di Costanza Miriano
Quando lavoravo al telegiornale ero timidissima e molto impacciata perché allora – il mio lavoro è così, soprattutto per chi è agli inizi – mi veniva chiesto di occuparmi ogni giorno di una notizia diversa, di cui spesso sapevo, all’inizio, abbastanza poco. Con grandi attacchi di mal di pancia poi ovviamente cercavo di elaborare qualcosa di decente, e ammiravo i miei colleghi che si buttavano con coraggio in cose nuove. È un talento indispensabile per i giornalisti televisivi, che per forza di cose hanno tempi stretti e cambi di tema veloci. Un talento che io non ho: se non sono sicurissima di quello che dico non lo so nascondere, ho la certezza che mi compaiano automaticamente degli spinaci fra i denti se vado in giro a parlare di cose che non conosco quasi alla perfezione.
Invidiavo, invece, i grandi vecchi delle redazioni, quelli che seguivano un’inchiesta per anni, o quelli specializzati su un tema, che sull’argomento leggevano ogni singola virgola prodotta sull’orbe terracqueo. Questa premessa fuori tema è per dire che anche se mi piacerebbe talora fare la teologa, tanto mi interessa l’argomento Dio, e tanto mi infiammano certe castronerie che leggo sui giornali, non me la sento. Non ho gli strumenti culturali, dispongo solo del mio sensus fidei e di un catechismo fatto in parrocchia, e so bene di confrontarmi con persone molto più titolate di me. (Improvvisarmi ct di calcio, quello sì, lo faccio sempre quando guardo la Champions con Bernardo, e gli do pareri sempre illuminanti, tipo: “secondo me i celesti devono segnare da quella parte, verso la finestra”, o anche “ma guarda quello con la barba che sederone che ha”).
Posso però parlare di quello che vivo e che vedo vivere, questo sì. Sull’esperienza, sulla carne di ciascuno di noi non è che si possa discutere tanto. Tutto ciò per dire che pur avendo qualche mia idea sui temi della fede di cui si dibatte all’interno, ma anche molto all’esterno della Chiesa ultimamente, preferisco partire da quello che riguarda me, il mio cuore, e quello delle persone che mi raccontano qualche pezzetto della loro vita.
Io vedo chiaramente che c’è in me una inclinazione al male con la quale non posso smettere di combattere. La teoria la so tutta, so quello che devo fare, come e perché, lo so talmente bene che vado in giro a spiegarlo agli altri. Eppure non lo faccio. Non quanto vorrei, potrei, dovrei. So anche che c’è un vuoto, un bisogno, una nostalgia che non riesce a farsi consolare facilmente: anche la ricerca di intimità con il Signore mi rimanda a una disciplina, a una sorta di combattimento spirituale da fare tenendo la trincea, minuto per minuto. Vedo anche che c’è un nemico che attivamente interviene nella mia vita, che mi insidia e mi tenta. Capisco chiaramente quanto sono incapace di amare mio marito come lui desidera essere amato (lo amo a modo mio, ma non basta), addirittura so che non sono brava ad amare i miei figli – che pure sono l’affetto più istintivo e viscerale che ho – come vorrei, come hanno diritto. Non parliamo poi dei miei genitori, dei fratelli, degli amici: è un amore povero, incostante, egoista il mio, così sproporzionatamente più piccolo di come lo vorrei. Lo vedo, lo sperimento ogni giorno che senza lo Spirito Santo nulla è in me “nulla senza colpa”, neppure le “buone” azioni, perché come dice il Vangelo solo Dio è buono. Riscopro ogni giorno l’intuizione che la vita secondo il battesimo è un’altra vita, che solo riesco a desiderare ma mai a compiere. Vedo lo iato tra la bellezza possibile e quella che vivo, una sua ombra “confusa come in uno specchio”, direbbe san Paolo. Vedo, soprattutto, tanta bruttezza in me. Ma proprio tanta. E non ho neppure la consolazione di San Francesco, o di san Giovanni Maria Vianney, a cui la grazia di vedere la propria bruttezza era concessa proprio da Dio (si dice che al santo Curato d’Ars fu concesso di vedere la sua anima nella verità, in una visione, e quasi svenne per quanto era piena di peccato). Ecco, loro vedevano perché erano ai vertici della santità, io sono mediocre anche nel vedere la mia bruttezza: cioè la vedo ma alla fine non è che mi dia tanta pena, mi ci accomodo abbastanza confortevolmente, e mi do da fare per migliorarla solo finché non fa troppo male…
Ecco perché c’è qualcosa che non mi convince nell’ansia che percepisco, tra diversi uomini di fede, di comunicare la buona notizia, il Vangelo, raccontandone solo la bellezza, tacendo della drammaticità della lotta, omettendo tutto ciò che possa anche lontanamente ricordare la croce, il dolore, la bruttezza, la fatica. Non ho gli strumenti necessari a dare un nome a questa cosa: non so se si tratti di una corrente teologica, di una scelta pastorale, oppure di una strategia solo comunicativa (a chi è lontano tu cerchi prima di parlare della bellezza, poi casomai della fatica che tocca fare per vestirsene stabilmente). Non posso neppure dire che si tratti di un errore, perché se guardo ai sacerdoti che compiono queste scelte penso sempre che hanno una sapienza e una conoscenza di molto superiori alla mia, che ho solo, come dicevo, il mio sensus fidei. Sono certa che chi sceglie di mettersi di fronte al mondo usando uno stile che definirei eufemistico, lo faccia perché vuole stare in una posizione amica, vuole conquistare non per piacere ma per entrare nei cuori e, da dentro, condurli a Cristo.
Mi chiedo solo questo: funziona? Serve dire della bellezza a persone che non la sperimentano? E soprattutto, se c’è del bene in tutto, nel mondo, nei nostri cuori, in tutte le nostre vicende, a cosa serve il battesimo? Io posso dire che se qualcuno venisse a dirmi solo quanto è bella la vita e quanto è facile salvarsi io penserei che allora forse sono sbagliata io, perché questa bellezza non mi balza agli occhi con tanta evidenza, e devo scavare nel fango come Bernadette alla ricerca dell’acqua (grazie, don Antonello!). Posso dire che a tante delle donne che incontro, che mi raccontano fatica e dolore e dubbio e scoramento e difficoltà e tradimenti grandi e piccoli, io cerco di dire non che amare è bello e facile, ma che è l’acqua che si trova scavando, se si vuole amare veramente, ma veramente, tutti quelli che ci sono dati.
Io capisco l’ansia di tanti di superare le ostilità col mondo, di far cadere le inimicizie, di aprire e dialogare e fare ponti, ma il problema è che il nemico ce l’ho io, dentro di me, e la vita che mi è data, con la sua croce che ogni giorno viene fornita col pacchetto base, è esattamente l’unica occasione che ho di entrare in un’altra qualità di vita, in un altro livello di amore, quello secondo Cristo, che a volte è persino contro il nostro sentimento. È per questo che sto imparando sempre di più a diffidare di me stessa, e vorrei tanto una buona volta entrare in un cammino di fede e obbedienza, dove cominciare (sarà ora, forse, alle soglie della terza età) ad ascoltare un’altra voce che non sia la mia, della quale diffido sempre di più man mano che la conosco. Questo è quello che vivo, questo è quello che so. E posso dire, semplicemente, che a me chi parla solo di bellezza senza parlare di fango non è molto utile.
Cara Costanza, come ti capisco! Ti ringrazio e ti abbraccio. Stiamo in preghiera con la nostra Mamma del Cielo. Dio ti benedica.
Gentile Signora, l’articolo che ha scritto e’ la storia comune ad ognuno di noi, impegnati nel voler vivere in spirito e nella realta’ la dottrina cristiana. La splendida dottrina dei “due Padroni: Dio e Mammaona” e la metodologia da usare: ” Chi mi ama prenda la sua croce e mi segue e il mio giogo e’ soave”. Come vediamo abbiamo da Cristo la dinamica catechetica al nostro vivere in grazia di Dio per il fine della salvezza eterna. Cordiali saluti. Paul
Gentile Signora, l’articolo che ha scritto e’ la storia comune ad ognuno di noi, impegnati nel voler vivere in spirito e nella realta’ la dottrina cristiana. La splendida dottrina dei “due Padroni: Dio e Mammaona” e la metodologia da usare: ” Chi mi ama prenda la sua croce e mi segua e il mio giogo e’ soave”. Come vediamo abbiamo da Cristo la dinamica catechetica al nostro vivere in grazia di Dio per il fine della salvezza eterna. Cordiali saluti. Paul
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
Una bella meditazione di Costanza Miriano
Parole sagge…
Importante è trova il giusto equilibrio tra (banalizzando) ottimismo e pessimosmo (ricordando che spesso il pessimismo si traveste cinicamente da “realismo”).
Mi pare che sia esemplare la linea di Papa Francesco: proprio stamattina leggevo nella Amoris Laetitia:
“30. Davanti ad ogni famiglia si presenta l’icona della famiglia di Nazaret, con la sua quotidianità fatta di fatiche e persino di incubi, come quando dovette patire l’incomprensibile violenza di Erode, esperienza che si ripete tragicamente ancor oggi in tante famiglie di profughi rifiutati e inermi. Come i magi, le famiglie sono invitate a contemplare il Bambino e la Madre, a prostrarsi e ad adorarlo (cfr Mt 2,11). Come Maria, sono esortate a vivere con coraggio e serenità le loro sfide familiari, tristi ed entusiasmanti, e a custodire e meditare nel cuore le meraviglie di Dio”
…alla buon’ora!
…ma però, anche, occorre ripeterlo, a parte il riconoscimento del fango in cui tutti grufoliamo, c’è anche, tra le altre cose, lo spaventoso presupposto dal quale parte la Chiesa che un uomo (o una Dottrina) possa arrogarsi il diritto di comandare alle opinioni degli altri uomini. Si assume, o spesso si ammette apertamente, che il pensiero “erroneo” sia identico a dannazione eterna, e che quindi si debba impedire la diffusione di una dottrina “erronea” nelle anime innocenti o addirittura in popoli interi.
E’ molto bello, Giovanni, il passo che citi, però mi sembra faccia riferimento al nemico esterno. Non l’ho letta tutta. Non so se faccia riferimento al nemico interiore, al peccato originale, all’uomo vecchio…
Secondo me tu apri un tema più ampio, Costanza (e non penso lo faccia inconsapevolmente :-)): quello della speranza cristiana, che non è stupidità, né negazione del peccato originale, né delle difficoltà (interne ed esterne ), che ci saranno contro.
Quanto meno, questo è quello che (inconsapevolmente?) hai suscitato in me
Era un po’ che non leggevi il tuo blog, ma oggi queste parole assomigliano a quelle che avevo nel cuore e cioè che amare davvero non è roba facile e che se non scali la montagna è impossibile arrivare in cima. Un giorno un sacerdote durante l’omelia disse: “Se non sei sulla via della croce su che strada stai?”…. capperi!
Grandissima costanza!!!! Lotta dura alla melassa!!!!
Cara Costanza. Mi permetto di lasciare un pensiero a quanto hai scritto, che a me pare una condivisione molto intima e delicata dei movimenti che agitano la tua anima. Per prima cosa secondo me fai bene a dubitare di te stessa, a sentirti sempre in trincea, a ritenere la salvezza roba non scontata. Proprio questi giorni mi sono capitate sotto gli occhi testimonianze di Santi letteralmente agghiaccianti,che tu già saprai. Mi riferisco,per esempio,alle visioni di Santa Teresa d’Avila,in cui vedeva cadere “come la neve” (a mazzi,in pratica) le anime nell’inferno,e su sua domanda Gesù le spiega che si tratta delle anime di chi non ha praticato in vita una buona confessione (e la santa poi lo spiega che si intende per buona confessione, e sono cavoli,ma amari sul serio). Quindi ecco, per grazia e misericordia divina ci sono le armi per andare oltre la nostra miseria, e la buona confessione credo sia una di queste. Coraggio. Poi, sai che sta cosa dell’edulcorazione del messaggio evangelico è molto diffusa? Anche io l’ho notato, in effetti con un po’ di disagio. Le motivazioni possono essere tante, e credo anche che i sacerdoti e chi come loro parla di Dio debba combattere con molti nemici interni ed esterni. Non è facile. Certo, a vedere chi come Giovanni Paolo II la drammaticità del messaggio divino la urlava senza timori (e in seguito la mostrava, con la malattia), due domande me le farei. In ultimo, non sarà che, come tutte le persone di un certo successo professionale, cominci ad accusare il malessere da eccesso di accondiscendenza (tipo che dove vai vai, trovi forme varie di assecondamento, o viceversa avversione estrema -ma quest’ultima non fa testo-) ? Me lo chiedo leggendo le tue ultime frasi, che trovo toccanti. Ad ogni modo, la tua battaglia è roba grossa, e avere sempre più attrazione verso l’autentico tout court direi sia sintomo di buona battaglia. Un abbraccio.
Cara Costanza,
anche a me viene una certa orticaria quando mi si parla di bellezza senza fango, soprattutto perché nonostante le buone intenzioni di chi l’annuncia, spesso, da chi la fa sua, questa bellezza viene interpretata, manipolata e confusa con altro, se non addirittura ridefinita secondo le proprie esigenze particolari.
