Se questo per voi è il matrimonio, tenetevelo!

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di Costanza Miriano

Faccio una proposta: separiamoci tutti. Se lo Stato dovesse dare una valenza pubblica alle unioni di persone dello stesso sesso, se addirittura dovesse passare il ddl Cirinnà, che non solo dà un riconoscimento alle convivenze di persone indipendentemente dal sesso, ma le equipara in tutto tranne che nel nome al matrimonio, ritengo che noi che investiamo nella famiglia ci dovremmo separare civilmente. Tanto, adesso, col divorzio breve è un attimo, si fa prima a rompere un matrimonio che a cambiare gestore telefonico. Se la Cirinnà dovesse diventare una legge il matrimonio non sarebbe più il riconoscimento pubblico di qualcosa che costruisce un beneficio comune – cioè essere disposti a mettere al mondo persone e a farsene carico in modo stabile fino a quando loro a loro volta non saranno in grado di provvedere a sé e alla società – ma sarebbe solo un sigillo su un sentimento. Io e mio marito siamo d’accordo (per la precisione, l’idea è sua): per i sentimenti non abbiamo bisogno dello Stato. È una cosa che ci vediamo tra noi. Più profondamente tra noi e Dio. Quel tipo di sigillo sulla nostra unione non ci interessa, anzi ci sembra un’intollerabile intromissione dello Stato nella nostra sfera privatissima e inviolabile. Volete il matrimonio? Tenetevelo. A noi non interessa così, in questa forma depotenziata di valore simbolico, svuotata di garanzie reali, resa un ologramma. Senza contare che a essere separati rimanendo insieme ci sono invece un sacco di vantaggi fiscali. Volete che qualcuno vi dica ufficialmente che love is love? Be’, a noi non interessa, lo sappiamo cos’è love (sappiamo di non sapere: il sentimento da solo è una cosa misteriosa e inaccessibile alle regole, a volte persino a noi stessi), e non ci serve a niente definirlo davanti a un ufficiale della circoscrizione (che tristezza, tra l’altro).

Il senso del matrimonio davanti allo Stato è l’impegno che la coppia si prende davanti alla società di accogliere gli eventuali figli, (matri munus, si è detto fino alla nausea), di insegnare loro a rispettare le regole della convivenza civile, le leggi, il bene comune, di trasmettere il patrimonio culturale familiare.  Anche lo Stato dovrebbe prendersi lo stesso impegno di riconoscimento concreto, di alleanza con le famiglie (se non altro perché in questa fase di crollo demografico sono le sole che sfornano contribuenti), ma sappiamo benissimo per esperienza certa e diretta che già ora non è affatto così. Io e mio marito, per esempio, per problemi legati al luogo di lavoro ci siamo sposati prima solo in chiesa, davanti a Dio, promettendo al vescovo che appena il mio contratto fosse diventato definitivo avremmo sanato quest’anomalia, perché la Chiesa rispetta il concordato, e non vuole che ci si approfitti delle leggi. Così tredici anni e quattro figli dopo, appena possibile, abbiamo tenuto fede alla promessa, e siamo andati in circoscrizione a sposarci di nuovo. Abbiamo avuto solo svantaggi da questo (lo sapevamo, ma avevamo dato la nostra parola), perché lo Stato non aiuta in nessun modo le famiglie. Abbiamo perso gli assegni familiari (essere sposati fa cumulare i redditi dei coniugi) e se avessimo avuto ancora figli in età da asilo avremmo perso posti in graduatoria. Quando, tempo prima, sono stata investita e ricoverata mio marito è accorso in ospedale, da me, priva di conoscenza e ha gestito lui i rapporti coi medici, anche se per la legge era solo il mio convivente. Tutti questi diritti già ci sono, sono riconosciuti dallo Stato che tutela i conviventi di qualsiasi sesso, come spiegano i promotori del testo unico sulla famiglia. Le leggi che tutelano i conviventi ci sono, e io aggiungo per esperienza che le tutele ai conviventi sono spesso maggiori di quelle ai coniugi. Due che non sono sposati e hanno due case possono per esempio dichiarare ciascuno una prima casa (non so se sia esattamente legale ma so che si fa), e pagare tasse più basse, mentre se io e mio marito per caso riuscissimo mai, è fantascienza, a comprare una seconda casa dovremmo pagarne di più. Lo stesso, lo Stato non tiene conto del fatto che noi abbiamo una casa (quasi) abbastanza grande perché ci devono stare dentro quattro figli, dodici piedi, sei cambi di stagione e un numero imprecisato di palloni e bambole. Anche il bollo per la nostra lussuosa auto usata a sette posti non tiene conto del fatto che la cilindrata serve a trasportare ettolitri di coca cola e vagoni di teli da mare, e non è un’auto da ricchi. Se andiamo al cinema o a quasi tutte le mostre o musei nessuno tiene conto del fatto che stiamo arricchendo culturalmente i cittadini di domani. Paghiamo i biglietti come sei single (i figli crescono). Non mi piace il piagnisteo, quindi dico che ce la caviamo lo stesso piuttosto bene, ma solo con le nostre forze. Abbiamo esattamente gli stessi diritti dei conviventi, e i nostri figli – come è sacrosanto che sia – hanno gli stessi diritti di tutti i minori.

È chiaro quindi che quello che chiedono le persone omosessuali non sono “dirittiumani” espressione ormai totalmente svuotata di senso, perché i diritti già li hanno, se decidono di convivere stabilmente. Non parliamo di diritticivili – altro ritornello saturo – perché non esistono discriminazioni a livello umano, ci mancherebbe (l’espressione aveva senso quando è nata, per la battaglia antisegregazione dei neri, quando si parlava di posti a sedere negli autobus e bagni separati). Inoltre, come è giusto che sia tra adulti consenzienti possono intestarsi reciprocamente case, disporre delle proprie eredità, firmare consensi in ospedale, andarsi a trovare l’un l’altro se ricoverati. Solo due cose mancano loro: la pensione di reversibilità e i figli. La pensione di reversibilità aveva un senso quando una donna si dedicava tutta la vita alla gestione della famiglia, e l’uomo lavorava fuori. Era un lavoro di squadra, ed era sacrosanto che si tenesse conto del lavoro della donna, del suo contributo alla vita familiare. Un omosessuale non può stare a casa per accudire i figli della coppia, semplicemente perché la coppia non può avere figli, e non è giusto che la società – i nostri figli – si sobbarchi l’onere del mantenimento della vecchiaia di una persona che è stata a casa senza contribuire al bene comune (può sempre godersi l’eredità privata del compagno).

L’altra cosa a cui le coppie omosessuali non hanno diritto sono appunto i figli, ma questa è una cosa che non si può cambiare per legge. È un limite che mette la natura. È un limite che non si può oltrepassare senza violare atrocemente i diritti dei più deboli. È un limite che la tecnica permette di valicare, è vero, ma non tutto ciò che la tecnica permette è buono (banalmente, il prossimo animalista che si indigna per la sperimentazione sugli animali lo gonfio). È un limite con cui fanno i conti tantissime persone, anche eterosessuali. Serve forse ricordare che il limite della libertà del più forte a favore di quella del più debole è precisamente la base della società umana: nella preistoria se vedevi il vicino di caverna con una pigna più bella della tua lo ammazzavi a randellate e via. Vogliamo tornare alla preistoria? O meglio, vogliamo tornare a prima di Cristo, quando non tutti gli esseri umani avevano lo stesso valore? La vita umana è indisponibile, i figli non si pagano, e se una legge vuole cambiare questo, per favore diciamolo chiaramente, non chiamiamoli dirittiumani. Questi sono diritti disumani. Non ammantiamo questa battaglia per la dittatura del desiderio di toni nobili, di difesa dalle discriminazioni, dal bullismo. Chiamiamolo ritorno alla schiavitù, a quando le persone erano cose, e si pagavano, (i gameti, gli ovuli, le donne che vendono ovuli o utero, i bambini prodotti per soddisfare qualcuno e privati della loro storia), chiamiamola dittatura del desiderio. E se anche qualcuno ogni tanto dice che c’è chi fa questo “per generosità” senza essere pagata, io dico che se sapessi di essere stata regalata via, donata a estranei da mia madre non la giudicherei certo generosa. Eppure tutto questo sarebbe permesso dal disegno di legge Cirinnà, che legittima l’adozione del figlio di uno dei due, e di conseguenza l’utero in affitto. E dall’istante in cui le unioni saranno equiparate al matrimonio, la Corte Europea ci metterà tre nanosecondi a intimarci di approvare l’utero in affitto. Non usiamo però il paravento del riconoscimento dei diritti agli omosessuali: quello che si sta cercando di fare è passare sopra il diritto dei più deboli, i bambini non nati, i bambini piccoli, i bambini che hanno diritto a un padre e a una madre, maschio e femmina, e certi, il diritto alle origini (si chiama così un ddl del Pd sul diritto dei bambini adottati a sapere, ma perché gli adottati sì e i venduti no?). Se una legge servirà a sancire tutto questo noi, io e mio marito, ci separiamo davanti allo Stato, perché quel matrimonio non ci corrisponde, non ci interessa, non ci appartiene, e infine non significa, oggettivamente, più niente.

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FAMIGLIA: MOBILITAZIONE NAZIONALE IL 20 GIUGNO A ROMA

Manifestazione a piazza San Giovanni 

“Per promuovere il diritto del bambino a crescere con mamma e papà, vogliamo difendere la famiglia naturale dall’assalto a cui è costantemente sottoposta da questo Parlamento, vogliamo difendere i nostri figli dalla propaganda delle teorie gender che sta avanzando surrettiziamente e in maniera sempre più preoccupante nelle scuole”. Il comitato “Difendiamo i nostri figli”, spiega così la convocazione a Roma per il prossimo 20 giugno di una manifestazione che si annuncia imponente a difesa dell’istituto del matrimonio, della famiglia composta da un uomo e da una donna, del diritto del bambino ad avere una figura materna e una paterna, senza dover subire già dalla scuola dell’infanzia la propaganda dell’ideologia gender definita da Papa Francesco “un errore della mente umana”. Spiegano i promotori: “Chiamiamo alla mobilitazione nazionale tutte le persone di buona volontà, cattolici e laici, credenti e non credenti, per dire no all’avanzata di progetti di legge come il ddl Cirinnà che dell’ideologia gender sono il coronamento e arrivano fino alla legittimazione della pratica dell’utero in affitto.

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246 pensieri su “Se questo per voi è il matrimonio, tenetevelo!

  1. Grazie per questa provocazione.
    Sarebbe bello che venisse letta da chi si rifiuta di aprire gli occhi sulla realtà che hai descritto così bene. Ma almeno a me è servita e cercherò di diffonderla tra familiari ed amici.
    Magari riflettendo con mia moglie se sarà opportuno raccogliere la tua idea…
    Resta il rammarico per essere vittime di un martellamento costante che fa leva sull’ignoranza della gente per far passare concetti fuorvianti e mascherati nella neo-lingua in cui siamo immersi. E di vedere che quasi nessuno se ne rende conto.

  2. cristina f. verona

    Cara Costanza, da tempo anche mio marito mi propone di fare la medesima cosa, per gli stessi ottimi motivi che hai esposto con chiarezza, quindi sappiate che non sarete soli… E mi chiedo se non sia giunto forse il momento, per la Chiesa, di rivedere il matrimonio concordatario, ridando a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.

  3. Pingback: Se questo per voi è il matrimonio, tenetevelo!

  4. giuliana75

    Non solo i coniugi si dovrebbero separare ma la Chiesa dovrebbe abolire il concordato. Lo penso da anni e questa convinzione si sta facendo sempre più solida. Cosa impedirebbe a due persone dello stesso sesso di andare dal parroco e pretendere un matrimonio concordatario se per lo Stato la loro unione e’ legale?

    1. vale

      a puro titolo di cronaca: è sempre stato possibile non fare il matrimonio concordatario( quello dove il prete funge anche da pubblico ufficiale e che poi trasmette l’atto all’ufficiale di stato civile( o incivile, visti i tempi) e fare solo quello, così detto, di coscienza.

      il concordato si limitava a riunire-se i nubendi lo volevano- le due cerimonie, civile e religiosa, in una. ma non è obbligatorio.
      oltretutto, la convenienza di essere formalmente dei single-meglio ancora che conviventi-( conosco coppie che abitano ognuno a casa propria: ognuno ha un bilocale accanto a quello dell’altro. e pure comunicanti…) per lo stato con sussidi e -vedi casa- detrazioni raddoppiate, è più vantaggioso che dire allo stato italiano( volutamente minuscolo): massacrateci di tasse: siamo una famiglia.

      1. Questo escamotage aprirebbe ad altre considerazioni e valutazioni anche di ordine morale…

        Il Crisitano ha anche una precisa “figura civile” per così dire, è e deve essere a tutti gli effetti un “cittadino” – possibillmente integerrimo.
        Non voglio fare la morale, solo un appunto di riflessione 😉

        1. vale

          @ bariom
          à la guerre comme à la guerre

          inoltre, un dettaglio: il cittadino si riconosce in un ordinamento politico statuale che riflette anche la sua etica ( che , ameno di costruirla a tavolino come stanno facendo a bruxelles ed in altri posti da parte di tecnocrati al di là delle leggi).

          nel momento in cui lo stato dove abiti non corrisponde più fai ciò che ti è permesso. perfino quello di non sposarti.

          1. vale

            almeno di costruirla….dovrebbe derivare da un qualcosa di trascendente, per essere immutabile e universalmente accettata. passaggio saltato,ehm…

  5. Cara Costanza, molto molto bello. Concordo completamente. ☺
    Se mi permetti vorrei riprenderlo e riadattarlo rimuovendo “provocatoriamente” I riferimenti religiosi. Poi come spesso faccio, quando in molti ti dicono che hai ragione rivelar loro la fonte, ossia tu e tuo marito e l’origine cristiana della tua idea. Non hai idea quante persone stacchino il cervello e si lascino guidare dai pregiudizi.

  6. Eleonora

    Cara costanza, io è un po’che ci penso…e anche da avvocato, vedendo com è trattato il matrimonio dai giudici e dalle istituzioni , sento che ql vincolo familiare che lo stato dovrebbe proteggere viene quotidianamente vilipeso ed ostacolato. Io e mio marito ci sentiamo legati dalla promessa fatta a Cristo nn dalla firma x la trascrizione in comune…davvero se passasse qs legge, la separazione sarebbe l unico segnale x dimostrare ciò che il matrimonio è!

  7. “Se una legge servirà a sancire tutto questo noi, io e mio marito, ci separiamo davanti allo Stato, perché quel matrimonio non ci corrisponde, non ci interessa, non ci appartiene, e infine non significa, oggettivamente, più niente.”

    LIBERISSIMI DI FARLO!

  8. Sig.ra Miriano, lei scrive banalità, inesattezze e vere e proprie menzogne. Non dica che per le coppie di fatto tutto é normato perché non è vero e se lei fosse intellettualmente onesta lo ammetterebbe. Non si può dibattere di questo in un blog ma venga a trovare la mia di famiglia (due papà e tre figli) e poi vedremo, caso per caso, se siamo tutelati o meno. E non dica che il ddl cirinná equipara l’unione civile al matrimonio: é falso e lei lo sa (o dovrebbe saperlo), l’ultima modifica in commissione giustizia al senato é stata proprio l’eliminazione di questa equiparazione e la sua sostituzione con la citazione di alcuni articoli del codice civile relativi al matrimonio, alcuni non tutti. Sia onesta qualche volta!

      1. Le sfugge la realtà che la circonda. ll fatto che non le piace (cosa ovviamente possibile) non la fa venir meno. E comunque non era questo il.punto quanto il fatto che in un paese civile le battaglie si dovrebbero portare legittimamente avanti con onestà non con proclami faziosi e bugie. Io porto la mia vita e la mia esperienza, voi giudicate senza saper nulla e peggio senza voler saper nulla e questo non solo è disonesto ma è anche un peccato

        1. admin

          signor Dario-Werther
          questo è il suo ultimo commento qui, evidentemente non ha molta voglia di confrontarsi se continua ad attaccare a colpi di “menzogne, disonesto, bugie, faziosi, banalità”.
          Quanto all’esperienza di vita vissuta evidentemente non ha letto con attenzione l’articolo visto che Costanza riporta la sua esperienza di convivente con quattro figli per tredici anni.
          Per il resto la rimando al Testo unico, troverà sorprese che le faranno rimbalzare indietro la maggior parte delle sue accuse.
          Saluti
          http://www.siallafamiglia.it/wp-content/uploads/2015/01/TESTO-UNICO-CONVIVENTI-scarica-in-.pdf

          1. Alessandro

            ops… mi sono sovrapposto ad Admin… col quale mi fa piacere trovarmi d’accordo 😉

            1. Sara

              A me fa morir dal ridere che Dario-Werther rimproveri a Vanni che gli “sfugge la realtà che lo circonda”!

      2. vale

        @vanni
        ti sfugge che,un domani, potrebbero essere perfino tre papà ed un figlio( non si sa di chi…)

        1. Come di chi? Di tutti e tre (in parte perché una parte sempre manca all’appello) … basta un bel frullino! 😐

          1. No, pratico… se non lo sai è già stato fatto (per due direi, ma per tre cambia poco.. frullino a parte s’intende).
            Aggiornati 😉

    1. @ Dario (De Gregorio?) :

      È il Dario De Gregorio che è intervenuto recentemente ad Announo (il Suo nome e i tre “figli” di cui parla mi fanno pensare di sì…) assieme al Suo compagno Andrea Rubera (che è forse Werther?)?

      Se è così mi posso permettere di chiederLe come concilia il fatto di proclamarsi in una TV nazionale cattolico “praticante” con l’aver acquistato all’estero – ossia in Canada, dove questa ingiustizia è purtroppo legale – tre “figli” attraverso utero in affitto, ed aver usato una donna come un’incubatrice?

      Sfruttare le persone, trattandole come incubatrici, e comprare ben 3 persone, con la complicità di uno Stato estero, Le sembra compatibile con il Vangelo? Dov’è l’amore in tutto ciò?

      Sorvolo sugli atti omosessuali, perché ciò che fa con il Suo compagno a letto è affar suo e del Suo rapporto con il Signore, ma sui “figli” non posso, non devo, non voglio! Le Sue scelte non impattano solo sulla vita di quei 3 bambini ma hanno una evidente rilevanza sociale…

      1. I gravi atti e seri peccati che commettiamo nel “privato” (sotto / sopra le lenzuola o altrove) non sono solo una questione “privata”.

