Tornare consapevoli dell’essenzialità di Cristo

Girolamo Muziano, Ascensione di Cristo, Chiesa di Santa Maria in Vallicella

di Costanza Miriano

Più vado avanti più mi convinco che l’unica risposta alla crisi della Chiesa è che un popolo – non importa quanto grande – anche un piccolo popolo di persone che pregano abbia un rapporto vero, vivo, viscerale con Cristo. Persone che dipendono da lui, in ogni respiro, che lo fanno regnare sul loro cuore, sui sentimenti, le idee, le scelte concrete. A partire da questi cuori consegnati si potrà incendiare il mondo.

Mi pare che il grande equivoco alla base della crisi del cattolicesimo in Occidente sia questo: viviamo in una cultura in cui si pensa di poter essere buoni senza attaccarci col cordone ombelicale a Cristo. Anzi, viviamo in una cultura da cui Cristo è cancellato, e anche noi cattolici pensiamo che sia sì una bella persona, un compimento, una ciliegina sulla torta, ma non l’ossigeno per noi. Pensiamo di poter ignorare che il cuore dell’uomo è anche (molto) cattivo, come dice il Vangelo, e che senza la grazia nulla possiamo. Pensiamo che i corsi di educazione civica a scuola, le manifestazioni per la cura della casa comune, le giornate contro la violenza possano educare il cuore dell’uomo. E così ci sorbiamo decaloghi che spieghino come si guarda una donna, ascoltiamo chi dice che possiamo imparare da tutte le culture (anche quelle palesemente arretrate, perché ce ne sono, è un dato oggettivo, un fatto storico), che tutto ciò che è diverso ci deve per forza piacere, anche se il nostro gusto e il buon senso dicono il contrario, perché devi essere buono e devi farti piacere tutto, non c’è differenza, tutto è uguale, tutto va bene. Se invece avverti un certo fastidio verso qualcosa, cioè pensi che esista il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il bello e il brutto, allora devi essere rieducato – basta che tu accenda un qualsiasi mezzo di centrifugazione del cervello, e avrai la tua bella lezioncina, anche i classici ormai sono rivisitati in omaggio alla cultura della correzione del pensiero (non si salva nessuno, manco Shakespeare: ho visto a teatro una Bisbetica domata impreziosita da un balletto di servitori queer in mutande di silicone).

È naturale che chi non ha un orizzonte pensi così: non ha parametri oggettivi, non può giudicare perché il giudizio viene sempre da un rapporto, una relazione. Pare – almeno secondo Vico – che ius, da cui giudizio, venga da Ious, Giove; in ogni caso il diritto indica il tentativo degli uomini di adeguarsi a una norma (per gli antichi alla volontà divina). In ogni caso giudicare è qualcosa che puoi fare sempre e solo rapportando un oggetto a un metro. L’uomo di oggi non può più giudicare, perché non ha le unità di misura.

Ma noi abbiamo Cristo, e solo in rapporto a lui – che è la Luce – tutto può essere giudicato con chiarezza, e tutto prende senso, e vita, e riceve grazia. Guardando a lui vediamo i limiti del nostro cuore affetto da ogni cosa cattiva. La Chiesa si è illusa di potersi ergere a guida morale e spirituale del mondo, indicandogli il bene, la condotta corretta da seguire, delle norme di buon comportamento, senza parlare del fatto che senza Cristo non possiamo far nulla. Se Cristo non regna sul mio cuore, a me non interessa l’educazione civica, né i poveri, né la condotta ecologica. E così finisce che le gerarchie si esprimano su tutto per cercare di compiacere il mondo, anche in ambiti dai contorni ancora molto incerti dove forse sarebbe meglio aspettare, ma non annuncino che per noi la sola cosa che conta è stare attaccati a Cristo, unica via per arrivare a Dio. Non c’è da stupirsi che le chiese si siano svuotate: purtroppo di recente è – sicuramente in modo involontario – passato il messaggio che si può vivere anche con le chiese chiuse.

