In Inghilterra si è deciso che quando un bambino è malato molto gravemente e non può guarire, gli si sospendono idratazione e nutrizione, perché la sua vita “non è degna”. Così Charlie è stato ucciso. Così Isaiah è stato ucciso. Per Alfie il giudice ha decretato la stessa fine, negando la possibilità che venga trasferito al Bambin Gesù, dove non lo avrebbero guarito, no, ma lo avrebbero curato fino alla fine (posso dire di essere orgogliosa che ci sia un ospedale così, in Italia, grazie alla Chiesa?).
Nella sentenza di morte per Alfie il giudice, visto che la famiglia del bambino è cattolica, si è permesso di citare Papa Francesco a sostenere la sua sentenza di morte, visto che il Santo Padre si è espresso contro l’accanimento terapeutico. Ma è una vera falsità, e sono davvero grata al professor don Roberto Colombo, docente di Biochimica e Biochimica clinica all’Università cattolica del Sacro Cuore, per questo meraviglioso articolo che finalmente fa chiarezza sul tema. Finalmente un medico che entra nel merito, e ci spiega che esistono due diverse accezioni di cure palliative: “una di esse ne assume il concetto secondo una flessione coerente con il “prendersi cura” del malato sino all’ultimo istante della sua vita, che «restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere» (Papa Francesco). L’altra, invece, sospendendo non solamente le terapie ma anche i supporti vitali indispensabili per la vita, non presenta un significato etico «diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte» (Papa Francesco). Anzi, tende a mascherare l’eutanasia attraverso la sua forma apparentemente più “dolce” e “pietosa” (falsamente) che è quella omissiva: non applica una procedura direttamente e immediatamente letale, ma conduce alla morte anticipata per privazione dell’essenziale per vivere”.
Che queste cose siano vere io lo intuisco solamente, ma non ho nessuna competenza per oppormi. Sono dunque grata davvero, di cuore, a questo fratello nella fede, perché dà voce alla Chiesa. Siamo su un terreno delicato e io non sono abbastanza competente, invece il professore che scrive qui oggi non è solo un sacerdote che parla di principi non negoziabili, ma anche un docente di Biochimica e Biochimica clinica, con un curriculum da paura (Cambridge, Oxford, Rockfeller New York e san Raffaele Milano), ed è per questo che a me pare smascherare con estrema precisione e competenza le balle dei giudici inglesi, che indegnamente ordinano di uccidere un bambino malato tirando il Papa per la giacchetta, anzi per la talare. Questo articolo è stato approvato e pubblicato anche dal cardinal Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita fino al 2008.
Costanza Miriano
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Il bambino Alfie Evans e le autentiche cure palliative
del professor don Roberto Colombo
La vicenda umana del bambino inglese di 22 mesi, Alfie Evans, affetto da una grave patologia neurodegenerativa di probabile origine genetica e sinora non ascrivibile precisamente a nessuna malattia descritta nella letteratura medica, sta suscitando una commozione, una preoccupazione e un dibattito tra i cittadini del Regno Unito e di altri Paesi che ricordano quelli dell’estate scorsa intorno al piccolo Charlie Gard e alla contesa etica e giuridica che opponeva i suoi genitori ai medici dell’ospedale londinese GOSH. Due storie cliniche e personali che, pur presentando alcune similitudini, sono tuttavia segnate da tratti differenti. I dati clinici disponibili, raccolti e riassunti nella sentenza del giudice Hayden del 20 febbraio, consentono di rilevarne alcuni.
1. Anzitutto, nel caso di Charlie si era in presenza di una diagnosi clinica certa, supportata da un inequivocabile reperto genetico-molecolare: una rarissima forma di malattia da deplezione del DNA mitocondriale causata da una mutazione nel gene RRM2B. Per Alfie, i test sinora eseguiti per i geni più comuni che causano malattie neurometaboliche (mitocondriali e non), inclusa la forma infantile precoce della ceroidolipofuscinosi neuronale (malattia di Santavuori-Haltia), hanno fornito esito negativo. Come suggerito dagli specialisti dell’Ospedale Bambino consultati, rimarrebbe l’analisi dell’intero genoma (o almeno dell’esoma) come ulteriore tentativo diagnostico-molecolare, dall’esito però non certo.
Di conseguenza, per Alfie nessuna possibilità terapeutica è razionalmente prospettabile (neppure una sperimentale, come era quella a base di desossinucleosidi proposta, ma non attuata, per Charlie nei mesi in cui il suo quadro clinico neuromuscolare non era ancora degenerato). Siamo di fronte ad una patologia non contrastabile con le conoscenze diagnostiche e terapeutiche disponibili – anche solo in fase di sperimentazione, non clinicamente validate – e, dunque, ad una malattia attualmente “inguaribile”. I neuropediatri che hanno in cura il bambino presso l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, e altri specialisti che hanno esaminato la sua cartella clinica e lo hanno visitato, sono giunti alla conclusione che Alfie è purtroppo avviato verso un processo di «progressiva» e, «assai probabilmente, fatale neurodegenerazione», per la quale «non vi sono opzioni terapeutiche disponibili in grado di arrestare o invertire» il decorso. Il deterioramento clinico ingravescente è chiaramente documentato dalla semeiotica neurologica, dalle immagini della Risonanza Magnetica cerebrale più volte acquisite (dal novembre 2016 al febbraio 2018) che mostrano estese e progressive lesioni in diverse aree, e dal tracciato elettroencefalografico fortemente anomalo, nonché dalla refrattarietà al trattamento con alcuni farmaci anticonvulsivanti.
Le frequenti crisi epilettiche resistenti al trattamento farmacologico e alla dieta chetogenica appaiono essere la conseguenza, e non la causa, di una grave encefalopatia infantile progressiva che interferisce pesantemente con lo sviluppo del bambino. Tuttavia, diverse funzioni fisiologiche che dipendono dal tronco encefalico (come il controllo della temperatura corporea e l’omeostasi idrica e elettrolitica) appaiono pressoché integre, e l’attività cardiaca, pur con qualche episodio di bradicardia, risulta sostanzialmente «stabile» e in grado di assicurare «una perfusione centrale e periferica e una pressione ematica normale». Il bambino, secondo il criterio cerebrale di accertamento della morte, non è considerato come deceduto. E neppure versa in prossimità della morte, la quale, pur prevedibile sulla base del quadro clinico neurodegenerativo, potrebbe verificarsi anche a distanza di parecchio tempo.
2. Il riconoscimento della futilità di ogni possibile terapia, che appare ragionevolmente come sproporzionata rispetto alle aspettative e potenzialmente gravosa per il piccolo paziente, suggerisce – secondo i medici che ne hanno valutato attentamente la condizione clinica – il passaggio alle cure palliative. Anche i suoi genitori, Kate James e Thomas Evans, ultimamente non stanno chiedendo di sottoporlo ad una terapia (neppure una sperimentale dall’esito incerto, che non è disponibile, a differenza del caso di Charlie Gard quando era nei primi mesi della sua malattia). Essi domandano con comprensibile insistenza che questo figlio possa continuare a vivere tutti i giorni che gli restano da vivere (quanti, nessuno lo può dire), circondato da amorevoli cure essenziali che il personale sanitario e loro stessi possono dargli per tutto il tempo che sarà necessario.
Di fronte alla prospettiva condivisa di abbandonare ogni “accanimento terapeutico” per abbracciare la dimensione della cura non terapeutica («Della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura»; Papa Francesco, Messaggio ai partecipanti al Meeting regionale europeo della World Medical Association, 7 novembre 2017), si profilano due diverse accezioni di “cure palliative”. Una di esse ne assume il concetto secondo una flessione coerente con il “prendersi cura” del malato sino all’ultimo istante della sua vita, che «restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere» (Papa Francesco, Messaggio citato). L’altra, invece, sospendendo non solamente le terapie ma anche i supporti vitali indispensabili per la vita, non presenta un significato etico «diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte» (Papa Francesco, Messaggio citato). Anzi, tende a mascherare l’eutanasia attraverso la sua forma apparentemente più “dolce” e “pietosa” (falsamente) che è quella omissiva: non applica una procedura direttamente e immediatamente letale, ma conduce alla morte anticipata per privazione dell’essenziale per vivere.
