di Costanza Miriano
“Glielo dica al Papa quanto male fa la presenza di Martin a Dublino!” – mi supplica un giovane parroco di periferia.
“Guardi che lei mi sopravvaluta parecchio, io mica ci parlo con il Papa, e tra l’altro neanche so se lui riesce a seguire tutto nei minimi dettagli. Saprà davvero che Martin va a parlare a Dublino? E nel caso, probabilmente quello che gli risulta è che va a insegnare a far sentire accolte le persone omosessuali. Lui ci tiene tanto all’accoglienza, e forse non sa che quel sacerdote è un militante dei (cosiddetti) diritti (dei cosiddetti) LGBT, un acronimo molto rivelatore della sua posizione, a cui lui ha deciso di intitolare un libro e la sua relazione. Martin non dice mai che gli atti omosessuali sono disordinati, anzi ha affermato che il Catechismo in certi suoi passaggi può indurre al suicidio. Ma forse il Papa questo non lo sa”.
Però lo sguardo accorato di quel parroco che dà la vita per il suo gregge, infaticabilmente, e la promessa che mi ha strappato (“cercherà di fermare questa follia?”) mi obbligano a tornare – inutilmente, lo so – sull’argomento, anche se ne ho scritto già. Non fermerò un bel niente, non ho alcun potere, ma potrò dire che ho fatto tutto quello che mi è stato possibile, per amore di quel parroco, dei miei amici che provano attrazione verso lo stesso sesso, e della verità.
Punto uno: ho visto il programma di Dublino, è ricchissimo, pieno di spunti e di persone meravigliose, ma so già che la relazione che si prenderà i titoli dei giornali non sarà, che so, quella su “Quando volano i piatti”, fase con cui tutte le famiglie fanno prima o poi i conti, ma quella su come accogliere in parrocchia le persone LGBT, cosa con cui fanno i conti lo 0,briciole% delle famiglie.
Punto due: le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso (d’ora in poi ASS) sono toccate dal tema famiglia solo in quanto figli, perché quella tra due uomini o due donne per la Chiesa non è famiglia, come ha ribadito recentemente per l’ennesima volta il Papa. Allora, se si vuole parlare di problematiche dei figli, forse è più urgente dedicare molta attenzione alla depressione giovanile, un dramma in crescita esponenziale, o alla dipendenza dalla tecnologia, tema su cui ci sarà credo un intervento ma che sicuramente non avrà lo spazio enorme che merita il fenomeno. Certo non avrà nessuna eco nei media (la colpa non è della Chiesa, ma dei miei colleghi, però bisogna sapere come funziona questo mondo).
Punto tre: molti dicono che ci sarà un incontro con “tanti tipi di famiglie”. Non ci voglio credere, anche se me lo hanno detto più fonti. Se fosse vero, c’è un’ombra pesante sulla relazione di Martin. Il vero obiettivo, dunque, non sarebbe far sentire accolte le persone ASS nelle parrocchie, per poi guidarle alla verità sulla loro affettività e sessualità. E non è neanche solo farle sentire accolte e basta, senza prospettare nessun cambiamento. Il vero obiettivo in ultima analisi potrebbe finire per essere cambiare la dottrina della Chiesa per via pastorale, come va di moda dire oggi.
Ora, a me che la dottrina della Chiesa sia riformata, nella continuità, non fa paura. Se stiamo sotto la guida dello Spirito per forza camminiamo, non temo le novità, e su quelle che non capisco sospendo il giudizio. Chi mi legge lo può confermare, non mi sono mai unita al coro delle critiche dei tradizionalisti, dei sedevacantisti, e via dicendo. Posso avere la mia sensibilità su alcune cose ma, ripeto, se non capisco sto zitta e aspetto di capire, certa che sono io che mi devo convertire.
Però di quello che sto scrivendo qui sono convintissima, qui si tratta della vita e della carne delle persone, alcune a me carissime; la posizione del Papa è molto chiara e netta, e questa cosa è troppo importante, e supplico chiunque possa fare qualcosa di farla.
Smettere di dire alle persone che attraversano un periodo di attrazione verso lo stesso sesso – perché molto più spesso di quanto si creda si tratta di un periodo – che possono trovare un cammino per loro, che li aiuti a stare dentro la Chiesa fin da subito, e magari anche poi a cambiare, una volta sciolti i nodi alla radice della loro situazione, significa condannarle alla sofferenza. Contrariamente a quello che scrive Martin nel suo libro, la sofferenza per queste persone non deriva dallo stigma sociale, ma dal fatto che il loro orientamento non corrisponde alla Verità che hanno scritta dentro. Tutta la retorica vittimistica che ha creato il falso mito dell’omofobia lo nega, ma è una gigantesca bugia. Il dolore viene da dentro, per ciò queste persone hanno bisogno urgente di particolare cura pastorale che dica la verità, non di altre bugie.
Cosa intende fare la Chiesa con le persone ASS? Solo farle sentire benvenute? È importante ma non risolve niente. Diciamo che è il livello minimo, la base. Tutti, anche i peggiori peccatori devono essere benvenuti nella Chiesa. Ma poi bisogna anche indicare un percorso possibile verso la verità. Perché non sono stati invitati quelli di Courage? Non dico al posto di, ma almeno insieme a Martin, uno che peraltro di famiglia non si è mai occupato!
Perché nessuno dei cammini che come Courage offrono un apostolato vero per le persone ASS, per non farle sentire escluse ma neppure inchiodate alla loro situazione? Perché invece Dublino darà la parola solo a chi sceglie di adottare l’acronimo dei militanti omosessualisti, LGBT, che riduce una persona alla sua attrazione sessuale? Uno non è gay lesbica o bisessuale, uno è Giovanni, Paola, Enrico. Non si può sminuire la complessità di un uomo definendolo gay, è come inchiodarlo a un momento della sua vita e dire che lui è tutto lì. La Chiesa non può rendersi complice di questa crudeltà.
Io conosco alcune persone ASS. E se ognuno è un mistero persino a se stesso, se ogni storia ha le sue particolari ferite, se non si può generalizzare, posso dire che ognuno viene o da una storia familiare difficile, o magari sulla sua fragilità ha agito una relazione patologica, o una povertà di relazioni. E poi ci sono quelli che hanno subito violenze fisiche o psicologiche, e sono tanti; sono tantissimi che dopo aver subito abusi da una persona del proprio sesso si convincono di un orientamento che non appartiene loro. C’è come una coazione a ripetere. La Chiesa ha la grande, enorme responsabilità di essere rimasta l’unica ad annunciare un modo diverso di parlare di queste cose, mentre gli psicologi o psichiatri se si esprimono così si beccano una denuncia. La Chiesa è l’unica salvezza, e tradire questo suo mandato è gravissimo, anche se è fatto in nome dell’accoglienza. Se vedi uno che va a suicidarsi lo accompagni?
Non tutti gli scandali vengono per nuocere. Anzi, quando qualcosa di molto brutto viene alla luce può essere un’occasione per fare piazza pulita delle ambiguità. Dopo lo scandalo gravissimo che ha coinvolto il cardinale McCarrick, che ha abusato per anni di ragazzi, il cardinal Farrell, pur avendo vissuto a lungo insieme a lui, dice di non essersi accorto di niente. Noi gli crediamo. Ma allora approfitti dell’occasione del meeting delle famiglie di Dublino, lui che è titolare del dicastero competente: fughi i dubbi che già tanti stanno insinuando su di lui, non permetta che nessuna ombra lo infanghi. Non faccia parlare di ASS solo un militante LGBT, lo faccia almeno affiancare da qualcuno di Courage, qualcuno che dica che c’è un modo cristiano di vivere un’inclinazione senza cedere al disordine, che ogni volta che si cede si può ripartire, basta che si abbia chiara la meta… O meglio ancora, non permetta che questo tema estremamente marginale per la famiglia si prenda la ribalta, come è successo per i divorziati risposati con AL. Faccia parlare solo chi con la famiglia si è impegnato seriamente, con competenza. Faccia parlare delle vere problematiche della famiglia. Che la Chiesa sia il luogo, l’unico al momento, in cui le famiglie si sentano davvero valorizzate. Che sia protagonista, per una volta, la loro normalità, la loro fatica quotidiana, lo loro solitudine.
“Ora, a me che la dottrina della Chiesa cambi sembra anche un buon segno. Se stiamo sotto la guida dello Spirito per forza camminiamo” …capisco l’intento conciliatore, lodevole.
Ma quello che passa oggi al 99% è che la dottrina sia provvisoria, in mano a chi comanda, rettificabile una volta capito che i tempi sarebbero cambiati ed il progresso ti porterebbe a capire che la Chiesa ha sempre sbagliato.
Per parte mia evito la diplomazia come la peste: cerco di non pronunciare mai frasi tanto ambigue che verrebbero approvate da persone che su quel contenuto hanno posizioni opposte.
Oggi persino i preti ricevono più input dai media e dal mondo esterno che dalla Chiesa stessa (ridotti praticamente a ricordi di quanto imparato in seminario). Figurarsi la gente comune.
Il vento del cambiamento ha una forza straordinaria. Padre Martin è il volto della Chiesa che conta. Troppi prelati cercano l’approvazione del mondo, non hanno il coraggio di fare nulla al riguardo o vogliono anch’essi la rivoluzione.
“Ma forse il Papa questo non lo sa”
ma quante cose non sa questo Papa!
(che tipi sono alcuni cardinali del suo entourage per esempio…)
Grazie, Co!! Grazie!!
Tutto giusto ma non mettiamoci il prosciutto sugli occhi. Il Papa sa e questo è il cambio di paradigma che sta imponendo alla Chiesa. Siamo noi che abbiamo bisogno di credere che non sappia, perché la nostra fede è scossa dall’apposita sia delle gerarchie
Purtroppo mi vedo d’accordo con la Sig.ra Lorenza. Il papa sa, non può non sapere. Chi tace acconsente, d’altronde padre Martin é un gesuita come lui.
Ma alla fine dei tempi Gesù tornerà a giudicare i vivi e i morti. Vegliamo e preghiamo con umiltà, perché anche noi siamo dei poveti peccatori in questa valle di lacrime.
Buona domenica
Ma su cosa vi basate per dire che il Papa sa e non può non sapere?
@FPV
Piccolo aneddoto personale, ma superfluo. Ho tenuto varie conferenze in varie parti del mondo e non c’è mai stata una volta che io non abbia letto il programma degli altri relatori, specialmente i più noti. Stesso comportamento da parte dei miei colleghi con esperienza simile, perché è del tutto normale che succeda: un po’ per curiosità, un po’ perché se altri parlano su temi simili al proprio può esserci l’occasione di collegarsi ai loro contenuti (approvandoli o criticandoli). Sto parlando di un contesto laico, in cui i relatori sono alla pari degli altri, e non hanno responsabilità oltre quelle dei propri contenuti. Possibile che un relatore così importante, che oltretutto con la propria presenza investe di autorevolezza l’intero evento, non faccia almeno altrettanto? Fine dell’aneddoto tutto sommato superfluo.
Il Papa è responsabile della solidità della dottrina e della pastorale: è suo dovere correggere tutte le storture che non siano affrontate dai livelli gerarchici sottostanti. Fatemi dire che le responsabilità del Papa vanno oltre il ridere in continuazione, bere mate offerto dai fedeli e scambiare papaline, scattare selfie eccetera. La più alta autorità sulla Terra ha oneri ed onori e in questo caso non sta facendo il proprio dovere. Ha anche deciso di vivere a Santa Marta proprio per non avere livelli intermedi che si intromettano tra lui e i mondo reale, ma la cosa non sta funzionando.