        Il Cristiano che si definisce tale, sa e DEVE SAPERE, che il peccato genera morte, ed una morte spirituale ontologica che è diciamo così “contagiosa”. Se si vive in una situazione di peccato grave (vedi mortale), si manca di discerniomento, si manca del tutto dei Doni dello Spirito Santo (che fugge dall’animo nostro alla minima presenza di peccato), e questo il credente sa e deve sapere, ha conseguenze nella vita di tutti i giorni, non solo nel profondo nascosto del nostro foro interno.

        Senza contare poi che facciamo parte tutti di un Corpo Spirituale che è la Chiesa, e TUTTO il Corpo soffre e patisce le conseguenza di un menbro che sia nella sofferenza o peggio nella morte spirituale (vivici con una mano in cancrena…).

        Questo dico, non per “rincarare la dose”, o per dare condanne senza appello, giacché io stesso ho da considerare bene quanto ho esposto, ma dico perché non si sottovaluti il “contraccolpo” al tessuto sociale e spirituale del vivere della Cominità Cristian a cui ci fregiamo (o dichiariamo appartenere).

        Grazie a Dio in Cristo e nella Chiesa abbiamo i mezzi per tornare alla Grazia di Dio, ma cio presuppone in taluni casi anche un deciso cambiamento dei propri atteggiamenti di vita e rompere con il peccato.
        In questo purtroppo (ma è bene che sia così) non ci sono accomodanti “vie di mezzo”, non quando si è chiamti ad agire secondo retta coscienza e la retta coscienza si forma aderento in toto al Vangelo, ai Comandamenti e agli insegnamenti di Santa Madre Chiesa.

        1. @ Bariom: ho voluto deliberatamente sorvolare su quanto hai chiaramente esposto solo perché temevo che fosse interpretato come un “rincarare la dose” rancoroso. Ma naturalmente concordo con tutto ciò che hai scritto.

        2. Luigi

          Cito:

          I gravi atti e seri peccati che commettiamo nel “privato” (sotto / sopra le lenzuola o altrove) non sono solo una questione “privata”.”

          Applausi per l’intervento.

          Non che quella ricordata sia una visione solamente cristiana. Il Cristianesimo l’ha portata a compimento, ma l’idea che il male non abbia dimensione “privata”, ma echeggi invece nel mondo, è vecchia di millenni.

          Come dice Merlino in Excalibur, “ogni volta che un uomo mente assassina una parte dell’universo”

          Ciao.
          Luigi

      2. Visto che mi avete impedito di rispondere finora, spero che almeno ad un commento diretto a me mi consentiate di rispondere (we no riflettete sul.vostro concetto di democrazia). Si sono io, non mi trincea certo dietro pseudonimi come fanno altri (non so da dove esca il nome Werther che era un nostro gatto). Se accettaste il contraddittorio e foste abbastanza umili da informarvi prima, vedreste che non ho comprato nulla ma ho dato vita a tre splendidi bambini felici dei loro due papà: so che non siete d’accordo ma è la loro realtà è o accettate le mie parole o venite a conoscerli e capire se sono felici o meno, altrimenti il vostro è solo un pregiudizio. Poi, contenti voi. Riguardo alla mia fede, credo che prima di giudicare ricordatevi sempre della parabola della pagliuzza e della trave prima. Il Concilio Vaticano da il primato alla coscienza individuale nelle proprie azioni ed io comunque non ho mai nascosto nè la mia omosessualità né la mia omogenitorialita né la mia fede e di tutti i sacerdoti e vescovi che ho incontrato (da ultimo per i battesimo dei miei gemelli) mai uno mi ha contestato uno solo di questi elementi. Vi parlo quindi di Chiesa Cattolica ufficiale, nulla di nascosto, tutto alla luce del sole. E chi siete voi quindi per dire che non va bene? Grazie per pubblicare questo commento

        1. Luigi

          La Chiesa Cattolica non ha mutato idee – non potrebbe, del resto – negli ultimi venti secoli.
          Infatti, nel suo Catechismo, si legge chiaramente quanto segue:

          1867 La tradizione catechistica ricorda pure che esistono « peccati che gridano verso il cielo ». Gridano verso il cielo: il sangue di Abele; il peccato dei Sodomiti; il lamento del popolo oppresso in Egitto; il lamento del forestiero, della vedova e dell’orfano; l’ingiustizia verso il salariato

          cosa del resto risaputa:

          http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=685
          http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2832

          Quindi la Chiesa “ufficiale” ha posizione chiara, netta ed inequivocabile.
          Che poi qualcuno – anche consacrato – erri e induca all’errore è realtà di oggi come di venti secoli fa.
          Nulla cambia, questo, della Dottrina.

          Infine penso – secondo le mie modeste conoscenze scientifiche – che un uomo non possa da solo dar vita a un bambino.
          Ma nemmeno due, tre o infiniti.
          Da qualche parte, ci sarà sempre una donna…
          … grazie al Cielo!

          Ciao.
          Luigi

          P.S.: evidenziare l’errore è cosa ben diversa dal giudicare, atto che presuppone l’emissione di una pena (eventuale) e la sua applicazione…

        2. @ Dario De Gregorio:

          Visto che mi avete impedito di rispondere finora, spero che almeno ad un commento diretto a me mi consentiate di rispondere (e riflettete sul vostro concetto di democrazia).

          Giusto una precisazione su questa infondata accusa, sig. De Gregorio:
          l’admin del blog di Costanza Miriano Le ha chiaramente spiegato la ragione della cancellazione (se mai c’è stata) di Suoi futuri messaggi che avrebbero potuto contenere falsità e diffamazioni sul conto di Costanza.
          Lei ha accusato Costanza di mentire. Eppure Costanza ha dato tutti gli elementi per dimostrare che quanto ha scritto è vero, documentabile e documentato (ha anche riportato un utile documento a riguardo).

          Non è accettabile la diffamazione per difendere proprie tesi preconcette.
          Non si lamenti, dunque, se Le vengono cancellati dei messaggi… E non scomodi infine la democrazia per una Sua mancanza.

          non ho comprato nulla ma ho dato vita a tre splendidi bambini

          Come ha fatto, da omosessuale, a dare vita a tre bambini?
          Chi è la madre dei Suoi bambini, se non una perfetta sconosciuta che ha permesso ad un ente canadese di affittare il proprio utero nella triste ed erronea convinzione di aiutare due omosessuali ad accettare meglio i limiti della propria omosessualità? Nella convinzione che ogni desiderio di un omosessuale, ferito dall’impossibilità di poter procreare (se non appunto con artifici a pagamento, legali o meno che siano), debba essere esaudito per rendergli un po’ di quello che la natura ha negato.
          Perché questi tre bambini, che non hanno alcuna colpa e che soprattutto una madre ce l’hanno e non ha alcun problema economico o psichico tale da giustificarne l’allontanamento, non possono vivere con la propria madre?
          Perché dei bambini sono stati concepiti solo a fronte di un pagamento e non di un atto d’amore tra un uomo e una donna? Perché ha preteso di avere, possedere tre persone?
          Cosa dirà loro quando Le chiederanno perché non possono vivere anche con la loro madre?
          Cosa dirà loro quando Le chiederanno se la loro madre vuole loro bene, dal momento che li ha abbandonati senza cause di forza maggiore?

          felici dei loro due papà: so che non siete d’accordo ma è la loro realtà è o accettate le mie parole o venite a conoscerli e capire se sono felici o meno, altrimenti il vostro è solo un pregiudizio.

          Chi è Lei per giudicare la felicità dei Suoi figli?
          È sicuro di poter anche solo dire che Andrea Rubera è felice? Può leggere nel cuore di Andrea, o dei tre bambini che ha avuto tramite utero in affitto?

          Riguardo alla mia fede, credo che prima di giudicare ricordatevi sempre della parabola della pagliuzza e della trave prima. Il Concilio Vaticano da il primato alla coscienza individuale nelle proprie azioni

          Il primato della coscienza individuale non è sostitutivo del Vangelo, del Magistero e della Tradizione. Semmai su essi fondato! Da nessuna parte il Conclio Ecumenico Vaticano II permette di ignorare ciò che nelle Scritture è chiaramente definito peccato e che la Chiesa ha sempre insegnato essere peccato, in nome della “coscienza individuale”.

          ed io comunque non ho mai nascosto nè la mia omosessualità

          Ci mancherebbe che Lei l’avesse fatto. Essere omosessuali non è peccato! Lei è stato creato, voluto e amato dal Signore come tutti. E non ha alcuna “colpa” nell’essere omosessuale.

          Ciononostante sa bene come il Signore si sia chiaramente espresso sugli atti omosessuali, e come abbia invitato alla continenza le persone omosessuali.

          e di tutti i sacerdoti e vescovi che ho incontrato (da ultimo per i battesimo dei miei gemelli) mai uno mi ha contestato uno solo di questi elementi.

          Quando si chiede il battesimo per un bambino il parroco o il vescovo non ha alcun diritto di negarlo per i peccati dei propri genitori, o di chi ne fa le veci. Perché il bambino non ha alcuna colpa per i peccati dei genitori!

          Quindi nulla di strano se in quell’occasione il sacerdote o il vescovo abbiano battezzato il bambino.
          Certo l’impegno ad educare nella fede della Chiesa resta. Ma siamo tutti peccatori, pertanto avrebbe potuto al più rivolgerLe un invito a seguire il Vangelo e non i propri desideri analogo a quello che avrebbe potuto rivolgere ad una qualunque coppia di sposi.

          1. Scusi ma la sua risposta è francamente deludente. Mi dice che la Miriano ha ragione citandomi un documento scritto da gente che la pensa come voi. Che scientificità ha? Che aggancio con le leggi ha? Spacciare idee di parte per verità è dire il falso. Poi lei come fa a mettere in dubbio la felicità della mia famiglia? Che ne Sa? Come si permette???? Infine mi dica dove il Signore nel Vangelo condanna l’omosessualità e non mi citi San Paolo perché quella di San Paolo non è certo amore ma sopraffazione. Parlate come al solito per slogan io in base alla mia vita che voi pretendete di giudicare senza conoscerla. Tra 20 anni io sarò anche in Italia sposato e legalmente padre dei miei figli voi verrete ricordati come oggi si ricorda il KuKluxKlan: contenti voi

            1. @ Dario De Gregorio:

              Scusi ma la sua risposta è francamente deludente. Mi dice che la Miriano ha ragione citandomi un documento scritto da gente che la pensa come voi. Che scientificità ha?

              Ha letto il documento? Il documento elenca i diritti di cui già godono ogni coppia di conviventi (eterosessuali od omosessuali che siano). Cosa c’entra la scientificità?

              Poi lei come fa a mettere in dubbio la felicità della mia famiglia? Che ne Sa? Come si permette????

              Infatti non mi sono permesso di entrare nella Sua vita privata. Delle Sue azioni ne risponderà a nostro Signore e a quei tre bambini, che prima o poi Le rinfacceranno di averli privati senza motivo della mamma.

              Naturalmente sono convinto che nessun bambino possa essere felice di essere privato di una mamma sana. Ma questa mia convinzione non entra nel merito della questione, che è prettamente giuridica: con l’utero in affitto si privano i bambini di loro diritti fondamentali quali l’essere cresciuti, amati ed educati dai propri genitori, e prima ancora della conoscenza stessa dei loro genitori.

              Infine mi dica dove il Signore nel Vangelo condanna l’omosessualità e non mi citi San Paolo perché quella di San Paolo non è certo amore ma sopraffazione.

              Mi spiega come fa a dirsi cattolico se non ritiene divinamente ispirato ogni libro delle Sacre Scritture? 😕
              Escludere le pagine scomode (per la propria condotta) delle Scritture Le sembra un’azione degna?

              Tra 20 anni io sarò anche in Italia sposato e legalmente padre dei miei figli voi verrete ricordati come oggi si ricorda il KuKluxKlan: contenti voi

              I neri di America non si sono mai sognati di privare altre persone dei loro diritti per poter ottenere il rispetto dei propri. Per questo mai nessuno riterrà l’utero in affitto una conquista della società paragonabile alla fine delle discriminazioni razziali. Se il Ku Klux Klan impiccava i neri e li riteneva essere inferiori ai bianchi, ora c’è chi compra bambini come fossero merci, ritenendo i diritti di quei bambini inferiori ai propri 🙁

              1. Vanni

                E’ la seconda volta che si tira fuori il razzismo come strumento polemico per affermare le proprie opinioni (vedi anche Alessandra Brunelli, più giù). Amministratore, va bene così?

                1. admin

                  no Vanni, non va bene ma non riesco a a stare dietro a tutto. Questo post ieri ha fatto il record del blog, oltre 35mila contatti, 8500 condivisioni su facebook, tanti commenti, molti ne ho bloccati, altri sfuggono, altri ancora passano con il cartellino giallo e i successivi non passano più. Abbiate pazienza.

                  Ne approfitto però per illustrare ai nuovi commentatori che lamentano una scarsa “democrazia” la politica del blog:
                  questo è un piccolo blog autogestito che esprime di solito opinioni in controtendenza rispetto al pensiero mainstream. Non abbiamo la pretesa e non vogliamo rappresentare il mondo e tutte le posizioni esistenti ma soprattutto le nostre che risultano sempre più minoritarie su giornali e media tradizionali. I commenti critici sono ammessi quando sono rispettosi, intelligenti e stimolanti; quelli (a nostro parere) beceri, provocatori, strumentali, offensivi, irrispettosi (per noi sul piano personale o per i cattolici) e anche quelli semplicemente stupidi, ripetitivi, fuori tema e banali non passano.
                  Saluti.

                  1. Tranne alcuni di Alvise che lo sono (beh Alvise devi riconoscerlo…), ma che passano perché ormai è stato “adottato”
                    (in modo lecito s’intende) 🙂

                  2. Vanni

                    @admin

                    Certo, lo capisco benissimo, volevo solo tirar fuori il problema. Fate un grande lavoro. Un abbraccio.

                  3. admin:

                    …il più grande risultato per un blog non è l’ “audience” (cosiddetta)?
                    Non è (anche) attraverso l’audience (e polemiche relative) che “passa il messaggio”?

                    Orsù, alla tastiera!!!

                1. La storia di atrocità ne ha commesse tante Sig. De Gregorio. Perché ci tiene così tanto ad aggiungerne una alla lista?

                  Si ricordi che dovrà delle risposte a quei 3 bambini, tra non molto… Faccia perlomeno in modo che possano frequentare assiduamente la madre, sottratta ignobilmente.

                  Arrivederci a Lei. Prego per Lei, per Andrea e per i tre bimbi… Se può preghi per me!

                  1. Peccato che la mamma non c’è e non sentono il bisogno di conoscere chi non esiste. Non mi deve ricordare cosa devo fare perché essendo la mia vita improntata ad onestà e chiarezza nulla nasconderò della loro storia. Se un domani vorranno conoscere la donatrice anonima potranno rintracciarla secondo la legge canadese e noi favoriremo questo desiderio se ci sarà. Grazie delle preghiere che ricambio, se mi fa sapere il suo nome di battesimo saranno anche più efficaci. Arrivederci

                    1. La mamma c’è eccome. Per Lei è stata solo un’incubatrice umana che ha sfruttato per i Suoi egoistici desideri, ma c’è eccome.
                      Non si nasconda dietro la foglia di fico dell’ovulo donato da un’altra sprovveduta. Quella donna ha portato in grembo 9 mesi un bambino che Lei ha ritenuto ignobilmente una Sua proprietà.

                      Non sarà quel singolo incontro che – bontà Sua – vorrà permettere a quei tre bambini con le rispettive madri a compensare tutto ciò che ha tolto a quei tre piccoli.

                      Stia sicuro che Le chiederanno perché non hanno potuto frequentare la mamma e Lei non avrà risposte se non: “Ti ho tolto a lei non appena sei nato perché ti volevo. Sono stato disposto ad andare fino in Canada per comprarti!”

                    2. Per fortuna che voleva pregare per me. Se le tenga le sue false preghiere, lei che non ha neanche il coraggio di dire il suo nome ma si permette di giudicare cose che non conosce. Giudicate e sarete giudicati! Mi permetta ma non la saluto

                    3. Caro Werther, è quasi matematico che vorranno conoscere la loro madre biologica (com’è che dice “non esiste?!) o la “donatrice anonima”, la chiami pure con l’eufemismo che preferisce, come che si pongano delle domande banali tipo: ma perché gli altri hanno una mamma? (di fatto a molti piacerebbe le mamme o i papà sparissero almeno dal lessico a non essere pietra d’nciampo…).
                      E’ un richiamo che potremmo chiamare atavico, che guarda caso scatta anche in tyantissimi casi di adozione (chissà com’è…).

                      Quindi si può preparare sin da ora.. l’effetto su suoi figli, lo conoscerà solo allora… Mi auguro – per i suoi figli – che sia il meno indolore possibile, lei lo dà per scontato, ma mi permetta è un atteggiamento piuttosto superficiale.

                    4. @ Dario De Gregorio:

                      Per fortuna che voleva pregare per me.

                      Lo voglio ancora. Per Lei, per Andrea e per i tre bambini.
                      Spero non mi negherà la Sua, di preghiera, solo perché Le sto ricordando una verità della fede che ci accomuna: tutti gli uomini hanno pari dignità e per questo motivo nessun uomo si può sentire legittimato ad acquistare un altro uomo, come fosse un oggetto. Nessun uomo si può sentire legittimato a negare ad un altro uomo diritti fondamentali quali il diritto ad essere cresciuto ed educato dalla propria madre (sana e dunque non pericolosa per il bambino stesso).

                      Se le tenga le sue false preghiere

                      Non Le sembra di giudicarmi a Sua volta? 🙁

                      lei che non ha neanche il coraggio di dire il suo nome

                      Non Le avessi chiesto se era quell’attivista per i “diritti” degli omosessuali apparso su La7, Lei sarebbe rimasto un fantomatico Dario (e dunque potenzialmente un nome inventato). Ma a prescindere da ciò, c’è bisogno di rivelare la propria identità per difendere i propri valori?
                      Vista l’aggressività del mondo dell’attivismo LGBT (come dimostrano gli interventi di alcuni di loro in questo blog), per quale motivo sorbirsi insulti e maledizioni inutili, rivelando la propria identità?