3. Le autentiche cure palliative, invece, uniscono al controllo dei sintomi (incluso quello del dolore, con una appropria analgesia che può giungere, in alcuni casi, alla sedazione a scopo analgesico, quando ogni altro approccio antalgico risulta inefficace) la fornitura di un apporto idratativo, nutrizionale e, ove richiesto dalla fisiopatologia respiratoria, anche ventilatorio. Da quanto si apprende dalla sentenza del giudice britannico, i medici del Bambino Gesù, nell’offrire la loro consulenza per la cura palliativa di Alfie e la disponibilità a realizzarla presso il loro ospedale vaticano, hanno prospettato come appropriato «che venga eseguito un prolungato supporto ventilatorio con una tracheostomia chirurgica. Nutrizione e idratazione sono state fornite artificialmente da diversi mesi attraverso un tubo nasogastrico, ed è evidente l’indicazione di una gastrostomia» (PEG) per continuare questi due supporti vitali nel passaggio alle cure palliative. Cure che accompagneranno il paziente fino all’esito terminale della sua malattia, senza anticiparne la morte.
Quanto chiesto dai medici di Liverpool e deciso dal giudice Hayden sembra andare – come avvenne per il bambino Charlie – nella direzione di una concezione della palliazione che ha uno scopo e applica dei protocolli differenti. Il trattamento con analgesici e la sedazione profonda non servirebbero esclusivamente a controllare i sintomi algici derivanti dalla patologia in corso nel bambino con un dosaggio dei farmaci appropriato per questo solo scopo, ma verrebbe attuato – con altre composizioni e dosaggi diversi – al fine evitare la sofferenza del piccolo paziente in
conseguenza della sospensione dei supporti vitali (ventilazione, idratazione e nutrizione).
Sospensione che risulterebbe la causa prossima del suo decesso anticipato attraverso un atto eutanasico omissivo. Non siamo infatti di fronte ad un paziente di cui sia stata accertata la morte secondo il criterio cerebrale, per il quale sarebbe lecito sospendere ogni supporto vitale in quanto egli non è più vivente. Pur affermando che il piccolo Alfie presenta un elettroencefalogramma chiaramente e gravemente anomalo ed estese lesioni cerebrali, e che stimoli appropriati per tipologia e intensità non evocano in lui le risposte attese, i medici britannici non hanno avviato le procedure medico-legali per dichiarane la morte clinica. E – come osservato da un medico consulente nella sua deposizione dinnanzi alla Corte – vi è preoccupazione da parte dei sanitari che un eventuale trasporto del bambino in una struttura ospedaliera all’estero (a Roma o in Germania, come richiesto dai genitori) possa mettere a rischio la sua vita, che si suppone così essere tuttora pienamente in atto e non ormai prossima alla morte.
4. Sorprende il fatto che nel verdetto della Corte di Giustizia londinese venga citato per esteso, a sostegno della motivazione della sentenza, un ampio brano del già ricordato Messaggio di Papa Francesco del 7 novembre scorso, ad introduzione del quale il giudice afferma – parafrasando alcune espressioni del Santo Padre, di cui elogia il «supplemento di saggezza» – che «non adottare o sospendere misure sproporzionate può evitare un trattamento eccessivamente scrupoloso [overzealous]». In cosa esattamente consisterebbe, nel caso di Alfie, il «trattamento eccessivamente scrupoloso» non viene precisato dal magistrato. A ben vedere, però, in nessuna delle parole del Papa da lui citate (e in nessun passo del Messaggio o di altri testi di Papa Francesco e del Magistero cattolico precedente) tale riconosciuto «supplemento di saggezza» considera come uno scrupolo deprecabile il continuare a fornire al malato inguaribile il supporto fisiologico che gli consente di vivere. Al contrario, un simile sostegno vitale non terapeutico – «nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Risposta a quesiti della Conferenza episcopale statunitense circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali, 2007) – non può mai venire lecitamente interrotto. Farlo significherebbe anticipare intenzionalmente con un atto omissivo la morte del paziente, pur inevitabile nel tempo, e questo non rientra negli scopi delle cure palliative né in altro compito della medicina. Peraltro, sono gli stessi medici che hanno esaminato Alfie e i referti delle indagini diagnostiche strumentali eseguite su di lui a constatare uno «stato semi-vegetativo», condizione clinica che lo avvicina – per alcuni aspetti e pur con le differenze del caso pediatrico – a quella oggetto del discernimento operato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nella risposta ai vescovi degli Stati Uniti, che riguarda i pazienti in stato vegetativo. Se è vero, come ricorda una parte del Messaggio del Papa non citata dal giudice britannico, che dobbiamo «sempre prenderci cura» del malato «senza accanirci inutilmente contro la sua morte», nello stesso paragrafo il Santo Padre ci ricorda il dovere morale di curarlo «senza abbreviare noi stessi la sua vita». Perché «l’imperativo categorico» – sono sempre le sue parole, anch’esse non riportate nella sentenza – «è quello di non abbandonare mai il malato», di non scartare alcuna vita umana condannandola ad una morte anticipata perché giudicata (con che diritto?) non degna di essere vissuta.
Come ha ricordato nel luglio dello scorso anno, su questo stesso sito, il cardinale Elio Sgreccia a proposito di quella «sorta di “accanimento tanatologico” nei confronti del piccolo Charlie» che stava volgendo al suo drammatico epilogo, «inquieta la leggerezza con cui si accetta il paradigma della qualità della vita, ovvero quel modello culturale che inclina a riconoscere la non dignità di alcune esistenze umane, completamente identificate e confuse con la patologia di cui sono portatrici o con le sofferenze che ad essa si accompagnano. Giammai un malato può essere ridotto alla sua patologia, giacché ogni essere umano non cessa, un solo istante e ad onta della sua condizione di malattia e/o di sofferenza, di essere un universo incommensurabile di senso che merita in ogni istante l’attenzione china di chi vuole incondizionatamente il suo bene e non si rassegna a considerare la sua come un’esistenza di serie B per il solo fatto di versare nel bisogno, nella necessità, nella sofferenza. Un’esistenza alla quale si farebbe un favore cancellandola definitivamente».
Se una sentenza intende giustificare un ulteriore passo verso la “cultura dello scarto e della morte” non lo faccia usando strumentalmente alcune parole del Papa, il cui significato, nel testo stesso e nel contesto del Magistero della Chiesa, si muove nella direzione opposta, quella della “cultura dell’accoglienza e della vita”, di ogni vita umana che ha origine da Dio e da Lui solo è fatta giungere al termine dell’esistenza terrena.
Roberto Colombo
fonte: Il Dono della Vita
Ho avuto modo di sentire don Roberto più volte e ne apprezzo molto il rigore morale e scientifico e la enorme chiarezza. Meno male che si leva una voce come la sua!
L’ha ribloggato su l'ovvio e l'evidente.
monsignor Paglia oggi intervistato da Tempi su Alfie
https://www.tempi.it/alfie-evans-per-monsignor-paglia-si-tratta-di-sospendere-una-situazione-di-accanimento-terapeutico#.WqKhIR3OXcu
“…parlare di “soppressione” non è né corretto né rispettoso. Infatti se veramente le ripetute consultazioni mediche hanno mostrato l’inesistenza di un trattamento valido nella situazione in cui il piccolo paziente si trova, la decisione presa non intendeva accorciare la vita, ma sospendere una situazione di accanimento terapeutico. Come dice il Catechismo della Chiesa cattolica si tratta cioè di una opzione con cui non si intende «procurare la morte: si accetta di non poterla impedire» (CCC 2278). Il Catechismo rimanda con questa frase a due limiti con cui dobbiamo fare i conti: quello proprio della condizione umana e quello della medicina”. Di quale accanimento terapeutico sta parlando mons. Paglia? Le parole hanno un senso e la parola terapia indica un intervento di natura medica volto alla cura della malattia. Ebbene, di quale terapia ciancia il monsignore? Idratazione, nutrizione e ventilazione non hanno alcun effetto sulla malattia e sono rivolti esclusivamente alla cura verso la persona.