Il caso di padre Martin oltretutto non è l’unico, ma c’è tutta una lunga serie di personaggi imbarazzanti nel “cerchio magico” papale, lista che si allunga di mese in mese. Nel caso del Cile in particolare ha fatto affermazioni categoriche in pubblico, che si sono rivelate sbagliate. Ha ammesso di aver sbagliato; si è detto che era stato “male informato”, ma a questo punto allora dovrebbe attivarsi per informarsi meglio. Ha poco tempo? Come ho scritto sopra, c’è una scaletta delle priorità e governare la Chiesa è certamente più prioritario di farsi vedere in continuazione su qualsiasi canale mediatico.
Che sia il caso di pregare, è giusto, doveroso e scontato, ma questo è un piano totalmente diverso. Fare presente certi fatti evidenti non va a scapito della preghiera.
Sono d’accordo che pregare e fare presenti certi fatti non vadano in contrasto. Probabilmente, poi, è vero che certo tempo potrebbe essere trovato rinunciando a certe attività. Però resto dell’idea che non possa essere sempre sul pezzo su tutto.
MAESTRI DEL NULLA!
Gentile signora, con tutto il rispetto, avendola conosciuta tramite i suoi libri, mi riesce difficile essere d’accordo con lei, nella sua strenua difesa di questo papa. Fermo restando la mia fedeltà di cattolico praticante al primato petrino, ho continui attacchi di nausea e di repulsione verso chi ha portato la Chiesa verso il baratro, il cui orlo è ormai vicino. Lei, continua a difenderlo e sinceramente non capisco i motivi della sua ostinazione. Anche San Tommaso ci dice che chiunque sbagli, dal prete al Papa, può e deve essere corretto. Il tacere ci rende complici e peccatori. Ho molto sintetizzato il mio pensiero, ma era molto tempo che volevo farle questo appunto. Cordiali saluti.
Ambrogio Santelia
Io, invece, la capisco molto bene. Essendo cattolici, dobbiamo partire dal primato petrino e avere sul Papa un pregiudizio positivo. Questo Papa lo rende difficile? A me sì, ma ho visto tanti cattolici che la pensavano diversamente da me su alcune questioni essere in difficoltà con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. La mia reazione era: se si dicono cattolici devono adeguarsi. Perché dovrebbe essere diversa se il Papa dice cose diverse da me? Mi pare, poi, che la Dr.ssa Miriano abbia più volte dato delle correzioni (magari un po’ sottotraccia, ma sempre chiare…).
Personalmente, da un certo punto in là, ho deciso che, invece di criticarlo, è più utile pregare e prego quasi tutti i giorni per lui: mi sento di consigliarlo anche agli altri…
“se non capisco sto zitta e aspetto di capire, certa che sono io che mi devo convertire.
Lodevole atteggiamento, però non è possibile per una persona di intelligenza media non capire che questo papa è molto “vicino” come mentalità alle posizioni gayfriendly di padre Martin.
Lo dimostrano i fatti piu’ che le parole: le promozioni date a prelati notoriamente e pubblicamente omosessuali promiscui e praticanti . vedi Mons. Ricca, coinvolto in brutti scandali , che il papa disse di non poter giudicare , vedi il recente Mons. Mendosa, per non parlare di Tucho Fernandez ghostwriter di Amoris Laetitia,l’immortrale autore della “SToria del Baciare “.
vedi la carriera di mons. Paglia, amico di Pannella e committente degli affreschi omoerotici del Duomo di Terni. E gli esempi sono infiniti, infiniti gesti e atti di questo pontefice che dimostrano, al dila’ delle dichiarazioni ufficiali, la sua vicinanza alla mentalità di padre Martin e infatti dopo neppure poco tempo dall’elezione di Bergoggio la maggiore rivista gay americano lo mise sulla copertina come Uomo dell’Anno )
https://rorate-caeli.blogspot.com/2018/08/breaking-practicing-homosexual.html
Rorate-Caeli.blogspot.com (4 agosto) ha appreso da un paio di fonti che uno dei recenti nominati a cui Papa Francesco ha affidato un’alta carica in Vaticano è ampiamente noto nella gerarchia e tra i laici informati nella sua patria in Europa come un omosessuale promiscuo praticante.
Diversi autori Cattolici, tra cui Ann Barnhard e Tristan Casabianca, affermano che il citato omosessuale è José Tolentino Mendonça.
Francesco ha nominato Mendonça, noto poeta che ha predicato al ritiro della Quaresima 2018 per la Curia Romana, il 26 giugno come nuovo Bibliotecario vaticano facendolo arcivescovo.
Insomma cara Costanza a me pare che padre Martin vada al congresso delle famiglie proprio come portavoce del papa, che possa a ragione dire “sono nella linea di papa Francesco” quella linea teologica che goicando ambiguamente sulle parole accoglienza, misericordia, accompagnamento ne deduce che non si possono escludere dalla chiesa le famiglie arcobaleno, anzi devono essere accolte, accompagnate ecc.
Che la dottrina cambi e non le faccia problema è la prima stupidaggine che le sento dire da anni
Cara Giulia, ha ragione, mi sono espressa male. Ho corretto il testo dell’articolo, da “cambi” a sia riformata nella continuità. Mi pare che questo articolo esprima bene il mio pensiero: https://it.aleteia.org/2018/08/03/ccc-2267-pena-morte-riforma/
Anche qui è chiaro come lo sviluppo non deve essere in contraddizione con gli insegnamenti anteriori
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2018-08/papa-francesco-pena-morte-catechismo-chiesa-cattolica.html
So bene che ASS si legge A-ESSE-ESSE, ma in inglese la parola significa “somaro”, “asino”, “sedere”, “chiappe”,… e di solito è usato in contesti molto volgari.
Visto che si parla di omosessualità sono sicuro che i nostri oppositori (sopratutto quelli con il dente avvelenato) interpreterebbero la parola in modo scorretto prendendola come una provocazione. Posso suggerire di cambiare da Attrazione Stesso Sesso, a per esempio Attrazione OmoErotica (AOE)? Meno pronunciabile, ma credo privo di ambiguità.
Comunque bell’articolo.
Grazie.
Ho pensato esattamente la stessa cosa leggendo. ASS in inglese é usato più come insulto che per altro.
e certo! il politically correct prima di tutto!
Cara Costanza, ti seguo e apprezzo molto e ti devo anche molto per avermi fatto comprendere alcune cose fondamentali che hanno dato una svolta al rapporto con quello che è diventato mio marito, ma questo voler a tutti i costi difendere il Papa affermando che se permette errori è perché non sa, non si può definire neanche ingenuo ma proprio ridicolo. Il Papa non è per nulla chiaro su certi temi, anzi è spesso e volentieri anzi direi sempre ambiguo, lasciando spazi ad interpretazioni e doppie vie. Difenderlo a tutti i costi non è fedeltà ma connivenza. Dove c’è errore ed è lampante occorre evidenziarlo perché se il pastore non ha una guida chiara e non conduce all’unica meta per l’unica Via le pecore rischiano di perdersi. Capisco che rischi il posto di lavoro, ma molti rischiano molto di più per difendere la loro appartenenza a Cristo. Se non vuoi far pensare di non appoggiare il Papa, meglio il silenzio.
fraternamente
Miria
“quella tra due uomini o due donne per la Chiesa non è famiglia, come ha ribadito recentemente per l’ennesima volta il Papa”
Il problema sta proprio nelle numerose incoerenze di Bergoglio: che a parole “dice”, però nei fatti “disdice”. Certi individui, in posizioni importanti, li ha messi lui. E in certi casi li ha difesi a oltranza… salvo poi dover fare qualche passo indietro. Comunque la situazione, in linea generale, non muta. Oggi come oggi, gli invertiti hanno un potere enorme, dentro la Chiesa.
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“Ora, a me che la dottrina della Chiesa cambi non fa paura”
Spero che si tratti di una frase scritta senza riflettere. La Chiesa – papi in primis – è portavoce di Cristo, e dunque è chiamata ad annunciare la Dottrina di Cristo. Non può modificarla.
Eventualmente ci possono essere variazioni nella pastorale, ma sempre in linea con la Dottrina, e non certo in contraddizione con essa. E anche eventuali nuovi dogmi non potranno contraddire dogmi precedenti.
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“Dopo lo scandalo gravissimo che ha coinvolto il cardinale McCarrick, che ha abusato per anni di ragazzi, il cardinal Farrell, pur avendo vissuto a lungo insieme a lui, dice di non essersi accorto di niente. Noi gli crediamo. Ma allora approfitti dell’occasione del meeting delle famiglie di Dublino, lui che è titolare del dicastero competente: fughi i dubbi che già tanti stanno insinuando su di lui, non permetta che nessuna ombra lo infanghi”
Io invece faccio fatica a credergli (per credergli, dovrei pensare che è un imbelle, e non mi pare sia così), anche se lo vorrei. In ogni caso la sua buona fede potrà appunto essere dimostrata, se si adopererà per dissipare certe ombre.
Se non lo farà… evidentemente la deriva dell’attuale Chiesa gli va bene.
Onestamente, la frase sulla dottrina che cambia è venuta proprio male e certamente si voleva intendere altro. Le Scritture e tutto il Magistero sono molto chiare sul fatto che la dottrina non può cambiare e che bisogna guardarsi da chi ci prova.
Hai ragione, ho corretto il testo e risposto sopra a Giulia linkando due articoli che mi sembrano ben fatti. Riforma nella continuità.
Dall’articolo di aleteia: “Chiunque vede bene che la moralità della pena di morte è molto (ma molto) distante da qualsivoglia contenuto della fede cristiana: desta stupore che si debba spiegare che è il diritto alla legittima difesa a doversi conciliare con il decalogo e col comandamento nuovo… e non il contrario”.
Purtroppo è difficile vederla, questa continuità, anche solo a tener presente che il buon ladrone (al quale Gesù assicura il Paradiso, e non gli dice affatto che ha espresso un concetto errato) riconosce che loro – i due ladroni – sono stati giustamente condannati a quella pena (di morte, e morte atroce, per di più).
Come si possa sostenere che “la moralità della pena di morte è molto (ma molto) distante da qualsivoglia contenuto della fede cristiana”, lo sa solo l’articolista, dato quel chiarissimo passo del Vangelo. Del resto, non fosse così, la Chiesa davvero si sarebbe sbagliata per due millenni, su tale argomento.
Tra l’altro, come scrive Valli, “Il papa infatti, per motivare la sua decisione, non ha preso ispirazione dal patrimonio di fede e di dottrina custodito e trasmesso dalla Chiesa”: in questa luce, l’articolo di aleteia appare una delle tante arrampicate sugli specchi che spesso si vedono in siti del genere.
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[dal blog del Valli]
Poi però c’è l’altra questione, quella che riguarda la motivazione utilizzata da Francesco per esprimere l’inammissibilità della pena di morte.
Il papa infatti, per motivare la sua decisione, non ha preso ispirazione dal patrimonio di fede e di dottrina custodito e trasmesso dalla Chiesa, ma ha guardato a quanto sta avvenendo nel mondo.
I presupposti del cambiamento, ha scritto, sono tre: la “sempre più viva consapevolezza” oggi diffusa circa la dignità della persona, la “nuova comprensione del senso delle sanzioni penali da parte dello Stato” e infine i nuovi “sistemi di detenzione più efficaci”.
Come si vede, nulla che riguardi la Scrittura, l’insegnamento della Chiesa e il magistero.
E qui si apre un grandissimo problema perché, di questo passo, qualunque punto della dottrina potrà essere cambiato prendendo ispirazione dalle nuove sensibilità che si diffondono nel mondo e dalle nuove tecniche che il mondo stesso, in diverse forme, è in grado di promuovere e applicare.
Non a caso la cosiddetta comunità Lgbt ha già espresso la sua soddisfazione per la decisione del papa. Se infatti i presupposti del cambiamento della dottrina diventano “la sempre più viva consapevolezza” di un determinato fenomeno o di una determinata condizione e “la nuova comprensione” che si registra nel mondo a proposito di quel fenomeno o di quella condizione, è evidente che l’intero apparato dottrinale della Chiesa potrà essere agevolmente cambiato ed eventualmente scardinato.
