La creatività di Dio

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di Federico Robbe

Nella nostra famiglia la pioggia domenicale scatena nei nostri tre bimbi (in genere piuttosto tranquilli) una carica anfetaminica mica da poco. Roba da mettere in fuga un esorcista. Ebbene, una di queste temibili e piovosissime domeniche di qualche settimana fa si stava trascinando tra battaglie a cuscinate e sessioni di lotta greco-romana, specialità dei maschi di quattro e quasi sette anni, e lanci di oggetti delicatissimi di varia provenienza, in cui eccelle la femmina di sedici mesi.

Quando sono ormai giunte le sei di pomeriggio mi accorgo di non essere ancora andato a Messa. E allora, senza sperarci più di tanto, butto lì ai due combattenti: “Beh, io vado a Messa. Chi viene con me?”. Contro ogni previsione il figlio maggiore solleva gli occhi: “Vengo io!”, e di punto in bianco lascia la battaglia e si prepara. “Ah”, gli faccio un po’ stranito. “Benissimo!”. Sguainiamo gli ombrelli e ci tuffiamo nella pioggia.

Dopo pochi passi siamo in chiesa. E lì i miei pensieri iniziano a vagare. Sarà per il silenzio, per la stanchezza, per il ticchettio dell’acqua, per la voce calda del sacerdote o per le luci soffuse, ma penso a tutto tranne che al posto in cui sono. Penso a cosa avrei dovuto fare il giorno dopo, alla gestione dei bambini, alle persone da incontrare, alle scadenze da rispettare. Ai progetti futuri.

Intanto la Messa prosegue. E io faccio quel che c’è da fare, intendiamoci. Mi alzo al momento giusto e rispondo con le formule giuste. Scambio la pace accennando un sorriso e allungo una moneta a mio figlio che la fa tintinnare nel cesto delle offerte. Ci alziamo per la comunione, e da bravo papà prendo per mano il mio bambino. Mentre siamo in fila lo guardo con la coda dell’occhio: niente macchinine, figurine, giochi o altre cianfrusaglie per le mani. Che strano: aveva mollato la lotta e tutto il resto per venire a Messa. Che poi non gliene era mai importato niente della Messa; anzi, spesso riuscire a farlo venire era un’impresa titanica. Continuiamo a camminare lentamente. Ecco: tocca a me. Poi torniamo a sederci e stiamo in silenzio. E ancora le cose da fare, i bambini da gestire, le scadenze, i progetti. I pensieri si aggrovigliano nella mia testa. D’un tratto mio figlio si avvicina e mi sussurra: “Papà, ma cos’è quella cosa che ti ha dato il prete?”. E resta lì a guardarmi con i suoi occhi blu. “È Gesù. Non si vede ma c’è!”, mi viene da dirgli di getto, in maniera forse automatica, consapevole della mia preparazione teologica un po’ raffazzonata, e consapevole che avrebbe capito quel che avrebbe capito.

Solo tornando a casa mi rendo conto di quanto fosse potente quella domanda, fatta da un bambino che fino a un’ora prima faceva la lotta e tirava calci al pallone e non aveva mai chiesto granché della Messa. Un bambino che mi richiamava al Mistero di Dio fatto uomo, nel modo più dolce che ci possa essere: con una domanda appena sussurrata. Facendo piazza pulita dei miei pensieri, dei miei progetti, dei miei scrupoli, dei miei calcoli. Perché più ci rintaniamo nei nostri mille pensieri credendo di poter fare a meno di Dio e di sistemare tutto, più diventiamo deboli, poveretti e piccini. Fino a quando Lui ci riprende, di nuovo. Poi un’altra volta. E poi un’altra volta ancora, in modo sempre nuovo. Con una creatività che non ti aspetti, perché Dio si serve proprio di tutto. Anche di mio figlio di neanche sette anni, con le sue scarpe inzaccherate e il suo ombrellino gocciolante. Si serve di una lunga e piovosissima domenica, per trasformarla all’improvviso in un bel giorno da ricordare, in cui ti dona uno sguardo nuovo e ti fa venire una gran voglia di abbracciare la moglie, i figli, gli amici e tutti quanti. Come non avevi mai fatto prima.

