di Raffaella Frullone per IL TIMONE
Dieci anni fa usciva Sposati e sii sottomessa di Costanza Miriano. Non ha molto senso ricordare i compleanni dei libri a meno che per qualche ragione abbiano segnato qualcosa di importante. Quando è uscito, quel «sottomessa» suonava scandaloso. Subito hanno iniziato a piovere nei confronti dell’autrice accuse di essere «integralista», «fondamentalista», «retrograda», «bigotta». Quando ho trovato il suo testo in una libreria nella sezione «cultura islamica» pensavo di aver visto tutto, invece poco dopo in Spagna le proteste sono arrivate a invocare la censura, e nel nostro Paese c’è chi l’ha accusata (e tutt’ora la accusa) di «istigazione alla violenza». D’altra parte sappiamo che anche san Paolo, da cui ha attinto per il titolo, non era uno che andasse per la maggiore ai suoi tempi. La vita cristiana è da subito apparsa come qualcosa di dirompente, irrealizzabile per le categorie del mondo, e duemila anni dopo lo è ancor di più.
Ma più interessante ancora è guardare cosa è successo all’interno del mondo cattolico. Una giovane donna metteva nero su bianco, con ironia e leggerezza, quello che la Chiesa diceva da duemila anni sulla famiglia, il matrimonio, la sessualità, rivendicandone la attualità. Sposati e sii sottomessa era un invito alle donne ad uscire dalla logica dell’emancipazione e della rivendicazione (tutte abbiamo respirato femminismo a palate), un manifesto sulla differenza tra uomo e donna che si è rivelato precursore dei tempi che stiamo vivendo, dove scoppia un caso se una donna dice dal palco dell’Ariston di essere un direttore (al maschile) d’orchestra. Col suo primo libro – che ha venduto oltre centomila copie – Costanza Miriano ha avuto il merito di raccontare che in questa società scristianizzata esistono ancora tante donne – anche giovani, anche avvenenti, anche sportive, anche con un debole per l’animalier e il tacco 12 – che cercano di vivere un cattolicesimo integrale, che abbraccia l’intera esistenza, cancellando quell’immagine di golfino infeltrito color consiglio pastorale che il mondo ha quando si parla di donne cattoliche. Ma c’è dell’altro.
Sposati e sii sottomessa ha segnato l’inizio di un’avventura. Il blog di Costanza Miriano è presto diventato punto di riferimento per moltissime persone, ha fatto emergere un piccolo universo nascosto: mamme che finalmente potevano dire ad alta voce di preferire i figli alla carriera, coppie che potevano discutere di come vivere la castità nel fidanzamento, sacerdoti che ancora osavano girare in talare, uomini che non rinunciavano alla pratica del rosario, certi che supplicare la Regina del Cielo sia un modo virile per cercare di risolvere i problemi di questa terra. Non si è trattato solo di legami virtuali, grazie alla presentazione di questo e dei suoi libri successivi (Sposala e muori per lei, Quando eravamo femmine, Obbedire è meglio) è nata quella che è stata ribattezzata la Compagnia dell’Agnello, un popolo unito dal desiderio di vivere la fede puntando al massimo, la vita eterna (e, visto che ci siamo, pure il centuplo quaggiù).
Pian piano Costanza Miriano è diventata anche un punto di riferimento per questo popolo, un piccolo esercito che scende in piazza per ribadire che il matrimonio è indissolubile, che la famiglia si fonda sull’unione di un uomo e di una donna, che si nasce maschie e femmine e non si può diventare altro, che quella nel grembo materno è vita e non c’è nessun best interest nel nome di cui è lecito uccidere chi soffre. Battaglie in cui in prima fila non c’è più la Chiesa cattolica nelle sue gerarchie, ma questo piccolo resto.
Nel tempo la Compagnia dell’Agnello è diventato Monastero wifi (e sono arrivati Si salvi chi vuole, e Niente di quello che soffri andrà perduto), e oggi possiamo dire che Costanza Miriano scrive quello che anche molti preti non dicono più e qualche vescovo forse nemmeno crede, tipo che l’Eucarestia è la cosa più che più conta, anche e soprattutto in tempi di pandemia, e che la salute è importantissima ma non è tutto nella vita, poiché siamo tutti fatti per l’eternità, e che sì, il dolore, anche quello più atroce, ha un valore inestimabile nell’economia divina, anche quando umanamente non riusciamo alcun senso. E se faceva scandalo la «sottomissione», dire queste cose forse lo fanno ancora di più.
Ma è esattamente quello di cui il mondo ha bisogno di sentirsi dire oggi, buon 8 marzo!
Ricordo anch’io come mi guardò la commessa in un negozio di Milano, quando pronunciai il titolo che cercavo :-))
Nella mia cittadina, alla libreria del vescovado, ovviamente non sapevano neanche che libro fosse …
Grazie Costanza e grazie Raffaella!