Così il Cristianesimo della redenzione ma anche della carne e del sangue, si trasforma in uno dei tanti misticismi new age che vanno oggi di moda. Questo lo dico facendo riferimento a persone concrete con le quali mi sono confrontata su alcuni temi religiosi: certi fiacchi cattolici spenti nell’entusiasmo e che si sentono oppressi dai precetti da seguire e che improvvisamente sono stati inondati dalla luce di una bellezza raccontata loro negando il peso della croce oppure certi neoconvertiti in fuga da una vita sbagliata che si dicono salvati e purificati da Dio.
Se poi vai a scavare dentro le loro belle parole e li interroghi sul vivere quotidiano, evadono certi discorsi e rispondono da illuminati che quel che conta non è tutto il resto ( comandamenti e condotte di vita) ma Amare: perché per chi ama tutto è scusato (e mi sembra di sentire nelle orecchie le parole LOVE, LOVE,LOVE del film di Verdone).
La Bellezza serve, serve quando siamo immersi con la testa nel nostro e nell’altrui fango e il solito Nemico ci sussurra i consueti scoraggiamenti: ”Hai visto? Hai sbagliato ancora!Non serve a nulla provarci tanto, non ce la farai mai!! Il gioco non vale la candela…Ci saranno altri inganni e tradimenti…Deluderai ancora te stesso, gli altri e Dio !! Rinuncia e fa’ come ti pare..starai meglio vedrai!!!”
Allora alziamo la testa e la vediamo : è là davanti a noi, e allora ci ricordiamo che la Bellezza c’è, è sempre stata là ,non è andata da nessuna parte anche se certe volte ci sembra di non vederla più.
Ritorniamo con la testa nel fango e ci mettiamo a cercarla anche nel buio del peccato e dell’errore. C’imponiamo di non darla vinta al nostro Nemico e gli rispondiamo: ” E’ vero: ho mancato anche questa volta, è la milionesima volta che sbaglio o che m’ingannano, ma posso rimediare, non domani, già ora, adesso, ed io scelgo di farlo, scelgo ogni giorno di provare ad essere la persona che Dio sa che io sono nel profondo…. alla faccia tua!”
Allora via dalla testa i “perché” e la “felicità come meta da raggiungere” che inquinano pensieri e azioni, e invece di cercare di liquidare i nostri doveri (famiglia,lavoro, parenti e imprevisti) il più in fretta possibile per goderci quei cinque minuti di vera vita nel relax della contemplazione del nostro Io, decidiamo di rammentarci che la vera gioia sono proprio le restanti 23 ore e 55 minuti che cerchiamo di sfuggire tutto il tempo: le ore della fatica ,della paura, del dolore, dello scoraggiamento, ma anche delle piccole cose quotidiane fatte con servizio e amore,ed là che ritroviamo la Vera Bellezza.
E si ricomincia da capo : è ogni giorno una battaglia, cadere e rialzarsi, cadere e rialzarsi: è questione di scelte.
Parole sante. Quanto tempo buttato via nel tentativo di capire cosa mai c’era che non quadrava in quello che sentivo predicare e ripetere ‘ad nauseam’, senza riuscire a venirne mai a capo… quando poi scoprii finalmente la sapienza della Chiesa nei secoli passati, che gli uomini di Chiesa oggi nascondono a chi ne ha bisogno, non diversamente da come degli adolescenti nascondono le loro riviste pornografiche (l’imbarazzo che mostrano qualora messi alle strette sembra proprio lo stesso 😀 ) il senso di tradimento che ne derivò suscitò una furia inestinguibile. Che poi, non c’è ragione di parlarne al passato, nonostante gli anni trascorsi.
Se lo caccino bene in mente coloro che hanno responsabilità di cura d’anime: molti, a un certo punto, presi in questa morsa getteranno la spugna, per mancanza dei mezzi per capire che cosa mai manca a ciò che viene loro detto, supponendo perciò che sia in loro che c’è qualcosa che non va, una inadeguatezza insuperabile, senza poter definirla e comprenderla.
Quei – pochi? – che con le unghie e coi denti riusciranno a procurarsi il sapere di cui hanno bisogno, non dimenticheranno mai, e poi mai, né il costo che hanno dovuto pagare, né la dimensione del tradimento di cui sono stati vittime; essendo buona o mala fede di coloro che hanno mancato le loro responsabilità d’insegnare, considerazioni assolutamente irrilevanti. Il legame di fiducia che si sarebbe dovuto instaurare resterà ferito per sempre e non potrà mai essere aggiustato per intero.
“supponendo perciò che sia in loro che c’è qualcosa che non va, una inadeguatezza insuperabile, senza poter definirla e comprenderla.”
Temo che molti di quei “coloro” pensino che veramente c’è in molti uomini un’ “inadeguatezza insuperabile, senza poter definirla e comprenderla.” (il che è sostanzialmente luteranesimo & dintorni). Pochi giorni fa il Timone ha (“casualmente?”) ripubblicato la “Leggenda del Grande Inquisitore” di Dostoevskij:
http://iltimone.org/34528,News.html
Inizia un lungo monologo, in cui il vecchio rimprovera a Gesù di essere tornato sulla terra a rovinare i suoi piani e a mettere in pericolo il suo progetto di pacifica convivenza tra gli uomini. L’ideale evangelico di libertà – sostiene l’Inquisitore – è troppo duro per la maggior parte degli uomini (non per lui, cui Dio aveva dato le forze necessarie per seguirlo), condannati pertanto da esso alla inevitabile dannazione e dunque all’infelicità. Proprio questa considerazione lo spinse ad abbandonare l’ideale evangelico e a prendere parte al progetto di concedere almeno la felicità terrena ad un’umanità comunque incapace di raggiungere quella eterna. Questo progetto prevede la trasformazione dell’ideale evangelico in una morale più accessibile all’uomo, fatta di gesti esteriori alla portata di tutti. In questo modo, anche i deboli crederanno di poter raggiungere la felicità eterna, sottometteranno la loro libertà ai precetti della Chiesa e ne riceveranno in cambio una felice speranza nell’aldilà. Ecco allora tutta la terra schiava, illusa ma felice. Questo il progetto dell’Inquisizione: portare in terra la felicità a tutti, dato che quella celeste è al di fuori della portata di molti. Di più l’uomo non può pretendere.
È una possibile spiegazione dell’atteggiamento della Chiesa 2.0. Consiglio vivamente di leggere tutto il commento linkato:
http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/diocesi/pagine/1537/VI%20INCONTRO.rtf
Per ora non ho letto il link, ma ne approfitto per precisare il mio commento.
Nel momento in cui chi dovrebbe trasmettere il messaggio evangelico parla solo di bellezza, gioia, pienezza, soddisfazione ecc.ecc.ecc. e trascura completamente, e anzi non solo trascura ma censura con furia degna dell’Inquisitore l’aspetto della fatica, dolore, omette la lotta, una persona in ricerca e disinformata accosterà ciò che gli viene detto, e ciò che questi avverte dentro di sé e Costanza ha ben illustrato.
Poiché però crederà in buona fede a ciò che gli viene detto, dovrà trarre la conclusione che c’è qualcosa in sé di invincibilmente inadeguato. Non che non ci sia (senza di Me non potete fare nulla) ma il fatto che gli venga fatto credere che non dovrebbe esserci, perché tutto dovrebbe essere facile bello gioioso ecc.ecc.ecc., produrrà l’effetto contrario a quello voluto. Allo stato di coloro che vengono ingannati in tal modo, stavo alludendo.
Salvo poi scoprire che in realtà la Chiesa ha sempre insegnato con diverso approccio e, come diceva per es. il Cardinale Biffi, la Chiesa ha _sempre_ iniziato la sua predicazione con un peana, un’ode dolorosa sulla povertà (NON materiale… ) della condizione umana.
E’ qua che casca l’asino.
https://costanzamiriano.com/2012/03/01/lottimismo-e-di-rigore/
Se invece ci interroghiamo sulle ragioni che spingono a censurarsi coloro che invece “sanno”, chissà… ci saranno di certo coloro che hanno deciso che “non è più tempo” per questo o quest’altro, chi davvero crede alla favola dell’uomo “d’oggi” che dovrebbe essere ontologicamente diverso da quello di sempre. Ammetto però che, personalmente, il mio parere sta un po’ nella direzione opposta a quello dell’Inquisitore. Vedo non tanto l’errore protestante ma quello opposto, cioè di non credere più al peccato originale (mentre il protestante ci crede troppo), o comunque non abbastanza. Il peccato originale è sempre stato un “linguaggio duro” ma oggi è rifiutato. Credi in Cristo Risorto? Passi. In Adamo e nel peccato originale? Ma no, non se ne parli proprio, se non come allegoria, metafora, spiegazione “sociologica”. Senza peccato originale, la fatica di cui parliamo non dovrebbe esserci – perciò, poiché non si vuole che il peccato originale “sia”, quella fatica non deve esistere, deve essere negata, censurata, occultata con ogni mezzo.
Ironia della sorte, avverto il problema come uno strisciante pelagianesimo. Non nel modo in cui Papa Francesco sembra usare il termine, però…
Carissima Costanza, ho letto con attenzione e devo dire che hai dato parola ai miei sentimenti. C’è però una cosa che mi ha colpito soprattutto verso la fine: è vero, nessuno cambia solo perché gli PARLIAMO di quanto sia bella la vita o il cristianesimo, ma se glielo facciamo VEDERE, sì. È stata da sempre la dinamica missionaria, fin da Cristo, che da subito non ha fatto tanti discorsi, ma si è portato dietro i discepoli perché vedessero come viveva Lui, ai vari ordini religiosi: ti immagini uno che avesse “raccontato” ad un riccone triste quanto fosse bella la vita del poverissimo San Francesco e si fosse sentito invitare ad unirsi a lui? Come minimo sarebbe scattata la risata. Invece a San Francesco andavano dietro davvero, perché VEDEVANO quella comunità e ne restavano affascinati, pur portando essa con sé fatiche e rinunce. Insomma, credo che sia un po’ qui il nodo della questione. Io ho bisogno di vedere la bellezza di un vivere così, in persone che ne godono, che stanno insieme mettendo in comune tutto di loro, croci e gioie, e questo mi cambia, perché mi fa desiderare lo stesso. Se resto chiusa in me stessa a combattere, appunto, contro i miei demoni (potrei ripetere pari pari le tue parole) io soccombo. E agli altri non riesco a portare niente o poco di quello che ho incontrato.
Io ho bisogno in primis di questa testimonianza, e di immergermi in essa per portare a mia volta testimonianza.
A mio modesto avviso, cara Costanza, c’è un solo modo per vincere l’ansia di cui parli e, contemporaneamente, essere certi di non vendere una dottrina nostra piuttosto che la fede in Dio: ripetere, prima a noi stessi e poi agli altri, “solo” quello che Gesù ha detto e comportarsi come lui si è comportato. Senza nulla togliere. Senza nulla aggiungere. Perché il resto viene dal maligno (e inquieta le anime sensibili).
molto sincera Costanza e anche commovente in questa sua grande profonda debolezza che neanch’io riesco teologicamente a spiegare. E capisco e condivido il dispiacere ,,, ma la gioia e il fango non sono divisi, il fango è il nostro impegno , la nostra lotta e la bellezza la nostra bussola, che Dio usa così come bacchette strumenti complici per la redenzione, il viaggio , il dovere e allora pesa meno e nn abbiate paura nn si dimentica il peccato, la morte, il dolore, sono così forti che nessuna BAlla o filastrocca flautata da topini ce ne può allontanare. NN c’è la divisione , vivono uno per aiutare l’altro a essere sconfitto, nn è un esercito , una battaglia su due fronti, l’uomo si lacererebbe in questa dicotomia, uno è servo dalle origini dell’altro..la bellezza di dio, e per quanto faccio può solo essere a tempo debito sottomesso… il servo di casa….
Ehhhhhhh, cara la me Custansa, un Cammino Neoc., l’è bele che pront per te , entraci, e vedrai che parlare di fango oltre che sentirti indegna di ricevere doni da Dio non è e non sarà più motivo di meraviglia, oramai ci conviviamo da tempo con le ns ipocrisie per usare un eufemismo. Però abbiamo imparato che accanto alle ns schifezze, c’è stato donato gratuitamente ( nessun affanno per meritarsi qualcosa) l’amore di Gesù, e questo ci basta, e speriamo ne avanzi anche per altri.
Sul fatto che i sacerdoti oggi ne sappiano più di Costanza Miriano, a volte mi viene il dubbio, perchè non stiamo parlando di sacerdoti formati nei seminari di 100 anni fa, sulla summa teologica di San Tommaso d’Aquino, stiamo parlando di sacerdoti formati nei seminari moderni dove l’eresia modernista la fa da padrone. Perciò il dubbio della loro conoscenza esatta delle verità di Fede ci può essere, soprattutto se si pensa ai libri e alla teologia e teorie che si devono sorbire in 6 anni passando da da Ranher al priore di Bose e ai filosofi moderni. Direi che qualche dubbio ci può essere, se poi si vede la fine che la Fede ha fatto nella maggioranza dei fedeli che frequentano le parrocchie, fede spesso trasgender, informe, liquida, fai da te. E’ sempre colpa dei fedeli ottusi ed ignoranti? O in realtà il problema sta al vertice? Non sarà che i ministri di Dio si sono un po’ confusi e invece di servire Dio servono il mondo e il suo Padrone? Non sarà che invece di pascere le pecorelle, sono diventati membri del WWF e difendono il lupo? Non sarà che parlano troppo e male di cose che non riguarda loro e tacciono troppo e bene sulle cose che sono essenziali per la salvezza delle anime? Certo ognuno di noi ha il dovere di conoscere (pertanto cercare con meticoloso lavoro ciò che riguarda Dio), amare e servire Dio, ma i ministri di Dio non erano messi li appunto per aiutarci in questo lavoro?