Riflettevo su questo oggi al primo incontro del Cammino sinodale che ogni parrocchia del mondo è stata invitata a fare. Sono un po’ diffidente delle chiacchiere, ma stimo molto il mio parroco, che è un uomo di grande fede e preghiera, per cui sono andata all’incontro, nonostante la carenza cronica di tempo: la Chiesa si cambia standoci dentro il più possibile. Il tema di questo cammino sono le beatitudini: al termine, non so esattamente come, dal basso la Chiesa farà sentire la sua voce, dopo avere partecipato al Sinodo tutta insieme, per la prima volta non solo i vescovi.

Il tema sono le beatitudini. Si parte con Beati i poveri in spirito (Matteo 5,3): la riflessione che ci viene consegnata, e su cui dobbiamo meditare in silenzio, è piena di spunti stupendi. Di essi è il regno dei cieli non indica un luogo, né la condizione dopo la morte, ma il privilegio di vivere già qui e ora nel regno dei cieli, cioè sapendo che Dio regna su di te e su tutto ciò che ti fa soffrire. Davvero, la traccia è ottima, ma poi arriviamo agli spunti di riflessione suggeriti. “Ci sappiamo fare compagni di viaggio di tutti gli uomini? … Ci facciamo vicini ai maledetti di oggi, a quelli che nessuno vuole incontrare?” La domanda è buona, ma se posso permettermi non è quello il punto! Il punto è: hai scelto Cristo, in ogni cosa che fai, e di conseguenza fai tutto il resto perché sei riempito del suo amore?

Mi ha raccontato don Pierre Laurent Cabantous che una volta assistette a un’intervista a Madre Teresa al meeting. Il giornalista stava iniziando la domanda: lei che ha scelto i poveri…. Madre Teresa lo stoppa subito. “Io non ho scelto i poveri, io ho scelto Cristo”. Il punto è esattamente questo. Va bene non mettersi contro il mondo, aiutarlo a essere fecondo, cogliere i semi di bene che comunque ci sono in giro, ma con la consapevolezza che senza Cristo non sappiamo fare nulla, nessuno. È anche per questo che la nostra cura della creazione non ha niente a che vedere con Greta, il nostro rispetto per le persone non è inclusività, è amore per Cristo, un amore che è sempre anche verità (quindi annunciare la verità di Dio sull’uomo). Il nostro stare nel mondo non c’entra niente con le consolazioni dell’andrà tutto bene, è la certezza che la storia la guida Dio, e per Dio non è tutto uguale. Dio sa che qualcosa fa bene ai suoi figli, che lui ama pazzamente, qualcosa no. Quindi stare nel mondo da figli di Dio è anche giudicare, senza paura, le cose, i fatti, la realtà (mai le persone). Per questo per quanto ci sforziamo non potremo mai essere integrati in un mondo per il quale esprimere giudizi sulla realtà pare l’unico peccato, e soprattutto in un mondo (anche tra i cosiddetti credenti) che ha dimenticato il peccato originale e quindi il bisogno di redenzione, e quindi l’essenzialità di Cristo. In lui, ma solo in lui, tutte le cose sono buone, e il creato merita di essere custodito, e i poveri amati, e le persone ascoltate, tutte.

Insomma, torniamo a ciò che è essenziale nel cristianesimo, e nulla lo è se non Cristo stesso, e la sua sposa. Allora torneremo attraenti, invidiabili, regnanti sulla nostra vita perché facciamo regnare Dio sul nostro cuore.

 

32 pensieri su “Tornare consapevoli dell’essenzialità di Cristo

  1. Pingback: Tornare consapevoli dell’essenzialità di Cristo – l'ovvio e l'evidente

  2. Cristo è il VIVENTE e di Lui dobbiamo fare un’esperienza concreta, con Lui avere una concreta relazione, il resto – tutto il resto – viene da sé o meglio dallo Spirito o non sarebbero vere le parole “senza di me non potete far nulla.”

