Testo integrale della Dichiarazione comune firmata da Francesco e Kirill

2016-02-13_002212

Dichiarazione comune
di Papa Francesco
e del Patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Russia

«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi» (2 Cor 13, 13).

1. Per volontà di Dio Padre dal quale viene ogni dono, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, e con l’aiuto dello Spirito Santo Consolatore, noi, Papa Francesco e Kirill, Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, ci siamo incontrati oggi a L’Avana. Rendiamo grazie a Dio, glorificato nella Trinità, per questo incontro, il primo nella storia. Con gioia ci siamo ritrovati come fratelli nella fede cristiana che si incontrano per «parlare a viva voce» (2 Gv 12), da cuore a cuore, e discutere dei rapporti reciproci tra le Chiese, dei problemi essenziali dei nostri fedeli e delle prospettive di sviluppo della civiltà umana.

2. Il nostro incontro fraterno ha avuto luogo a Cuba, all’incrocio tra Nord e Sud, tra Est e Ovest. Da questa isola, simbolo delle speranze del “Nuovo Mondo” e degli eventi drammatici della storia del XX secolo, rivolgiamo la nostra parola a tutti i popoli dell’America Latina e degli altri Continenti. Ci rallegriamo che la fede cristiana stia crescendo qui in modo dinamico. Il potente potenziale religioso dell’America Latina, la sua secolare tradizione cristiana, realizzata nell’esperienza personale di milioni di persone, sono la garanzia di un grande futuro per questa regione.

3. Incontrandoci lontano dalle antiche contese del “Vecchio Mondo”, sentiamo con particolare forza la necessità di un lavoro comune tra cattolici e ortodossi, chiamati, con dolcezza e rispetto, a rendere conto al mondo della speranza che è in noi (cfr 1 Pt 3, 15).

4. Rendiamo grazie a Dio per i doni ricevuti dalla venuta nel mondo del suo unico Figlio. Condividiamo la comune Tradizione spirituale del primo millennio del cristianesimo. I testimoni di questa Tradizione sono la Santissima Madre di Dio, la Vergine Maria, e i Santi che veneriamo. Tra loro ci sono innumerevoli martiri che hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e sono diventati “seme di cristiani”.

5. Nonostante questa Tradizione comune dei primi dieci secoli, cattolici e ortodossi, da quasi mille anni, sono privati della comunione nell’Eucaristia. Siamo divisi da ferite causate da conflitti di un passato lontano o recente, da divergenze, ereditate dai nostri antenati, nella comprensione e l’esplicitazione della nostra fede in Dio, uno in tre Persone – Padre, Figlio e Spirito Santo. Deploriamo la perdita dell’unità, conseguenza della debolezza umana e del peccato, accaduta nonostante la Preghiera sacerdotale di Cristo Salvatore: «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola» (Gv 17, 21).

6. Consapevoli della permanenza di numerosi ostacoli, ci auguriamo che il nostro incontro possa contribuire al ristabilimento di questa unità voluta da Dio, per la quale Cristo ha pregato. Possa il nostro incontro ispirare i cristiani di tutto il mondo a pregare il Signore con rinnovato fervore per la piena unità di tutti i suoi discepoli. In un mondo che attende da noi non solo parole ma gesti concreti, possa questo incontro essere un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà!

7. Nella nostra determinazione a compiere tutto ciò che è necessario per superare le divergenze storiche che abbiamo ereditato, vogliamo unire i nostri sforzi per testimoniare il Vangelo di Cristo e il patrimonio comune della Chiesa del primo millennio, rispondendo insieme alle sfide del mondo contemporaneo. Ortodossi e cattolici devono imparare a dare una concorde testimonianza alla verità in ambiti in cui questo è possibile e necessario. La civiltà umana è entrata in un periodo di cambiamento epocale. La nostra coscienza cristiana e la nostra responsabilità pastorale non ci autorizzano a restare inerti di fronte alle sfide che richiedono una risposta comune.

8. Il nostro sguardo si rivolge in primo luogo verso le regioni del mondo dove i cristiani sono vittime di persecuzione. In molti paesi del Medio Oriente e del Nord Africa i nostri fratelli e sorelle in Cristo vengono sterminati per famiglie, villaggi e città intere. Le loro chiese sono devastate e saccheggiate barbaramente, i loro oggetti sacri profanati, i loro monumenti distrutti. In Siria, in Iraq e in altri paesi del Medio Oriente, constatiamo con dolore l’esodo massiccio dei cristiani dalla terra dalla quale cominciò a diffondersi la nostra fede e dove essi hanno vissuto, fin dai tempi degli apostoli, insieme ad altre comunità religiose.

9. Chiediamo alla comunità internazionale di agire urgentemente per prevenire l’ulteriore espulsione dei cristiani dal Medio Oriente. Nell’elevare la voce in difesa dei cristiani perseguitati, desideriamo esprimere la nostra compassione per le sofferenze subite dai fedeli di altre tradizioni religiose diventati anch’essi vittime della guerra civile, del caos e della violenza terroristica.

10. In Siria e in Iraq la violenza ha già causato migliaia di vittime, lasciando milioni di persone senza tetto né risorse. Esortiamo la comunità internazionale ad unirsi per porre fine alla violenza e al terrorismo e, nello stesso tempo, a contribuire attraverso il dialogo ad un rapido ristabilimento della pace civile. È essenziale assicurare un aiuto umanitario su larga scala alle popolazioni martoriate e ai tanti rifugiati nei paesi confinanti. Chiediamo a tutti coloro che possono influire sul destino delle persone rapite, fra cui i Metropoliti di Aleppo, Paolo e Giovanni Ibrahim, sequestrati nel mese di aprile del 2013, di fare tutto ciò che è necessario per la loro rapida liberazione.

11. Eleviamo le nostre preghiere a Cristo, il Salvatore del mondo, per il ristabilimento della pace in Medio Oriente che è “il frutto della giustizia” (cfrIs 32, 17), affinché si rafforzi la convivenza fraterna tra le varie popolazioni, le Chiese e le religioni che vi sono presenti, per il ritorno dei rifugiati nelle loro case, la guarigione dei feriti e il riposo dell’anima degli innocenti uccisi. Ci rivolgiamo, con un fervido appello, a tutte le parti che possono essere coinvolte nei conflitti perché mostrino buona volontà e siedano al tavolo dei negoziati. Al contempo, è necessario che la comunità internazionale faccia ogni sforzo possibile per porre fine al terrorismo con l’aiuto di azioni comuni, congiunte e coordinate. Facciamo appello a tutti i paesi coinvolti nella lotta contro il terrorismo, affinché agiscano in maniera responsabile e prudente. Esortiamo tutti i cristiani e tutti i credenti in Dio a pregare con fervore il provvidente Creatore del mondo perché protegga il suo creato dalla distruzione e non permetta una nuova guerra mondiale. Affinché la pace sia durevole ed affidabile, sono necessari specifici sforzi volti a riscoprire i valori comuni che ci uniscono, fondati sul Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo.

12. Ci inchiniamo davanti al martirio di coloro che, a costo della propria vita, testimoniano la verità del Vangelo, preferendo la morte all’apostasia di Cristo. Crediamo che questi martiri del nostro tempo, appartenenti a varie Chiese, ma uniti da una comune sofferenza, sono un pegno dell’unità dei cristiani. È a voi, che soffrite per Cristo, che si rivolge la parola dell’apostolo: «Carissimi, … nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della Sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare» (1 Pt4, 12-13).

13. In quest’epoca inquietante, il dialogo interreligioso è indispensabile. Le differenze nella comprensione delle verità religiose non devono impedire alle persone di fedi diverse di vivere nella pace e nell’armonia. Nelle circostanze attuali, i leader religiosi hanno la responsabilità particolare di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose. Sono assolutamente inaccettabili i tentativi di giustificare azioni criminali con slogan religiosi. Nessun crimine può essere commesso in nome di Dio, «perché Dio non è un Dio di disordine, ma di pace» (1 Cor 14, 33).

14. Nell’affermare l’alto valore della libertà religiosa, rendiamo grazie a Dio per il rinnovamento senza precedenti della fede cristiana che sta accadendo ora in Russia e in molti paesi dell’Europa orientale, dove i regimi atei hanno dominato per decenni. Oggi le catene dell’ateismo militante sono spezzate e in tanti luoghi i cristiani possono liberamente professare la loro fede. In un quarto di secolo, vi sono state costruite decine di migliaia di nuove chiese, e aperti centinaia di monasteri e scuole teologiche. Le comunità cristiane portano avanti un’importante attività caritativa e sociale, fornendo un’assistenza diversificata ai bisognosi. Ortodossi e cattolici spesso lavorano fianco a fianco. Essi attestano l’esistenza dei fondamenti spirituali comuni della convivenza umana, testimoniando i valori del Vangelo.

15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.

16. Il processo di integrazione europea, iniziato dopo secoli di sanguinosi conflitti, è stato accolto da molti con speranza, come una garanzia di pace e di sicurezza. Tuttavia, invitiamo a rimanere vigili contro un’integrazione che non sarebbe rispettosa delle identità religiose. Pur rimanendo aperti al contributo di altre religioni alla nostra civiltà, siamo convinti che l’Europa debba restare fedele alle sue radici cristiane. Chiediamo ai cristiani dell’Europa orientale e occidentale di unirsi per testimoniare insieme Cristo e il Vangelo, in modo che l’Europa conservi la sua anima formata da duemila anni di tradizione cristiana.

17. Il nostro sguardo si rivolge alle persone che si trovano in situazioni di grande difficoltà, che vivono in condizioni di estremo bisogno e di povertà mentre crescono le ricchezze materiali dell’umanità. Non possiamo rimanere indifferenti alla sorte di milioni di migranti e di rifugiati che bussano alla porta dei paesi ricchi. Il consumo sfrenato, come si vede in alcuni paesi più sviluppati, sta esaurendo gradualmente le risorse del nostro pianeta. La crescente disuguaglianza nella distribuzione dei beni terreni aumenta il sentimento d’ingiustizia nei confronti del sistema di relazioni internazionali che si è stabilito.

18. Le Chiese cristiane sono chiamate a difendere le esigenze della giustizia, il rispetto per le tradizioni dei popoli e un’autentica solidarietà con tutti coloro che soffrono. Noi, cristiani, non dobbiamo dimenticare che «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio» (1 Cor 1, 27-29).

19. La famiglia è il centro naturale della vita umana e della società. Siamo preoccupati dalla crisi della famiglia in molti paesi. Ortodossi e cattolici condividono la stessa concezione della famiglia e sono chiamati a testimoniare che essa è un cammino di santità, che testimonia la fedeltà degli sposi nelle loro relazioni reciproche, la loro apertura alla procreazione e all’educazione dei figli, la solidarietà tra le generazioni e il rispetto per i più deboli.

20. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

21. Chiediamo a tutti di rispettare il diritto inalienabile alla vita. Milioni di bambini sono privati della possibilità stessa di nascere nel mondo. La voce del sangue di bambini non nati grida verso Dio (cfr Gen 4, 10). Lo sviluppo della cosiddetta eutanasia fa sì che le persone anziane e gli infermi inizino a sentirsi un peso eccessivo per le loro famiglie e la società in generale. Siamo anche preoccupati dallo sviluppo delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, perché la manipolazione della vita umana è un attacco ai fondamenti dell’esistenza dell’uomo, creato ad immagine di Dio. Riteniamo che sia nostro dovere ricordare l’immutabilità dei principi morali cristiani, basati sul rispetto della dignità dell’uomo chiamato alla vita, secondo il disegno del Creatore.