“… Già Pio XII nel 1957 sosteneva che ci sono casi in cui è legittimo sospendere la ventilazione assistita”. Ma è sicuro, monsignor Paglia, di quello che dice? Io sono andato a leggermi il “DISCORSO DI PIO XII INTORNO A TRE QUESITI RELIGIOSI E MORALI CONCERNENTI L’ANALGESIA” (24 FEBBRAIO 1957) e in quel discorso non si parla per niente di sospendere la ventilazione assistita. Qualcuno ne sa qualcosa?
“ Il miglior interesse per Alfie è poter vivere in modo corrispondente alla sua dignità anche negli ultimi giorni della sua vita, accompagnato da chi si prende cura di lui”. Vorrebbe essere così cortese, caro monsignore, da chiarire meglio cosa significa “vivere in modo corrispondente alla sua dignità”? Per esempio: Cristo in croce è morto in maniera corrispondente alla Sua dignità? Se Cristo ha accettato di morire in maniera così infame, oltre che terribilmente dolorosa, perché a noi dovrebbe essere consentito di ricercare e scegliere una morte secondo i nostri gusti?
“Se ci fosse in gioco un’uccisione non potremmo che essere contrari. E in maniera decisa e netta. Qui invece la questione riguarda una possibile sospensione di trattamenti. E non è una questione di differenze semantiche…. Ah, quindi la sospensione della ventilazione assistita non è una uccisione, che diamine! Si tratta di una sospensione di trattamento. Caspita Costanza, aziona il cervello prima di parlare! E’ evidente che c’è una differenza sostanziale tra uccidere e togliere l’ossigeno.
Ma d’altronde cosa potremmo aspettarci da uno che invoca lo “spirito” di Marco? Il problema è un altro. Lì dove si trova, monsignor Paglia, ce l’ha messo il papa; il quale non se lo sogna proprio di correggere il giudice e di alzare la voce per dire: “Non in mio nome!”.
Fatti salvi ulteriori sviluppi, questo è il peggior papa della storia.
“Fatti salvi ulteriori sviluppi, questo è il peggior papa della storia.”
Di simili affermazioni te ne assumi la responsabilità difronte agli uomini e difronte a Dio.
Peraltro Benedetto XVI non sembra affatto di questa idea, leggendo la sua ultima lettera a margine della pubblicazione dei volumi della collana “La Teologia di Papa Francesco”.
Ma certo tu ne sai più di Benedetto XVI !
(oppure abbasserai di qualche tacca la stima verso il Pappa Emerito).
“Papa Emerito” ovviamente…
L’ineffabile presidente della Pontificia Accademia della Vita mostra, in questa intervista in cresciosa, di avere capito niente di quello che affermano don Colombo e don Sgreccia, poiché è palesemente inadatto all’ufficio che ricopre (e non lo scopriamo oggi).
Secondo lui, Alfie sta subendo accanimento terapeutico. E quindi, secondo lui, il giudice che ha usato le parole di papa Francesco le ha usate a proposito, perché quelle parole invitano appunto a non indulgere all’accanimento terapeutico.
Come invece chiarisce don Roberto Colombo, la ventilazione meccanica cui è sottoposto Alfie (così come idratazione e nutrizione artificiali che gli vengono somministrate) costituisce un trattamento di sostegno vitale non solo moralmente lecito, ma nientemeno che dovuto, poiché la “sospensione [dei supporti vitali: ventilazione, idratazione e nutrizione] risulterebbe la causa prossima del suo [cioè: di Alfie] decesso anticipato attraverso un atto EUTANASICO omissivo [cioè, NON un atto di desistenza dall’accanimento terapeutico, ma nientemeno che un atto di EUTANASIA!, ndr]. Non siamo infatti di fronte ad un paziente di cui sia stata accertata la morte secondo il criterio cerebrale, per il quale sarebbe lecito sospendere ogni supporto vitale in quanto egli non è più vivente.”
Magistero alla mano, don Colombo precisa ulteriormente che “un simile sostegno vitale non terapeutico – «nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Risposta a quesiti della Conferenza episcopale statunitense circa l’alimentazione e l’idratazione artificiali, 2007) – non può MAI venire lecitamente interrotto. Farlo significherebbe anticipare intenzionalmente con un atto omissivo la morte del paziente, pur inevitabile nel tempo, e questo non rientra negli scopi delle cure palliative né in altro compito della medicina.” Ed è quasi superfluo ricordare che, nel caso di Alfie, il sostegno vitale non terapeutico (ossia: ventilazione, idratazione e nutrizione) che il bambino riceve sta raggiungendo la finalità sua propria (che è quella appunto di sostenerlo in vita), e quindi NON può venire LECITAMENTE interrotto, e se lo fosse si perpetrerebbe un atto di EUTANASIA per omissione di trattamenti dovuti (e NON di cessazione di accanimento terapeutico), come don Colombo ben chiarifica.
Quindi, ciò che afferma Paglia è davvero sconcertante, totalmento erroneo, e non fa che alimentare confusione e indurre in errore i fedeli in una materia gravissima e delicatissima.
Quando il Papa rimuoverà questo monsignore che confonde eutanasia ed accanimento terapeutico, ignora che i trattamenti di sostegno vitale non terapeutico sono sempre dovuti secondo il Magistero, e quindi si accinge a salutare la messa a morte eutanasica di Alfie come una doverosa cessazione di accanimento terapeutico?
Esatto! La cosa più triste è che, per quanto l’intervistatore di Tempi cerchi più volte di riportare il monsignore sulla retta via, questi continua a dire che va bene così e il problema è di non creare divisioni! Davvero ineffabile!
Dimissioni subito!
Il CCC, al n° 2278 dice:
“L’interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all’« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”. In sostanza si legittima la rinuncia all’accanimento terapeutico facendo riferimento a “procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”. Ora domando io: ma i sostegni vitali, quali l’idratazione e la nutrizione artificiale, oppure la ventilazione assistita, sono da considerarsi “procedure mediche”? Se sono davvero procedure mediche, allora, secondo il CCC il paziente può legittimamente chiedere l’interruzione di queste procedure? Insomma, secondo il CCC, un paziente può chiedere l’interruzione della ventilazione assistita?
Questo punto, secondo me, deve essere chiarito una volta per tutte. Dato che al n° 2278 del CCC si parla di possibile rinuncia all’ “accanimento terapeutico”, ebbene andiamo a vedere cosa significa terapia, prima di parlare di accanimento terapeutico, in relazione alla ventilazione assistita o all’idratazione e nutrizione artificiale.
Terapia: Branca della medicina che tratta dei mezzi e delle modalità usati per combattere le malattie; anche, l’insieme dei provvedimenti adottati a tale scopo, cura.
Come si vede, la terapia consiste in un intervento volto a combattere la malattia, a curarne i sintomi. Ora la ventilazione assistita, come anche la nutrizione ed idratazione artificiale, non si occupano affatto di curare i sintomi di una malattia, tantomeno sono in grado di combattere o curare la malattia. Questi sostegni vitali ripristinano oppure sostituiscono alcune funzioni vitali, quali la respirazione, la nutrizione e l’idratazione. In nessun modo possono essere assimilati ad una terapia, alla cura di un sintomo, in quanto l’impossibilità a respirare non è il sintomo di una specifica malattia ma il venir meno di una funzione vitale.
Insomma, con la ventilazione assistita non si dà terapia, quindi non può esserci accanimento terapeutico. Il n°2278 del CCC parla di altro.
Sbaglio? Qualcuno può chiarire meglio?
Secondo quello che ha sempre detto la Chiesa la ventilazione forzata che richiede la sedazione del paziente per evitare i riflessi respiratori possono essere sospese.