 

51 pensieri su “La creatività di Dio

  1. Giusi

    I bambini capiscono. Basta spiegargli. Ma non gli spiega più niente nessuno. E questi sono i risultati. E improvvisamente qualcuno fa la scoperta dell’America: Alessandro Albizzati, neuropsichiatra all’ospedale San Paolo, denuncia il nuovo male che colpisce, ahimé, figli e genitori: «la mancanza di valori».
    Minorenni dal sesso facile. È boom di gravidanze e aborti
    Hanno al massimo 16 anni, fanno sesso con i coetanei per una ricarica. E la pagano cara

    http://www.ilgiornale.it/news/cronache/minorenni-sesso-facile-boom-gravidanze-e-aborti-1320785.html

    1. Admin, c’è vale che posta commenti che finiscono in SPAM (o quanto meno in moderazione…).

      E si che non è un tipo “spammoso”… 😉

  2. Alessandro

    – Andrea: «La mia catechista, preparandomi al giorno della mia Prima Comunione, mi ha detto che Gesù è presente nell’Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo!»

    “Sì, non lo vediamo, ma ci sono tante cose che non vediamo e che esistono e sono essenziali.

    Per esempio, non vediamo la nostra ragione, tuttavia abbiamo la ragione.

    Non vediamo la nostra intelligenza e l’abbiamo. Non vediamo, in una parola, la nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perché possiamo parlare, pensare, decidere ecc…
    Così pure non vediamo, per esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste, vediamo questo microfono come funziona; vediamo le luci. In una parola, proprio le cose più profonde, che sostengono realmente la vita e il mondo, non le vediamo, ma possiamo vedere, sentire gli effetti. L’elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce la vediamo. E così via.
    E così anche il Signore risorto non lo vediamo con i nostri occhi, ma vediamo che dove è Gesù, gli uomini cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore capacità di pace, di riconciliazione, ecc… Quindi, non vediamo il Signore stesso, ma vediamo gli effetti: così possiamo capire che Gesù è presente. Come ho detto, proprio le cose invisibili sono le più profonde e importanti. Andiamo dunque incontro a questo Signore invisibile, ma forte, che ci aiuta a vivere bene.”

    (Benedetto XVI, Incontro di catechesi con i bambini della prima Comunione, 15 ottobre 2005)

    https://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2005/october/documents/hf_ben_xvi_spe_20051015_meeting-children.html

    1. Questa è una mela: è stato detto qui in questo blog, mostrando una mela.
      Ma se io mostro il pane e il vino come posso dire che sono il corpo e il sangue di Cristo?
      O occorrerà (ancora) tirare fuori le spade in nome della verità? Ma quale verità?
      La luce la vediamo, ma la luce non è la corrente elettrica!La corrente elettrica (cosidetta) la possimo esperire in diversi modi, ma il corpo e il sangue di Cristo non li possiamo esperire se non con la fede, la quale non si esperisce in nessun modo, altro che a chiacchiere (sulla fede).

      1. Fabrizio Giudici

        “la possimo esperire in diversi modi”

        Giusto. Ma capiamoci bene: questi diversi modi non sono solo i sensi. Degli elettroni percepiamo con i sensi gli effetti, ma non li vediamo. Ben diverso da un pallone da calcio, che vedo direttamente, non solo lo esperisco se me lo tirano nello stomaco. Ma più si va nel piccolo (quantistica) o lontano (astrofisica), meno c’entrano i sensi. Heisenberg, in sommi capi, disse che ormai è tutta questione solo di equazioni e anche il senso comune non serve più (infatti la meccanica quantistica è sommamente anti-intuitiva). I buchi neri, pure. Equazioni e previsioni, e poi si valida la teoria sulla base di effetti indiretti. Qui c’entra molto più la ragione (che non vedo), rispetto ai sensi. Eppure nessuno si sogna di dire che queste cose non siano “realtà”. Dunque…

        “non li possiamo esperire se non con la fede”

        … visto che non è solo questione di sensi, chi dice che non deve essere uno dei “diversi modi”? Perché dovrebbe essere esclusa a priori? È semplicemente uno dei vari modi che abbiamo per conoscere la realtà che ci sta intorno.

  3. Difficile per una donna – ma sbagliato credere che per un uomo sia più facile – staccarsi per un momento o per la durata di una Celebrazione Eucaristica, dall’essere Marta e scegliere di essere Maria…

    Ma il Signore sa accettarci anche indaffarati come Marta, con la mente “la pazza della casa” (come la definiva Santa Teresa) che prorpio non ne vuole sapere di stare dove siamo fisicamente noi.
    Ciò non ci esime dall’entrare in combattimento, con la nostra mente, il nostro corpo, con tutto ciò che ci impedisce una più profonda Comunione e incontro con Cristo, anzi questo combattimento è gradito a Dio, anche se la vittoria dura cinque o sei minuti… La prossima volta andrà meglio, di cinque minuti in cinque minuti sino ad un tempo tutto a Lui dedicato.

