di Costanza Miriano
La fede nel quotidiano la vivo incastrando pezzi di messa tra un asilo e un’intervista, recitando il rosario mentre mi trucco al semaforo, con due dita sul grano di legno e tre sul volante (spero che nessun vigile stia leggendo), dicendo l’ufficio delle letture a tardissima notte, nella vaga speranza di essere in sintonia almeno con qualche fedele, che ne so, a Tegucigalpa, perché probabilmente quelli più vicino a me si stanno già preparando a dire le lodi del giorno dopo, ma com’è che sono sempre in ritardo?
Così cerco di alimentare un rapporto vivo e personale con Gesù Cristo, punto d’Archimede della storia, unico ponte verso la presenza santa e inaccessibile di Dio. Per arrivare prima passo per Maria, che siccome è la mia mamma è molto comprensiva nei confronti della mia preghiera stanca incompleta distratta. Io lo so perché sono una mamma anche io.
Chi vive nel mondo deve vivere la sua fede dividendosi in continuazione: insieme alle esigenze spirituali c’è la famiglia, quindi il marito e i figli, c’è il lavoro, che sia in casa o fuori (nel mio caso è fuori, sono giornalista), ci sono tutte le incombenze che tutti sappiamo, che sembrano moltiplicarsi ogni volta che apriamo l’agenda, è per questo che qualche giorno io la tengo saggiamente chiusa, anche se l’ufficio postale sembra non apprezzare la mia calma saggezza, e dopo un po’ che non ritiro i pacchi li rispedisce al mittente, invece che portarmeli a casa con un bel mazzo di fiori.
Noi laici nel mondo, e in particolare, consentitemelo, noi donne plurimamme monomogli multilavoratrici aspiranti clienti di parrucchiere, dobbiamo combattere non solo con il nostro egoismo come può fare chi sceglie la vita consacrata, e ha una via sola da percorrere, nell’eroico sacrificio totale di sé. Noi dobbiamo rendere conto di noi stesse al marito, ai figli, al capo, alle maestre, al signore dell’Inps e via dicendo, e magari a volte anche a noi stesse, se possibile, mantenendo anche per noi una piccola dose di tempo, quel poco che ci consenta di non perderci totalmente di vista mentre ci sbricioliamo, lasciandoci mangiare dalla vita a cui siamo state chiamate.
Tutto questo si può fare, se si mantiene saldo il centro della vita in Dio.
Probabilmente dall’esterno a volte la nostra vita di fede potrà non risultare sempre evidentissima, non del tutto almeno. Da davanti sembrerà un normale ricamo, anche abbastanza armonioso, ma bisognerà voltarlo per riuscire a vedere i fili del ricamo penzolanti, intrecciati, annodati. Sono la fatica che facciamo per cercare di tenere insieme la nostra vita normale, senza dimenticarci di Dio.
La differenza tra chi crede e e chi non crede a volte è in gesti concreti, grandi, profetici. Altre volte, più spesso, è meno percettibile. È più in una direzione che si dà al senso di marcia, che nella marcia stessa.
Non so se conoscete come è fatto il Grande Raccordo Anulare che circonda Roma: un grosso anello, due strade, a tre corsie ciascuna, che vanno in due sensi di marcia opposti. Ci sono le uscite per entrare dentro Roma da tutti i punti da cui la si voglia prendere, e ci sono le uscite per andare fuori città, verso altre strade e autostrade. Secondo il mio padre spirituale, è lui che mi ha suggerito questa immagine, è come se tanta gente percorresse per buona parte della sua vita il Raccordo senza avere una direzione precisa a cui puntare. Vanno un po’ avanti, poi si fermano all’autogrill per un caffè, poi cercano un buon ristorante, poi ancora cercano una piazzola per un sonnellino. E continuano a girare in tondo senza meta. Non sanno neanche se vogliono andare a Milano o a Napoli. Magari a un certo punto finisce che, guida guida, vedono la Madonnina splendere dalle guglie del Duomo, e capiscono dove sono finiti, ma praticamente per caso.