Lo strumento (stavo per scrivere il grimaldello) che appare più disponibile per quest’opera di forzatura della dottrina è il concetto di dignità. In nome di una non meglio precisata “dignità” tutto può essere consentito. Ed è significativo che proprio alla dignità si appelli il papa per il cambiamento introdotto nel Catechismo.
Diverso sarebbe stato se si fosse appellato all’inviolabilità della vita umana.
Dignità è invece termine più indeterminato, che si presta all’apertura di altre prospettive (“avviare processi”, come ama dire il papa) e soprattutto a bloccare sul nascere ogni tentativo di giudizio morale.
Ecco il motivo per cui sostengo che il papa, motivando in quel modo il cambio di dottrina circa il n. 2267 del Catechismo della Chiesa cattolica, non ha fatto uso della prima delle virtù cardinali, che è la prudenza, detta l’auriga virtutum, il cocchiere di tutte le altre virtù.
E non utilizzare la prudenza è molto grave, perché è la virtù dell’anima razionale, che sa riconoscere in ogni circostanza il vero bene e guida all’uso dei principi morali nelle diverse situazioni.
Qualche commentatore sostiene che questo è solo l’inizio e che in futuro ci saranno altri cambiamenti della dottrina cattolica motivati genericamente dalle nuove sensibilità diffuse nel mondo.
Non ho doti profetiche e quindi mi limito a dire: Dio non voglia.
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A ciò – allo scardinamento della Dottrina – si riallaccia quanto scritto da Puccetti, parlando di “anticipazioni”:
“Mi sono fermato un attimo a cercare di guardare la scena dall’esterno.
Fino a ieri tutti a parlare delle denunce quotidiane della depravazione di chierici, vescovi e cardinali.
Oggi l’argomento è stato magicamente silenziato dall’inesistente pena di morte in tutta Europa (e non credo che cinesi ed islamici siano granché pendenti dalle labbra del catechismo, vecchio e nuovo) affermando che la Chiesa “aveva sbagliato tutto”.
Tu chiamale se vuoi … distrazioni.
Tu chiamale se vuoi … anticipazioni”.
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E ancora Puccetti:
“Buongiorno cari amici, “rubo” al professor Robert A. J. Gagnon questo post. Si tratta di un caso giudiziario.
Jessie Con-U, 40 anni è un prigioniero nel complesso penitenziario federale Canaan di Waymart, in Pennsylvania. Sta scontando una pena di 11 anni per possesso di 5 kg. di cocaina inflitta da una corte dell’Arizona nel 2005 e un ergastolo inflitto da un’altra Corte dell’Arizona per l’omicidio volontario di Carlos Garcia nel 2002.
Il 25 febbraio 2013 Jessie Con-U fa cadere dalle scale il 34enne ufficiale carcerario Eric Williams e con un coltello a doppia lama lo assale colpendolo a morte con 200 coltellate.
Il 10 luglio 2017 Jessie Con-U è stato condannato a un secondo ergastolo per l’omicidio della guardia carceraria.
Questo il commento del professor Gagnon, già professore associato di Nuovo Testamento al Seminario Teologico di Pittsburgh:
“Questo è un caso ovvio dov’è richiesta una condanna a morte […]
Che parodia di giustizia. Quanti altri agenti correttivi deve uccidere per dovere pagare con la propria vita? Secondo gli oppositori della pena di morte, può ucciderne qualsiasi numero che può e farla sempre franca”. “.
Alla fine, e come al solito, i colpevoli vengono riveriti e favoriti, e gli innocenti pagano un caro prezzo. Proprio in linea col misericordismo – misericordia sganciata dalla giustizia – attuale.
1) Quindi, secondo te il buon ladrone è andato in Paradiso grazie alla Crocifissione e non grazie al pentimento?
2) Non è che, adesso, siccome il buon ladrone si è convertito in punto di morte e siccome ci sono altre due cause di beatificazione in corso dobbiamo pensare che la pena di morte sia necessaria per la conversione. Non conosco la percentuale di condannati convertiti ma non credo giochi a favore.
3) Allora rimettiamo la lapidazione per le adultere dal momento che l’adultera cambiò vita proprio durante la lapidazione?
La vita dell’Uomo è inalienabile, stop.
E chi ha mai detto una cosa del genere?
Io ho semplicemente affermato che il buon ladrone riconosce che la pena a cui è stato condannato è giusta. E Nostro Signore non gli dice che ha torto.
Né ho mai affermato che la pena di morte sia “necessaria” alla conversione: se ti va di trollare, fai pure, ma non ti seguirò su questa strada.
Parlare per frasi fatte (La vita dell’Uomo è inalienabile, stop) è tipico di chi non ha argomenti validi.
Non sto trollando, se vuoi sostenerlo per evitare il confronto fa pure.
Il buon ladrone, sostiene che la pena sia giusta “per le opere commesse”, nel senso che confronta le proprie opere all’ordinamento vigente è dice ok, è giusto. Ordinamento a cui sottostava anche Gesù che però “non ha fatto niente”, quindi non merita la pena a cui è sottoposto perchè quella è stata scritta per certi misfatti.
Ogni tanto dimentichiamo che la rivelazione di Dio è stata progressiva.
Per esempio, inutilmente si potrebbe andare a vedere nei libri dell’Antico Testamento che cosa dica Dio sulla SS. Trinità.
Non vi è alcun riferimento esplicito. Il pericolo per gli ebrei di quel tempo di considerare la Trinità come tre dei sarebbe stato fortissimo.
Dopo che Cristo ci ha svelato il volto di Dio e siamo stati messi in grado di sapere che Dio è Trinità di persone, possiamo andare rileggere l’Antico Testamento e cogliervi molti riferimenti impliciti.
Ma questi riferimenti li vediamo noi, dopo la rivelazione di Cristo. Prima era impossibile anche solo pensarvi.
Ebbene, quello che è avvenuto per lo svelamento del volto di Dio è avvenuto anche per la morale.
La rivelazione della legge di Dio è stata progressiva.
Si passa dal libro della Genesi che vuole mostrare a quale degrado l’uomo giunga quando si allontana da Dio, al punto da non distinguere il bene dal male, alla codificazione della legge del taglione, che era una prima maniera per respingere la riparazione smodata del male.
Per esempio, Lamech, discendente di Caino, dice: “Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settantasette” (Gn 4,23-24).
Si tratta evidentemente di una riparazione esagerata e ingiusta del male subìto.
Allora poco dopo Dio dà la legge del taglione, che intende portare all’interno di un mondo estremamente vendicativo (qual era il mondo degli ebrei e anche quello delle popolazioni circonvicine) a criteri di giustizia più stretta, senza esagerare: “Se segue una disgrazia, allora pagherai vita per vita: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido” (Es 21,23-25).
Si trattava dunque di una legge più equa, per quei tempi evidentemente.
Gesù però va più in là. E mostrando una via che conduce a Dio perché lo imita, chiede, senza rinunciare alle esigenze della giustizia, di essere misericordiosi e di perdonare.
La sola giustizia infatti non riconcilia ancora i cuori, che dopo la sentenza del tribunale possono essere ancor più lacerati. Il più rimane ancora da fare.
Infatti la sola giustizia stabilita secondo criteri di equità dal tribunale umano, può lasciare gli animi dei contendenti ancora pieni di rancore e di risentimento, che non di rado diventano premesse di nuove ingiustizie.
Per questo Gesù dice: “Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,44-45).
Facendo per la legge morale un discorso analogo a quello che fatto per la SS. Trinità, anche qui si può partire da Cristo e tornare indietro all’Antico Testamento e vedere come i germi di questa nuova morale, insegnata dal Signore, fossero già presenti come nel loro seme, che aveva bisogno di sbocciare e di crescere.
Vediamo infatti che nell’Antico Testamento Dio ha fatto l’uomo a propria immagine e somiglianza, e che già nel Levitico gli ripete diverse volte: “Siate santi perché io il Signore vostro Dio sono santo” (Lv 11,45).
Il Dio da imitare nell’Antico Testamento è quel Dio che si presenta come “misericordioso e pietoso” (Es 34,6).
Ma per ora il popolo è incapace di comprenderlo.
Così ancora quel Dio che talvolta esige l’espiazione perfetta del male secondo la legge del taglione – anche nei confronti di intere popolazioni – si presenta come Colui che perdona e che chiede di perdonare.
Per ora il popolo non lo comprende.
Ma sta di fatto che tra le feste religiose del popolo d’Israele la festa dell’Espiazione è tra le più importanti (veniva celebrata nel giorno corrispondente all’equinozio di autunno). Il contenuto principale di quella festa era il seguente: “Dio perdona”.
Ma il popolo faceva fatica a capire che, se Dio perdona e se gli uomini sono stati creati a immagine sua, anch’essi devono perdonare.
Questo sarà rivelato pienamente in Cristo in particolare quando “Pietro gli si avvicinò e gli disse: ‘Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?’ E Gesù gli rispose: ‘Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette’” (Mt 18,21-22).
Quest’insegnamento viene ripreso da San Paolo: “Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti” (1 Ts 5,15) e: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male” (Rm 12,21).
La rivelazione biblica ha luogo nella cornice della storia e questo vale anche per la morale rivelata nella Bibbia.
La rivelazione di questa morale, quindi, si verifica in uno sviluppo graduale e nel dialogo fra Dio e il suo popolo. Perciò l’insegnamento morale della Bibbia non può essere ridotto unicamente a una serie di principi o a un codice di leggi casistiche. I testi biblici non possono essere trattati come pagine di un sistema morale. Devono essere viste, piuttosto, in modo dinamico, alla luce crescente della rivelazione.
Dio entra nel mondo e si rivela sempre di più, si rivolge alle persone e le sfida a capire più profondamente la sua volontà e le abilita a seguirlo sempre più da vicino.
Questa luce raggiunge lo zenit con la venuta di Cristo, che ha confermato l’insegnamento di Mosè e dei profeti (Mt 22,34-40) ed ha istruito il suo popolo e l’umanità intera con la propria autorità (Mt 28,19-20).
Così noi decifriamo il messaggio morale dello Antico Testamento definitivamente nella pienezza del contesto del Nuovo Testamento.
Questo processo è guidato e assistito dallo Spirito Santo, che conduce i discepoli di Gesù “alla verità tutta intera (Gv 16,13)”
TUTTA STA PREMESSA PER DIRE COSA? Questo…
Ora, io penso che lo Spirito stia ancora facendo il suo lavoro.
Quindi, non ha senso dire che siccome s.Tommaso e s.Agostino e anche Pio X la consideravano lecita in alcuni casi di extrema ratio, dobbiamo per forza imbalsamarci a quei pronunciamenti.
Quei pronunciamenti erano avvenuti in tempi in cui si dava la pena di morte anche ai facinorosi, ovvero a chi scatenava risse nei pub (nel caso dei primi 2) oppure in un tempo in cui in TUTTI gli Stati vigeva la pena di morte magari per gli omicidi anche non seriali, Quindi, teniamo questa regola lì, magari anche solo per non far sentire in colpa il boia, che in fondo era un impiegato statale.
Quindi in entrambi i casi la Chiesa era comunque un passo avanti nella pedagogia.
Adesso, caro Aldo, abbiamo Convenzioni di Ginevra, Carte dei Diritti e quant’altro…
Siamo pronti per considerare la vita un diritto inalienabile (che non è una frase fatta ma è il motivo per cui immagino ti scagli contro l’aborto e l’eutanasia…), in ogni caso…anche quella dei colpevoli.
Passo e chiudo.
“Adesso, caro Aldo, abbiamo Convenzioni di Ginevra, Carte dei Diritti e quant’altro…”
maledetti siano i diritti!!!
l’identificazione fra diritti e desideri è la metastasi della societa’ occidentale. (ps chi l’ha detto?)
