Io me stesso e il professor Fant

Senza titolo-1

di Emanuele Fant

Per chi si fosse perso la puntata prima, riassumiamo: io sono fieramente diventato professore e me stesso sedicenne (MSS, nel dialogo) non è d’accordo.

 MSS: Dovevo fare il cantante al primo posto in classifica. Andava bene anche uno scrittore con vendite accettabili. Ma professore no.

IO: Cos’hai contro la categoria?

MSS: Se fanno le scale con noi quando suona, si tengono il registro sulla pancia, come se dovessero difendere le parti vitali. Gente che sta chinata sugli elenchi per paura di guardare lontano.

IO: Si può vedere senza sporgersi, allontanarsi senza sudare.

MSS: Lo dici per non fare sport. Non ti fa bene. Mi deprime scoprire in te che taglia indosserò di pantaloni.

IO: (tra sé) La serenità è una meta che in effetti prima non consideravo.

MSS: Si muore, senza la tensione!

IO: Scoprirai che non è vero che se stai male sei più creativo.

MSS: Rivendico la libertà di diventare saggio da solo.

IO: Il mio presente è il tuo futuro, per questo ci tengo che impari.

MSS: Credi di potermi insegnare qualcosa?

IO: Sì, ma non ti preoccupare. Non fa media.

MSS: Questo è quello che resterà della mia ironia? Io non sarò mai come te.

IO: Il destino è obbligatorio.

MSS: Io me lo sfilo.

IO: Capirai che non si può fare. E pure altro. Ci separano vent’anni di esperienze. Faresti meglio ad ascoltarmi.

MSS: Credi di sapere più di me?

IO: Lo dimostro. Definisci POF, giovane Emanuele.

MSS: Il suono che accompagna la comparsa dei fantasmi in Topolino.

IO: Invece è il Piano dell’Offerta Formativa.

MSS: Ti odio.

IO: Ci dobbiamo rivedere.

 

fonte: Credere

5 pensieri su “Io me stesso e il professor Fant

  1. Paola

    Molto realistico! Però io, da prof 54enne, penso che il registro sulla pancia, quando succede, sia solo questione di praticitá, almeno nel mio caso. Grazie di queste puntuali osservazioni, che mi aiutano a tener desta l’attenzione.

    1. Anonimo 69

      Non mi stupisce che anche l’autore dell’articolo abbia problemi di incomprensione con il proprio io, perchè già O. Wilde diceva di “sostenere lunghe conversazioni con sè stesso e che, a volte, non capiva tutto ciò che il suo interlocutore gli diceva” e, ad abundantiam E. Flaiano aggiungeva: “conosci te stesso e poi non ti sopporterai più”.

      Teniamole in mente queste considerazioni. A69

I commenti sono chiusi.