    Tempo che a ben vedere non serve tanto a Dio, ma tanto tanto a noi 😉

    1. Fabrizio Giudici

      ” ma sbagliato credere che per un uomo sia più facile ”

      Sì, non credo che sia questione di maschio / femmina. Magari ci saranno modalità diverse, ma l’incapacità – o la difficoltà – di concentrarsi, spegnendo temporaneamente certe aree del pensiero, è una questione trasversale, perché i pensieri fuori controllo non sono solo le “faccende di casa” alla Marta, o in generale le “cure del mondo”. Può essere letteralmente di tutto. Per esempio, io in questa cosa sono un disastro.

      Come dici, è un combattimento, e come per altre cose si migliora “allenandosi” passo dopo passo. Dopodiché, se esistono pratiche suggerite per velocizzare l’allenamento, la cosa mi interesserebbe…

      1. Alessandro

        Con me funziona questo pensiero: “qui sei alla presenza di Dio che ti guarda!”.

        Lo evoco ogni volta che entro in chiesa e lo ripeto più volte. Assicurato che le interferenze si diradano e si affievoliscono.
        Però bisogna credere intensamente a quel che si dice, e perché accada ciò per me è indispensabile che questo pensiero sia ruminato e pregato il più possibile quando non sei fisicamente nella chiesa, al di fuori della celebrazione liturgica.

      2. Si è vero Fabrizio può essere di tutto… dalle cose più stupide e vere tentazioni.
        A chi non capita di avere i peggiori pensieri proprio quando sarebbe necessario un raccoglimento rivolto solo a Dio (certo non è un caso).

        Io ho due “sistemi”: ripetere mentalmente “ad alta voce” ogni cosa che sto ascoltando (mi riferisco in particolare durante la Santa Messa) così da “coprire” ogni altro pensiero oppure recitare – sempre mentalmente in sottofondo – qualche semplice giaculatoria (come “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me che sono un peccatore”).

        Quando invece sono pensieri come paure, “fantasmi”, timori infondati, che ti distolgono dal rivolgere a Dio il pensiero confidando solo in Lui in particolari situazioni, recitare “ave Maria” senza sosta, allontana ogni paura e timore… perché le paure non vengono da Dio, ma dall’Avversario.

      3. cielomare

        Chiedere a GESU’ di liberare la nostra mente di qualsiasi nostro pensiero o preoccupazione occupando tutto il nostro intimo della SUA presenza molto più fruttuosa .Chiederglielo spesso ci esaudisce!

  4. “ritorneremo ancor sui nostri Monti e falceremo il grano al sole…” dopo la desacralizzazione del Tempio del Signore come avviene oggi nella Chiesa diventa, per lo piu’, una pia societa’ sociale sempre rimanendo con i suoi santi e martiri e confessori.

    ” Il fumo di Satana e’ entrato nella Chiesa (Beato Papa Paolo VI) errori ed apostasia su scala globale.

    Nei tempi ed azione dallo Spirito Santo si ritornera’ alla Provvidenza dell’educazione dei catecumeni, bambini e delle persone.

    Con questo modello storico si prepareranno, secondo le loro eta’, i cristiani cattolici romani all’adeguata formazione per ricevere i sacramenti.

    Ritorneremo alla Parola, Tradizione Magistero di sempre senza che le circostanze del correre del tempo ne cambi ne spirito, ne metodologia, valori morali, ne l’atemporale Deposito della Fede.

    (Nel frattempo lasciamo che la profezia si avveri: Quando ritornera’ il Figlio dell’ Uomo sulla Terra trovera’ ancora la Fede?)

    Cordiali saluti, Paul

    1. signora

      “Campane di Monte Nevoso”…incubo semiserio della mia infanzia…che non ho ben capito cosa centri, non è una canzone alpina?

  5. Antonio Spinola

    Un giovedì sera di 2000 anni fa, Gesù prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e disse: questo è…
    Gesù era li in carne e ossa, i discepoli lo “vedevano”…
    Ma disse proprio, indicando un pezzetto di pane: “questo è” il mio corpo.
    A pochi uomini è stato consentito nella storia di vedere il Figlio di Dio incarnato, ma davanti agli altari di tutto il modo chiunque può sentire ogni giorno nelle parole del sacerdote l’eco di quell’unico “questo è” detto da Gesù un giovedì sera di 2000 anni fa. E vedere l’Agnello di Dio. Un dono immenso.