Perciò credo che proprio perchè siamo deboli, propensi alle cadute, sia importante avere vicino buoni, santi e dotti sacerdoti e che non sia lo stesso accontentarsi di quello che passa il convento, ma bisogna cercare, sostenere i sacerdoti degni di tale nome e tale mandato e fuggire quelli che diventati semplici assistenti sociali (quando va grassa) e non ci parlano più di Gesù, non ce lo fanno più amare e servire, rendendoci piano piano indifferenti. Bisogna pregare che il buon Dio ci dia ancora tanti santi sacerdoti e vocazioni religiose, perchè se non fossero indispensabili per le nostre anime, Gesù non avrebbe detto a Pietro di pascere le sue pecore e agnelli e agli apostoli di andare ovunque a istruire e battezzare. Credo che oltre a fare un meticoloso lavoro su noi stessi, cercare di fare il nostro dovere quotidiano (sempre e solo con la grazia di Dio, perchè altrimenti non si fa nulla di buono), bisogna oggi difendere la nostra Fede con i denti segliendo bene chi deve aver cura della nostra anima, perchè oggi, purtroppo, un sacerdote non vale l’altro.
Beh Annarita, avresti dovuto sentire l’omelia che ho ascoltato io due giorni fa da un sacerdote che avrà si e no 35 anni…
sulla Pasqua e il nostro viverla (o non viverla…) Una MERAVIGLIA!
Si potrebbe dire “l’eccezione che conferma la regola”, ma io dire iproprio no, perché altri ne conosco.
Chiediamo a Dio nuove Vocazioni, ma anche la nostra conversione e quella delle nostre Famiglie, perché Dio può chiamare Sacerdoti come e dove vuole, ma ordinariamente li prende da una Famiglia e una famiglia che ha formato i propri Figli alla Fede, prospettando ai figli anche la chiamata al Sacerdozio e alla Consacrazione come un strada di pienezza di vita… non mi pare che in questo siamo particolarmente brillanti.
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
L’ha ribloggato su kos64e ha commentato:
Bellissimo articolo …condivido al 100%
Su questo può essere utile alla cara Costanza e a tutti noi rileggere “L ‘arte di trarre giovamento dai nostri peccati” del Salesiano Padre Joseph Tissot. Così si evita lo scoramento del considerare la propria persona idenrificandola col proprio peccato……
È proprio così anche per me. Grazie
Costanza, nella tua “confessione” sei molto amabile e di una bellezza indescrivibile, oltre al fatto che sei anche una bellissima donna, di fatto, quindi, per me, affascinante in tutti i sensi. Ti voglio un bene dell’anima che non ha confini, perché, come tu m’insegni, è un amore radicato in Lui.
“Ammetto però che, personalmente, il mio parere sta un po’ nella direzione opposta a quello dell’Inquisitore. Vedo non tanto l’errore protestante ma quello opposto, cioè di non credere più al peccato originale (mentre il protestante ci crede troppo), o comunque non abbastanza.”
Roberto, papa Pio X diceva che “il modernismo è la somma di tutte le eresie”. E secondo me ci sono prelati di tutti i tipi: quelli che ormai fanno finta che il peccato originale non esiste e quelli protestantizzanti. La cosa pessima è che hanno trovato un “allineamento” per cui alla fine si trovano d’accordo sulle conclusioni.
Sempre sul discorso della “fatica” sto rileggendo un pezzo interessante su First Things a commento della AL… magari lo sintetizzo più tardi.
Quello su FIRST THOUGHTS?
Consiglio la lettura di Padre Scalese.
http://querculanus.blogspot.it/2016/04/salutare-autocritica.html
Il pezzo su First Things è questo, di Matthew Schmitz:
https://www.firstthings.com/web-exclusives/2016/04/always-fear-always-love
Inizio da un’aneddoto in fondo al pezzo, che spiega bene il contesto:
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“Un’amica una volta mi chiese perché non le diedi un’avvertimento. Si era innamorata di un uomo [ebbe una storia e non finì bene]. Io assunsi che lei conosceva bene le mie idee morali, che ho già abbastanza problemi ad imporre a me stesso, figuriamoci agli altri. Così pensai che era meglio mostrare la mia solidarietà ascoltandola senza giudicare. Una parola di avvertimento avrebbe potuto rischiare una reazione e rivelare che la nostra amicizia era più debole di quanto volevamo.
Tuttavia, mesi dopo, mi chiese perché non avevo parlato. Sapeva che non mi avrebbe ascoltato se avessi obiettato qualcosa. Il suo punto era che avevo fallito nel mostrarle la mia preoccupazione e la fiducia nella nostra amicizia. […] Ero stato educato [con lei], forse, ma non avevo dimostrato il mio amore [amicale]. Ero stato simpatico, ma non un amico.”
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L’autore, dunque, si pente di non aver detto le cose chiare alla sua amica: che nella relazione illecita che andava a vivere c’era del fango, che non doveva fidarsi solo delle emozioni passeggere, eccetera. Non l’ha fatto per un motivo apparentemnte positivo, evitare tensioni – come a dire, non oscuriamo la bellezza delle cose – ma alla fine si è reso conto di essere stato superficiale e di non essersi preso cura dell’amica come avrebbe dovuto fare.
Secondo Schmitz questo atteggiamento è uno dei fili conduttori dell’Amoris Laetitia. Scrive l’autore:
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“Il documento tende a da valore più alla cortesia che alla penitenza, più alla coscienziosità che alla contrizione. Per Francesco, le buone maniere sono un segno di corretta disposizione [verso gli altri]. […] Il Papa raccomanda di “essere responsabili e avere tatto […]”. Uno non si chiede più “sono in stato di grazia”, ma piuttosto “sono buono e ben intenzionato”?
[…]
In un passaggio rivelatore, Francesco segue [una citazione] di San Tommaso. […] Questo è l’approccio alla citazione, che è ambiguo e non preciso [ndr riporto l’originale della AL]:
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99. Amare significa anche rendersi amabili, e qui trova senso l’espressione aschemonei. Vuole indicare che l’amore non opera in maniera rude, non agisce in modo scortese, non è duro nel tratto. I suoi modi, le sue parole, i suoi gesti, sono gradevoli e non aspri o rigidi. Detesta far soffrire gli altri. La cortesia «è una scuola di sensibilità e disinteresse» che esige dalla persona che «coltivi la sua mente e i suoi sensi, che impari ad ascoltare, a parlare e in certi momenti a tacere». [107 ndr questo non è San Tommaso] Essere amabile non è uno stile che un cristiano possa scegliere o rifiutare: è parte delle esigenze irrinunciabili dell’amore, perciò «ogni essere umano è tenuto ad essere affabile con quelli che lo circondano». [108 ndr questo è San Tommaso]
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C’è qualcosa di strano. San Tommaso dice che “ciascun essere umano deve essere affabile con quelli che lo circondano” [ndr sotto riporto stralci più estesi della citazione di San Tommaso]. Ma Francesco ha omesso la seconda metà della frase: “a meno che non sia necessario per qualche ragione causare una tristezza proficua”. La gentilezza di Francesco sembra non lasciar spazio alla tristezza proficua nota all’Aquinate, quello stato d’animo edificante portato dalle necessarie correzioni e dure verità.
La mezza citazione di San Tommaso è tipica della procedura di Francesco in Amoris Laetitia. Metà della tradizione cristiana è semplicemente lasciata fuori, così la forma di base e le tensioni essenziali del tutto sono perse. È presente l’amore di Dio, ma il timore di Dio – la terribile consapevolezza che siamo responsabili per le nostre anime – non c’è. Questa omissione è deliberata. Un po’ prima nel documento, Francesco richiama [l’episodio della lapidazione dell’adultera]. […] Ma Francesco non lo descrive adeguatamente:
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In questa linea, è molto emblematica la scena che mostra un’adultera sulla spianata del tempio di Gerusalemme, circondata dai suoi accusatori, e poi sola con Gesù che non la condanna e la invita ad una vita più dignitosa.
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[…] Come nella citazione di San Tommaso, perdiamo il senso di quanto segue. Gesù non dice alla donna “di vivere più dignitosamente”, ma “Vai e non peccare più”.
Questo non è un mero cavillo. Mette a fuoco la controversia che Francesco ha aperto con questo documento.
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La “tristezza proficua, stato d’animo edificante portato dalle necessarie correzioni e dure verità” dell’Aquinate mi pare l’espressione che ben sintetizza uno dei concetti espressi da Costanza nel post.
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Da “SOMMA TEOLOGICA Nuova Edizione in lingua italiana a cura di P.Tito S. Centi e P. Angelo Z. Belloni”
3. Come insegna Aristotele [Ethic. 2, 6], «la virtù consiste nel giusto mezzo determinato da una persona saggia». Ora, nella Scrittura [Qo 7, 4] si legge: «Il cuore dei saggi è in una casa in lutto, e il cuore degli stolti in una casa in festa»: è quindi proprio della persona virtuosa astenersi dai piaceri, come nota lo stesso Aristotele [Ethic. 2, 9]. Ora, l‘amicizia di cui parliamo «di per sé desidera far piacere e rifugge dal rattristare» [Ethic. 4, 6]. Quindi questa amicizia non è una virtù. In contrario: I precetti della legge hanno di mira gli atti delle virtù. Ora, nella Scrittura [Sir 4, 7 Vg] si legge: «Mostrati affabile con i poveri». Perciò l‘affabilità, che qui denominiamo amicizia, è una virtù specificamente distinta. Dimostrazione: Poiché la virtù è ordinata al bene, come si è detto sopra [q. 109, a. 2], là dove si riscontra un bene speciale da compiere è necessario che vi sia una virtù speciale. Ora il bene, come si è detto [ib.], è costituito dall‘ordine, per cui l‘uomo nella vita quotidiana deve essere ordinato come si conviene in rapporto agli altri, sia negli atti che nelle parole: in modo cioè da trattare tutti secondo il dovuto. Si richiede quindi una virtù speciale che conservi l‘ordine suddetto. E questa virtù è denominata amicizia, o affabilità.
[…]
È quindi proprio del sapiente arrecare a coloro con i quali convive un certo piacere: non sensuale, che ripugna alla virtù, ma onesto, secondo le parole del Salmo [132, 1]: «Ecco quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme». Tuttavia talora, per un bene da conseguire o per un male da escludere, la persona virtuosa, come nota il Filosofo [Ethic. 4, 6], non esita a rattristare coloro con i quali convive. Per cui l‘Apostolo [2 Cor 7, 8 s.] scriveva: «Se anche vi ho rattristati con la mia lettera, non me ne dispiace. Ora ne godo; non per la vostra tristezza, ma perché questa tristezza vi ha portato a pentirvi». Non dobbiamo quindi mostrare, per compiacenza, un volto sorridente a quelli che sono sulla china del peccato, per non Parere consenzienti alle loro colpe e quasi offrire un incoraggiamento a peccare. Da cui l‘ammonizione della Scrittura [Sir 7, 24]: «Hai figlie? Vigila sui loro corpi, e non mostrare loro un volto troppo indulgente».
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Ahh… il cosiddetto “rispetto umano”… quanti danni procura!
E quanto ne siamo ammorbati soprattutto sul piano spirituale.
Per contro c’è anche da dire e da essere onesti nel riconoscere quanta poca disponibilità abbiamo a sentirci dire la “dura (ma onesta) verità”, ad accettare una “proficua tristezza”.
Quante amicizie interrotte, quante parentele trasformate in inimicizie… quati fedeli che cambiano parrocchia solo perché non hanno digerito un appunto, magari fatto prorpio da chi è loro pastore (non parliamo da una fratello).
Meglio chiese vuote che piene di diavoli….. (sempre Padre Pio….)
@bariom
Ecco Bariom. Dici bene
È a quei fratelli che bisogna arrivare al cuore nel modo giusto. Caso per caso.
Aggirare il loro “risentimento” vigile e … scioglierne i nodi
Una faticaccia per i destinatari dell’esortazione
Mi chiedo Padre Pio che fine avrebbe fatto regnante Francesco……..
