dal Catechismo della Chiesa Cattolica (632-635)
Le frequenti affermazioni del Nuovo Testamento secondo le quali Gesù « è risuscitato dai morti » presuppongono che, preliminarmente alla risurrezione, egli abbia dimorato nel soggiorno dei morti. È il senso primo che la predicazione apostolica ha dato alla discesa di Gesù agli inferi: Gesù ha conosciuto la morte come tutti gli uomini e li ha raggiunti con la sua anima nella dimora dei morti. Ma egli vi è disceso come Salvatore, proclamando la Buona Novella agli spiriti che vi si trovavano prigionieri.
La Scrittura chiama inferi, Shéol il soggiorno dei morti dove Cristo morto è disceso, perché quelli che vi si trovano sono privati della visione di Dio. Tale infatti è, nell’attesa del Redentore, la sorte di tutti i morti, cattivi o giusti; il che non vuol dire che la loro sorte sia identica, come dimostra Gesù nella parabola del povero Lazzaro accolto nel « seno di Abramo ». « Furono appunto le anime di questi giusti in attesa del Cristo a essere liberate da Gesù disceso all’inferno ». Gesù non è disceso agli inferi per liberare i dannati né per distruggere l’inferno della dannazione, ma per liberare i giusti che l’avevano preceduto. « La Buona Novella è stata annunciata anche ai morti… ». La discesa agli inferi è il pieno compimento dell’annunzio evangelico della salvezza. È la fase ultima della missione messianica di Gesù, fase condensata nel tempo ma immensamente ampia nel suo reale significato di estensione dell’opera redentrice a tutti gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi, perché tutti coloro i quali sono salvati sono stati resi partecipi della redenzione. Cristo, dunque, è disceso nella profondità della morte 537 affinché i « morti » udissero « la voce del Figlio di Dio » e, ascoltandola, vivessero. Gesù, « l’Autore della vita », ha ridotto « all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo », liberando « così tutti quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita ». Ormai Cristo risuscitato ha « potere sopra la morte e sopra gli inferi » e « nel nome di Gesù ogni ginocchio » si piega « nei cieli, sulla terra e sotto terra ».
|
Tornerò con più calma a gustare questo prezioso testo.
Tanti auguri a tutti voi. Il Signore Risorto ci faccia assaporare un pezzettino di Cielo e ci doni la grazia di non dimenticare. Smack! 😀
Infatti molti a Gerusalemme videro i risorti che andavano per la città. È questa l’inaudita realtà prima ed ultima, lo scopo di tutta la Creazione : risorgere in Cristo. Ecco la risposta da fornire, l’argomento da spendere, la.ragione da rendere ai giovani , agli increduli , agli atei. Al mondo. ” HAEC EST VICTORIA QUAE VINCIT MUNDUM FIDES NOSTRA ” (GV 5,1)
Dai «Discorsi» di san Leone Magno, papa.
Questo specialissimo dono ci fu dato nel Cristo: che la nostra natura passibile non rimanesse più soggetta alla morte dopo che lui, per natura immortale, vi si era sottomesso; e che proprio da ciò che in lui non poteva morire risorgesse in noi ciò che era morto.
Per assimilarci indissolubilmente a questo sacramento, carissimi, dobbiamo impegnarci con la massima intensità interiore ed esteriore. Se infatti è cosa gravissima trascurare la festa di Pasqua, è ancor più grave assistere alle assemblee liturgiche, senza però partecipare alla passione del Signore.
Quando l’Apostolo afferma: «Se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo» (2Tm 2,12) vuol dire esattamente questo: non ama per davvero il Cristo sofferente, morto e risorto, se non chi con lui soffre, muore e risorge.
Queste realtà hanno già avuto inizio in tutti i figli della Chiesa nel mistero della rigenerazione, ove abbiamo la morte al peccato, la nuova vita del risorto e la triplice immersione, per imitare i tre giorni della sepoltura di Gesù. In tal modo, rimosso per così dire il tumulo del sepolcro, coloro che il seno del fonte battesimale ha ricevuto vecchi, l’acqua li rigenera nuovi. Ma occorre portare a termine con la vita ciò che i fedeli, nati dallo Spirito Santo, hanno celebrato nel sacramento; essi perciò, proprio accogliendo e portando la croce, devono frenare quanto rimane in loro del costume mondano.