“Così ancora quel Dio che talvolta esige l’espiazione perfetta del male secondo la legge del taglione – anche nei confronti di intere popolazioni – si presenta come Colui che perdona e che chiede di perdonare.”
Dubito che Dio abbia chiesto davvero lo sterminio di intere popolazioni, compresi bambini innocenti. So che nella Bibbia è scritto questo, ma so anche che Dio non può comandare azioni intrinsecamente malvagie (come l’uccisione di bambini innocenti) ergo credo che tali passi vadano letto in senso allegoriche, cioè con l’autore che attribuisce a Dio le sue intenzioni.
@Adolfo
contedduca1983 non mi sembra affatto un troll e di troll me ne intendo, ne vedo tanti…
@admin
Se non è un troll, tanto meglio.
A lui rispondo dunque che sì, la rivelazione di Dio è stata progressiva; ma è altrettanto vero che Dio, in Cristo, ha pronunciato la Parola definitiva. Asserire perciò – di fatto – che su certi temi la Chiesa s’è sbagliata per duemila anni, lascia almeno perplessi.
Vi sono stati, vi sono ancora, e probabilmente vi saranno in futuro, dei casi in cui l’unico modo per salvaguardare l’innocente sta nella condanna a morte del colpevole. La condanna a morte altro non è che la retribuzione (giusta) per il grave danno commesso.
Non a caso la Scrittura dà una precisazione importante: “non far morire l’innocente e il giusto” (Es 23,7). Possono dunque darsi condizioni in cui è lecito che il colpevole muoia. E non è un discorso di “conversione”, bensì di giusta retribuzione. Nel bene e nel male.
In passato, quando la pena di morte era ampiamente praticata, i gravi colpevoli che, pentiti, ricevevano i Sacramenti, in attesa dell’esecuzione, potevano riceverli proprio perché, con l’imminente morte, stavano per espiare – nel modo più “completo” possibile – le loro colpe.
Intendiamoci: anche a me piacerebbe un mondo idilliaco in cui non vi fosse necessità di “interventi gravi”, ma la realtà è ben diversa. Chi non se ne rende conto, spesso fa parte di coloro che vogliono “demolire i muri e costruire i ponti”, ignorando che Gesù per primo ha detto di essere venuto a portare divisione (ulteriore) sulla terra. Non la pace, bensì la spada.
La divisione si attua nel momento in cui alcuni scelgono di seguire la via diritta, mentre altri si ostinano lungo altre vie.
È vero che la vita umana ha un valore immenso; ma è altrettanto vero che chi commette delitti auto-degrada la propria vita [la vita ha un valore ontologico, che sempre permane; ma possiede pure un valore aggiunto, dato dagli atti compiuti, che possono essere giusti o sbagliati, buoni o cattivi].
Tale per cui, da una certa prospettiva, è verissimo che la vita dell’innocente “vale di più” della vita del colpevole.
Conteduca non sarà un troll, ma è uno storicista. L’insegnamento sulla pena di morte non è cambiato da quando è nato, morto e risorto Cristo, confermato da santi, teologi e papi recenti. Recenti fino a GPII, il quale se avesse inteso dire che la vita umana è “inviolabile, stop” l’avrebbe scritto. E invece non l’ha scritto.
Non voglio intraprendere una discussione sul tema, perché è pieno di articoli in giro scritti da gente preparata. Aggiungo solo all’esempio di Adolfo del ladrone quello di Cristo in persona: dinnanzi a Pilato, che lo minaccia per il Suo silenzio, gli risponde non rinfacciandogli che non avrebbe l’autorità di metterlo a morte, ma che quell’autorità gli è stata data dall’alto e che dovrà rendere conto di come la sta usando. Il problema, dunque, è “solo” che Pilato sta condannando a morte un innocente, non che sta condannando a morte. D’altronde anche nei confronti del Sinedrio, la linea di difesa di Cristo – espressa in pochissime parole, perché quello che doveva dire l’ha già detto – non tocca mai l’argomento “non avete il diritto di mandare un condannato a morte”, ma li sfida semplicemente a mostrare dove Egli avrebbe sbagliato – quello che sta dicendo loro è in sostanza che Lui ha dato tutto il materiale che serviva per riconoscerlo Figlio di Dio, dunque l’accusa di bestemmiare non sta in piedi. E ci sono altri passaggi nei Vangeli, e tutti gli Apostoli tranne uno sono morti violentemente, e nessuno dei condannati a morte ha mai contestato lo strumento in sé. La Rivelazione si è conclusa con l’Apocalisse. Dunque, niente può cambiare da quel punto in poi e dichiarare che la pena di morte è in sé, sempre e comunque, errata è un esempio di abuso del termine “sviluppo della dottrina”. La dottrina è stata cambiata; è stata cambiata in modo autoreferenziale (infatti il nuovo articolo del CCC cita solo un passaggio di un discorso di Francesco, nessuna fonte magisteriale precedente).
Estremamente opportuna la denuncia storicistica di questa mossa, così come dell’abuso del concetto di “dignità”. Ora – vedasi commento precedente – scopriamo che la Chiesa deve farsi insegnare dal mondo (p.es. con la Convenzione di Ginevra). Tutto è propedeutico ad altri “sviluppi” della dottrina, che temo vedremo ben presto.
Tutto è propedeutico ad altri “sviluppi” della dottrina, che temo vedremo ben presto.
Sono già pronti:
https://www.aldomariavalli.it/2018/08/06/il-misterioso-caso-del-numero-2358/
@Kosmo
Letto. Se n’era già parlato, mi pare anche qui: la spiegazione era che si tratterebbe di un residuo di una versione del CCC precedente quella definitiva (qualche “manina” già operava nel 1992), stranamente rimasto in una vecchia pagina del sito. Ora, però, a distanza di mesi mi chiedo com’è che il super-staff della comunicazione vaticana non abbia ancora provveduto a rimuoverla. E se Valli l’ha menzionata ora, può avere i suoi buoni motivi…
@Fabrizio Giudici:
strano che questa versione ci sia dal 19 Maggio 2004…
@Kosmo
Ovvero, da un anno prima della morte di GPII e relativo conclave… dove l’elezione di BXVI fece infuriare Danneels & co…
ALMENO da quella data…
Aldo Maria Valli si è sbagliato e ha scritto un nuovo articolo. Vai a vedere. La versione NORMATIVA del Catechismo è quella con la dicitura giusta (1997). Non quella del 1992.
Quindi – nel caso fosse una modifica “politica” – è un caso di variazione pro-ortodossia e non pro-eresia.
Resta la domanda: il fatto che nella versione inglese Intra Text del Catechismo si trovi il vecchio n. 2358 è un errore tecnico oppure qualcuno ha voluto che risultasse il testo del 1992?
@kosmo. Le possibilità sono due:
1) errore tecnico e/o pura incapacità di gestire i siti internet (ho letto un cattolico canadese esperto di informatica nonché blogger+vlogger”apologeta” il quale lamentava vari “disastri” tecnici in tutti i siti istituzionali. Quindi, problemi tecnici non intenzionali.
2) come avviene per molti altri gruppi e correnti cattoliche (anche di commentatori in questo blog), può essere che certi vertici di certe lobby tengano nascosti intenzionalmente ai loro adepti sottomessi tutti i documenti papali e della Santa Sede che parlano chiaramente della sana dottrina (o sana morale, o sana liturgia, ecc.) e che li inchioderebbero alla loro menzogna.
IMHO penso che tutti dovremmo interrogarci ogni giorno se stiamo facendo di tutto per far conoscere il messaggio di Cristo così come voluto dalla Madre Chiesa, oppure se stiamo cercando di promuovere una religione fai-da-te. Personalmente, un mio grande punto di riferimento (quando voglio scrivere di questioni dottrinali sul mio blog o quando qualcuno mi chiede info di persona) è padre Angelo Bellon. Per sicurezza controllo sempre tutte le sue spiegazioni per capire se sto interpretando bene ciò che la Chiesa insegna.
Esattamente quello che i farisei dicevano a Gesù. Duemila anni di Chiesa gettati al vento.
Complimenti!
C’è un’altra cosa da dire, e ieri notte ci ho riflettuto parecchio, attendendo oggi prima di esprimermi. Uno dei sensi di questo post è chiedere che Courage partecipi ed abbia visibilità all’evento. Lì per lì mi è sembrata una buona idea, perché è ovvio che più persone “ASS” Courage riesce a contattare, meglio è. Ma poi c’è un problema. L’evento di cui stiamo parlando non è un evento laico, ma un evento organizzato dalla Chiesa. Ora, noi nei confronti di Dio non abbiamo diritti: possiamo solo supplicare ed elemosinare la sua misericordia, come è stato spesso ripetuto. Nei confronti della Chiesa, invece, possiamo accampare alcuni diritti (il Codice di Diritto Canonico usa proprio questo termine): per esempio, il diritto di essere formati e guidati con parole di Verità. È curioso che in un periodo in cui c’è chi accampa il diritto di essere una capra, se così si sente, noi cattolici invece rinunciamo ai pochi diritti che veramente hanno un senso. Noi non dobbiamo, non possiamo e non vogliamo elemosinare qualche briciola di Verità in mezzo ad un mare di menzogne: noi la Verità la dobbiamo, la possiamo e la vogliamo esigere, tutta intera.
Dunque l’unica cosa che ha senso è continuare a chiedere che padre Martin ed altri eventuali eretici vengano cacciati dall’evento (e non solo), come è stato scritto su questo blog poco tempo fa. Se ciò non avverrà, se ne dovranno trarre le debite conseguenze. Non possiamo, in subordinata, chiedere “almeno” che si dia un po’ di visibilità a chi dice cose ortodosse: ci ritroveremmo in una pseudo-chiesa democristiana, in cui si da’ semplicemente spazio alle varie correnti; un po’ c’è Cristo, ma anche Beliar; la “Chiesa” profetizzata da Jovanotti, l’unica grande Chiesa da Che Guevara a Madre Teresa. Dove sta uno non può star l’altro. Se il faro delle nostre scelte è sempre Cristo e dobbiamo chiederci in ogni istante “cosa farebbe Cristo” al posto nostro, allora: pensiamo che andrebbe a mercanteggiare un cantuccio di spazio per esporre il suo “punto di vista” insieme agli altri, poi ognuno prende ciò che più gli aggrada, o si recherebbe a Dublino con un TIR carico di macine di mulino che lancerebbe addosso a questi scellerati? Ho citato le macine, perché Cristo è stato chiaro nei confronti di chi scandalizza i piccoli: mica ha detto che bisogna chieder loro di concedere un pochino di spazio.
Se si inizia anche involontariamente ad acconciarsi ai compromessi, è inevitabile che escano involontariamente quelle frasi malriuscite sulla dottrina che può cambiare. Andando avanti in questo modo, si inizierà a crederci veramente. Per non dire che siamo arrivati a questo punto proprio a causa di decenni di compromessi. Ora basta.
Courage chieda visibilità all’evento alternativo organizzato da alcuni cardinali e vescovi: glielo daranno con grande gioia. E i genitori mandino i figli all’evento alternativo, dove verranno offerti loro pane, pesci ed uova; non pietre, serpi e scorpioni.
“Se si inizia anche involontariamente ad acconciarsi ai compromessi, è inevitabile che escano involontariamente quelle frasi malriuscite sulla dottrina che può cambiare”
Penso che molti cattolici, in buona fede, non riescano proprio ad accettare il fatto che, attualmente, è proprio una parte (non esigua) dell’alta gerarchia, quella che sta scardinando la Chiesa. Per questo si finisce, spesso inconsapevolmente, con l’abbracciare i compromessi, in un processo esiziale le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti (anche se non tutti lo riconoscono).
Avere un papa che, sistematicamente (e per questo è lecito pensare che “Il papa sa, non può non sapere”, come scrive Antonio) mette in posizioni di potere degli individui eretici (di fatto favorendo egli stesso l’eresia), non è facile da accettare. Però la realtà è questa: ci troviamo in un tempo anticristico, in cui il male viene chiamato “bene”, e il bene viene chiamato “male”.