Padre Pio avrebbe probabilmente fatto la stessa fine che ha fatto quand’era in vita: sarebbe stato perseguitato. Questo almeno è quello che ha detto durante alcune omelie un frate carmelitano devoto del Santo. Ha detto che Padre Pio è stato perseguitato e calunniato, gli hanno impedito di confessare e di dire messa, dicevano che andava a donne, lo hanno accusato di essere un pazzo mitomane reo di essersi procurato delle false stigmate, dicevano che era troppo duro e rigido in confessionale, dove teneva un bastone da usare con i fedeli che secondo lui lo meritavano. Ha detto mia mamma che ha conosciuto un uomo di San Giovanni Rotondo che ha avuto la fortuna di frequentare il Santo: costui ha raccontato che ha preso tante di quelle sberle dal frate, ma nonostante questo lo ricorda con affetto e gratitudine per essere stato da lui indirizzato verso un autentico cammino di fede. Sempre il frate carmelitano di prima ha raccontato alcuni aneddoti divertenti su Padre Pio, come questo: una volta era andato a San Giovanni Rotondo un intero pullman guidato da un prete per incontrare il Santo e ricevere da lui il Sacramento della Confessione. Tra tutte le persone del pullman, solo una riuscì a ottenere dal frate l’assoluzione e forse non era neanche il prete! Nonostante questo atteggiamento duro, la gente poi tornava in confessionale veramente pentita, perché aveva capito quanto fosse utile e prezioso ricevere consigli e ammonimenti da un uomo come Padre Pio. Uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo è l’invidia della grazia altrui. I Santi danno fastidio, perché sono la prova vivente che è possibile vivere come Gesù ha insegnato, ma accettare questo significa dover mettere in discussione sé stessi, dover riconoscere che l’unico ostacolo che mi separa dalla santità è la mia volontà. Tanti Santi sono stati perseguitati dagli altri membri della Chiesa, come San Giovanni della Croce e don Bosco. E’ questo un fatto che ho sempre trovato inquietante: come è possibile che degli uomini di Dio siano così lontani da Cristo da arrivare non solo a ignorare il valore dei Santi, ma addirittura a perseguitarli, cioè ad aiutare attivamente il nemico che dicono di voler combattere? Quando mi viene in mente il celebre discorso di Paolo VI sul fumo di Satana, io penso a tutte le ingiustizie commesse dai membri del clero nel passato e nel presente e arrivo alla conclusione che il fumo di Satana nella Chiesa esiste dalla sua fondazione, da quando Gesù ha scelto tra i 12 apostoli Giuda Iscariota. E dopo tutto è vero che Giuda ha sbagliato nelle scelte fondamentali della sua vita e Gesù disse chiaramente che non avrebbe fatto una bella fine a causa di queste scelte, ma se non avesse fatto quello che ha fatto noi non saremmo stati redenti con la morte in croce di Cristo. Questo non per dire grazie a Giuda, che ha comunque fatto una carognata senza avere neanche il coraggio di chiedere perdono per le sue azioni, ma è per dire che anche quando sembra che il male abbia trionfato definitivamente e che l’ingiustizia regni sovrana nel mondo e nella Chiesa, il vero cristiano non si arrende mai, non si abbandona alla disperazione perché sa che la croce è un passo obbligato che precede la resurrezione. Quando Gesù è stato catturato, gli apostoli si sono subito dispersi in preda alla delusione e allo smarrimento, ma avrebbero dovuto aver fede in Cristo come le donne e Giovanni, che lo hanno seguito e accompagnato in ogni istante del suo calvario. Quello che gli apostoli vivono come un fallimento è in realtà il momento in cui il Figlio dell’Uomo viene glorificato, la vittoria del Dio fatto uomo sulla morte. San Giovanni della Croce definisce il periodo di prigionia che dovette subire come una potatura da parte di Dio: nell’immediato la potatura fa male perché è un momento traumatico che procura sofferenza, ma in seguito tale azione risulta un valido aiuto alla crescita e allo sviluppo delle proprie intrinseche potenzialità. Anche gli avvenimenti apparentemente negativi e privi di senso che accadono nella nostra vita possono diventare occasioni per scoprire e mettere a frutto le risorse nascoste che ci portiamo dentro a nostra insaputa e che emergono proprio in quei momenti di crisi, quando o si reagisce o si soccombe, non c’è una terza scelta. Quindi i Giuda che oggi sono alla guida della Chiesa continuano a farmi arrabbiare e a procurarmi grandi sofferenze, perché Gesù non se lo merita di vivere continuamente l’esperienza orribile del tradimento di un amico, però questi signori non riusciranno mai a portarmi via né la fede né la speranza.
@Beatrice, la Croce è l’unico strumento per sperimentare la possibilità della Resurrezione ed in ultima analisi, paradossalmente (non per nulla dà scandalo), l’Amore di Dio…
Il tradimento di Giuda è stato “funzionale” al Sacrificio di Cristo, nella stessa maniera in cui “tutto concorre al bene di coloro che…”, dove da ogni male Dio, trae per i Suoi Figli un bene magiore, ma non possiamo dire che “se non avesse fatto ciò che ha fatto, non avremmo avuto…”. Sarebbe come dire che Giuda aveva una sola scelta o che se avesse scelto di non tradire, non avremmo avuto il Sacrificio di Cristo. Il Sacrificio di Cristo èra già nella natura del Progetto di Dio, nella Sua Volontà per Suo Figlio.
Ai Santi spetta sempre un calvario, un martirio, che se non è del sangue è fatto di ingiurie e calunnie e altro. In questo sono assimilati al loro Signore Gesù Cristo è la loro Fede è passata “al crogiolo”… è inevitabile, possiamo soffrirne ma non scandalizziamocene troppo.
E’ affermazione piuittosto pesante quella di dire che oggi sono i Giuda a guida della Chiesa…
Anche di simili affermazioni ci si potrebbe trovare a dover rispondere.
Gesù non si meriterebbe nulla di quanto in realtà riceve e prende su di sé ogni giorno, anche i miei e i tuoi peccati (penso anche tu ne abbia…), ma questo ha scelto e lo ha scelto perché è per noi l’unico modo di essere salvati e così sarà sino alla fine dei Tempi.
(Questo ovviamente non ci consente di fregarcene bellamente o accumulare peccato a peccato…)
…così ha scelto perchè così lui ha scelto (voluto) (se uno vuole credere a questa pagana ritualità del versare il sangue)
Deus vult et volendo praedestinat!
p.s. chiamatelo Calvario, o chiamatela vita, sempre dura è, per tutti.
“Il tradimento di Giuda è stato “funzionale” al Sacrificio di Cristo, nella stessa maniera in cui “tutto concorre al bene di coloro che…”, dove da ogni male Dio, trae per i Suoi Figli un bene magiore, ma non possiamo dire che “se non avesse fatto ciò che ha fatto, non avremmo avuto…”. Sarebbe come dire che Giuda aveva una sola scelta o che se avesse scelto di non tradire, non avremmo avuto il Sacrificio di Cristo. Il Sacrificio di Cristo èra già nella natura del Progetto di Dio, nella Sua Volontà per Suo Figlio.”
Io non ho mai detto che Giuda non aveva altra scelta che tradire, anzi ho detto proprio il contrario: Giuda ha scelto eccome e ha scelto male, tanto che a causa di quelle scelte Gesù disse che avrebbe fatto una brutta fine: “Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Mt 26, 24). Ovviamente qui Gesù non stava minacciando Giuda, ma lo stava ammonendo, perché è certo che Cristo non odiasse né covasse sentimenti di vendetta nei confronti dell’apostolo traditore, anzi ha sempre pregato fino alla fine per la sua salvezza. Lo sbaglio più grande di Giuda non è stato tanto il tradimento, fatto gravissimo ma perdonabile, è stato non avere fiducia nella misericordia di Dio che è infinita e lo avrebbe riaccolto sicuramente di fronte al suo sincero pentimento. Un prete una volta disse che se Giuda avesse chiesto perdono a Dio, oggi ci sarebbero chiese dedicate a lui come ci sono chiese dedicate a San Pietro, anche se il suo tradimento era obiettivamente meno grave. Io intendevo dire quello che hai espresso anche tu: dal male dell’uomo Dio con le sue vie misteriose riesce a ricavarne del bene e quindi anche oggi di fronte alle scelte sbagliate di tanti preti che operano in maniera palesemente in contrasto con le parole di Cristo non bisogna abbandonarsi alla disperazione, ma avere fiducia in Dio rimanendo fedeli alla sua Verità, che è quella espressa dai Vangeli e dal Magistero e che nessuno per nessuna ragione può cambiare.
“Ai Santi spetta sempre un calvario, un martirio, che se non è del sangue è fatto di ingiurie e calunnie e altro. In questo sono assimilati al loro Signore Gesù Cristo è la loro Fede è passata “al crogiolo”… è inevitabile, possiamo soffrirne ma non scandalizziamocene troppo.”
Ti parlo di don Bosco, perché lo sto studiando e quindi lo conosco meglio. Nel corso della sua vita ne ha passate tante, ha lottato contro i massoni, contro i protestanti, che hanno persino attentato alla sua vita varie volte, ha lottato contro il governo anticlericale di Cavour e dei suoi colleghi liberali, ma di tutte queste esperienze quella che lo ha letteralmente “incenerito” tanto che negli ultimi anni della sua vita sembrava un’altra persona, lui che era stato così allegro e pieno di vita, è stata la persecuzione subita da parte degli ultimi due arcivescovi di Torino, che erano entrambi suoi amici, ma per questioni meschine di potere avevano intrapreso una serie di manovre vessatorie nei confronti dell’ordine salesiano. Questo per dire che nella storia della Chiesa a tutti i livelli della gerarchia ci sono stati uomini che hanno sbagliato in modo grave e palese, perché se ostacoli un santo nell’esercizio delle sue funzioni di sacerdote evidentemente non stai lavorando per Gesù ma per l’altro. Se credi in Dio e hai la fortuna di conoscere un santo, dovresti volerlo imitare e non cercare di ostacolarlo in ogni modo.
“E’ affermazione piuttosto pesante quella di dire che oggi sono i Giuda a guida della Chiesa…
Anche di simili affermazioni ci si potrebbe trovare a dover rispondere. Gesù non si meriterebbe nulla di quanto in realtà riceve e prende su di sé ogni giorno, anche i miei e i tuoi peccati (penso anche tu ne abbia…), ma questo ha scelto e lo ha scelto perché è per noi l’unico modo di essere salvati e così sarà sino alla fine dei Tempi. (Questo ovviamente non ci consente di fregarcene bellamente o accumulare peccato a peccato…)”
Io sono l’ultima delle peccatrici e non nego le mie responsabilità nei confronti della morte di Cristo: so che Gesù sulla croce è finito anche a causa dei miei peccati. Ma di tutti gli errori che ho commesso in passato (e ti assicuro sono molti, ma per ovvie ragioni non sto qui a elencarli!) e che probabilmente commetterò in futuro, non voglio aggiungerci anche il tradimento di Gesù. Io sono tutto meno che un’ingrata e a Dio devo ogni cosa: mi ha sempre aiutata tutte le volte che gliel’ho chiesto e se oggi ho ancora un briciolo di speranza o di fiducia nel futuro nonostante tutte le cose negative accadute nella mia vita negli ultimi tempi lo devo solo e unicamente a Lui. Se vedo degli uomini di Chiesa che tradiscono palesemente il loro mandato, seguendo le logiche del mondo invece che quelle di Dio, io non sto zitta e men che meno acconsento a questa morte silenziosa della Chiesa voluta dall’alto, non perché mi diverta a ribellarmi o a fare polemica anticlericale, ma solo e unicamente per amore di Gesù. San Tommaso disse: «Non opporsi all’errore, significa approvarlo. Non difendere la verità, equivale a negarla». Preferisco sbagliare cercando di fare la cosa giusta che non fare niente e fare sicuramente la cosa sbagliata. Per fortuna sono in buona compagnia: https://cristianesimocattolico.wordpress.com/2016/04/15/i-cattolici-non-possono-accettare-gli-elementi-dellesortazione-apostolica-che-minacciano-la-fede-e-la-famiglia/
https://anticattocomunismo.wordpress.com/2016/04/15/in-rapido-aumento-il-numero-degli-scrittori-cattolici-che-criticano-lamoris-laetitia/
@fabriziogiudici
La storia dell’amica non ammonita è subdola
Subdola perchè tralascia di dire che non l’ha incoraggiata, l’ha semplicemente lasciata andare (come il padre del figliuol prodigo tra l’altro)
Subdola perchè non punta il dito verso la luna della sua propria pavidità ma verso il favoreggiamento di una inesistente volontà di non portare il messaggio pieno di Gesù come risultato dell’esortazione
Ah, e pure tendenziosa anche perchè lo dice, ma lo sfuma, che l’amica non torna da lui a dirgli “sì è vero se tu m’avessi detto qualcosa io t’avrei mandato a quel paese e quindi oggi mi sarebbe stato molto più difficile se non impossibile tornare da te. Quindi ti ringrazio di non aver compromesso tutto a causa mia e ti assicuro che da oggi in poi cercherò di metterti nelle condizioni migliori per offrirmi i tuoi consigli”
No, l’autore sottolinea solo che gli rinfaccia di non averle parlato apertamente da amico pur confermando che non sarebbe servito a nulla e a nessuno dei due.
Pessimo esempio di modo di ragionare
L’amico ha interpretato il momento, ha evitato rotture, probabilmente ha pregato, si tiene la ferita di un rimprovero gratuito, ed è più vicino di prima per fornire i suoi consigli. Non è proprio una situazione win-win ma … insomma … fate di meglio date le premesse
Scusa se mi permetto di controbattere, forse non ho capito bene il tuo pezzo.
La nostra miseria, incapacità perfino di amare quelli a cui vorremmo dare tutto, la fatica, ecc..sono parte del pacchetto della vita, che uno abbia la fede o no. La buona notizia non è che diventa tutto facile e senza fatica, ma che Qualcuno “todopoderoso” si accompagna a noi in questa lotta….come diceva san Paolo: “…chi mi libererà d questa situazione mortale?..sia ringraziato i…nostro Signore Gesù Cristo…”, e ancora..”Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell´ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto”…è una Compagnia nella fatica e nel limite, questa è la buona notizia…io l’ho letto proprio nei tuoi libri…i Sacramenti e la compagnia dell’Agnello….
Come non condividere quello che scrivi? La bellezza e il fango stanno sempre insieme, e nulla possiamo solo con le nostre forze (Gesù ce l’ha detto chiaramente,e sfido e chiunque a dire il contrario…)
Ma so anche che con Dio si possono fare cose grandi. La mia fede è quella che è, e so bene che in me c’è tanta sporcizia….
