La missione di essere madre

madonna-bambino

di Costanza Miriano

Se il vero campo di battaglia in cui si gioca la questione della pace è il cuore, come ha scritto il 12 dicembre Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che la Chiesa da cinquanta anni celebra oggi, è da Maria che dobbiamo imparare a fare la pace prima di tutto lì, nel cuore. «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»: è questo il versetto che Francesco sceglie di illuminare con l’omelia odierna. “Lungi dal voler capire o dominare la situazione, Maria è la donna che sa conservare, cioè proteggere, custodire nel suo cuore il passaggio di Dio nella vita del suo popolo. Dal suo grembo imparò ad ascoltare il battito del cuore del suo Figlio e questo le insegnò, per tutta la sua vita, a scoprire il palpitare di Dio nella storia.

Nei Vangeli Maria appare come donna di poche parole, senza grandi discorsi né protagonismi ma con uno sguardo attento che sa custodire la vita e la missione del suo Figlio e, perciò, di tutto quello che Lui ama. Ha saputo custodire gli albori della prima comunità cristiana, e così ha imparato ad essere madre di una moltitudine. Si è avvicinata alle situazioni più diverse per seminare speranza. Ha accompagnato le croci caricate nel silenzio del cuore dei suoi figli. Tante devozioni, tanti santuari e cappelle nei luoghi più reconditi, tante immagini sparse per le case ci ricordano questa grande verità. Maria ci ha dato il calore materno, quello che ci avvolge in mezzo alle difficoltà; il calore materno che permette che niente e nessuno spenga in seno alla Chiesa la rivoluzione della tenerezza inaugurata dal suo Figlio. Dove c’è una madre, c’è tenerezza.

Celebrare la maternità di Maria come Madre di Dio e madre nostra all’inizio di un nuovo anno significa ricordare una certezza che accompagnerà i nostri giorni: siamo un popolo con una Madre, non siamo orfani”.

Ma cosa vuol dire essere madre? Ecco come il Santo Padre dipinge la missione di dare la vita:

“Le madri sono l’antidoto più forte contro le nostre tendenze individualistiche ed egoistiche, contro le nostre chiusure e apatie. Una società senza madri sarebbe non soltanto una società fredda, ma una società che ha perduto il cuore, che ha perduto il “sapore di famiglia”. Una società senza madri sarebbe una società senza pietà, che ha lasciato il posto soltanto al calcolo e alla speculazione. Perché le madri, perfino nei momenti peggiori, sanno testimoniare la tenerezza, la dedizione incondizionata, la forza della speranza. Ho imparato molto da quelle madri che, avendo i figli in carcere o prostrati in un letto di ospedale o soggiogati dalla schiavitù della droga, col freddo e il caldo, con la pioggia e la siccità, non si arrendono e continuano a lottare per dare loro il meglio. O quelle madri che, nei campi-profughi, o addirittura in mezzo alla guerra, riescono ad abbracciare e a sostenere senza vacillare la sofferenza dei loro figli. Madri che danno letteralmente la vita perché nessuno dei figli si perda. Dove c’è la madre c’è unità, c’è appartenenza, appartenenza di figli.

Iniziare l’anno facendo memoria della bontà di Dio nel volto materno di Maria, nel volto materno della Chiesa, nei volti delle nostre madri, ci protegge della corrosiva malattia della “orfanezza spirituale”, quella orfanezza che l’anima vive quando si sente senza madre e le manca la tenerezza di Dio. Quella orfanezza che viviamo quando si spegne in noi il senso di appartenenza a una famiglia, a un popolo, a una terra, al nostro Dio. Quella orfanezza che trova spazio nel cuore narcisista che sa guardare solo a sé stesso e ai propri interessi e che cresce quando dimentichiamo che la vita è stata un dono, che l’abbiamo ricevuta da altri, e che siamo invitati a condividerla in questa casa comune”.

