per due misure, perché le passioni che il Cristo governa e incanala infallibilmente (trattandosi di una persona divina, sapete…) noi le subiamo al punto che sono esse a governarci, e in via tutt’altro che infallibile.
          Ma ora buonanotte, e nel ronfare non fallirò, ve lo prometto!

  20. Francesca Miriano

    Ciao Fefralina..quanto tempo.!. Mi correggo .. indignata cronica ( da prima degli indignados) perchè è vero. l’albero rabbia non dà mai buoni frutti.

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