Ma per fortuna ci sono tanti testimoni di Dio, che mi insegnano che tutto può diventare una meraviglia se vissuto con Dio, anche il dolore, la fatica…. Mi viene in mente l’esempio meraviglioso (ma non è l’unico) di Chiara Corbella Petrillo!
Seguire Gesù non è facile, ma è bello! Lo stesso Gesù ci ha detto che non sarebbe stato facile….
Anch’io diffido di chi dice che è tutto bello e meraviglioso e nasconde la fatica e l’impegno che bisogna metterci.
Costanza – il tuo nome è tutto un programma! – continua così….
Anche Gesù è caduto (tre volte) e ha sofferto in modo indicibile…. ma quanta bellezza ne è derivata!!!!!
Condivido in generale e ringrazio per l’articolo.
Solo questo punto trovo – non solo nell’articolo, ma anche in generale nelle conversazioni che ho avuto in questi giorni – non del tutto chiaro:
“E soprattutto, se c’è del bene in tutto, nel mondo, nei nostri cuori, in tutte le nostre vicende, a cosa serve il battesimo?”
Dire o riconoscere che c’e’ anche del bene in una cosa non significa affatto dire che la cosa sia desiderabile, o moralmente giusta, perché’a noi non e’assegnato il compito di fare “anche del bene”, ma di essere perfetti, come perfetto e’il Padre nostro che e’nei cieli. Perche’se il male e’tutto da una parte e il bene e’tutto dall’altra, allora siamo gnostici, o manichei.
Provo a spiegarmi meglio con un controesempio: Come abbiamo gia’sviscerato in un precedente post, sarebbe possibile per un politico cattolico – di cui fosse chiara e pubblicamente nota la posizione su temi morali e nell’impossibilita’concreta di eliminare una legge ingiusta etc. etc. – votare una legge per limitare il numero di aborti a diciamo 100 l’anno. C’e’sicuramente del male in questa decisione ( si ammettono 100 aborti! ), eppure la decisione rimarrebbe moralmente giusta.
Cosi’allo stesso modo il riconoscimento di un qualche tipo di bene non esclude assolutamente un giudizio morale negativo su una situazione.
“LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO”
Vero, ma la Bellezza che ha salvato il mondo è diventata un uomo, che è stato crocifisso e poi è risorto.
Condivido pienamente l’articolo di Costanza e aggiungo: chi parla di bellezza senza parlare del fango è come se pretendesse di parlare di resurrezione senza parlare della croce.
Cara Costanza, stai in pace. Gesù ci conosce e se ci fidiamo di Lui trasformerà i nostri cuori di pietra in cuori di carne. Le beatitudini non sono un ideale ma una promessa di felicità. Prega, abbi fede e non sarai delusa. Perdonami se ti do dei consigli io che non sono nessuno ma parlo per la mia piccola esperienza. Un abbraccio.
“E’ affermazione piuittosto pesante quella di dire che oggi sono i Giuda a guida della Chiesa…
Anche di simili affermazioni ci si potrebbe trovare a dover rispondere.”
Beatrice ha scritto “i Giuda”, al plurale. Evidentemente si riferisce a più persone. Mentre a parlare del Pontefice è dovuta una sovra dose di prudenza (differenziando il giudizio sulla persona da quello sugli atti), questo non vale per gli altri. E non riconoscere e denunciare l’apostasia che in questi tempi viene compiuta, sotto il naso di tutti, ora messa nero su bianco, be’, è anche di questo che ci si troverà chiamati a rispondere.
So riconoscere un plurale da un singolare…
Per il resto ci si salva sempre dicendo che la nostra é una “denuncia” 😉
…ci si troverà chiamati a rispondere… Chi? E a chi?
Di chi stai parlando? E a chi? Agli happy few?
a Cristo Re
Perché Alvise? La cosa ti preoccupa?
@bariom
Dai che poi non ci dorme la notte 🙂
…mi preoccupate voi! Non è cosa tranquillizzante sapdere che c’è in giro persone i fissate col sangue del loro Dio!
Se dio avesse voluto salvarci senza spargimento di sangue (suo) lo avrebbe potuto fare benissimo (presumo)..
Ma ha scelto il finale coil botto!
@Alvise,
Degli infiniti modi che Dio aveva per salvare l’umanità, ha scelto proprio quello che conosciamo. Perché? Chiediamolo a Lui!
Un bel po’ di teologi, santi e dottori della Chiesa se lo sono chiesto, proponendo varie ipotesi.
Sta di fatto che per noi oggi l’idea del sacrificio cruento a fine religioso, del valore del sangue e via dicendo, appare come qualcosa di incomprensibile e senza senso…
Ma questo è: la Storia della Salvezza, così è evoluta e così ce la prendiamo!
😉
Il post, questo post, alla prima lettura non mi è piaciuto
Poi l’ho riletto. È mi è quasi piaciuto.
Poi ho letto i commenti
Poi ho riletto il post e ho capito che mi ero perso delle cose
Ora l’ho riletto ancora e so che non mi piace
Ma non ne ho ancora ben afferrato il perchè.
Ci dormirò sopra. Magari domani avrò cambiato nuovamente idea
Ah, io sono infangato e fuori e dentro. Ma credo nella bellezza dell’essere perdonati. E parlare di perdono, ovvero misericordia, implica che qualcosa di sbagliato sia presente. Presentare questa luce, portare avanti questo messaggio di accoglienza, rimandare al padre del figliuol prodigo o al pastore che va cercare la centesima pecora implica sempre che c’è stato qualcosa di sbagliato. Morale non è vero che si nasconde il fango. Anzi il fango è protagonista. E se il figliolo torna da solo pentito, la pecorella non ci riuscirebbe e il pastore molla le altre (al sicuro chiaramente) e va a cercarla per riportarsela a casa.
E non è forse questa la bellezza di cui si sta parlando a chi non (ri)conosce il pastore?
” rimandare al padre del figliuol prodigo o al pastore che va cercare la centesima pecora implica sempre che c’è stato qualcosa di sbagliato”
Questo è un ragionamento logico.
Ma un sacco di persone non sono più in grado di fare ragionamenti logici. Il figliuol prodigo ritorna a casa dopo aver patito la fame, cioè essersi reso conto che è finito nel fango dei porci. Ma l’idea che almeno a casa di suo padre si sta meglio non conclude la sua conversione: egli capisce che il padre per amore l’aveva sconsigliato di partire e che in quella casa è amato, e che infine desidera amare il padre. In definitiva, che è finito nel fango per causa sua perché ha scelto di andare in un posto che non è quello naturale a cui sarebbe destinato. Riconosce il suo errore di prospettiva.
Un tonto e/o protervo, come ce ne sono tanti in giro oggi, potrebbe limitarsi a riconoscere che non è finito in un bel posto e voler tornare a casa perché il destino cinico e baro non gli ha fatto fare fortuna, e potrebbe arrivare dal padre e pretendere il vitello grasso come risarcimento. Senza contare che il Grande Ingannatore potrebbe illuderlo di essere ritornati a casa, mentre invece è arrivato in un posto che gli somiglia solo (perché qui si deve andar fuori della parabola per forza: nessuno in vita ha la certezza di esser tornato in grazia di Dio come il figliuol prodigo alla casa del padre).
@fabriziogiudici
E siam d’accordo che son problemi/situazioni che non è facile affrontare
Ora, senza venir meno al servizio della Verità, né tradire la dottrina, per soccorrere queste anime ti ci devi avvicinare
Le devi andare a prendere(soprattutto le pecorelle) e accompagnare a casa
Accompagnare
Quel percorso che fanno insieme peccatori e la parola del Signore
Su andiamo Fabrizio, lasciamo da parte il termine “certezza” altrimenti si aprono diatribe su dottrina e pronunciamenti, ma quando uno torna in Grazia di Dio e si sente “a casa” perché dovunque si trovi è nella Volontà di Dio, lo da, lo avverte eccome!!
O non sperimenteremo mai la consolazione che ci dà una Santa gratitudine…
Forse che il Figliuol prodigo, aveva dubbi di essere (ri)accolto nella casa del Padre quando Egli lo stringeva a sé e gli parlava? In quel momento non aveva “certezze”?
Certezze certamente ben diverse da quelle che lo avevano fatto partire…
La certezza che non sarebbe lecito avesse avuto é quella che presumeva di essere (ri)accolto al suo ritorno.
@Fabrizio
In realtà il figliuol prodigo decide di tornare a casa solo per il proprio tornaconto… Non parte per tornare a casa pensando allcamore del padre, ma al pane che mangiano i suoi servi. Il bello è che nonostante questa disposizione si resta spiazzati dalla reazione del padre…
Per il resto, è vero che la certezza sullo stato di grazia non può esserci, ma è altrettanto vero che dai frutti si riconosce l’albero… Teresa d’Avila nota spesso che se si cresce in umiltà, si può stare tranquilli che difficilmente si tratterà di una illusione.
@Luigi “decide di tornare a casa solo per il proprio tornaconto”
Non è così semplice. La parabola, in realtà, spiega il legame tra “attrizione” e “contrizione”. L’attrizione è quella che dici, cioè il pentirsi delle proprie azioni non per amor di Dio, ma per paura delle conseguenze (il proprio “tornaconto”). La contrizione è invece il pentimento pieno e totale. L’attrizione non è sufficiente ed è caduta fuori moda (timor di Dio? quando mai!). Tuttavia può essere il fondamentale inizio che porta alla contrizione. Riporto questo commento di don Marco Scandelli, su Papale Papale (attualmente in manutenzione, ma i commenti sono presenti su un sito che li ha ricopiati):
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L’attrizione fa la contrizione, si diceva una volta. Nel momento in cui io riconosco il peccato e lo detesto e ne chiedo perdono, Dio mi apre (come si dice oggi) subito le braccia misericordiose. Anche se ancora manca la confessione. La quale, secondo il detto appena citato, è però necessariamente voluta se l’attrizione è compiuta, cioè reale. E non un semplice sentimento vago di timor di Dio. Questo è ciò che permette di dire che una persona sinceramente pentita che muoia prima di poter accedere alla confessione (che aveva intenzione di fare) non andrà all’inferno.
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@Bri Subdola perchè tralascia di dire che non l’ha incoraggiata, l’ha semplicemente lasciata andare
Non incoraggiare è una bella scusa per la propria tranquillità. Non l’ha redarguita, e questo è grave, perché sapeva che si sarebbe messa volontariamente in uno stato di peccato mortale. Non considero “amico” uno che non mi redarguisce quando pensa che sto facendo una cosa gravemente sbagliata. Purtroppo il tuo modo di ragionare è quello della Chiesa 2.0.
Racconto un altro aneddoto, a sua volta raccontatomi da un’amica che molti anni fa si trasferì in California, dove vive oggi. Era un po’ sconvolta dal diverso modo con cui le “amicizie” venivano vissute, rispetto a quanto era abituata. Mi parlava di due colleghe, “amiche per la pelle”, come dicevano tutti: sempre a ciattellare insieme, a fare le gite, a giocare a tennis, eccetera. Poi una delle due ebbe un momento di grave crisi personale e chiese un consiglio alla seconda. La seconda la respinse esplicitamente, perché se le avesse dato un consiglio si sarebbe presa delle responsabilità che non voleva prendersi. Ora, subdola non fu certamente, perché disse le cose con franchezza. Ma fu una bella stronza: altro che amica, semmai una che usa l’amica per riempire il tempo libero.
Attrizione contrizione…. Categorie superate! Adesso c’è il metodo Galantino! Qual è? Non si è capito. Più o meno: ognuno fa quello che vuole. Guardare il video per credere!
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-divorziati-risposati-la-ricetta-galantino-15871.htm
@fabriziogiudici
come Papa Francesco omette le seconde parti di San Tommaso, tu ometti le mie
Riporto il pezzo intero, va
… non l’ha incoraggiata, l’ha semplicemente lasciata andare (come il padre del figliuol prodigo tra l’altro) …
Devo evidenziare quanto tra parentesi? E’ Vangelo, non chiesa 2.0 …
@Luigi aggiungo al commento di Fabrizio, che la lettura della disposizione d’animo del Figliuol prodigo che delinea un semplice “tornaconto”, ciorcola spesso, ma se stiamo al Vangelo:
Luca 15,18
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te;
Luca 15,21
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Abbiamo un pentimento, un proposito di confessione e una confessione con implicita richiesta di perdono.
Nessuno ci autorizza quindi a presumere che e parole dipentimeno pronunciate dal Figliuol prodico e poi espresse al Padre, fossero ipocrite o di comodo, questo non solo perché la Scrittura non ne fa cenno, ma anche perché non è l’atteggiameto indicato dalla Carità non avendo noi possibilità di discernimento dello spirito del ragazzo.
@Bariom
Se leggi Lc 15,17 la proposta avanzata da me ha un suo senso.
“Allora, rientrando in se stesso, disse: – Tutti i dipendenti in casa di mio padre hanno cibo in abbondanza, io invece qui muoio di fame! Ritornerò…-“
@Luigi, non ho detto che “non ha senso”… ho detto un’altra cosa.
Ad ogni modo il passo che citi potrebbe solo parlarci di ciò che, prima o poi, tutti constatiamo, ciè ciò che “guadagamo” dall’allontanarci dalla Volontà di Dio.
Per il resto ribadisco quanto prima espresso.
