Le urla in quell’aula: «Uccidete Asia Bibi!»

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Non c’è uno straccio di prova contro Asia Bibi. Eppure il giudice dell’Alta corte di Lahore ha confermato la condanna a morte ai danni di questa madre cattolica di cinque figli, in prigione da oltre cinque anni, per blasfemia. Com’è possibile?

Una spiegazione la offre il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih (nella foto sopra con due figlie), che quando il giudice Anwar Ul Haq ha pronunciato di nuovo la condanna a morte era presente in aula. Parlando con la ONG British Pakistani Christians, l’uomo rivela che «c’era anche un gran numero di imam e leader islamici che gridavano in continuazione: “Blasfemi!” e “Uccidetela!”». Continua a leggere “Le urla in quell’aula: «Uccidete Asia Bibi!»”

Asia Bibi: «Viva per le vostre preghiere»

di Lucia Capuzzi    Avvenire
Non è più rinchiusa in una cella senza finestre. Da giugno, Asia Noreen Bibi si trova nel carcere femminile di Multan. A sei ore d’auto da Lahore e dalla sua famiglia.
Ora questa donna minuta, che dimostra ben meno dei suoi 49 anni, indossa la divisa bianca delle detenute comuni. E come qualunque altra prigioniera ha diritto all’ora d’aria.  Continua a leggere “Asia Bibi: «Viva per le vostre preghiere»”

Scrivo da una cella senza finestre

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Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buo­na volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo di isolamen­to della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata con­dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profe­ta Maometto. Continua a leggere “Scrivo da una cella senza finestre”

Salviamo una mamma, salviamo Asia

Contributo alla campagna  per liberazione di  Asia Bibi del quotidiano AVVENIRE

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di Costanza Miriano

Anche quelli che tengono reclusa Asia Bibi devono essere stati bambini, cresciuti nove mesi sotto al cuore della loro mamma, poi allevati dalle sue mani. Come possono non pensare allo strazio che stanno infliggendo ai cinque bambini di Asia?

Quanto a lei, qualunque cosa dovesse – secondo i suoi accusatori – pagare, l’ha di certo già pagata, poiché è stata sottratta al suo stesso respiro per quasi quattro anni.

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