“Se rompiamo le leggi che definiscono la nostra limitatezza creaturale, ne deriveranno disastri”

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di Rodolfo Casadei    – Articolo tratto dal numero di  Tempi in edicola 

«Per me questo è sicuramente un nuovo inizio. Ho lasciato il lavoro che facevo da 35 anni per non essere complice di una menzogna: quella secondo cui viviamo in un sistema democratico dove le decisioni vengono prese dopo un dibattito svolto in base ad argomenti di ragione. Non è così, e continuare a fare il giornalista come prima avrebbe solo legittimato il nuovo establishment e ostacolato la comprensione della realtà che stiamo vivendo da parte della gente».

La prima cosa che colpisce di John Waters è l’integrità. Che non è un casuale tratto del carattere, ma il risultato del serio lavoro di giudizio sulla propria esperienza umana, lavoro di tutta un’esistenza condotta sperimentando su se stesso la proposta ateistica di vita e quella cristiana, l’antropologia individualistica e quella creaturale. L’ormai ex editorialista irlandese, di passaggio in Italia invitato a parlare nei pressi di Firenze, ci racconta quello che ha imparato dalla vicenda del referendum irlandese sul matrimonio fra persone dello stesso sesso dell’aprile scorso, il cui esito è stato una sonora vittoria del “sì” col 62 per cento dei voti. Vicenda di cui lui non è stato spettatore ma parte in causa, essendo uno dei pochi intellettuali che si sono spesi per il “no” all’emendamento costituzionale proposto, pagando per questo un prezzo piuttosto salato.

«In realtà la sconfitta è stata meno bruciante del previsto, all’inizio i sondaggi indicavano che tre elettori su quattro avrebbero votato “sì”; avevamo contro il 99 per cento dei parlamentari e dei media, persino l’ex capo di Stato Mary McAleese e l’associazione irlandese dei poliziotti sono scesi in campo per il “sì”. Dunque abbiamo recuperato voti. Ma tutto il resto è sconvolgente». Prima di tutto «abbiamo capito che nei dibattiti i fatti reali e gli argomenti di ragione non contano nulla: contano solo le emozioni e i fatti inesistenti che la propaganda fa credere alla gente. Noi uscivamo dai primi dibattiti dicendoci “è andata bene, li abbiamo messi alle strette coi nostri argomenti”, ma non era così. Quando credi di aver vinto un confronto coi tuoi argomenti di ragione, hai sicuramente perso, perché oggi il mondo vive esclusivamente in una dimensione emozionale. I sostenitori del “sì” entravano nei dibattiti con l’aria di chi era costretto a discutere qualcosa che non doveva essere discusso, perché giusto e indiscutibile. Lo slogan della loro campagna era “marriage equality”, e chi era contrario a questa uguaglianza mostrava di essere privo di compassione e moralmente ripugnante come coloro che in passato non ammettevano l’uguaglianza fra bianchi e neri. Se sollevavi la questione delle conseguenze sui figli venivi immediatamente accusato di omofobia. La loro tecnica è stata di evitare una vera discussione attraverso la delegittimazione dell’interlocutore, la sua disumanizzazione».
Questa è la cosa che preoccupa di più Waters: «Nel momento in cui gli interessi delle grandi corporation coincidono con quelli di una minoranza che avanza una certa pretesa, quella minoranza si sente legittimata a dirti: “Vogliamo questa cosa e la avremo, devi decidere se sei favorevole o contrario; se sei favorevole ti rilasceremo la patente di progressista, Madonna ti dedicherà una canzone e tutti parleranno bene di te, se ti opponi ti rovineremo la vita, distruggeremo la tua rispettabilità, faremo in modo che i tuoi figli si vergognino di te. Ti trasformeremo in un esempio di quello che succede a chi si oppone”. È una cosa che va ben al di là della questione del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Abbiamo dato il permesso a un nuovo fascismo di prendere il potere nelle nostre società. Un cristiano non può che opporsi a tutto questo».

Che un cristiano debba opporsi a tutto questo non è più ovvio come un tempo, facciamo notare. Si rischia l’accusa di moralismo. Waters non arretra: «Giustamente don Giussani ha spiegato che il moralismo è idolatria. Ridurre il cristianesimo a regole è idolatria. Nessuno è attratto dalle regole, è necessario l’incontro con Cristo. La morale viene come conseguenza naturale dell’incontro con Cristo. Questo però non è la stessa cosa che dire che dobbiamo rinviare il nostro impegno con la realtà a più tardi, quando il nostro rapporto personale con Cristo sarà diventato più felice. La strada che porta a Cristo è la realtà, tutta! Se saltiamo alcune questioni perché sono scomode, non ci ritroviamo più vicino a Cristo, ma più lontano. Non ho scelto io di indire un referendum, è un fatto che mi sono trovato davanti come giornalista. Era mio compito entrare nella discussione, anche se sapevo come sarebbe andata a finire; l’alternativa era dimettermi da giornalista prima, e non dopo lo svolgimento del referendum. Dopo il voto sono andato a riposarmi nella mia casa di campagna. La bellezza della natura mi ha riempito di pace. Allora la bellezza è un analgesico, come lo sarebbe un buon whisky? No, è che la bellezza rimanda alla coerenza, all’unità di senso della realtà. La stessa cosa vale per la moralità: infonde pace perché rimanda all’intima unità della realtà, al suo aver senso. Non c’è separazione fra bellezza e moralità. A un figlio a cui vuoi insegnare a giocare a calcio, mostri quanto è bello correre, calciare e fare goal, nello stesso tempo in cui gli spieghi che tutta questa bellezza si realizza attraverso le regole del gioco: le due cose non sono separabili».

