Un racconto per la liberazione

m

di Emanuele Fant

Il 25 aprile è una data significativa anche per la famiglia Carminati. È infatti uno dei pochi ponti di questa avara primavera. Hanno preso nonno Renato per fargli respirare un po’ di aria di mare. Non ha reagito bene all’intervento alle corde vocali: non riprende ancora a parlare.

Lo hanno caricato nel sedile dietro con tutte le precauzioni, alla sua età è rischiosa anche una frattura. Gli hanno detto di dormire, il bello deve venire, non può arrivare senza forze. Gli hanno comprato addirittura un costume.

Si risveglia sulla sdraio, mentre gli spalmano la crema. “Hai la pelle così sottile, quante vene”. “Non avevo mai notato questa cicatrice sotto l’ombelico”. “E quando mai hai visto il nonno in costume?”. “Sarà una vecchia operazione”.

Nonno Renato ciondola la testa, e tutti pensano non stia bene. Invece il gesto ha un’altra traduzione: “No, quello è il proiettile di un repubblichino con poca mira che mi voleva sbudellare. I nostri, a costo di saltare per aria, mi hanno trascinato per gli scarponi in una fossa, e poi a spalla fino alla malga dove Fiorenzo, detto il Dottore, mi ha cucito con lo spago. Due settimane di convalescenza nascosto tra i maiali, poi di nuovo giù in valle, col fucile”.

“Senti freddo?”. Gli coprono le gambe con l’asciugamano. “È messo male, poverino”. “Dillo piano! Non può parlare ma ci sente”.

Federico si siede sulla sdraio vicino. Gli appoggia la mano sul ginocchio, come gesto di intesa virile.  “Essere via dalla città, niente lavoro per tre giorni. Sai cosa ti dico, nonnino? Su questa spiaggia, ho capito davvero cosa vuol dire – liberazione -”.

Nonno Renato non è dispiaciuto. Avrebbe preferito, come gita, il monumento ai compagni caduti. Ma apprezza pure l’abbraccio del sole. È un privilegio pagato col sangue anche la superficialità dei suoi nipotini. Spera di non trovare la fila stasera. Resti imbottigliato sull’Autostrada del sole soltanto il passato, quello che ha scelto di non raccontare. Vinca, su tutto, questo tepore.

fonte: Credere.it

6 pensieri su “Un racconto per la liberazione

  1. Renato

    Una gita sulla tomba di Rolando Rivi, no? O sulla tomba di uno dei tanti sacerdoti sacrificati dai partigiani?

  2. Paola

    Grazie. È un privilegio pagato col sangue anche la superficialità dei suoi nipotini. Perfetto.
    Paola

  3. giovanni

    qui qualcuno confonde la “liberazione” (miserere nobis Domine!) con il Memorial Day.

  4. KlausB

    Sacerdoti sacrificati dai partigiani comunisti, che a volte sacrificavano anche partigiani non comunisti. Vedi Porzùs. Non facciamo di ogni erba un fascio (anche se il termine fascio forse qui è inopportuno).

  5. Emilio

    Nonno Renato, forse, è stato amico di Teresio Olivelli.

    La Preghiera del Ribelle (composta da Teresio Olivelli)

    Signore, facci liberi,
    Signore che fra gli uomini drizzasti la Tua Croce, segno di contraddizione, che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito,
    contro le perfidie e gli interessi dei dominanti, la sordità inerte della massa,
    a noi oppressi da un giogo numeroso e crudele che, in noi e prima di noi,
    ha calpestato Te fonte di libere vite, dà la forza della ribellione.
    Dio, che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi; alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà, moltiplica le nostre forze, vestici della tua armatura.
    Noi ti preghiamo Signore,
    Tu che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocifisso, nell’ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria: sii nell’indulgenza viatico, nel pericolo sostegno, conforto nell’amarezza. Quanto più si addensa e incupisce l’avversario, facci limpidi e diritti.
    Nella tortura serra le nostre labbra. Spezzaci, non lasciarci piegare.
    Se cadremo fa che il nostro sangue si unisca al Tuo innocente
    e a quello dei nostri Morti a crescere al mondo giustizia e carità.
    Tu che dicesti: “Io sono la resurrezione e la vita”, rendi nel dolore all’Italia una vita generosa e severa. Liberaci dalla tentazione degli affetti: veglia sulle nostre famiglie.
    Sui monti ventosi e nelle catacombe delle città, dal fondo delle prigioni,
    noi Ti preghiamo, sia in noi la pace che Tu solo sai dare.
    Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la spada e la gioia, ascolta la preghiera di noi “ribelli per amore”.
    http://www.santiebeati.it/dettaglio/92229

I commenti sono chiusi.