                      Ammiro il coraggio di Costanza Miriano, che è disposta a sorbirsi tanti insulti nel mondo virtuale. Io preferisco subirne solo nel mondo reale (perché Cristo lo testimonio soprattutto nella mia vita, scontrandomi con ideologie come la Sua anche nella mia vita).

                      si permette di giudicare cose che non conosce.

                      Cosa non conoscerei? Il costo dell’inseminazione artificiale? Quante ore le mamme dei tre bambini hanno potuto vedere i loro figli, prima che Lei ed Andrea ve li portaste via? 🙁 Non ci tengo a conoscerli questi dettagli 🙁 Preferisco pregare per Voi e per i tre bambini.

                      Mi permetta ma non la saluto

                      Ha tolto dignità a tre bambini, non mi meraviglia che voglia toglierla anche a me 🙁
                      Un saluto!

            2. Sara

              “Tra 20 anni io sarò anche in Italia sposato e legalmente padre dei miei figli voi verrete ricordati come oggi si ricorda il KuKluxKlan: contenti voi”

              Proprio come i capricci di un bambino che ha finito le argomentazioni per le sue rivendicazioni: “E poi ho ragione io e voi siete tutti brutti!”

              1. Ne hanno dette di corbellerie simili sulla Chiesa, ma intanto ne sono passati ben più di 2000 di anni…

                Poi il buon il Werther è certo di esserci (sposato o meno) tra vent’anni? Io ci rifletterei per tempo.. sin che ha tempo ,-)

            1. @ Alvise:

              Infatti qui nessuno sta giudicando la felicità di nessun’altro (omosessuali, bambini o atei alla ricerca come te). Dal momento che l’utero in affitto e la compravendita di vite umane sono prima di tutto una grave violazione di diritti fondamentali di qualunque uomo, io li contrasto in quanto privazione di diritti umani e non (solo) come gravi delitti contro la morale.

              1. Ubi Deus ibi pax:

                Ubi Deus ibi pax
                12 giugno 2015 alle 14:10

                Werther:…”felici dei loro due papà: so che non siete d’accordo ma è la loro realtà è o accettate le mie parole o venite a conoscerli e capire se sono felici o meno, altrimenti il vostro è solo un pregiudizio.”

                Ubi Deus ibi pax: Chi è Lei per giudicare la felicità dei Suoi figli?

          2. @Ubi

            “Da nessuna parte il Conclio Ecumenico Vaticano II permette di ignorare” presumo si sfuggito il “non”…

            Una precisazione sulla questione Battesimo.

            Can. 868 – §1. Per battezzare lecitamente un bambino si esige:
            1) che i genitori o almeno uno di essi o chi tiene legittimamente il loro posto, vi consentano;

            2) che vi sia la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica; se tale speranza manca del tutto, il battesimo venga differito, secondo le disposizioni del diritto particolare, dandone ragione ai genitori.

            Ora nuovamente non per rincarare la dose, ma solo per una riflessione…
            Un peccatore, come siamo tutti, può certamente insegnare i fondamenti della Religione Cattolica se è adeguatamente preparato, è da vedere se possa “trasmettere la Fede” quando la sua scelta (ripeto scelta) di vivere in una situazione disordinata o ancor peggio di grave peccato in modo continuato e senza pentimento alcuno, inibisce per le ragioni brevemente illustrate sopra rispetto il proprio stato spirituale, la possibilità di una azione dello Spirito Santo e ancora, crea un evidente contrasto tra ciò che si vive e ciò che si andrebbe insegnando al battezzando (o su simili temi ci si fa il proprio catechismo o semplicemente si omette…)

            Certo non sta a me stabilire se, chi e a che condizioni concedere il Battesimo, ma questi non sono cavilli o legalismi, sono responsabilità e scelte gravi che attengono a chi i Sacramenti amministra che credo andrebbero tenute in debito conto.
            Vedi la Comunione, giacché come ben sappiamo in determinate situazione, si corre il serio rischio di “magiare la propria condanna” (che non è certo idea mia…)

              1. Mi piace anche precisare che anche in queste norme che sembrano appunto solo “formali” o fatte per il gusto di avere anche nella Chiesa la possibilità di agire “in punta di diritto”, vedo una grande pedagogia che sempre ci richiama con segni visibili all’invisibile “più reale del reale”.

                Insomma chiamano tutti (me compreso) alla Conversione o ad una opportunità di conversione.
                Non quindi una sanzione, una discriminazione, una negazione di diritti (in un mondo dove ormai “lo voglio quindi ho diritto di averlo!), ma un’azione di Misericordia e di Carità, giacche la prima Carità che si può fare ad un Uomo è quella di operare per la sua piena conversione e la salvezza della sua Anima.

            1. @ Bariom: no, mi sembra che la frase che ho scritto sia logica senza il “non”. Sbaglio? 😕

              Ricordavo ovviamente il comma 2 del canone 868, però così facendo la Chiesa dovrebbe proibire il battesimo di ogni figlio di divorziati risposati, cosa che chiaramente non può fare, perché ne va della salvezza di innocenti…
              Inoltre all’irragionevolezza dei genitori possono e devono supplire il padrino o la madrina (e quelli sì che devono avere requisiti ben definiti).

              1. Se è vero per entrambe le cose…

                Ne risulta il rischio che sempre si corre a voler “spaccare il capello in quattro”… rischio dal quale non sono certamente esentato ,-)

                Grazie.

                  1. @Ubi scusa adesso faccio fatica anche a ritrovare il bandolo tra tutti gli interventi…

                    Non era una questione fondamentale trattandosi (il mio ultimo commento) di una mia interpetazione. In sostanza convenivo con le tue ultime precisazioni a seguito del quel mio commento. 😉

  9. Raphael, fa’ pure!! Filippo, quali problemi esattamente? Noi da genitori “conviventi” non ne abbiamo avuto mezzo, solo vantaggi. Filosofiazzero: perché io rispetto anche lo Stato. Ma se lui fa leggi disumane, allora la mia condotta sarà di obiezione di coscienza.

      1. lele

        l’attuale normativa IMU prevede che vi possa essere una sola abitazione principale per nucleo familiare (e per la quale valgono un bel po’ di esenzioni). Anche solo questo, rende piu’ vantaggioso il divorzio rispetto al matrimonio

    1. Davide

      Grazie Costanza, per questa proposta.
      Al di lá della sua eventuale attuazione nelle proprie famiglie il ragionamento che hai esposto spinge a riflessioni molto profonde sul senso del matrimonio (in particolare quello civile).
      Nel frattempo però, ci si vede a Roma il prossimo 20 Giugno nella speranza di bloccarli ste leggi! 😉

        1. Davide

          Ciao Bariom,
          grazie per il bentornato,
          anche se in realtá ci sono sempre stato, ma in “formato sola lettura”, a causa del troppo poco tempo! 🙁

          Un saluto anche tutti gli altri! 🙂
          Admin, Alessandro, Roberto, Giusy, Angeloextra…, Alvise … e tutti gli altri (la lista è lunghina). 🙂

  10. Un articolo che non fa una piega. Sono felice di questa presa di posizione netta e chiara .Bisogna alzare la voce e farsi sentire non possiamo accettare tutto questo senza dire la nostra. Grazie. Isabella

  11. Giulia

    Non sono ancora sposata in Chiesa col padre di mia figlia perchè in attesa di annullamento della Sacra Rota. Ma siamo una famiglia all’anagrafe, quindi non posso neanche chiedere gli assegni familiari. Che “fessa”! Forse non tutti sanno che quando ci si trasferisce a casa di un altro si può specificare se si va a costituire una coppia o due semplici conviventi senza legami affettivi. Io sono stata felice di dire che saremmo stati una famigla, anche a costo di rinunciare agli assegni familiari.
    Complimenti per questa provocazione…purtoppo a pensarla così siamo una minoranza. Si sta veramente perdendo il senso delle cose. Vi segnalo che la mia azienda, una multinazionale, ha creato addirittura un dipartimento per la tutela del gender. Però il mobbing verso gli over 40 va bene…
    Fantastico!

    1. @ Giulia

      almeno tra di noi chiamiamola correttamente “dichiarazione di nullità”, perché se verrà dichiarato nullo il tuo matrimonio non c’è mai stato, non te lo annullano affatto (a meno che tu non stia procedendo per rato e non consumato… e allora scusa!). Prego per te, perché a Dio piacendo tu possa sposarti con il padre di tua figlia.

  12. APPLAUSI!!

    Cerchiamo tutti di non limitarci a questi… 😉
    (Vedi anche manifestazione del prossimo 20 Giogno, per cominciare…)

  13. Idea geniale, immaginifica e spiazzante. Con tanta gente che tiene il cervello in folle ci vuole un salutare scossone per fargli ripartire la capacità di ragionare.

  14. “…ma questa è una cosa che non si può cambiare per legge.”

    Ma temo verrà fatto e ad ogni modo oggi legalmente, un singolo che adotta un bambino (nel caso specifico lasciamo stare il termine figlio) nei più svariati modi – compreso pagandolo “già fatto” o “commissionandolo” consegna prevista a 9 mesi circa – in un qualunque stato compiacente, vede riconosciuta la sua adozione per legge, anche in Italia. Dopo di ché, il compagno/a può chiedere a sua volta l’adozione del medesimo pargolo e con i tempi che corrono, figuriamoci se non gli verrà riconosciuto tale “diritto”.
    Se poi è del medesimo sesso (il compagno/a), anche non vi fossero le condizioni “altre” necessarie, quale giudice si attenterà a negare detta adozione? Apriti cielo! L’ennesimo caso strappabudella da talk show!

    E voilà, il gioco è fatto…

  15. Sa cosa mi ricorda, cara Miriano? Mi ricorda la mia maestra delle elementari che prima del referendum sul divorzio inscenò una manifestazione in classe con la complicità di un altro maestro e con tanto di striscioni: “bambini: i vostri genitori non devono divorziare!”. Io, che sapevo per averlo sentito in casa che i miei erano attivamente favorevoli e si davano anche da fare, venni colta da un dubbio: “ma non è che per coerenza, se uno vota per il divorzio poi deve divorziare?”. L’ipotesi mi pareva peregrina e mi vergognavo a chiedere delucidazioni ma l’idea mi turbò per un po’. Continuo a non capire in cosa il matrimonio di chiunque venga intaccato dal matrimonio di qualcun altro. Mi è chiarissimo invece che, oggi come nel 1975, c’è un sacco di gente che vuole obbligare tutti a vivere secondo certi canoni prefissati (dalla religione ed altre istanze). In altri paesi e climi si chiama “estremismo”, da noi ci si mettono altre etichette. Saluti.

    1. Favorevole o meno Alessandra strano che ti sfugga il perché e come un matrimonio “alternativo”, mini quello tra Uomo e Donna.
      Direi Costanza lo abbia espresso chiaramente nel suo “estremismo” 😉

    2. ola

      Probabilmente per lo stesso motivo perche’la gente che mangia carne disturba i vegani, anche se il fatto che ci sia gente che mangia carne non obbliga nessun vengano a mangiarla egli stesso.

    3. Giovanni

      Aumento di burocrazia quindi spese in piú e sicuro aumento delle tasse, e ulteriore frammentazione delle risorse.

    4. Vanni

      @Alessandra Quattrocchi

      Poveri bambini, davvero terribili la maestra e il suo complice con la loro ideologia estremista. Ma per fortuna poi le cose sono andate diversamente e la società ha compiuto passi avanti.

      “Continuo a non capire in cosa il matrimonio di chiunque venga intaccato dal matrimonio di qualcun altro”.

      Be’, forse prima o poi lo capirà, in questo blog il materiale non manca. Ma ne dubito.

      Sul fatto che si voglia obbligare tutti a vivere secondo canoni prefissati dalla religione ed altre istanze, metterei, oggi, l’accento sulle “altre istanze”. Indovini quali.

  16. …queste separazioni di protesta che vengono “minacciate” non mi sembra (per dirla con un termine oggi abusato) che
    costituirebbero un rilevante VULNUS per la (cosiddetta) convivenza sociale che (ammesso che esista) continuerebbe a esistere, sotto altre forme (forse meno ontologiche?)

    1. Di convivenze ne esistono di ogni tipo, ma non è queto il problema… ognugno sceglie quella che crede, basta non siano equiparate al Matrimonio (o ti era sfuggito il nocciolo?)

  17. Anna

    Io, che sono di una posizione diversa dalla vostra, altrettanto provocatoriamente vi chiedo: ma perché finora il sigillo dello Stato vi è stato tanto caro? Siete credenti ferventi, la vostra unione ha senso di fronte a Dio, quale motivo vi spinge a essere “provocatori” di fronte a un’entità che per voi sin dall’inizio avrebbe dovuto avere un valore scarso se non nullo? Siete convinti che la vostra posizione “provocatoria” spiazzerà veramente qualcuno? In realtà state semplicemente prendendo atto, e con molto ritardo, del fatto che lo Stato è un’entità che nulla dovrebbe spartire con la confessione religiosa ma dovrebbe essere semplicemente un’istituzione che, regolando la vita di tutti, garantisce i diritti di tutti indipendentemente dalle confessioni, mentre la sacralità ognuno se la gestisce con scelte private.

    1. vale

      interessante concetto: la religione deve essere solo una questione privata e non incidere sulla comunità e ,quindi, sullo stato.

      mi ricorda qualcosa scritto all’inizio del secolo scorso…

    2. Forse perché il cristianesimo fa parte della nostra civiltà da secoli, anche quella della famiglia da dove credo lei provenga, ora ci stiamo spostando verso qualcos’altro sembrerebbe, di incognito ovviamente e sotto la minaccia di sistemi totalitaristi atei o di estremismo religioso (isis e fondamentalismo islamico). In fondo se io difendo la famiglia lo faccio per istinto di sopravvivenza di una certa civiltà che può essere migliorabile, certo ma senza intaccare le fondamenta.

  18. pema

    Quello che colpisce nelle pretese gay è proprio la violenza e la mancanza di rispetto per una cosa che è quella da migliaia di anni. Arrivano loro e pretendono, ripeto con violenza, di appropriarsi di qualcosa che non gli appartiene.
    Colpisce anche l’imbecillità infinita di quelli che così facilmente vanno dietro a queste pretese.

    1. “Una cosa che è quella da migliaia d’anni” è un’affermazione un po’ avventata e, al massimo, vale per noi italiani.
      Non confondiamo i nostri desiderata con la realtà storica.

  19. Sono assolutamente d’accordo. E’ da tanto che ci penso come lontana ipotesi (mio marito non è d’accordo), solo che così mi sembra di gettare la spugna. E’ vero che che lo Stato non tutela la famiglia, ma così è come smettere di chiedere di essere riconosciuti per ciò che siamo.

  20. Invece io ho un’altra idea. Perchè non facciamo un progetto di legge sul c.d. “matrimonio rafforzato” (covenant marriage) c’è già in alcuni stati degli USA. Anche questo sarebbe un bel “segno di contraddizione”

    1. I “convenenti marriage” sono, in verità, una trappola ideologica: indeboliscano il concetto vigente di matrimonio, ed inoltre contrastano con l’art.106 cc, vero baluardo contro la contrattualizzazione del matrimonio – ed il suo definitivo svilimento.
      Pensaci.

  21. Silvio

    Forse dovrebbe informarsi prima di fare figuracce pubblicamente.
    Dove sarebbe scritto che il convivente può visitare il compagno o la compagna in ospedale? Me lo dica, perché sono davvero curioso.
    Poi una riflessione: per coerenza (concetto che evidentemente Le sfugge) anche le coppie sterili o senza figli non dovrebbero avere diritto al matrimonio e nemmeno alla pensione di reversibilità. E naturalmente nemmeno all’inseminazione artificiale.

      1. Silvio

        No. La figuraccia la sta facendo Lei. Se il convivente finisce in ospedale e non è in grado di firmare una liberatoria, solo i familiari diretti (genitori, fratelli o figli) hanno il diritto di decidere chi può e non può visitare il paziente, nonché di essere informati dai medici e prendere eventuali decisioni. Il convivente non conta nulla.
        Certo, uno può preventivame compilare una liberatoria, in caso di incidenti, e delegare una persona di sua scelta, che può anche non essere il/la convivente.

        1. admin

          Sì certo una liberatoria preventiva (anche il matrimonio è preventivo e non postumo), si delega il convivente-compagno e il gioco è fatto.

          Articolo 2 – Convivenze e assistenza sanitaria
          1. In presenza di una convivenza dichiarata all’anagrafe ai sensi dell’articolo 1, ciascun
          convivente ha diritto di assistere l’altro in ospedali, case di cura o strutture sanitarie,
          nel rispetto delle disposizioni interne a tali strutture.
          2. Ciascun convivente può delegare l’altro perché, nei limiti delle norme vigenti: a)
          adotti le decisioni necessarie sulla salute in caso di malattia da cui derivi incapacità
          di intendere e di volere; b) riceva dal personale sanitario le informazioni sulle
          opportunità terapeutiche; c) decida in caso di decesso sulla donazione di organi, sul
          trattamento del corpo e sulle celebrazioni funebri, in assenza di previe disposizioni
          dell’interessato.
          3. La delega di cui al comma 2 avviene con atto scritto autenticato ovvero, nel caso di
          impossibilità, con volontà comunicata a un pubblico ufficiale che forma un processo
          verbale.
          4. La revoca, anche parziale, della delega avviene con le medesime modalità di cui al
          comma 3.
          Articolo 3 – Convivenze e accesso alla cartella clinica
          1. Ai sensi del decreto legislativo 30 giugno 2003 n. 196, in presenza di una
          convivenza dichiarata all’anagrafe ai sensi dell’articolo 1, ciascun convivente ha
          accesso ai dati personali del convivente contenuti nella cartella clinica della
          struttura sanitaria nella quale è stato ricoverato, e dei documenti che a essa si
          riferiscono, se il paziente è incapace di intendere e di volere o è deceduto.
          Articolo 4 – Convivenze e congedi per salute
          1. Ai sensi dell’articolo 4 della legge 8 marzo 2000 n. 53, in presenza di una convivenza
          dichiarata all’anagrafe ai sensi dell’articolo 1, il permesso retribuito di tre giorni
          lavorativi all’anno è riconosciuto alla lavoratrice e al lavoratore in caso di documentata
          grave infermità del convivente ovvero di decesso.
          2. In casi di documentata grave infermità, il lavoratore e la lavoratrice concordano con il
          datore di lavoro diverse modalità di espletamento dell’attività lavorativa.