Un libro molto controverso ma altrettanto interessante.
Grazie Costanza x aver detto la Verità con grazia e leggerezza.
Personalmente ti sono debitore.
Io non capisco come una donna possa sentirsi più importante se il suo lavoro, la sua professione, viene declinata al maschile.
“La verità vi farà liberi”, e la verità è che se dirige una femmina deve qualificarsi al femminile. Non per lottare il maschio ma per la verità.
Sarebbe ridicolo e inesatto se l’imperatrice si qualificasse imperatore. Così pure la regina, eccetera….
Non fu certo la Boldrini (che sbaglia solo quando sbaglia) a definire la santa Vergine ” Avvocata nostra”.
Ma quanto è patetico un vecchio (hai una certa età, ML65, non è più tempo di fare il troll, o come si diceva una volta, agit-prop) militante PCI/PDS/DS/PD con la sua propaganda liberal che cerca attenzione sui blog cattolici?
Non stai rispondendo a ML65 ma a Frama (Francesca Maria).
Ho una certa età è vero, ma una certa indipendenza di pensiero che mi fa riflettere muovendo dal cuore puro e da una certa esperienza.
Non appartengo a nessuna sigla partitica che mi affibbi.
Dio – mi diceva – un vecchio prete – non sta né a destra né a sinistra ma sopra, in alto, su tutti e su tutto.
Non essere maligno, Kosmo, non cercare il male dove non c’è!
Io penso davvero che una donna che si nasconde dietro a una denominazione maschile fa un’offesa al Creatore che l’ha progettata femmina.
queste donne (viziate, mi sbaglio?) stanno generando una confusione di cui francamente non se ne sente la mancanza.
Fosse dipeso da me la direttora Venezi l’avrei cassata subito : c’è un disciplinare, rispettalo, che cosa ti costa?
Io, e gli altri uomini, non possiamo in continuazione chiedere a tutte, di volta in volta, come vogliono essere aggettivate : l’approccio con questa gente è diventato ridicolo, oltre che infantile.
Peggio : stiamo tirando su una generazione di cittadine opportuniste che pretendono l’abbattimento di tutti i ruoli di genere quando gli fa comodo, e il riconoscimento della loro specificità di “donne” (oggi in cosa consiste?) quando gli ritorna comodo.
E’ necessario mettere le carte in tavola.
Le carte in tavola, nelle parole di una nota blogger, sono brutalmente queste:
La storia di questo periodo verrà intitolata: “Quando le donne, per vanità ed eterna combutta con il Demonio, riuscirono quasi a distruggere il mondo.”
Perché il compito della Donna, su questa terra e sempre lasciando la parola a una rappresentante della categoria, consiste in questo, semplicemente: “dopo aver resa possibile la nascita sulla terra, propiziare la nascita nei cieli”.
Compito cui hanno rinunciato, in massa, da almeno mezzo secolo; coi noti risultati.
Perché devono “realizzarsi”, “emanciparsi”, “vivere la loro vita” etc. etc. etc.
Ovvero il contrario della sottomissione cristica a cui invita san Paolo.
A margine: perfino il mio cane sa che la direttora era a Sanremo non certo per capacità, ma solo per l’aspetto fisico… 🙂
“Le carte in tavola, nelle parole di una nota blogger, sono brutalmente queste: La storia di questo periodo verrà intitolata: “Quando le donne, per vanità ed eterna combutta con il Demonio, riuscirono quasi a distruggere il mondo.””
“Perché il compito della Donna, su questa terra e sempre lasciando la parola a una rappresentante della categoria, consiste in questo, semplicemente: “dopo aver resa possibile la nascita sulla terra, propiziare la nascita nei cieli”.”
Chi sono le autrici delle due frasi citate?
Buon compleanno libro e complimenti Costanza per aver salvato centinaia di matrimoni. Però il piccolo resto di cui parla Raffaella dev’essere davvero molto piccolo: i matrimoni religiosi cesseranno nel 2031 (fatto non così negativo, almeno non si profana il Sacramento col divorzio), nel 2019 ci sono stati ben 83 divorzi/separazioni per 100 matrimoni (quindi solo il 14% dei matrimoni non falliscono). Nella mia parrocchia è pieno di giovani ma neppure si parlano, il mio parroco mi assicura che non ha mai celebrato un matrimonio.
Le nostre chiese non sono vere comunità ma, mi si passi il termine, “supermarket” del sacro, dove si “consuma” una Messa, un raduno poi ognun per sé.
Per cui ho deciso di seguire il consiglio di quel tale che campò cent’anni: “passare al bosco”, lontano da pseudo-comunità, almeno ci guadagnerò in salute e anche in virtù dell’anima.
Tanto sono certo che tra vent’anni, con la popolazione italiana (e cattolica) in costante calo e la totale assenza di legami affettivi, comunitari, civili ci sarà comunque qualcuno che parlerà di primavera della Chiesa e altre magnifiche sorti e progressive.