Chi ha una vita di fede viva invece la direzione da dare alla sua vita la sceglie, e convoglia verso quella direzione tutti i propri sforzi. Non gli interessa un gran che dell’autogrill, e nemmeno del ristorante. Vuole proprio arrivare a Milano, e si organizza per riuscirci. In questa prospettiva pensa alle tappe, alle soste, ai rifornimenti, e tutto acquista un senso.
Ecco, mi sembra che anche se da fuori a volte possiamo sembrare come le altre macchine che procedono apparentemente allo stesso modo delle altre, la vita di fede rivesta di sé ogni cosa che facciamo. Allora la fila dalla pediatra, la torta che viene male proprio il giorno che doveva venire bene, il capo che apprezza o brontola, il marito che è di cattivo umore o torna con i fiori in mano, i bambini che sono una gioia anche quando sono una fatica, tutto si cerca di viverlo partendo dal centro di gravità ben fermo in mezzo al cuore, Dio. E tutto quindi assume un colore diverso, di fatica offerta o di gioia per cui ringraziare (lo so, lo so, bisognerebbe lodare Dio anche per la fatica, ma questo è troppo avanti per me, io ancora sto sul Raccordo, mica ho preso l’A1).
Per alimentare questo rapporto segreto e profondo con Dio serve una vita di preghiera, servono i sacramenti (se possibile messa anche feriale, e confessione frequente), serve tenersi bene aggrappati al Papa nostra roccia, serve una guida spirituale, servono buone letture e serve una compagnia di amici con cui spezzare il pane, portare i pesi gli uni degli altri, sostenersi nel cammino comune. Io non appartengo a nessuna specifica realtà ecclesiale in particolare, anche se ho molti amici in quasi tutti i movimenti. Ma sono in contatto, spesso anche solo telefonico (ho l’auricolare, lo dico sempre per l’eventuale vigile che stia leggendo) con amici, e amiche soprattutto, con cui farci compagnia. Poi la domenica, infine, andiamo alla messa sempre nella stessa chiesa, circondati da volti amici, da persone che stanno cercando con tutte se stesse di non percorrere in tondo il Raccordo Anulare, ma di andare verso la meta più spediti possibile. È importante stringersi un po’ ogni tanto, perché il nemico vuole a tutti i costi che ti fermi a bere un caffè, a fare un riposino, una bella mangiata: che ti dimentichi, insomma, dove stai andando e perché.
Grazie costanza di nominare anche il papa in questo percorso per arrivare, niente si compie senza la volontà di Dio e
questa fiducia deve farci abbracciare chi cammina con noi con il compito di guidarci, farci ragionare e anche giudicare ma nelle condizioni in cui ci ha messo il cammino della chiesa. papa francesco che ci ama e noi amiamo per aiutarlo nella nostra e nella sua guida.
Io non so cosa intendesse Costanza. In ogni caso noto che c’è un’equivoco di fondo in un sacco di cattolici che non sanno prendere le misure al Papa. Uno può benissimo sostenere – con argomenti – che Papa Francesco sta facendo cose disastrose e _contemporaneamente_ sostenere che il Papa rimane comunque la roccia su cui si basa la Chiesa. Le due cose non sono in contraddizione. Si distingue chiaramente la persona e quello che fa, che può essere gravemente sbagliato e criticabile, dal ministero petrino, che è istituzione diretta di Cristo. Criticare quest’ultimo non è possibile, in quanto farebbe diventare automaticamente protestanti.
Quanto alla “fiducia” citata qui sopra, pare piuttosto fideismo. Mai nel Cattolicesimo è stato richiesto ai fedeli di prestare fiducia cieca, senza comprendere quello che succede. E mai la il Popolo di Dio l’ha prestata: è proprio stato questo atteggiamento che ha fatto uscire dal pantano di certe eresie.