Fatto sta che la prima a mostrarsi timida davanti al referendum è stata la Chiesa cattolica irlandese: a parte un paio di vescovi, gli altri hanno ripetuto così stancamente la posizione della Chiesa, che sembravano giocare per l’altra squadra. «È andata esattamente così, e ci sono due spiegazioni di ciò. La prima è che gran parte della Chiesa irlandese non ha mai fatto proprio l’insegnamento di Benedetto XVI sull’amicizia fra fede e ragione, tante volte mi sono trovato a fare conferenze insieme a sacerdoti, e dopo un po’ mi accorgevo che mentre io valorizzavo l’insegnamento di Benedetto, loro si mostravano critici. Perciò affrontano le tematiche di oggi sulla base del sentimentalismo, e lasciano intendere che se potessero cambierebbero l’attuale dottrina. In secondo luogo, la Chiesa irlandese deve farsi perdonare molto sulla vicenda della pedofilia nel clero, e questo la spinge a prendere posizioni in sintonia con lo spirito del tempo, per dimostrare di essere aperta e moderna. Alla base di tutto, c’è una crisi di fede: la Chiesa stessa ha cessato di credere che la proposta cristiana sia ragionevole, in Irlanda il cristianesimo è diventato una conchiglia vuota, un’eredità del passato che va adattata al mondo moderno per poter mantenere aperta la bottega. Fra la popolarità e la verità, la Chiesa irlandese sembra voler scegliere la prima. Sarebbe una perdita irreparabile, perché la Chiesa ha il compito di proclamare la verità intorno alla natura umana, di richiamare l’uomo a riconoscere i propri limiti e le conseguenze negative quando non vengono riconosciuti. La Chiesa è “esperta di umanità”, come ha detto papa Ratzinger riprendendo Paolo VI: se non offre il suo patrimonio di saggezza e di conoscenza dell’uomo, che cosa se ne fa? Si possono aggiornare le dottrine, ma non per compiacere il mondo! Non si può cambiare la verità solo perché i tempi sono duri. Non è vero, come ci vogliono far credere, che c’è una visione tradizionalista del mondo che si oppone a una visione più illuminata. La verità è che se rompiamo le leggi che definiscono la nostra limitatezza creaturale, ne deriveranno disastri. Questo la Chiesa deve dirlo senza paura, fosse anche solo perché venga messo a verbale. Domani potrà dire che aveva messo in guardia dalle conseguenze negative che poi si sono realizzate».
Ma ritirarsi dal giornalismo non è comportamento analogo a quello di certa Chiesa? Non è un’altra forma di diserzione? «Mi ritiro dal giornalismo ma non mi ritiro dalla scrittura», spiega Waters. «Riprenderò a fare lo scrittore, perché è l’unico modo di scrivere che permetta ancora di trattare il tema del Mistero dentro alla vita dell’uomo, mentre la degenerazione del giornalismo e le nuove tecnologie stanno annientando ogni autentica forma di comunicazione».

Il suo giudizio sul giornalismo è durissimo: «Per John Stuart Mill occorre proteggere la possibilità di espressione di ogni opinione, anche la più stravagante, per il bene della società, perché altrimenti la democrazia è destinata a morire. La libertà di stampa dovrebbe servire a questo. Invece oggi la professione giornalistica consiste nell’imporre al pubblico un pensiero unico e nell’attaccare chi dissente. I giornalisti sono al servizio del pensiero dominante, devono ripetere quello che già si dice, seguono la moda come pecore».

