Caro ministro Speranza vada a vedere Unplanned

di Costanza Miriano

Caro ministro Speranza, visto che lei ha deciso in modo molto invasivo del tempo degli italiani negli ultimi sedici mesi, cioè centinaia di giorni, cioè migliaia di ore, io e moltissimi miei amici le chiediamo in cambio di concedere due ore, due, del suo tempo non a noi, ma al film che ha sconvolto l’America: Unplanned. Visto che lei ha deciso di estendere il periodo di utilizzo della RU486 fino a nove settimane di gestazione e ha deciso che per la pillola dei cinque giorni dopo non serve la ricetta, cosa che non è consentita neppure per un antinfiammatorio, vorrei che lei capisse qualcosa di più del cuore delle donne, e di cosa sia veramente l’aborto. Non gliene faccio una colpa, è laureato in scienze politiche e non sa di medicina, non sa cosa succede davvero quando un bambino viene risucchiato dall’utero materno e fatto in poltiglia, ma davvero lo dico senza polemica: non lo sa nessuno, perché su questo argomento c’è una cortina di silenzio incredibile.

La prego, ci conceda due ore di tempo e guardi il film. Poi potrà rimanere della sua idea. Se ha paura del virus sono sicura che la produttrice italiana, Federica Picchi, sarà lieta di organizzare una proiezione solo per lei. Magari in un cinema da seicento posti possiamo far sedere anche la Cirinnà, la Boldrini, la Raggi e qualche altra paladina dei diritti delle donne. Sono sicura che converrete tutti sull’essere pro choice, cioè a favore della scelta. Bene, una scelta è libera solo se uno sa cosa sta scegliendo, giusto?

Questa storia mostra che le donne, non so se tutte, di sicuro moltissime, non sanno cosa scelgono quando abortiscono. Infatti nelle cliniche e negli ospedali ci si guarda bene dal far vedere alle mamme il cuore del bambino che batte, o le sue mani o le gambe, o magari il suo corpo che cerca di scappare quando nell’utero viene introdotto l’aspiratore che li ucciderà.

È quello che succede del tutto fortuitamente alla protagonista del film, che però è una storia vera, verissima fino all’ultimo frame. C’è una donna, come può essere una delle sue compagne di cinema, una paladina dei diritti delle donne, divorziata, con due aborti alle spalle, sui quali è perfettamente pacificata e tranquilla: nessun senso di colpa, era la scelta giusta; prende la pillola ma non funziona, e rimane incinta per sbaglio, e, alla fine, il terzo figlio decide di tenerlo, ma con l’idea di fermarsi a uno solo. Insomma non certo il prototipo della bigotta pro life medievale. In più dirige una clinica di Planned Parenthood in Texas, perché è fermamente convinta dell’importanza di lasciare le donne libere di scegliere, e per finire, ciliegina sulla torta, ha vinto il premio di manager dell’anno: la sua clinica sforna più aborti di tutte, è efficientissima e non perde un colpo.

Un giorno mentre è alla scrivania – lei dirige, non fa materialmente gli aborti – le chiedono di andare in sala operatoria. Sono in overbooking e manca una persona, non sanno proprio a chi chiedere, serve solo qualcuno che tenga la sonda dell’ecografia sulla pancia della mamma che sta abortendo, una roba di un minuto. Sono anni che lavora lì, ha fatto eseguire 22mila aborti ma non le è mai capitato che mancasse qualcuno del personale. Mentre tiene la sonda dell’ecografo le cade l’occhio sullo schermo. Vede il bambino. Prima galleggia pacifico nel liquido amniotico. Poi comincia ad agitarsi perché qualcosa è entrato nell’utero, in pochi secondi si vede il bambino che cerca di rifugiarsi da qualche parte, si divincola come può ma viene risucchiato e trasformato in un liquido rosso, e buttato via. Dieci secondi.

Quella donna rimane sconvolta, e la sua vita cambia per sempre. Si dimette il giorno dopo, perché non si era resa conto di ciò a cui stava collaborando. Lei era una onestamente convinta che l’aborto fosse un diritto delle donne, e voleva difenderle. Proprio per questo, per difendere le donne, molla tutto.

Dobbiamo essere onesti, c’è una grande rimozione e una serie di bugie sull’aborto: bisogna cominciare a dire la verità alle donne, ne hanno diritto, il loro vero diritto.

Sennò non usciremo mai dalla contrapposizione prolife e prochoice. Le donne devono sapere cosa succede, che poi è il motivo per cui il 70% dei medici è obiettore (nonostante Zingaretti promuova concorsi dai quali loro siano esclusi, tanto per dirne una). Non sono mica tutti cattoliconi oscurantisti. È che i medici sanno cosa fanno quando “interrompono una gravidanza” come si ama dire per non dire che procurano la fine di una vita.

