In Maria è apparsa la Vita che non muore

di don Antonello Iapicca

In ogni nostra cellula è inscritto lo stesso amore nel quale siamo stati creati, la stessa inquietudine divina, come un fiume in piena che deve, necessariamente, irrompere e riversarsi in qualche spazio. Anche il seno di una donna che ne orienta i pensieri, ne regola i tempi, è creato per dare la vita, nell’attesa di accoglierla per gestarla e consegnarla al mondo. E’ una traccia, forse la più limpida, dell’ordine d’amore insito nella creazione.

In essa non vi è veleno di morte avendo Dio creato tutto per esistere, e le sue opere sono perfette: « Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza… Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità; lo fece a immagine della propria natura. Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono » (Sap 1, 13-14; 2, 23-24). Scriveva Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium Vitae: “Il Vangelo della vita, risuonato al principio con la creazione dell’uomo a immagine di Dio per un destino di vita piena e perfetta (cf.Gn 2, 7; Sap 9, 2-3), viene contraddetto dall’esperienza lacerante della morte che entra nel mondo e getta l’ombra del non senso sull’intera esistenza dell’uomo”. Il peccato ha ferito la creazione, raggiungendo e deturpando il bello, il vero, il buono.

Le malattie, i terremoti, le anomalie della natura ne sono il tragico segno. Il peccato si è insinuato anche alla fonte della vita, nel seno di una donna. La sterilità era considerata in Israele come una maledizione, il segno che Dio aveva abbandonato quella donna. La Scrittura è piena di pagine al riguardo. Per questo Dio, nel suo infinito amore, ha scelto la sterilità per cominciare e ricominciare la sua ostinata storia di salvezza. Da Sara sino ad Elisabetta, una storia di “vergogna”.

L’amore del Creatore indomito dinanzi allo sfregio del peccato è sceso sempre al fondo dell’abisso del nulla, realizzando l’impossibile di trasformare quel nulla in un tutto fecondo di vita. E scende ancora, come quel giorno a Nazaret, nel “sesto mese” da quando Dio ha voluto togliere la “vergogna” dalla vita di Elisabetta. Le nostre vergogne, quelle cose che non avremmo voluto fare, i peccati commessi, ogni istante senza amore, erano condensati nel grembo sterile di Elisabetta. E Dio ha voluto inscrivere la sua incarnazione nel mezzo di quell’opera che aveva iniziato in lei.

In te e in me. L’annuncio a Maria è un anello, il più luminoso, di una catena che unisce la misericordia di Dio alla sterilità di ogni uomo. Sì, il suo amore di Dio è incatenato al non amore dell’uomo. E’ vero che siamo nulla, ma Dio non ci ha lasciati nel buio dove ci siamo nascosti per vergogna, come Adamo. Non è passato invano il tempo che ti ha condotto sino ad oggi. Non è da buttare, è il “sesto mese” di un miracolo che profetizza quello decisivo. Il “sesto mese” come i sei giorni della creazione: tra le mura della semplice casa di Nazaret si è inaugurato il settimo giorno del riposo, profezia di quello che sarebbe brillato la mattina di Pasqua. Cerca, rovista nella tua vita, troverai i momenti in cui Dio ha fecondato miracolosamente il tuo grembo sterile. Anche questo è vivere la Novena di Natale, in attesa del giorno in cui la luce che non conosce tramonto, del perdono e della vita vera e che non muore, si farà strada nel buio della tua vita.

Sono quelli in cui ti sei aperto alla speranza, che hai balbettato un vagito di fede, e ti sei sposato, sei entrato in seminario, sei partito in missione, hai perdonato quel fratello, ti sei aperto alla vita, hai offerto uno scampolo di te stesso gratuitamente. Bagliori di luce nel buio, ma sono i memoriali che ci legano indissolubilmente alla santa casa di Nazaret. In essa, infatti, è risuonato il tuo nome tra le parole di Gabriele: “Vedi, anche Elisabetta – e Marco, Luca, Giulia e Patrizia – tua parente, è già al sesto mese, lei che tutti dicevano sterile”. Tu c’entri eccome con Maria, e con quell’annuncio straordinario.

C’entri perché la misericordia di Dio non è mai stata lontana da te. Sei al sesto mese, ti manca poco. Ti manca la visita di Maria, della Chiesa, a portarti la notizia che questi sei mesi della tua vita profetizzavano. L’amore non sarà più solo una serie di fulmini nella notte, ma una luce che non conosce tramonto, la luce della Pasqua. Un balzo di gioia ti attende, la tua vita sarà piena, tutta trasformata in amore. Questo è il cuore dell’annuncio a Maria. In Lei è apparsa la Vita che non muore; l’amore di Dio si è fatto carne per recare alla carne precipitata nel nulla la Grazia del perdono, del riscatto e del tutto capace di farla santa e capace di vita eterna. La tua storia lo dice, lo attesta il tuo essere ora qui, ad ascoltare come la prima volta che “a Dio nulla è impossibile”. Non gli è impossibile generare un amore soprannaturale in te! Non gli è impossibile farti obbediente, come Maria e con Maria. Perché la prima ecografia dell’amore è proprio l’obbedienza, a Dio, ai fratelli, alla storia. Coraggio, il tuo nulla sarà trasformato in umiltà, la tua sterilità in servizio fecondo, la tua superbia in obbedienza, e sarai felice davvero, perché darai alla luce Cristo in ogni frammento della tua vita.

 

5 pensieri su “In Maria è apparsa la Vita che non muore

  1. Grazie ..sono parole di speranza, di pace , Vero a Dio nulla è impossibile…Grazie.
    Buon Natale….Auguri di pace, gioia,in Dio con noi…

    1. Yennas

      …Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza… Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità…
      Sara’ ma gia’ Platone si chiedeva se la vita non fosse gia’ morte e la morte non fosse forse la vera vita… che intuizione per un pagano.
      Chi vive il vangelo sa benissimo che la morte e’ l’abbraccio di Dio e con la morte Egli ci richiama eternamente alla comunione con lui; per di piu’, nella recita
      del credo, noi riconosciamo che la morte non e’ il fine vita ma l’inizio della vera vita.
      Conclusione: La morte, cosi’ come la conosciamo, non esiste…

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