Il legame con la giornata per la pace è proprio qui: quando siamo orfani siamo solo individui, senza legami, senza la responsabilità dei fratelli. “Questa orfanezza autoreferenziale è quella che portò Caino a dire: «Sono forse io il custode di mio fratello?», come a dichiarare: lui non mi appartiene, non lo riconosco”. E se non dobbiamo prenderci cura dei nostri fratelli, piano piano cominciamo a pensare che non dobbiamo prenderci cura neanche di noi stessi “perché dimentichiamo chi siamo, quale “nome” divino abbiamo. La perdita dei legami che ci uniscono, tipica della nostra cultura frammentata e divisa, fa sì che cresca questo senso di orfanezza e perciò di grande vuoto e solitudine. La mancanza di contatto fisico (e non virtuale) va cauterizzando i nostri cuori, facendo perdere ad essi la capacità della tenerezza e dello stupore, della pietà e della compassione. L’orfanezza spirituale ci fa perdere la memoria di quello che significa essere figli, essere nipoti, essere genitori, essere nonni, essere amici, essere credenti. Ci fa perdere la memoria del valore del gioco, del canto, del riso, del riposo, della gratuità.

Celebrare la festa della Santa Madre di Dio ci fa spuntare di nuovo sul viso il sorriso di sentirci popolo, di sentire che ci apparteniamo; di sapere che soltanto dentro una comunità, una famiglia le persone possono trovare il “clima”, il “calore” che permette di imparare a crescere umanamente e non come meri oggetti invitati a “consumare ed essere consumati”. Celebrare la festa della Santa Madre di Dio ci ricorda che non siamo merce di scambio o terminali recettori di informazione. Siamo figli, siamo famiglia, siamo popolo di Dio”

Al termine della messa il papa si è affacciato in piazza San Pietro per la preghiera dell’Angelus, durante la quale ha continuato la sua meditazione sulla maternità di Maria celebrata oggi. Maria “silenziosa e attenta, cerca di comprendere che cosa Dio vuole da lei giorno per giorno. La visita dei pastori le offre l’occasione per cogliere qualche elemento della volontà di Dio che si manifesta nella presenza di queste persone umili e povere. L’evangelista Luca ci racconta la visita dei pastori alla grotta con un susseguirsi incalzante di verbi che esprimono movimento: essi vanno senza indugio, trovano il Bambino con Maria e Giuseppe, lo vedono, riferiscono ciò che di Lui era stato detto loro, e infine glorificano Dio. Maria segue attentamente questo passaggio dei pastori, perché già scorge in esso il movimento di salvezza che scaturirà dall’opera di Gesù, e si adegua, pronta ad ogni richiesta del Signore. Dio chiede a Maria non solo di essere la madre del suo Figlio unigenito, ma anche di cooperare con il Figlio e per il Figlio al piano di salvezza”.

18 pensieri su “La missione di essere madre

  1. “orfanezza spirituale” che oggi ha tante cause…

    Ma non possiamo dimenticare la “forzata orfanezza” spirituale, fisica e psicologica, con tutto ciò che comporta, che le pratiche di utero in affitto e l’adozione o pseudo genitorialità, di coppie omosessuali generano (in quelle lesbiche avremo semmai 2 “madri” e nessun padre che non è figura meno importante).

    1. daniela

      Caro Bariom, tutte queste pratiche che tu elenchi,mi fanno orrore, ma mi piace pensare che ci vuole compassione, perchè Caino è fra di noi e tante famiglie soffrono per la violenza e la conflittualità che mettono in scena.
      Orfanezza nasce dal narcisismo scatenato di questi tempi onnipotenti, senza cuore, senza Dio.

  2. Ben

    Costanza grazie di aver diffuso e commentato il testo di questa meravigliosa omelia del Papa di questa mattina.
    Tuttavia, perchè ci sia Appartenenza mi pare che la madre non basti: occorre l’amore del Padre ! “porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò” (prima lettura della liturgia eucaristica odierna (libro dei numeri) e ” che vioi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo spirito di suo Figlio che grida: Abbà, Padre” (seconda lettura)
    Non ho mai postato commenti in vita mia da nessuna parte. Ma oggi un’eccezione la faccio (per il il blog più bello del mondo – e zone limitrofe). Beccati questo video Costanza ! https://www.youtube.com/watch?v=UNM4MTHrrZ4.
    Molti forse già lo conosceranno…. ma c’è un motivo in più per riascolatarcelo oggi: le parole corrispondono al testo della citata prima lettura e del salmo responsoriale. Anche se interpretato da bambini, pure dal punto di vista musicale il brano è notevole (da notare per chi si intende di musica, oltre alla maestria dell’arrangiamento armonico, l’originalità della base ritmica).
    Diffondendo questo brano, diffondiamo la gioia di Maria: Madre in quanto sposa.