  3. Alessia

    Parole sacrosante! Magnifica riflessione!! Grazie Costanza che ci riporti all’essenza della nostra vita e di TUTTO!
    Omnia mea est Christus

  4. Gaia Bertolotti

    Grazie Costanza! Per noi ambrosiani, già in Avvento, questo è un ottimo punto di ripartenza e un’indicazione fondamentale per vivere al meglio questo periodo prezioso. Rischiamo di correre qua e là come cellule impazzite se non rimettiamo al centro Chi merita di starci. Partiamo da Lui e tutto (fatti, persone, paure, aspettative…) ritrova il suo posto. Sono grata della compagnia del Monastero wi-fi che mi aiuta a vacillare un po’ meno!

    1. Alberto

      Dire che ius deriva da Ious, Giove non ha nessun fondamento scientifico. Meglio astenersi da affermazioni non verificate e fuorvianti.

      1. admin @CostanzaMBlog

        Usare il termine “scientifico” invece che (eventualmente) “etimologico” è il segno dei tempi.

  5. Pingback: Tornare consapevoli dell’essenzialità di Cristo — il blog di Costanza Miriano – MYL IGHTB.A.G. ByAdrianaGiagnorio

  6. Sara

    Grazie Costanza, sai sempre fare chiarezza e ricondurci alla Verità. Il sinodo può essere uno spunto saggio se riconduciamo la chiesa a Cristo, altrimenti resta il solito catafalco organizzativo in cui si parla di fatiche e di servizi, come essere simpatici a tutti, cosa fare di nuovo. Come tu sottolinei c’è solo da tornare alla sorgente di tutto, Cristo. Ecco fatto il sinodo e ritorniamo in ginocchio per riscoprirci creature fragili e bisognose !

  7. Pingback: Tornare consapevoli dell’essenzialità di Cristo | Sopra La Notizia

  8. Pema

    “….è la certezza che la storia la guida Dio.”
    Siamo sicuri? La storia non è il risultato delle scelte libere ( per libero arbitrio) dell’umanità?
    Fatto salvo qualche intervento potente di Dio – vedi con Maria o Paolo di Tarso sulla via di Damasco – la storia non è un risultato umano, troppo umano?

    1. Quindi della Storia, Dio avrebbe “perso il controllo”?

      Vero invece che la Storia dell’Umanità come quella di ogni Uomo ha un fine oltre che una fine e queste, nei tempi e nei modi sono saldamente nelle mani di Dio.

  9. Francesco Paolo Vatti

    Interessantissimo! Mi ricorda una predica di un vescovo toscano (mi pare di Massa Marittima e Populonia): se la Chiesa non annuncia in primis la Resurrezione di Cristo, diventa una onlus e il mondo le onlus le sa fare meglio di noi!

      1. Giuseppe

        Mi vergogno un po’ a dirlo ma mi ha spesso commosso. Io non ho la lacrima facile per i film, anzi. Molti si stupiscono della mia freddezza verso situazioni che considerano toccanti. Questa produzione, di cui ho molto apprezzato il doppiaggio in italiano della prima serie, è stata come “toccata” dalla Grazia, diversamente da altre fiction sui Vangeli, Mel Gibson a parte. La seconda serie è parzialmente sottotitolata, un po’ in italiano e un po’ in inglese e ho visto anche questa. Aspetto la terza e anche le altre se ce ne saranno e spero, sì, di commuovermi ancora. Ciao.

  10. Antonio P.

    Meravigliosa, ispirata e condivisa riflessione, grazie di cuore.

    Ben oltre dieci anni fa, una mia collega attualmente in pensione, mi disse che soffriva ed era dubbiosa nel guardare a un certo tipo di chiesa e a molti dei suoi ministri; lei sosteneva di trovare forza e conforto negli insegnamenti e nella Parola di Ns. Signore Gesù Cristo.

    Personalmente, ho trovato beneficio nello “sposare” tale principio ispiratore.

    Nel tuo bellissimo pezzo si parla proprio di questo, in maniera ricca, completa e avvolgente, grazie ancora.

    Un caro saluto a tutti, a presto.