22. Oggi, desideriamo rivolgerci in modo particolare ai giovani cristiani. Voi, giovani, avete come compito di non nascondere il talento sotto terra (cfr Mt25, 25), ma di utilizzare tutte le capacità che Dio vi ha dato per confermare nel mondo le verità di Cristo, per incarnare nella vostra vita i comandamenti evangelici dell’amore di Dio e del prossimo. Non abbiate paura di andare controcorrente, difendendo la verità di Dio, alla quale odierne norme secolari sono lontane dal conformarsi sempre.

23. Dio vi ama e aspetta da ciascuno di voi che siate Suoi discepoli e apostoli. Siate la luce del mondo affinché coloro che vi circondano, vedendo le vostre opere buone, rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli (cfr Mt 5, 14, 16). Educate i vostri figli nella fede cristiana, trasmettete loro la perla preziosadella fede (cfr Mt 13, 46) che avete ricevuta dai vostri genitori ed antenati. Ricordate che «siete stati comprati a caro prezzo» (1 Cor 6, 20), al costo della morte in croce dell’Uomo-Dio Gesù Cristo.

24. Ortodossi e cattolici sono uniti non solo dalla comune Tradizione della Chiesa del primo millennio, ma anche dalla missione di predicare il Vangelo di Cristo nel mondo di oggi. Questa missione comporta il rispetto reciproco per i membri delle comunità cristiane ed esclude qualsiasi forma di proselitismo. Non siamo concorrenti ma fratelli, e da questo concetto devono essere guidate tutte le nostre azioni reciproche e verso il mondo esterno. Esortiamo i cattolici e gli ortodossi di tutti i paesi ad imparare a vivere insieme nella pace e nell’amore, e ad avere «gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti» (Rm 15, 5). Non si può quindi accettare l’uso di mezzi sleali per incitare i credenti a passare da una Chiesa ad un’altra, negando la loro libertà religiosa o le loro tradizioni. Siamo chiamati a mettere in pratica il precetto dell’apostolo Paolo: «Mi sono fatto un punto di onore di non annunziare il vangelo se non dove ancora non era giunto il nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui» (Rm 15, 20).

25. Speriamo che il nostro incontro possa anche contribuire alla riconciliazione, là dove esistono tensioni tra greco-cattolici e ortodossi. Oggi è chiaro che il metodo dell’“uniatismo” del passato, inteso come unione di una comunità all’altra, staccandola dalla sua Chiesa, non è un modo che permette di ristabilire l’unità. Tuttavia, le comunità ecclesiali apparse in queste circostanze storiche hanno il diritto di esistere e di intraprendere tutto ciò che è necessario per soddisfare le esigenze spirituali dei loro fedeli, cercando nello stesso tempo di vivere in pace con i loro vicini. Ortodossi e greco-cattolici hanno bisogno di riconciliarsi e di trovare forme di convivenza reciprocamente accettabili.

26. Deploriamo lo scontro in Ucraina che ha già causato molte vittime, innumerevoli ferite ad abitanti pacifici e gettato la società in una grave crisi economica ed umanitaria. Invitiamo tutte le parti del conflitto alla prudenza, alla solidarietà sociale e all’azione per costruire la pace. Invitiamo le nostre Chiese in Ucraina a lavorare per pervenire all’armonia sociale, ad astenersi dal partecipare allo scontro e a non sostenere un ulteriore sviluppo del conflitto.

27. Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana.

28. Nel mondo contemporaneo, multiforme eppure unito da un comune destino, cattolici e ortodossi sono chiamati a collaborare fraternamente nell’annuncio della Buona Novella della salvezza, a testimoniare insieme la dignità morale e la libertà autentica della persona, «perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Questo mondo, in cui scompaiono progressivamente i pilastri spirituali dell’esistenza umana, aspetta da noi una forte testimonianza cristiana in tutti gli ambiti della vita personale e sociale. Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità.

29. In questa ardita testimonianza della verità di Dio e della Buona Novella salvifica, ci sostenga l’Uomo-Dio Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore, che ci fortifica spiritualmente con la sua infallibile promessa: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno» (Lc12, 32)! Cristo è fonte di gioia e di speranza. La fede in Lui trasfigura la vita umana, la riempie di significato. Di ciò si sono potuti convincere, attraverso la loro esperienza, tutti coloro a cui si possono applicare le parole dell’apostolo Pietro: «Voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia» (1 Pt 2, 10).

30. Pieni di gratitudine per il dono della comprensione reciproca espresso durante il nostro incontro, guardiamo con speranza alla Santissima Madre di Dio, invocandola con le parole di questa antica preghiera: “Sotto il riparo della tua misericordia, ci rifugiamo, Santa Madre di Dio”. Che la Beata Vergine Maria, con la sua intercessione, incoraggi alla fraternità coloro che la venerano, perché siano riuniti, al tempo stabilito da Dio, nella pace e nell’armonia in un solo popolo di Dio, per la gloria della Santissima e indivisibile Trinità!

Francesco
Vescovo di Roma
Papa della Chiesa Cattolica
Kirill
Patriarca di Mosca
e di tutta la Russia

12 febbraio 2016, L’Avana (Cuba)

fonte: vatican.va

82 pensieri su “Testo integrale della Dichiarazione comune firmata da Francesco e Kirill

  1. Fabrizio Giudici

    I punti 24 e 25 contengono luci ed ombre, e qualcuna un po’ preoccupante. Cosa stiamo dicendo: che è indifferente essere Cattolici o Ortodossi? Sono ben consapevole che l’Ortodossia non è il Luteranesimo, per carità, e molti fondamentali, in primis l’Eucarestia, sono “a posto”. Penso anche che nella cultura Ortodossa ci siano molte cose che ci sarebbero utili (tanto che tra i blog cristiani che apprezzo di più ce n’è uno Ortodosso, che propone stimoli che non trovo da nessun’altra parte). Ma non mi pare possibile equiparare le due cose. Invece sembra che da adesso in poi non ci faremo il problema di evangelizzare cattolicamente terre ortodosse. Non ha senso. Anche la citazione di Paolo “per non costruire su un fondamento altrui” è fuori luogo: all’epoca non c’erano scismi e, semplicemente, Paolo applicava un criterio “economico” per cui era uno spreco delle sue energie andare a predicare Cristo dove qualcun altro l’aveva già fatto e bisognava dare priorità ai popoli che ancora non lo conoscevano. Ma, se non erro, Paolo si preoccupava di andare a ri-predicare nelle comunità già cristiane dove aveva notizia che altri predicatori parlavano a nome di Cristo in modo improprio.

    Per quanto riguarda gli Uniati: mi par di capire che c’è un compromesso e da parte Ortodossa arriva una dichiarazione di non ostilità. Ma sembra una specie di indulto per il passato, a patto che “non lo facciamo più”. E infatti leggo delle scuse in quel riconoscimento dell'”errore”. Siamo l’unica comunità religiosa al mondo che chiede scusa se qualcuno si è convertito.

    PS Pierre, ti farò contento: su questo punto sono “più a destra” di Socci. Ho letto i commenti sulla pagina FB di Socci da parte di Giovanni Gasparro e, preliminarmente e a grandi linee (perché devo ancora approfondire) sono d’accordo con le sue critiche (di Gasparro, intendo).

    1. @fabriziogiudici
      Ricordo, forse qualcuno non lo sa, che il proselitismo cattolico in terra ortodossa era il principale motivo di rabbia ortodossa verso i cattolici

    2. Giusi

      Per capire di che si parla (che magari non tutti stanno su facebook) riporto Gasparro e Socci:

      Antonio Socci pagina ufficiale

      Una grandissima dichiarazione firmata da Papa Francesco e dal Patriarca Kirill: difesa dei cristiani perseguitati e delle comunità minacciate di espulsione, difesa della libertà religiosa in tutto il mondo, difesa della famiglia naturale contro le cosiddette “nuove unioni”, difesa della vita dalle molteplici minacce.
      Bisogna ringraziare Putin che ha “aiutato” il Vaticano a levare una parola su questi temi…

      Giovanni Gasparro Non sono d’accordo. Nel testo ci sono passaggi MOLTO gravi che lasciano propendere per un indifferentismo religioso ecumenico che livella tutte le confessioni cristiane come fossero un’unica Fede. Questo è aberrante. La Mortalium animos di Pio XI è chiarissima a riguardo e questo documento la contraddice palesemente. C’è anche un passaggio in cui si deplora il proselitismo. In pratica per loro sarebbe giusto rimanere ciascuno al proprio posto, quindi il profondo divario dogmatico è considerato questione trascurabile. Rifarsi ai soli primi secoli del Cristianesimo, cancellando tutto il resto, compresi tutti i concili dogmatici, il magistero dei Pontefici romani, il pensiero dei Santi, è gettare fumo negli occhi dei fedeli. Non bastano le poche note positive sulla famiglia tradizionale ed il comune impegno contro la persecuzione dei cristiani in Siria ed Iraq. Gli scismatici ortodossi si sentiranno legittimati a rimanere fuori dall’unica chiesa di Cristo, quella affidata all’Apostolo San Pietro.
      Antonio Socci pagina ufficiale No Giovanni, non sono d’accordo. Anzitutto non è un documento dottrinale. Su questo ricorda che ci sono dei punti di disaccordo. In secondo luogo il rapporto è fra Chiesa Cattolica romana e Chiesa ortodossa: la Dominus Jesus riconosceva gli ortodossi come Chiesa, a differenza di quanto faceva con i protestanti. La questione del proselitismo riguarda le diocesi cattoliche istituite nelle terre dell’ortodossia. Insomma non vedo quello che tu denunci. Vedo invece tantissime cose importanti, anzitutto sui cristiani perseguitati e contro la deriva nichilista dell’Europa.
      Giovanni Gasparro la Fede va professata integralmente, non a scaglioni. (“non un solo iota….”). Il rinnegamento di un solo articolo di Fede equivale al rinnegamento di tutta la Fede. La presenza di alcune note positive confonderà ancora di più i fedeli. Mettere sullo stesso piano le due “Chiese” è gravissimo.
      Antonio Socci pagina ufficiale Caro Giovanni credo che se guardiamo al mondo cattolico, anche ecclesiastico, troviamo che gli ortodossi professano una fede più integrale… Perdonami la battuta… In ogni caso secondo me tu stai sbagliando ottica. Ti ripeto: non è un documento dottrinale.
      Giovanni Gasparro Ma anche se non si tratta di un documento dottrinale o magisteriale, i fedeli saranno portati a credere che le due Chiese siano sostanzialmente cosa medesima. Questo è pericolosissimo per la salvezza delle anime perché sappiamo che c’è salvezza solo nella sequela dell’Unica Chiesa di Cristo, quella romano-Cattolica, che Gesù ha posto nelle mani di San Pietro e dei suoi successori. L’ambiguità è peggiore dell’eresia, perchè lascia all’interpretazioe del singolo ciò che non può essere interpretato. Questa ambiguità sulle questioni ecumeniche o peggio sincretiste è, a mio avviso e non solo mio, l’errore più grave di tutti i Pontefici del post Concilio Vaticano II, nessuno escluso. La nota sul proselitismo è molto grave, così come l’apologia dell’immigrazionismo. I bei passaggi sulla difesa della famiglia tradizionale e quelli in difesa dei cristiani perseguitati, non possono in alcun modo giustificare una presa di posizione ecumenista al ribasso. La Fede va professata integralmente, non a compartimenti stagni.
      Antonio Socci pagina ufficiale Ma quale sincretismo, Giovanni? E comunque da quanto scrivi appare chiaro che il tuo problema è il Concilio Vaticano II. Allora evitiamo di prendere di petto questo documento che non è dottrinale e non tratta questioni dottrinali. O dobbiamo rammaricarci che le due Chiesa insieme cerchino di fare di tutto per salvare i cristiani perseguitati? Suvvia… Io comunque ho iniziato il mio libro “Non è Francesco” con un capitolo intitolato “Viva il Concilio”. E lo ribadisco. Il vero Concilio, come ce lo ha insegnato Benedetto XVI.