Infine c’è la faccenda per nulla secondaria delle tecnologie informatiche. «Immaginare un mondo perfettamente interconnesso, con un flusso costante e senza ostacoli di informazioni, musica ed altre espressioni artistiche cinquant’anni fa era sognare una condizione paradisiaca. Adesso che si è realizzata, abbiamo scoperto che non è il paradiso, ma una nuova dittatura che si impone. Il progresso morale non ha tenuto il passo del progresso tecnologico, come ha ammonito Benedetto XVI. Le nuove tecnologie sono concepite in un modo tale che riducono la capacità di dire cose complesse: si pensi a Twitter. Oppure accentuano il conformismo, la tirannia della maggioranza predetta da Tocqueville: non consentono all’individuo di esprimere il suo pensiero, ma fanno sì che l’onda enorme del conformismo si abbatta sull’individuo e lo schiacci. Se mettete in Google il nome di una persona che è stata oggetto di una campagna di denigrazione, i risultati della ricerca vi offriranno il nome di quella persona associata a parole come “omofobo”, “bigotto”, “di destra”, eccetera. Questo è sintomo del fatto che le nuove tecnologie informatiche sono funzionali a un disegno totalitario. Abbiamo l’illusione di essere liberi, e invece stiamo contribuendo a un nuovo totalitarismo».

fonte: Tempi.it

52 pensieri su ““Se rompiamo le leggi che definiscono la nostra limitatezza creaturale, ne deriveranno disastri”

  1. admin

    ROMA, 13 OTT – Il ddl unioni civili è stato
    incardinato domani in Aula al Senato. E’ quanto è stato deciso
    dalla conferenza dei capigruppo a Palazzo Madama.
    (ANSA).

  2. lele

    Io sarei tranquillo.
    Arriveranno prima gli islamici che il matrimonio fra omosessuali.

    A quel punto il genderismo in europa sara’ un brutto ricordo.

    Il cristianesimo sara’ un ricordo tout court.

  3. admin

    Mario Adinolfi da facebook

    UNIONI GAY, SEMPRE CONTRO LA COSTITUZIONE
    di Mario Adinolfi

    Con un atto meramente propagandistico approderà in aula per ventiquattro ore prima dell’avvio della sessione di bilancio il disegno di legge sulle unioni omosessuali, per dare un contentino alla base Lgbt a cui era stata promessa l’approvazione al Senato entro il 15 ottobre del ddl Cirinnà. Il ddl Cirinnà con i suoi 19 articoli, alcuni scritti in maniera giuridicamente risibile, come è noto non esiste più. Ora c’è un nuovo testo di 23 articoli che entra in aula al Senato senza essere passato dalla discussione in commissione, con palese violazione del dettame esplicito dell’articolo 72 della Costituzione vigente che recita al suo primo comma: “Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale”. Qualcuno ci spiegherà prima o poi l’urgenza di portare in aula con questa modalità incostituzionale un testo che raccoglie infiniti dubbi di esponenti di tutti i partiti politici, che spacca la maggioranza, che legittima con l’istituto della “stepchild adoption” la pratica dell’utero in affitto. Capiamo per carità le pressioni del senatore presidente onorario dell’Arcigay che quella pratica l’ha svolta negli Stati Uniti e ora vuole una legge che riconosca effetti giuridici alla ingente spesa sostenuta per l’acquisto di un bambino e l’affitto di un utero, ma si dà il caso che gli italiani a quella pratica siano in stragrande maggioranza contrarissimi. E allora l’incostituzionalità della legge è incardinata attorno alla questione posta dall’articolo 1: “La sovranità appartiene al popolo”. Nel dibattito parlamentare, che durerà mesi, si dia battaglia a questi prepotenti, prevaricatori, antidemocratici.

  4. l’integrità dimostrata da questo coraggioso giornalista è un bell’esempio positivo. Rinunciare ad avere account twitter e facebook potrebbe esser un primo inizio per togliere il controllo ai personaggi che pilotano l’informazione. In Irlanda ha dominato il tiepidume, con percentuali impressionanti, negativamente: quegli irresponsabili lasciano che siano le leggi a determinare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato… la coscienza è a posto, come mandare 2 euro all’unicef.. una bella spolverata al sepolcro imbiancato e via! Ma la rovina è proprio questa, quando la legge “umana” sostituisce il discernimento morale.
    Mettiamo questo insieme a tutto il resto che sta andando a rotoli… quante trombe mancano?

  5. …ma abbiate pazienza (a parte il triste caso del giornalista irlandese costretto all’esilio nella sua casetta di campagna)
    ma la Miriano, non è un facile esempio di persona libera di esprimere le sue idee? Giornalista per una televisione di Stato e per altre prestigiose testate nazionali, presente a convegni e dibattiti, televisivi e non, in tutta Italia, scrittrice di successo e come tutte le scrittrici esposta a polemiche e a (minacciate) censure? E Adinolfi, e padre Botta, e lo stesso giornalista irlandese che ha la possibilità di esprimere (almeno lui) il proprio pensiero? Certo, è vero, c’è un grande impoverimento intellettuale, in ogni campo, è così! D’ altra parte non ce lo ha mica ordinato il dottore di dover essere intellettuali!

    ( e noi tutti, del blog, che non siamo ammessi a scrivere da nessuna parte?)
    (che non sia qualche nostro risibile blog)

    1. Non ritengo triste l’esilio in campagna dell’irlandese: se reputa che così potrà esser più libero, chi lo può contestare? Non è forse vero che accettando talune verità nascoste, bisogna necessariamente esser pronti a rinunciare ai favori del mondo? E fintantoche non si è eliminati dalla informazione “accettabile”, significa che non si stanno toccando argomenti troppo fastidiosi. Se per motivi di fede, se per motivi di visione più profonda, comincio a porre dei paletti… chi mi farà lavorare?