Anche noi prolife a dire il vero secondo me dovremmo fare uno sforzo di onestà: quando arriva un test di gravidanza positivo può essere davvero un momento molto, molto difficile per una donna. Non dobbiamo dimenticarlo. Non dobbiamo raccontarla sempre come un’avventura tutta rosa piena di farfalle. Può non essere il momento giusto, può non essere la persona giusta, possono non esserci abbastanza soldi o spazio o lavoro. Può  esserci la paura di malattie, della fatica, di soffrire. La paura che il bambino non stia bene, che i fratelli soffrano, che non si riesca a star dietro a tutto. Può esserci anche semplicemente il desiderio di non cambiare una vita che ci piace e che abbiamo scelta e costruita con tanta fatica e meritandoci ogni singolo centimetro conquistato. Davvero, nessuno può giudicare una donna che sta davanti a un test positivo e vorrebbe sparire dalla faccia della terra, o far sparire lui, il test e insomma il bambino. Quello che è chiesto a una donna che diventa mamma è tantissimo, anche perché in quel momento non ha niente in cambio, ha solo la promessa di nove mesi di ritenzione idrica e un alla fine, in premio, il dolore del parto. Deve fidarsi di quello che verrà, che – lo posso dire solo perché è alle spalle – è miliardi di miliardi di volte superiore a quello che ci è chiesto, ma quando hai per le mani solo un test di gravidanza positivo non lo puoi sapere, soprattutto se è la prima volta. Quindi il compito di un vero ministro della salute, prima, e di tutti noi, poi, è metterci al fianco di una donna che ha paura, o che non vuole, e dirle che la capiamo, o almeno che non la giudichiamo, che vogliamo esserle vicini, e che siamo pronti ad aiutarla se dice sì. Questo dice anche la legge 194 che lei dovrebbe far rispettare: rimuovere gli ostacoli, le difficoltà delle future mamme.

Ma dobbiamo anche essere onesti: deve sapere anche quello che succede se dice no, perché questa è la vera scelta responsabile. E non è che non vedere cambi la realtà delle cose. La legge prevede che le donne sostengano un colloquio prima dell’aborto, cosa sistematicamente disattesa (mentre vigila su mascherine e distanze vigili anche su questo, mandi le forze dell’ordine anche nei consultori, se le manda nei ristoranti). Si stabilisca che in questo colloquio alle donne venga detto tutto: come avviene un aborto, si faccia vedere il cuore che batte, e si offra sostegno economico e di altro tipo a quelle che decidono di dire sì.

Quanto all’aborto chimico, autorizzato alle minorenni, il film ha da dire molto anche su questo, ma ho rubato già troppo del suo tempo. La prego, ci conceda due ore, scriva alla Dominus Production e le organizzeranno una proiezione privata. E poi lo faccia vedere nelle scuole, perché nessuna ragazzina sia ingannata, come quelle del film, nessuna, mai più.

20 pensieri su “Caro ministro Speranza vada a vedere Unplanned

  1. Luciano Lovati

    Grazie Costanza, come sempre chiara ed incisiva, senza violenza e con tanto rispetto e delicatezza.
    Permettimi di inviarti un abbraccio anche se virtuale
    Luciano

  2. Antonella Grillo

    Sento di dovermi impegnare in questa battaglia… forse perché mi ha visto protagonista, lasciata sola nella scelta non di abortire, perché la mia gravidanza era al 5 mese, ma avrei dovuto scegliere tra il morire io o far morire mio figlio, visto che avevo un ematoma in utero che si riforniva continuamente per poi scoppiare e provocarmi enormi perdite ematiche tali da dover ricorrere spesso a trasfusioni…..
    Ma poi al momento decisivo il gine di turno mi dice che lui non interverrà perché è obiettore di coscienza….
    Non ci capivo nulla…
    Grazie a Dio, a mio marito e alla mia famiglia abbiamo preso una decisione per la vita; l’epilogo è stato drammatico, mio figlio non ce l’ha fatta, ma dalla morte si è fatta strada la vita, poi ti racconterò come cara Costanza.
    Grazie per quello che sei, per quello che fai e soprattutto per come lo fai: come una madre, come una moglie, come una donna❤

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  4. Margherita Po

    Chissà se il ministro Speranza sarà così coraggioso da cogliere la sfida ascoltando solo la voce pacata della propria coscienza e non L’urlo del politically correct ?