Infatti questo articolo è stato scritto per un libro uscito quattro anni fa ( http://www.elledici.org/article/credere-ancora-la-fede-secondo-benedetto-xvi-2 ). Il Papa a cui si riferisce Costanza non è Francesco, ma non è neanche Benedetto ma è la roccia, è Pietro.
admin, permettimi, umilmente, di osservare che dire così è come affermare che bisogna essere fedeli al marito, ma in generale, mica il mio con nome e cognome….Pietro è nella storia uno con nome e cognome…altrimenti, di nuovo, seguiamo ognuno la propria visione e comprensione particolare della Chiesa….se mi sbaglio, correggimi…il bello di questo articolo di Costanza è che è così “carnale”, incarnato, concreto….
@M. Cristina
Tutto sta nel capire che significa essere fedeli al Papa, seguire il Papa, obbedirgli.
Il cristiano deve obbedire al Papa nella misura in cui il Papa non commette errori, cioè non si distanzia dalla verità che è Cristo (forse il cristiano dovrebbe assecondare un Papa che, commettendo errori, si distanziasse da Cristo?).
Il cristiano è tenuto a non assecondare in alcun modo gli eventuali errori in cui un Papa incorresse (e il medesimo cristiano è tenuto invece a obbedire filialmente e prontamente al Papa quando questi non incorra in errore, cioè quando questi insegni in conformità alla verità di Cristo). Ed è purtroppo possibilissimo che un Papa commetta errori – cioè: si distanzi più o meno gravemente dalla verità che è Cristo -, giacché notoriamente non solo ogni Papa non è un uomo impeccabile, ma non è neppure infallibile in senso assoluto (è infallibile solo quando propone a credere o ribadisce insegnamenti infallibili), e fruisce dell’assistenza divina solo se impartisce Magistero autentico (vedi Catechismo, nn. 891-892).
In sintesi, non è lecito al cristiano assecondare l’errore che il Papa eventualmente commettesse (se lo assecondasse, il cristiano contravverebbe alla verità di Cristo), e non è conforme al Magistero autentico della Chiesa ritenere che un Papa non possa incorrere in errori anche gravi.
Buona domenica e buona settimana santa a te e a tutti.
Buona Pasqua a Te!
Bellissimo Dio ti benedica
Grazie. Mi sembra una bella rappresentazione. La nostra vita, la nostra giornata sono una strada o un pecorso che possiamo fare in modo diretto o, come spesso ci succede, di tanto in tanto ci molleggiamo oppure torniamo anche un po’ indietro (per convenienza o per paura). Allora voglio ricordare a me e a voi le parole delle lodi del mattino del 27 marzo: “Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza: in tutti i tuoi passi pensa a lui ed egli appianera’ i tuoi sentieri”.
Meravigliose parole di incoraggiamento. Saluti
Mi aspettavo che non si sa stare mai una volta al proprio posto, citando cose anche giuste in uno spirito sbagliato di saggezza supponente. Ribadisco che si compie anche con le pietre d’inciampo (?)la volontà di Dio e pregherò per papa francesco che sia aiutato nella sua opera almeno quella di rabbonire gli instancabili nel sopportare presenze non abituali alla loro mente.
La saggezza supponente è tutta tua, alessandra, e di quelli come te. Infatti la mia risposta è fondata sul Magistero e sulla storia della Chiesa: Infatti, se ho detto qualcosa di sbagliato, quale sarebbe? Invece, tu su cosa hai fondato il tuo discorso?
Caro Ing. Il magistero dice anche di accettare la critica. “Chi non ascolta il rimprovero disprezza se’ stesso”. Mi piacerebbe che questo bel blog, che pubblica articoli e riflessioni interessanti, si contraddistinguesse anche per l’equilibrio e la moderazione fra i partecipanti. Buona domenica.