Nelle Scritture è messo bene in evidenza la sorte che toccherà a coloro che operano invertendo la realtà (e di conseguenza “adattando” la Dottrina alla voglie dell’uomo): per questo è necessario aprire gli occhi… se non si vuole essere trascinati sempre più verso il basso.
Tu, Fabrizio, hai citato la Pascendi anche più di me, e hai osservato che è incredibile che certi concetti vengano ignorati. Purtroppo è così, e continua a essere così, in molti casi.
@Fabrizio Giudici: Spesse volte la trovo un po’ eccessivo. Questa volta mi trovo pienamente d’accordo, virgola per virgola, su quanto afferma. Grazie!
Secondo me visto che ormai il vescovo di Dublino ne ha fatta una questione personale, e lo vuole a tutti i costi, si deve ascoltare Martin alla sua conferenza con la massima attenzione, perché finora è sempre stato ambiguo, e poi fargli questa domanda, diretta: gli atti omosessuali sono o non sono intrinsecamente disordinati? Il sesso tra due uomini o due donne è o non è peccato?
Se non risponde con un sì netto e inappellabile, chiedere che venga rimosso. Finora è sempre stato molto astuto, il suo libro è un capolavoro di parole sul nulla.
E poi in quell’occasione chiedere che venga allontanato non solo da Dublino.
Questa ambiguità di parte delle gerarchie è davvero intollerabile.
Hai ragione, ma bisogna vedere se Padre Martin accetterà di rispondere a domande dirette. I “novatores” si sono sempre mostrati molto attivi e parziali nella gestione dei microfoni, sin dall’episodio del card. Ottaviani al terzo giorno del Concilio. Tornando ai tempi attuali, p.es. in Italia ormai è già capitato (dalla famosa conferenza della Bonino in una chiesa, fino all’episodio recentissimo di un imam venuto a “spiegare” in chiesa chi è Cristo) di vedere reazioni stizzite dinnanzi a domande scomode: non rispondono, se rispondono mostrano solo tutta la propria insofferenza; questo se non hanno già chiamato i Carabinieri per allontanare i “dubiosi” molesti.
Stimata Sig.ra Costanza. Io la capisco. Anch’io mi sento tra l’incudine ed il martello. Da un lato la mia fede cattolica mi insegna che “ubi Petrus ibi Ecclesia”, che il Santo Padre dovrebbe essere custode (non riformatore) fedele e coraggioso del deposito delle Verità immutabili e salvifiche della nostra Fede in Nostro Signore Gesù Cristo. Dall’altro mi accorgo con profonda tristezza e sgomento delle numerose ambiguità dell’attuale Pontefice regnante, le sue tante e logorroiche parole, vengono prontamente contraddette dai fatti o da altre sue parole. La Dottrina viene sistematicamente subordinata alla Pastorale secondo i sentori di questo mondo. Il pastore non deve avere l’odore delle pecore (che puzzano di mondo di cui Lucifero é principe). Sono le pecore che devono avere l’odore del pastore, che a sua volta deve profumare di Cristo, unica Salvezza. I nostri pastori, di ordine e grado che odore hanno? Questo papa che odore ha?
Buona domenica
Seguo con interesse tutto quanto qui viene scritto però ho difficoltà ad accettare l’acronimo “ass” perché non mi sembra che coincida con il rispetto che a tutti è dovuto. Sono sicuro che è stata una svista. La lingua inglese è bene o male conosciuta da molte persone, anche da quelle che gioiscono per quello che “padre” Martin va predicando.
Giuliano. In inglese l’acronimo è SSA.
Se questo articolo venisse tradotto in inglese troveresti quello.
Corrispondente a Same-Sex Attraction.
In tutte le lingue esistono questi incroci di termini che in una qualche altra lingua suonano con “strani” significati.
Ma non ci possiamo fare niente.
E comunque solitamente ognuno legge nella propria lingua.
(Divertente e ai limiti del dissacrante fu Giovanni Paolo II che volle “testardamente” pronunciare delle frasi in Thailandia in lingua locale, e quindi provocò un po’ di fraintendimento, anche comico se vogliamo… Poi tutto si risolse bene 😊😇😇😇).
mah, io penso che l’operato di papa Francesco si può apprezzare oppure no, ma farlo passare per quello che non si rende conto di quello che gli succede intorno per giustificarlo è forse peggio che criticarlo.
Non credo che sia così: la Chiesa fa tantissime cose in tutto il mondo e non credo che il Papa possa umanamente seguirle tutte.
Daniel Mattson recensisce padre Michael (Mike) Schmitz
“Made for Love”
http://m.ncregister.com/57604/d#.W2bSO0SpU0M
Qualcuno sa se è prevista la traduzione italiana del libro?
Da alcuni anni seguo padre Mike sui siti e sui canali yt americani. Il suo argomento principale non è quello dell’omosessualità, ma per varie congiunture del momento ne sta parlando ultimamente (appunto). Qualche traduzione italiana delle videocatechesi generali si trova sul canale È il Cielo che Regge la Terra.
Per chi ancora non lo conoscesse: questo prete ha una particolare capacità di tradurre in parole semplici il Magistero della Chiesa, oltre che di far percepire costantemente il legame con Cristo in tutto ciò che dice. È davvero un talento particolare
(non solo video-genico).
Sinceramente… per me non c’è confronto 😁 😁 però per par condicio sentiamo pure le “ragioni” dell’altro don:
Non per insistere, ma se io fossi il Papa 😇… a Dublino ci manderei questo
La mia personale battaglia contro queste gerarchie che sento così lontane dal modo in cui ho sempre inteso la dottrina e la fede cattolica, la combatto nel mio piccolo disdicendo un abbonamento avuto in contumacia, in quanto mai richiesto, all’ormai da tempo illeggibile quotidiano Avvenire. Sono certa che lo inviassero ai miei tre figli grandi, in seguito solo ad uno, per diffondere cultura e non per ottenere sussidi statali sulla base delle copie stampate. Con il passare degli anni e dei vescovi, ho visto questo giornale, che non nego di aver letto in tempi ormai passati anche con un certo interesse, trasformarsi letteralmente, paradigma dell’auspicato stravolgimento del depositum fidei.
Non entro nei particolari di ciò che mi lascia totalmente senza parole, ma ho deciso che a casa mia non entra più.
mento era uno solo che avevo regalato a mia moglie). Oggi mi viene la nausea solo ad aprirlo. Peccato!
Non ho capito perché si sia cancellato il primo pezzo: avevo scritto: “Gentile Sig.ra Manu, la sua storia è quasi identica alla mia (ma l’abbona” il resto è giusto.
Chiedo venia!
E ‘ chiaro che il papa e’ il papa, cioe’ Il successore di Pietro che deve garantire la Chiesa nella quale la parola di Dio non puo’ smarrirsi se deve nutrire, con i Sacramenti, la vita dei fedeli. La Chiesa non e’ un’associazione di brave persone che perseguono finalità per quanto nobili, ma Cristo che si unisce agli uomini per dare loro la sua vita nella Trinità delle persone. L’esitazione nel criticarlo e’ comprensibile, tanto più che i punti sconcertanti del suo pontificato sono tali e tanti da dare alla critica un carattere di radicalita’ che non sembra avere paragoni nella storia, pur piena di luci e di ombre, del papato. Eppure dobbiamo notare che con Francesco sembra emergere un fiume di melma nelle gerarchie,nei sacerdoti e nei religiosi che nessuno di noi, pur coscienti dell’umano che e’ proprio delle persone, avrebbe supposto. E’ questa melma riguarda soprattutto l’omossessualita del clero che diffusasi in modo subdolo è cresciuta in entita smisurata, rimanendo sotto gli altri papi abbastanza nascosta, salvo gli scandali che inevitabilmente venivano in modo ricorrente alla luce. E’ con l’attuale papa che questo fiume carsico e’ emerso, senza essere seriamente contrastato, quando invece la gravità della situazione avrebbe richiesto la massima energia nel fare, congiunta alla riaffermazione senza sconti della dottrina di sempre.
Possiamo domandarci il perche’. Tutti sanno che il card. Danneels si e’ vantato di aver fatto parte di un gruppo ( mafia lo ha chiamato ) che si e’ dato molto da fare per eleggere Francesco. La mia convinzione, maturata con molta sofferenza, è giunta alla sua conclusione dopo le tante tristi vicende che ci addolorano, e’ che di questo gruppo facesse parte anche la lobby omosessuale divenuta fortissima nella chiesa, di modo che il papa, scegliendo inevitabilmente i suoi collaboratori tra coloro che l’avevano sostenuto per realizzare un programma di profondi cambiamenti, abbia nominato, valorizzato e promosso, anche senza conoscerne all’inizio le inclinazioni, molti esponenti della lobby, divenuta sempre più presente ed invadente. Ne’ si può trascurare che chi vuole una chiesa che poco niente si opponga all’etica mondana, non si preoccupi molto di questa emersione, dal che si realizza un’alleanza di fatto tra le due tendenze dei sostenitori del nuovo eletto.
Una situazione di tal genere esigerebbe una revisione così profonda degli orientamenti dottrinali dell’attuale pontefice che non credo egli voglia o possa fare.
Non ho la pretesa di sapere quel che lo Spirito Santo fa e permette, ma poiché non e’ vietato fare qualche ipotesi, penso che ci voleva un papa in cui fosse consentito al male profondo che covava nella chiesa di emergere e di manifestarsi in tutta la sua estensione e gravità.
il Papa é un Gesuita e fa … il Gesuita. Interroghiamoci sull’origine della deriva omoerotica delle gerarchie: non nasce forse nei seminari? Il Papa ne ha sollecitato una “selezione”, segno evidente che non solo sa COSA avviene, ma anche DOVE e QUANDO inizia, ma AMBIGUAMENTE pensa di risolverlo con una pre-selezione.
Le persone ASS! 😂😂😂
L’acronimo ASS è di una tristezza infinita e si fa fatica a credere che sia fatto senza malizia
Presumo che gli italioti facciano effettivamente fatica… Specialmente gli italioti complottisti.
Ma se invece ci trasferiamo dove la gente parla inglese come lingua madre quotidiana, scopriamo che la parola è Same-Sex Attraction, abbreviato sempre con l’acronimo SSA.
Quindi nessuno, con nessuna malizia, ha coniato ASS da nessuna parte.
Se si usa tra italiani (generalmente ignorantissimi in inglese) non significa nulla.
Se invece per caso si usa tra cattolici anglofoni non ti capiranno perché per loro l’acronimo è solo SSA.
(Praticamente lo stesso avviene col RICA italiano e col RCIA inglese. Oppure con la GMG italiana e col WYD inglese).
Ci vedi ancora malizia?
A me sembra solo ignoranza della lingua inglese.
A me sembra malizia.
Al seguente link puoi trovare un ragazzo cattolico che si autodefinisce persona con ASS (persona con attrazione verso lo stesso sesso).
Il ragazzo segue la via della castità come indicato dalla Chiesa Cattolica e … non credo che intenda autodefinirsi “asino”. Magari puoi chiedere a lui se intendeva metterci della malizia oppure un’autosvalutazione
http://coraggiodellacastita.blogspot.com/
Sulla pena di morte mi sembra che si sia fatto molto rumore per nulla perche la nuova versione prende semplicemente atto che nel 2018 quelle pene alternative di cui parla la vecchia sono de facto sempre possibili cosa che non era data per esempio nel secolo scorso. In altre circostanze per esempio la guerra giustificata rimane sempre lecito uccidere un uomo anche se questo e innocente.
e l’adattamento dottrinale salta fuori,guarda caso, quandi si sta parlando di riforma della legittima difesa.
a pensar male….