      1. Giusi

        E adesso Pierre muto! Hai visto che Socci non parla per odio ma solo sui contenuti? Con le pagelle come siamo messi? E’ sceso Fabrizio?

        1. Ma dacci un taglio Giusi… stai diventando sempre più acida!
          Qual’è il problema? Ti si può sempre solo dare ragione?! Cos’è ‘sto continuo sfottò???

          Tu certo punti non ne stai guadagnando (poi se ti vuoi accomunare a Grasso, puoi sempre dire che certe “pagelle” per te sono un medaglia) 😛

          1. Giusi

            Parli sempre a cavolo. Ho risposto a quanto scritto da Pierre altrove. Ti devi sempre intromettere? Almeno considera chi ha cominciato? Poi l’acido dove lo vedi? La mia era una battuta. Liberati dai pregiudizi.

            1. Ah perché la tua era una “risposta”? (Risposta a cavolo) 😛
              E se anche la mia fosse una battuta… (???)

              Chi ha cominciato? A fare che?

      2. Sarà forse ilk caso di ricordare che lo stesso Benedetto XVI ha affermato che “la Chiesa non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza” concetto ripreso anche da Papa Francesco.

        Sarà quindi bene riflettere e aver presente il reale significato del termine “proselitismo”… poi se si fa di tutto lo sresso minestrone, va bene tutto (anzi proprio no…)

      3. Pierre

        Anche un orologio rotto… 😛 E pensare che il primo a guardare con grande interesse al cristianesimo d’Oriente, alla Russia cristiana di Berdjev, Solovev e Florenskij, fu il don Gius. Insieme a padre Scalfi. E poi, come ricorda padre Livio, c’è la profezia. “Quando la Russia si convertirà il mio Cuore immacolato trionferà”, “il popolo russo è il popolo presso il quale Dio sarà maggiormente glorificato”.

        1. Giusi

          Temi carissimi a Socci sui quali ha scritto molto e molto ti potrebbe insegnare. E c’è bisogno di Padre Livio? C’è la Madonna di Fatima!

              1. Pierre

                Giusi ci sono tante belle cose da leggere. Io ultimamente sto leggendo l’ultimo libro di Rémi Brague (consigliatissimo), quello di mons.Negri sulla storia della Chiesa e il libro-intervista al Gius curato da Amato e Mangiarotti. Inoltre sto rileggendo “Introduzione al cristianesimo” e il bel libro antologia di LEV sugli insegnamenti di Papa Francesco sulla famiglia e sulla vita. Seguo sempre Introvigne, Ronza, Borghesi, Radio Maria, Miriano, Adinolfi, Amicone e gli amici di Tempi. Seguo anche Aleteia e Uccr. 😛 Insomma prima di un Socci (o di un De Mattei) ai quali mi sembra che troppi diano eccessivo peso (tipo Ferrara e gli “americanisti devoti” antipapisti), no ho da masticare…

                  1. Pierre

                    “Siate pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in voi”… Comunque era per dire che le mie letture e fonti le seleziono bene e chi è in sentore di scisma non viene ai primi posti.

                  1. Giusi

                    Te l’ho già detto: spari slogan che tranquillizzano solo te e i normalisti poi i problemi restano altrove…..

                  2. Pierre

                    Le costruzioni mentali sono quelle che portano allo scisma e all’eresia. Adaequatio rei et intellectus. I cattolici li guida il Papa, non qualche giornalista.

                    1. Pierre

                      Il significato è chiaro: onora il padre e la madre. L’atteggiamento adeguato del cattolico verso il Papa e la Chiesa è di pietà filiale.

                    2. Giusi

                      Da sfinimento! Impossibile discutere con chi va avanti a frasette stereotipate. Menomale che ci sono altri commentatori dai quali posso imparare qualcosa.

  2. Giulio

    … è indifferente essere Cattolici od Ortodossi!?!? Qui siamo all’inizio di qualcosa di ben altro, certo che il primo passo sarà necessariamente la riunificazione delle due Chiese, poi verranno gli Anglicani, i Luterani, i Calvinisti, gli Induisti, gli Ebrei, i Mussulmani ed i Buddisti, i Pagani e gli Animisti, gli Gnostici e gli Agnostici (con la loro incapacità, ma non rifiuto)… ed infine pure gli Atei e i Miscredenti “Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola”. Chi non riconosce l’intima e comune essenza umana e Divina al di la dei mille nomi di Dio che le mille religioni del mondo hanno nei millenni invocato ed adorato è nel peccato vero. Il peccato contro l’Uomo e contro la parola umana e divina di Gesù Cristo.

  3. Davide

    Chisà a chi si riferiscono nel punto 15. Al Burkina Faso? 🙂

    15. Allo stesso tempo, siamo preoccupati per la situazione in tanti paesi in cui i cristiani si scontrano sempre più frequentemente con una restrizione della libertà religiosa, del diritto di testimoniare le proprie convinzioni e la possibilità di vivere conformemente ad esse. In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa. È per noi fonte di inquietudine l’attuale limitazione dei diritti dei cristiani, se non addirittura la loro discriminazione, quando alcune forze politiche, guidate dall’ideologia di un secolarismo tante volte assai aggressivo, cercano di spingerli ai margini della vita pubblica.

    1. “In particolare, constatiamo che la trasformazione di alcuni paesi in società secolarizzate, estranee ad ogni riferimento a Dio ed alla sua verità, costituisce una grave minaccia per la libertà religiosa.”

      Si capisce che non possa piacere alla Chiesa la secolarizzazione di alcuni paesi del mondo.
      Fu meglio (per la Chiesa) nei tempi che furono. O è della Cina in particolare che si intende parlare?
      O anche dell’Italia (forse)?

  4. La famiglia si fonda sul matrimonio, atto libero e fedele di amore di un uomo e di una donna. È l’amore che sigilla la loro unione ed insegna loro ad accogliersi reciprocamente come dono. Il matrimonio è una scuola di amore e di fedeltà. Ci rammarichiamo che altre forme di convivenza siano ormai poste allo stesso livello di questa unione, mentre il concetto di paternità e di maternità come vocazione particolare dell’uomo e della donna nel matrimonio, santificato dalla tradizione biblica, viene estromesso dalla coscienza pubblica.

  5. lino

    io penso che sia un grandissimo passo in avanti per una riunificazione che tutti vorremmo.
    il punto 20 credo sia da copiare e imparare a memoria,per poi farlo leggere e ascoltare ai troppi sedicenti cattolici che sono a favore del DDL Cirinna’

  6. maniace riggio

    prima di parlare della chiesa ortodossa informatevi bene perchè da quello che leggo siete informati poco e male voi dite paragonare la chiesa cattolica a quella ortodossa “sacrilegio” ma state scherzando!!!!!!!! la chiesa ortodossa è la madre delle chiese perchè mantiene inalterata la fede dei padri e quanto per essere chiari fù la chiesa cattolica romana che si separò dal pleroma della chiesa perchè gli altri quattro patriarcati ” antiochia, alessandria, costantinopoli,e gerusalemme” rimasero unite

  7. Pierre

    Torniamo a respirare con i “due polmoni” (san Giovanni Paolo II)!
    PS.Ai socciani lasciamo l’eresia millenarista protestante da super-market. 😛

    1. Giusi

      Allora hai proprio il paraocchi! Ti ho pure postato lo scambio tra Socci e Gasparro! E altrove ti ho illustrato a chi piacciono i protestanti. Ma leggi solo quello che posti tu?

        1. Pierre

          Mi spiace, come disse l’allora buon Socci all’in-fedele Hans Küng in una vecchia trasmissione, ho di meglio da leggere. 😛

  8. Rosanna

    Mi associo ai ringraziamenti per quanto scritto da Bariom e Pierre. Personalmente non ne posso più’ di sterili polemiche e cavillose sottolineature. L’estate scorsa, con Russia Cristiana, ho fatto un viaggio in Armenia ( lo consiglio a tutti, terra meravigliosa e ricca di storia) con noi c’era un sacerdote di origini italiane ma nato in Argentina. No, non era Papa Francesco anche se lo conosceva bene. Dopo la laurea in medicina ha deciso di entrare in seminario, adesso è’ parroco in un paesino Russo, ci raccontava che l’amicizia, la collaborazione con la chiesa ortodossa era all’ordine del giorno. Probabilmente il vivere tutti i giorni a stretto contatto con altre realtà oltre ad aprire la mente allarga anche i cuori.

  9. Fabrizio Giudici

    Dunque, premetto che invito tutti a non cercare contrapposizioni personali. Io non le cerco. Chiusa la premessa.

    Sopra io ho fatto una domanda, ben precisa, se dobbiamo rinunciare ad evangelizzare le terre ortodosse. Vediamo le risposte:

    “Torniamo a respirare con i “due polmoni” (san Giovanni Paolo II)!”
    “Sarà forse ilk caso di ricordare che lo stesso Benedetto XVI ha affermato che “la Chiesa non cresce per proselitismo, cresce per attrazione, per testimonianza” concetto ripreso anche da Papa Francesco”
    “Poco da fare: quando un concetto è così limpido”

    Le so a memoria e lo condivido. Ma, secondo quei due papi, non voleva certo dire rinunciare all’evangelizzazione. Dunque ora che succede?

    “ed infine pure gli Atei e i Miscredenti ”
    Siamo all’apocatastasi.

    “ci raccontava che l’amicizia, la collaborazione con la chiesa ortodossa era all’ordine del giorno.”
    E così abbiamo appreso che la dottrina non serve più a niente: è una sterile contrapposizione. Basta l’amicizia.

    Quindi, finora, risposte zero. Allora devo intendere che ormai è tutto indifferente. Posso quindi diventare Ortodosso? Così non dovrò far altro che portare al Papa il riconoscimento che ha un “ruolo d’onore”. Niente infallibilità e meno scrupoli nel criticarlo.

    È una provocazione, ma fate finta che sia una domanda seria.

    1. Giusi

      Che c’entra poi l’amicizia? Ho diversi amici ortodossi, una proprio carissima nell’Isola di Rodi. Sono andata tante volte alle loro celebrazioni, alle loro feste mariane, da Panormitis come chiamano San Michele Arcangelo (dispensatore di tutte le grazie) nell’isola di Symi. Abbiamo tantissimo in comune. Perché non dovremmo essere amici? Ma l’evangelizzazione è un’altra cosa ed è comandata da Gesù Cristo mi pare o no? Avrà avuto il cuore chiuso?