  22. Giorgio

    Interessante provocazione! Anche se la dimensione pubblica del matrimonio non è così irrilevante, nel senso cristiano stesso del matrimonio sacramentale. Però è vero che la nuova “visione” civile di matrimonio, non corrisponde più né antropologicamente (svuotato dell’alterità e della fecondità) e né dunque cristianamente al matrimonio che intendono due sposi cristiani. Non è più quello, è altro…

  23. admin

    Cara Alessandra Quattrocchi, semplicemente voglio i vantaggi fiscali e non sono disposta più a sostenere oneri tipo la perdita degli assegni a causa di un istituto giuridico che finirà per legittimare la compravendita di esseri umani. Non mi toglie niente il matrimonio omosessuale, solo che allora il matrimonio siffatto non mi interessa più.

  24. Maria

    Scusate, forse ho capito male, ma l’autrice ha scritto di aver utilizzato per 13 anni degli assegni familiari nonostante, per una legge ingiusta, non ne avesse diritto per il doppio reddito?
    Purtroppo mi pare che questo non sia un concetto tanto giusto, probabilmente quegli assegni non son stati dati a una famiglia DAVVERO monoreddito.
    Forse sottolineare come frodare il fisco non è proprio l’argomento giusto contro i matrimoni gay.
    mi sbaglio?

    1. admin

      Nessuna frode signora, i figli erano legittimamente riconosciuti, la convivenza dichiarata così come tutti i redditi ma in caso di convivenza i redditi proprio non si possono cumulare. D’altro canto il matrimonio canonico si era reso necessario perché Costanza con il contratto da precario che aveva allora rischiava la riconferma (a proposito di tutele per le famiglie) Pensi che Costanza aveva avuto modo di incontrare l’allora ministro per la famiglia del governo Prodi , Rosy Bindi e le chiese se le cose stavano proprio così e lei confermò tutto.

  25. …ma fino a ora non si chiamavano “matrimonio” anche le unioni civili?
    Non si usava dire “sposati in Comune”?
    Allora perché ftante storie?
    La questione è economica?
    Lo Stato non potrebbe sobbarcarsi gli oneri relativi ai diritti derivanti (se derivassero ) dalle unioni di fatto eccetra?
    I “regolarmente” sposati si troverebbero a avere uguali o meno diritti dei “regolari”?
    Verrebbe così inferto un “vulnus” (sic!) alla stessa Costituzione della Repubblica?
    La Repubblica si scoprirebbe “vulnerabile”?

  26. Cleo

    Mi è sfuggita la connessione tra la prima parte, in cui l’autrice ci dice che senza matrimonio aveva più benefici dello stato, con il motivo per cui gli omosessuali non dovrebbero potersi sposare.
    Ho capito il discorso figli, ma davvero non ho capito il senso della prima parte…..

    Una domanda ad un suo commento: ‘rischiava il posto,a proposito della tutela alla famiglia’: nel senso che se sarebbe stata sposata con figli era dietro in graduatoria ad una persona single con figli?
    Perché a me risulta che il sposarsi e l’avere figli danno più punti nelle varie graduatorie rispetto al non farlo….
    Non era un aiutare le famiglie più bisognose( pensiamo ad una ragazza madre,o a una vedova con figli), rispetto a quelle almeno sulla carta più fortunate?
    Dai suoi interventi sembra l’esatto opposto…spero di aver semplicemente frainteso

  27. Mi piace la sua provocazione Costanza. L’ho proposta ripetutamente a mio marito in questi anni, chissà che questa non sia l’occasione giusta per riuscirci. Mi dispiace solo che avendo ora dei figli grandi non potremmo più godere di quei benefici fiscali di cui ha fatto cenno nel suo articolo.

  28. Bea

    La cosa più “divertente” è che tra le motivazioni che mi è capitato di sentire da parte di coppie omosessuali per il riconoscimento c’è anche quella che loro lo chiedono anche perché vogliono essere in regola di fronte allo Stato e non usufruire di questi vantaggi oggettivamente riconosciuti ai non sposati.
    Cioè loro confermano indirettamente quello che dice Costanza per chiedere il matrimonio e fare la figura degli onestissimissimi, poi però ribaltano il discorso quando devono criticare queste considerazioni.

  29. Già, brava Costanza. Io sono convinto che oramai viviamo in un mondo di contraddizioni a livello legislativo e culturale.
    Affermare delle cose logiche, ovvie, naturali scientifiche oramai da fastidio alla cultura progressista. Non c’entra nulla se dici cose giuste, devi dire quelle che vogliono loro, che vanno bene al concetto “buonista e moderno”.

    Ma di questo ne pagheremo le conseguenze, in parte le stiamo già pagando… spero sempre nei nostri giovani… e meno male che qui abbiamo Zaia…

    Ciao a tutti, in particolare al buon vecchio Alvise, ti sei un po’ convertito nel frattempo;-) stammi bene

  30. giuliana Filipetto

    Costanza, trent’anni dopo e sette figli dopo se tu non fossi già qua vorrei a cercarti in capo al mondo.

  31. chiara

    I miei genitori sono separati, mio padre si è risposato e sono molto contenta di questo perché è malato e in questo modo ho la certezza che la sua compagna (ora moglie) avrà sempre voce in capitolo sulla sua salute, o potrà accudirlo se mai (e speriamo di no) sia ricoverato in ospedale. Questo, nonostante quello che dici, non è scontato, in mancanza di matrimonio. Due conviventi possono essere equiparati a marito e moglie, come è capitato a te in ospedale, solo in via ufficiosa. Se tu avessi trovato medici, o in generale personale sanitario più fiscale, non avrebbero trattato tuo “marito” con dei diritti che lo stato attualmente non riconosce alle coppie di fatto.

    1. Elisa

      Chiara non sono un medico ma secondo me dipende dai reparti…n terapia intensiva forse è così: fanno entrare solo i parenti ufficiali. In tutti gli altri no, infatti è pieno di badanti che “fanno la notte” e di persone assunte per fare assistenza.Quando ho partorito potevo chiedere a chiunque di stare con me, anche ad un’amica, e non si trattava del buon cuore del personale sanitario, era proprio così per tutti..la mia vicina di letto, ad esempio, era convivente e il suo compagno è stato lì tutto il tempo…

      1. Luigi

        Per quello che importa e per esperienza diretta: se uno rispetta le norme sanitarie, può andare a trovare chiunque, anche in rianimazione.
        Pure se è “soltanto” la badante, il vicino di casa o l’amica del cuore.

        Sempre per quello che importa: è reale la disparità di trattamento fra coppie sposate e coppie conviventi, a favore delle seconde.
        Tanto che l’idea di Costanza è venuta anche a molti altri.

        Ciao.
        Luigi

  32. Francesca

    Dunque io sono fermamente convinta che bisogna difendere i diritti dei più deboli, che un bambino ha diritto ad un padre e ad una madre, anzi che un bambino non può non avere un padre e una madre e che andare contro questa legge di natura sia un atto di profondo egoismo. Che un bambino ha diritto di sapere qual è la usa origine e la sua storia. che se sulla terra rimanessero due donne o due uomini la specie umana si estinguerebbe… che l’individuo non può pretendere di avere sempre tutto a proprio piacimento, che tutte le scelte (in questo caso relazioni omosessuali) portano a delle conseguenze (non c’è niente da fare due uomini o due donne proprio non possono farlo un figlio insieme).. ecc ecc. ma perché per affermare principi come questi che fra l’altro sono incontestabili bisogna partire dal matrimonio? Non si rischia di mancare il bersaglio? Di rendersi addirittura vulnerabili e contestabili?
    In fondo il matrimonio civile può essere semplicemente visto come un impegno reciproco fra i due coniugi e non per forza un impegno ad accogliere figli .. e perché chi non è sposato non ha gli stessi doveri nei confronti dei figli? non mi sembra possa dire: io non sono sposato e quindi me ne frego… e poi siamo sicuri che impedire i matrimoni fra gay significhi in automatico evitare che venga approvato l’utero in affitto?
    I conviventi hanno agevolazioni fiscali che i regolarmente sposati non hanno? E questo cosa c’entra con l’utero in affitto?
    Allora io non contesto quanto espresso da Costanza, anche perché nello specifico non conosco nei dettagli la legge Cirinnà, ma ho pensato che questa fosse l’occasione per esprimere questo mio dubbio: siamo sicuri che concentrarsi sulla difesa del concetto di matrimonio sia la strada migliore per difendere i diritti di tutti i bambini?

  33. vale

    Il Cardinal Biffi fonda l’istituto per studi su Matrimonio e Famiglia. scrive a suor Lucia a Fatima dicendogli che Papa Giov.Paolo II lo voleva dedicare alla Madonna di Fatima.
    non si aspetta risposta alla lettera..

    dopo qualche tempo arriva, comunque, la risposta di suor Lucia: “……Padre,non abbia paura! Verrà un momento in

    cui la battaglia decisiva di Satana con Cristo sarà il matrimonio e la famiglia.

    Ma non abbiate paura: la Madonna gli ha già schiacciato la testa”

    ( “la croce quot. 30 maggio 2015, riportato da “Tempi” del 17 giugno 2015 pag.45)

    1. Daniela

      Guardate su YouTube “l’angelus più carismatico di Giovanni Paolo secondo ” nell’anno della famiglia…” la famiglia è aggredita, la famiglia è assediata”.
      Per il 20 e per tutto ciò che deve accadere ci protegga e ci accompagni .

    2. Alessandro

      Proprio così, Vale. Allungo la citazione:

      “Quando il Santo Padre Giovanni Paolo II mi ha chiamato a Roma per fondare l’Istituto per studi su Matrimonio e Famiglia ha voluto dedicarlo alla Madonna di Fatima. Io dopo qualche mese ho scritto a Suor Lucia per dire semplicemente che il Santo Padre ha voluto dedicare l’istituto a Fatima e per dirle:« Sorella, preghi per noi. Non mi aspetto risposta”. Dopo non tanto tempo mi arriva dalla Curia di Coimbra [bisognava sempre passare dalla diocesi per la corrispondenza] una lunga risposta, autografa di Sr. Lucia, alla fine della quale c’era scritto esattamente così:

      “Padre, non abbia paura! Verrà un momento in cui la battaglia decisiva di Satana con Cristo sarà il matrimonio e la famiglia. Ma non abbiate paura: la Madonna gli ha già schiacciato la testa”

      (La Croce quotidiano, 30 maggio, p. 5, intervista di Paola Belletti al cardinal Carlo Caffarra dal titolo “Caffarra: la battaglia decisiva è su matrimonio e famiglia”)

  34. Pingback: Se questo per voi è il matrimonio, tenetevelo! | Associazione Pantòs Riccione

  35. Fiorenzo Mangiola

    Amen..ora pro nobis..tutto giusto tutto bellissimo anche se non sono d’accordo ma la democrazia è proprio questo..avere opinioni diverse e poterle esprimere senza limitare la libertà degli altri singoli individui..solo una precisazione da medico. È falso che un convivente possa firmare consensi in ospedale .

    1. Elisa

      Neppure con una delega fatta con atto pubblico? lo chiedo per curiosità, senza spirito di critica… 🙂

  36. Marco

    Sarà, però onestamente sono rimasto male nel leggere che Costanza si è sposata civilmente solo dopo 13 anni e nel frattempo ha potuto usufruire di assegni familiari, detrazioni fiscali, precedenze nelle graduatorie per gli asili,…
    Io mi arrabbio moltissimo con i “furbetti” delle convivenze che approfittano dell’assurda legislazione italiana e leggere questo racconto di Costanza mi ha lasciato l’amaro in bocca… Mi piacerebbe che spiegasse meglio i motivi per cui non poteva fare da subito il matrimonio concordatario. Visto che lei è un personaggio particolarmente “esposto”, farebbe bene a fugare ogni dubbio.

    1. admin

      Glielo spiego a lei una volte per tutte e poi non darò altre spiegazioni:
      Costanza lavorava con contratti a termine, ad ogni nuovo contratto doveva firmare una carta dove si dichiarava che nella stessa azienda non erano assunti con contratto a tempo indeterminato parenti stretti. Pur avendo lei conosciuto l’allora fidanzato (assunto a tempo indeterminato) proprio sul lavoro, sposandosi civilmente avrebbe rischiato di non poter continuare a fare contratti a termine. Da qui la decisione di contrarre solo matrimonio canonico.
      Costanza e il marito ricevevano semplicemente il normale trattamento previsto alle coppie conviventi, come era di fatto per lo Stato la situazione di Costanza (anche perché, come è giusto che sia, lo Stato non riconosce i sacramenti altrimenti dovrebbe riconoscere anche la confessione e la relativa assoluzione, così magari chiudiamo qualche processo, non crede?).
      Che poi le leggi italiane siano così paradossali per cui una coppia convivente viene aiutata dallo Stato e la stessa coppia nelle identiche condizioni se sposata non riceve lo stesso aiuto è cosa, questa sì, che dovrebbe indignare.

      1. Per chi ci crede e per chi se lo può permettere, in Italia, essere sposati, o in certi casi anche solo separati, spesso è una scelta molto più conveniente rispetto alla semplice convivenza, perchè quando si ha a che fare con il fisco, essere sposato/a con una persona, può facilitere le cose….e non di poco.
        Tutti conosciamo le ricadute negative della recente crisi finanziaria sull’occupazione e sono diverse le famiglie italiane che, per causa di forza maggiore, sono costrette a vivere con un solo stipendio.
        Bene, il questo caso essere sposati o essere semplicemente conviventi, fiscalmente parlando, fa la differenza: ad essere più avvantaggiate sono le coppie sposate, mentre per le coppie conviventi diventa tutto più difficile.
        Prendiamo in considerazione, per esempio, il concetto di ‘essere fiscalmente a carico’ di qualcuno: quando a lavorare, all’interno della coppia, è solo uno dei due, questo concetto si applica solamente nei confronti dei familiari e dell’altro coniuge, di fatto il convivente non è considerato.
        Nella pratica cosa succede: il lavoratore può dichiarare a proprio carico il coniuge disoccupato ed ottenere le detrazioni fiscali che gli sono riconosciute direttamente in busta paga o sulla pensione.
        Non è previsto nulla, invece, per le ‘coppie di fatto’ che risultano essere svantaggiate, fiscalmente parlando, anche nei confronti delle coppie separate, perchè la separazione può prevedere un assegno di mantenimento che è fiscalmente deducibile.
        Per le coppie di fatto non esiste questo tipo di tutela e ciò rende più difficoltosa la situazione in cui si può trovare una famiglia nella quale a lavorare è solamente una persona.

        1. …insomma. quello che non si capisce bene è se (in Italia) sia più conveniente convivere o essere sposati.
          Credo che lo stesso valga per un cattolico o per un gatto randagio qualsiasi (a parte il fatto che nessun gatto è mai randagio, ma c’è Dio che ne ha cura)!

            1. Bariom:
              è vero, non ho tanti argomenti o metafore sempre disponibili (quasi mai)!

              …l’unico argomento “valido” che mi viene ora in mente è questo:
              è del tutto IRRILEVANTE il fatto che la Miriano o quant’altri che siano si separino
              civilmente per dare un esempio FORTE a sfavore di tutte le altre forme di
              unioni possibili. Un gesto IRRILEVANTE e che è (o sarebbe, non so) solo prova di insicurezza e di immaturità.
              Del resto anche “credere” non è già di per sé prova di insicurezza e di immaturità?

              Ciao Luigi, un abbraccione!!!

              1. Eh, non lo so sai se è prova di insicurezza e immaturità… potrei dire esattamente il contrario, ma non lo dico, perché valuto una persona eventualmente tale, dalla persona (eventualmente).

                Certo dare giudizi simili a priori, perché qualcuno è “credente”, non mi pare grande segno di maturità … alla tua età poi 😉

        2. E questo rientra in un perfetta e logica, logica (scusate il gioco) perché le “coppie di fatto” oggi sono fatte e domani disfatte… non prendono alcun impegno di base solida a costituire un nucleo famigliare, perché dovrebbero averne i benefici?
          Quindi non sono svantaggiate, hanno ciò che loro spetta… altrimenti potremmo dire che un singolo è svantaggiato rispetto chi si sobbarca l’onere di formare una famiglia, con tutto quello che ne consegue.

          Mi parrebbe lapalissiano caro Alvise…

          Dovresti anche imparare a riportare la fonte quando fai copia-incolla 😉

      2. Marco

        Molte grazie per il chiarimento (anche se con il tono un po’ “piccato”). Purtroppo l’ “amaro in bocca” mi è rimasto (ma questo è un mio problema).
        Evidentemente la politica aziendale è quella di assumere non più di una persona per famiglia e di evitare che i dipendenti possano fare “pressioni” per eventuali assunzioni di parenti (anche se sono pronto a scommettere che il marito di Costanza non lo avrebbe mai fatto).
        So da amici dei miei genitori che adesso anche nelle università c’è une legge analoga: non si possono assumere parenti o affini entro il quarto grado, e questo vale per tutti, anche per coloro che si sono conosciuti e innamorati sul posto di lavoro. Il risultato è che la moglie (o il figlio, o il nipote), magari dopo anni di precariato, devono cambiare lavoro, o farsi assumere da un’università di un’altra città.
        Ovviamente si può discutere sul fatto che queste norme siano ingiuste (e secondo me lo sono) oppure no, si può cercare di farle cambiare, ma finché ci sono vanno rispettate. Oppure possiamo seguire il solito motto tutto italiano “fatta la legge trovato l’inganno”…

        Quanto alla “convenienza delle convivenze” (che c’è eccome, aldilà di quello che dice Alvise), certo che sono indignato, e come me molti altri. Bisognerebbe farla diventare la battaglia prioritaria!

        1. admin

          Comunque, per completezza dell’informazione, questa politica aziendale è fortunatamente cambiata negli ultimi anni. Per quanto riguarda il giudizio sulla norma ognuno può pensarla come vuole c’è da riflettere sul fatto che andava tutta a discapito dei soggetti più deboli (i precari) e alla fine il risultato era che si poteva assumere l’amante di un dirigente ma non la sorella di un operaio.