Tecnicamente son mele e pere, perche’il singolo a differenza dell’autorita’legittimamente costituita non ha la possibilita’di rinchiudere a vita in cantina il ladro che sorprende in casa, comunque ho capito l’antifona come si diceva.
@ola
È una spiegazione riduttiva, perché slegata dalla realtà. Intanto, quello che dici è vero nel 2018 solo in alcune parti del mondo. È vero che la guerra e la legittima difesa non c’entrano niente, ma ci si dimentica p.es. della legge marziale in stato di guerra. Eppure non si capisce questa distrazione, visto che le guerre che divampano in varie zone del pianeta sono evidenti a tutti. Prendi per esempio la Siria. Prendiamo un ufficiale che, con la sua pattuglia, cattura un gruppo di briganti – non parlo neanche di combattenti nemici, ma briganti – che si è macchiato di razzie, stupri e omicidi in massa. Vengono processati e riconosciuti colpevoli. Ora, che fai, li mandi in galera? Dove? Può essere che tra un mese il fronte si ribalta e il carcere che presidi cade in mano ad altri gruppi di sbandati e i delinquenti vengono rimessi in libertà. Dunque, non si verificano affatto le condizioni citate. Tutto questo era perfettamente chiaro nella precedente formulazione di GPII.
Secondariamente, è evidente il limite storicistico nel pensare che la situazione del 2018 sia destinata solo a migliorare… Ma c’era quel Tizio che metteva in guardia da chi proclama “pace e sicurezza”. E mi rendo conto che non è ben chiaro che andiamo incontro a periodi molto oscuri.
@Fabrizio
Ma lo stato di guerra non e’normato a parte nei paragrafi precedenti?
In stato di pace a me riesce difficile pensare a una situazione dove una pena alternativa non sia applicabile.
Che siano di legge naturale e quindi invarianti sia la santita’della vita umana che l’autorita’legittimamente costituita era chiaro nella vecchia versione – piu chiara, siamo d’accordo – e viene ribadito nella nuova, quindi il cambiamento puo’essere solo nelle circostanze esterne, no?
Per lo stesso motivo non avrei niente da obiettare se fra 100 anni si adattasse di nuovo il paragrafo a di nuovo mutate circostanze esterne, purche’appunto gli invarianti rimangano invarianti.
Affermare che cosi’si sbugiarda chi e’venuto prima mi sembra altrettanto assurdo che affermare che il nuovo Codice di diritto Canonico ha sbugiardato il vecchio.
@ola
Sui paragrafi precedenti sullo stato di guerra sono in attesa di chiarimenti da altri canali. Ti saprò dire forse più tardi (sempre che, ovviamente, tu o altri non vogliano esplicitare la questione, che mi vedrebbe lettore attento).
Sono d’accordo con la tua frase sullo “stato di pace”, ma ricordiamo che tra lo stato di pace e lo stato di guerra ci sono molte sfumature: ci sono stati che perdono il controllo di molte aree che dovrebbero essere soggette all’autorità, ma non per questo si tratta di guerra esplicita e dichiarata. La Francia non è formalmente in stato di guerra (le disposizioni delle autorità sono molto ambigue), ma quando hai organizzazioni che pianificano e attuano attentati in stile militare con centinaia di morti, tanto che devi avere militari in strada e barricate di cemento, mi è difficile pensare ad uno stato di pace. Potrebbe anche peggiorare, e arrivare a migliaia di morti od oltre, senza che formalmente si giunga ad uno stato di guerra (anche perché non potrebbe mai essere formalmente una guerra contro un’entità straniera ben definita).
Vedo che, come te, molti hanno interpretato la novità come una questione contingente (p.es. Cavalcoli), ovvero: se le circostanze cambiano, si cambierà ancora il CCC. Ora, intanto è già diverso da quanto sostengono certi (vedi ducaconte sopra), dunque si è aggiunta l’ennesima fonte di confusione come se non bastassero le altre. Poi mi chiedo che senso abbia questa cosa – cambiare oggi ed eventualmente si ricambierà domani – visto che la formulazione precedente era già chiara e comprensiva di diverse situazioni. Il CCC non è un documento dottrinale di per sé, quanto un compendio della dottrina, dunque da un lato è chiaro che di adegui per tenere conto di situazioni contingenti, ma non mi pare una buona idea scriverlo in modo che debba essere cambiato troppo spesso.
@Fabrizio
Per quanto riguarda lo stato di guerra, veramente ero io che chiedevo lumi a te. 🙂
Se hai informazioni ulteriori le aspetto volentieri.
Concordo anche che si potrebbe pensare ad uno stato “intermedio” fra guerra e pace, che sarebbe piu’rispondente alle situazioni appunto contingenti.
Lo stato di guerra in Francia è simile a quello che ci fu in Italia negli anni ’70-’80. Allora, l’MSI propose l’adozione del codice militare di guerra, che ai tempi prevedeva la pena di morte, esattamente con queste motivazioni. La proposta non trovò il favore, ma, anche in quel caso, si riuscì a superare il problema senza ricorrere alla pena di morte. Ci tengo a precisare che mi definisco non favorevole alla pena di morte, non mi definisco contrario.
Ho trovato un interessante articolo ieri sull’argomento: http://isoladipatmos.com/la-pena-di-morte-ed-i-nuovi-dogmidella-chiesa-perche-non-affidare-adolf-hitler-e-pol-pot-ai-servizi-sociali-diretti-dal-presbitero-antonio-mazzi/
Salve,
Ho visto con grande commozione il film Courage, ed ho esultato vedendo la misericordia di Dio come si muove..
Il mio amico sacerdote, sta seguendo centinaia di persone diremmo con altra scelta di genere, che ad un certo punto sono andati in crisi.
Bene li accoglie, li ascolta li ama e li richiama alla fede nella Presenza di Gesù .
Loro tornano e ritornano due si sono sposati ed hanno avuto bambini, si sono messi in discussione.
Io penso che siamo tempi terribili che dobbiamo viverli come tali; vi ricordate i sacerdoti che si vestivano da borghesi per entrare in Russia o siete troppo giovani e non avete studiato?
Vi ricordate cosa successe quando il Papa Pio12 parlò contro il nazismo, cosa accadde in Olanda… scrivete, parlate ragionateci sopra, io sono stata in Brasile dove per miseria ci sono milioni di bambini e ragazzini che per sopravvivere hanno dovuto cambiare genere. Mi dispiace non accetto critiche al Papa che e’ un gesuita. Chissà quante critiche avremmo fatto a San Tommaso Ricci che vivendo fino in fondo la cultura imperiale alla corte dei mandarini, vestendo di seta, con capelli tagliati e codino cinese antico e scarpe di legno,, ma in cuore un ideale grandissimo che era quello di Cristo, ha portato la fede in Cina…
Chissa ‘ chi sarà questo santo Tommaso…e chi lo conosce.?
Se c’e una cosa che più mi invecchio più mi diventa insopportabile sono i cattolici -moralisti-borghesi-molto occidentali….
Saluti chiara
Matteo Ricci
Matteo Ricci, che ha portato una fede in Cina così profonda da diventare subito sincretista e poi sparire nel giro di brevissimo tempo… E s’è dovuto rifare tutto daccapo.
Ciao, oggi inizia la novena di Maria Assunta in cielo. La pregherò per chiedere a Maria la grazia del trionfo del Suo Cuore Immacolato sull’eresia omosessualista che oggi come mai minaccia la Santa Chiesa Cattolica di Dio. Uno tra i più velenosi diffusori di queste teorie eretiche omosessualiste in seno alla Chiesa si chiama James Martin, gesuita. Molti non sanno che Martin è stato invitato dagli organizzatori del prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie (istituito da San GP2) a dublino come relatore (tutto questo ha dell’incredibile). Prego il Cuore Immacolato di Maria che ottenga da Gesù la conversione del cuore di Martin e che la Provvidenza di Dio scompagini i piani di Martin e dei suoi fiancheggiatori affinché non possa recarsi a Dublino a spargere le sue parole vane e perverse
Se Vuoi, preghiamo insieme
Per tanto tempo ho coltivato il pensiero che papa Francesco , con certe scelte, volesse usare la strategia del “pifferaio di Hamelin” che dopo aver fatto uscire dalle tane tutti i topi li portò ad annegare nel fiume.
A volte provo a mantenermi in questo pensiero ma sempre più debolmente e con crescente scoraggiamento.
entia non sunt multiplicanda sine necessitate.
la verita’ è spesso banale e quasi sempre spiacevole
@nat
A volte provo a mantenermi in questo pensiero ma sempre più debolmente e con crescente scoraggiamento.
Rimani incoraggiato, che comunque è quello che sta accadendo. Effettivamente stiamo vedendo il marcio che era evidentemente insinuato da tempo, ma che solo pochi addetti ai lavori percepivano. Mettiamola così: la metafora del pifferaio è ancora valida per quanto riguarda gli eventi di cui siamo testimoni; semplicemente si scompone in due persone: il primo fa uscire tutti i topi, poi ne verrà un altro per sterminarli. O… un’Altra.
Chiara.
Guarda che Matteo Ricci, si vesti’ da cinese ed assunse dai costumi cinesi ciò che, contenendo semi naturaliter cristiani, come il culto degli antenati, potesse trovare il proprio compimento nel cristianesimo, ma si guardò bene dal modificare la fede e l’etica cristiana. I preti che entrarono da clandestini in Russia finirono martiri della fede, anche se questa pagina e’ stata quasi dimenticata. So che in Brasile avvengono cose orribili, ma proprio perché troppi sacerdoti, invece di predicare il Vangelo, con il quale si cambiano le coscienze e si promuovono tante opere che modificano, anche se imperferramente, la società. (Si pensi a quanto hanno fatto in Italia don Bosco, il Cottolengo, don Orione, don Gnocchi, don Facibeni, tanto per citare i primi nomi che mi vengono in mente ), credono che le cose possano migliorare prima cambiando le strutture della società e non mutano idea nemmeno quando assistono ai colossali fallimenti delle dottrine che hanno abbracciato ( vedi Venezuela, paese ricchissimo ridotto alla più era miseria, Cuba, Nicaragua). Il fatto che ci sia anche una gerarchia e un clero inerti e complici, almeno per viltà, delle ingiustizie, può rendere comprensibile il loro errore ma non lo giustifica. Costanza ha dato spazio a Padre Trento che, operando in America del Sud, crede fermamente che Cristo e’ la vera medicina del mondo. Se essere dalla sua parte significa essere tradizionali ed occidentali, vuol dire che non mi sopporterà.Non me la prenderò.
Mi dispiace, sig.ra Miriano, ma a questo giro non sono d’accordo con Lei.