  5. Io ho scritto al ministro Roberto Speranza, quando fu introdotta la RSU, ma non mi ha risposto; lo ha fatto invece la direttrice della rubrica di Espresso che aveva scritto un articolo sul tema.
    Chiaro che sono d’accordo con Costanza Miriano: ha ragione che i medici sono obiettori al 70% anche solo perché sono medici, e si rendono conto.
    Ma queste nostre proteste non servono così isolate, ci vuole una raccolta firme imponente, di 1 mln di soggetti, allora comincia a smuoversi qualcosa, forse.
    Grazie comunque, per esserci.
    Angelo Di Marzo

    1. Francesco Paolo Vatti

      Purtroppo, con Uno di noi, la raccolta di firme da più di un milione c’era stata, ma la UE non la prese neppure in considerazione!

        1. Gabriella

          Pongo una domanda: uccidere è una libertà? Nel mondo occidentale e quindi anche in Italia l’aborto è un diritto ed è “di moda il femminicidio”! Questa cultura della morte come sarà ricordata nella storia? Cosa “dobbiamo “ dare alla donna (madri, figlie, spose e fidanzate) perché possano essere sostenute nel loro compito più bello “essere mamme”. L’amore della mamma fa crescere bene i figli e li educa a loro volta all’amore e all’accoglienza. L’amore dei genitori (forse soprattutto della mamma) è il cibo per la crescita psichica. del suo bambino. A quale società ci porterà questa cultura della morte?

        2. Forse ne occorreranno 3 o 4 mln di firme, per smuovere la UE, o forse serviranno manifestazioni di piazza: penso alla riunione di qualche anno fa al Circo Massimo, in cui Gandolfini, il medico presidente dell’Unione pro-vita, ammonì il premier che aveva permesso le unioni civili.: “Renzi, ci ricorderemo” (ricordo le parole udite personalmente). Sarà stata una coincidenza, ma da allora la stella di Matteo è scesa progressivamente, sino al 4% di Italia viva.
          Ovvio che io parlo solo di alcuni mezzi per smuovere le acque, e devo riconoscere che ben più importante è l’educazione delle coscienze, come ha scritto bene Roberto, ma naturalmente richiede tempi più lunghi, e va più in profondità.
          Alla fine, in questi campi che riguardano aspetti così delicati della vita e del corpo, è necessaria la convergenza di scienza umana e di formazione spirituale-morale, questo è secondo me il connubio vincente.
          Ciao a tutti, Angelo

    1. Alessia

      C’è la Dichiarazione della Congregazione della Dottrina della fede su questo. Perché non accoglierla con umiltà?

  6. Francesco Paolo Vatti

    Intervento molto lucido e preciso, ma temo che non sortirà alcun effetto, dato che l’aborto sempre e comunque è un dogma della nostra società e di persone come il nostro ministro.
    Giustissimo anche quanto scrive sull’accompagnamento: a me ha sempre fatto effetto vedere quante gravidanze sono state accettate col minimo contributo del Progetto gemma….

  7. Alberto

    Cara Costanza, grazie per lo splendido articolo. Ma il problema del sig. Speranza è che non verrà mai convinto da nessuna dimostrazione di questo tipo. È opportuno ricordare l’episodio di Heinrick Himmler, famigerato capo delle SS, quando volle assistere da uno spioncino a quanto succedeva nelle camere a gas durante l’agonia dei deportati. È testimoniato che ebbe un malore nel vedere le scene disumane dei disgraziati mentre morivano nelle convulsioni più atroci. Pensa che questo fatto gli abbia creato dei dubbi o rimorsi di coscienza? Il programma di sterminio è continuato fino alla fine, senza problemi. Questi sono dei nazisti e, quel che è peggio, dei nazisti borghesi, da salotto, cioè la specie peggiore. L’unica nostra risorsa, per un cristiano, (e per chi ci riesce) è pregare Nostro Signore perché intervenga nelle sue vie misteriose. Mi creda, l’appello alla pietà fatto a questa gente è completamente sprecato.

  8. Angela

    Chissà se il ministro Speranza e le altre persone che sono favorevoli all’aborto hanno mai ringraziato le proprie mamme per il dono della vita, non possono dare per scontato che sia stato così semplice. Un figlio cambia per sempre la vita .

  9. Lucia Frigerio

    cara Costanza, ti leggo ormai da parecchio tempo e apprezzo moltissimo ciò che scrivi. Andrebbe a mio parere trattato anche il tema, ora più che mai attuale e cruciale, che riguarda i vaccini fatti con cellule fetali. La Chiesa pare non si sia posta il problema, anzi il Papa li ha consigliati vivamente, come dovere morale, Avvenire ha scritto un titolo a mio avviso scandaloso: “no vax notax, hanno la stessa radice nell’egoismo”, e tanti oratori hanno messo a disposizione i locali per effetture le vaccinazioni. E ora si alza ancora di più il tiro: un sacerdote a Genova vieta l’ingresso in Chiesa a chi non è vaccinato. Questa visione è in nettissima contrapposizione fortissima a ciò che è indicato nella Dichiarazione della Congregazione sulla Dottrina della Fede.

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