  6. In questo post non ci vedo molto di edificante. Mi è invece triste (anche se non nuova) conferma di quello che sembra essere oggi la figura di cattolico comune (quindi non è nulla di personale, assicuro).
    Tanto che io, probabilmente più imperfetto dell’autore e di certo non bigotto, messo nel mucchio bigotto finisco per sentirmici, ed è tutto dire…
    Questo perché ardisco di meravigliarmi del fatto che si possa “accorgersi nel pomeriggio di domenica di non essere andati alla messa”.
    Perché oso trovare sbagliato, se non altro perché incoerente, obbligare naturalmente e giustamente il figlio piccolo ad andare a scuola, spronarlo magari anche per fare uno sport, ma lasciare poi la decisione di andare alla Messa a lui, sperando che sia lui stesso a preferirla, magari alla tv o all’Xbox, sennò.. fa niente..
    Certo, si può cercare di associare alla mera costrizione un po’ di opera di convincimento; come? Parlando loro con parole semplici del fatto che andiamo a trovare Gesù? Dicendo che è Gesù stesso che durante la Messa viene a trovare noi, con la Comunione? Nooo, macché, costa troppa fatica (e forse troppa padronanza del catechismo, sigh), e poi è troppo da bigotti! No.. meglio fargli portare macchinine, bamboline, tablet (giuro! visto con i miei occhi!), così magari non si annoiano. Oppure, se proprio non possono stare fermi nelle panche, farli scorrazzare in lungo e in largo per le navate, novelli parchi e giardini (eppoi se la giornata è piovosa sono anche più comode).
    Purtroppo la colpa di questo “lassismo religioso” è anche della Chiesa, e su questo potrei dilungarmi fin troppo per un semplice commento, ne avanzerebbe per un post, che però non ho titolo per fare qui.

    Certo come non essere d’accordo sul fatto che i bimbi piccoli, con la loro innocenza e purezza mentale, sanno a volte fare domande e osservazioni che sorprendono noi grandi, e ci fanno pensare. Ma proprio per conservare quanto più possibile questo loro tesoro essi andrebbero seguiti, guidati anche con fermezza, istruiti, per poter essere formati. Lo facciamo già con la scuola, con lo sport. Ma per un credente ancor più dovrebbe essere importante la formazione spirituale.

    1. “Perché oso trovare sbagliato, se non altro perché incoerente, obbligare naturalmente e giustamente il figlio piccolo ad andare a scuola, spronarlo magari anche per fare uno sport, ma lasciare poi la decisione di andare alla Messa a lui, sperando che sia lui stesso a preferirla, magari alla tv o all’Xbox, sennò.. fa niente..”

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      1. Giusi

        Anch’io. Quand’ero piccola col latte ci inoculavano il rispetto del Signore. Io ero una scatenata ma a messa stavo ferma non perché mi obbligassero ma perché vedevo e ascoltavo i miei genitori, mia nonna, mia zia, il sacerdote che ti diceva ogni tre per due che lì c’era Gesù… La Chiesa era un luogo sacro adesso è una piazza dove prima e dopo si fa conversazione e purtroppo i preti non dicono niente. Domenica scorsa ho assistito a questa scena: davanti a me mamma con figlio che peraltro leggeva le letture. Durante la predica squilla il cellulare della mamma la quale esce, parla al telefono e poi torna. A mio avviso il prete avrebbe dovuto cacciarla e sarebbe stato misericordioso perché magari capiva qualcosa.. Invece ha fatto finta di niente. Così siamo messi. Poi ovviamente la mamma in questione ha fatto pure la comunione tanto una caramella in più una in meno che vuoi che sia…

        1. Vedi Giusi, a parte il cacciarla o meno, la carità ci insegna (e lo dico per me che anch’io mi “infumano” per situazioni del genere…) a pensare sempre “bene” – La carità è paziente, è benigna la carità… Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… ‘na roba da stupidi, ma è Parola di Dio.

          Quella signora poteva avere una figlia, figlio, marito o chi sia, in serissima e urgente situazione o tante altre cose… (e ora non mi interessa sapere cosa hai intuito tu da quel che ha risposto) e comunque da qui, ad affermare o supporre che l’Eucarestia sia per lei “caramella più, caramella meno” è bene triste cosa.

          Ma seriamente tu credi di essere così inappuntabile da non aver mai fatto (anche piccolo) gesto che magari a scandalizzato qualcuno?

          1. Giusi

            Bariom credi che non ci abbia pensato? L’avevo davanti. E’ tornata con una faccia tranquillissima e pure il figlio l’ha rimproverata. Dopo la Comunione si è seduta e ha riguardato il cellulare…… Cosa ti fa credere che io mi ritenga perfetta? Per la caramella mi riferivo all’andazzo non propriamente a lei.