  3. Maria elena

    Sempre in aiuto quello che scrivi.
    Buon anno nuovo.
    Pensavo ieri sera durante la messa, che Maria ha obbedito a Dio ed ha accettato l sua volontà, ma ha anche con sottomissione seguito il marito, che ha affrontato un viaggio durante la gravidanza. Senza comodità. Ha seguito il marito m, accettando le scomodità che erano incluse. Come se avesse la precisa percezione che il disegno divino passava attraverso la quotidianità, la sottomissione e la fiducia.
    Questo mi interroga molto.

  4. Grazie mille Costanza…che questo giorno possa veramente iniziare con la Lode a Dio per i meriti di Maria, che nel Suo silenzio ha meditato ogni cosa….Veramente Grande cose a fatto Dio in Maria, nostra carissima mamma…..la mia mamma terrena non è più di questo monde, avvenuto nel 2002, prima della dipartita di mi a carissima figlia ( , troppo presto ai miei pensieri ma sicuramente matura per Dio….( nn lo so ma è quello che penso )….oggi Maria è la mia mamma, una mamma che forze non avevo mai avuto,non per colpa sua, no…..ma dovuto a troppe sofferenza, guerre fame ecc….mia mamma terrena mi ha imparato a soffrire, costa quello che costa……
    Ma in fondo aveva ragione mia mamma, perché nonostante tutto io ridevo sempre…..penso che sia stata la mia salvezza…..anche oggi la penso cosi….Le Madre ha !! le madre !!!!!!….io ho visto nella mia mamma terrena tanto amore per noi …..ma anche tanti silenzio…..cosi come andava ogni giorno, ho visto le sue lacrime…ma mia mamma ebbe una forza, che non si spiega a parole, ma con i fatti….. Con questo voglio solo dire che il Silenzio di Maria è anche il nostro…..si spezza d’amore, anche nei errori…….buon Anno Costanza e a tutti voi che leggete …

  5. Luigi Negro

    Grazie mille, Costanza! E buon anno!

    P.S. puoi dirmi di chi è la bellissima icona?

    1. admin @CostanzaMBlog

      avevo messo l’immagine da parte tempo fa ma non mi ricordo più dove l’ho presa.

        1. admin @CostanzaMBlog

          Ah sì è vero peruviana!!! Grazie.
          La mail non l’avevo letta, scusa.

  6. Sorgeranno falsi profeti e ne seduranno moltissimi:

    siamo arrivati al punto che il presunto sapere e la infatuazione razionalista-materialista sono riusciti a minare la meraviglia di dovere elaborare l’entita’ spirituale e corporea dell’Uomo : ” e li fece maschio e femmina e ….disse loro: andate e moltiplicatievi : se lo ha detto il Creatore… senza malizia e’ piu’ che sufficiente..

    (Sia come sia dopotutto le profezie si devono avverare e le stiamo vivendo e stiamo anche preparandoci alla retribuzione da parte della Giustiizia da parte del Padrone di Casa o il Palco della Fede cadrebbe e cio’ non e’ possibile)

    Non mi capacito come sia che le bestie mammifere ecc.. non abbiano questi problemi, forse loro hanno il vantaggio di non saper ragionare.

    Paul

  7. daniela

    mi sembra che il focus sulla missione di essere madre…… cosa c’è di più bello che di condurre un piccolo mammifero a diventare un uomo o una donna, penso che sia un compito supremo scoprire e far crescere la spiritualità presente in tutti noi.

  8. Pingback: La missione di essere madre — il blog di Costanza Miriano – Missione Giuseppe

  9. L’ha ribloggato su Missione Giuseppee ha commentato:
    “Dove c’è la madre c’è unità, c’è appartenenza, appartenenza di figli”: e dove c’è un babbo?
    Ci penserò: intanto buona lettura e grazie a Costanza Miriano per aver condiviso le parole di Papa Francesco

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