      1. Giusi

        Bellissimo e puntuale commento di Corrado Gnerre

        CATTOLICESIMO E ORTODOSSIA: LO STESSO CRISTIANESIMO?
        di Corrado Gnerre
        Dell’incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill stanno parlando in molti. E’ bene però fare un po’ di mente locale, prima di tutto per conoscere adeguatamente le caratteristiche fondamentali del Cristianesimo Ortodosso e quindi capire anche quali sono le differenze con il Cattolicesimo. Qualsiasi unione, infatti, deve essere sempre auspicata e realizzata nel rispetto della verità.
        LA DEFINIZIONE E LA DIFFUSIONE
        Il Cristianesimo ortodosso (“ortodossia” significa “corretta opinione”) si chiama così perché convinto di applicare la vera volontà di Gesù Cristo. Esso si esprime in comunità autocefale (cioè aventi in sé il proprio capo), che solitamente vengono erette al rango di patriarcato. Queste comunità sono in comunione fra loro, ma agiscono indipendentemente le une dalle altre. Vi sono poi alcune comunità autonome e semiautonome che hanno un notevole grado di autogoverno, ma non possono definirsi di governo proprio nel vero senso della parola, perché l’elezione del loro primate viene formalmente approvata dal sinodo della “chiesa” autocefala da cui dipendono.
        All’interno dell’Ortodossia vi sono varie controversie giurisdizionali, e ciò per diversi motivi. In alcuni casi le questioni si legano all’autodeterminazione nazionale di un popolo, come nel caso delle “chiese” ucraina, montenegrina e macedone, le quali non sono in comunione con le principali chiese ortodosse.
        Le comunità ortodosse più importanti sono quelle russa, greca, serba, bulgara e rumena. Complessivamente l’Ortodossia è per dimensioni la terza maggiore confessione cristiana, contando circa 250 milioni di fedeli, sia in Oriente che in Occidente.
        LA STORIA
        Diamo qualche notizia sulla sua storia. Le radici dello scisma (poi vedremo se è corretto o meno parlare semplicemente di scisma) sono nella decisione dell’imperatore Costantino (274-337) di fare di Costantinopoli (nell’anno 330) la “nuova Roma” e di renderla capitale dell’Impero. Fu così che nel 381 il Vescovo di quella città pretese per il suo seggio un primato d’onore immediatamente dopo quello di Roma. A questo poi si aggiunse il fatto che l’imperatore Teodosio (347-395) si stabilì a Costantinopoli e alla sua morte l’Impero si divise in Impero d’Occidente e Impero d’Oriente. Quest’ultimo divenne la residenza stabile dell’imperatore d’Oriente. Ciò accrebbe le pretese del Vescovo di Costantinopoli, che, al Concilio di Calcedonia (451), ottenne non soltanto la conferma del suo posto d’onore, ma un’effettiva giurisdizione sulle diocesi di Tracia, d’Asia, del Ponto e su altri Paesi vicini. Questa decisione fu adottata dopo la partenza dei legati romani e non fu mai riconosciuta dal Papato. Non fu così a Costantinopoli dove, poco a poco, si sviluppò quella convinzione che in germe contiene tutto lo “scisma” bizantino: il Vescovo di Costantinopoli avrebbe dovuto avere sul Patriarcato un’autorità assoluta, ma avrebbe dovuto comunque riconoscersi, a livello onorifico, inferiore al Vescovo di Roma, il quale –evidentemente- anch’egli avrebbe dovuto esercitare un’autorità assoluta sui territori dell’Occidente.
        E’ ovvio che alla base della separazione non vi fu solo questo, e cioè l’ambizione dei patriarchi di Costantinopoli. Giocarono anche altri fattori. Per esempio: la diversità culturale latina rispetto a quella greco-orientale, la diversa mentalità teologica, la politica degli Imperatori d’Oriente, i quali, non vedendo di buon occhio che la Chiesa del loro impero dipendesse da un’autorità straniera, appoggiavano e stimolavano le pretese dei vari patriarchi.
        Dopo un breve scisma (863-867), operato dal patriarca di Costantinopoli Fozio, che tra l’altro lanciò anche l’argomento del Filioque (di cui parleremo tra poco), lo scisma definitivo avvenne nel 1054 con il patriarca Michele Cerulario. Questi salì alla sede di Costantinopoli il 25 marzo del 1043. Le relazioni con Roma erano già sospese da tempo. Il Papato attraversava uno dei periodi più tristi. Dal 901 al 1059 si contano una quarantina di papi di fronte a soli quindici patriarchi di Costantinopoli. Michele Cerulario non ruppe le relazioni con Roma, che di fatto non esistevano più, quanto fece fallire ogni tentativo di riprenderle. Riaprì la polemica contro i riti e gli usi latini, che Fozio aveva già cominciata. Per suo ordine furono chiuse tutte le chiese latine di Costantinopoli. Fece poi lanciare da Leone di Ocrida un manifesto offensivo contro gli usi latini. Al papa Leone IX non restò che inviare a Costantinopoli una delegazione di legati con a capo il cardinale Umberto. Il tentativo fallì. Alla fine, ai legati pontifici non restò che deporre sull’altare della celebre basilica di Santa Sofia la bolla con cui veniva scomunicato Michele Cerulario. Era il 16 luglio del 1054. Cerulario ovviamente rispose scomunicando i legati.
        Al ritorno a Roma, il cardinale Umberto e i legati seppero che il Papa era morto il 19 aprile e le Sede era ancora vacante. Ma la loro sentenza fu accolta da tutti. Da quel momento lo scisma era un fatto compiuto.
        LA DOTTRINA
        La versione ufficiale vuole che il Cristianesimo ortodosso sia classificato come scismatico e non eretico. Ricordiamo la differenza tra eresia e scisma. L’eresia è un errore che si pone sul piano della dottrina, lo scisma invece è un errore che si pone sul piano della disciplina. Dal momento che il Cristianesimo ortodosso viene ricordato soprattutto per il suo rifiuto alla sottomissione al Papa, in quanto Vescovo di Roma avente un potere di giurisdizione su tutti gli altri vescovi, esso viene considerato come una comunità scismatica. E’ un giudizio che convince poco e diciamo subito il perché. Prima di tutto: già il rifiuto del primato petrino ha implicazioni non solo sul piano disciplinare ma anche su quello dottrinale. Secondo: è riduttivo ritenere che il Cristianesimo ortodosso si differenzi da quello cattolico solamente per la non accettazione del primato del Vescovo di Roma. Infatti, vi sono diverse differenze. Parliamone.
        Chiesa e primato petrino
        Gli ortodossi ritengono – a proposito della costituzione della Chiesa – che san Paolo sia stato del tutto pari a san Pietro (tesi del “duplice capo della Chiesa”, già condannata da Innocenzo X). Ovviamente questo comporta anche il rifiuto del dogma dell’infallibilità pontificia.
        Gli ortodossi ritengono che nei primi secoli la Chiesa Cattolica non fosse “monarchica” e ritengono che il Primato della Chiesa Romana non poggi su validi argomenti.
        Dio
        Gli ortodossi, ovviamente, concepiscono Dio in maniera molto simile a come viene concepita dai cattolici, ma attenzione: non identica. Gli ortodossi credono sì in un solo Dio in tre persone (Padre, Figlio e Spirito Santo), ma per quanto riguarda il rapporto tra Dio e la creazione i loro teologi distinguono fra essenza eterna di Dio ed energie divine. L’essenza divina sarebbe inconoscibile, mentre possono essere conosciute le energie o atti divini. Ora, un conto è dire che il mistero di Dio non potrà mai essere completamente compreso dall’intelligenza delle creature (angelo o uomo che sia), altro è affermare una completa inconoscibilità dell’essenza divina. Ciò infatti può comportare la convinzione secondo cui Dio non sarebbe costitutivamente logos, bensì potrebbe essere concepito volontà pura indipendente da qualsiasi logica. Si tratterebbe, ovviamente, di un effetto del rifiuto del metodo analogico.
        Dunque, una tale convinzione (la completa non conoscibilità dell’essenza divina) può portare a delle conseguenze ben precise. Prima fra tutte quella di “separare” (e non solamente “distinguere”) il piano naturale da quello soprannaturale. Ovvero di ritenere il piano naturale giudicato da leggi completamente diverse rispetto all’essenza della realtà soprannaturale. Tanto è vero questo che l’Ortodossia pone poca attenzione al rapporto tra fede e ragione, rapporto che è invece è sempre stato ed è tuttora importante per il Cattolicesimo. Altra conseguenza è il fenomeno del cesaropapismo, ovvero la sottomissione del potere religioso rispetto a quello politico. E’ vero che questo fenomeno è legato primariamente alla rinuncia da parte dell’Ortodossia del potere temporale. Ma non ne è estranea anche la singolare concezione di Dio di cui abbiamo appena parlato.
        Gli ortodossi ritengono che il dogma della processione dello Spirito Santo anche dal Figlio (“Filioque”) non sia contenuto nelle parole del Vangelo o non sia stato accettato dalla fede degli antichi Padri. Al limite, dichiarano di essere disposti ad affermare l’espressione secondo cui lo Spirito Santo procederebbe dal Padre attraverso il Figlio, ma non dal Figlio. Le conseguenze di una convinzione di questo tipo sono molto importanti e per conoscerli rimandiamo al capitolo “Per approfondire: C’è amore e amore.”
        La Vergine Maria
        Per quanto riguarda la Vergine Maria, gli ortodossi negano il dogma dell’Immacolata Concezione, affermando che la Vergine sarebbe stata concepita con il peccato originale, ma che poi sarebbe stata purificata al momento del concepimento del Verbo Incarnato.
        Si insiste molto, invece, sul fatto che Maria non commise mai peccato, che rimase sempre vergine e che, ovviamente, è vera Madre di Dio. Si afferma anche che Maria fu assunta in Cielo, ma non se ne fa una verità vincolante.
        I sacramenti
        Per quanto riguarda i sacramenti, il Cristianesimo ortodosso non ne ha mai definito dogmaticamente il numero. In tempi recenti ha riconosciuto di fatto i sette sacramenti della Chiesa Cattolica ai quali ha aggiunto altri come: la tonsura monastica, la benedizione delle acque, la consacrazione delle icone…Insomma, l’Ortodossia non riconosce una vera differenza tra sacramenti e sacramentali.
        Per quanto riguarda il Battesimo, a differenza della Chiesa Cattolica dove questo può essere amministrato anche per infusione, nelle comunità ortodosse esso deve invece essere amministrato per immersione.
        Per quanto riguarda la Cresima, il rito ortodosso è esteso a tutto il corpo con una serie di unzioni col crisma benedetto dal vescovo. A differenza del Cattolicesimo, il ministro può anche essere il sacerdote, anche se il crisma deve essere comunque consacrato da un vescovo.
        Per quanto riguarda l’Eucaristia, nell’Ortodossia non si utilizza il termine transustanziazione ma trasmutazione. Teologicamente non cambia nulla. L’Eucaristia è celebrata con pane di frumento fermentato e non azimo (questa è una differenza) e vino rosso mescolato con acqua tiepida all’interno del calice. La Comunione è distribuita sempre sotto le due specie. Per riceverla non si esige la capacità di distinguere il pane comune da quello “trasmutato”, infatti la Comunione può essere amministrata anche ai bambini molto piccoli dopo il Battesimo. Altra differenza: mentre i cattolici identificano la transustanziazione con le parole di Cristo all’Ultima Cena, gli ortodossi identificano la trasmutazione con la conclusione del canone eucaristico, ovvero con l’epiclesi o invocazione allo Spirito Santo.
        Per quanto riguarda il sacramento della Penitenza, esso è molto simile a quello cattolico. Però nell’Ortodossia ognuno deve confessarsi col proprio “padre spirituale” e senza il confessionale a grata. Alcuni affermano che nell’Ortodossia la Confessione verrebbe vista soprattutto come una sorta di “terapia dell’anima”. Infatti, a differenza di ciò che accade nel Cattolicesimo, il confessore non “assolve” il penitente dai peccati bensì recita una preghiera invocando il perdono divino.
        Per quanto riguarda l’Unzione degli infermi, nell’Ortodossia questo sacramento può essere amministrato anche a coloro che soffrono solo spiritualmente e non è stato mai unicamente riservato agli ultimi momenti della vita.
        Per quanto riguarda l’Ordine, anche nell’Ortodossia esso permette la creazione dei ministri della Chiesa, nei tre gradi di: vescovo, presbitero e diacono. Solo il vescovo è eletto fra i celibi (specificamente fra i monaci), mentre sacerdoti e diaconi possono essere scelti tanto fra celibi quanto tra sposati, per quest’ultimi però è necessario che non siano in seconde nozze e non si sposino dopo l’ordinazione. I ministri sono eletti solo fra i maschi.
        E infine il Matrimonio. Per l’Ortodossia neppure la morte di uno dei due coniugi può sciogliere il vincolo. Solo il vescovo può decidere se ammettere i suoi diocesani a seconde o terze nozze. A questo però si aggiunge qualcosa che va completamente a discapito di questo sacramento: si afferma che, ove sia assolutamente venuto meno l’amore coniugale per adulterio, può ammettersi il divorzio. Si tratta di un permesso causato da una errata interpretazione di Matteo 19, 9: “Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra, commette adulterio.” In realtà, Gesù vuol dire che in caso di concubinato la propria moglie si può ripudiare perché non è davvero moglie, mentre gli ortodossi interpretano, sbagliando, “concubinato” come “adulterio” e quindi come una possibile eccezione all’indissolubilità del matrimonio.
        La negazione del Purgatorio