    1. Anonimo69

      Comunque è vero che la sig.ra Miriano è presente nei mass-media, come Adinolfi e Amicone e altri. Non è vero che la voce della chiesa non si faccia udire. NOn è che le opinioni, del mondo cattolico, contrarie all’omofilia, alle unioni gay, all’aborto ed al divorzio, non emergano mai.

      Sono soggette a critiche, spesso taglienti, certo, ma non è che i pubblicisti come Adinolfi, Ferrara, Amicone non sappiano replicare per le rime.

      Il fatto è che, in questo momento storico, la visione cattolica del mondo non è prevalente, non è dominante (IN OCCIDENTE, BENINTESO!), ma non può dirsi che non abbia mai occasione di farsi sentire.

      Oggi, la suddetta visione, è una visione fra le altre che non ha privilegi particolari, ed è questo che è insopportabile per i cattolici: il fatto che il vangelo non venga più riconosciuto come la “verità” ma solo come un’ipotesi criticabile e revisionabile.

      E’ in questo mancato riconoscimento che consiste la “dittatura del relativismo”. A69

      1. cinzia

        “Comunque è vero che la sig.ra Miriano è presente nei mass-media, come Adinolfi e Amicone e altri. Non è vero che la voce della chiesa non si faccia udire. NOn è che le opinioni, del mondo cattolico, contrarie all’omofilia, alle unioni gay, all’aborto ed al divorzio, non emergano mai.”

        Per ora, Anonimo, per ora…. Possono parlare… ma per leggerli o ascoltarli devo scegliere le mie fonti informative con attenzione. Certo non posso leggerli sulla stampa più diffusa. E così scopro che anche in ambiente cattolico certe informazioni non arrivano, perché tutti vanno di fretta e si limitano a leggere i titoli delle grandi testate nazionali. Dove eventualmente certe posizioni passano solo quando devono essere messe in ridicolo (o peggio) deturpandole e comunque comunicandole male.

        E se certe leggi passeranno la situazione peggiorerà ancora….

        Personalmente non sono molto ottimista. prego, cerco di correggere il tiro sulle mie figlie che fuori casa sentono cose aberranti come se fossero normali…. ma se non succede qualcosa sarà sempre peggio!

        E condivido la conclusione di John Waters: ” Abbiamo l’illusione di essere liberi, e invece stiamo contribuendo a un nuovo totalitarismo”

  6. Francesco

    Anche se ci imponessero una legge contro ogni evidenza della natura, continueremo a proclamare il nostro essere maschio e femmina a immagine e somiglianza di Dio.
    Dio creo’ l’uomo e la donna, maschio e femmina li creo’, …. e vide che era cosa molto buona.
    Sono vicino a tutti i cittadini italiani che stasera sono sconcertati da quanto accade in Parlamento e a chi come Costanza si batte per la Verita’.

    1. Simone 1

      @A69.
      Hai colto l’attuale realtà. Oggi il cattolicesimo, come una qualsiasi altra religione, almeno nel mondo occidentale, ha perso via via i privilegi di una volta e quindi non riesce più a imporsi e deve fare i conti con chi ha una visione diversa. L’individuo può scegliere se dare ascolto all’intero mansionario cattolico o soltanto a una sua parte o rivolgersi altrove.
      Non c’è alcun dubbio che il “Messaggio” cristiano rappresenta quanto di più alto la mente umana sia riuscita a concepire. Quel “Amatevi gli uni e gli altri” è qualcosa di rivoluzionario, dirompente e, infatti, pochissimi sono coloro che son riusciti a coniugarlo nell’arco della loro esistenza. E tuttavia il Magistero cattolico non può essere imposto a chi vive una fede diversa o non ne tiene conto.
      @Francesco.
      “Anche se ci imponessero una legge contro ogni evidenza della natura, continueremo a proclamare il nostro essere maschio e femmina a immagine e somiglianza di Dio”.
      Nessuna legge che comprende gli aspetti considerati etici impone qualcosa, almeno nel mondo occidentale. Le leggi “consentono di” e non “obbligano a”. Si consente il divorzio, si depenalizza e si consente a certe condizioni l’aborto, ma non si obbliga né a divorziare né ad abortire. Si possono riconoscere le unioni di fatto, anche quelle same-sex, ma nessuno è obbligato a farne parte.

      1. Thelonious

        Il problema non è religioso ma antropologico, e continuare a porre la questione in termini di osservanza religiosa significa già rigettare la logica.
        Con la legge si può anche decidere a maggioranza che di notte c’è luce e che l’acqua del mare non bagna: è la democrazia. Ma sai com’è la realtà è ostinata, e viene prima di qualunque legge.