          2. Fabrizio Giudici

            @Bariom

            La carità è paziente, ma non dice che dobbiamo essere fessi. Giusi in realtà ha perfettamente ragione: Ratzinger dice che non si può consumare l’Eucarestia senza averla prima adorata. Ti pare che uno che risponde al telefono in Chiesa durante la Messa è in sintonia con questa indicazione fondamentale? Ieri si parlava di distrazioni, e sono già un problema, ma sono un fatto mentale che richiede molta pazienza per essere governato. E comunque non dà pubblico scandalo. Qui invece parliamo di azioni. E quella donna citata da Giusi non è neanche la peggiore: perché io vedo in continuazione gente che non esce neanche dalla chiesa per parlare al telefono durante la Messa. Uno addirittura l’ha fatto durante l’adorazione in cattedrale quando c’è stato l’ultimo Congresso Eucaristico a Genova.

            “Cacciarla” può essere un termine sbrigativo (peraltro, Padre Pio l’avrebbe fatto…), ma il prete ha il _dovere_ di ammonire questo comportamento che è gravissimo. Ripeto: è gravissimo, indica un livello di sbando del cattolicesimo che è la fonte di tutte le nostre disgrazie. È inutile andare in piazza contro la legge Cirinnà, o fare un sit-in contro l’eutanasia, se la gente non ha più fede nella Presenza Reale. Anzi, diventano una manifestazione di superbia. Abbiamo dimenticato cosa vuol dire “senza di me non potete fare nulla?”. Prima si spegne l’incendio in casa, solo dopo ci si cura del bosco o dei campi.

            Non è detto che il prete debba indirizzarsi direttamente a questa persona davanti agli altri, ma due parole chiare e nette durante la predica, o subito prima dell’inizio della messa sarebbero doverose: ma voi ci credete o no? E se ci credete, perché parlate al telefono? Perché vi comportante nei confronti di Cristo in un modo che vi farebbe infuriare se fosse messo in atto da un ospite a casa vostra?

            Se poi Giusi dà scandalo in altri modi, sono sicuro che è la prima a volere che le sia fatto presente. Non confondiamo la carità con l’omertà.

            1. Giusi

              Ho raccontato da qualche altra parte che in confessione (mi confesso spesso) dove ho sempre saputo che si accusano i propri peccati in modo preciso, dettagliato e senza cercare attenuanti (non si fa conversazione) un sacerdote anziano mi disse: ma si tiri su, siamo fatti tutti di carne e sangue, se se lo ricorda dica l’atto di dolore! Ma è misericordia questa? No è lassismo, è far credere che non è poi tanto grave commettere dei peccati. E infatti… I risultati li vediamo. Io posso avere tanti difetti ma non ho quello di cercare l’avallo di Dio per la mia pochezza. Sconti non me ne faccio. Ne faccio di più agli altri. Alla signora in definitiva non ho detto nulla, ho recitato per lei un’Ave Maria dopo la Comunione e qui non l’ho messa alla gogna: nessuno di voi può risalire né alla chiesa, né alla persona, ho solo stigmatizzato un comportamento che come ha detto Fabrizio è solo uno dei tanti e il fine è quello di invitare tutti, me compresa, ad essere consapevoli di chi c’è in chiesa e cosa si va a fare visto che pare ce lo siamo dimenticato.

            2. @Fabrizio che vuoi che ti dica?

              Fuori tutti costoro!!

              E allora quelli (magari come noi) che non si muovono di un millimetro tranne per quanto previsto e hanno il cellulare spento e non se movono manco se la chiesa va a fuoco e poi hanno la testa tutto il tempo per i cacchi suoi?

              Però il prete e gli altri non lo sanno e tutti viviamo felici e contenti…
              Che se poi dovesse interrompere le Celebrazione per ogni trillo che si sente in chiesa e fare un richiamo staremmo freschi.
              O “due parole chiare e nette durante la predica…” naturalmente TUTTE le SANTE volte che si fa un’Omelia… ma dai.
              E se qualcuno ancora non ha tutta questa Fede, o è debole o quel giorno con la testa prorpio non ci sta? Non è degno/a di stare in Celebrazione? … però poi veniamo meno al Precetto e come la mettiamo?

              Vuol dire che mi piace così? NO…

              Però ora che abbiamo stigmatizzato la signora in questione e tutti quelli come lei (noi…), stiamo messi meglio?
              Forse perché ci siamo “sfogati”…
              Io non ho facili ricette per sanare la questione… anche Cristo ha ribaltato i tavoli dei cambia valute, ma oggi stiamo messi come ieri… E’ la nostra comune povertà.

              Ricetta non facile? Convertirci tutti quanti iniziando da noi stessi, che in una assemblea di veri adoratori di Cristo non vola una mosca e chi “svolazza” non può non sentire il desiderio di “integrarsi” (giusto per tornare a quella parola) e fare veramente parte del tutto.