        Gli ortodossi non credono nel Purgatorio, anche se invitano a pregare per i defunti. In realtà, si afferma che dopo la morte nel suo avvicinamento verso Dio l’anima dovrebbe superare dei punti di blocco, definiti “stazioni di pedaggio”. In questo avvicinamento l’anima incontrerebbe i cosiddetti “demoni dell’aria” e sarebbe da loro giudicata, provata e tentata. Il giusto che ha vissuto santamente la sua vita terrena supererebbe velocemente queste prove senza timore e terrore.
        PER APPROFONDIRE: C’E’ AMORE E AMORE…
        Il mistero della Santissima Trinità è un mistero e come tale non può essere compreso. Ma non per questo è qualcosa d’irragionevole. Nella dottrina cattolica ciò che è mistero è sì indimostrabile con la ragione ma non è irrazionale, cioè non è in contraddizione con la ragione.
        A proposito della Trinità si afferma che è costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Non si dice: dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre o dal Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo ma: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Il tutto in una successione logica ma non cronologica. Cosa vuol dire? Vuol dire che senza il Figlio non ci sarebbe lo Spirito Santo e senza il Padre non ci sarebbe il Figlio. Ma non che il Padre abbia creato il Figlio e il Figlio abbia creato lo Spirito Santo. Perché, se così fosse, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero delle creature e ciò non è.
        Dunque una successione logica ma non nel tempo (cronologica). Il Cristianesimo ortodosso è lontano dal Cattolicesimo non solo perché non riconosce il primato del Vescovo di Roma (il Papa) ma anche perché, a proposito della Trinità, non riconosce la dottrina cosiddetta del Filioque, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito Santo –dicono gli ortodossi- procederebbe solo dal Padre. Questione di lana caprina, direbbe qualcuno. Inutili pignolerie, direbbero altri. E invece no, la questione è importante, per non dire importantissima.
        Metodologicamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Questo non vuol dire che nel momento della creazione il Padre agiva e il Figlio e lo Spirito Santo non partecipavano, oppure nella redenzione il Figlio agiva e il Padre e lo Spirito Santo erano assenti…Nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione…ma metodologicamente diciamo così: il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica.
        Il Figlio lo chiamiamo anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Ed ecco il punto nodale. Già in Dio è pienamente rispettata la processione logica verità-amore. L’amore deve essere sempre giudicato dalla verità, altrimenti può diventare anche la cosa più terribile di questo mondo. Facciamo un esempio. Un padre di figli che lascia la famiglia, perché “s’innamora” di un’altra donna, fa bene? Oggi molti risponderebbero di sì. Direbbero: se lo ha fatto per amore…Ma questo è il punto. L’amore se non è giudicato dalla verità può diventare molto pericoloso. Facciamo un altro esempio. Perché Hitler e i suoi decisero di perseguitare gli Ebrei? La risposta può sembrare paradossale ma non lo è: per troppo amore nei confronti della razza ariana. Perché Stalin decise di sterminare milioni e milioni di piccoli proprietari? Per troppo amore nei confronti dello Stato socialista. Perché Robespierre decise di tagliare teste su teste? Per troppo amore nei confronti della Rivoluzione che sentiva minacciata. Ecco cos’è l’amore sganciato dalla verità. E, se si riflette bene, questo è uno degli errori più tipici dei nostri tempi. C’è chi si lamenta che oggi ci sia poco amore. Verrebbe voglia di dire: no, non è così, oggi ciò che manca non è l’amore, ma la consapevolezza della Verità, che è un’altra cosa!
        Bisognerebbe ritornare a meditare sulla natura di Dio per capire come già nella Sua intima natura sia presente questa verità, e cioè che l’amore è vero se è conforme al Vero. Solo così si potrà anche capire perché mai la Chiesa Cattolica ha giustamente difeso la dottrina del Filioque.
        PER APPROFONDIRE: IL PRIMATO DELLA CHIESA DI ROMA E’ STATO SEMPRE RICONOSCIUTO DAI CRISTIANI
        Per quanto riguarda il fatto che Gesù abbia voluto un solo capo per la Sua Chiesa (Pietro e di volta in volta i suoi legittimi successori), rimandiamo a ciò che è scritto nel capitolo Il vero Cristianesimo è quello cattolico.
        Ci preme però adesso dire qualcosa sul fatto che fin da subito tra i cristiani vi fu la consapevolezza della somma autorità da parte del Vescovo di Roma e quindi del primato universale della Chiesa di Roma. Per far questo ci serviremo dell’ottimo testo della compianta archeologa Margherita Guarducci, Il primato della Chiesa di Roma, edito da Rizzoli nel 1991. Poche cose, ma importanti.
        Il primo documento extra-biblico che afferma il Primato del vescovo di Roma sulla Chiesa universale risale già alla fine del I secolo. Papa Clemente (88-97) scrisse una lettera ai fedeli della comunità di Corinto, i quali avevano ingiustamente allontanato alcuni presbiteri. Il Papa è ben consapevole della sua autorità. Egli scrive:“Vi scriviamo tutto questo per riprendere”. Minaccia sanzioni spirituali: “Se alcuni non obbediscono a ciò che per mezzo nostro Egli (Cristo) dice, sappiano che si vedranno implicati in una colpa e in un pericolo non indifferente”. Altra cosa attestata: le lettere di papa Clemente e dei primi pontefici venivano lette nelle liturgie domenicali delle varie chiese locali.
        Sant’Ignazio di Antiochia (morto tra il 107 e il 110), prima del suo martirio, scrisse una lettera che è una prova inconfutabile di quanto fosse già ampiamente consolidata la convinzione del primato della Chiesa di Roma. Addirittura sant’Ignazio indica in Cristo e nella Chiesa di Roma i protettori della sua chiesa locale che ha dovuto abbandonare.
        Nelle parole di sant’Ireneo (130-202), per rispondere al pericolo delle prime eresie, si palesa la necessità di rifarsi alla Chiesa di Roma, che viene definita la più importante e la più grande.
        Il Vescovo di Roma ha avuto subito il potere di scomunicare. E’ interessante l’intervento di sant’Ireneo per convincere il Vescovo di Roma, Vittore (morto nel 199), a non scomunicare la Chiesa d’Asia per la questione della data della Pasqua. Dunque, il Vescovo di Roma aveva il potere di scomunicare.
        Sempre sant’Ireneo indica la successione dei Pontefici come successione che è garanzia per conoscere la verità del Cristianesimo. Egli così scrive (“Contro le eresie”, III, 1-3): “(…) la tradizione degli apostoli, manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni chiesa tutti coloro che vogliono vedere la verità e noi possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle chiese e i loro successori fino a noi (…). Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest’opera enumerare le successioni di tutte le chiese, prenderemo la chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi confondiamo tutti coloro che in qualunque modo, o per infatuazione o per vanagloria o per cecità e per errore di pensiero, si riuniscono oltre quello che è giusto. Infatti con questa chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d’accordo ogni chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte (in essa) per tutti gli uomini sempre è stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli. (…) E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità.”
        PER APPROFONDIRE: E’ DOVEROSO CONVERTIRE GLI ORTODOSSI
        Purtroppo in non pochi ambienti cattolici si è diffusa la convinzione secondo cui non sarebbe necessario convertire gli ortodossi, perché Ortodossia e Cattolicesimo sarebbero due parti dell’unica Chiesa Corpo Mistico di Cristo.
        Prima di vedere quanto errata sia una simile convinzione, ricordo che i santi hanno sempre preteso che gli ortodossi si convertissero al Cattolicesimo. Nestor Caterinovich apparteneva alla Ortodossia russa. Quando incontrò san Pio da Pietrelcina si convertì con tutta la sua famiglia alla fede cattolica e sottolineò sempre la felicità che ne derivò: “Padre Pio –soleva dire commosso ai suoi amici- ha trionfato sul nostro cuore, ma col suo trionfo ha procurato a noi una tale felicità, che non possiamo fare a meno di recarci il più sovente possibile al suo convento, per dimostrargli l’inalterabile riconoscenza dell’animo nostro.” (Cit. in K.Tangari, Il messaggio di Padre Pio, tr.it., Albano Laziale (Roma), p.76).
        Veniamo adesso a confutare la tesi secondo cui Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa sarebbero due parti di un’unica chiesa. Offriamo alcune citazioni importanti.
        • Sant’Ambrogio (339-397) afferma chiaramente: “Ubi ergo Petrus ibi Ecclesia” ovvero: “Perciò dov’è Pietro ivi è la Chiesa.”
        • La professione di fede di Michele Paleologo, accettata dagli orientali nel 1274, afferma chiaramente: “la santa Chiesa romana ha anche primato ed autorità sovrana su tutta la Chiesa cattolica (…). Ad essa sono sottomesse tutte le Chiese e i loro prelati le prestano obbedienza e riverenza.”
        • Nei decreti del Concilio di Firenze (secolo XV), firmati dagli orientali, è scritto: “Definiamo anche che la Santa Sede apostolica e il Pontefice romano posseggono il primato su tutta la terra; che questo pontefice romano è il successore del beato Pietro, il capo degli Apostoli e il vero vicario di Cristo, la testa di tutta la Chiesa, il padre e il dottore di tutti i cristiani; che a lui, nella persona del beato Pietro, è stato affidato da Nostro Signore Gesù Cristo il pieno potere di pascere, reggere e governare tuta la Chiesa, come dicono gli atti dei concili ecumenici e i sacri canoni.”
        • Il Concilio Vaticano I (secolo XIX), nella costituzione Pastor aeternus, afferma: “Affinché l’episcopato fosse uno ed indiviso, affinché, grazie all’unione stretta e reciproca dei Pastori, l’intera moltitudine dei credenti fosse custodita nell’unità della fede e della comunione, Cristo, collocando il beato Pietro a capo degli altri Apostoli, stabilì nella sua persona il principio duraturo e il fondamento visibile di questa duplice unità.”
        • Leone XIII scrive nella Satis cognitum: “Gesù Cristo non ha affatto concepito ed istituito una Chiesa formata da più comunità, simili per alcuni caratteri generali, ma distinte le une dalle altre e non unite da quei legami che soli possono dare alla Chiesa l’individualità e l’unità che professiamo nel simbolo della fede: ‘Credo la Chiesa…una.’.” E ancora: “E dunque proprio di Pietro sorreggere e conservare unita e ferma con indissolubile compagine la Chiesa. Ma come potrebbe egli adempiere questo compito, se non avesse il potere di comandare, vietare, giudicare; in una parola, senza un vero e proprio potere di giurisdizione? Infatti solo in virtù di questo potere si conservano gli Stati e le società. Un primato d’onore o anche quel modesto potere di consigliare ed ammonire, detto potere di direzione, non possono conferire a nessuna società umana un elemento efficace d’unità e di solidità.”
        • Pio XI è di una chiarezza inequivocabile. Scrive nella Mortalium animos: “Il corpo mistico di Cristo, cioè la Chiesa, è omogeneo e perfettamente articolato, come un corpo fisico; è perciò illogico e ridicolo pretendere che il Corpo Mistico possa essere formato da membra sparse, isolate le une dalle altre; perciò chi non gli è unito non può essere suo membro, né saldato al capo che è Cristo. Nessuno si trova e permane in quest’unica Chiesa di Cristo, se non riconosce ed accetta con ubbidienza l’autorità e il potere di Pietro e de suoi legittimi successori.”
        Per concludere, pensiamo piuttosto ai tanti martiri della Chiesa uniate, che, pur di rimanere fedeli a Roma, hanno offerto la loro vita. A che pro se essere ortodossi equivale ad essere cattolici? Il grande cardinale Joseph Slipyi, prigioniero per diciotto anni in un gulag, lo ricordò: “I nostri predecessori si sono sforzati per mille anni di conservare il legame con la Sede Apostolica Romana, e negli anni 1595 e 1596 hanno consolidato l’unione con la Chiesa cattolica romana a certe condizioni che i Papi hanno solennemente promesso di rispettare. Durante quattro secoli, questa unione è stata autenticata da un gran numero di martiri ucraini e ancora oggi questa difesa della santa unione da parte dei nostri fratelli è gloriosamente iscritta negli annali della Chiesa.”
        PER APPROFONDIRE: NELL’ORTODOSSIA C’E’ SOLO UNA SUCCESSIONE APOSTOLICA MATERIALE, MA NON FORMALE ED ESSENZIALE
        Certamente non si può negare che nella Chiesa ortodossa vi sia una reale successione apostolica. Ma tale constatazione merita però un approfondimento per evitare delle pericolose semplificazioni.
        Cristo ha istituito una chiesa gerarchica e monarchica fondando un collegio apostolico sotto l’autorità di Pietro. A loro volta gli Apostoli hanno fondato chiese locali. Con il passare dei secoli i successori degli Apostoli hanno ricevuto i poteri per governare quelle chiese.
        Questo aspetto materiale della successione dei vescovi non deve però far passare in secondo piano un altro aspetto, ovvero quello formale ed essenziale. Infatti, l’episcopato può essere ricevuto materialmente ma non formalmente se si è separati dalla Chiesa e dal suo capo in Terra, che è il Vescovo di Roma.
        Certamente, la sola successione materiale comporta la validità dei sacramenti, ma non esprime la purezza di tale successione.