Ciao
“nessuno in vita ha la certezza di esser tornato in grazia di Dio”, spiegati meglio: se sono sinceramente pentito dei miei peccati e mi confesso con il sincero proposito di non farlo più, e ricevo l’assoluzione sacramentale non sono certo di essere tornato in grazia di Dio?
Di fatto è “peccato contro lo Spirtito” (se ricordo bene) presumere della certezza della propria salvezza…
“certamente mi salverò” | “certamente sarò in Paradiso” | “certamente sarò perdonato” | ecc.
A questo credo si riferisse Fabrizio…
Mi pare che la questione sia un’altra però. Un conto è la presunzione di salvarsi senza merito (questa sì che è una delle forme del peccato contro lo Spirito Santo), un’altra non essere certi di essere in grazia di Dio.
C’è un neurone più sveglio degli altri o che mi parla nel sonno (non fa differenza) che, dopo un’altra lettura del post, mi ha suggerito il motivo per cui non mi piace.
Intendiamoci. È scritto benissimo. È tutto “vero” e coerente. Ha un sapore per me un po’ sul negativeggiante … ma vabbé questione di approccio (magari anche più corretto) alle situazioni
Così nella lettura avevo sempre la tentazione di dire “eh no, a questo risponderei così” “a questo così” poi arrivavo alla chiosa
“E posso dire, semplicemente, che a me chi parla solo di bellezza senza parlare di fango non è molto utile.”
e desistevo. Perchè era una lettura personale di Costanza. L’unica che possa valutare l’utilità di qualcosa per se stessa. Esattamente come tutti. Quindi non aveva senso replicare a nulla, in forza di quel suo “a me … non è molto utile”
Ecco, ora quel neurone che mi indica proprio quel “a me” chiedendomi “e agli altri?” m’ha fatto pensare
Cara Costanza,sono un tuo ammiratore e quindi…ma è molto interessante questa tua intuitiva esigenza di “entrare in un CAMMINO di fede e di obbedienza..”C’è nella chiesa una realtà battesimale che può dare risposta a quanto descrivi: va’ e vedi..(..ma forse già la conosci..).
Sempre a te grato.
@Thelonius @Bariom “nessuno in vita ha la certezza di esser tornato in grazia di Dio”, spiegati meglio: se sono sinceramente pentito dei miei peccati e mi confesso con il sincero proposito di non farlo più, e ricevo l’assoluzione sacramentale non sono certo di essere tornato in grazia di Dio?
Ne abbiamo già discusso qui in passato. Dal CCC, sulla disposizione d’animo da tenere nei confronti della grazia di Dio:
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2005 Appartenendo all’ordine soprannaturale, la grazia sfugge alla nostra esperienza e solo con la fede può essere conosciuta. Pertanto non possiamo basarci sui nostri sentimenti o sulle nostre opere per dedurne che siamo giustificati e salvati. 240 Tuttavia, secondo la parola del Signore: « Dai loro frutti li potrete riconoscere » (Mt 7,20), la considerazione dei benefici di Dio nella nostra vita e nella vita dei santi ci offre una garanzia che la grazia sta operando in noi e ci sprona ad una fede sempre più grande e ad un atteggiamento di povertà fiduciosa.
Si trova una delle più belle dimostrazioni di tale disposizione d’animo nella risposta di santa Giovanna d’Arco ad una domanda subdola dei suoi giudici ecclesiastici: « Interrogata se sappia d’essere nella grazia di Dio, risponde: “Se non vi sono, Dio mi vuole mettere; se vi sono, Dio mi vuole custodire in essa” ». 241
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Neanche una santa e mistica è in grado di affermare categoricamente “sono in grazia di Dio”. La domanda, infatti, era un trabocchetto (fallito) dei giudici, che avrebbero finalmente trovato una possibile giustificazione all’accusa di eresia se Giovanna avesse risposto “sì, so di essere in grazia di Dio”.
Il fondamento di questo passo del CCC è dal Concilio di Trento:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1368
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3. Il Concilio di Trento insegna che “nessuno sa con certezza di fede, incompatibile con ogni errore, se sia in stato di grazia” (DS 1534).
Abbiamo però dei segni perché, come ricorda S. Paolo, “lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8,16). Non lo si percepisce dall’esterno, ma “mediante l’effetto dell’amore filiale che egli produce in noi”.
Lo si può congetturare, secondo San Tommaso d’Aquino, da tre segni, che non si percepiscono dall’esterno, ma “mediante l’effetto dell’amore filiale che egli produce in noi” (S. Tommaso, Commento alla lettera ai Romani, VIII, 8).
Eccoli.
Il primo risulta dalla testimonianza della propria coscienza, per cui si è consapevoli di amare il Signore e di essere pronti a qualsiasi cosa pur di non offenderlo.
Il secondo è costituito dall’ascolto della parola di Dio e soprattutto dal metterla in pratica.
Il terzo è dato dall’interno assaporamento della divina sapienza, che avviene come una certa prelibazione della beatitudine futura.
È un’esperienza, questa, sempre legata alla carità e alla presenza dello Spirito Santo, e la si può notare anche in persone incolte, ma unite al Signore: “Vediamo persone semplici che sono ferventi nell’amor di Dio, sebbene abbiano una mente molto tarda nella conoscenza della divina sapienza”.
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Dunque, no, non posso essere sicuro di esserlo. Questo non vuol dire che devo disperare e pensare che necessariamente non ci sono! Tommaso dice che posso “congetturare” di esserlo e questo mi basta. Nota che in tutto questo discorso, mi pare, sia fondamentale l’idea di una tensione che non si esaurisce nel presente. Se infatti dicessi “sono sicuro di essere in grazia di Dio”, potrei dire di essere arrivato (rimanendo ovviamente il fatto che entro breve tempo peccherò di nuovo e ne uscirò; per poi rientrarci, eccetera).
Lo so, oggi stona: stona come l’episodio di San Giovanni Vianney che quasi sviene quando gli viene fatto vedere quanto è sporca la sua anima (e pure lui era santo), come la visione di Santa Teresa d’Avila sui mazzi di anime che finiscono all’inferno pure essendosi confessate (male), in definitiva stona la menzione del fango come diceva Costanza. Solo melassa oggi. D’altronde, ora c’è l’eresia secondo cui ognuno decide da sé se è in grazia di Dio – semmai con l’ausilio di un prete, il quale improvvisamente diventa competente “in foro interno” -, tanto da poter fare la Comunione. Ma questo non è il vero Magistero. È la dimostrazione del danno che fa parlare solo di bellezza e non di fango.
@Fabrizio, si ne avevamo già ampiamente discusso e non vorrei ritornarci più di tanto…
Non sono in disaccordo con quanto riporti (ci mancerebbe, laddove poi si tratta di pronunciamenti della Chiesa), ma se hai colto, il mio dire si riferiva principalmente proprio a questo:
Abbiamo però dei segni perché, come ricorda S. Paolo, “lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8,16). Non lo si percepisce dall’esterno, ma “mediante l’effetto dell’amore filiale che egli produce in noi”.
E di fatto mi sono riferito all’incontro del Figliuol prodigo con il Padre, o potremmo riferirci alla gioia che si prova godendo del Sacramento della Riconcilazione. Gioia profonda che attesta a nostro spirito che siamo tornati alla Grazia del Padre.
Se dovessimo dubitare anche di questo, come già scirssi allora, si aprirebbe la voragine di tutti gli inutili, subdoli, quando non satanici dubbi (scrupoli di coscienza), sul “ma sarò veramente perdonato?” “Sarò nuovamente in comunione con Dio?” (stato di Grazia), ecc, ecc. con tutto quel che ne consegue.
Qui mi fermo perché appunto già ne abbiamo parlato e credo si possa trovare un “prospettiva convergente” 😉
Questo poi
mi pare c’entri veramente poco… arrivato dove? Essere in stato di Grazia (per quanto consapevolmente momentaneo) centra con l’ “essere arrivato”? Ripeto, dove? A cosa? Alla Santità?
Su andiamo… mi pare proprio concetto tirato per i capelli.
La tensione del Cristiano è a Cristo! E chi può dire di essere “arrivato a Cristo”? E cmq mai completamente sinché siamo in questa vita.
@Bariom: esatto ! L’essere in grazia di Dio non è il punto di arrivo, ma il punto di partenza. L’arrivo non possiamo dire quale sia, perché la strada è indicata da Cristo stesso: “siate perfetti come è perfetto il Padre mio che è nei cieli”, ossia un ideale infinito
Che poi anche in questo che giustamente dici, la nostra tensione non è “verso Cristo” da intendersi come una tensione ideale che ci poirta ad un progressivo “miglioramento”, è semmai la tensione verso un progressivo svuotamento di noi stessi e di tutto il nostro “uomo vecchio”, perché LUI si possa manifestare in noi…
E’ fare posto a Cristo, più che fare al posto di Cristo… 😉
Giacché senza di Lui non possiamo far nulla.
@Fabrizio Giudici: no abbi pazienza, non mi conosci, ma non credo proprio che tu possa mettermi nel mainstream della melassa (“Solo melassa oggi”)
A parte il fatto che il post di Costanza parla di altro dall’argomento citato da te, ma visto che hai postato tutte queste citazioni, ti dico che non ho studiato teologia, ma credo di avere il sensus fidei per sapere se ho coscienza o no di peccato grave sulla mia anima.
Quindi: se so di aver peccato, mi confesso prima di accedere all’Eucarestia. Se spingessimo alle estreme conseguenze quello che dici tu, “D’altronde, ora c’è l’eresia secondo cui ognuno decide da sé se è in grazia di Dio – semmai con l’ausilio di un prete, il quale improvvisamente diventa competente “in foro interno” -, tanto da poter fare la Comunione” allora io non potrei decidere mai di poter fare la Comunione, nemmeno dopo la Confessione, dato che potrei essere in peccato mortale e dunque potrei commettere un sacrilegio.
Guarda, un conto è essere diligenti nel confessarsi, altra cosa è scadere in un atteggiamento di scrupolo, che è assai nefasto, per cui uno non dovrebbe essere certo di andare a fare la Comunione neppure dopo il sacramento della Confessione.
Poi tu dici: “Questo non vuol dire che devo disperare e pensare che necessariamente non ci sono!”: e meno male, perché se dovessi disperarmi vorrebbe dire che il Diavolo su di me ha già vinto, perché la disperazione della salvezza è uno dei peccati contro lo Spirito Santo.
Cara Costanza, come madre e come donna ti dico che tutto quello che scrivi è pura verità, che io sperimento ogni giorno. Questo tuo desiderio, di seguire un cammino di fede, credo sia la ciliegina sulla torta…cioè credo che tu debba seguire questo tuo anelito..nella chiesa ci sono tanti movimenti, tante realtà di fede belle..tutti abbiamo uno stesso Padre, che è il Signore, tutti abbiamo lo stesso battesimo..ma io posso parlarti solo di quello che conosco..che è il cammino neocatecumenale, che io seguo ormai da 35 anni , e che mi ha salvata..come donna, come sposa e come madre.La bellezza del cammino mi consente di guardare alla Chiesa come ad una madre ed a Cristo come ad uno sposo che costantemente vuole essere una sola carne con me( come posso essere una sola carne con mio marito e con i miei figli se Cristo non è con me?), che mi chiama, che mi invita, come nel cantico dei cantici, a seguirlo ad andare nella vigna con Lui, mi chiama con appellativi che scaldano ed addolciscono il mio cuore spesso arido, a causa del mio peccato,…mia colomba, mia bella,…quale uomo mi chiama così? nessuno..anche l’uomo più bello e buono della terra. Allora perché non provare…? in questo tempo di Pasqua le domeniche andiamo nelle piazze ad annunciare la gioia della resurrezione..vieni anche tu ed ascolta le esperienze dei fratelli che si espongono e parlano con franchezza della loro vita , senza vergogna perché? perché Dio è con loro. Coraggio Costanza il Signore ti sta chiamando..e ti dice :” alzati mia bella e vieni…
@Thelonius “Solo melassa oggi” era un “oggigiorno”, inteso come tempi; non specificamente ai commenti del giorno (o di questo post). Effettivamente non si capiva, mi spiace per l’incomprensione.
Per il resto, l’ho scritto io, l’ha scritto Bariom: il senso non è quello di farsi prendere dallo “scrupolo diabolico” per cui uno poi non fa più la Comunione. È semmai che non pareggiamo mai i conti con Dio e siamo sempre in difetto: persino quando siamo in condizioni di fare la Comunione. E questo mi pare in linea con il post di Costanza, e sull’importanza di ribadire la presenza del fango.
In ogni caso, quello è il Magistero, è piuttosto incisivo nel concetto che esprime, e non me lo sono inventato io.
@Bri “non l’ha incoraggiata, l’ha semplicemente lasciata andare (come il padre del figliuol prodigo tra l’altro)”
Nella parabola il fatto che il padre abbia lasciato andare il figlio rappresenta il libero arbitrio. Farlo diventare l’accondiscendenza al peccare degli altri, senza metterli sull’avviso, mi sembra veramente troppo. Ma è il trend attuale, lo riconosco.
@Bariom @Thelonius
“Su andiamo… mi pare proprio concetto tirato per i capelli. La tensione del Cristiano è a Cristo! E chi può dire di essere “arrivato a Cristo”?
“L’essere in grazia di Dio non è il punto di arrivo, ma il punto di partenza.”