Mi sembra molto strano. Perché dovrebbe essere moralmente lecito sospendere una “ventilazione forzata che richiede la sedazione del paziente”, mentre non sarebbe lecito sospenderla se il paziente non è sedato?
Puoi dirmi dove posso trovare questo magistero?
Gli analgesici che producono negli ammalati la perdita della coscienza, meritano invece una particolare considerazione. È molto importante, infatti, che gli uomini non solo possano soddisfare ai loro doveri morali e alle loro obbligazioni familiari, ma anche e soprattutto che possano prepararsi con piena coscienza all’incontro con il Cristo. Perciò Pio XII ammonisce che “non è lecito privare il moribondo della coscienza di sé senza grave motivo” (Pio XII, Allocutio, die 24 febr. 1957: AAS 49 [1957] 145; cf. Pio XII, Allocutio, die 9 sept. 1958: AAS 50 [1958] 694).
Orq dimmi tu perchè credi che sia lecito mantenere in vita con metodi innaturali come pompare i polmoni con un motore elletrico un bambino sedato? È questa la volontà di Dio? Vivere il più possibile in questa terra è quello che annunciamo?
Non è affatto importante vivere il più a lungo possibile a qualunque costo. Anzi, bisogna evitare l’accanimento terapeutico. Tuttavia, non solo è lecito, ma è doveroso “mantenere in vita”, anche con procedure di altissima tecnologia, chi, sotto sedazione per evitare una sofferenza fortissima, aspetta solo di morire. Se, per “mantenerlo in vita”, è necessaria una Ventilazione Invasiva (V. I.), allora è doveroso mettere in atto tale procedura medica.
Più sotto Alessandro riporta la spiegazione del dottor Puccetti, per quanto riguarda la Ventilazione Invasiva (V. I.). In sostanza, il Puccetti dice che, in effetti, ci sono casi in cui la V. I. può costituire accanimento terapeutico. E spiega quali sono questi casi:
“Schematicamente: quando essa (la V. I.) non fa quello che dovrebbe fare, oppure quando quello che dovrebbe fare e fa finisce per essere comunque inutile, oppure ancora quando per fare ciò che fa si procura un tormento maggiore del sollievo arrecato”. Ecco, in questi casi si ha l’accanimento terapeutico, ed è quindi perfettamente lecito spingere la sedazione fino alla morte. Fuori da questi casi invece, la V. I. è sempre doverosa, anche quando il paziente è sedato, oppure incosciente a causa delle sue condizioni generali, e sta semplicemente aspettando la morte. La persona, pur incosciente, pur incapace di qualunque relazione naturale con altre persone vive, comunque c’è, è lì, vive e non sappiamo che cosa può o non può fare sul piano spirituale. Potrebbe essere, per esempio, che stia pregando e soffrendo per la salvezza delle anime? Potrebbe essere che il suo sacrificio vada ad unirsi al sacrificio di Cristo? Che ne sappiamo? Perché spingere verso la morte chi ha solo bisogno di essere aiutato a respirare, a bere ed a mangiare, per vivere?
“Perché spingere verso la morte chi ha solo bisogno di essere aiutato a respirare, a bere ed a mangiare, per vivere?”
Quella é una domanda posta alla rovescia. Da quel che si capisce quei bambini sono condannati a morire la prima domanda sarebbe possiamo mantenerli in vita artificialmente? per di piú incoscienti.
“Potrebbe essere, per esempio, che stia pregando e soffrendo per la salvezza delle anime?”
Possono pregare i sedati?
@blaspas
Veramente l’onere della risposta spetterebbe a te, perché p.es. Alessandro di risposte ne ha già dato parecchie. Io aggiungo un caso specifico, Rosanna Benzi, nota a quelli almeno della mia generazione. Una poliomielite a quattordici anni la lasciò incapace di respirare autonomamente e visse per i restanti trent’anni della sua vita in un polmone d’acciaio – all’epoca la tecnologia quello offriva. Non v’è dubbio che passare tutta la propria vita in orizzontale, dentro un cilindro di metallo che ti fa uscire fuori solo la testa sia innaturale: dunque, andava lasciata morire?
È vero che non era sedata; è vero che era guarita dalla malattia originale, ma l’impossibilità di respirare autonomamente era in tutta evidenza una patologia, incurabile.
Francamente ne abbiamo già discusso talmente tanto già nel caso di Charlie che non capisco perché torniamo su questi argomenti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Rosanna_Benzi
Non vedo proprio come si possa mettere sullo stesso piano la vicenda della Benzi, (perfettamente cosciente e pensante e mai sedata) con quella di questi bambini la cui unica aspettativa di vita è quella di attendere la morte in stato di incoscienza, senza speranza di guarigione ed attaccati a delle macchine all’infinito per garantirne in modo meccanico le funzioni vitali involontarie.
Si tratta di una visione ideologica, più che ideale o cattolica della vita.
Questi bambini fino a 20 o 30 anni fa sarebbero già morti, e solo il continuo progresso scientifico in ambito farmacologico e meccanico ha permesso all’uomo (e non a Dio) di mantenerli in questo limbo che non è morte ma non è neppure più vita, così come qualsiasi essere umano sa bene essere.
Sempre di più in futuro ci saranno casi del genere, non perchè improvvisamente giudici e medici si siano trasformati in assassini, ma perchè la tecnologia medica è andata ad intaccare quella zona grigia tra la vita e la morte, ma non è in grado di dare soluzioni mirabolanti.
E’ curioso, poi, che proprio da parte di una certa visione del cattolicesimo ci si ostini a pensare ad una vita “infinita” appoggiata da macchinari sempre meno invasivi e quindi apparentemente sempre meno “artificiali”, senza rendersi conto di quanta “artificialità” ci sia in questa pseudo-vita, e di come in realtà non sia il malato e la sua anima la protagonista di queste vicende, ma tutti quelli che gli ruotano intorno, a partire dall’incredibile ed ineguagliabile amore dei genitori (che mai vorrebbero veder morire il proprio figlio) e dalla strumentalizzazione che ne fanno tutti gli altri, purtroppo anche i cattolici.
In questo campo lo scientismo ha completamente invaso la religione , senza che ce ne rendiamo conto .
Siamo al punto di trasferire il desiderio di un miracolo dalla sua purezza escatologica (Dio non ha certo bisogno di un medico o di un macchinario per guarire un infermo. Se lo vuole lo fa, punto e basta) alla necessità di mediazione della medicina sperimentale, pretendendo che essa trovi una cura a qualsiasi costo e mezzo, e valicando il sottile ma determinante confine che c’è tra speranza ed illusione, si da volere imporre la vita oltre la vita, incuranti delle mille sfaccettature specialistiche che ognuna di queste vicende ha, e che dovrebbe spingere tutti ad avere un sano rispetto per chi studia questi fatti dalla mattina alla sera e ne ha fatta una ragione di vita, rispetto a chi legge un breve trafiletto di giornale e giudica.
Appunto non era sedata è non aveva una malattia che la condannava a morire in poco tempo. Non conosco i dettagli di tutti questi casi, ma sembrerebbero avere patologie che Anche sedati con ventilazione artificiale non vivranno molti anni. Per questo penso che sia accanimento terapeùtico, mantenere in vita il più possibile senza nessuna ragionevole speranza di guarigione con mezzi innaturali. É diverso del prendersi cura è accompagnare il moribondo.
ci si riduce cosi’ quando cominciano i distinguo sui fondamentali
oscena e blasfema
se davvero il Papa è tirato per la talare, e se Paglia sbaglia contraddicendolo, perché il Papa ha taciuto in merito alla sentenza che lo tirava in ballo e tace su ciò che dice Paglia?
Il problema è sempre quello, ed è molto chiaro:
in base a quale autorità (e a quali criteri) una persona decide che la vita di un’altra persona è indegna di essere vissuta?
Nessuno può pretendere di avere questa autorità.
il problema si chiama concilio vaticano secondo.