L’ha ribloggato su Beppe Bortoloso M.I..
Grazie Costanza! Porti a parola tanti pensieri, desideri, inquietudini, contraddizioni che viviamo noi donne. Lo fai con forza e quel pizzico di ironia che mi fa sorridere mentre leggo e mi da la carica per ripartire nelle mie giornate frenetiche nella certezza di non essere sola nelle mie piccole battaglie per far coincidere tutti gli impegni.
Buongiorno Costanza,
non guidi con il rosario tra le mani, scarichi invece l’app “il rosario” o similari.
potrà recitare il rosario quando vuole, quando guida, quando prepara la cena, in metro’ con le cuffie, mentre corre… con i misteri del giorno…aggiornati automaticamente.
Buon lavoro.
Troppe cose.
a volte i blog sono come un drappo rosso su cui abbattere le proprie durezze, ego, frustrazioni , sapienze ? io ripeto che immaginavo’…, (super spot ..) tante e differenti intolleranze ma non mi inerpico sui sentieri proibiti, ringrazio ancora Costanza di ricordare pur nelle sue caratteristiche, la meraviglia dell’opera di Dio nella chiesa attraverso il papa,
Gentile Signora Costanza Mirano,
come cristiani cattolici romani riceviamo dalla catechesi di evangelizzazione: nel Mondo, ma non del Mondo.
La parabola diventa realta’ provando che la compunzione a vita cristiana risente moltissimo il soffocamento dalla vita che conduciamo, specie se imbibita dagli affari del Mondo, il suo clamore e le sue follie.
La parabola conclude con la Verita’ giornaliera:
non si puo’ essere alla servitu’ di due Padroni.
Non occupiamoci del mondo, ma delle cose sante del Cielo.
“Ne va della vita”= Salvazione.
Cordiali saluti e auguri di Santa Pasqua,
Paul
Adoro Roma (da cattolico e italiano credo non possa essere diverso) ma il GRA non so bene come sia e l’esempio, sarò sincero, non l’ho capito forse benissimo.
Ad ogni modo, grazie per questo pezzo, soprattutto per l’ultima parte: appartengo ad una piccola realtà ecclesiale e per me è fondamentale, proprio per tutto quello che hai scritto. Anche il riferimento al Papa, nostra roccia, mi ha fatto piacere: anche se non riferito a nessun Papa in particolare (anzi, ancora meglio) è sempre giusto ricordarlo e ribadirlo, dato che il confine tra “sostenere che Papa Francesco sta facendo cose disastrose” e sostenere che sia massone, che voglia stravolgere la dottrina e che non sia il vero Papa è molto più sottile di quanto si possa immaginare (e nella mia diocesi, quella palermitana, per cui vi chiedo di pregare, il confine è stato superato).
Signor Fabrizio Giudici, lei scrive,
Quanto alla “fiducia” citata qui sopra, pare piuttosto fideismo. Mai nel Cattolicesimo è stato richiesto ai fedeli di prestare fiducia cieca, senza comprendere quello che succede. E mai la il Popolo di Dio l’ha prestata: è proprio stato questo atteggiamento che ha fatto uscire dal pantano di certe eresie.
Che barocca costruzione razionalista la sua a riguardo Evangelizzazione Cristiana.
Dove trovi questo razionalismo nel contesto intetrale, parola chiave, delle Sacre Sritture di Parola Tradizione Magisterio della Chiesa solo lei lo sa?
Comunque sia conteno lei contenti tutti.
Corollario:
Genitori cattolici romani non battezzate i neonati, non formateli nella catechesi della Chiesa Cattolica Romana “perche’ i vostri piccoli figlioli non comprendono quello che succeede, razionalmente parlando, di fedelta’ e non e’ carino lavar loro il cervello fin da tenera eta’.
Lasciate che i pargoli vengano a me perche’ di loro e’ il Regno dei Cieli.