        1. Anonimo69

          @ Theloniuos

          a parte il fatto che coloro i quali sostengono idee che tu consideri “illogiche” ritengono la realtà essere molto più fluida della logica, ed, alla logica classica (bianco-nero, si-no) preferiscono una logica più sfumata, meno assertiva, e sostanzialmente “grigia” (non è una mia invenzione l’esistenza di un sistema logico alternativo).

          Comunque anche se la legge non può negare realtà come quella della notte e dell’acqua del mare, può perlomeno permettere a taluno di dormire di giorno e star sveglio la notte, e, per quel soggetto la luce (elettrica e stellare) c’è di notte, mentre di giorno, sempre per lui, c’è il buio della sua stanza con le serrande ben chuse, nè, parimenti si può impedire a talaltro di indossare una tuta impermeabile, per cui, quello potrà dire “l’acqua del mare, a me, non mi bagna”.

          Le leggi in discussione vogliono semplicemente permettere a chi lo desidera di costruirsi, con i mezzi a disposizione un mondo diverso, di quello da voi proposto e ritenuto immodificabile (come l’uomo che vuol dormire di giorno).

          Poi sai, come dice Polonio: “discutere cosa la notte , il giorno ed il tempo, alla fin fine sarebbe perdere notte, giorno e tempo”. A69.

    1. Francesco

      ” Per noi credenti la distanza tra maschio e femmina e’ la nostalgia di Dio”. Costanza Miriano
      Vorrei che tutti i bambini la potessero sperimentare nelle loro famiglie, per quanto scombiccherati siano i loro genitori.

  7. Fabrizio Giudici

    “Non c’è alcun dubbio che il “Messaggio” cristiano rappresenta quanto di più alto la mente umana sia riuscita a concepire. Quel “Amatevi gli uni e gli altri” è qualcosa di rivoluzionario, dirompente”

    Francamente, queste idiozie sul cristianesimo mi hanno stufato e dimostrano anche la pochezza intellettuale di chi le scrive, pardon, di chi le copincolla a ripetizione da qualche decennio a questa parte. Se volete scrivere sciocchezze, almeno cercate di essere un po’ originali (anche se mi rendo conto che è difficile: è proprio vero che le eresie sono poco fantasiose).

    La cosa più alta che la mente umana sia riuscita e concepire è un Dio perfetto che si incarna e va a morire per i peccati delle sue creature. Effettivamente è così alta che la mente umana, se fosse quello che ci propinano le neuroscienze, non avrebbe mai potuto concepirla. E infatti non l’ha concepita.

    1. Simone 1

      Deve esser paziente caro Giudici.
      Non tutti siamo dotati intellettualmente alla stessa maniera. C’è chi raggiunge vette eccelse e chi come me si è fermato al piano terra. L’importante è rispettare tutti ed evitare di imporre il proprio punto di vista a chi non è d’accordo. Questo il Cristianesimo lo insegna da sempre: si tratta di metterlo in pratica. Non è poi così difficile. Grazie.

      1. Fabrizio Giudici

        @Simone. La mia risposta era ed è di nuovo netta. Non è questione di pazienza persa, ma questione di priorità. La priorità è testimoniare cosa è il cristianesimo nella sua verità, che è – in modo molto spiccio – quello che ho scritto prima. Ed è molto più prioritaria di ogni bon-ton. Anche perché non testimoniare in modo franco le cose è uno sgarbo nei confronti del prossimo ben più grave rispetto all’usare toni franchi e netti (ammesso che questo possa essere considerato uno sgarbo). E non è questione di intelligenza o di “vette eccelse”: conoscevo una contadina anziana, che sapeva poche cose anche per motivi contingenti, ma quella di cui stiamo parlando l’aveva presente benissimo.

        È ovvio che ci si può non credere – liberissimi – e si può anche dissentire. Si può legittimamente pensare che Cristo era solo un uomo con un grande “messaggio”. Ma non c’entra niente con il cristianesimo e, se si vuole esprimere quel concetto, si usi un termine diverso (si inventi pure, tanto ormai i neologismi abbondano). Non è tollerabile violare il significato delle parole, così come ‘acqua’ è quella cosa ben definita da certe proprietà chimico-fisiche e non si può chiamare ‘acqua’ nessuna sostanza diversa. Fa parte anche delle precise responsabilità che uno si prende nel momento in cui decide di esercitare il proprio legittimo diritto di parola.

    2. Thelonious

      qualcuno ha detto: “le posizioni eretiche sono come quelle erotiche: poche e ripetitive”

    3. 25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, dicendo: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada, ma quando lo vide, passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un Samaritano, che era in viaggio, giunse presso di lui e, vedendolo, ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe versandovi sopra olio e vino, poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. 36 Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?» 37 Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa».

      1. Fabrizio Giudici

        32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. […] 37 Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; 38 chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.