È stato uno scambio un po’ surreale. Mi avete criticato, perché ho citato il Magistero (e non ho ancora capito dove avrei sbagliato a citarlo), per arrivare poi a concludere quello che ho scritto sopra. Non mi interessa la questione sul personale, ovviamente, ma è un modo curioso di ragionare.
Ti ho criticato per aver citato il Magistero???
Poi il tuo “Nota che in tutto questo discorso, mi pare, sia fondamentale l’idea di una tensione…ecc” era Magistero? 😉
Perché mi pare a quello di essermi riferito… mah!
Lasciamo qui che come dici, siamo effettivamente al surreale. Forse il tuo rispondere contemporaneamente su più fronti, ti ha confuso o non vuoi fare lo sforzo di comprendere il succo, che ribadisco, per me NON è essere in “disaccordo”, ma sottolineare un altro aspetto.
Alla prox.
@fabriziogiudici
“Farlo diventare accondiscenza” è mistificare.
L’autore dell’aneddoto non è stato condiscendente (arrendevole) ha evitato di radicalizzare la scelta dell’amica
Ha letto il momento (lo dice anche lui senza sottolinearlo)
Una “lite” in quel momento l’avrebbe possibilmente spinta a legarsi ancor di più a quella situazione da cui poi invece è uscita
Ha capito che agendo diversamente avrebbe solo rotto qualcosa (non parlo volutamente di amicizia)
Dava inoltre per assodato che l’amica ben sapesse quel che lui pensava e quindi ha rispettato il suo (di lei) libero arbitrio
E alla fine ha salvato il legame e la possibilità di veicolare ora il suo sentire verso un ascoltatore che, si spera, più disposto a prestare orecchio (diciamo che interpreto quella di lei ramanzina sul “perchè non me l’hai detto anche se sapevi che non avrei ascoltato” come un tipico esempio logica femminile 😀 )
Sicuramente se avesse colto disponibilità all’ascolto all’epoca dei fatti avrebbe agito diversamente (tipo lei che gli chiede “ma secondo te che dovrei fare?”)
Tutto ciò NON è stata accondiscendenza
Di più, ti dirò che piccarsi di sbattere in faccia la Verità nei momenti sbagliati non è né saggio né giusto.
Anzi, forse, è pure dannoso e pericoloso.
Come potrei giustificarmi se le mie parole spingessero qualcuno lontano lontano da dove lo vorrei?
Se perdessi la possibilità di farmi ascoltare di nuovo?
La correzione fraterna non si estingue né esprime nel gesto di un istante. Serve tatto e prudenza.
E non tutti i momenti sono quelli giusti
E’ un cercare di stare alla giusta distanza senza perdere la possibilità di farsi sentire
Un’opera da veri artificieri. Tagliare il filo rosso o quello blu? 🙂
@Bri “Di più, ti dirò che piccarsi di sbattere in faccia la Verità nei momenti sbagliati non è né saggio né giusto.
Anzi, forse, è pure dannoso e pericoloso.
Come potrei giustificarmi se le mie parole spingessero qualcuno lontano lontano da dove lo vorrei?”
Quindi se tu avessi un figlio un po’ scontroso che manifestasse l’intenzione di andare a farsi delle canne, oppure a puttane, o qualsiasi altra cosa, non gli faresti nessun rimprovero?
Peraltro, non stai cogliendo il fatto che l’amica dello scrittore *ha perso la fiducia in lui*, e quindi non è detto che si rivolgerà ancora a lui in caso di bisogno. Il rapporto potrebbe essere rotto comunque, e lui ha perso l’occasione di farsi ascoltare.
E comunque: Cristo dunque sbagliava?
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Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». 61Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? 62E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? 63E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. 64Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».
66Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.
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@Fabrizio Giudici “Quindi se tu avessi un figlio un po’ scontroso che manifestasse l’intenzione di andare a farsi delle canne, oppure a puttane, o qualsiasi altra cosa, non gli faresti nessun rimprovero?” scusa se rispondo per Bri (che magari voleva dire un’altra cosa): no, questa non è conseguenza di ciò che ha detto Bri.
Come non è conseguenza logica quest’altra domanda retorica: “E comunque: Cristo dunque sbagliava?”.
Certo che Cristo non sbagliava, ma Cristo ha usato una pedagogia nel rivelarsi, non ha rivelato la Verità (cioè se stesso) tutto insieme, ma per gradi, con una pedagogia precisa verso gli Apostoli.
Certo in alcuni momenti ha fatto rimproveri anche severi (anche allo stesso Pietro, ad esempio), ma ha anche detto “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso….”.
Perciò occorre il discernimento per dire le cose giuste al momento giusto, anche se uno avesse la buona intenzione di fare un giusto richiamo all’altro (di buone intenzioni, si sa, è lastricato l’inferno), perché non tutti siamo uguali e i momenti sono diversi, e anche se il bene è oggettivo, occorre il discernimento e la pazienza nel parlare e nel testimoniare, perché il Signore per primo usa la pazienza con noi, che siamo peccatori peggio degli altri.
A volte perciò si fa bene a parlare, a volte a tacere, a volte a rimproverare severamente, a volte ad abbracciare, ecc..
“A volte perciò si fa bene a parlare, a volte a tacere, a volte a rimproverare severamente, a volte ad abbracciare, ecc..”
Il che significa Discernimento ed essere mossi (o strumenti se si preferisce) dello Spirito Santo… avere un cuore sempre teso ad ascoltare i suggerimenti dello Spirito appunto (più che essere solleciti ad applicare una regola… e qui apriti cielo se si vuol fraintendere che le “regole” non servono – vedi figlie ecc.) e in prudente preghiera (tipo: “dammi Tu Signore le parole per questa persona…”, parole nelle quali rientrano anche quelle “dure”), ecc, ecc.
@Thelonious
Interpretato precisamente quel che volevo dire
Grazie
…mi permetto di intervenire: ma di che state parlando, quale è il punto, non state perdendo
(ancora una volta) il filo (come minimo) del semplice discorso?
… (il filo del discorso): ci siamo trovati per caso a vivere sulla terra senza nessun perché e la terra è piena di tutte le cose belle e brutte di cui è piena la terra, noi non possimao fare altro che vivere il meglio che sia possibile, anche in rapporto agli altri disgraziati nostri simili, si patisce e si gioisce e alla fine si muore, il Vangelo è un libro sublime che ci può dare l’aiuto che danno i libri sublimi, ma non c’è Cristo che tenga!
@Alvise “ci siamo trovati per caso a vivere sulla terra senza nessun perché”: parla per te !
Thelonius:
…perchè te ce lo hai un perché? Ne sei proprio sicuro? Non sarai anche te uguale a me, e cioè solo un povero diavolo che deve arrabattarsi alla meglio (bene o male) fino alla fine (sicura)? (a ogni modo riconosco che illudersi di qualcosa può anche aiutare, alle volte)
O incaponirsi sino alla fine (sicura) senza un perché (vita grama non c’è dubbio), per poi scoprire che un senso c’è.
Quasi una disillusione 😛
.Bariom:
..Gesù non è mai risorto (se è per questo che te credi, come s.Paolo)
Nessuno è mai risorto.
Le testimonianze di alcuni non dimostrano nulla.
Sarebbe come se io testimoniassi di avere visto un mio amico morto e resuscitato.
Nessuno (giustamente) mi crederebbe.
Voi invece ci credete
Ma quando mai una testimonianza non deve essere anche provata?
Devi vivere anche te con le sole tue forze, come fanno tutti, illusioni o meno.
Mi dispiace.
Sì la vita può anche essere molto grama..
Solo per gli illusi non è grama (forse).
E così si pole cominciare a discutere per davvero, ammesso che ne siamo capaci!
@Alvise:
Certo che Cristo è risorto, e ci sono molte prove di questo, altrimenti la nostra sarebbe creduloneria.
Ma credo che il tuo intento sia quello, come al solito, di buttare tutto in vacca.
Dice Alvise:
“Le testimonianze di alcuni non dimostrano nulla.
Sarebbe come se io testimoniassi di avere visto un mio amico morto e resuscitato.
Nessuno (giustamente) mi crederebbe.”
.
Ma se tu fossi disposto a farti scannare per testimoniarlo, dovrei cominciare a prenderti sul serio (Pascal, più o meno).
Vanni:
…tanti uomini si sono fatti scannare per le ragioni più disparate.
Ad ogni modo la cosa importante è che nel parlare comune (e in comune) non ha rilevanza
affermare che Gesù è morto per avvalorare le proprie visioni sulla vita eccetra.
Così come, giustamente, mi sembra, quando vi fu in piazza la manifestazione
per la famiglia a nessuno venne in mente di porla sotto il segno della
resurrezione o cose del genere, . ma semplicemente sotto la forza dell’opinione che i manifestanti avevano sulla famiglia
così come è.
Non si può partecipare (per esempio) a una riunione di condominio
e pretendere di far valere la propria credenza nella resurrezione etc.
E così per tutto quanto.
Quella del condominio proprio mi sfugge…
Se voglio parlare di Gesù Cristo ad una riunione di condominio e la cosa ha un minimo di senso lo faccio… sennò cosa centrerebbe? Per abbassare le spese o decidere chi taglierà la siepe?
Vanni:
…appunto, non c’entrerebbe nulla!
Ci entrerebbe solo in interiore homine, senza applicazioni pratiche che non si potessero già applicare
semplicemente di per se stesse, per ragioni umane, cosiddette, condominiali, nella fattispecie, senza collegamenti metafisici.
Un altro esempio pratico: se uno è contrario al matrimonio tra omosessuali è impertinente
ricordare che “uomo e donna li/lo creò”, uno è contario (se è contrario) e basta!
Briom:
…avevo scritto a Vanni, ma rispondevo a te!
“tanti uomini si sono fatti scannare per le ragioni più disparate”
Ti risponde Frayssinous
“Qui, o Signori, apprendiamo tutta la forza di una testimonianza suggellata col sangue di quegli stessi che la fanno, né crediamo già di poterla declinare con alcuni inconsiderati paragoni. Che alcuni entusiasti, i quali educati ed imbevuti d’opinioni false, possano crederle verissime, e che con tale persuasione tutto sagrifichino per esse, anche la stessa vita; ciò, se si vuole, può essere; in questo caso la menzogna, che credono verità, esercita sul loro cuore tutti i diritti e tutto l’impero della verità medesima.
Ma che poi molti uomini inventino fatti interamente falsi, e che in seguito li spaccino per veri col pericolo istesso della loro vita; che si lascino strangolare per attestare ch’essi han visto quel che non videro, udito ciò che non udirono, questo è un nuovo genere di frenesìa inauditissimo.
Gli Apostoli, come l’avverte in qualche luogo Bossuet, non sono già uomini dominati da prevenzioni, che muoiano per sentimenti succhiati col latte; no, non sono essi spiriti speculativi, che si formino delle loro opinioni altrettanti idoli prediletti, e che le difendano col dispendio della vita loro. Gli Apostoli non ci dicono con un tuono imperioso: Noi abbiamo pensato, noi abbiamo meditato, e noi abbiamo concluso. i loro giudizi potrebbero essere fallaci, mal fondate le loro meditazioni, e le loro conseguenze erroneamente dedotte;
Ma essi ci dicono: Noi abbiamo veduto, noi abbiamo udito, noi abbiamo toccato colle nostre mani. Ed ecco perché resta con tutta la sua forza il detto celebre di Pascal, che gl’increduli han fatto sembianza di non comprendere. Pascal non ha detto precisamente: Io credo volentieri agli uomini, che muoiono per le loro opinioni; ma bensì io credo volentieri all’istorie, i di cui testimoni si fanno scannare.”
Per quanto riguarda le riunioni di condominio, se si parlasse anche di resurrezione qualche volte ci sarei anche andato.
…parole sante!
@Alvise: si un perché ce l’ho, e ne sono sicuro. Ciao
“A volte perciò si fa bene a parlare, a volte a tacere, a volte a rimproverare severamente, a volte ad abbracciare, ecc..”
Questa è gradualità e ha senso, però se la metti in relazione alla gradualità del problema. Se ho un amico a cui piace andare in bici senza mani e il massimo che gli può capitare è rompersi un dente, può essere che me ne stia zitto: l’incidente gli servirà di lezione. Ma se invece rischia di rimetterci la pelle, certamente sbaglio a non dissuaderlo.
Fuor di metafora, la prudenza può avere senso per i peccati veniali; non per quelli mortali. Tu ad un’amica che sta per abortire non diresti niente?
Il discernimento… vediamo di non farlo diventare l’ennesima parolina magica, che il post-concilio già ci ha intossicato con una valanga di buzzwords.
PS Il passaggio intero della citazione evangelica è questo:
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«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»
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Dunque non si riferiva al fatto che c’era bisogno della discesa dello Spirito Santo? E dopo la Pentecoste le cose non sono cambiate?
E sempre in tema mi pare Paolo:
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Ti scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo, che giudicherà i vivi e i morti, quando tornerà per costituire il suo regno: 2 predica la Parola di Dio, ___insisti in ogni occasione opportuna e inopportuna___. Correggi e sgrida, quando ce n’è bisogno, e incoraggia tutti con grande pazienza a fare il bene, senza smettere mai d’insegnare la parola di Dio.
3 Perché verrà il tempo in cui le persone non vorranno più ascoltare la verità, ma s’affideranno a un’infinità di « maestri » su misura. 4 Proprio così, non vorranno più saperne di ciò che dice la Bibbia per dare ascolto alle favole.