    2. @Fabrizio rispondo seriamente, per quanto mi è possibile…

      Visto e considerato che come credo di aver chiarito, non con parole mie ma con quelle di Benedetto XVI (grazie a Dio perché se fossero state di Papa Francesco, apriti cielo!), c’è una profonda differenza tra fare proselitismo ed evangelizzare – e cmq evangelizzare non sarebbe neppure del tutto corretto giacché un Ortodosso il Vangelo certo lo conosce e abbraccia – dobbiamo CERTAMENTE sperare e operare perché gli Ortodossi rientrino nella piena comunione con il Cattolicesimo, comunione che se fosse realmente piena si potrebbe anche definire come conversione.

      Come, con che mezzi, con quale tensione, con quale testimonianza, sarebbe impresa ardua elencare… in due parole potremmo dire, come il Signore e lo Spirito Santo può ispirare.

      Bisognerebbe però avere anche chiaro, anzi chiarissimo, cosa ci divide, la radice teologica oltre che storica e non tanto perché l’opera di conversione debba puntare solo ed esclusivamente sui punti dolenti (si rischierebbe facilmente di cadere nel proselitismo di cui sopra), ma per non essere completamente sprovveduti suscitando così immediate contrapposizioni.
      Tenendo anche presente che per gli Ortodossi più ortodossi 😉 gli eretici siamo noi.

        1. Si ho letto, ma va riletto più volte.
          Ci sono moltissimi concetti (alcuni non così fondamentali…).
          Bisognerebbe anche affrontare la questione della nascita del Filioque che non risale agli albori della Chiesa e che creò profonda spaccatura.
          Sulla sua genesi ricordo aver letto c’è qualche ombra, ma dovrei ritrovare il testo…

    3. @fabriziogiudici
      Ho riletto i punti 5, 6 e 7
      Mi pare che dicano che ci si vuol dar da fare per recuperare l’unità
      La mia interpretazione è che, con tutto il tempo che sarà necessario, si vogliano rimuovere le differenze che oggi dan ragione a te
      Se questa è l’intenzione, il cammino che verrà percorso, allora il punto d’arrivo sancirà che saremo uguali nella fede.
      Lo vedremo noi? Dubito

      E intanto che si fa? Si evita il proselitismo, si dà testimonianza, si vive da fratelli, lasciando le dispute
      teologico-whatever alle sale cui competono (quelle dove si limano le virgole per intendersi)

      Lascio con una convinzione personale. Intenzionalmente. È un invito a correggermi, non è una provocazione.
      Mc 9,38-40
      Siamo, cattolici e ortodossi, tutti di Cristo.
      L’unica conversione che Gesù cerca davvero è quella del cuore di ciascuno di noi. Any given day.
      Ora Sparate pure, morire nel sonno non mi suona troppo male 🙂

  10. Rosanna

    Scusa Fabrizio ma non ho detto che tra quel sacerdote e la comunità ortodossa della sua zona finisse tutto a tarallucci e vino, lui ci ha spiegato che c’era una grande collaborazione per quello che riguardava l’aiuto alla gente in un territorio vastissimo, non vi erano sovrapposizioni ma collaborazione nella diversità. Forse dovresti ascoltare un po’ di più chi vive queste realtà e le racconta con una tale serenità che apre il cuore. Riconoscere nell’altro un fratello in Cristo non vuol dire abiurare la propria fede ma arricchirla! Quindi tranquillo non devi diventare ortodosso nessuno te lo chiede.
    Anche la mia è’ una provocazione ma fai finta che sia una conclusione seria. Ciao

  11. Fabrizio Giudici

    @Giusi Ottimo aver postato l’articolo di Gnerre.

    @Bri “Lo vedremo noi? Dubito”

    Diciamo che penso sia improbabile; forse non impossibile, perché è uno di quegli eventi che potrebbe avere un’accelerazione improvvisa, specie dopo qualche evento storico importante (spero non drammatico).

    “E intanto che si fa? Si evita il proselitismo, ” (anche @Bariom)

    Io sopra ho chiesto di evitare di usare questo termine, perché è un po’ una scappatoia. Io ho parlato di evangelizzazione. Si evita l’evangelizzazione? Vedrò di essere ancora più specifico. Nei due passi che ho commentato sopra si parla di Uniati. Penso che qui tutti – tu facevi un riferimento – abbiamo presente cosa sono e la specifica storia di questa comunità. Se diciamo che non dobbiamo evangelizzare, ci riferiamo solo agli Uniati e al modo con cui sono nati e stati governati? È questo quello che non dobbiamo più fare? Oppure – come la capisco io – questo documento (che è co-firmato dal Papa, è un atto di magistero più forte delle interviste; mi verrebbe da dire che è una specie di Sillabo) è una “Yalta” cristiana che sancisce due aree di influenza (culturali, oltre che geografiche) e dobbiamo categoricamente evitare di mandare missionari in quelle zone? Perché io ho conosciuto (non di persona, ma presentati da una parrocchia) missionari italiani, cattolici, in quel di Siberia; venivano a presentare le loro attività, chiedere preghiere di sostegno e, per quanto possibile, supporto economico. Ora che dovrei fare, secondo voi, se volessi interpretare il senso di questo documento? Dirgli: no ragazzi, avete sbagliato tutto, tornatevene a casa, lasciate il campo ai pope Ortodossi? Io dico di no. Spero di essere stato piuttosto chiaro: qui non è solo questione teorica, ma ci sono risvolti pratici.

    “L’unica conversione che Gesù cerca davvero è quella del cuore di ciascuno di noi.”

    È vero, ma qui ci sarebbe da aprire un discorso complesso. Tempo fa quel blog Ortodosso di cui parlavo ha postato un esempio molto interessante sulla relazione tra osservanza della Legge e conversione a Gesù, che è quello in coda a questo articolo:

    http://traditioliturgica.blogspot.it/2016/01/dottori-della-legge-ebraica-ai-quali-si.html

    Lo stesso autore, e questo è evidentemente un segno chiaro della cultura ortodossa, ha più volte insistito sul concetto di misticismo, criticando di fatto l’Occidente cristiano perché dà troppo peso ai ragionamenti intellettuali. Da un lato ha molte ragioni e questa è una chiara involuzione da parte nostra: infatti ormai praticamente tutti i nostri teologi sono intelletual(oid)i e i mistici sono spariti. Vedasi anche come viene condotto il dibattito sul matrimonio e l’Eucarestia, prima, durante e dopo il Sinodo. Gnerre ha sottolineato bene questa differenza nel rapportarsi con la razionalità e come abbia modellato diversamente le due comunità; fino al punto di impattare il modo di tentare di comprendere Dio.

    Io penso, alla fine, che certamente l’approccio mistico sia superiore; perché quello razionale è limitato (qualcuno scriveva che è la ragione stessa a concludere sulla propria limitazione del campo operativo) e perché è una prefigurazione di quella conoscenza diretta ed intuitiva che avremo di Dio dopo la fine dei tempi, quando la Legge e tutte le sue infrastrutture diventeranno inutili. L’autore, tempo fa, aveva recensito un film: “L’Isola (Ostrov)” di Pavel Lungin. Effettivamente è molto bello e fa capire bene il concetto.

    Tuttavia, siccome siamo fatti di carne, trovo sbagliato anche l’eccesso opposto. E proprio per il fatto per cui il misticismo da noi è stato praticamente spazzato via da molte generazioni (il post-Concilio ha dato un’acceleazione, ma la cosa è partita da molto prima), è poco chiaro come potremmo improvvisamente mettere in secondo piano l’aspetto razionale-legale senza cadere nell’individualismo più sfrenato (come se non ci fosse già ora).

    In definiva è questo quello che intendevo dire con la mia provocazione sul “convertirmi” all’ortodossia e rigettare
    l’infallibilità del Papa. Ci sono aspetti pratici, Bri, e non basta parlare ci conversione del cuore. Si arriva a presupposti molto diversi; d’altronde Gnerre ha ricordato che quello del XI secolo non fu solo uno scisma, ma ci sono questioni dottrinarie non secondarie. Sei proprio sicuro che non dobbiamo più evangelizzare (se questo è il senso)?

    @paola e @rosanna Ma se fate capire anche noi, ne saremo felici.

    PS Questo per rimanere sui fatti. Se poi volete una mia interpretazione di questo afflato ecumenico con l’Ortodossia: è un modo di Francesco per arrivare dove vuole lui, alla comunione ai divorziati e all’abolizione del celibato dei preti. Ma questa è una solo previsione.