  8. ola

    «Giustamente don Giussani ha spiegato che il moralismo è idolatria. Ridurre il cristianesimo a regole è idolatria. Nessuno è attratto dalle regole, è necessario l’incontro con Cristo. La morale viene come conseguenza naturale dell’incontro con Cristo. Questo però non è la stessa cosa che dire che dobbiamo rinviare il nostro impegno con la realtà a più tardi, quando il nostro rapporto personale con Cristo sarà diventato più felice. La strada che porta a Cristo è la realtà, tutta! Se saltiamo alcune questioni perché sono scomode, non ci ritroviamo più vicino a Cristo, ma più lontano. […] Non c’è separazione fra bellezza e moralità.»
    Da meditare.

    1. Pierre

      Esattamente quello che ci ha insegnato don Giussani, non si parte da un codice di leggi ma da un incontro che cambia la vita, ripeto, CAMBIA LA VITA.

        1. Pierre

          Offro un altro contributo utile, e scusate se insisto ma trovo che molti stiano dimenticando Giussani, il quale ci da questa definizione della cultura cristiana:
          “Quanto più lo spirito dell’uomo, guidato dalla Chiesa, si è reso familiare la Verità di Cristo, tanto più questa penetra il suo modo di concepire tutte le cose e di impostare tutta l’esistenza. Si realizza così la cultura cristiana. Essa si avvera a due livelli: a) a livello personale, rendendo cristiana tutta la mentalità dell’io; b) a livello collettivo, rendendo cristiano l’ambiente e la storia – rendendo cristiana la civiltà.” (cfr.p.118 “Sul senso religioso”, Giovanni B.Montini, Luigi Giussani Bur 2009 introd.Massimo Borghesi).

  9. Pierre

    Il problema non è imporre il Magistero ai non credenti, la Chiesa non ha una legge religiosa tipo quella islamica da imporre alla società. Infatti esiste la legge naturale, che precede la rivelazione: ci sono verità attingibili con la ragione umana e altre solo attraverso la rivelazione divina. Il punto di partenza è la ragione, una ragione allargata come ci ha insegnato Benedetto XVI. Oggi la ragione è vittima di sé stessa (razionalismo) ma fede e ragione sono due gambe che debbono camminare insieme per correggersi a vicenda dalle rispettive patologie (razionalismo e fondamentalismo). Viceversa credenti e non credenti (islamici, agnostici o altro che siano) possono dialogare insieme partendo da un ethos comune per evitare il tracollo della società… possono e debbono! Altrimenti c’è solo la dittatura del relativismo e l’accondiscendenza omissiva al male per il credente. Papa Francesco, con la sua enfasi sulla Misericordia di Dio, sulla lotta contro il diavolo o l’attenzione alla dimensione sociale della dottrina della Chiesa, non ha rimosso i due pontificati precedenti su fede e ragione (anzi, cfr. Evangelii Gaudium).

  10. …parlando più in generale: quante sono le persone che hanno perso o non hanno avuto il lavoro perché non leccavano il culo (di qualsisi tendenza essi fossero) (i datori di lavoro e i non leccatori) ?
    Per i giornalisti è uguale: gli va bene finché scrivono cose che gli piacciono ai loro lettori gli va male male quando scrivono cose che non gli piacciono! Cosa è più onorevole essere tenuto dentro i giornali o essere buttato fuori?
    Chi è dentro sta dentro, chi è fuori deve accettare di essere fuori!

    1. Simone 1

      Ottima e condivisibile decisione!
      Mille volte meglio restare in un orfanotrofio piuttosto che rischiare di ricevere il calore umano da una persona single o, Dio ce ne scampi, da persone divorziate.
      Del resto qual era il motto di Madre Teresa di Calcutta? ” E’ bellissimo vedere i poveri che accettano la loro sorte, che la subiscono come la passione di Gesù Cristo – disse più volte – la loro sofferenza è di grande aiuto per il mondo”. Grande!

      1. @ Simone 1
        Diciamo le cose come stanno. Il governo indiano se ne è strasbatte alla grande degli orfani e delle loro carenze di calore umano. Se non fosse per le suore di Madre Teresa, le quali «da anni suppliscono alle mancanze del governo di New Delhi prendendosi in carico di migliaia di bambini», quei bambini starebbero nelle condizioni rappresentate in “The Millionaire”: rifiuti, se va bene oggetti, schiavi o merce.

        1. Fabrizio Giudici

          Simone ha difficoltà a capire per via del punto dibattuto precedentemente. Se non si incardina quell’ “ama il prossimo tuo” a partire da “ama Dio” e quindi la sua legge, non si capisce cos’è “amore”. E si finisce nel “love is love”.

          Per poi inquadrare la questione dal punto di vista laico: il governo indiano ha diritto laico di fare quello che vuole, ma non ha il diritto di imporre la propria morale agli altri. Ritiene che i single e le coppie divorziate possano essere validi genitori? Benissimo: il governo cacci qualche soldo e istituisca degli orfanotrofi pubblici (quelli che, come ha ricordato senm_webmrd, non ci sono o scarseggiano) con le regole che ritengono. Ma non imponga agli altri di trattare i bambini come una merce che deve essere venduta a qualsiasi compratore. Penso che la reazione delle suore sia l’unica possibile, e meno male che esistono ancora religiosi impegnati nel sociale che non hanno perso di vista la prospettiva cristiana.