Caro Gesu’ e’ questa santa formazione dei catecumeni razionle o no?
Cordiali saluti e santa Pasqua, Paul Candiago. (candiago.p@bmts.com)
(da scritti di San Ignazio di Loyola: se la Chiesa mi dice che a mezzoggiorno con il sole all’apice e’ mezzanotte io ci credo…. Marta e Maria hanno creduto molto di piu’ di fronte alla morte del fratello)
Gentile Signora Alessandra, con spirito Cristiano e la nostra volonta’ rivolta alla salvezza; unico vero bene a noi far nostre le parole di Cristo: Io sono la Via la Verita’ la Vita…e il cielo e la terra passeranno me le mia Parole non passeranno. Personalmente ed in forma soprabbondante si puo’ trovare tutto l’aiuto che si vuole in Luce e Verita’ nelle Sacre Sritture e metterle in pratica come da “manuale”. Tutto il resto: vanita’ delle vanita’ tutto e vanita’. Cordiali saluti e santa Pasqua. Paul
Grazie Costanza per aver condiviso la fatica di vivere la fede nel quotidiano lavoro ,nel tempo che non basta mai, nel Rosario pregato con decisione facendo altro, anche se distratto ma comunque voluto, implicitamente offerto,contemplato, sofferto.
Grazie per aver detto che nella confusione, nel frastuono, nel fare di tutto, il centro silenzioso e intimo è Lui. Cui siamo presenti e che ci è presente.
” …tutto si cerca di viverlo partendo dal centro di gravità ben fermo in mezzo al cuore, Dio.”
A me ,ora, non è dato “…. i sacramenti (se possibile messa anche feriale, e confessione frequente), …. una guida spirituale,……….. una compagnia di amici con cui spezzare il pane, portare i pesi gli uni degli altri, sostenersi nel cammino comune…..”.
A me ora è dato”accettare e offrire”. Con vivo nel silenzio del cuore l’attesa di “….andare verso la meta più spediti possibile”, nella speranza-certezza che Lui voglia che giunga il più presto possibile!
Grazie Costanza di condividere con noi la tua “fatica”del vivere la fede nel quotidiano,fatica in cui mi son ben ritrovata in pieno essendo anch’io una “plurimamma e monomoglie (e meno male pensa alla fatica delle plurimogli😜).Io in piu’ sono inserita in una realta’parrocchiale che per certi versi e’una benedizione ma che a volte diventa invece motivo di “stanchezza spirituale” a causa dell’immobilismo pastorale a cui devi sottostare.Ma cio’nonostante ringrazio il Signore per avermi creata “multitasking”ma sopratutto perche’proprio nelle mie stanchezze e i miei incasinamenti quotidiani…LUI e’sempre accanto a me e per me non e’necessario tanto riuscire a dire qualche formula in piu’,quanto avere sempre in ogni situazione un unione costante con LUI che mi porta poi di conseguenza a vivere una vita particolare nel mondo,senza essere del mondo.Certo,non ti nascondo che a volte “invidio”tutte quelle consacrate che hanno il tempo di dedicarsi canonicamente solo ed esclusivamente a LUI,mentre io devo correre sempre tra mille impegni e impacci,ma poi…penso invece che proprio questo mio correre costante per dividermi tra gli altri e LUI,sia proprio il modo speciale di dedicarmi a LUI.
@Paul Candiago
Da che la Chiesa è Chiesa, il Magistero si basa sia sulla fede che sulla ragione. Pietro nella sua prima epistola affermava:
«Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione.
Infatti gli -ismi sono l’eccesso di una cosa, assunta come unico punto di riferimento. Eresie sono il fideismo (sola fede, che richiama anche l’eresia luterana) e il razionalismo (come quello illuministico) che puntano tutto su una delle due. Il Magistero della Chiesa è stato formato, sotto ispirazione dello Spirito Santo, da campioni del pensiero razionale occidentale, come Sant’Agostino e San Tommaso. O San Roberto Bellarmino, gesuita, il che mostra che il riferimento alla massima di Sant’Ignazio non è pertinente: perché, per l’appunto, credere a quello che dice la Chiesa è credere a un qualcosa che è stato definito anche con la ragione.