Concordo con Wallace. Abbiamo due linee contradditorie nella PAV, quella del card. Sgreccia , confermata in modo splendido da Roberto Colombo , e quella di Paglia , di tipo meramente eutanasico. Purtroppo essendo Paglia stato scelto da Bergoglio a demolire la PAV, ci ritroviamo nella negazione del valore della vita sempre e comunque.
ma quanta gente interpreta le parole di questo Papa!
Un tempo era diretta conseguenza della limitatezza umana, come tale insospettabile “bene” a prescindere. Ora pare che l’accanimento terapeutico (anche con controllo del dolore) sia diventato un “male” a priori. Mah…
L’ha ribloggato su Betania's Bare ha commentato:
L’etere costa; l’eutanasia non è argomento da Tiggì. Grazie Costanza.
Spero che molte altre persone si siano rese conto che il dire e non dire, pubblicare documenti ambigui, “lasciar interpretare” ad altri in modo prima vago (il giudice inglese) e poi più chiaro (mons. Paglia) è una strategia ben disegnata e messa in pratica sin dall’inizio di questo pontificato, mirata non solo a far compiere queste scelleratezze, ma a convincere i cattolici che si tratta di cose buone e giuste.
E – nelle ultime 24 ore potrei aver perso qualche notifica – intanto in Gran Bretagna hanno ammazzato il piccolo Isaiah.
L’ Agnello Pasquale, L’ Innocente Immolato chiedera’ conto davanti al Trono di Dio di questa complicita’ con il male da parte dei vertici della Chiesa cattolica.
Complicita’ fatta di omissioni: chi tace acconsente.
Charlie, Isaiah, E forse nel futuro Alfie sono i nuovi Innocenti di cui L’ Erode di turno fa strage. Ma la cosa più’ agghiacciante e’ che i moderni Erodi hanno come complici i moderni cristiani. Pensate ai poveri genitori cristiani di questi bambini : se neppure la Chiesa e’ piu’ dalla loro parte chi prendera’ le loro parti?
Dobbiamo fare penitenza e pregare perche’ i tempi sono veramente bui e da nessuna parte si vede uno spiraglio.
Fabrizio Giudici, capisco il suo punto di vista, ma non capisco come mai il Papa farebbe così: quale sarebbe la molla che lo spinge?
Io credo che il giudice non poteva non tener conto delle condizioni generali del bambino, che erano parecchio compromesse, come spiega molto bene il prof. Colombo.
Per il bambino Alfie, a differenza del povero Charlie, non c’era una diagnosi certa e non era razionalmente prospettabile nessuna possibilità terapeutica neppure sperimentale e quindi si era di fronte ad una patologia non contrastabile con le conoscenze diagnostiche e terapeutiche disponibili – anche solo in fase di sperimentazione, non clinicamente validate – e, dunque, ad una malattia attualmente “inguaribile”.
Il bimbo presentava un elettroencefalogramma chiaramente e gravemente anomalo ed estese lesioni cerebrali, e che stimoli appropriati per tipologia e intensità non evocava in lui le risposte attese.
Senza dimenticare che i medici del Bambino Gesù, nell’offrire la loro consulenza per la cura palliativa di Alfie e la disponibilità a realizzarla presso l’ospedale vaticano, hanno prospettato come appropriato «che venga eseguito un prolungato supporto ventilatorio con una tracheostomia chirurgica. Nutrizione e idratazione sono state fornite artificialmente da diversi mesi attraverso un tubo nasogastrico, ed è evidente l’indicazione di una gastrostomia (PEG) per continuare questi due supporti vitali nel passaggio alle cure palliative.
Si dovrebbe capire che cosa c’è di “naturale” nella ventilazione artificiale praticata attraverso la tracheostomia (procedura chirurgica utilizzata per creare un’apertura sul collo, a livello della trachea), e nell’alimentazione parenterale attraverso una gastrostomia (intervento chirurgico con cui si crea un’apertura nello stomaco) procedure gravemente invasive e non prive di complicanze gravi.
Difficile in coscienza non considerare il tutto come “accanimento terapeutico” considerando che i neuropediatri che avevano in cura il bambino presso l’ospedale di Liverpool, e altri specialisti che hanno esaminato la sua cartella clinica e lo hanno visitato, sono giunti alla conclusione che Alfie era purtroppo avviato verso un processo di «progressiva» e, «assai probabilmente, fatale neurodegenerazione», per la quale «non vi sono opzioni terapeutiche disponibili in grado di arrestare o invertire» il decorso.
L’idea che la ventilazione artificiale (e, più in genere, ogni trattamento artificiale di sostegno vitale), in quanto artificiale, costituisca “accanimento terapeutico” (o sia comunque fortemente sospettabile di costiturlo) non si regge in piedi, come ben evidenziava il bioeticista dott. Puccetti in merito al piccolo Charlie Gard:
“Le apparecchiature per la ventilazione sono state progettate e sono impiegate per consentire la funzione vitale della respirazione: ossigenazione del sangue ed eliminazione dell’anidride carbonica. Considerando che l’organismo sottoposto a ventilazione invasiva (V.I.) non è equiparabile ad una camera d’aria da insufflare e sgonfiare, le situazioni in cui la V.I. cessa di essere indicata sono molteplici. Schematicamente: quando essa non fa quello che dovrebbe fare, oppure quando quello che dovrebbe fare e fa finisce per essere comunque inutile, oppure ancora quando per fare ciò che fa si procura un tormento maggiore del sollievo arrecato.
Possiamo fare degli esempi: sottoposto a ventilazione invasiva, il polmone può andare incontro ad un danno acuto o cronico (ventilator induced lung injury) di natura meccanica o pro-infiammatoria che determina un sovvertimento della struttura architettonica polmonare fino a rendere inefficace l’azione dell’apparecchiatura. Alternativamente le condizioni polmonari possono essere a tale punto compromesse (per precedenti o intercorsi processi infettivi, tumorali, infiammatori, o tossici) da non consentire scambi respiratori efficaci quale risultato della ventilazione. Possono essere presenti una costellazione di problemi (decubiti, emorragie, stenosi, formazioni di fistole, mancata tenuta) a livello della tracheostomia che rendano impossibile un’efficace ventilazione.
La futilità della ventilazione può manifestarsi allorquando insorga o si aggravi una patologia cardiocircolatoria; è inutile ossigenare il sangue se questo non circola nel corpo. Infine la ventilazione, come ogni altro trattamento, può risultare sproporzionata quando il paziente percepisce una sofferenza derivante dal trattamento insopportabile e comunque superiore al beneficio apportato. In questi casi l’intenzione è discriminante: il paziente non vuole morire (come eutanasicamente ha voluto Welby, rivendicandolo quale diritto), ma desidera sottrarsi all’insopportabile sofferenza, fisica o psicologica, apportata dal trattamento stesso ed accetta la morte come una conseguenza prevista, ma non voluta…
Nel caso del piccolo Charlie NON sussiste alcuna delle [suddette] condizioni che identificano la ventilazione come un ACCANIMENTO TERAPEUTICO”.
http://www.lanuovabq.it/it/la-ventilazione-dannosa-non-riguarda-charlie
E lo stesso deve dirsi del caso del piccolo Alfie: NON sussiste alcuna delle condizioni che identificano la ventilazione come un ACCANIMENTO TERAPEUTICO.
Ossia, nel caso di Alfie la ventilazione artificiale “fa quello che dovrebbe fare”: cioè consegue il fine suo proprio di sostegno vitale, e nel fare quello che deve fare (ossia, nel sostenere in vita il piccolo paziente) NON “procura un tormento maggiore del sollievo arrecato, una sofferenza derivante dal trattamento insopportabile e comunque superiore al beneficio apportato”.
Quindi, nel caso di Alfie il sostego vitale artificiale somministratogli gli è somministrato doverosamente, sicché non configura accanimeto terapeutico e la sua interruzione costituirebbe atto di eutanasia per omissione di sostegno vitale dovuto.