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Scusate, ma la citazione corretta di Paolo dalla Bibbia CEI è questa:
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[1] Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: [2] annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. [3] Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, [4] rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. [5] Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.
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Direi che dentro ci stanno parecchie cose…
Annunzia la parola (che a volte vale più delle nostre parole e dei nostri rimproveri), ammonisci, rimprovera, esorta e (il tutto) con magnanimità e dottrina (anche qui: essere ben consapevoli di ciò che si dice…).
@Fabrizio “discernimento” è tutt’altro che una “parolina magica”…poi se vuoi buttarla in vacca è un altro discorso.
Hai ragione la gradualità c’è ed è anche in relazione alla gravità e all’urgenza, ma non comprendo perché all’esempio di chi vuole abortire devi far corrispondere un “non diresti niente”? Che razza di discorso è?? Solo perché tra le opzioni c’era il tacere? Mah!
“Correggi e sgrida, quando ce n’è bisogno…” appunto.
Peccato mortale è anche l’adulterio… tu che fai? Urli dietro a tutti gli adulteri che conosci? Sarai senza voce… 😐
Cmq ripeto e concludo qui, non si può applicare un’unica regola di comportamento o di approccio (Cristo l’adultera non l’ha manco “sgridata”, con altri è stato molto più duro…), né avere di fondo la presunzione che le nostre parole o sberle e sberloni, possano cambiare la vita o il cuore delle persone… a quello ci pensa Dio (attraverso tante di quelle strade che fatichiamo ad iommaginarle) che ci tiene MOLTO più di noi alla conversione del peccatore.
Se poi il timore è quello di cadere sempre in un peccato di omissione… che ti devo dire? Sii sempre oppurtuno e anche inopportuno e meglio abbondare nei modi e nei momenti e stai in pace.
@Fabrizio Giudici: senti, io lascio perdere. Quello che intendevo mi pare evidente, e non contraddice i passi citati (lo so che il passo era riferito alla discesa dello S.S.).
Se poi credi che io voglia usare la parola “discernimento” (come pure la parola “prudenza” che è virtu cristiana) come una parolina magica “post-conciliare” ( io sono nato dopo il CVII e conosco solo questa Chiesa, quella precedente solo per studio) per giustificare tutto (ed è il contrario di quello che intendo dire io), fai pure, lascio la discussione dato che credi di aver capito.
@Fabrizio “discernimento” è tutt’altro che una “parolina magica”…poi se vuoi buttarla in vacca è un altro discorso.
Lo so, ma mi pare che in generale – non dico qui in particolare – si inizia a usarla per giustificare tutto. Il mio punto è che non si può usare per dire qualcosa di conclusivo, troncando altri ragionamenti.
“non comprendo perché all’esempio di chi vuole abortire devi far corrispondere un “non diresti niente”? Che razza di discorso è??”
Proprio per arrivare a:
“Peccato mortale è anche l’adulterio… tu che fai? Urli dietro a tutti gli adulteri che conosci? Sarai senza voce… :-|”
Pazienza, la voce me la ridarà lo Spirito Santo. Certo che non urlo dietro a tutti gli adulteri. Per esempio non vado a dare consigli non richiesti, prima di tutto perché una persona adulta ha diritto ad essere trattata come una persona adulta; secondo perché non conosco i dettagli di ogni singolo contesto. Inoltre è un argomento che riguarda l’intimità delle persone e questa non va violata (in realtà, ci sarebbe altro da dire, ma per ora semplifichiamo).
Ma se l’interessato mi chiede consiglio (e qui siamo nel caso d’esempio di cui stiamo discutendo da ieri), questo cambia totalmente le cose: mi sta impegnando a dargli una risposta, si presume che nella discussione si potrebbe entrare sufficientemente nel contesto e l’invito a entrare nella sua intimità proverrebbe dal diretto interessato. Per cui certo che gli direi quello che va detto, senza censure: stai commettendo un peccato mortale, Cristo ti chiama ad una conversione di vita.
@Thelonius Francamente un po’ d’umiltà nella discussione farebbe bene. Io avrei qualche rimostranza su certe cose ch mi hai attribuito nella discussione sullo “stato di grazia”, ma non facciamo questioni personali e non ho abbandonato la discussione. Se non ho capito, spiegati. È che stiamo discutendo su un caso esemplificativo, teorico, con tutte le limitazioni di queste premesse, ma proprio perché è un caso specifico non si può tirare in ballo il discernimento e chiudere lì.
Per cui, ripeto e sintetizzo: se una persona ti chiede un consiglio su una relazione extra-matrimoniale, ovvero su un male intrinseco che costituisce un peccato mortale, tu pensi che esista veramente una possibilità lecita di non metterla in avviso? Facci capire, anche perché Bri dice che hai sintetizzato il suo pensiero, ed io proprio non ho capito.
@Fabrizio “Francamente un po’ d’umiltà nella discussione farebbe bene”: dipende.
Se un interlocutore intelligente come te mi mette in bocca cose che non ho detto o le travisa completamente, semplicemente per tirare acqua al mulino della discussione (ben nota tecnica dello straw man) onestamente per me la discussione si tronca, e l’umiltà non c’entra, c’entra il giramento di scatole che mi prende.
@Fabrizio
Proprio non mi pareva aver usato tale termine per simile scopo…
e allora scusa, stavamo dicendo una cosa tanto diversa??! Forse con paroile diverse, ma (santa pazienza) facciamo a capirci per lo meno…
Poi, inserendomi in una domanda che fai a Thelonious
Certo che va messa “sull’avviso”! E ti dirò (avendolo fatto…) se è persona che conosco e con cui ho un minimo di confidenza, ci prego sopra e se è il caso la vado a trovare apposta…
E sinceramente non mi pare che né Thelonious, né Bri sostengano che non sia lecito o opportuno farlo.
Questo a me pare dopo aver letto anche i loro interventi.
@bariom @thelonious @fabriziogiudici
Il cavillo è nel “se una persona ti chiede un consiglio”
Nell’esempio riportato io ho escluso questa richiesta (c’era, non c’era, mi è sfuggita?) e ho notato solo che non veniva evidenziata la parte della mancata disponibilità all’ascolto (c’era, non c’era, l’ho inventata io? ci sta pure, eh )
Sotto queste due diverse premesse ci siam divisi le opinioni in tema di correzione fraterna
Che invece mi permetto di concludere adesso sian identiche fra noi rispettivamente nei due casi
. Chiede consiglio: cuore aperto, avvisare con dolce fermezza
. Non disposta all’ascolto: non allontanare, farsi vicino, garantirsi nuove occasioni di incontro, operare per poter meritare ascolto
In entrambi i casi pregare
@Thelonius “Se un interlocutore intelligente come te mi mette in bocca cose che non ho detto o le travisa completamente, semplicemente per tirare acqua al mulino della discussione (ben nota tecnica dello straw man) onestamente per me la discussione si tronca, e l’umiltà non c’entra, c’entra il giramento di scatole che mi prende.”
A me è capitato molte volte e non ho mai chiuso una discussione. Comunque, per tagliare la testa al toro: se ti senti che ti ho male interpretato, ti faccio le mie scuse. Dunque ora puoi farci avere la tua risposta.
L’ha ribloggato su Dialoghi con Dioe ha commentato:
Grazie Costanza per questi tuoi pensieri
“Buttarla in vacca” è un’espressione pessima.
…tanto per intendersi riporto qui un brano da”Lo sraniero” di Albert Camus:
quando il sacerdote va a trovare Mersault in attesa della esecuzione.
“Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt’intero?”. “Sì”, gli ho risposto.
Allora ha abbassato la testa e si è rimesso a sedere. Mi ha detto che aveva pietà di me. Non credeva che un uomo potesse sopportare una simile cosa. Quanto a me, ho sentito soltanto che cominciavo ad annoiarmi.
Secondo lui la giustizia degli uomini non era nulla e la giustizia di Dio era tutto. Gli ho fatto notare che era la prima che mi aveva condannato.
Gli ho detto che non sapevo che cosa fosse un peccato: mi era stato detto soltanto che ero un colpevole. Ero colpevole, pagavo, non si poteva chiedermi nulla di più.
“Tu ti inganni, figlio mio”, mi ha detto. “Ti si potrebbe domandare di più. Te lo domanderanno, forse”. “E che cosa mai?”. “Ti potrebbe esser chiesto di vedere”. “Vedere cosa?” […] “Tutte queste pietre sudano il dolore, lo so. Non l’ho mai guardate senza angoscia. Ma dal fondo del mio cuore so che i più miserabili di voi hanno visto sorgere dalla loro oscurità un volto divino. è questo volto che vi si chiede di vedere”.
Mi sono animato un po’. Ho detto che erano mesi che guardavo quei muri. Non c’era nulla né alcuna persona al mondo che conoscessi meglio. Forse, già molto tempo prima vi avevo cercato un volto. Ma quel volto aveva il colore del sole e la fiamma del desiderio: era quello di Maria.
“No, non posso crederti. Sono sicuro che ti è avvenuto di desiderare un’altra vita”. Gli ho risposto che naturalmente mi era avvenuto, ma ciò non aveva maggiore importanza che il desiderare di essere ricco, di nuotare molto veloce o di avere una bocca meglio fatta. Erano desideri dello stesso ordine. Ma lui mi ha interrotto e voleva sapere come vedevo quest’altra vita. Allora gli ho urlato:”Una vita in cui possa ricordarmi di questa”
Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutto, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me.”
p.s. Maria non è la Vergine Maria, ma la amante di Mersault!
Comunque la si pensi, bellissimo.
cara Costanza,è proprio così, la tua esperienza è la mia, pur nella diversità delle strade che conducono a Cristo. Anch’io non comprendo come si possa rinunciare a annunciare Cristo nella sua radicalità evangelica, quella che mi ha salvato, quella che è stata per me gioia, svelamento doloroso e drammatico della mia natura di peccato ma allo stesso tempo amore e tenerezza e quindi dramma per il terribile contrasto fra quello che so che dovrei essere e quello che sperimento che non sono, ogni giorno, nel mio peccato , nei miei pensieri , nelle mie mancanze di amore e benevolenza verso gli altri, in famiglia anzitutto, nel lavoro… Eppure questo dramma è bello, perché non ti senti mai condannato, è come un gioco d’amore dove sai che Chi vince c’è sempre e ti è amico, ti porge sempre una strada di ritorno, non ti condanna, ti ricorda le belle esperienze di amore gratuito, non tuo, che ti ha fatto provare in passato. E ti dà sete di questa pienezza già sperimentata, di Vita Eterna e ti vien voglia di comunicarla, nonostante tu sia il primo indegno a doverla accogliere. E non capisco come i pastori possano rinunciare (e noi con loro) a annunciare questo combattimento di salvezza, in una guerra già vinta. E’ per questo che certa chiesa non convince nemmeno me. Certo modo di esserchiesaperta che è in tanti uomini di Chiesa, e forse può affacciarsi in ciascuno di noi. Ciò che mi ha fatto innamorare di Cristo a me è stata una Chiesa fatta di catechesi, Parola e catechisti che, senza che gli venisse qualcosa per loro, hanno speso tempo, sonno e energie per dirmi la verità su me stesso, per svelare l’ipocrisia che avevo (ho) dentro, rischiano (loro) incomprensione, ribellioni e diffidenza da parte mia e di chi riceveva questo messaggio. Ma alla luce della Parola 0(sempre) pian piano vedevi e intuivi che quanto era detto era profondamente vero e liberante e allora ti si svelava anche la natura di Dio, amore e misericordia (allora, a quel punto, si: Misericordia). Come il cieco nato che, con l’acqua che brucia negli occhi impreca, grida ma pian piano comincia a vedere, sino a riconoscere il Figlio dell’Uomo: “Chi è Signore, perché io possa…” Forse che esiste un messaggio di serie B, buonista e va là che va tutto bene… da passare a un altro tipo di uomini, un po’ meno esigente, un po’ meno esagerato o drammatico? “Credete che io sia venuto a portare la pace sulla terra…?” ha detto Cristo… con ciò che segue.. Riguardo il matrimonio io credo poi che il punto cruciale non sia quello che è tanto dibattuto, comunione sì, comunione no, quasi si parlasse di una sanatoria da decidere o meno… So bene l’importanza cruciale, teologica, dell’esser Comunione con Cristo e sono anch’io d’accordo con chi vede come stridente un Sacramento concesso a chi continua a esser volontariamente in peccato mortale, ma il problema di cui, mi accorgo, non si parla nella Chiesa , almeno non nei termini decisivi, assolutamente fondamentali che meriterebbe, è questo:manca una Evangelizzazione dei fidanzati , di chi desidererebbe sposarsi. E’ come se si dicesse:Ok, il mondo ormai è questo, la situazione delle famiglie è nota, gli uomini non vivono nella maggior parte di casi una pienezza di vita matrimoniale cristiana e, diciamo la verità, non è neppure possibile che vi riescano, è un po’ chieder troppo… Ci sono famiglie aperte, ferite, scombinate, situazioni di conflitto, coppie di fatto che comunque sono molto piene di umanità e di sentimenti di solidarietà che vanno valorizzate e non condannate….. noi Chiesa a questo punto dobbiamo esser un po’ più aperti, meno esigenti, meno dogmatici e accettare questa situazione e dare un messaggio di misericordia e generale amore e accoglienza per tutti…. E’ come se ai miei due bimbi dicessi:ok basta, siete così, mettete tutto in disordine, non apparcchiate quasi mai tavola, gridate e