In tempi relativamente recenti abbiamo Papa San Pio X che nel suo giuramento antimodernista scriveva:
… Dio, origine e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza per illuminazione naturale della ragione, ovvero per l’opera visibile della creazione, come causa dai suoi effetti, e che quindi, la sua esistenza può essere anch’essa dimostrata…
Si noti che era un giuramento: ai preti con compiti magisteriali era imposto di recitarlo. Solo pochi decenni fa GPI scriveva nell’enciclica “Fides et ratio”:
Non mancano […] pericolosi ripiegamenti sul fideismo, che non riconosce l’importanza della conoscenza razionale e del discorso filosofico per l’intelligenza della fede, anzi per la stessa possibilità di credere in Dio.
BXVI spese gran parte delle sue energie proprio per mostrare la compatibilità e il ruolo della ragione nella fede cattolica (si rivolgeva in primis ai razionalisti, ma anche i fideisti ovviamente trarrebbero beneficio dall’ascoltare quel pontefice). Proprio quel Papa, tra le altre cose, contrappose il Dio cristiano, che si mostra anche razionale, a quello islamico, che invece non si presenta come tale (e possiamo vedere quali frutti produce questa concezione).
L’importanza della ragione è ribadita più volte nel Catechismo:
1704 La persona umana partecipa alla luce e alla forza dello Spirito 339 divino. Grazie alla ragione è capace di comprendere l’ordine delle cose stabilito dal Creatore. Grazie alla volontà è capace di orientarsi da sé 30 al suo vero bene. Trova la propria perfezione nel cercare e nell’amare il vero e il bene.7
1706 Con la sua ragione l’uomo conosce la voce di Dio che lo « chiama sempre […] a fare il bene e a fuggire il male ».9 Ciascuno è tenuto 1776 a seguire questa legge che risuona nella coscienza e che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo. L’esercizio della vita morale attesta la dignità della persona.
1730 Dio ha creato l’uomo ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell’iniziativa e della padronanza dei suoi atti. […]
1757 L’oggetto, l’intenzione e le circostanze costituiscono le tre « fonti » della moralità degli atti umani.
1758 L’oggetto scelto specifica moralmente l’atto del volere, in quanto la ragione lo riconosce e lo giudica buono o cattivo.
E qui mi fermo perché altrimenti bisognerebbe riportare pagine intere. Il paragrafo 1730 cita questa sintetica e chiara affermazione di Sant’Ireneo di Lione:
L’uomo è dotato di ragione, e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere.
L’opera del santo a cui si fa riferimento non a caso è “Adversus haereses”: perché le eresie sono anche irrazionali (tutte, anche il razionalismo). Gli eretici usano il lanciafiamme per radere a zero il giardino ordinato del pensiero cattolico, costruito sulla base della fede e della ragione, proprio per farci crescere le loro erbacce. E sminuiscono il ruolo della ragione, che insieme alla fede è guida perché i fedeli non entrino in quel campo di erbacce.
Quanto al mio riferimento storico nel commento precedente, era l’eresia ariana. Molti vedevano un sacco di vescovi ariani, il Papa che non contrastava gli ariani, quei pochi vescovi che contrastavano l’arianesimo addirittura scomunicati dal Papa (solo a posteriori si capì che si trattava di scomuniche non valide) e i fideisti, senza porsi problemi, diventarono tutti ariani (dimostrando di non seguire affatto la Chiesa, secondo l’indicazione di Sant’Ignazio: credettero che il sole è all’apice a mezzanotte, ma non era vero e la Chiesa, infatti, non diceva affatto così). Sant’Atanasio, Sant’Ilario e gli altri che combatterono quell’eresia usarono anche le armi del pensiero razionale per riportare le cose all’ortodossia.