  11. Dario

    Buonasera a tutti.
    Mi inserisco nella discussione prendendo spunto dai vostri interventi.
    Ecco, io ho paura. Non tanto per i miei figli, che ancora non ho, ovvero per cose del tipo “che mondo troveranno quando verranno alla luce”, ma proprio per me stesso.
    Sono contrario al matrimonio gay, e la cosa che mi fa paura è che ho scoperto di aver paura a dirlo in pubblico. Lavoro in un ente pubblico: se mi espongo, cosa mi succede? Non mi cacceranno, ma possono “punirmi” in mille modi diversi (negandomi la P.O., escludendomi dai progetti etc.). Un domani vorrei mettermi in proprio per cercare di migliorare la mia situazione economica, ma che cosa mi succederà se mi espongo? Non ho amicizie in alto, non sono iscritto ad associazioni o corporazioni. I benpensanti siedono ai tavolini giusti dei bar giusti, dove io non vado: che cosa gli impedirebbe di boicottarmi apertamente, se mi esponessi in pubblico? Non sono un giornalista, non ho risonanza mediatica, non sono uno scrittore, non sono ricco di famiglia. Se vengo tacciato di omofobia, e quindi di arretratezza, oscurantismo etc. etc., che cosa può succedere alla mia carriera professionale? Anni fa un mio conoscente mi ha apostrofato dicendo: “incredibile, sei così intelligente eppure hai idee così retrograde”, proprio in tema di omosessualità. Lui è cool, frequenta gli hipster giusti, ha un incarico dal roboante titolo inglese: io no. Se mi sputtana, in una piccola città come quella in cui abito, che mi succederebbe? Quella volta si è sentito nel pieno diritto di aggredirmi e, successivamente, insultarmi.
    Se partecipassi ad un ritrovo delle sentinelle in piedi, che cosa mi accadrebbe? Mi sembra pazzesco che non si possa più avere un parere su certi temi senza paura di essere aggrediti. Diverse volte ho sentito gente alzare la voce e inveire contro il Vaticano o quello che è, senza nessuna preoccupazione. D’altronde, di che cosa dovrebbero preoccuparsi? Dicono le cose giuste, insultano le persone giuste. A volte penso che sarebbe comodo essere così, in modo da sentirsi ben protetti e coccolati. E penso anche che diverse persone aderiscano a certe idee proprio per questo motivo, cioè sentirsi cool.
    Probabilmente non sono abbastanza coraggioso. Ho lasciato il posto di prima per due motivi: gli stipendi avevano cominciato a latitare, e i miei capi – di poco più anziani di me – non si facevano problemi nello sbeffeggiarmi perché andavo in chiesa.
    Probabilmente sono troppo vigliacco, o troppo ingenuo, ma che cosa devo fare? Sono preoccupato, mi sento un pesce troppo piccolo per poter avere qualche speranza di sopravvivere se questo pensiero unico dovesse vincere, come pare stia accadendo.

    Buona serata.

    1. @Dario
      Non perchè voglia ignorare la maggior parte di quel che hai scritto, ma son stato colpito da alcune parole, forse marginali nel senso del tuo ragionamento, ma forse cardine dal tuo punto di vista personale.
      “Ho lasciato il posto di prima per due motivi: gli stipendi avevano cominciato a latitare, e i miei capi – di poco più anziani di me – non si facevano problemi nello sbeffeggiarmi perché andavo in chiesa.”
      Comprensibile per gli stipendi, interessante invece per la reazione allo sbeffeggio.
      Chiaro sia fastidioso e faticoso, ma onestamente penso che questo per te dovrebbe essere una gioia
      Chiaro tu non possa dirlo (ma io sì): beato te! O meglio “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”
      Chiaro che non voglio spingerti ad una crociata antigay in nome di questa beatitudine ma solo lasciarti un dubbio sulla lettura di quegli episodi che i tuoi ex capi ti han causato

      Sul resto, magari ne parleremo dopo 😉

  12. .Dario:

    ..molto meglio, invece, sarebbe, che fossero gli omosessuali e i loro amici a dovere avere paura, come succedeva una volta? ( se tu fossi un bracciante “omofobo” potresti tranquillamente continuare a fare il bracciante) ( o camionista, o garagista, o elettricista, o un altro lavoro vero)

    1. Dario

      Ma proprio no…
      Se adesso non voler il matrimonio gay mi mette automaticamente nella categoria dei violenti o desiderosi di violenza, andiamo bene.