              Poi se vuoi continuare di “mazza e ramazza”, fai pure, chi te lo impedisce?

              1. Io poi mi domando, sempre avendolo provato sulla mia pelle, quando siamo a Messa e iniziamo a vedre che Tizio non ha fatto questo o ha fatto quest’altro… e il prete ha detto o non ha detto, o quello ha stonato (non parliamo se ha “schitarrato”!) …e contato con la cda dell’occhio quanti stanno al confessionale o sono inginocchiati o no …e ancora ce ne sarebbe, come cavolo facciamo a stare concentrati su Nostro Signore e la possibilità di incontro che ci sta donando (che definirlo “incontro” è certamente poca cosa)?!

                O diamo agli altri tutte le colpe delle nostre (ovviamente sante perché mosse da zelo) distrazioni? 😐

                1. Giusi

                  Ce l’avevo davanti: difficile non accorgermene…… Avrei dovuto essere in estasi ma ancora non ci sono arrivata… Ci sto lavorando… 😀

                2. Fabrizio Giudici

                  @Bariom

                  “Però il prete e gli altri non lo sanno e tutti viviamo felici e contenti…”
                  Hai scoperto ora la differenza tra foro interno e foro esterno?

                  “come cavolo facciamo a stare concentrati su Nostro Signore”
                  Ecco, bravo, aggiungiamo che quelle testine con il telefono arrecano anche questo grave danno agli altri.

                  Sei piuttosto fuori, con questa risposta. Primo, perché insisti sul “cacciare” che nel precedente commento ho disinnescato. Poi perché non tieni conto che quell’atteggiamento è un PECCATO GRAVE e non intervenendo lasciamo che gli altri ci si cuociano dentro, diventandone corresponsabili. Terzo, ironizzi sulle omelie: ma a che cacchio servono le omelie se devo sentire dire cose astratte e soporifere? E poi ho anche fatto presente che il messaggio lo può dire un laico al microfono trenta secondi prima della Messa, con una frase semplice: “Ricordate che tra poco saremo al cospetto della ripetizione in modo incruento del Sacrificio di Cristo. Per favore, spegnete i telefonini”. Ci vogliono dieci secondi. Troppo difficile, o semplicemente non si vuole arrecare troppo “fastidio” ai clienti? O più semplicemente, troppi preti non ci credono? Perché così gli hanno insegnato al seminario? Questo fatto è stato denunciato da più parti e da molti anni.

                  Dai e dai a tollerare queste mancanze di rispetto, ecco i punti a cui si arriva:

                  http://www.lafedequotidiana.it/roma-ragazzina-mette-leucarestia-in-borsetta-e-parapiglia-in-parrocchia/

                  1. Giusi

                    Bariom ci sono stati santi grandissimi che hanno vissuto la notte dello Spirito anche per anni ma all’esterno non se n’è accorto nessuno. Certo che ci distraiamo pregando o stando a messa ma se non lo diamo a vedere almeno non creiamo scandalo. C’è differenza. Con la nostra pochezza facciamo i conti con noi stessi e con Dio ogni giorno, in ogni momento ma se la mostriamo o addirittura la rivendichiamo non vergognandocene diamo il cattivo esempio soprattutto ai ragazzi che già non sentono mai parlare di Dio.

                    1. Giusi naturalmente arrivando agli estremi il gioco è fatto…

                      E’ come se alla fine dell’episodio avessi riportato: “All’invito (rivolto a tutti) di spegnere i telefonini durante la Celebrazione da parte del sacerdote, la signora lo ha mandato a quel paese, rispondendo: Io qui faccio quel che voglio!”

                      Comunque chiudiamola qui, che si finisce sempre per sembrare su barricate opposte quando non lo siamo affatto.
                      Io sono per i telefonini SPENTI (e mica solo alla Messa… anche a tavola in famiglia, tanto per dire…) fermo restando che ci possono essere serissime esigenze e che «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato…»

                    1. E aggiungiamo un altro PECCATO GRAVE alla lista… (adesso dimmi Fabrizio che ironizzo sui peccati gravi. Forse non hai focalizzato su cosa ironizzo).

                      Intendi uno di quelli per cui rischi seriamente la vita Eterna?!

                      Vado subito a passare il mio smartphone nel tritacarne… non si sa mai squillasse per sbaglio e mi facessi un lustro al Purgatorio (sempre se non rispondo).