Ovviamente, la ragione in quanto tale arriva anche ad auto-definire il proprio limite e la necessità della fede.
Come vede questa la mia non è una “barocca costruzione razionalista”: non è neanche mia, ma il Magistero e la Storia della Chiesa Cattolica, che mi limito a riportare.
Paul, non ci si metta anche lei a far ripetere cose che sono ovvie da secoli.
@M. Cristina se mi sbaglio, correggimi…
Sì, ti sbagli, e francamente è piuttosto semplice dimostrarlo, ed è stato ripetuto alla noia, con citazioni di Magistero fino a GPII e BXVI: senza tanti giri di parole, il fatto che ci sia un numero di papi che sbagliarono e clamorosamente, uno addirittura anatemizzato, è più che sufficiente per dimostrare che le due cose sono separate. La logica di base dice che un controesempio particolare smentisce un’affermazione universale. Ma non entra in testa o fate apposta a far finta di non capire?
Ben detto, Fab. G., fede e ragione nell’ambito nel cattolicesimo hanno un ruolo concorrente ( nel senso che “concorrono” ad un unico fine, non che siano l’uno contro l’altro….beninteso!).
Io credo però che il ruolo delle 2 facoltà non sia sempre paritetico .ed equivalente, credo cioè che ci siano questioni in cui domini la ragione ed altre in cui domini, al contrario, la fede.
Mi spiego meglio: il problema dell’esistenza di Dio, deve essere risolto, prevalentemente con la ragione. Principalmente con le c.d 5 prove dell’aquinate (non con la prova ontologica, che convince poco, tant’e’ vero che lo stesso Tommaso era assai scettico in merito). Prove, com’ è noto, basate sulla causa-effetto. Tale principio è infatti imprescindibile per dimostrare l’esistenza di un’Entita’ creatrice incausata.
Mentre il passaggio successivo, cioè provare che il Creatore delle galassie sia effettivamente il Dio che si e’ manifestato nella Bibbia e in Gesù (e non altri), ebbene, quel passaggio è invece opera quasi esclusivamente di Fede. Non mi sembra ci sia modo di operare il collegamento fra la Causa incausata di cui si è detto prima è il Dio dell’antico e nuovo Testamento, se non attraverso la Fede.
Mentre, il passaggio ulteriormente successivo, cioè, una volta ammesso che il Cristianesimo è la verità, domostrare qual è la vera Chiesa del Cristo,è opera congiunta di Fede (per ovvie ragioni) e di ragione (analisi storica, filologica delle Scritture).
aggiunta: “analisi st. e fil. delle Scritture E di ogni documento autorevole e rilevante”
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Cara Costanza …vedo che non posso rispondere al tuo articolo, perché non ho visto spazio per rispondere allora scrivo ora….guarda la vita non è facile per nessuno, ho conosciuto solo che dovevo essere forte ……corse famiglia , lavoro, casa, e non ho mai avuto tempo per me…..ma guarda stai tranquilla anche questo passera …….oggi io non lavoro più, ho finito di corre, è vero….divento vecchia, ma se penso alle mie corse del passato con tutti problemi, sia di saluto famigliari, sia della perdita di una figlia di 23 anni, ho corso tanto……oggi non voglio più correre sono stanca, e vivo come posso, i problemi non mancano mai, ma va bene cosi, ho vissuto di peggio…… Ti scrivo questo per dirti che Dio solo ti da la forza per andare avanti verso la Sua metta ….un grande abbraccio e buona Pasquetta ….spero che hai vissuto bene il Venerdi Santo A Fatima. sicuro…..Dio è con chi lo cerca…….ciao carissima…..non so scrivere bene l’italiano abbi pazienza…….marierose