          1. Roberto

            Io invece vorrei proprio invitare Marco a riflettere sull’irrazionalità della sua posizione. Ma davvero, ci rendiamo conto di quanto poco senso abbia di arrabbiarsi non con “l’assurda legislazione italiana” ma con coloro che, essendo essa assurda, tendono a sfuggirvi? Ma che modo legalista di ragionare è? Perciò, alla legge di uno Stato bisogna piegarsi perché è legge? Dunque, come cattolici dovremmo smettere di invocare il diritto all’obieizone di coscienza per i medici che non vogliono praticare aborti? Se un domani tale diritto venisse legalmente negato, noi dovremmo limitarci a prendere atto di tale legge e magari prendercela coi medici “furbetti” che con qualche contorsismo legale trovassero una scappatoia per continuare a obiettare? Ci si rende conto che opinando in tal modo sparisce definitivamente dall’orizzonte morale il concetto di giustizia per lasciare campo libero solo a quello di totalitarismo? Che proprio questo intendeva San Giovanni Paolo II parlando di democrazia totalitaria? Che noi cattolici non siamo affatto vincolati dalla legge dello Stato “perché sì” prescindendo da considerazioni di giustizia, e altrimenti finiremmo per essere indistinguibili dal mondo? Che lo Stato d’altra parte non ha affatto il diritto di legiferare su qualsiasi cosa come vuole solo per il fatto di detenere una forma di potere? Pieghiamoci e facciamoci schiavi di qualsiasi regime, dunque, se pensiamo che sia giusto così…

          2. Aleph

            Queste politiche aziendali erano (e sono, dove permangono) davvero assurde e ridicole! Col pretesto di combattere nepotismi odiosi (ad esempio quelli nelle università dove, a quanto pare, a poco sono servite queste norme sull’assunzione dei parenti), in realtà si creano alle persone oneste e competenti difficoltà enormi. In altri paesi, le aziende capiscono l’utilità che moglie e marito lavorino nello stesso posto e spesso incentivano, invece che scoraggiare, l’assunzione del coniuge, ovviamente in trasparenza e purché si tratti di persone competenti.

  37. Xmizia

    Beh complimenti. Non sono d’accordo nemmeno con una virgola sulle posizioni, affermazioni e certezze espresse dalla maggior parte dei commenti ma l’ultima cosa che mai mi verrebbe di pensare, e mi permetterei, è considerarvi con il cervello staccato o affermazioni/atteggiamenti simili palesati in questo thread, tali da presupporre che qualcuno abbia piena facoltà cognitiva e altri no.
    Poi, per carità, un’interista in un club di ultras juventini, per esempio, se si stupisse della probabile atmosfera dimostrerebbe un eccessivo idealismo nei confronti del genere umano o una scarsa conoscenza dello stesso.
    Caro Perna, l’imbecillità vale anche per le persone transgender? Così giusto per non finire mai di scoprire nuove particolarità che mi riguardano. Grazie

    1. Caro o cara (non saprei…) Xmizia, l’imbecillità è una particolarità che può riguardare tutti indistintamente credo e solitamente chi ne è affetto non se ne rende neppure conto 😉

  38. vio71

    Questo è un argomento spinoso nel quale il concetto di giusto e sbagliato é quantomai opinabile , ho letto articolo e vostre considerazioni e non mi semto di arrogarmi il diritto di giudicare le vostre idee… ma mi trovo daccordo con chi sostiene ad otranza uno stato laico che tuteli i diritti di tutti a prescindere dalla loro identità sessuale politica o religiosa nel rispetto del bene della collettività.Sono una cristiana praticante e questo mi ha insegnato che sono libera … anche di sbagliare pertanto trovo che ciò che conta sia la coscienza di ciascuno , anche diffronte a divorzio e aborto; il fatto che lo stato li consenta nn obbliga nessuno a praticarli …. permette però a chi nn é credente a fare ciò che vuole della propria vita senza dover subire soprusi in casa o una maternità non desiderata. Posto che comunque le conseguenze delle proprie scelte portano delle eco che coinvolgono altre persone ( figli ) , a costoro resta solo il portare con sé il senso di colpa per il male fatto a terze persone e quando sarà il momento, il giudizio dell’Altissimo. Alla luce di questa premessa trovo che ogniuno debba fare le proprie scelte prescindendo da quelle degli altri, se poi vogliamo fare un discorso di convenienza…. ok ci sono diversi modi per usufruire dei benefici fiscali e non che lo stato offre ma non utilizzate questo sistemi per ” ricattare lo ” Stato ” invalidando i risultati ottenuti in fatto di diritti civili da chi ha idee di ” felicità ” diverse dalle nostre. Il mondo sta cambiando e tutti , ci piaccia o no dobbiamo accettarlo…. persino la chiesa!

    1. Vanni

      @vio71

      Quando la premessa è lunga il doppio dell’assunto, qualcosa non funziona in questo o in quella o, come nel suo caso, in tutto l’insieme. Ma è l’ultima frase che qualifica l’intervento: “Il mondo sta cambiando e tutti , ci piaccia o no dobbiamo accettarlo…. persino la chiesa!”.

      No, cara signora, esprima le sue opinioni, ma lasci agli altri decidere cosa accettare e cosa no di questo mondo che cambia. E se è cristiana praticante ( ma sarà meglio definirsi “praticante cristiana”, come tutti noi credenti) dia retta anche a ciò che le suggerisce la Chiesa cattolica, di cui fa parte ( a meno che, ovviamente, non faccia parte di un’altra confessione cristiana).

    2. Freya

      Cara Vio71 mi permetto di farle notare che nell’articolo è sbiegato benissimo che il problema NON è una questione di “tutelare i diritti di tutti” visto che tali diritti si possono ottenere ugualmente (eccenzion fatta per reversibilità e figli), ma di snaturare il significato stesso di matrimonio. Ecco questa volontà di snaturare il significato e il valore del matrimonio e della famiglia non è affatto un modo di rispettare il “bene della collettività” che lei invoca.

      Sono ben d’accordo che siamo liberi “anche di sbagliare” l'(orrore)errore è però non voler chiamare le cose come sono: giuste o sbagliate; un’omicidio ad esempio, è sempre sbagliato, anche se approvato per legge e anche se detta legge non obbliga nessuno a praticarlo.
      Ma per un mal riuscito sentimento di “amore” verso il prossimo oggi è molto più di moda accondiscendere a ogni capriccio piuttosto che prendersi la briga di educare al giusto.

  39. Così Ogni Sposa “Tradirebbe” Amando Nello Zelo Assoluto. Mariti Inventate Risposte Intelligentemente Argute: Non Opponetevi.

  40. Carlo

    Volevo dire la mia opinione su una cosa: io conosco tutti i ragazzi dell’associaziopne LGBT, e una volta erano anche amici miei, adesso sono solo conoscenti, perchè li vedo molto raramente. Adesso quando li vado a troavare, se ci sono, mi sento in minoranza, pur non condividendo le loro scelte, ma sempre rispettandole. Ora mi chiedo: se ogni volta che ci confrontiamo dovesse finire in polemica aspra anche se pacifica, che senso ha andarli a trovare e stare li? Poi condivido in pieno l’articolo di Costanza Miriano.

    1. Xmizia

      Azzardandomi la presunzione di non imbecillità, nel merito, stando alla risposta del gentile Bariom (se mi declina al femminile le riconosco la sensibilità e il rispetto, nonostante l’anagrafe maschile), Carlo, per curiosità, quale associazione/associazionismo LGBT? Magari ci conosciamo senza saperlo 🙂

      Sorrido, senza presunzione invece, per l’intervento di Vio71 perché mi sembra la dimostrazione più semplice e lineare, nella sua buonafede e consistenza, della pretestuosità polemica e prevaricatrice dell amaggior parte delle parole e azioni spese e perpetrate su ‘questi temi’. Soprattutto perché, da non credente, leggo la capacità di mettere in pratica un’apertura alla realtà quotidiana di rispetto e di presunzione di non superiorità di una posizione, lasciando la responsabilità delle conseguenze delle nostre azioni alla legge morale che sta dentro di noi, per qualcuno, o al cielo stellato per qualcun altro.
      E’ così difficile?

      1. Diciamo Xmizia che non è neppure così semplice…

        Fa parte di ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto e che ci ha cambiato la vita (se ce l’ha cambiata) farsi carico e prendersi la responsabilità di portarlo ad altri, non semplicemente abbandonare ognuno alla propria responsabilità o coscienza.
        Caritas Christi urget nos (l’Amore di Cristo ci spinge…).

        Potrà sembrare presuntuoso voler portare ad altri una verità (per il credente La Verità), ma è perché si travisa il senso…. in realtà è quello che fa nel suo piccolo ogni Uomo per cose ben più banali. Sono convinto lo faccia anche tu. Scopri una cosa che ti affascina, che ti ti rende felice, che ti cambia la vita, dove trovi risposte alle tante domande che ci accomunano e forse non ne parli con tutti coloro che hai vicino, a volte solo a pochi intimi, ma se la cosa è proprio “grossa”, ci spendi anche la vita… non è forse così? E per ciò saresti presuntuoso?

        Riconosco che a volte può essere il modo a suonare tale, altre volte è il preconcetto che fa giudicare tale qualunque modo o atteggiamento.

        Ancora, se hai la piena convinzione che qualcosa è male (certo su cosa è male possiamo avere profonde divergenze) e hai senso di responsabilità – non presunzione – se sai che un treno imboccando quello scambio andrà a sfracellarsi in un dirupo, non farai di tutto per fermare quel convoglio? Presuntuoso avere la certezza di quel disastro, forse… o forse quel dirupo lo hai visto con i tuoi occhi, forse è proprio da lì che vieni… Forse la presunzione sta nel pensare di avere la capacità di fermare quel treno… Forse, ma non si può fare diversamente. Dell’averci almeno provato, ci verrà chiesto conto. Dalla legge morale che sta dentro di noi, dal cielo stellato, o dal Padreterno 😉

      2. Aleph

        Per Xmizia: non è così semplice, visto che dobbiamo vivere in società e darci delle regole condivise. Per i credenti, non si tratta di voler “convincere” chi non crede o di voler imporre la propria morale, ma semplicemente di voler agire secondo giustizia e tutelare i più deboli. Per un cattolico, uccidere un feto nel grembo materno equivale ad un omicidio, per cui non comprendiamo l’assurdità della legge che vieta l’omicidio e consente l’aborto. Eppure le vessazioni di una suocera, ad esempio, potrebbero incidere molto più pesantemente sulla salute di una donna che una gravidanza indesiderata, ma perché la suocera non la si può eliminare senza conseguenze penali e il figlio sì? 😉

        (Per inciso, non ho nulla contro le suocere, mi sono servita di uno stereotipo per mostrare l’assurdità della cosa).

  41. mauriziodones

    “Due papà e tre figli”. Sfugge qualcosa anche a me, Vanni.
    “Il paradosso è diventato ormai ortodossia; gli uomini sguazzano placidamente nel paradosso come nel luogo comune. “- Chesterton-
    Riconsiderare l’opportunità del Concordato mi sembrerebbe cosa ragionevole.
    Signora Miriano, mi rappresenta e Le chiedo di continuare così.
    Grazie.

    Maurizio

  42. Pingback: Se questo per voi è il matrimonio, tenetevelo! | Infodirilievo

  43. vio71

    Caro signore, non mi sogno affatto di decidere per gli altri, ho espresso la mia opinione nel rispetto delle altre e do retta a chi voglio e quanto voglio … quando sarà sveso dalla cattedra si accorgerà che il fituro é già qui e i suoi figli ( se ce li ha ) avranno a che gare conersone diverse da lei e che ( questo non le piacerà ) hanno dei diritti!

    1. Paola

      Tutte le persone son diverse da noi, che c’entra? E che vuol dire una banalità come ‘il futuro è già qui’? È sempre ‘già qui’. Non è, ovviamente, questo il punto.
      E per Costanza, grazie infinite, per l’ennesima volta.

  44. Non voglio commentare quel che Lei ha scritto sul matrimonio poichè in parte concordo ma non credo che l’impedire un acquisizione di diritti di chi non è sposato migliori i diritti di chi sposato lo è..

    Voglio concentrarmi sulle ultime fresi scritte. Iniziamo con “L’altra cosa a cui le coppie omosessuali non hanno diritto sono appunto i figli, ma questa è una cosa che non si può cambiare per legge. È un limite che mette la natura.”

    Sapete cos’è naturale? Che un neonato muoia perchè la mamma non ha latte, che una polmonite non curata porti alla morte, è naturale morire di setticemia per una ferita infetta come è naturale una serie infinita di malattie che oggi invece possiamo curare. Inneggate sempre alla natura ma lo fate solo quando vi fa comodo senza considerare i lati “oscuri” della natura e ciò che invece la scienza ci ha donato. Vi aggrappate a questo “naturale” per giustificare le vostre teorie senza fondamento, e vi annuncio che in natura la famiglia non è sempre composta da “padre e madre” e potrei farmi decine di esempi in cui ci sono famiglie “allargate”, omogenitoriali, figli abbandonati a loro stessi , come potrei farvi altrettanti esempi di popoli in cui la famiglia non è composta da madre padre e figli eppure da centinaia di anni funziona comunque. Chi siete perciò voi per decretare quale sia la forma non migliore ma addirittura GIUSTA (soprattutto quando anche la comunità scientifica non vi da ragione)?
    Siete convinti che la famiglia sia solo uomo-donna-bambini? Amen, sposate una persona del sesso opposto e procreate, ma dal momento che non siete detentori della verità e che, come già detto, non avete basi scientifiche su cui basarvi (ma solo e al massimo religiose), pretendere che tutto il mondo giri nel verso che voi volete è meschino ed egoista.

    I diritti dei bambini dovrebbero quelli di vivere all’interno di una famiglia, in qualsiasi modo ella sia composta, che li ami, li segua, si prenda cura di loro, li nutra, li iscruisca a diventare ottimi adulti. Chi vi arroga il diritto di dire che il vostro schema familiare è migliore di quello di altri? Chi vi dice che una coppia omosessuale non possa essere un’ottima famiglia per un bambino, chi vi dice che una donna sola non possa crescere un figlio ed amarlo come lo ama una famiglia formata da uomo e donna? Ve ne uscirete dicendo che se un bambino ha due papà avrà la mancanza della figura femminile e manfrine simili ma siete CERTI che una famiglia formata da un uomo ed una donna sia garanzia di un ambiente sano per un figlio? Sarebbe una dichiarazione ASSURDA.
    La stragrande maggioranza di chi vuole impedire i matrimoni e le adozioni a persone dello stesso sesso è religiosa e volevo farvi notare una cosa a proposito dei diritti dei bambini.. L’unicef ha da tempo una carta dei diritti dell’infanzia ed un punto di questa carta dei diritti dice che il bambino ha il diritto di scegliere la religione da professare: Non avete idea di quanti bambini (me compresa) sono stati trascinati in chiesa contro la propria volontà, costretti (anche solo con violenza psicologica) a seguire una determinata religione nonostante non ci credessero, quanti ragazzi testimoni di geova ho visto costretti a sottostare alle regole di una religione che non condividono minimamente perchè altrimenti sarebbero stati allontanati dalla famiglia.. questo non è violare i diritti del bambino? Quanti di voi chiedono ai loro figli se la religione che avete scelto per loro è quella in cui credono o che vogliono seguire?

    Infine voglio concludere dicendo che il mondo si evolve, cresce, migliora, decenni fa questi stessi discorsi e queste stesse battaglie e manifestazioni erano fatte da chi voleva che le persone di colore non avessero diritti, gli stessi che piazzano nei luoghi pubblici e nei parchi per bambini volantini in cui demonizzano le famiglie omogenitoriali erano le stesse persone che decenni fa piazzavano manifesti con Rosa Parks dipinta come una strega o che manifestavano contro James Hood , primo ragazzo di colore a frequentare l’università.

    1. Vanni

      @Vanessa Brunelli

      Non rispondo, per decenza, alla conclusione del suo post, ma le garantisco che oggi le fischieranno le orecchie.

  45. Giulio

    Lei dice: “O meglio, vogliamo tornare a prima di Cristo, quando non tutti gli esseri umani avevano lo stesso valore?”

    Eppure siete voi stessi che vi arrogate (almeno questa e’ l’impressione) il diritto di dare un valore a delle persone, ai loro sentimenti in base all’orientamento sessuale. Non e’ questa una contraddizione in termini?

    1. Thelonious

      @Giulio “Eppure siete voi stessi che vi arrogate (almeno questa e’ l’impressione) il diritto di dare un valore a delle persone, ai loro sentimenti in base all’orientamento sessuale. Non e’ questa una contraddizione in termini?”

      NO, perché nessuno dà il valore ad una persona in base ai sentimenti o all’orientamento sessuale.
      Nessuno ha detto che una persona vale di meno o di più di un’altra per queste o per altre ragioni.
      Il valore di una persona è infinito, proprio perché definito da Dio stesso.
      Nemmeno i suoi stessi errori ne sminuiscono il valore.

      Anche qui, perché il vecchio vizio di mettere in bocca agli altri cose che non hanno detto? La solita tattica dello “Straw man”, per cui l’altro deve perdere tempo ad argomentare e giustificarsi di cose che non ha detto né fatto né pensato.

      1. Giulio

        il blog deve avere qualche bug perche’ non riesco mai a postare la prima volta 🙂

        @Thelonious

        Thelonious, te ci vedi la solita tattica dello straw man, io invece ci leggo la solita tattica del ” tiro la pietra e nascondo il braccio”.