    1. “E intanto che si fa? Si evita il proselitismo, ” (anche @Bariom)

      Io sopra ho chiesto di evitare di usare questo termine, perché è un po’ una scappatoia. Io ho parlato di evangelizzazione. Si evita l’evangelizzazione?

      Per me non è scappatoia, ma pare averlo chiarito.

      “Si evita l’evangelizzazione?” Fatta salva quella che trovo una non perfetta aderenza del termine alla specifica realtà (ma diciamo ci siamo capiti), mi pare di avere risposto chiaramente: no, non si evita.

      “Lo stesso autore, e questo è evidentemente un segno chiaro della cultura ortodossa, ha più volte insistito sul concetto di misticismo, criticando di fatto l’Occidente cristiano perché dà troppo peso ai ragionamenti intellettuali… ecc.”

      Concordo

      “Io penso, alla fine, che certamente l’approccio mistico sia superiore; perché quello razionale è limitato …
      Tuttavia, siccome siamo fatti di carne, trovo sbagliato anche l’eccesso opposto.”

      Un po’ alla Catalano 😉 ma lapalissiano

      “…è un modo di Francesco per arrivare dove vuole lui…” (libera interpretazione)
      Non credo proprio (altrettanto libera interpretazione).

      1. “…non, non si evita.”

        Non si evita principalmente per compiere il mandato ricevuto con il nostro stesso Battesimo e per compiere l’invito-comando del Signore: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura…» che nessuno esclude, né Ortodossi, né Cattolici, né altri.

        Perché ogni giorno abbiamo bisogno di essere ri-evangelizzati a partire da noi stessi, giacché non di rado, pur essendo (o potendo pretendere di essere) nella condizione “giuridica” migliore, appartenendo alla Chiesa Cattolica, possiamo trovarci nella condizione spirituale peggiore di qualunque altro Uomo, pagani compresi. Anzi, proprio perché non possiamo più dirci pagani, i nostri atteggiamenti pagani (se ve ne fossero), ci metterebbero in una peggior situazione.

        Ho l’impressione che guardando ad alcuni dei punti che “giuridicamente” ci “dividono” dagli Ortodossi elencati Gnerre, potremmo trovarci – di fatto – in taluni nostri atteggiamenti, più Ortodossi degli Ortodossi ortodossi…

        Quindi evangelizzare sempre, testimoniare sempre, per come lo Spirito santo ci dona di fare, memori anche della parola di Paolo: «…guai a me se non predicassi il vangelo!»

    2. @fabriziogiudici
      Devo rileggere il tuo post prima di dare risposte sensate 🙂
      Ora, di fretta, butto lì solo una osservazione
      Evangelizzare un ortodosso non si può semplicemente perchè è già cristiano
      Quindi il ban è sul proselitismo
      Non ci è invece vietato di evangelizzare gli stranieri, non ortodossi, pur in terre ortodosse

      1. Fabrizio Giudici

        @bri “Evangelizzare un ortodosso non si può semplicemente perchè è già cristiano – Non ci è invece vietato di evangelizzare gli stranieri, non ortodossi, pur in terre ortodosse”

        Sulla seconda parte: ha senso. Infatti, per esempio, la citata Siberia, nel racconto dei missionari che ho conosciuto, è piena di pagani (non (solo) neo-pagani, ma pagani-pagani con tanto di sciamani, eccetera). E poi ci sono gli islamici. E qui non vedo problemi. Ma il documento dice questo? Parrebbe di sì, perché gli Uniati sono una cosa a parte: un’ “intera comunità” che è passata in blocco da un campo all’altro. Ma sono tutti d’accordo su questa interpretazione?

        Sulla prima parte… più che “non si può” si potrebbe dire “è ridondante”. Si può dire che un ortodosso già conosce Cristo nel modo corretto, quindi può entrare in comunione con lui nel modo corretto.

        Ma allora sembra che i dogmi (mettiamo questi per esempio: filioque, immacolata concezione, purgatorio, infallibilità papale) invece di essere verità oggettive siano meri strumenti per arrivare a Cristo, rimpiazzabili da qualcos’altro che potrebbe pure negarli – a patto che questo qualcos’altro funzioni, ma l’Ortodossia sarebbe proprio l’esempio che lo dimostra possibile.

        È una conclusione assurda… dunque è sbagliato qualche passaggio intermedio del mio ragionamento… o sono sbagliate le premesse? Sarebbe necessaria un po’ di chiarezza. Non tanto e non solo per il rapporto cattolico-ortodosso: ma se un filosofiazzero, invece di sparare battutine inconcludenti a ripetizione, seguisse questo ragionamento, potrebbe accusare tutto questo impianto di incoerenza logica.

        PS Va detto che, rispetto al pezzo di Gnerre, ho letto cose differenti. Che il “filioque” non avrebbe alla fine conseguenze pratiche e che la critica all’Immacolata Concezione sarebbe più una critica all’uso del dogma definito per infallibilità papale… chi ha ragione?

        1. Però perdonami Fabrizio, non sarebbe logico dire che i dogmi sono vincolanti per chi ha ricevuto la rivelazione di Cristo nella Chiesa Cattolica e restano come verità da abbracciare in toto per coloro che il Signore chiama ad entrare in una più perfetta Comunione con Cristo proviene da altra Confessione?

          In altre parole poi per chi è Cattolico é cosa grave (abiura?) farsi Ortodosso, ma è auspicabile il contrario.

          La questione del “filioque” credo non sia questione marginale…

          1. Fabrizio Giudici

            “Però perdonami Fabrizio, non sarebbe logico dire che i dogmi sono vincolanti per chi ha ricevuto la rivelazione di Cristo nella Chiesa Cattolica e restano come verità da abbracciare in toto per coloro che il Signore chiama ad entrare in una più perfetta Comunione con Cristo proviene da altra Confessione?”

            Ma certo. A maggior ragione: non è solo questione di essere “vincolanti”: sennò uno potrebbe dire, “per il fatto che sono cattolico, sono vincolato a …”; ma “se sono ortodosso, allora non sono vincolato”. Non ha senso. I dogmi sono _oggettivi_, non solo vincolanti (cioè, non è che fanno semplicemente parte di un regolamento per rimanere nel club: sono vincolanti perché sono oggettive descrizioni della verità, e uno che si fa cattolico aderisce alla verità, conseguentemente li accetta come parte della verità che ha abbracciato).

            Dunque, come possiamo dire che un ortodosso ne può pure fare a meno? Uno potrebbe dire, tirando la logica al limite: ci arriva in altro modo. Uno potrebbe anche dire: l’ortodosso può non credere nell’infallibilità papale, ma la sua Chiesa arriva naturalmente alle stesse conclusioni. Ma nella realtà non è così: certi dogmi sono proprio contraddetti, e quindi non arrivano naturalmente alle stesse conclusioni.

            Sul filioque passo: non ne so abbastanza. Ma l’Immacolata Concezione, che è pure menzionata dalla Madonna in apparizioni approvate? Il Purgatorio? Se non c’è, per dirne una, non ha senso l’Anno Santo…

            Veramente: mi sembra che si stia giocando con il principio di non contraddizione.

            PS Stasera sono un po’ stanco: non riesco a scrivere con la chiarezza che vorrei.

            1. Ho usato il termine “vincolante” non in senso giuridico-legalista (forma che poco mi interessa).

              Detto questo non mi é chiaro come quello che dici possa essere in contrasto con quanto ho affermato sopra.
              Ad ogni modo a rispetto della tua stanchezza, rimandiamo 😉

        2. Bri

          @fabriziogiudici

          – “…Ma il documento dice questo? … Ma sono tutti d’accordo su questa interpretazione”
          Direi di sì, dato che quel concetto fu espresso tempo fa dallo stesso Cirillo 😉
          “Cirillo riconosce che il punto centrale del conflitto tra Mosca e Roma è questo: “Il problema del proselitismo cattolico nel territorio canonico della Chiesa ortodossa russa è uno degli ostacoli più seri per il rafforzamento delle relazioni tra le due Chiese”. A chi si può rivolgere la Chiesa cattolica in Russia? La Chiesa ortodossa ritiene che essa si possa rivolgere ai non russi – cioè agli stranieri – cattolici, o anche ai cittadini russi non di tradizione ortodossa – cioè a chi provenendo da famiglia straniera, polacca, lettone o così via, ora è cittadino russo. Al di fuori di questi casi, cioè anche in quelle attività che possono attrarre dei russi non credenti, per la Chiesa russa è proselitismo, in un’accezione del termine allargata rispetto al significato originario di procurarsi fedeli con mezzi illeciti. ”

          http://www.dehoniane.it:9080/komodo/trunk/webapp/web/files/riviste/archivio/02/200217522a.htm

          – “Sulla prima parte… più che “non si può” si potrebbe dire “è ridondante”.
          Il mio “non si può” vale se ci si attiene alla definizione di evangelizzazione come “portare il Vangelo ai non cristiani”

          – “Ma allora sembra che i dogmi … invece di essere verità oggettive siano meri strumenti per arrivare a Cristo … ”
          I dogmi rimangono verità rivelate. E suppongo che in ogni discussione interconfessionale finiscano per rappresentare punti di divisione
          Ma, nel contesto della salvezza di un’anima che cerca lo stesso mio Signore, in piena fedeltà alla sua Chiesa cristiana di appartenenza …
          Da questa mia convizione (correttori pietosi cercasi) ne derivo che le osservazioni ortodosse su proselitismo etc. siano non solo comprensibili ma anche accettabili. E mi piace leggere quel “Non siamo concorrenti ma fratelli” del punto 24, come un invito alla convivenza fraterna e a lasciarsi ispirare dalla bellezza della fede altrui sì da reciprocamente rafforzarsi nel fornire testimonianza della propria.

          So che manco di risposte a un tuo post sopra, ma sto esagerando con il tempo che ho sottratto a chi si aspetta che finisca un lavoro

  12. Rosanna

    @fabrizio cosa vuoi che ti si spieghi? Se parti dal presupposto che papa Francesco faccia tutto questo per i “suoi secondi fine” il discorso finisce qui. Per quanto mi riguarda chiudo, ho altro di meglio da fare che parlare con i chi non vuole ascoltare.

  13. Fabrizio Giudici

    @rosanna “cosa vuoi che ti si spieghi? Se parti dal presupposto che papa Francesco faccia tutto questo per i “suoi secondi fine” il discorso finisce qui. Per quanto mi riguarda chiudo, ho altro di meglio da fare che parlare con i chi non vuole ascoltare.”

    Eh, lo sapevo… Non a caso avevo sottolineato che stavo separando le considerazioni principali dalla mia interpretazione, che – al fine della discussione – è irrilevante. Ma, con perfetta mala fede, hai colto subito la palla al balzo, attaccandoti a quella ed ignorando tutto il resto. “Chi non vuole ascoltare” poi, per favore, te la prendi e te la riporti a casa.

    @paola
    “Delego: Discendi Santo Spirito, le NOSTRE menti illumina…”
    Meno male che per la Cirinnà non ci siamo limitati a delegare allo Spirito Santo…

    ****
    Comunque, per chi vuole approfondire seriamente, vale la pena rileggere questo articolo di Magister di un anno fa:

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/12/02/meglio-uniti-che-uniati-con-gli-ortodossi-francesco-vuole-cambiare-strada/

    Il documento di Balamand, così come linkato da Magister, non è più disponibile; ma è qui:

    http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/ch_orthodox_docs/rc_pc_chrstuni_doc_19930624_lebanon_en.html

    A sua volta, la Slavorum Apostoli, così come linkata nel documento, non si trova; ma è qui:

    http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_19850602_slavorum-apostoli.html

    1. Rosanna

      @ Fabrizio
      Visto che rispondi puntualmente a tutti, allora lo faccio anch’io
      Se ” chi non vuole ascoltare” me lo riprendo e lo porto a casa, fammi il piacere di prenderti e portati a casa il tuo “con perfetta mala fede” . Grazie.

