di Lavinia Roscetti
Ci sono quesiti che sono chiavi di volta della nostra vita. Trascorriamo anni nell’abitudine in bianco e nero finché non incontriamo qualcuno che, venendoci incontro, ci pone un quesito chiaro e limpido, tanto semplice da essere scomodo. Si tratta di quelle domande a cui, in genere, rispondiamo con un condizionale o virando totalmente l’argomento. Finché siamo bambini dotiamo di convinzione anche le risposte più complicate, siamo pronti a giurare a otto anni che da grandi faremo gli astronauti o il medico senza frontiere, conosco qualcuno che si è spinto sino a vedersi Papa! Poi, crescendo, le idee sulla nostra vocazione si fanno più confuse. Non tanto perché ci accorgiamo che l’ambiente aerospaziale non faccia per noi, quanto per il fatto che più i quesiti sono semplici e diretti più vanno a toccare le corde del cuore. Diventiamo indecisi e spiazzati come una donna al ristorante, quando davanti al menù le si domanda cosa voglia mangiare. La domanda è semplice, l’offerta è vasta, e pur dotata di gusti personali non riesce comunque a formulare una risposta, perlomeno in tempi rapidi.
Come quella volta che, impelagata in una relazione senza obiettivi e futuro, un’amica mi domandò: “sei felice?”. Mi diede così fastidio da chiudere immediatamente la conversazione, sapevo di non esserlo ed era spiazzante doverlo ammettere. Ma l’incanto di questi interrogativi è che, una volta che vengono formulati, ti restano dentro come un mantra. Puoi chiudere la comunicazione ma non puoi far tacere quella voce che continua a chiederti “sei felice?”. Dall’inquietudine nasce il cambiamento e finisci con il benedire chi ti ha posto davanti a una questione così scomoda.
Alla vigilia del mio compleanno trovo nuovamente una donna che mi sussurra qualcosa all’orecchio, stavolta la domanda è: “A chi vuoi piacere?”. Anche se provo ad andare avanti ormai si è messo in moto da solo il meccanismo della sana inquietudine: “A chi vuoi piacere?”, mi domando di nuovo mentre la benedico per avermelo chiesto. Lei scrive di voler piacere a Dio, mi piace come risposta anche se non so se sia un ottimo punto di partenza o un ottimo approdo. Abbasso il livello al quotidiano e penso ai ritmi delle mie giornate. A chi vuoi piacere giovane tirocinante che annulli il tuo tesoro di amicizie per star dietro ai tempi di un capo che, se va bene, ti concederà una pacca sulla spalla oltre al rimborso spese? A chi vuoi piacere giovane uomo con la volontà di costruire una famiglia pronto a sbolognare il progetto per obbedire ad un trasferimento immediato? A chi vuoi piacere donna ormai più che trentenne che continui a ritrarti in foto con la bocca serrata, come se stessi assaporando un gustoso moscerino all’anice, così piccolo da farti fare quelle strane grinzette sul labbro superiore che il chirurgo è riuscito a farti fuoriuscire totalmente dalle orbite dell’anatomia umana?
Potremmo sintetizzare questa domanda in altre due parole, smettendo di chiederci “perché” ci comportiamo così e iniziando a capire “per Chi” facciamo le nostre scelte. E’ chiaro che sia spiazzante ed estremamente provocatorio, servirà non solo la lettura di un libro ma anche tutto il tempo dei supplementari, quello necessario per riderne e per meditarlo. In fondo la scena l’abbiamo già vissuta altre volte: siamo solo sedute al ristorante, davanti al menù con Qualcuno che sedendosi davanti ci chiede “Allora, cosa vuoi mangiare nella vita?”
“E questa è vita, e puoi chimarla vita?” (si chiede a un certo punto anche il Faust di Goethe)
La vuoi finire con questo esistenzialismo da barzelletta?
Giusi, lo so che è difficile ma conserva il tuo ranno e il tuo sapone per farci qualcosa di più utile 😉
Giusi:
…e tanto tanto bromuro (il buon vecchio bromuro d’altri tempi)!
Ti piacerebbe!
…forse meglio l’Acutil!
Vedi Alvise conosci troppa chimica. Io non ho mai sentito questi nomi. Perciò stai intossicato. Nutri lo Spirito così potrai librarti al di sopra della tua immutabile banalità.
…ho capito, bisogna passare allo ZENDIUM!
…tutto è chimica, molecole, atomi, ioni (è la natura bella, e non puoi farci niente!)
Eh no: molecole, atomi, ioni sono natura, la chimica è la legge che li studia ma quello che scopre già c’era. Poi ci sono gli apprendisti stregoni che la natura la sovvertono facendo disastri. Non è che con tutti quei farmaci di cui non si conoscono nemmeno bene gli effetti (perché del cervello fanno finta di capirci qualcosa ma in realtà non ci capiscono niente) ti hanno ridotto in codesta maniera?
Abbi pazienza, Giusi, oggi c’ha il ruzzo.
Giusi: te sei la dimostrazione vivente che i farmaci, invece, anderebbero presi, abbondantemente!
Si lo so Alvise, tranquillo. Il drogato dice sempre che la droga fa bene……
Per chi facciamo le nostre scelte
Negli atti degli apostoli è scritto che è più urgente obbedire a DIo piuttosto che agli uomini.
Va bene cercare il compromesso e la conciliazione,ma Gesu sosteneva di esser venuto a portare non la pace ma la spada.
(Da il foglio, a.gurrado,”il matrimonio…”)
Signor Filofiazzero, in sincerita’ e’ necessario che conosca questo Signor Goethe per un approfondimento spiritutale a vantaggio del cammino di santita’ o posso lasciar perdere ? Non so se le va la questione: Che signor Goethe sarebbe stato se vivesse ora? Come sa: Tu solo hai parole di Vita Eterna diceva il pescatore Simone. Gli fu rivelato veramente molto che veramente cii serve di sapere il resto “futile” nel senso pieno della parola umana. Cordiali saluti, Paul
Anche questo articolo é molto bello ti induce a riflettere a partire dal titolo.
Buona lettura 🙂 Chiara