La Dottrina non ha nulla da “evolvere” nel senso di cambiare, in quanto la Rivelazione si è compiuta tutta alla luce di Nostro Signore. L’evoluzione nella continuità di cui parla non può assoultamente essere l’arbitraria deformazione, o peggio ancora la negazione, di ciò che è stato insegnato prima: nella Chiesa, la legge successiva non nega la precedente, ma viene da essa regolata e non può ad essa sostituirsi, o non può deformarla sino a renderla irriconoscibile e negando ciò che è stato. Questo è logico: Dio, essendo eterno e perfetto, non può cambiare; pertanto gli insegnamenti della Chiesa, basata sulla Rivelazione di Dio, non possono cambiare se non nella loro applicazione pratica (la “pastorale”, o meglio la disciplina canonica), ma certamente non negando o “addolcendo” la Verità che soggiace a ciò. Altrimenti, ne conseguirebbe che, poiché la Dottrina cambia, anche Dio cambia; non solo, che ciò che ieri era dannoso oggi non lo è più, il che è chiaramente assurdo. I tentativi, da parte di una certa frangia pseudo-cattolica di “ammodernamento” (che altro non sono che l’etica del compromesso, etica che non ha niente di cristiano) degli ultimi decenni de che hanno visto partorire la Messa di Bugnini e similari deformazioni sono maldestri tentativi di cambiamento di ciò che era stato e sarà sempre insegnato infallibilmente dalla Cattolica; allo stesso tempo, ricordo che l’obbedienza pontificia non rende lecita la negazione della Verità, quant’anche fosse un angelo del Cielo a proclamare il “cambiamento di paradigma”. Detto questo, possiamo illuderci quanto vogliamo, ma negare che almeno una parte (non tutta, dato che gli spasmi attuali sono il trionfo del modernismo, eresia di origine illuminista e massonica e, più anticamente, libertina e protestante, prima e del neomodernismo, di cui Rahner era eccelso esponente, poi almeno negli ultimi due secoli, nonostante i tentativi di arginarlo da parte di pontefici come il venerabile Pio IX e San Pio X) della responsabilità di quanto sta avvenendo sia del pontefice regnante e specialmente della “corte dei miracoli” di cui si circonda è negare la realtà: purtroppo, e lo dico con dolore, sostenere che il Papa regnante ed ancor di più la cricca che ha contribuito alla Sua elezione (la “mafia di San Gallo” di triste memoria, mai smentita e che, anzi, getta ombra sulla liceità di tale nomina a norma di Diritto canonico) non hanno idea di quello che stiano facendo o che siano malinformati non è praticamente più sostenibile. Tale giudizio non si può considerare, a mio avviso, come temerario, dato che l’enciclica (che introduce nel cattolicesimo l’eretica “morale della circostanza”) “Amoris Laetitia” e l’attuale cambiamento del Catechismo in materia di pena di morte (che viene considerata un male in sé e per sé e non per la presenza, oggigiorno, di metodi di detenzione a lunga durata alternativi, almeno in Occidente, e qui giace il grave errore morale) dimostrano che tali cambiamenti, arbitrari e dannosi, sono voluti e perseguiti, se non direttamente dal Pontefice in carica dalle sue persone di fiducia, e che costoro non vengano punite o rimosse per la loro malafede ma al contrario promosse ed incoraggiate è sotto gli occhi di tutti.
Bello l’acronimo ass.. Veramente maturo, complimenti per lo spirito..
… verrebbe da dire quello che affermò Ruini anni fa: Papa Francesco per cercare di avvicinare i lontani finisce col disorientare i vicini!!!
Cara Costanza, sei meravigliosa, evangelicamente parlando, e meraviglioso è stato l’incontro a Macerata col pienone. Meraviglioso questo tuo post! Meraviglioso l’acronimo ASS, che in inglese significa asino e ci ricorda come certi santi chiamassero “fratello asino” il loro corpo, da guidare con le sue pulsioni e non da lasciar dominare. Attenta però, sai come si può più volgarmente anche tradurre ASS?!! sai com’è, parlando di omosessualità… P.S. Ecclesia semper reformanda, ok! ma se ieri la pena di morte era da evitare perché sproporzionata seppur lecita in casi estremi e oggi (o domani) diventa un male assoluto, forse qualche conto non torna del tutto…
cmq.alla fine, che, per somma sfortuna del Papa, vi siano vescovi e cardinali che hanno una spiccata propensione per la “misericordite” nei confronti del mondo lgbt -quando non di peggio- pare essere,oramai, acclarato:
http://www.marcotosatti.com/2018/08/07/super-ex-al-papa-il-card-farrell-deve-lasciare-ed-elenca-tutte-le-onde-della-marea-lgbt-curiale/
Vale
E’ quello che dicono da anni, inascoltati, Padre Ariel Levi di Gualdo e Padre Cavalcoli nel loro sito L ‘ Isola di Patmos. E cioe’ che se non si inizia dal vertice della Chiesa gerarchica a contrastare l’ omosessualismo praticante ma al contrario c’ e’ a tutti i livelli non solo una “ copertura” reciproca ma anche la promozione e la carriera assicurata per quei preti
che fin dal seminario appartengono alla notoria lobby, mentre quelli che denunciano abusi e scorrettezze vengono puniti, se non c’ e’ la volonta’ di purificazione,inutili e ipocrite sono poi le “ scuse” in casi come quelli cileni e americani. Un cancro che ha dato metastasi non si cura con l’ omeopatia o le gocce di zucchero misericordioso : ci vuole chirurgia radicale o l’ intero organismo della Chiesa andra’ verso la rovina.
Vengo da una famiglia dove gli ecclesiastici sono sempre stati sottoposti a critiche. In particolare, essendo nato sotto Paolo VI, sentivo i miei criticarne alcune scelte, così come facevano per Giovanni XXIII. Nello stesso solco, trovo Francesco I il Papa meno vicino a me da quando sono nato. Trovo che parli in maniera troppo dotta, che sia poco chiaro e che sia troppo sensibile a certe adulazioni.
Trovo, però, che, se vogliamo continuare a dirci cattolici, dobbiamo avere nei suoi confronti un pregiudizio positivo e obbedienza, altrimenti finiremo per essere protestanti in nome dell’ortodossia cattolica, il che è un assurdo. Trovo giusto avere critica, ma non trovo giusto considerare il Papa come un eretico o simile. A suo tempo scelsi di non essere lefebvriano, pur amando molto il latino e la liturgia antica, perché mi sembrava assurdo per un tradizionalista essere contro il Papa. Penso che sia bene fare attenzione nel criticare. Lo dico prima di tutto a me stesso….
“Trovo, però, che, se vogliamo continuare a dirci cattolici, dobbiamo avere nei suoi confronti un pregiudizio positivo e obbedienza, altrimenti finiremo per essere protestanti in nome dell’ortodossia cattolica, il che è un assurdo […] mi sembrava assurdo per un tradizionalista essere contro il Papa. Penso che sia bene fare attenzione nel criticare”.
Va benissimo il pregiudizio positivo d’obbedienza, ma allo stato attuale delle cose non si tratta più di “obbedire”, bensì di “rinunciare al bene dell’intelletto”, ossia di negare la realtà dei fatti.
Troppi sono i personaggi, messi in posizione di potere dall’attuale papa, che predicano apertamente l’eresia: di conseguenza è corretto dire che questo papa sta favorendo la demolizione della Chiesa.
Il papa ha il compito primario di confermare i fratelli nella fede, e non quella di accrescere – e a dismisura – la confusione delle anime. Come ha scritto Fabrizio: “Il Papa è responsabile della solidità della dottrina e della pastorale: è suo dovere correggere tutte le storture che non siano affrontate dai livelli gerarchici sottostanti. […] La più alta autorità sulla Terra ha oneri ed onori e in questo caso non sta facendo il proprio dovere”.
Sarebbe già grave avere un papa ignavo, che non corregge le storture di chi sta più in basso di lui; ma qui abbiamo addirittura un papa che pare (ho detto “pare”) lo faccia apposta, a scegliere i peggiori collaboratori: il danno è ancora più grave.
L’obbedienza va data al pontefice, se e solo se egli per primo segue l’insegnamento di Cristo. Se egli insegna cose contrarie al magistero bimillenario, non solo è lecito disubbidire, ma diventa addirittura doveroso.
Siamo dunque in uno scisma?
Certamente sì, ma non per colpa di chi si rifiuta di ubbidire a insegnamenti palesemente eretici e contraddittori, bensì per colpa di coloro che tali insegnamenti propagano, ormai a tutti i livelli gerarchici.
Giustissimo l’invito alla prudenza, ma neppure dobbiamo negare la realtà. Altrimenti scivoliamo in quell’ideologia, oggi purtroppo imperante, che vede fin troppi cattolici dare addosso ad altri cattolici, perché interpretano in maniera del tutto errata il dogma dell’infallibilità papale, e dunque ritengono che il papa non si possa mai criticare, e vada ubbidito “sempre e comunque”.
Basterebbe pensare che vi sono già stati, nel corso del tempo, dei pessimi papi (non solo per condotta di vita, ma anche perché hanno sostenuto o favorito insegnamenti errati), per comprendere che si tratta di una strada sbagliata.
Allo stato attuale delle cose, in fin troppi casi siamo “costretti a difenderci” da molti di coloro che, posti alla guida del gregge di Cristo, portano le pecore su pascoli gravemente nocivi… e in certi casi fanno addirittura scempio delle pecore, per cibarsene (abbiamo tanti e tanti esempi di gravi scandali, anche in tempi recenti).
Si tratta di mali gravi, che Iddio permette per ricavarne beni più grandi. Un “bene” lo vediamo già, ed è quello che la Vergine illustrò al Cornacchiola: “La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i suoi ministri”.
Molte maschere infatti vanno cadendo, ed è cosa buona. Ciò ovviamente non annulla le responsabilità di coloro che stanno demolendo la Chiesa (la Quale, comunque, per Divina Promessa, non potrà mai essere distrutta).
Tanti di noi pensano e/o hanno pensato che l’attuale papa si comporti in un certo modo, per far uscire i traditori allo scoperto: ma non è comunque lecito fare del male (demolire l’insegnamento bimillenario della Chiesa) per ottenere un bene (i traditori escono allo scoperto).
Inoltre, visto che fin troppi collaboratori – più o meno eretici e gravemente scandalosi – rimangono al loro posto, è ormai ben chiaro che la strategia di cui sopra appartiene a un’idea che molti cattolici hanno elaborato, per non dover ammettere che questo papa non sta facendo il proprio dovere.
Non so, Adolfo. Sicuramente non appartengo alla schiera di coloro che ritengano che qualunque cosa dica il Papa non possa essere criticato (per dire una stupida banalità, se così fosse, tutti i cattolici dovrebbero essere tifosi del San Lorenzo, o almeno quelli argentini). Però c’è un fatto che mi spinge a riflettere: almeno un paio dei Papi precedenti (intendo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) potevano essere annoverati fra i “conservatori” e molti cattolici li criticavano per questo. In quelle circostanze, il mio pensiero era: dovrebbero adeguarsi. Oggi mi trovo io nella posizione di quei cattolici. Perché (e non è una domanda retorica!) dovrei agire diversamente da quello che chiedevo a loro?
Peraltro, trovo che molte sue parole vengano lette solo parzialmente, forzate e via di seguito (purtroppo, anche da suoi collaboratori o da organi cattolici…). Non ci porta fuori strada tutto questo?
“almeno un paio dei Papi precedenti (intendo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) potevano essere annoverati fra i “conservatori” e molti cattolici li criticavano per questo. In quelle circostanze, il mio pensiero era: dovrebbero adeguarsi. Oggi mi trovo io nella posizione di quei cattolici. Perché (e non è una domanda retorica!) dovrei agire diversamente da quello che chiedevo a loro?”
La questione non è: dobbiamo adeguarci a un papa.
Ma è: dobbiamo seguire la retta Dottrina.
Fin troppi degli insegnamenti attuali deviano dal precedente Magistero: ecco perché oggi è addirittura doveroso “agire diversamente”.
I precedenti Papi non avevano messo in discussione gli assoluti morali, non si erano appellati al “caso per caso”, allo scopo di introdurre una pastorale che, nel concreto, fa l’opposto di quanto la Dottrina dice.
Come ha scritto Fabrizio, qui non è in discussione l’autorità del papa, ma sono in discussione certi insegnamenti che, di fatto, conducono le anime fuori strada.
E, in aggiunta, c’è l’infelice scelta di mettere in posti di responsabilità degli eretici conclamati.
Per dire: è perfettamente inutile tuonare contro l’aborto e contro le inversioni… se poi si mette un filo-radicale come Paglia – e fosse solo lui! – alla guida di importanti realtà ecclesiastiche.
Un ottimo piatto può essere reso mortale da una minima quantità di veleno. L’insegnamento, per essere “buono e fruttuoso”, deve essere del tutto privo di agenti velenosi (eterodossi).
Non mi stancherò di dire che la Pascendi dovrebbe essere profondamente meditata (o ri-meditata): insegnamenti ambigui e contraddittori, anche se “poco numerosi”, sono sufficienti per avvelenare una gran mole di insegnamenti buoni.