        E’ un logico sillogismo:

        1) Una coppia eterosessuale, composta da due essere umani, puo’ unirsi civilmente/sposarsi/firmare un contratto
        2) Tutti gli esseri umani sono uguali, indipendentemente da religione, razza, sesso, eta’, condizione economica, orientamento sessuale
        3) tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro condizione di cui sopra, possono puo’ unirsi civilmente/sposarsi/firmare un contratto

        Se 1) e 2) sono veri, 3) lo e’ per forza, regole della logica…

        Se mi dite che 2) vale solo in parte, allora assegnate un valore diverso agli esseri umani… se non a parole, almeno nella pratica

  46. L’articolo postato è complesso e richiede una risposta complessa; soprattutto una risposta per vari punti dei quali, peraltro, non sono sicuro di avere le competenze per poter affrontare da solo. Quindi se qualcuno che ha più competenza di me vuole, mi farebbe piacere avere delle precisazioni, per correggere qualche affermazione.
    Innanzi tutto mi sembra doveroso esprimere delle perplessità su un articolo che ho trovato farraginoso ed incompleto nel contenuto; non che voglia conoscere i fatti privati di questa signora, ma alcune cose non tornano: non capisco bene l’iter che l’ha condotta a sposarsi in due tempi separati e, soprattutto, non capisco come mai ci sono voluti 13 anni per completare il rito matrimoniale con ,le pubblicazioni civili. Ma a questo dovrebbe rispondere l’autrice.
    Il piano giuridico trattato nell’articolo è a tratti errato; innanzitutto bisogna differenziare tra diritti civili e diritti umani: i diritti umani sono acquisiti per nascita e riconosciuti dalla comunità internazionale (nascita, salute, alimentazione, istruzione, parità, ecc.) mentre i diritti civili sono riconosciuti da uno stato e dalla costituzione che lo contraddistingue, cui fanno seguito le codificazioni e gli altri testi normativi. Alcuni diritti civili sono acquisiti per nascita (es.: l’assistenza medica, la cittadinanza, la maggiore età); altri si acquisiscono per status (come nel caso del matrimonio o della genitorialità). La gran confusione che c’è intorno a queste parole è purtroppo collusiva con i discorsi che suscita un articolo del genere, anche nelle parole dell’autrice; il motivo è semplice: in filosofia del diritto esiste un principio per cui la norma è calata dall’alto, imposta dal legislatore. Si dice cioè che una norma è certa. Questo perchè il legislatore raccoglie ed interpreta la volontà, le tradizioni ed i diritti (umani, appunto) della popolazione e li traduce in norma giuridica, con l’intento di promuovere, rendere sicuro e migliorare il vivere comune e sociale. Altre caratteristiche della norma contribuiscono a capire perchè è fuorviante parlare di diritti umani e civili e sono, ad esempio, la sua generalità (non si può dire se Marco ruba a Claudio, altrimenti se lo fa Giovanna -o se Marco lo fa a Ruben- il fatto non costituisce reato; bisogna dire “chi sottrae ad un altro è punito con…”), ma anche la sua astrattezza (non si può specificare l’azione di Marco secondo delle caratteristiche, altrimenti il fatto commesso in modi diversi non costituisce illecito, bisogna esprimere una situazione astratta e non riconducibile ad una realtà concreta, ad es.: “chiunque sottragga un bene o altro contro il volere o all’insaputa del proprietario è punibile…”). Questo, ad esempio, è il motivo per cui in Italia (per fortuna) non esiste il reato di pedofilia (maggiorenne che violenta un bambino) ma quello di abusi sessuali su minore (chiunque -anche con il consenso esplicito del minore o dietro sua stessa provocazione- abbia rapporti sessuali con un minore di anni 14, o 16 se ricopre una figura di riferimento nei suoi confronti -insegnanti, educatori, ecc…-). Ma cosa c’entra? Per tornare alla filosofia del diritto, da queste caratteristiche della norma si evince che non ci si può approcciare ad un testo normativo secondo il proprio modo di vedere “il giusto” e “lo sbagliato”, questa non è una digressione giuridica, è idealismo. Un testo normativo emerge dalla necessità di dare voce ad una volontà popolare che il legislatore ha l’obbligo di accogliere (ex art.1 Cost.: “…la sovranità risiede nel popolo”); se dunque il popolo chiede una legge il parlamento ha l’obbligo di promuoverla, sia attuando una commissione parlamentare che produca una bozza di testo normativo (soggetto naturalmente ad approvazione del parlamento) sia, nel dubbio, interpellando il popolo attraverso l’azione dei partiti (raccogliere firme per promuovere un testo) o, dove possibile, attraverso un referendum abrogativo. Dunque questo dimostra quanto dichiararsi in accordo o meno sul Ddl lasci un po’ il tempo che trova: viviamo in uno stato che ha risposto ad un’esigenza dei cittadini (che hanno il nostro stesso diritto di abitarlo e di contribuire alla sua giurisprudenza, dato che lo stato è i cittadini in quanto insieme); l’essere o meno in accordo con il testo mi da il diritto di non scegliere quell’opzione ma non di chiedere che ad altri venga impedita. Se lo facessimo, se impedissimo agli altri di accedere ad un’opzione o se tentassimo di limitare la loro libertà di espressione in nome di un modo personale di vedere la giustizia, il nostro pensiero si tramuterebbe in apologia; e, a mio personalissimo parere, in apologia di fascismo che, oltre ad essere un reato punito dalle disposizioni transitorie e finali della Costituzione (mi pare la 13^), è una chiusura tipica del discorso di chi vuole imporre le proprie idee agli altri. Tuttavia ritengo che il punto di vista giuridico possa comunque essere utile per accompagnare le tesi dell’autrice; ce ne sono molte nell’articolo ma io vorrei affrontarne tre, sia perchè non ho intenzione di scrivere un romanzo, sia perchè credo di avervi annoiato già abbastanza.
    I tre punti fondamentali sono, dal mio punto di vista, il diritto al matrimonio (e quelli che ne derivano su cui la signora ha fatto un po’ di confusione), il diritto all’adozione o alla fecondazione utile ad assicurarsi una progenie (in diritto il concetto è equivalente -ormai fortunatamente non più solo equiparato- a prole), nonché il diritto all’espressione della personalità; diritto, in questo caso, che rientra tanto nei diritti umani quanto, in Italia, in quelli civili perchè sancito dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica.
    Rispetto al matrimonio bisogna subito svelare un pregiudizio comune: il matrimonio non è un contratto; o, meglio, è una particolare forma di contratto che non si basa sullo scambio o sulla prestazione ma su un accordo di reciproca solidarietà, sancito nei doveri coniugali (coabitazione, assistenza materiale e psico-fisica, educazione della prole e fedeltà). Inoltre al matrimonio manca un presupposto fondamentale per il contratto: la risoluzione; si perchè il matrimonio non si risolve con il divorzio, soprattutto se esistono dei figli. La sentenza di divorzio modifica lo stato di famiglia ma non ci fa tornare celibi (o nubili): siamo di fatto nello status giuridico di divorziati e questo perchè non tutti i doveri coniugali vengono meno con la cessazione del matrimonio. Cessano la coabitazione e la fedeltà, cessa il dovere di provvedere alla salute psico-fisica del coniuge ma non quello economico o il dovere di accudire, istruire ed educare i figli (non c’entra ma, da pedagogista, mi preme ricordarlo: secondo le naturali loro aspirazioni e non secondo quelle dei genitori). Il matrimonio si configura dunque non come contratto ma come concordato tra parti (o patto giuridico). Da questo patto ne emergono diritti/doveri (ciò che è diritto per me è dovere nei confronti del coniuge) inalienabili quali, ad esempio, la successione ereditaria o anche la necessità di costruire una famiglia attraverso una progenie; e proprio in ragione di questo patto sussiste l’istituto della reversibilità, non certo in ragione di mogli casalinghe che dedicavano la vita alla casa. Sul testamento deve essere fatta un’evidente contestazione all’autrice dell’articolo e deve essere fatta su due possibilità: morte con o senza testamento. Si perchè, spesso a causa di tragedie, si può morire senza lasciare nulla di scritto. In questo primo caso, il convivente non eredita nulla perché, non essendo congiunto, non ha diritto a rientrare nell’asse ereditario. Nel caso in cui uno dei due conviventi (dunque sine uxorio, cioè in assenza di matrimonio) muoia con testamento può lasciare i suoi beni al coniuge, ma non tutti: in Italia (sebbene la prima considerazione è riservata alla volontà del de cuius -‘o muort’, per intenderci-) esiste una legittima da rispettare e tra conviventi non esiste grado di parentela con effetti giuridici; dunque in presenza di figli questi erediterebbero l’intera legittima, lasciando ben poca cosa al convivente in vita, mentre in assenza di figli potrebbero farsi avanti a reclamare la legittima tutti gli altri parenti in via verticale (genitori) o trasversale (parenti). Di quest’ultimo panorama abbiamo in Italia un caso noto: quello del trapasso di Lucio Dalla; una situazione di questo tipo farebbe diventare la successione un inferno, dunque non è proprio possibile affermare che i conviventi accedono allo stesso diritto dei coniugi che, a termini di legge, sono molto più tutelati, dato che il consorte è il soggetto (insieme ai figli) che ha più diritto alla legittima.
    Vi sarebbero poi altre considerazioni da fare anche sul diritto di assistenza e cura, piuttosto che sulla reversibilità, ma ho già spaccato il capello in quattro, non voglio raddoppiare.
    Rispetto al diritto ad avere una progenie mi preme fare una sola considerazione: se è vero, giuridicamente parlando, che con il matrimonio si costruisce un patto tra coniugi, è altrettanto vero che, qualora ad esempio io fossi sterile, non posso liquidare la mia impotentia generandi alla presa di coscienza che si tratta di un limite naturale perché questa riflessione deve necessariamente essere maturata in coppia; in altre parole, se non posso avere figli anche mia moglie non potrà mai sperimentare la gravidanza e non posso ridurlo ad un problema soltanto mio. Rispetto all’adozione, la legge non stabilisce affatto che il bambino deve avere un padre o una madre perché il principio che guida la normativa sui minore è la centralità del minore e la sua crescita armonica (legge 488/88); dunque, in rispetto della generalità e dell’astrattezza, al legislatore non interessa che un minore abbia un padre ed una madre o due padri o, ancora, due madri: al legislatore interessa che il minore cresca in un ambiente educativo fiorente, in grado di accudire, istruire ed educare. Avendo colleghi (e colleghe), peraltro di grande professionalità, omosessuali non me la sento affatto di dire che un omosessuale non è in grado di essere un buon educatore o un buon genitore; vorrebbe dire legare i miei principi ad un atto di negazione della realtà. Inoltre, rispetto all’adozione, sempre in nome del principio della centralità del minore, le coppie che adottano perché vogliono figli vengono scartate in partenza perché l’adozione non deve soddisfare il desiderio di genitorialità ma quello di dare ad un minore un ambiente protetto in cui crescere; dunque, laddove la maggior parte delle coppie che si rivolgono ai servizi sociali, deluse dall’impotenza a generare, vengono accantonate e, intanto, i minori crescono in affidi sine die o in istituti, perdendo la possibilità di crescere in un ambiente domestico.
    Rispetto all’espressione della personalità, è opportuno interrogarsi rispetto ai diritti (civili) che sono ormai da tempo negati agli omosessuali: uno stato laico (cioè che non adotta tra i suoi principi normativi quelli religiosi, come ad esempio avviene nella Repubblica Islamica dell’Iran) è impensabile che alcuni cittadini non possano accedere al diritto di contrarre matrimoni (e dunque ai diritti che si generano in quanto status giuridico) a causa della loro condizione sessuale; è, come anticipato, una violazione dell’art. 2 della Costituzione, e a questo il legislatore ha l’obbligo giuridico di porre rimedio. Non vi sono compromessi: è una questione giuridica, non politica o ideologica. Cerco di esprimere un paradigma per chiarire meglio. Tutti la conoscono con il nome di ecstasy, si tratta di una sostanza usata a fini ricreativi da alcuni (un po’ troppi, purtroppo) giovani in discoteca; il nome scientifico è 3,4 metilene-desossi-met-anfetamina (o MDMA) ed appartiene al gruppo delle metanfetamine. In questo gruppo esiste una molecola dagli effetti molto simili, il metil-fenidato: si tratta di un farmaco conosciuto con il nome di Ritalin. Ora, possiamo noi, in nome di una giusta e condivisibile lotta alla droga, vietare l’uso di questa sostanza? Il Ritalin è usato nella cura dei sintomi da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e, anche se personalmente storco il naso nel somministrarlo ai bambini, non è la sua unica applicazione, dato che è molto diffuso per la cura di gravi disturbi del sonno quali narcolessia, cataplessia e disturbo da residuo diurno di sonno. Si tratta di malattie gravemente invalidanti e il Ritalin, nel caso della narcolessia ad esempio, è spesso associato in terapia al sodio oxibato (Xirem), meglio noto come GHB, o droga dello stupro. Possiamo noi dunque vietare l’uso di questi farmaci in nome del principio di lotta alla droga? Giuridicamente parlando no; e lo stesso vale per il divieto di pubblicare (contrarre rimanda troppo al contratto, a mio modesto parere) matrimonio da parte degli omosessuali.
    Sarebbe pleonastico però concludere il commento solo su un piano tecnico, senza cioè esprimere la mia opinione. Io sono cristiano e credo nella famiglia cristiana; dunque credo che la Chiesa faccia bene a non dare accesso al matrimonio cattolico nei confronti degli omosessuali. Questo perché essere cristiani non può essere un sollievo dalle proprie sofferenze ma uno stile di vita, basato su impegno ed assoggettamento ma anche sulle verità di fede (dogmi). Se dunque una persona è credente ma omosessuale deve poter accettare che la legge ecclesiastica, rifacendosi alla Legge Divina e non alla volontà umana, concepisca la famiglia come un’istituzione fondata sul rapporto tra uomo e donna, rapporto necessario a generare la prole. Personalmente non credo che l’omosessualità sia un peccato, perlomeno non più di quanto lo sia il sesso tra fidanzati, e credo, anzi, che ogni espressione d’amore (che non è il sesso, attenzione) sia espressione di Dio. Questo però non vuol dire costruire una famiglia secondo i canoni della Legge Divina (non umana, appunto).
    Credo inoltre, per il piacere che ho nel masticare un po’ di diritto, che sia un po’ contraddittorio per le coppie di fatto eterosessuali la richiesta di avere un’unione di fatto che abbia tutti gli stessi principi del matrimonio senza essere un matrimonio. La domanda che mi pongo è: perché? Esiste già la possibilità di un matrimonio, per quali motivi creare un surrogato? Il fatto è che gli eterosessuali che richiedono le unioni civili non si spiegano bene su questo punto e, così facendo, rischiano di fare la figura di chi vuole i diritti e i doveri del matrimonio ma vuole, nel contempo, scamparne gli obblighi.

    1. Grazie.
      Ecco, questa è la risposta al mio ‘E così difficile?’

      Più alcune considerazioni cumulative…
      L’Amore di Cristo spinge… per quel poco che conosco, mi pare di ricordare che Gesù dicesse ed esortasse a diffondere ‘la Verità’ ma non a farsi carico e prendersi la responsabilità di azioni (che diventano imposizioni perché ‘l’essere o meno in accordo con il testo mi da il diritto di non scegliere quell’opzione ma non di chiedere che ad altri venga impedita’) verso gli altri che non hanno ‘visto (ancora) la Luce.
      L’Azione, la cui valenza e importanza, che nessuna persona nel pieno delle proprie facoltà intellettive (come credo di esserlo) non negherà né contrasterà mai è proprio quella che molti di voi (odio esemplificare per contrapposizioni) cercano di fare, diffondere una Fede, una Verità che, sinceramente, non dubito possa aver cambiato la vita.
      Il passo successivo non è responsabilità, è prevaricazione.
      Quella è l’Azione che io, da non credente, accetto, rispetto e con la quale ho anche piacere, se non necessità, di confrontarmi per consolidare criticamente la mia onestà e legittimità di essere umano, oppure per rendermi conto di non ritrovarmi più in certi valori.
      Mi pare che Gesù dicesse di lasciare andare a lui i bambini, non di portarglieli.
      M

  47. Orfana 2.0

    ALLELUJA!!!!

    Dopo quasi 100 anni finalmente avete capito come funziona una comunità religiosa all’interno di uno stato laico!!

    Sono talmente felice che quasi quasi l’undici giugno istituirei una festa nazionale!

    Lo stato laico fa una legge laica su un tema laico che a una comunità religiosa non sta bene? La comunità religiosa è libera di vivere ignorando quella legge. È esattamente così che funziona. Bravi! Finalmente ce l’avete fatta a capirlo.

    Divorziate tutti quanti e sposatevi solo in chiesa. Se un gay avrà mai la pretesa di sposarsi in chiesa, il prete ha tutto il diritto di fare obiezione di coscienza e impedirglielo.

    Mi pare che già fate la stessa cosa per il divorzio e l’aborto. Ci sono leggi che lo permettono, ma voi vivete ignorando l’esistenza di queste leggi perché così dice il vostro credo religioso.

    Solo una domanda sorge spontanea. Una volta il matrimonio era una promessa davanti a Dio che nessuno poteva sciogliere, non era ammesso avere figli prima del matrimonio, a cui bisogna arrivare vergini come l’olio, i metodi anticoncezionali erano vietati, la convivenza era un peccato gravissimo… come mai oggi, nel 2015, arrivare vergini al matrimonio è pura utopia, i metodi anticoncezionali li usano praticamente tutti, il divorzio non è più il diavolo in persona e ci si sposa senza problemi dopo la nascita dei figli?

    Da questo quadro non si ha l’impressione che i cambiamenti sono accettati solo quando fanno comodo anche ai cattolici?

    PS: il giorno in cui la pianterete di fare confusione tra “natura” e “cattolicesimo” istituiremo un’altra festa nazionale. Il matrimonio e la famiglia nulla hanno a che fare con la natura. La natura dice che ci vuole un seme maschile e una cellula uovo femminile per generare un nuovo essere vivente. Ma chi, dove e come questo essere vivente debba essere messo al mondo e cresciuto è pura invenzione dell’uomo. Anzi, della chiesa.

    I fiori si fanno fecondare artificialmente dalle api. Il branco è una mega famiglia allargata in cui qualsiasi femmina si prende cura dei cuccioli pur non essendo “madre”. L’uomo è l’unica specie che decide di figliare dopo aver preventivamente fissato una residenza comune e firmato un contratto. Non è natura.

    E non capisco nestamente perché atei, ebrei, musulmani, induisti, scintoisti e membri di chissà quale disciplina zen orientale residenti in Italia debbano essere obbligati a vivere secondo le regole del cattolicesimo.

    1. Thelonious

      @Orfana 2.0. Lei dice “non capisco onestamente…” ma in realtià non capisce perché non vuol capire e perché non si documenta in modo onesto (appunto !) su ciò di cui parla (in particolare sul matrimonio, sulla verginità, sui metodi anticoncezionali).
      Per favore, la smetta di credere o di fare finta di essere intelligente, intervenendo con arroganza verso coloro che capirebbero le cose in ritardo e magari credendo di “smontare” le loro certezze dicendo banalità su api, fiori, branchi, natura e leggi.
      Il suo intervento, che lei crede così illuminato, non è altro che un copia e incolla di luoghi comuni triti e ritriti, frutto di quel cascame di cultura laicista che ha come frutto principale il denigrare ciò che non capisce, attribuento poi all’avversario (cioè la Chiesa) la sua caratteristica, cioè il dire bugie.

