Piccola storia edificante di mezza estate

di Emanuele Fant

Il mio paesino è tagliato in due dalla ferrovia. La chiesa sta di qua, con la posta, il comune e la maggior parte delle case. Altre abitazioni sorgono al di là dei binari. Il mio parroco ha deciso che sarebbe stato un bel gesto di vicinanza celebrare una messa nella metà meno servita, ma popolata densamente.

L’implacabile macchina organizzativa parrocchiale si è messa in moto per trasformare un parco pubblico in luogo adatto alla funzione: generose vecchine hanno decorato un tavolo rendendolo un altare. Valenti pensionati muniti di furgone hanno trasferito le panche arancioni pieghevoli. Un gazebo giallo limone è stato eletto a sacrestia temporanea. Tutto perfetto, in tempo da record e senza nessuna complicazione. Il sole caldo nel cielo sembrava confermare.

Il coro ha intonato il canto di ingresso e insieme ai celebranti si sono affacciate, nel cielo, alcune nuvole scure. Con l’atto penitenziale, delle grosse gocce hanno deciso di bersagliare i presenti, diffondendo una certa preoccupazione. Dentro di me ha preso avvio la consueta riflessione che faccio quando le cose sante falliscono per ragioni accidentali: “Se è Dio che regola i temporali, perché adesso non interviene, preservando questo momento di comunione?”.

Mentre la mia intelligenza provava a dipanare il quesito teologico, la pioggia faceva sul serio. I pochi forniti di ombrelli, hanno iniziato ad aprirli. Come fosse naturale, hanno invitato i vicini a ripararsi con loro, condividendo lo spazio asciutto anche con quattro persone. Da una casa sono arrivati altri ombrelli per il coro e due fedeli hanno usato il loro per coprire i celebranti.

Sotto lo scroscio dell’acqua, tutti sorridevano e la messa ha assunto un altro tono, ormai per nulla formale: celebrare caparbiamente insieme, nonostante qualcosa sembri volercelo impedire, è l’occasione che cimentava anche le prime comunità di cristiani. È bello vivere in un universo non casuale, dove persino i rovesci inaspettati rispondono a un disegno provvidenziale.

fonte: Credere

5 pensieri su “Piccola storia edificante di mezza estate

  1. Barbara

    Bella testimonianza di vita concreta!
    Il rischio di fossilizzarsi su umani criteri di giudizio c’è sempre (…). Ma chi l’ha detto che un evento “bagnato” non sia “benedetto” dal cielo? In questo caso l’emergenza ha favorito la “vicinanza”…
    Davvero il Signore vede sempre più in là delle nostre aspettative di “successo”!
    Cosa dire ad alcune “spose bagnate”?

  2. fiore

    Nella mia Parrocchia è successa la stessa cosa il 13 maggio di quest’anno quando abbiamo celebrato per la prima volta la festa della Comunità e abbiamo invitato la Madonna di Fatima presso di noi nel pomeriggio. Dopo la S. Messa al mattino, sono stati allestiti dei tavoli nell’ampio cortile e chi voleva poteva fermarsi a pranzo portandolo da casa o mangiando gnocco fritto e salume preparato dai volontari. Il pomeriggio ci siamo trasferiti tutti all’altra Chiesa che fa parte della Parrocchia e abbiamo aspettato la Mamma Celeste che è scesa dall’elicottero mentre impazzava un temporale fortissimo. Nessuno però se ne è andato e la celebrazione è continuata con la recita del S.Rosario. Un’esperienza indimenticabile, con tante famiglie al completo e tante persone che non avresti mai immaginato di vedere lì. Al prossimo 13 maggio!

  3. Roberto

    Scusate se faccio il “cattivo”, ma a me il primo pensiero che il racconto ha suggerito, è che il posto per la Messa è la chiesa (inteso come edificio sacro), che è il solo luogo che ci garantisce le giuste condizioni di raccoglimento e adorazione. E che Dio si è servito pedagogicamente del meteo per farcelo capire.

    Perché, se il solo fatto di fare un po’ di strada in più era sufficiente per scoraggiare la gente della zona al di là delle rotaie da andare a Messa, tutto quel volenteroso trambusto per trasferire la Messa in un parco, è perfettamente inutile. Anzi, forse diventa un po’ un’autocelebrazione soddisfatta delle nostre “buone intenzioni”, dimenticando un po’ (di più) quelle di Dio.

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