      1. Fabrizio Giudici

        “Se ” chi non vuole ascoltare” me lo riprendo e lo porto a casa, fammi il piacere di prenderti e portati a casa il tuo “con perfetta mala fede” . Grazie.”

        Me lo riprendo e siamo pari. Ma ora, per evitare che qualcuno possa pensare che sto sbagliando a riprendermelo, prova a dare qualche risposta nel merito delle questioni. Sennò sarà evidente che ti sei cercata con il lanternino una scusa per non dare risposte; cioè era proprio mala fede.

  14. Giusi

    Posto questo importante editoriale di oggi di Socci che mette in luce alcuni aspetti della Dichiarazione comune che riguardano tutto il mondo (e che dimostrano ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che non parla per partito preso ma si basa sui contenuti seguendo la sua coscienza di cattolico)

    APOCALYPSE NOW. I MEDIA CELEBRANO L’INCONTRO FRANCESCO-KIRILL, MA CENSURANO L’ESPLOSIVA DICHIARAZIONE. STORICO PATTO PER COMBATTERE ISLAMISMO E LAICISMO OBAMIANO ED EUROPEO

    http://www.antoniosocci.com/tra-papa-e-ortodossi-uno-storico-patto-per-combattere-islamismo-e-laicismo-obamiano-ed-europeo/#more-4297

  15. Fabrizio Giudici

    Al commento di sopra

    “ed infine pure gli Atei e i Miscredenti ”

    volevo aggiungere, ma mi è venuto in mente solo dopo, “e perché lasciare fuori i Massoni”? Dopotutto è quello che si chiedeva la Conferenza Episcopale Francese, pochi giorni fa, sul suo giornale ufficiale.

    Oggi ci ha pensato Sua Vanità mons. Ravasi:

    Fai clic per accedere a 2016021432439206.pdf

    (non l’ho ancora letto tutto).

    Ieri, alla predica (in un contesto differente) il prete ha detto una cosa significativa, commentando le tentazioni di Cristo nel deserto: che Satana è un grande conoscitore delle Scritture. Infatti tenta Cristo proprio con passi delle Scritture, messi fuori contesto; Cristo resiste alle tentazioni ricontestualizzandoli. “Ut unum sint”, messo fuori contesto (cioè ignorando la Verità), è una mossa del diavolo. D’altronde Ravasi è quello del “cortile dei Gentili”, che doveva occuparsi di evangelizzazione degli atei. Ed ecco che massonizza i cattolici.

    D’altronde la “religione mondiale”, sintesi di tutte in base a principi filantropici, è un vecchio programma della Massoneria… che ora viene direttamente allo scoperto. Ora questo non lo dico a proposito degli Ortodossi… ma nel contesto generale dell’ecumenismo.

    Comunque che vengano allo scoperto è un bene. Almeno sappiamo con chi abbiamo a che fare.

    1. Giusi

      Mi sa che tra un po’ toccherà farci “convertire” dagli ortodossi. E’ passato alquanto sotto silenzio quanto disse il metropolita ortodosso Hilarion al sinodo del 2015: sono cose davvero cattoliche!

      Santità,

      Beatitudini, Eminenze e Eccellenze,

      a nome di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill e di tutta la Chiesa ortodossa russa rivolgo il nostro saluto fraterno a tutti voi, in occasione della XIV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, dedicata al tema della famiglia.

      Nel nostro mondo turbolento e inquietante, l’uomo ha bisogno di basi solide e incrollabili su cui poggiare, per costruire su di esse con fiducia la propria vita. La società laica, orientata principalmente alla soddisfazione dei desideri individuali, non può dare alla persona orientamenti morali chiari. La crisi dei valori tradizionali cui assistiamo nella società dei consumi, porta ad una contraddizione tra diverse preferenze, anche nelle relazioni familiari. Così, se il femminismo estremo vede nella maternità un ostacolo alla realizzazione della donna, d’altra parte, il fatto di avere un figlio è sempre più considerato un diritto che può essere raggiunto con qualsiasi mezzo. Sempre più spesso, la famiglia è vista come un’unione di due persone, indipendentemente dal loro sesso, e si ritiene che l’individuo possa scegliere l’appartenenza all’uno o all’altro sesso, secondo il gusto personale.

      D’altra parte, si presentano nuovi problemi che riguardano direttamente i fondamenti della famiglia tradizionale. I conflitti armati nel mondo moderno causano un esodo di massa dalle regioni colpite dalla guerra verso i paesi più ricchi. L’emigrazione spesso porta alla rottura dei legami familiari, e crea nel contempo un nuovo ambiente sociale in cui nascono legami che hanno spesso carattere interetnico e interreligioso.

      Queste sfide e minacce sono comuni per tutte le Chiese cristiane, che devono cercare le risposte, basandosi sulla missione affidata loro da Cristo, quella di guidare la persona alla salvezza. Purtroppo, anche in ambienti cristiani, sentiamo spesso voci che chiedono una “modernizzazione” della coscienza ecclesiale, cioè il rifiuto della dottrina cristiana, apparentemente obsoleta, sulla famiglia. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare le parole dell’apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Roma: ” Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2).

      La Chiesa è chiamata ad essere una luce e un faro nel buio di questo mondo, e i cristiani sono chiamati a essere “sale della terra” e “luce del mondo”. Tutti noi non dobbiamo dimenticare il tremendo monito del Salvatore: “se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini” (cf. Mt 5, 13-14). Un tale sale, che ha perso la forza del proprio sapore, diventano in questo nostro tempo alcune comunità protestanti che si definiscono cristiane ma predicano ideali morali che sono incompatibili con il cristianesimo.

      Se in comunità di questo tipo si introduce il rito della benedizione delle unioni omosessuali, e una donna lesbica, che si autodefinisce “vescovo”, esorta a rimuovere dalle chiese portuali le croci e a sostituirle con mezzelune islamiche, può una tale comunità essere definita “chiesa”? Sotto i nostri occhi il cristianesimo viene tradito da quanti sono pronti a fare il gioco della società secolarizzata, sclericalizzata e senza Dio.

      Le autorità di diversi paesi d’Europa e America, nonostante le numerose proteste, anche da parte di fedeli cattolici, continuano a perseguire una politica deliberatamente mirante alla distruzione del concetto stesso di famiglia. Non soltanto le unioni omosessuali vengono legalmente equiparare al matrimonio, ma si arriva a perseguire penalmente quanti, a motivo della propria fede cristiana, rifiutano di registrare tali unioni.

      Subito dopo la conclusione della visita di Papa Francesco, il presidente americano Barack Obama ha apertamente dichiarato che i diritti dei gay sono più importanti della libertà religiosa. Questo mostra chiaramente l’intenzione delle autorità secolari di continuare l’attacco alle forze sane della società che difendono i valori tradizionali della famiglia.

      I cattolici sono in prima linea in questa lotta, e proprio contro la Chiesa cattolica è in corso una vera e propria campagna di discredito e menzogna. Pertanto, la forza nel difendere le convinzioni cristiane e la fedeltà alla tradizione della Chiesa oggi sono particolarmente necessarie.

      Oggi che la società diventa sempre più simile all’uomo stolto, “che ha costruito la sua casa sulla sabbia” (cf. Mt 7 26), è dovere della Chiesa ricordare alla società la sua base solida – la famiglia come unione dell’uomo e della donna, che ha come fine la nascita e l’educazione dei figli. Solo una tale famiglia, stabilita dallo stesso Signore al momento della creazione del mondo, è in grado di prevenire, o almeno rallentare, lo scivolare della società moderna nel baratro del relativismo morale.

      La Chiesa ortodossa, così come quella cattolica, nella sua dottrina sulla famiglia ha sempre seguito la Sacra Scrittura e la Santa Tradizione, affermando il principio della santità del matrimonio, che si fonda sulle parole del Salvatore stesso (cf. Mt 19, 6; Mc 10, 9).

      Nel nostro tempo, questa posizione deve essere più unita e unanime. Dobbiamo insieme difenderla nel dialogo con le autorità legislative ed esecutive dei singoli paesi, e a livello delle organizzazioni internazionali, come l’ONU e il Consiglio d’Europa. Non possiamo limitarci alle sole esortazioni, dobbiamo garantire pienamente la tutela giuridica della famiglia.

      E’ indispensabile la solidarietà delle chiese e tutte le persone di buona volontà, al fine di proteggere la famiglia dalle minacce del mondo laico e così garantire il nostro futuro. Spero che uno dei frutti della Assemblea del Sinodo sarà l’ulteriore sviluppo della cooperazione cattolico-ortodossa in questa direzione.

      Vi auguro la pace, la benedizione di Dio e successo nel vostro lavoro!

      (Città del Vaticano, 20 ottobre 2015)

    2. Mi piace riportare l’ottima osservazione del sacerdote che hai ascoltato, riguardo le Tentazioni di Cristo, al concreto della nostra vita…

      Satana è un grande conoscitore delle Scritture così come è un perfetto conoscitore della storia di ognuno di noi e la sua subdola opera e quella di rileggerci o se vogliamo interpretarci, continuamente la Storia – principalmente la NOSTRA storia.

      E qual è la sua chiave di lettura? Che Dio NON ci ama, che Dio NON ha fatto bene tutte le cose, certamente NON nella nostra storia (si potrebbero fare milioni di esempi).
      Ed ecco che sull’esempio di Cristo che ri-contestualizza Parola e fatti, siamo chiamati in Lui a ri-contestualizzare i fatti della nostra storia (anche appoggiati alla stessa Scritture) nella giusta chiave: quella di Figli che hanno non solo un Dio, ma un Padre.

      Facile (forse) a dirsi, certamente difficile a farsi, se non abbiamo un profonda conoscenza delle Scritture, se non abbiamo DISCERNIMENTO, se non abbiamo fatto esperienza di deserto e di DIGIUNO (da queste veniva Cristo in quel frangente e a questa esperienza ci invita la Quaresima), se cadiamo nel tranello di “entrare in dialogo” con il Demonio (di fatto Cristo non dialoga, ma gli “tappa la bocca” con la Parola), facendoci ingannare da i suoi sofismi.

    1. Fabrizio Giudici

      Altra prospettiva, questa volta mistica:

      http://iltimone.org/34319,News.html

      Sull’articolo di Rusconi… bisognerebbe dire che è incredibile, ma ormai non c’è più nulla di incredibile in questo pontificato. Anche l’affermazione “è un documento pastorale, non politico” di Francesco non ha senso. Se è pastorale e tocca temi politici, è necessariamente anche un documento politico perché i fedeli, accogliendo l’indirizzo pastorale, non potranno che applicarlo nella sfera pubblica.

  16. Pingback: Ponti, muri e porte in faccia | il blog di Costanza Miriano

    1. Fabrizio Giudici

      Piccola precisazione su Putin:

      “Il leader russo, molto amato in patria, non condivide l’individualismo disgregatore di marca angloamericana, non permette che i bambini orfani russi siano adottati dalle coppie omosessuali”

      Però permette l’utero in affitto tra coppie eterosessuali, ricordiamolo. Per il resto, omissioni su Putin a parte, speriamo.

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