      1. Thelonius…

        …io, invece, per quello che può valere, sono molto d’aqccordo con quello che scrive Orfana 2.0.
        Cosa non avrebbe capito?
        Chi avrebbe “denigrato”?

      2. Sara

        “Se un gay avrà mai la pretesa di sposarsi in chiesa, il prete ha tutto il diritto di fare obiezione di coscienza e impedirglielo”.

        Quante volte purtroppo sono stati richiamati link come questi:
        http://www.tempi.it/francia-didier-pirrodon-prete-arrestato-matrimonio-gay#.VXxHSFIpq6U
        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-usa-un-messaggio-ai-sacerdoticelebra-le-nozze-gay-o-vai-in-galera-10714.htm

        “Una volta il matrimonio era una promessa davanti a Dio che nessuno poteva sciogliere, non era ammesso avere figli prima del matrimonio, a cui bisogna arrivare vergini come l’olio, i metodi anticoncezionali erano vietati, la convivenza era un peccato gravissimo… ”

        Veramente è ancora così: che molti non si attengano più è vero, ma ciò non toglie che la validità di questi assunti è ancora tale.

        “Non è natura”.

        Sì, è natura, natura umana: gli esseri umani non sono né fiori, né animali. Neanche queste differenze sono più chiare?

    2. Non sono d’accordo, è natura umana. Sebbene in parte io condivida le tue espressioni (come ho già sottolineato nel mio logorroico commento, credo che la polemica non sia mai utile ad un discorso costruttivo; quella dell’articolo non è polemica, è provocazione. La polemica è la morte del discorso e se uno non vuole discutere rende pleonastico il suo stesso commento.

    3. Vanni

      @Orfana 2.0

      Lei fa confusione fra “natura” e “natura umana”, ma non sarò io a spiegarle la differenza: dal tono del suo post capisco che è fatica inutile. E allora, festeggi, ora che lo può fare. Spero che sia altrettanto agguerrita quando i diritti veri o presunti in cui crede faranno arrabbiare il califfo.

  48. Giovanni quarena

    Salve. Ho letto con molto interesse l’articolo. Da uomo sposato e con due figli e pure due case lo trovo estremamente interessante. Ho però un amico omosessuale che convive stabilmente da anni in affitto con un altro uomo che mi ha chiesto quali articoli di legge, attualmente in vigore sul territorio nazionale, gli garantiscano:
    1) Che in caso di inabilità il propio compagno abbia il diritto di decidere per lui in ospedale (al pari di una moglie)e per evitare che i suoi genitori, contrari a questa unione, possano escludere dal processo decisionale il compagno.
    2) Che in caso di sua dipartita l’affitto, a nome suo, possa automaticamente passare al compagno. Quando hanno firmato gli era stato riferito che non era possibile cointestare l’affitto o che comunque era a discrezione del padrone di casa.
    3) Sempre nel caso che muoia in base a quale articolo di legge, rientrerà il suo compagno nel normale asse ereditario? Effettivamente se io dovessi morire, tutti i miei beni andranno a mia moglie, ma se dovesse morire lui ha certezza che i suoi genitori e suo fratello non avranno alcun diritto sull’eredità?

    Penso poi che per poter ottenere tutte queste cose sia necessario in qualche modo comunicare allo stato italiano la propia volontà di dare questi diritti all’altro. Quale è la aprocedura?

    Ringrazio

      1. Attenzione però, Giovanni Quarena (ma anche all’amministratore che ha citato la fonte) perchè il testo unico non modifica le disposizioni di successione legittima (la maggior parte del patrimonio ereditario spetta per legittima ai congiunti ed il convivente NON è un congiunto, non esistendo una SENTENZA -nel caso del matrimonio emessa dall’ufficiale di stato civile- che dispone lo stato di famiglia);e non modifica il caso di successione senza testamento. Inoltre non è possibile convertire un affitto se non dopo un’estenuante rivendicazione civile ma, intanto, il padrone di casa può comunicare lo sfratto e farlo rendere esecutivo, dato che, ormai, per effetto dell’ultima legge del 2012, lo sfratto può essere bloccato solo in presenza di bambini.

      2. Giovanni quarena

        Mi scusi. Ho letto il testo ma non vedo riportata la legge di riferimento. Cioè ho visto che è ancora a livello di disegno di legge mentre era chiaro nell’articolo che si tratti di diritti ormai acquisiti e consolidati. Invece vedo cha ancora se ne parlava in commissione senato il mese scorso. Può essere più specifico in modo che chi convive (omosessuale o no che sia) possa portare di fronte a eventuali persone che non riconoscono ancora, per ignoranza, la presenza di tale norma, la legge attualmente in vigore che riporti queste norme?

    1. una precisazione: il padrone di casa non può decidere come vuole su un contratto: esistono delle clausole dette vessatorie, che insistono cioè sulle normali condizioni di contratto; l’esistenza di queste clausole impone che esse vengano controfirmate a parte rispetto all’intero impianto contrattuale: se ciò non è successo (e il suo amico le ha dunque firmate all’interno del normale contratto) le stesse clausole perdono di efficacia e vengono annullato, dunque il suo amico potrebbe richiedere una modifica contrattuale a vantaggio del locatario (cioè di sé stesso)

    2. Consiglio vivamente al suo amico di contattare un notaio per disporre testamento (è gratuito, a parte eventuali ricerche in cui esistano oneri di segreteria, in questo caso a carico del dispositore) e per calcolare i congiunti in linea verticale e trasversale, onde capire cosa concedere al proprio compagno fuori dalla legittima o trovare giuste cause di esclusione dalla legittima che, però, sono raramente efficaci di fronte ad una successiva impugnazione del testamento; ad esempio: se mio padre e mia madre e i miei fratelli non hanno più voluto avere rapporti con me perchè omosessuale, e il mio erede lo può dimostrare, questa è una giusta causa di esclusione. Altrimenti sarebbe importante trovare un modo, un escamotage, per così dire, per fare in modo che alla mia morte il mio patrimonio sia già di proprietà assoluta del mio partner. Ad esempio, se acquisto una casa, posso fare in modo di acquistarla in comune con il mio partner e donargli fin dall’inizio l’usufrutto, così come egli dovrebbe fare con me; in questa situazione i congiunti erediterebbero una quota sulla metà della casa (o l’intera metà in caso di morte senza testamento) ma gli effetti ereditari sarebbero inefficaci per il vincolo dato dall’usufrutto che esiste vita natural durante. Inoltre, nel caso il mio partner dovesse poi decidere di vendere la casa, potrebbe vendere la quota di usufrutto insieme alla sua metà di proprietà; certo, nessun convivente potrà mai accedere all’intero patrimonio del partner tanto quanto un coniuge.

      1. Giovanni quarena

        Grazie milel per i suggerimenti. Da quel che capisco però non mi sembra che i diritti dell’articolo, già in possesso dei conviventi, siano in realtà equiparabili a quelli di una normale coppia sposata. Mi sembra come di quell’americano omosessuale che ha adottato il compagno (di pari età) per poter avere un rapporto di parentela a livello legale.

  49. Zakk

    Buongiorno, aiutatemi a capire perchè da solo mi riesce difficile. Qual è esattamente il motivo per cui vi risulta così importante impedire a due persone di ottenere qualcosa che li rende felici? Qui tutti scrivono che il matrimonio peggiora solamente la situazione economica/civile di una coppia, ma non è questo il punto. L’importanza di questo dibattito sta nel fatto che non spetta al mondo etero decidere se due persone dello stesso sesso debbano sposarsi o no. Se siamo d’accordo lul fatto che il sentimento di amore tra due persone è independente dal genere, saranno uguali anche le esigenze e di consegueza vanno tutelati i diritti di tutti! Non possono forse sposarsi un uomo e una donna anche se fisicamente non possono avere figli? Qual è la differenza? Parlate di diritti dei minori per pura ipocrisia a mio avviso. Un uomo e una donna possono adottare un bimbo, dandogli così la possibilità di crescere protetto e amato, di avere una famiglia e un’istruzione.. non possono forse fare lo stesso due persone dello stesso sesso con il desiderio di amare il loro figlio e crescerlo assieme? Parlate anche di pensione di reversibilità e lo trovo ridicolo, inventatevi qualcos’altro. Non hanno forse le donne questo diritto rispetto al marito anche nel caso in cui non abbiano avuto figli? E nel caso in cui un padre come Werther (a cui l’admin ha deciso di non far proseguire il dibattito.. probabilmente solo perchè aveva un’idea diversa. Non mi era sembrato così offensivo, solo, forse, stanco di rispondere a persone che vogliono avere voce in capitolo riguardo ad affari che non le riguardano) perda il compagno? Non hanno forse i suoi figli diritto ad essere tutelati? A ricevere la pensione di reversibilità se Werther avesse dovuto lasciare il lavoro per occuparsi di loro? Io, da etero, supplico tutti voi: non fossilizzatevi su preconcetti, non contribuite a portare dolore che in questo mondo ce n’è abbastanza. Lasciate la libertà di amare a tutti e la libertà di sposarsi a tutti, se lo vogliono, indipendentemente dal fatto che sia conveniente o meno. Quello che il mondo gay chiede è di poter scegliere della propria vita come gli etero possono.

    1. Oscar

      A me materialmente non tolgono niente, ma io e la mia famiglia facciamo parte di una società, se la società deteriora noi ne perdiamo qualcosa. Se tu per voler dare un diritto che non ha senso di esistere ledi i diritti di minori, il bambino ci rimette, la società ci rimette e io immerso in questa società ne risento. Perché su tutto vale il diritto del minore di avere la una Famiglia che lo ami e lo educhi. Invece non esiste il diritto di avere un bimbo, per nessuno, etero o gay che sia, perché ricordiamoci che l’utero in affitto è utilizzato anche dagli etero, comprare o regalare esseri umani / uova / sperma è una cosa abominevole e non è in alcun modo dovrebbe essere tollerata dalla società, al di là della religione stato o sesso dei singoli. E’ da considerare alla pari dello schiavismo o prostituzione al quadrato! E non tirate fuori pipponi sulla religione, io sono Cattolico ok, ma mio padre per esempio è ateo e la pensa come me!

      1. Simo

        La societa’ si deteriora? Mah! La societa’ dove vivo io (UK) non si sente, anzi non lo e’ proprio, deteriorata se due gay si sposano o se adottano un bambino.
        Quello che vedo io e’ una societa’ felice di avere pari dignita’ davanti allo stato e di poter dare felicita’ a migliaia di bimbi, altrimenti cresciuti in case famiglia. E lo dico perche’ lo vedo, non come te perche’ lo pensi….

        1. Simo.

          Perfettamente d’accordo!

          Mi permetto di incollare qui un passo del commento di Luigi Giuma:”Un testo normativo emerge dalla necessità di dare voce ad una volontà popolare che il legislatore ha l’obbligo di accogliere (ex art.1 Cost.: “…la sovranità risiede nel popolo”); se dunque il popolo chiede una legge il parlamento ha l’obbligo di promuoverla, sia attuando una commissione parlamentare che produca una bozza di testo normativo (soggetto naturalmente ad approvazione del parlamento) sia, nel dubbio, interpellando il popolo attraverso l’azione dei partiti (raccogliere firme per promuovere un testo) o, dove possibile, attraverso un referendum abrogativo. Dunque questo dimostra quanto dichiararsi in accordo o meno sul Ddl lasci un po’ il tempo che trova: viviamo in uno stato che ha risposto ad un’esigenza dei cittadini (che hanno il nostro stesso diritto di abitarlo e di contribuire alla sua giurisprudenza, dato che lo stato è i cittadini in quanto insieme); l’essere o meno in accordo con il testo mi da il diritto di non scegliere quell’opzione ma non di chiedere che ad altri venga impedita. Se lo facessimo, se impedissimo agli altri di accedere ad un’opzione o se tentassimo di limitare la loro libertà di espressione in nome di un modo personale di vedere la giustizia, il nostro pensiero si tramuterebbe in apologia; e, a mio personalissimo parere, in apologia di fascismo che, oltre ad essere un reato punito dalle disposizioni transitorie e finali della Costituzione (mi pare la 13^), è una chiusura tipica del discorso di chi vuole imporre le proprie idee agli altri.”

        2. @ Simo

          Perfettamente in disaccordo con Lei e con Alvise (filosofiazzero):

          La societa’ si deteriora? Mah! La societa’ dove vivo io (UK) non si sente, anzi non lo e’ proprio, deteriorata se due gay si sposano o se adottano un bambino. Quello che vedo io e’ una societa’ felice

          Come misura la felicità? Quali parametri obiettivi ha per farlo?

          di avere pari dignita’ davanti allo stato

          La dignità sarebbe lesa se non si permette a due omosessuali di scimmiottare un matrimonio?
          A me pare sia molto più lesa permettendolo: da quando scimmiottare ciò che non si è equivale ad acquisire maggiore dignità?

          poter dare felicita’ a migliaia di bimbi, altrimenti cresciuti in case famiglia.

          Non so quale sia la situazione nel Regno Unito, ma qui in Italia le coppie di sposi che vorrebbero adottare un bambino sono molte ma molte di più dei bambini effettivamente adottabili
          Se le cose stanno così anche nel Regno Unito (cosa molto ma molto probabile, ma attendo una Sua conferma), che bisogno c’è di estendere il diritto all’adozione anche a coppie omosessuali? Quei bambini possono essere tolti dalle case famiglia affidandoli a vere famiglie: lo si faccia e presto!

  50. Bri

    Un mio amico, già sposato, si è innamorato nuovamente e vorrebbe tanto sposare una seconda donna. Forse domani una terza.
    Peccato che sia la bigamia che la poligamia non siano legali.
    Similmente un amico musulmano, già sposato con tre mogli, ha acquisito la cittadinanza italiana. Ma le sue mogli in eccesso qui non vengono riconosciute.
    Un terzo amico ha avuto 5 figli con 3 donne diverse fuori dal suo matrimonio. Ha uno splendido rapporto con tutte le donne e con i figli. Ma non può riunirli in un’unica famiglia. E ne soffre.
    Non sono forse discriminati a fronte anche di quanto afferma l’articolo due della costituzione italiana?
    Il primo inoltre non si sente pronto per un outing pubblico, teme di essere additato, giudicato. Quando, come gli altri due, forse come tutti, vorrebbe solo essere libero di amare.
    Possibile non si trovi qualche difensore dei diritti civili disposto a battersi in favore dei loro diritti?

      1. Bri

        Son stato così credibile?
        Chiedo scusa Luigi per non aver reso meno equivocabile la provocazione destinata ai difensori dei diritti di tutti
        Ma da loro una risposta in merito mi piacerebbe averla
        Credo però non abbiano l’interesse a darla

      1. Al momento quanti vescovi CEI hanno dato la loro adesione alla manifestazione del 20 giugno? È noto questo dato?

        Le parole del Segretario della CEI (poi rettificate nella recente intervista a Radio Vaticana) mi hanno davvero deluso… Però sappiamo che non è nuovo a queste uscite polemiche Mons. Galantino.

        1. Alessandro

          Di Mons. Galantino non parlo perché… è meglio così.

          Proprio a causa della posizione del segretario CEI, è probabile che pochi vescovi sosterranno pubblicamente la manifestazione. Perciò chi fa eccezione merita di essere menzionato e ringraziato.

          Scrive benissimo Adinolfi oggi:

          “L’offensiva è la più pericolosa di sempre, arriva sul piano educativo e sul piano normativo, è visibile ad occhio nudo: corsi gender nelle scuole di ogni ordine e grado, riforme e riformine, ddl Cirinnà che devasta il matrimonio e la famiglia come ha ben raccontato Costanza Miriano nel nostro ultimo editoriale…

          Filippo Savarese, della Manif pour Tous, ha scritto con la consueta intelligenza, accompagnata peraltro alla freschezza dei suoi ventisei anni appena, che “piazza San Giovanni il prossimo 20 giugno sarà la piazza più politicamente e forse anche ecclesiasticamente scorretta della storia della Repubblica e della Chiesa italiana”.
          Ha perfettamente ragione. Qualcuno può legittimanente tenersi lontano da una piazza così. Ma sarà un appuntamento epocale. Per una volta unitivo e non divisivo.

          Il lavoro di chi vuole dividerci fallirà. Certo, potrà registrare ancora qualche flebile successo, momentaneo e tattico. Ma sarà piazza San Giovanni a fornire la risposta e sarà la risposta di un popolo.
          Chi non ci sarà, si perderà l’inizio del film. E’ un peccato non vedere il film dall’inizio. Tu, sì proprio tu che stai leggendo, che fai, vieni il 20 giugno insieme a me a far vedere che non siamo divisi e i figli li difendiamo tutti insieme?

          Perché l’esito più drammatico di tutti questi decenni di divisioni che ho provato a raccontare in questo articolo, sapete qual è stato? La progressiva consegna del mondo cattolico all’irrilevanza. E se siamo irrilevanti pagano i più deboli. Francamente, un esito non augurabile.”

          http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2015/06/12/chiesa/non-perdetevi-linizio-del-film

                1. Presente 😉

                  Da romano sarebbe ancor più grave la mia assenza… Ci si incontra davanti alla mia cattedrale, madre di tutte le chiese del mondo, peraltro!

                  1. Vanni

                    Purtroppo non ci sarò. Volevo scrivere che sarei stato presente in spirito, ma poi ho pensato a quanto ci avrebbe ricamato sopra Alvise. Allora, con la mente, il cuore, la preghiera.
                    Anch’io avrei voluto incontrare qualcuno di voi, per essere sicuro che esistete veramente, con quelle strane idee per il capo.

                1. Non era scontato… ne hai di strada 😉

                  Il tuo contatto ce l’ho, di Ubi anche, confido Alessandro (o anche altri presenti il 20) “batta un colpo” 😀
                  Non capita tutti i giorni di poter uscire dai fantasmatici contorni del virtuale.

          1. @ Alessandro:

            Di Mons. Galantino non parlo perché… è meglio così.

            Proprio a causa della posizione del segretario CEI, è probabile che pochi vescovi sosterranno pubblicamente la manifestazione. Perciò chi fa eccezione merita di essere menzionato e ringraziato.