Se qualcuno quindi sente che le esigenze dell’osservanza cristiana superano le sue possibilità, e se le sue passioni lo spingono a deviare dalla retta via, ricorra alla croce del Signore e crocifigga al legno della vita gli impulsi della sua cattiva volontà. Invochi il Signore con le parole del profeta, dicendo: «Tu fai fremere di spavento la mia carne, io temo i tuoi giudizi» (Sal 118,120).
Che significa avere la carne crocifissa coi chiodi del timor di Dio, se non trattenere i sensi dalle lusinghe di desideri illeciti, per timore del giudizio divino? Chi resiste al peccato e uccide le sue concupiscenze per non compiere qualcosa che sia degno di morte, può dire con l’Apostolo: «Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal 6,14).
Il cristiano dunque si stabilisca là dove Cristo lo portò con sé, e là diriga tutti i suoi passi dove sa che la sua natura umana è stata salvata. La passione del Signore si potrae sino alla fine del mondo. E come nei suoi santi Gesù stesso è onorato e amato, e nei suoi poveri Gesù stesso viene nutrito e vestito, così in tutti coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia, con lui soffriamo. A meno che non si voglia pensare che sono finite tutte le persecuzioni e le lotte che infierirono contro i beati martiri, per il fatto che la fede si è diffusa in tutta la terra ed è diminuito il numero degli empi; come se la necessità di portare la croce incombesse soltanto su coloro ai quali furono inflitti atrocissimi tormenti, per distoglierli dall’amore di Cristo.
Ma le anime dei giusti, che hanno imparato a temere e amare un solo Dio, e a sperare in lui solo, dopo aver vinto le passioni e crocifisso i sensi, non cedono ad alcun timore dei nemici, né ad alcun compromesso. Hanno infatti preferito a se stessi la volontà di Dio, e tanto più amano sé quanto più si disprezzano per amore di Dio.
Perciò, carissimi, la santa Pasqua viene degnamente celebrata in queste membra del corpo di Cristo, e nulla manca loro delle vittorie riportate dalla passione del Salvatore.
A tutti BUONA PASQUA
Questo post e i commenti riportano con forza gentile e fedele sull’ unica Persona alla quale deve andare tutta la nostra attenzione e il nostro amore: il Signore Gesù Cristo. Grazie, è un’ opera di misericordia che consola e sostiene, lo scrivo con gratitudine e affetto fraterno. Sia lodato Gesù Cristo
* ( 1 Gv 5,4)
Si riuscirà a porre rimedio ai danni che il papa produce con dichiarazioni. .. non “Strutturali”?
Cristo risorgendo dai morti porta con sé in Cielo le anime dei salvati. Ma la Resurrezione avviene il terzo giorno, non il primo: “prima” Gesù Cristo sperimenta fino alla fine l’abbandono di Dio, per la nostra salvezza, in quello scambio tra la sua santità e la nostra perdizione che viene chiamata sostituzione vicaria. In questo senso Cristo discende agli Inferi al posto nostro, per permetterci di seguirlo nel suo ascendere se e in quanto ci uniamo a Lui: non per niente ci nutriamo del Suo corpo e sangue.
Così ha fatto con i Giusti che attendevano la sua discesa agli inferi…

A tutte e tutti i più cari auguri per la Santa Pasqua del Signore, nostro unico Salvatore!
cara Costanza, se fossi il presidente della Repubblica ti nominerei senatore a vita, se fossi il papa ti farei cardinale. Ma sono solo io e ti faccio i più grandi auguri di buona Pasqua di Resurrezione, da estendere ai tuoi cari e a tutti i lettori del tuo blog.
Sarebbe necessario che la sig.ra Costanza fosse sig. Costanzo, affinche tu, qualora fossi papa, potessi concederle(gli) il galero.
La nominerei “in pectore”, ovviamente…
Giorno di grandi prodigi!
La colpa cerca il perdono,
l’amore vince il timore,
la morte dona la vita.
Dono immenso per la nostra povera umanità, Santo Dio, Santo forte, Santo immortale..
Abbi pietà della Tua cara umanità, legaci fortemente a Te.
Lode, Onore, Azione di Grazia, Potenza sopra la morte, scendi anche nei cuori di ogni uomo, che in Te confida.