Cara Raffaella grazie per il tuo commento. Hai descritto senza sbavature il pensiero di Costanza e tutto il movimento che è cominciato dopo la pubblicazione del libro. Grazie per gli stimoli che hai colto: è la bellezza della vita cristiana!
Grazie. Assolutamente d’accordo… non va di moda dire certe cose ma a noi interessa la Verità.
Il libro arrivò a casa nostra grazie a un’amica che lo regalò a mia moglie. Poi mia moglie mi regalò: “Sposala e muori per lei”. Per me fu una scoperta: una donna, intelligente che, invece di aggredire i maschi, cercava di capirli e di vederne il positivo e (horribile dictu!) il bello. Un’altra cosa bella che ho trovato è che non stiamo parlando di una persona dall’aspetto o dal carattere mascolino, tutt’altro! Anzi, direi che questa visione sia quella che permette a una donna di essere femminile, dote oggi molto carente.
Non posso che essere grato.
Che san Paolo si riferisse al contesto dei costumi del suo tempo, l’ho scritto già altre volte ed è condiviso da tanti teologi non “progressisti”, è chiaro. Infatti nessuna prescrizione del genere esiste nel Vangelo. “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò” (Genesi 1,27). “Dall’ inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina. Per questo l’ uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Così non sono più due ma una sola carne,” (Marco 10,6-8). Ubi maior minor cessat. Nella lettera a Filemone San Paolo gli rimnanda lo schiavo Onesimo. “Qual era la situazione della schiavitù al tempo di Paolo? Lo stato di schiavo, come parte del sistema strutturale di quel tempo, non era considerato in se stesso come degradante, tant’è vero che spesso allo schiavo era affidata l’istruzione dei figli e delle figlie dello stesso padrone”. – Cfr. W. L. Westermann, Slavery Ancient in Enciclopedia of Social Sciences, New York, Macmillan, pag. 74.
Grazie cara Costanza.
Siamo tutti fatti per l’eternità, e che sì, il dolore, anche quello più atroce, ha un valore inestimabile d’avanti a Dio.
Grazie .
Anche io vorrei ringraziare Costanza per questo libro che mi ha aiutatato a capire tante cose e mi ha confermato in altre. L’ ho fatto conoscere anche alle mie figlie.
Ringrazio il Signore e prego per lei perché non mi è dovuto che ci sia qualcuno che con sapienza , allegria e franchezza parli anche per me.
Semplicemente il mio libro preferito
Per me la lettura di “Sposati……” è stato un punto di svolta in un momento di difficoltà e da allora, Costanza, non ti ho più mollata! Grazie!
Il primo che mi parlò del libro e di una “scrittrice cattolica che aveva il senso dell’umorismo” fu Padre Serafino Tognetti. Mi consigliò di regalarlo a mia moglie e così la mitica Costanza entrò nella mia vita. Grazie di cuore
Grazie Raffaella per questo bellissimo articolo.
Grazie Costanza per il tuo coraggio, i tuoi libri sono i miei tesori!
LA Verità ci farà liberi. GRAZIE INFINITE!!!!
Rien ne va plus
Raffaella mi ha ricordato una vecchia canzone di Enrico Ruggeri : straordinariamente adatta alla situazione, non credete?
Se, fino a qualche tempo fa, ci si poteva illudere di poter raddrizzare la barca in una qualche maniera, ora che siamo più anziani, e presumibilmente più saggi, siamo consapevoli che la donna appartiene definitivamente allo Stato o all’azienda per la quale lavora e non ha più tempo ed energie da dedicare ad attività secondarie come la maternità, la vita sociale e domestica, il tempo libero (che non ha più), e men che meno alla cultura o ai rapporti di buon vicinato.
Lo stesso globalismo “Boldriniano” e rampante sembra ogni giorno di più una sorta di preghiera agli stranieri affinchè vengano qui a popolare una sterile Italia, dove i giovani nascono già vecchi, e che diversamente si trasformerebbe in un ospizio.
Un aspetto positivo però c’è : sono spariti dalla circolazione (sopravvivono solo in qualche fogna), tutti quei fessi che proclamavano entusiasti che quando le donne avessero conseguito la parità il mondo sarebbe magicamente migliorato, in tutti i suoi aspetti economici, sociali, politici e militari.
La cosa più ridicola è che, a dar retta a certi discorsi balordi, il cambiamento non comportava alcuno sforzo da parte di noi uomini : dovevamo solo farci tranquillamente da parte(*), come il Principe di Salina con Calogero Sedara, e tutta la baracca sarebbe decollata verso un futuro di gloria gioiosa.
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(*) : oppure lavorare il doppio, sia in casa che fuori, il che è assurdo
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Ironicamente è sfuggito un refuso che cade a pennello:
“maschie e femmine” 😉