Si veda anche qui:
http://lanuovabq.it/it/dagostino-choc-charlie-doveva-morire
“Che l’accanimento dipenda dal grado di tecnologia impiegato è una tesi che apprendo oggi quale stravagante novità. Vi sono interventi che esprimono un altissimo livello di tecnologia robotica o protesica rimanendo totalmente proporzionati: pace-maker, defibrillatori, pompe d’insulina, impianto cocleare, mentre fare un massaggio cardiaco ad un paziente con cancro in fase terminale, intervento pur privo di tecnologia, costituirebbe davvero un accanimento. D’altra parte non vi è molta differenza tecnologica tra una pompa per la Nutrizione e Idratazione e la stomia gastrica con la tecnologia impiegata per un ventilatore ed una tracheostomia…
Ciò che per D’Agostino costituisce la prova dell’accanimento su Charlie – “la ventilazione artificiale a cui è sottoposto Charlie, è un intervento pesantissimo, e infatti il piccolo è sotto sedazione da molti mesi”, ha detto il giurista – fa parte del normale approccio di chi è sottoposto a ventilazione invasiva, a meno di non volere sostenere che i pazienti ventilati cronicamente siano tutti sottoposti ad accanimento terapeutico… Ho già ricordato il caso dei bambini nati con atrofia muscolo-spinale tipo 1. A causa di una degenerazione neuronale, nel 95% dei casi non superano i 18 mesi di vita, la mortalità è del 100% a 2 anni, hanno necessità di ventilazione che viene routinariamente instaurata in modalità invasiva o non invasiva, ma nessun medico si sognerebbe mai di considerarla un accanimento terapeutico.”
poi mi spieghi cosa c’e’ di naturale nell’aspirina( o nel bisturi o nel cisplatino)
L’altro contributo l’ha dato monsignor,si fa per dire, paglia del pontificio
Istituto alla vita.
Pensavate che al peggio ci fosse fine?
Beh,nn è così.
E Qui mi taccio.
Monsignore Paglia avrà sulla coscienza la morte di Alfie. Le sue parole verranno usate dai giudici inglesi.
Mi azzardo a dire che qui stiamo vivendo una delle pagine più orrende scritte da degli uomini di Chiesa.
Ci fanno rimpiangere i bei tempi di San Giovanni Paolo II.
Non ci resta che pregare. Oggi è domenica, andrò a Messa a pregare per Alfie e i suoi genitori, per i giudici, ma anche per il Papa e monsignore Paglia….
@MenteLibera65 lascerò rispondere una mamma:
“Salve, sono la mamma di Mele, alcuni di voi mi conoscono per la mia posizione su Charlie Gard. Ho letto le esternazioni di Mons. Paglia in merito ad Alfie Evans e concordo pienamente che non possa e non debba essere alla guida della Pontificia Accademia per la Vita.
Intanto il “dramma dei genitori” di avere un figlio malato non è assolutamente paragonabile al dramma di non riuscire a difenderlo da un’orda di malvagi che attenta alla sua vita. Non si possono sentire parole tanto ignoranti ed arroganti. Il fatto che non ci sia nè diagnosi nè terapia per una malattia e che risulti “incurabile” da noi non legittima l’uccisione di nessuno. Certo che si tratta di “soppressione” e la parola è più che rispettosa e l’unica da usare, perchè rispetta la verità di ciò che succede. Per Alfie non c’è diagnosi, nè terapia, quindi NON sta facendo alcuna terapia di nessun tipo, non c’è “accanimento terapeutico” perchè non c’è alcuna terapia in atto. Non si sa neppure “cosa” proporre come terapia, perchè non si sa cosa abbia. L’accanimento terapeutico c’è quando la terapia stessa causa sofferenza incontrollabile ed è inutile, non c’entra quindi proprio nulla in questo caso. Non ci sono affatto “mezzi sproporzionati” nella cura di Alfie, perchè il ventilatore e la nutrizione via sng è una cosa normalissima che tante persone usano per vivere in ospedale e anche a casa loro (incluso mio figlio!!!!). I genitori infatti NON chiedono di fare alcuna terapia particolare o sperimentale, ma semplicemente di permettere al bambino di vivere il tempo che gli rimane e morire quando Dio lo chiamerà. Mons. Paglia non conosce il CCC nè gli altri documenti di cui parla o forse li ha letti, ma non li capisce, troppo preso dall’incensare i potenti di turno, per rimanere seduto negli scranni di potere e vanagloria. Accettare di non poter impedire la morte si fa quando, nonostante si sia dato da mangiare, da bere, si sia aiutata una persona a respirare, si muore e non si può fare diversamente. Nessuno può impedire ad un altro di morire, anche usasse tutte le sue energie. Bisognerebbe far sapere a Paglia che si muore anche CON il ventilatore attaccato, e anche mangiando e bevendo, anche cinque minuti dopo il tuo ultimo pasto… Ma se io tolgo queste cose non “accetto che la morte non può essere impedita”, ma la causo per omissione di soccorso. Altro che “eutanasia omissiva” parliamo bene e diciamo la verità: omicidio di un non consensiente. Con i genitori NON consensienti. Di questo si tratta e non di altro. Poi per favore mi da veramente fastidio che parli dei genitori e del loro coinvolgimento emotivo? Cosa sa dei genitori dei bambini gravi? Che cosa sa dei genitori di Alfie? Noi, da genitori e genitori cattolici non abbiamo mai sentito alcun dolore perchè nostro figlio era malato, noi amiamo Dio e ci fidiamo di Lui, lo abbiamo sempre vissuto come un dono del Signore, un dono BELLO, non abbiamo mai avuto bisogno di alcun sostegno psicologico perchè è una bugia del demonio credere che i genitori, se gli nasce un figlio malato, siano tristi. I genitori sono preoccupati ed iniziano una fortissima lotta per la vita! L’unico “aiuto” di cui abbiamo avuto veramente bisogno, oltre la preghiera, è stato di coloro che ci hanno insegnato a tenere VIVO nostro figlio: come alimentarlo con un sng ( che mettiamo noi anche adesso) come ventilarlo per farlo respirare quando va in arresto o quando ha bisogno per periodi più lunghi, come cambiarlo, metterlo seduto, insegnargli etc come accudirlo insomma, come farlo crescere a casa con noi e i suoi fratelli. Abbiamo avuto bisogno di medici, operatori, insegnati, amministrativi e personale con il coraggio di firmare le carte che ci permettevano di avere una carrozzina, i tutori, i corsetti, gli ausili, il personale, le risorse e tutto quello che ci serviva, senza preoccuparsi delle “finanze” della loro azienda o di cosa avrebbe potuto dire il loro responsabile se spendevano questi soldi. Abbiamo combattuto con persone inette, indegne, ignoranti e occasionalmente (è raro) davvero malvagie. Questa è la nostra battaglia e la nostra croce, non certo la malattia o la vita di nostro figlio. I genitori di Alfie, nonostante la giovane età, sono coraggiosi e forti, il papà è più credente di Mons. Paglia e conosce Cristo meglio di lui perchè ogni giorno lo accudisce. In un momento come questo avere dei lupi travestiti da agnelli che addirittura insinuino dubbi sulla dottrina cattolica che è chiara e non modificabile è come sentirsi traditi da Giuda. Con le parole di Mons. Sgreccia dico “meglio per lui che gli sia appesa una macina al collo e sia gettato in mare”. Facciamo qualcosa perchè Paglia venga immediatamente rimosso.
Se c’è bisogno leggo questo che ho scritto in un video e poi lo divulgate dove volete.
Chiara, mamma di Mele.”
Le parole di Chiara mamma di Mele devono essere divulgate e Mons. Paglia DEVE essere costretto a dare le dimissioni.
Ci si scandalizza tanto dei preti pedofili, ma non sono solo i preti
pedofili il cancro della Chiesa, sono anche i preti-lupi travestiti da agnelli . Facciamo sentire la nostra voce come la fanno sentire le vittime dei preti pedofili!
“Ci si scandalizza tanto dei preti pedofili”
Nutro qualche dubbio, in proposito.