      Sinceramente non so nemmeno se vale la pena risponderti, mi pare una risposta da troll…

        1. Anonimo 69

          @ Dario

          ah! ti pare una risposta da troll il fatto che i gay siano stati perseguitati e sbeffeggiati per secoli, ed abbiano dovuto subire ogni sorta di violenza (ed in molti paesi devono subirla ancora).

          Quando si è stati perseguitati per molto tempo è abbastanza logico che si mostri un certo risentimento contro i persecutori di un tempo e verso coloro che mostrano di giustificarli sia pure nei limiti del comportamento civile.

          D’altronde la cosa non dovrebbe stupire, infatti dopo Costantino, ma soprattutto dopo Teodosio, cominciò un’ampia persecuzione dei pagani, con tanto di assalti ai templi e violenze, rivolte, non tanto verso i loro diretti persecutori (che nel frattempo erano morti), ma verso che si rifacevano alle dottrine ed ai principi dei loro persecutori.

          Come vedi, quando qualcuno è stato tanto tempo nelle catacombe (o, peggio, nelle fogne) è abbastanza normale che sia un un tantino adirato verso coloro che, in qualche modo, mostrano di rifarsi ai principi in forza dei quali furono perseguitati.

          Il tuo problema attuale poi è facilmente risolvibile: primo, perchè in una piccola città di provincia, la gente ancora omofoba è più numerosa di quel che si pensi e gli alleati non ti mancherebbero, secondo, perchè potresti iscriverti facilmente alla lega, a fratelli d’italia e minacciare, tramite loro, di fare un “casino”, in quanto vittima di mobbing e stalking: vedrai come cesserebbero presto le tue intollerabili persecuzioni (i gay, in passato qua, ed oggi, nei paesi islamici, hanno dovuto e devono subire ben di peggio).

          D’altra parte la tua sofferenza morale non mi stupisce: come ho detto in un’altra occasione su questo blog, il principe di Bismarck che aveva scatenato 3 guerre e vessato il popolo tedesco con micidiali imposte indirette su generi di primissima necessità, trovava insopportabile che, dopo la sua destituzione, la polizia sorvegliasse i suoi movimenti.

          Giustamente La Rochefoucauld diceva che “Tutti abbiamo la forza di sopportare le sofferenze degli altri”, ed è perciò ovvio che a te non importi nulla delle grandi sofferenze dei gay e trovi insopportabili le tue angustie. A69

          1. Anonimo 69

            errata corrige: “D’altronde la cosa non dovrebbe stupire, infatti dopo Costantino, ma soprattutto dopo Teodosio, cominciò un’ampia persecuzione dei pagani, DA PARTE DEI CRISTIANI, con tanto di assalti ai templi e violenze, rivolte, non tanto verso i loro diretti persecutori (che nel frattempo erano morti), ma verso che si rifacevano alle dottrine ed ai principi dei loro persecutori”.

            Mancava il “da parte dei cristiani”. A69

          2. Thelonious

            @A69! Ma senti questo…

            “Quando si è stati perseguitati per molto tempo è abbastanza logico che si mostri un certo risentimento contro i persecutori di un tempo e verso coloro che mostrano di giustificarli sia pure nei limiti del comportamento civile.”

            Ma che stai a ddi????

            Invece di citare Bismark o La Rochefoucauld studia un pò di logica.

            1. Anonimo 69

              Non è forse un dato di comune esperienza che colui che è stato duramente perseguitato, abbia del risentimento non solo verso coloro che l’hanno perseguito, ma anche verso coloro che siano seguaci di quelle forze, di quei movimenti, di quelle idee da cui è derivata la loro persecuzione (come i cristiani che perseguitavano quei pagani, i quali, materialmente, non erano i loro ex persecutori)?

              Se dalla logica è dato evincere principi opposti a questi dati, vuol dire che la logica (sopratutto quella classica), come ho sempre pensato, è inadatta ad esprimere la complessità del reale, proprio perchè l’irrazionalità e l’illogicità hanno un grande posto nel mondo. A69

              1. Thelonious

                @A69: il mondo contemporaneo è governato quasi unicamente dall’emozione, non dalla ragione.

                Questo è sicuramente un male, perché il sentimento è importante, ma quando diventa metro di giudizio e fa fuori la ragione fa prendere le più grosse cantonate, sia a livello personale sia a livello sociale.
                Io cerco, nei limiti del possibile e dei miei personali, di usare la ragione.

                Tu dici così perché non sei coerente fino in fondo col tuo ragionamento. Se portato alle estreme conseguenze, tutto sarebbe giustificabile e non condannabile: neppure i campi di sterminio, le guerre più sanguinose, le follie più efferate.

                Scusa, ma mi tengo stretta la ragione (finché posso)

                1. Anonimo 69

                  Tutto sarebbe giustificabile e non condannabile: NO! ma spiegabile e prevedibile: si.

                  Comunque non solo la ragione ma anche il sentimento e l’emozione sono in grado di condannare il male e le offese.

                  Condivido il tuo anelito di tenersi stretta la ragione. A69

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