              2. M. Cristina

                @ Bariom
                “Ricetta non facile? Convertirci tutti quanti iniziando da noi stessi, che in una assemblea di veri adoratori di Cristo non vola una mosca e chi “svolazza” non può non sentire il desiderio di “integrarsi” (giusto per tornare a quella parola) e fare veramente parte del tutto.”
                Vero, vero, verissimo, unica strada che IO, non un altro, posso praticare…anch’io per imitazione di altri…

  7. Non fuori tema: vi trasmetto la richiesta che mi ha appena fatto un collega, di pregare per la sua figlioccia Maria del Pilar. Ha poco più di un mese e oggi la operano (al cuore, se ho capito bene, comunque a un’arteria). Grazie.

    1. Giusi

      L’affido alla Madonna del Pilar che si manifestò da viva a san Giacomo. La mamma è sempre viva per i suoi figli e in particolare per i più piccoli e indifesi.

      1. Fabrizio Giudici

        “Intendi uno di quelli per cui rischi seriamente la vita Eterna?!”

        Certamente. Se non di per sé ed immediatamente – dipende dalle circostanze – non credere nella Presenza Reale porta quasi inevitabilmente a fare la Comunione sacrilega. Che è peccato mortale. Parole di San Paolo, non mie.

        “la signora lo ha mandato a quel paese, rispondendo: Io qui faccio quel che voglio!””
        Come vedi, se leggi l’articolo de La Fede Quotidiana, è proprio quello che succede (telefonino o no, poco conta).

        1. Dopo leggo…

          Cmq l’assioma è:
          Se rispondi al telefonino NON credi alla Presenza Reale e INEVITABILMENTE ti ciberai della tua condanna!

          A questo punto chiamiamo in causa qualunque parroco non stampi a caratteri cubitali questo avviso all’entrata della Chiesa.

          Mah!

          Io preferisco quello fuori dalla mia di Parrocchia: (telefono barrato e…) “Se il signore ha bisogno di parlarti difficilmente lo farà al telefonino…” 😉

          Insomma un classico…

          1. L’ho visto anche io un cartello uguale a quello della foto e mi piace.
            Nella chiesa accanto alla mia ce ne è uno più particolare, peccato non possa postarlo…

  8. “”come cavolo facciamo a stare concentrati su Nostro Signore”
    Ecco, bravo, aggiungiamo che quelle testine con il telefono arrecano anche questo grave danno agli altri.”

    D’accordo con te, Fabrizio, e con Giusi. Qui Bariom non mi pare che nessuna abbia giudicato gli altri, nessuno ha fatto nomi e cognomi, ma si sono portati esempi di un atteggiamento che per noi (e mi sembra di capire anche per te) è grave, in sé e soprattutto perché spesso sottovalutato dai sacerdoti. Il giusto atteggiamento mentale e fisico da tenere in un luogo sacro, di più se durante una celebrazione, non penso sia argomento di poca importanza. Certo, quindi anche il pensare ad altro mentre fisicamente sembriamo raccolti non va bene, per quanto difetto comune. Ma c’è una, per me enorme, differenza tra questa personale distrazione e lo squillare dei telefonini, il far giocare i figli o spedirli a spasso per la chiesa. Ovviamente ci arrivi anche tu: il disturbare gli altri, quei pochi o tanti che riuscirebbero per un po’ a dimenticare le faccende quotidiane e a concentrarsi nella preghiera. . E questo aggrava il peccato e aggiunge anche maleducazione. Ma insomma, se gli stessi atteggiamenti li vedessimo al cinema il disturbatore sarebbe subito azzittito da chiunque, se non allontanato! In chiesa no, per carità che nessuno dica niente! Ma ci rendiamo conto?!

    A me preoccupa veramente questa indifferenza che è lassismo, questo farsi andare bene tutto in nome della tolleranza.
    Già..tolleranza..Il prete Pablo Dominguez (ce ne fossero come lui..per chi non lo conosce si guardi il dvd L’ultima cima) in una sua conferenza di apologetica disse: “Tolleranza..parola terribile! Non è che non si debba essere tolleranti, è che dobbiamo essere più che tolleranti, si deve AMARE la verità, non tollerarla..ma la falsità si deve LOTTARE, aiutando chi sbaglia ad uscire dall’antro oscuro della falsità”.
    Perché la tolleranza è il corrispettivo quotidiano della noncuranza verso temi più grandi, come le minacce di correnti di pensiero fuorvianti, che si stanno diffondendo proprio nutrendosi della nostra indifferenza.