    Antonio Pani

  11. Nat

    Ricordo quando don Divo Barsotti si lamentava di come troppo spesso nella Chiesa Cristo fosse diventato “una scusa per parlare d’altro”.
    Temo che questo atteggiamento sia oggi diventato in buona parte della Chiesa la normalità.
    Esattamente come è la normalità la paura del giudizio: non sia mai che un giudizio sulla realtà (mai sulla persona ha giustamente sottolineato Costanza, ma sulla realtà sì) possa in qualche modo turbare il dialogo l’inclusione l’accompagnamento…
    E infatti le omelie -ma anche tanti documenti ecclesiali- tranne rare fortunate eccezioni, sono diventate o degli insipidi brodini spiritualistici (nel senso peggiorativo del temine) o degli appelli volontaristici a fare questo o quello.
    Tanto “il centro” cioè Cristo Salvatore “si sa già”: suvvia, non abbiamo fatto tutti il catechismo?
    Tranne poi versare lacrime perché le chiese sono sempre più vuote.

  12. luthien

    Grazie, per ricordarci, in questi tempi difficili , l’essenziale : il rapporto con Gesù , da coltivare ogni giorno ,( questa è una della grazie che chiedo per me) ed anche la Chiesa dovrebbe ricordare che è come la luna che non splende di luce propria , ma riflette quella del sole !
    Complimenti Costanza per la pazienza con cui partecipi a molte iniziative, come il cammino che porterà al sinodo! Personalmente, non sopporto più le troppe parole i troppi documenti, e le troppe riunioni che caratterizzano , spesso, la vita ecclesiastica!

  13. Roberto

    La Chiesa è Cristo. La salvezza viene da lei, infatti ci indica come arrivare alla Vita Eterna con il conforto dei Sacramenti, il perdono e la Grazia. Se poi gli uomini la tradiscono è altra cosa .Lei rimane Pura e Santa. Gli uomini traditori passano e di loro nessuno ne avrà ricordo.

  14. Federico

    Buongiorno Costanza.
    Sono un padre di famiglia più o meno della tua età.
    Devo dire che ti leggo e talvolta trovo difficile – perdonami- il modo un po’ tutto tuo di scrivere, un po’ sovrabbondante e confusionario.
    Ma stavolta mi sento davvero vicino a ciò che scrivi.
    Io con i miei figli grandi vedo quale impatto ha la cultura mainstream sul loro modo di pensare, nonostante ci siamo, io e mia moglie sempre impegnati ad educarli cristianamente alla luce della Chiesa (fino a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI).
    Questo approccio nichilista porta loro ad abbassarsi a valori (se non anche a disvalori ahimé) di bassa levatura (ecologismo, cultura gender, riscaldamento globale…), ed a vergognarsi di quelli alti (difesa della vita, della maternità, degli ultimi).
    A scuola l’educazione civica è diventata subdolamente materia di propaganda di regime. Si parla di femminicidio, quote rosa e altre cose di questo genere.
    A religione non mi spiego perché gli insegnanti nominati dal vescovo, non vogliono o non possono (?) parlare di Cristo a una pletora di ragazzi (il futuro della nostra nazione!) che ne hanno bisogno come agonizzanti.

    A volte sono scoraggiato di fronte a tutto questo!

    E mi ritrovo anche nel dibattito ai consigli pastorali in parrocchia, in cui si parla di camminare insieme senza sapere…. dove?

    L’unica mia salvezza rimane la Chiesa, si la nostra amata Chiesa, anche oggi in questa condizione devastata in cui si trova (proprio come ai tempi di San Francesco di Assisi).
    Il cammino neocatecumenale (che ne è parte) con gli abbondanti frutti che il Signore ci ha donato, ha salvato e sta salvando la mia vita dalla morte.
    E lo ha fatto per me a 16 anni, e continua a farlo attraverso il solo annuncio del kerigma: Cristo è morto ed è Risorto! Alleluja!

    Un caro saluto fraterno.
    La pace, Federico

    Ma poi

I commenti sono chiusi.