A volte mi sembra ci si scandalizzi di preti non propriamente pedofili. Altre volte, che non ci si scandalizzi di sacerdoti tali.
Ma forse è solo la “fog of war”…
“Intanto il “dramma dei genitori” di avere un figlio malato non è assolutamente paragonabile al dramma di non riuscire a difenderlo da un’orda di malvagi che attenta alla sua vita”
Ecco il punto fondamentale, oltre le pur giuste discussioni “tecniche”.
Qui non siamo di fronte al caso di un adulto che chieda di essere suicidato o di un interdetto di cui familiari domandino l’omicidio.
Qui ci troviamo innanzi a un tribunale che emette una sentenza di condanna a morte senza che vi sia il menomo reato.
Un tribunale che decide chi deve vivere e chi no. Un salto di paradigma allucinante.
Siamo ripiombati nei peggiori gironi infernali del XX secolo. Ospedali e tribunali inglesi non hanno nulla da invidiare a quelli del III Reich, dell’Unione Sovietica o di qualsiasi altro incubo illuminista e anticristico del Novecento.
Non per nulla, citando Costanza, questi si impiastricciavano il volto quando Roma dava una speranza al mondo.
“Da questa rovina silenziosa, dalla vita considerata una pozza di fango, da un cuore spezzato nel seno del mondo, dal desiderio che si spegne nel mondo; dall’onta scesa su Dio e sull’uomo, dalla morte e dalla vita rese un nulla, riconoscerete gli antichi barbari, saprete che i barbari sono tornati” (G. K. Chesterton)
A margine, una domanda retorica: dove sono le ONG, i cultori dell’umanesimo, i cantori del politically correct?
Non si sono ricchezze da spartirsi e sedie da occupare?
Soros ha forse finito gli spiccioli?
Buona domenica.
Luigi
Concordo pienamente: Mons. Paglia non si cura minimamente del fatto che questa morte avverrà con tanti che vorrebbero che non venisse data. Nemmeno la base volontaria per l’eutanasia! Speriamo lo cambino al più presto!
Grazie mamma di Mele, abbiamo molto in comune a viviamo a pochissimi chilometri di distanza. Sarebbe bellissimo incontrarti e conoscere tuo figlio, che è uno scout. Mio figlio è un capo scout, chissà….
Grazie della tua testimonianza.
quando equipari il tuo Dio agli altri, quando affermi che in ogni religione ci siano elementi di verita’, quando anteponi la coscienza alla Verita’ , hai gia’ spalancato le porte dell’inferno.
Mente libera.
Dopo le parole della mamma di Mele ci sarebbe poco da aggiungere. Voglio pero’ sottolineare ancora una volta che il discrimine tra le opposte tesi e’ sempre lo stesso: credere o no che ci siano vite non degne di essere vissute. Se lo si ritiene, si passa anche sulla volontà dell’interessato. Nel caso di Alfie su quella dei genitori che sono i suoi legittimi rappresentanti. Del resto chi meglio di essi sarebbe in grado di esprimerla, essendo la loro volontà fondata sull’amore? Certo ci sono genitori snaturati che giustificano l’intervento dello stato a tutela del minore, ma come si possono ritenere tali quelli che amano il loro bimbo anche nelle sue drammatiche condizioni? Quello che aiuta a vivere e’ vedersi circondati di affetto e di attenzioni. E’ veramente si può credere che anche un bimbo in quelle condizioni non lo avverta? Ormai si sa che anche prima di nascere il bambino avverte di essere desiderato o no. Quello che fa paura e’ che ormai ci siano tanti cattolici, in tonaca o meno, che hanno smarrito il senso della vita e non concepiscano l’esistenza se non in termini di soddisfazioni sensibili.
I genitori hanno il diritto al dolore, loro e solo loro hanno questo diritto. Gli atri dovrebbero però avere un sguardo più alto ed umile su questi eventi
Il continuo utilizzo di scritti e pareri di genitori e madri di singoli ed unici casi non è che l’esempio più evidente di come si possa strumentalizzare il dolore del singolo per non affrontare il problema nella sua essenza. Scusate il termine, ma davanti a questo utilizzo del dolore non posso che dire : ipocriti!
Come forse ho già avuto occasione di dire, ogni giorno 24.000 bambini muoiono per cause connesse alla malnutrizione. Ogni giorno. Sono bambini che potrebbero essere salvati , a volte con pochi centesimi o pochi euro.
Eppure di loro mai si parla, e si preferisce parlare di questi casi limite (isahia, charlie , etc) che servono per salvaguardare le nostre coscienze , così imborghesite ed intorpidite.
Questi bambini hanno padri e madri abbandonate a se stessi, che vedono chi potrebbe salvarli fotografarli con telefoni cellulari costati come il loro reddito di 2 o 3 anni.
Hanno padri e madri che non sanno scrivere, e che anche se sanno scrivere non hanno alcun mezzo per far arrivare il loro grido sui giornali o sui blog.
Sono bambini che VORREBBERO E POTREBBERO vivere, e tanti, troppi se ne fregano.
Quando la galassia dei blog cattolici comincerà ad occuparsi di loro in modo costante, incessante , per tentare di scuotere coscienze e borsellini e salvarne almeno uno, sarà sempre troppo tardi.
Sulla pelle inconsapevole di bambini come Charlie e Isahia si gioca una strumentalizzazione consapevole ed inconsapevole , che ignora che per un bambino la cui morte inevitabile ed incosciente viene evitata per qualche settimana, anche attraverso robusti impegni economici , ce ne sono 100, 1000, che muoiono in silenzio e che con quei soldi potrebbero essere salvati.
Veramente credete che Dio , che vede tutto, non tenga conto anche di questo ?
Davvero allora credete in un Dio piccolo piccolo.
Veramente la Chiesa fa moltissimo per quei bimbi che muoiono di fame. Ci sono persone che dedicano la vita unicamente a loro. Dire che si potrebbe risparmiare i soldi per tenere in vita Alphie, Charlie e altri per sfamare questi altri è illusorio. In modo banale, perché quei soldi verranno usati per tutt’altro. In maniera più profonda, perché la vita di tutti questi bimbi (che muoiono di fame o che vengono lasciati soffocare) non ha valore diverso e ognuno di noi deve fare il possibile per salvarne più che può. Dire che i cattolici non si occupino della fame nel mondo mi pare cieco…
Francesco : non mettermi in bocca quello che NON HO DETTO.
La Chiesa fa moltissimo, ed i singoli cattolici pure. E infatti io non l’ho neppure nominata.
Ho nominato invece la galassia comunicativa cattolica, dove vi sono degli attori che potrebbero fare moltissimo per la diffusione di certe informazioni e per mettere al centro della propria azione il salvataggio di TUTTE le vite umane, non soltanto di quelle in situazioni così particolari come Charlie o Isahia.
Invece ci si concentra sempre su questi casi i quali, pur essendo spesso e volentieri assolutamente unici dal punto di vista medico, vengono continuamente paragonati ad altri cercando a tutti i costi un “unico” filo conduttore, ed spostando il discorso su altri fatti , sempre più distanti dal fatto stesso.
Io cerco solo di evidenziare come certi argomenti siano assenti, mentre altri sovra-esposti, e come certi commentatori abbiano il monopolio tuttologico del parere cattolico, in critica aperta (spesso e volentieri) con le gerarchie cattoliche e sopratutto col Papa.
Per il resto nessuno di noi, e tanto meno io, abbiamo la benchè minima possibilità di comprendere certe situazioni mediche. So solo che Isahia e Charlie sono 2, mentre ogni anno nascono in Inghilterra 600.000 bambini. Quindi la loro tristissima storia non mi sembra ne scandalosa rispetto ai fatti (considerati come accanimento terapeutico da medici di fama mondiale che nulla hanno da guadagnare dall’essere considerati degli assassini) ne una emergenza rispetto ai numeri, eccezionalmente minimi.
cara MenteLibera65 (se mi è permesso, ma libera da che?)
non posso parlare a nome della “galassia comunicativa cattolica”, però per quanto riguarda questo blog le posso dire che se c’è sovraesposizione di un certo tipo di argomenti è perché la “galassia comunicativa mondiale” di tali argomenti non se ne occupa o, peggio, se ne occupa in senso profondamente e subdolamente anti cattolico.