    Ma poi penso anche ai bimbi: che atteggiamento avranno da adulti se fin da piccoli hanno vissuto la chiesa come parco gioc.hi? Sempre che ci tornino, ovviamente, perché una volta cresciuti ci saranno sicuramente posti più divertenti della chiesa.
    E a volte, meglio che non tornino… se devono tornare in un luogo sacro a 15 anni per divertirsi: la mia parrocchia ha dovuto far pochi anni fa una cerimonia di riparazione e riconsacrazione in seguito a scoperta in flagrante di una coppia di adolescenti che si “divertivano” in confessionale! a celebrazione iniziata! So che è un caso limite (anche se non unico purtroppo) ma è per chiarire il punto. Che generazione di credenti stiamo formando?

    E in tutto questo i sacerdoti cosa fanno? Il mio non ha nemmeno tanti problemi di timidezza, tante volte durante la celebrazione ha puntualizzato che non va bene arrivare in ritardo alla Messa. Benissimo, ma è solo nell’interesse (sacrosanto) spirituale dei ritardatari. Non danno un gran fastidio agli altri. Non ha invece mai speso nemmeno una parola sull’atteggiamento da tenere in chiesa.
    E come la Chiesa forma i bambini? Con il catechismo, certo. E come vengono scelti i catechisti? Anche le maestre d’asilo devono farsi anni di corsi per poter “insegnare” a mangiare la pappa ai bambini di 3-4 anni. Per il catechismo no, basta che un adulto si renda disponibile e visto la penuria di aiuti che c’è, viene spesso accettato senza nessun corso, e magari senza preoccuparsi più di tanto nemmeno della loro conoscenza e adesione di vita al catechismo!!
    Risultato? La mamma della bimba con il tablet in Chiesa fa la catechista…Altra catechista so per certo essere in disaccordo sulla posizione della Chiesa riguardo a dettaglini come contraccezione e rapporti prematrimoniali….
    Però sono bravissime a organizzare cacce al tesoro per i bimbi..

    Che Dio ci aiuti..

    1. @Fraser, allora debbo dedurre che io non sia capace di esporre il mio pensiero…

      Il problema era forse telefonini in chiesa si o telefonini no? Ho forse detto che io sono favorevole a tenerli accesi per qualunque fesseria e magari non zitirli perché si è avuta dimenticanza, ma intraprendere allegre conversazioni?

      Il punto era una altro, ma visto che non so spiegarmi… inutile ci riprovi 😉

      1. Buffo..anche io credevo di essermi spiegato bene. Comunque come meglio non posso. Ma al contrario rimango disponibile per chiarimenti.

        E visto che citi il tema telefonini si o no (non so bene perché visto che non era nemmeno il punto centrale della mia). Io sono per telefonini no. Non nel senso di spenti. Proprio nel senso di lasciati a casa…provateci..incredibile ma si riesce a sopravvivere lo stesso!

        1. Andrà certo meglio la prossima volta… 😉

          Il centro del tuo commento comunque credo di averlo colto (non nella mia risposta, ma in ciò che ho letto…)

  9. Dio, l’energia creativa, è accanto all’umanità e immanente ad essa.Chiede a ciascuno di mettersi in gioco e fare di più la propria parte. Incontrare l’Amore è un’opportunità offerta a chiunque… sta a noi scegliere se creare la nostra esistenza in connessione alla fonte, a Colui che tutto crea.

  10. Antonio Spinola

    La domenica del piccolo Giacomo Biffi.

    …gli appuntamenti previsti… Il primo era alle 7,45 per la comunione eucaristica (proposta a coloro che, digiuni, liberamente desideravano riceverla), preceduta da un preparamento e seguita da un ringraziamento, tutto in forma comunitaria. Dopo di che ciascuno rincasava per la prima colazione.
    Il secondo era alle 10,30 con la cosiddetta “messa conventuale”: una grande celebrazione accompagnata dal canto dell’ora sesta.
    Dopo il pranzo in famiglia, subito si tornava per la riapertura delle 13,30. Il pomeriggio oratoriano era poi gremito di occasioni distinte e tutte irrinunciabili: c’era il gioco sia spontaneo sia organizzato; c’era la lezione di catechismo; c’era il cinema; c’era la “benedizione” conclusiva, che nelle feste più grandi era preceduta dai vespri.
    Come si può immaginare, tutto passava in un baleno: il rientro a casa, dopo le 18, arrivava per noi sempre troppo presto.
    (Giacomo Biffi, Memorie e digressioni di un italiano cardinale)
    Altri tempi, altri cristiani.

  11. ola

    Ovviamente tenendo distinte le varie fasi di crescita: nessuno penso avra’qualcosa in contrario se un bambino di sei mesi non segue attentamente o gli si mette un giochino nel passeggino, fermo restando la capacita’dei genitori di riconoscere da soli quando il disturbo e’eccessivo. negli esempi portati di bambini di 7 o ragazzi di 15 anni ovviamente ci si aspetta un comportamento adeguato.

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