“Tutti i novatori agiscono allo stesso modo: nei loro libri seminano contraddizioni, affinché, se vengono attaccati su un punto, possano aver pronta la scappatoia dicendo che altrove hanno sostenuto il contrario” [Vincenzo de’ Paoli].
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“Peraltro, trovo che molte sue parole vengano lette solo parzialmente, forzate e via di seguito (purtroppo, anche da suoi collaboratori o da organi cattolici…). Non ci porta fuori strada tutto questo?”
Dovremmo chiederci come mai queste forzature sono presenti oggi, in misura ben più numerosa di ieri (coi Papi precedenti, dico).
La risposta è addirittura banale: l’insegnamento di questo papa è talmente ambiguo e ondivago [basti ripensare alla risposta che lui diede, in merito all’intercomunione coi luterani], che spesso è facilissimo interpretare in un modo… oppure in un altro modo, diametralmente opposto.
Gli “alteratori” ci saranno sempre. Ma a maggior ragione un papa dovrebbe insegnare con chiarezza, e rifuggire dall’ambiguità. Molta “colpa” di queste “forzature” è proprio del papa attuale.
“Fuori strada” ci possiamo andare, certo, ma solo se non rimaniamo ancorati al Magistero bimillenario. Che poi altro non è che la vera Dottrina insegnata da Cristo. Esattamente come hanno fatto, nel corso dei secoli, Atanasio e tutti gli altri Santi e le anime pie che, in momenti molto bui per la Chiesa, hanno “scavalcato” la gerarchia (che insegnava dottrine erronee), e hanno guardato direttamente a Cristo.
In tal modo sono rimasti “dentro” la Chiesa; mentre la parte marcia della gerarchia, pur formalmente “dentro”, era in realtà “fuori”.
Non mi pare superfluo riportare l’insegnamento di Atanasio, a tal proposito:
“Che Dio vi consoli! … Quello che rattrista… è il fatto che gli altri hanno occupato le chiese con violenza, mentre in questo periodo voi vi trovate fuori. E’ un dato di fatto che hanno la sede, ma voi avete la fede apostolica.
Possono occupare le nostre chiese, ma sono al di fuori della vera fede. Voi rimanete al di fuori dei luoghi di culto, ma la fede abita in voi.
Vediamo: che cosa è più importante, il luogo o la fede?
La vera fede, ovviamente.
Chi ha perso e chi ha vinto in questa lotta: quello che mantiene la sede o chi osserva la fede?
È vero, gli edifici sono buoni, quando vi è predicata la Fede apostolica; essi sono santi, se tutto vi si svolge in modo santo…
Voi siete quelli che sono felici, voi che rimanete dentro la Chiesa per la vostra fede, che mantenete salda nei fondamenti come sono giunti fino a voi dalla tradizione apostolica, e se qualche esecrabile gelosamente cerca di scuoterla in varie occasioni, non ha successo.
Essi sono quelli che si sono staccati da essa nella crisi attuale.
Nessuno, mai, prevarrà contro la vostra fede, amati fratelli, e noi crediamo che Dio ci farà restituire un giorno le nostre chiese.
Quanto più i violenti cercano di occupare i luoghi di culto, tanto più essi si separano dalla Chiesa.
Essi sostengono che rappresentano la Chiesa, ma in realtà sono quelli che sono a loro volta espulsi da essa e vanno fuori strada.
Anche se i cattolici fedeli alla tradizione sono ridotti a una manciata, sono loro che sono la vera Chiesa di Gesù Cristo”.
Il problema è che noi cattolici dovremmo seguire il Papa proprio come garante della vera dottrina. Anche Lutero sosteneva di essersi staccato dalla Chiesa cattolica proprio per seguire la retta dottrina. In assenza di un Papa (o scavalcandolo) rischiamo di crearci una religione su misura, sicuramente partendo da buone intenzioni, probabilmente seguendo in buona parte la retta dottrina, ma pur sempre su misura. Dico questo essendo d’accordo con quasi tutto l’intervento cui sto rispondendo (il che mi rende più difficili le cose).
Il fatto che Lutero sostenesse di seguire la retta dottrina, non rende automaticamente vera la sua asserzione. Infatti è facile dimostrare che Lutero avevo torto; c’è un intero Concilio che lo dimostra:
“Noi abbiamo già avuto una risposta infallibile sugli errori di Martin Lutero: il Concilio di Trento. Gli insegnamenti del Concilio di Trento sugli errori di Lutero – lo ripeto – sono infallibili, ex cathedra.
Mentre i commenti del Papa sull’aereo non sono ex cathedra”
(Mons. Athanasius Schneider).
Un papa – qualsiasi papa (buono o cattivo che sia) – passa. La Dottrina invece resta.
In epoche buie della storia della Chiesa, altri papi non sono stati “garanti della vera Dottrina”: per questo, fondamentalmente, il discorso deve rimanere “sulla Dottrina”, e non “sul papa”.
Un papa dovrebbe essere sì, “garante della Dottrina”. Ma, se non lo è, che facciamo?
Lo seguiamo ugualmente, anche se certi insegnamenti sono eterodossi?
Certe “novità”, introdotte dall’attuale pontefice, sono del tutto autoreferenziali: non viene presentata alcuna giustificazione scritturale e dottrinale (Magistero precedente) per tali novità. E non viene presentata, proprio perché non è possibile farlo. Esattamente come non è stato possibile, a Bergoglio, rispondere ai dubia.
Quando un papa introduce dei cambiamenti, dovrebbe anche mostrare – e dimostrare – che quei cambiamenti sono in linea con la Dottrina (confermano la Dottrina di sempre, e non la contraddicono); e dovrebbe illustrare i vantaggi che quei cambiamenti apportano, in riferimento al vero bene delle anime.
Non basta “dire” che si è in continuità: occorre dimostrarlo. Se lo si dice solamente, è appunto perché non c’è alcuna reale “dimostrazione” da fornire. A meno che non si voglia fare come coloro per i quali “due più due fa cinque”, implicitamente affermando che la teologia è una pseudo-scienza, soggetta alle voglie dell’insegnante di turno.
@FPV
È necessario certamente essere molto prudenti nelle critiche al Papa, tuttavia è opportuno rimettere le cose nella giusta prospettiva.
Intanto i Protestanti hanno sempre attaccato i papi perché i primi volevano rompere con la Tradizione (da cui il nome: “protestavano” contro la Tradizione) e i secondi la difendevano. La situazione attuale è totalmente diversa. Certo che contestare l’autorità papale è comunque sbagliato, tuttavia esistono modi e contenuti in cui ciò è perfettamente legittimo e anzi doveroso. Questo ha scritto Benedetto XVI (http://iltimone.org/34837,News.html):
La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma, che in tempi oscuri possono anche spaventosamente scomparire dalla coscienza della (statisticamente) maggior parte della cristianità, senza perdere peraltro in nulla il loro carattere impegnante e vincolante. In questo caso la parola del papa può e deve senz’altro porsi contro la statistica e contro la potenza di un’opinione, che pretende fortemente di essere la sola valida; e ciò dovrà avvenire con tanta più decisione quanto più chiara sarà (come nel caso ipotizzato) la testimonianza della
tradizione.
Al contrario, sarà possibile e necessaria una critica a pronunciamenti papali, nella misura in cui manca a essi la copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale.
Dove non esiste né l’unanimità della Chiesa universale né una chiara testimonianza delle fonti, là non è possibile una decisione impegnante e vincolante; se essa avvenisse formalmente, le mancherebbero le condizioni indispensabili e si dovrebbe perciò sollevare il problema circa la
sua legittimità».
“Possibile e necessaria” la critica, in ambito che rimane assolutamente cattolico. Chi contesta questa legittima critica, si sta mettendo nella stessa situazione di quelli che sta contestando, perché va contro il pronunciamento di un Papa.
Lefevbre non si è mai messo “contro un Papa”; si possono muovergli molte critiche legittime, ma non questa. Contro un Papa si sono messi tanti di quei vescovi in passato – compreso quelli che contestarono l’Humanae Vitae – ma chissà perché non vengono mai citati al posto del povero Lefevbre.
Per il resto, i fatti dei tempi presenti stanno facendo giustizia e chiarendo chi aveva torto e chi ragione.
Sulla possibilità di un papa eretico: è questione da teologi, per cui io non entro in questa discussione. La trovo anche inutile in questo momento, perché sono documentati gravissimi errori di papi del passato che pure non furono bollati come eretici. Faccio però presente che la discussione è aperta, nessuno ha mai scomunicato né condannato i sostenitori di questa teoria (dovremmo scrivere teorie, perché sono almeno quattro le varianti possibili), e storicamente tra i sostenitori ci sono eminenti teologi, nonché santi dottori della Chiesa. Dunque chi sostiene una di queste tesi (ovviamente, avendo gli strumenti intellettuali per farlo), al momento, rimane legittimamente cattolico e tale sarà finché un’autorità ecclesiastica non si pronuncerà in modo definitivo.
@FG: Lefebvre, che io ricordi (ero molto giovane ai tempi…) sostenne che Giovanni Paolo II fosse un antipapa (non sono sicuro, ma credo che avesse sostenuto che non ci fosse più stato un Papa dopo Pio XII). Peraltro, l’ordinazione dei vescovi da parte sua, dopo alcune concessioni di Giovanni Paolo II, fu un chiaro atto di ribellione…. Vero è che, a leggere alcuni, sembra che sia il (solo) male assoluto…
Ripeto, non sono contro le critiche, ma sono contro la critica sistematica…
Il cambiamento del 2267 del CCC non è così facile da maneggiare come vorrebbero far credere Padre Ariel e altri. Il problema consiste intanto nel fatto che il testo è stato modificato trasformandolo da un articolo, pure molto restrittivo, che si occupava delle casistiche nelle quali applicare o meno la pena di morte, a un articolo che si occupa di una-sola-casistica relativa all’applicabilità della pena di morte, cioè quella in cui “sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci” nel garantire “la doverosa difesa dei cittadini”.
Qualora questo non fosse possibile, e poiché la riedizione del CCC non si occupa più degli altri casi, di fatto si dovrebbe in tali casi riapplicare la casistica precedente.
Per di più, il Magistero non può insegnare l’errore in materia di fede e morale, ma può errare altrove, e la valutazione ultima dell’efficacia, in un certo tempo e luogo, della pena inflitta al criminale all’interno di uno Stato in termini di difesa della collettività, è prerogativa dell’autorità temporale, non quella spirituale. In particolare la parte in cui il Papa scrive “sono stati messi a punto sistemi di detenzione più efficaci” non ha alcun valore vincolante in termini d’obbedienza.
Insomma, questa nuova edizione del 2267 CCC mi pare proprio un balletto, appieno nello stile di questo Papa, purtroppo.
Qualora l’autorità statale decidesse che gli elementi elencati nel secondo paragrafo del 2267 (specie il punto 2 e soprattutto il 3) non trovano riscontro nella realtà contingente, la necessità di obbedire all’intero articolo cadrebbe di per sé, proprio a causa del modo in cui l’articolo stesso è stato riscritto. Il nuovo 2267 manca di universalità, concentra tutta l’attenzione su una singola parte del precedente 2267 lasciando cadere nel vuoto il resto.
E’ buffo pensare che Papa Francesco abbia detto che il suo libro preferito è “Il Padrone del mondo” di Benson. Chi lo ha letto ricorda di sicuro a che mi riferisco, parlando di pena di morte…
Non ho letto il libro di Benson, ma il resto dell’intervento è molto interessante, grazie!
Ciao Roberto, ben tornato!
Un po ho letto i vostri commenti, ho riflettuto……
.la risposto mi è stata chiara….tu prega,
fidati di Dio,
perché se permette certe cose lo sa Lui, e so che non lascia mai incompiuto ciò che Ha iniziato….anche nella chiesa e per ogni uno di noi.
Di più non so dire……buona serata a tutti voi.