            Io voglio sperare che i nostri vescovi non si facciano condizionare così pesantemente dalle opinioni del loro Segretario. Il loro Presidente mi sembra ben lontano dalla posizione di Mons. Galantino. Ma soprattutto Mons. Galantino stava parlando come singolo vescovo: non è stato diffuso alcun comunicato CEI che dica che quella è la posizione della maggioranza dei vescovi italiani!

            Insomma: contattiamoli tutti e sproniamoli a venire! È importante anche la loro presenza, come nel 2007!

            Una domanda ora: Comitato art. 26 e Comitato Difendiamo i nostri figli sono nati quando? Non mi sono granché informato, lo ammetto…

            http://comitatoarticolo26.it/chi-siamo/
            http://www.difendiamoinostrifigli.it/comitato.html

            1. Alessandro

              Non so esattamente quando siano nati, certamente difendiamo i nostri figli è nato pochi giorni fa, quando è stata lanciata la manifestazione. Il poco tempo tra la manifestazione e l’indizione della stessa è ovviamente dovuto non a imperizia e imprevidenza degli organizzatori ma al fatto che qualche cattolico coraggioso si è accorto che la posta in gioco è troppo alta perché ci si potesse permettere ancora di obbedire all’attendismo del segretario…

              Che Bagnasco sarà idealmente in piazza non ci piove: le sue ultime prolusioni parlano da sole al riguardo. Sul fatto che i nostri vescovi vadano spronati a esserci e a mobilitare il loro gregge sfondi una porta aperta…

              Oggi sulla Croce a p. 5 c’è scritto che Kiko Arguello ha comunicato a Papa Francesco della manifestazione e che il Papa ha detto che “è contento a una condizione: che non sia un fallimento come numero.”

              Quindi, PER FARE CONTENTO IL PAPA, bisogna partecipare NUMEROSISSIMI.

              Non vorremo mica scontentare il Papa?

              1. Per certo posso dirvi che le Comunità Neocatecumenali sono tutte allertate e in …movimento (sembra un gioco di parole…) 😉

                1. Cmq per tornare al mio appello in senso scolastico, mi piacerebbe davvero incontrarvi “fisicamente” quelli che ci sarete (Ubi e Alessandro ci terrei particolarmente, come Roberto, Giusi (Angela/o Extralarge già ho avuto il piacere) e altri che qui mi sfuggono…
                  Basta un click e il mio contatto lo trovate, poi ci possiamo accordare, nella libertà e se vi fa piacere.

                  Ma anche Costanza e Family credo spero ci saranno…

                  1. Con piacere, Bariom.

                    Dammi una mail utile e ti contatto lì (anche a me piacerebbe conoscere personalmente Alessandro, Giusi, Costanza e admin… Naturalmente Costanza l’ho già vista un paio di volte: ad uno dei Cinque Passi al Mistero e diverso tempo dopo all’incontro all’Antonianum che ha organizzato con padre Botta, Scicchitano e Adinolfi, ma non le ho mai parlato di persona).
                    Va bene contact [chiocciola] illustrazionecreativa.com ? Non ne conosco altre tue… Dimmi tu!

                    Ciao e buona domenica!

                    1. Anzi lascia stare il contact ecc che è un alias anti spam che funziona solo al “click”.
                      Attendo tue (e altre…) 😉

  51. Fabio

    Brava Costanza! È da molto che ti seguo sul blog, ma stavolta non potevo non scrivere … sottoscrivo tutto al 100%
    Non potrò esserci a Roma, ma sarò con voi spiritualmente. Dio vi benedica per il vostro impegno. Grazie per la testimonianza!

    1. Anonimo69

      Quante cose sono state dette in questo topic! Più di 200 post! Li ho scorsi con molta perplessità e, se permettete, vorrei svolgere qualche piccola considerazione anch’io.
      Così, in ordine sparso:

      – c’è chi si è dichiarato omosessuale cattolico: sinceramente la cosa mi lascia dubbioso, nel senso che se il gay si limita a provare dei desideri ma NON pratica l’omosessualità, certamente la sua “condizione” è compatibile con la sua fede cattolica, ma se l’omosessuale è OPERATIVO (non virtuale come nel primo caso) NON credo proprio che la sua “condizione”, in tal caso, sia compatibile con il suo credo.
      Al limite può aderire ad una confessione cristiana più tollerante e più possibilista come i valdesi.
      Ma nella chiesa di Roma, non vedo prospettive per un gay che metta in pratica il suo orientamento.
      E’ necessaria, io, credo, una certa coerenza fra ciò che si è (visione del mondo, stile di vita) la fede religiosa che si professa. Io, per es., quando ho capito che le mie idee filosofiche e religiose non erano più compatibili con quelle di s. romana chiesa, ne sono uscito.

      – è stato anche detto che ammettere un istituto che tuteli le coppie di fatto (comprese quelle dello stesso sesso), sia pure con un nome diverso dal matrimonio, finisca col costituire un vulnus al matrimonio in sè.
      Mah?! se la cosa viene valutata da un punto di vista economico, certamente ci sarebbero più pensioni di reversibilità da liquidare, però, ora che si va verso il sistema pensionistico contributivo e non più retributivo, il danno sarebbe più sopportabile.
      E poi se si comincia a dire che questa o quella spesa sociale non devono essere sostenute, si finisce poi col mettere in discussione l’intero stato sociale.
      Poi nessuno impedisce di non rendere reversibile la pensione nell’ipotesi in cui il superstite dell’unione di fatto, disponga di un reddito suo.
      Io poi sono del parere di uno dei grandi economisti del ‘900 J. K. Galbraith (uno studioso di una levatura enormemente superiore a quelle di un Gotti-Tedeschi, di un Murray Rothbard e di molti altri): “Io desidero che gli altri abbiano ciò che gli è necessario ed anche di più, NON perchè sono un altruista, ma perchè sono un egoista, in quanto così la gente non crea problemi”.
      Insomma: io non vedo quale danno possa avere, uno a cui non viene tolto nulla se qualcosa viene dato anche a qualcun altro.
      Se a me danno 10 caramelle e continuano a darmele, che me ne importa se ne danno 5 o 6 a qualcun altro?

      D’ALTRA PARTE io sono però convinto che i gay non facciano un buon affare, volendo ad ogni costo il matrimonio o un suo surrogato (visto l’esito che sta avendo “l’originale”)..
      Ho letto in particolare una massima di Giovanni Soriano (un valente aforista contemporaneo), che suona così:
      ” Sarebbe ora che ogni Stato del mondo si decidesse, una buona volta, a concedere il diritto di sposarsi anche alle coppie omosessuali. Se non altro, come punizione”. A69

      1. fra' Centanni

        Gli omosessuali praticanti sono compatibilissimi con la chiesa cattolica, anzi: la chiesa cattolica è l’unico posto dove possono andare, perché solo lì gli viene spiegato con amore la verità della loro condizione. E questo vale per qualunque tipo di peccatore, compresi i pedofili. L’unica cosa che rende un peccatore incompatibile con la chiesa cattolica è la corruzione, di cui spesso parla papa Francesco. La corruzione spirituale è quel cancro che ti induce a dire che è bene ciò che invece è male. Se invece un omosessuale, dopo aver peccato, si pente, si confessa e promette di non farlo più, non c’è nessuna incompatibilità tra il suo vizio e la fede. La coerenza è apparentemente una bellissima parola, ma non ha niente a che fare con la santità.

        Sei lontano mille miglia dal pensiero cattolico, A69.

        1. Anonimo69

          @ fra’ centanni

          ma è proprio quello il punto: “E PROMETTE DI NON FARLO PIU'” diventando così (il promittente) automaticamente, un omosessuale NON operativo, che, come ho detto sopra, può benissimo riconoscersi nella chiesa di Roma.

          Ma finchè la pratica omosessuale trova ATTUAZIONE, e NON c’è volontà di cessarla, NON c’è nemmeno compatibilità con l’ecclesia romana.

          Se viene spiegata al gay la “verità della sua condizione” e la capisce (perchè, per aver effettivamente ragione bisogna “trovar chi la intenda”) ci sarà la volontà di porre termine a “quella” sessualità, e quindi i presupposti per rientrare dentro la s.romana chiesa.

          E’ una questione di PRIMA e DOPO: il gay sarà rientrato nel seno della chiesa, quando:

          – si sarà pentito di aver posto in essere “quella” attività sessuale,
          – avrà promesso di non farlo più

          e FINO A QUANDO manterrà la promessa di cui sopra.

          Conosco bene, invece, logica del pensiero cattolico. A69

        2. @Fra’,

          solo un appunto sui termini:
          “…non c’è nessuna incompatibilità tra il suo vizio e la fede.”

          Se è un “vizio” c’è incompatibilità.
          Se promette e appoggiato in Cristo, mantiene la promessa, non c’è più “vizio” e cade ogni inccompatibilità (almeno nello specifico della questione) 😉

          1. fra' Centanni

            C’è incompatibilità tra vizio e fede, non tra vizioso e fede. Io sono stato un vizioso per molti anni (non omosessuale), però ogni volta tornavo a confessarmi ed a promettere di non peccare più ed ogni volta ricevevo l’assoluzione e ricominciavo. Questa è la strada della santità, non la coerenza.

            1. E io che ho detto?
              Sei tu che hai scritto: “…non c’è nessuna incompatibilità tra il suo vizio e la fede”.
              Ti facevo notare solo l’incongruenza dovuta forse a un lapsus…

              Ma fa lo stesso, o rischiamo l’ennesimo solito avviluppamento 😉

      2. Anonimo69

        .

        ..trovo giusto tutto quello che scrivi nel tuo commento!
        Una cosa però: potrebbe darsi anche il caso che un credente fosse credente (e cioè credesse in Dio, e lo amasse, lo adorasse, lo pregasse eccetra) e continuasse tristemente a peccare, per esempio a rubare , (ce n’è tanti modi di rubare) a essere lussurioso, sodomita , eccetra). Ovviamente (o no?) sarebbe dannato, ma egualmente credente, drammaticamente credente, forse anche cattolico…

        1. Anonimo69

          @ filosofiazzero

          in teoria hai ragione, però, un credente di tal fatta è uno che riconosce le sue azioni come peccaminose e cerca (magari non riuscendovi) di agire un modo diverso.

          Ma l’omosessuale (o il ladro o altro) il quale NON ritenesse ciò che fa, in contrasto con le dottrine della chiesa cattolica, e, nonostante gli venisse spiegato che così non è, continuasse ad avere rapporti “sodomitici”, a rubare ecc., dicendo di non fare nulla in contrasto con la sua presunta fede cattolica, allora è evidente che non solo è in malafede, ma è pure FUORI dalla chiesa di Roma (a meno che non sia scemo, perchè in tal caso: “beati i poveri di spirito”).

          Se è una persona coerente e non vuol cambiare ESCE dalla chiesa!

          E’ la coscienza che quel che si fa è peccato e la volontà di non farlo più, che fa la differenza. A69

          1. Anonimo69:

            …in malafede e ipocrita, sì!
            Che poi d’altra parte non si capisce perché (peccatore o meno) uno dovrebbe voler essere per forza cattolico, tra le tante (questo anche a proposito delle famiglie)!

            1. Si, Alvise questo è un bel mistero!

              Che vale per tutti quelli che dichiarano esserlo (cattolici), ma fanno esattamente il contrario di ciò che sarebbe buono fare per esserlo e insistono nel loro fare come nel dichiararsi tali (cattolici)… 🙁

              1. …cosicché nulla vale dichiararsi cattolici (o altro) e nessuno potrà mai sapere veramente se uno è quello che dichiara anche in buona fede. Questo vale per me per te e per tutti!

                p.s. vengo ora dalla estenuante lettura del regolamento di accesso al sito “cattolico” di Ubi Deus ibi pax e mi sembra di poter dire che dove Ibi Deus ibi pax (quello che “colloquia” con noi) ibi certamente né Deus né pax!

                1. Di fatto il Cristiano (ancorché cattolico), non lo riconosci certo tale certo dalle dichiarazioni…
                  D’altronde, se lo si è di fatto, non ci si può (sempre) esimere dal dichiararlo.

                  Dichiararsi Cristiano poi è dichiarare la propria fede in Cristo e l’appartenza alla Chiesa Cattolica in cattolico, non cero una auto-certificazione di santità…

  52. E’ la prima volta che incontro questo blog.Non scrivo per rispondere a qualcuno,le argomentazioni non mancano a nessuno…voglio ricordare una frase di Sa Paolo che sempre mi ha aiutato in momenti in cui il giudizio “ad personam” prende il sopravvento facendomi perdere di vista l’uomo e la sua dignita’,l’uomo e la sua debolezza,l’uomo e la sua sofferenza.”La nostra lotta non e’ contro le creature di carne e di sangue,ma contro gli spiriti del male che abitano questo mondo di tenebre”.Quando l’uomo,parlo di me,si erge a dio della sua vita, si esalta e si celebra in una sorta di apoteosi “vincitore di Dio e del nulla” ,ciò che conta e’ la volonta’ di potenza per dirla con Nietzsche.Ed allora l’uomo e’ libero,non c’e’ Dio, c’e’ libertà, non c’e’ norma morale assoluta,vale solo la scelta mai legata a limitatezza.Il peccato, gli spiriti del male? Ma no,no!Guai a parlare di peccato,si parla di errore,di insuccessi, di incidenti di percorso.Non voglio giudicare, intendo solo segnalare un rischio che appartiene e che e’ di tutti.L’unica verità che sento di affermare e’ che Cristo conosce profondamente il mio cuore,il mio essere vaso discreta,debole,anzi debolissimo, cosi’ come conosce il cuore di ogni uomo e nella debolezza si conosce (un mistero) la sua forza e la sua gloria e il potere di cambiare il cuore,la mente e la mentalità, di aiutare a conoscere se’stessi al punto da non giudicare nessuno.Saro’ a Roma il 20 giugno non per manifestare, ma per pregare,non contro qualcuno ma contro Satana,l’accusatore,omicida e menzognero,il cui unico scopo e’strappare a Dio i suoi figli.

  53. Pema

    A un certo punto bisogna ammettere che tante discussioni non modificano nulla degli atteggiamenti delle persone.La sconsolata visione del mondo che ci attende, quello del trionfo definitivo della ‘cosificazione’ dell’umanità spinta avanti dalla società capitalistica, era già presente in ‘Blade Runner’. Ricordate cosa aveva in casa il bioingegnere Sebastian, tutto quel numero di omuncoli buffi e divertenti di cui si era circondato? Se si ammette che ci si può procurare un figlio con l’utero in affitto, la strada è aperta a qualsiasi mostruosità. Una considerazione inattuale (forse) e una domanda agli psico-terapeuti-analisti che dir si voglia: se, come dice il vecchio Freud, un giorno anche i figli dei gay ‘uccideranno’ il padre, i figli delle donne gay come faranno? E che fine farà il vecchio caro complesso di Edipo? E quello di Elettra?

  54. Simone

    @ Anonimo69,
    «… Se non altro, come punizione».
    Battuta fantastica. Chissà quali pene ha sopportato il povero Giovanni Soriano!
    Riguardo alla compatibilità con il credo cattolico in generale ci sarebbe parecchio da dire.
    Se proprio volessimo spaccare il capello, non soltanto l’omosessuale praticante non va d’accordo con il cattolicesimo. Tutte le manifestazioni della sessualità umana sono “sub iudice” e probabile fonte di peccato. Al punto 2348 del Catechismo si dice che tutti i credenti in Cristo sono chiamati a condurre una vita casta secondo il loro particolare stato di vita. Al momento del Battesimo il cristiano si è impegnato a vivere la sua affettività nella castità. Al punto 2350 si dice che i fidanzati sono chiamati a vivere la castità nella continenza. Al punto 2352 perfino la masturbazione rientra nel peccato. Per chiudere in bellezza ho letto da qualche parte che c’è chi considera la pianificazione delle nascite, un peccato più grave dell’aborto! Verrebbe proprio da chiedersi: ma quanti sono i veri cattolici?
    Per quanto riguarda il riconoscimento delle coppie omo e i matrimoni omosessuali non sarei così drastico nell’oppormi. Chi ha avuto l’opportunità come me di soggiornare a lungo per motivi professionali nei paesi del Nord-Europa si sarà accorto che in quelle società nonostante le immancabili Cassandre, i pregiudizi e i reiterati allarmismi di matrice religiosa o pseudo tale nulla è crollato, la società non si è annichilita, nessuno ha mutato il proprio orientamento sessuale e non si sono ancora visti gli sciami biblici. Durante i miei lunghi soggiorni in Svezia e Danimarca, accompagnato da mia moglie e dalle mie due figlie, le famiglie tradizionali continuavano serenamente a formarsi e a generare figli. L’aspetto inaspettato era semmai rappresentato da una natalità piuttosto vivace, supportata in modo egregio da provvedimenti legislativi efficaci favoriti anche da un senso civico, che non trova riscontro in buona parte di noi italiani. Per non parlare delle innumerevoli facilitazioni pratiche per chi ha bambini. Nei centri commerciali, nei luoghi di lavoro e perfino nelle università ci sono attrezzate nursery, aree gioco assistite, dove poter temporaneamente accudire o parcheggiare i bambini. I negozi Ikea ne sono un valido esempio.
    Non capisco quindi questo brutale accanimento nei riguardi degli omosessuali e delle loro richieste. Mi sembra di rivivere il clima del referendum sul divorzio nel ’74.
    Simone

    1. Anonimo69

      @ Simone

      la tua esperienza nordeuropea mi sembra confermi proprio quanto avvevo asserito nel mio post delle 15,16:
      “Insomma: io non vedo quale danno possa avere, uno a cui non viene tolto nulla se qualcosa viene dato anche a qualcun altro.
      Se a me danno 10 caramelle e continuano a darmele, che me ne importa se ne danno 5 o 6 a qualcun altro?”

      In quel post avevo anche argomentato su alcune implicazioni economiche delle unioni di fatto. A69

    2. Ciao Simone…

      E di fatto a volte pare la castità riguardi solo chi vive relazioni omosessuali o disordinate, mentre riguarda ogni Uomo in tempi e modi diversi secondo il proprio stato, compresi gli sposati.

      Ma non per una malintesa forma di sessuofobia della Chiesa (che checché se ne dica la Chiesa non soffre di alcuna fobia), ma per ben più profondi e validi motivi troppo lunghi qui da esporre, ammesso ne fossi capace.

      Nei paesi del Nord Europa non è tutto oro quello che luccica 😉

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