Grazie e saluti
Comprendendo benissimo la necessità di trattare certi temi magari anche in modo frequente, pur magari dissentendo a volte dalle conclusioni. E’ assolutamente diritto del blog trattare tutto ciò che vuole ovviamente.
Registro solo una evidenza , e cioè che ci sono altri temi , egualmente facenti parte del vangelo e forse ancor più evidentemente da esso indicati (la parola povertà ricorre infinite volte nei vangeli), che non vengono MAI trattati, il che alla lunga non può essere un caso.
Non credo che vi siano limiti al numero di articoli pubblicabili, e quindi parlare di certi temi non esclude la possibilità di parlare anche di altri, seppur evidentemente poco di “moda”.
La realtà che mi sembra di poter affermare è che la dottrina sociale della Chiesa sia praticamente espulsa (o forse data per scontata) dai temi di dibattito frequente nel complesso dei blog cattolici non “istituzionali”. Quando poi viene trattata è spesso stigmatizzata politicamente.
Però (se mi sbaglio) non c’è che contraddirmi con i fatti e dedicare, almeno una volta, un articolo approfondito a questi temi.
Grazie.
Questo blog è la prova vivente. Questo blog nasce nel 2011 per accompagnare l’uscita del libro “Sposati e sii sottomessa”, un libro che ha aperto un dibattito diverso su un tema ampiamente trattato da tutti i media da decenni (la condizione della donna), ma sempre a senso unico.
benaltrismo, questo sconosciuto!
Qui non siamo di fronte al caso di un adulto che chieda di essere suicidato o di un interdetto di cui familiari domandino l’omicidio.
Esatto. Comunque nei Paesi Bassi sono più avanti: eutanasizzano le persone affette da demenza (che quindi non possono opporsi) e ormai ci sono casi documentati di eutanasie praticate anche a forza.
Per cui in questo momento non ho neanche voglia di rispondere a mentelibera, che pontifica da piccolo nazista – devo però dire francamente che mi fa orrore il suo pontificare nel caso dell’infanticidio. Faccio solo presente la sua ottusità, evidente in questa auto-contraddizione:
Questi bambini fino a 20 o 30 anni fa sarebbero già morti, e solo il continuo progresso scientifico in ambito farmacologico e meccanico ha permesso all’uomo
Qualche decennio prima, la Benzi sarebbe inevitabilmente morta bambina, perché non c’era il polmone d’acciaio. Tra uno, cinque o dieci anni potrebbe essere trovata la cura per questi bambini (per quanto riguarda Alfie, poi, non è detto che la cura non ci sia già: perché in questo caso l’ospedale ha fatto capire di non voler neanche perderci troppo tempo). E non sto a ripetere le questioni morali già ben spiegate da tanto tempo.
A margine, una domanda retorica: dove sono le ONG, i cultori dell’umanesimo, i cantori del politically correct?
Le ONG non so, ma questa è la nostra Corte di Cassazione, pochi giorni fa (fonte Il Sole 24 Ore):
Nel verdetto 10163 depositato oggi dalla Suprema Corte, si rileva che i cani [della Green Hill] sono stati sottoposti […], in alcuni casi, ad eutanasia per “patologie modeste e dopo periodi di cura troppo brevi, per le precise scelte aziendali di non curare adeguatamente i cani affetti da demodicosi e di non somministrare flebo a quelli affetti da diarrea”.
Gli imputati sono stati condannati (ad una multa, un domani chissà) per aver eutanasizzato dei cani che, secondo i giudici, erano perfettamente curabili. Vorrei poter dire che i giudici italiani sono diversi da quelli inglesi, ma temo che siano solo poco aggiornati.
“Comunque nei Paesi Bassi sono più avanti: eutanasizzano le persone affette da demenza”
Non ne ero a conoscenza, ma è la semplice logica insita nelle premesse.
Immagino abbiano cominciato con i dementi gravi. Ma anche qui, una volta partiti non si può che “migliorare”.
Pensiamo a quanti sono, nella sola Italia, gli anziani con disturbi cognitivi… non più produttivi, sono solo un peso per lo Stato (i fondi del “welfare” sono comunque limitati, meglio destinarli ad altre risorse).
E poi vogliamo mettere un limite al progresso? Pensiamo a quanti formulano pensieri improvvidi su tanti argomenti. Nella vecchia, cara URSS c’era l’ospedale psichiatrico (e non solo lì, per la verità).
Ma si può obiettivamente far meglio, con chi coltiva antiche credenze indegne di essere credute…
Ciao.
Luigi
Mente libera
Contrapporre il caso Alfie ai bambini che muoiono di fame mi sembra inaudito. Se oggi questo avviene, non e’ per mancanza di cibo, come e’ piu’ che e’ noto, ma perche’ guerre, rivoluzioni ed altri eventi simili ne impediscono la distribuzione. Ma le guerre hanno proprio lo stesse radici di indifferenza, di mancanza di amore che condannano a morte i bambini che non sono ritenuti avere una vita indegna di essere vissuta.
I genitori di quest bambini hanno diritto al dolore e gli altri tacciano. Questa e’ ipocrisia! Questi genitori hanno diritto al nostro sostegno. Ma mi scusi, proprio se si ricorre all’argomento dei abambini che muoiono di fame significa che non se ne hanno di altri validi di fronte ai casi Alfie.
Le organizzazioni pro life fanno moltissimo per i bambini dei paesi del terzo mondo, e così le persone con le stesse idee che li sostengono. Se lei non lo sa, verrebbe da dire che di questi problemi si occupa ben poco, se non a parole.
Di fronte al grave problema della mortalità infantile (in particolare nell’Africa sub-sahariana) non mi pare si stia lì a guardare.
Al contrario, attualmente, oltre alle centinaia di organizzazioni governative e non, sono impegnate diverse agenzie come la WHO la FAO l’Unicef e la ECHO. I risultati ci sono e sono risultati importanti: secondo The Millennium Development Goals Report 2014 (United Nations), dal 1990 al 2012, il tasso di mortalità infantile si è quasi dimezzato, e il numero di bambini deceduti si è ridotto di circa sei milioni; dal 2005 al 2012 il tasso di riduzione della mortalità infantile è stato tre volte più veloce rispetto al periodo 1990 -1995. La sola immunizzazione contro il morbillo ha permesso di evitare circa 14 milioni di vittime tra il 2000 e il 2012.
Tirar fuori questo argomento come fosse un’emergenza dimenticata o trascurata, per stigmatizzare l’attenzione invece “maniacale” dei blog cattolici per quisquilie come questi pochi casi di bimbi eutanasizzati, mi sembra veramente una presa per i fondelli.
“come questi pochi casi di bimbi eutanasizzati”
Ricordiamo, opportune et importune, che nella sola Italia in 40 anni di aborto chirurgico libero e legale si sono contati sei milioni e mezzo di morti assassinati; tacendo quindi degli aborti farmacologici.
Quindi non sembra, è una presa per i fondelli.
Ciao.
Luigi
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5086
IN OLANDA UNA DONNA VIENE DROGATA E UCCISA A FORZA CON L’EUTANASIA
La commissione di controllo riconosce gli orrori commessi, ma chiede ai giudici di non condannare il medico (VIDEO: l’inganno dell’eutanasia)
la differenza è che Alfie non l’ha potuto neppure dire che , eventualmente, non avrebbe voluto morire.
già che ci sono sospenderei anche la dialisi ( se uno vuole se la paga. ma solo se l’autorizza un giudice. e pure l’insulina. tanto ,tra poco, c’è un nuovo trattamento in fase di sperimentazione
http://www.meteoweb.eu/2018/02/calore-trattare-diabete-nuova-sperimentazione-policlinico-gemelli-roma/1048978/ )