Brigate “W. & J. Grimm”

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il pescatore e sua moglie

 (§NUCLEO COMBATTENTE DI REAZIONE FIABESCA ALLA GENDER THEORY§)

ATTO I – IL PESCATORE E SUA MOGLIE

Le mie colleghe di lavoro lamentano spesso il fatto che io vada a raccontare tutto a mia moglie, che peraltro, dato che ne hanno solo sentito parlare, sospettano nemmeno esista, come la moglie del Tenente Colombo – paragone immeritato: infatti del tenente ho solo quell’aria che vagamente aleggia fra distratto e il ritardato. Comunque, è vero, nel matrimonio è indispensabile il dialogo, ma non è che bisogna andare a raccontare proprio tutto. Ne sa qualcosa il pescatore della fiaba dei Grimm, il quale, pescato un rombo parlante, che in realtà era un principe, ebbe la sciagurata idea di riferirlo alla moglie. Pescatore anomalo per la verità, quelli che conosco io avrebbero tutt’al più raccontato al bar di aver preso “un rombo così!!”.

Ora, si dà il caso che i due vivessero “in un lurido buco presso il mare”, per cui, una volta capito che il pesce è magico, appare ragionevole la richiesta della moglie al fine di avere un luogo decoroso dove vivere, “una piccola capanna”. Tuttavia, tanto è semplice la mente dell’uomo, quanto gravida di curiosità quella della donna. E allora ecco, in barba ad un attonito marito pescatore, una pruriginosa sequela di desideri presto esauditi dal pescato parlante. Dal bene materiale immediato, la menzionata piccola capanna, al bene di lusso, “un castello di pietra”, ma proprio un gran palazzo. Richieste che rientrano in una logica umana comprensibile, ma poi cominciano le storture e la donna lascia libero sfogo alla propria cupidigia: prima vuol essere re (badate non regina), poi imperatore (non imperatrice), infine Papa (sic!). Tutte le richieste vengono inoltrate “con il cuore grosso” dal marito, poco convinto della bontà della cosa, e subito esaudite dal rombo parlante. Ma, da ultimo, il delirio incontrollato sfocia con una prepotenza che va dal conturbante al tracotante. “La cupidigia non la lasciava dormire”. L’intera fiaba vuol mettere in guardia dalla cupidigia, è vero, ma, a mio parere, essa può avere anche una lettura inaspettata, perché il racconto contiene, in nuce, problematiche attualissime. Perché semplicemente: la signora vuol “diventare come il buon Dio”.

Per quanto il pescatore fosse uomo di buon senso, naturalmente e fiduciosamente aperto al soprannaturale (Eh! – disse l’uomo –, non hai bisogno di far tanti discorsi; un rombo che parla l’avrei certo lasciato libero”) e per quanto, di conseguenza, avesse intuito l’inadeguatezza morale delle richieste (“Non è giusto, non è giusto!”) e l’hybris intrinseca al comportamento dell’amata, non seppe opporvisi, non seppe reagire (“eppure andò”). “Ebbe paura” e la paura di testimoniare la verità rende deboli e stolidi: “era tutto fiacco, tremante e accasciato e gli vacillavano le gambe e le ginocchia”.

Invece, come hanno detto più volte Mario Adinolfi e Costanza Miriano “vale la pena resistere”. Io dico “vale la pena reagire”. In modo non violento, per carità, o, se preferite, in modo fiabesco.

Esimi cultori e professori della teoria gender, sappiate che ricominceremo ad acquistare quintali di libri di fiabe, sì, quelli pieni zeppi di odiosi stereotipi di genere, in cui le femmine sono femmine e si comportano e si vestono da femmine; e i maschi sono maschi, si vestono come maschi e si comportano da maschi: non capita mai che il principe azzurro si vesta di rosa o che sia una bella ragazza, né capita mai che i cattivi siano anche buoni, come l’ultima cinematografia pasticciona lascia credere.

Non solo. Questa classe dirigente che vorrebbe usare il maglio della legge per plasmare l’opinione pubblica, in politica e nell’istruzione, per imporre una nuova e bizzarra forma di moralità immorale, è bene che sappia che queste fiabe così violente ed omofobe le leggeremo ai nostri figli. E forse anche ai figli degli altri. Le leggeremo loro affinché sappiano riconoscere il volto del drago sofista e sappiano resistergli, affinché sappiano reagire coraggiosamente all’irruenza tremenda dell’orco che vuole rubare loro la speranza, o almeno fuggano via, e non si bevano intrugli avvelenati di relativismo e falsità, preparati dalla strega cattiva – vecchia con il porro sulla punta del naso adunco o giovane ninfa a petto nudo che sia. Lo faremo per amore dei nostri figli, per amore della verità, lo faremo da dissidenti se necessario, leggendo con voci sommesse nei nostri nascondigli. Lo faremo anche solo perché non vogliamo tornare a vivere in un buco. Vogliamo restare cattolici, ma prima di tutto vogliamo restare umani, tutto compreso nel prezzo: pregi, difetti, dolori e Redenzione.

L’essere umano che, invece, vuole prepotentemente decidere del proprio essere in toto, fin nel più profondo, intimo significato, contro la natura delle cose, contro il proprio stesso corpo; l’uomo che vuol essere Dio e progettare la vita nel grembo di una povera donna a soddisfazione del proprio mero capriccio, si snatura, violenta il corpo umano, avendo ingannato prima la propria mente con sofismi accomodanti. E se qualcuno non è d’accordo ed ha l’ardire di presentargli ciò che è sotto gli occhi di tutti, evidente come il sole, e cioè il piano d’amore di Dio che tutto ha sapientemente creato ed ordinato, egli si infuria, mostrando una natura nuova, violenta, frutto di una filosofia cattiva quanto artificiosa ed intollerante alla verità: la “papessa” non può sopportare che il sole sorga senza il suo permesso, la natura stessa deve sottostare alla sua volontà sovrana. La sovrana della fiaba voleva poter far sorgere e tramontare il sole e, di fronte alle rimostranze del marito, “andò su tutte le furie, i capelli le turbinavano selvaggiamente attorno al capo, si strappò la camiciola, gli diede una pedata e gridò – Non posso più resistere, non posso più resistere!”. Ma, come avviene spesso nelle storie, le richieste contro la logica e contro natura hanno una derivazione malefica, fanno ribollire la natura stessa, tanto che “il mare era tutto plumbeo e nero e gonfio, e l’acqua ribolliva dal profondo e puzzava di marcio”. La creazione di una società contro Dio, il mondo senza Dio, non fa altro che rendere il mondo un inferno.

Ed è così che i discordi coniugi si ritrovarono a vivere in un lurido buco. E ci stanno ancora.

Matteo Donadoni

la croce

56 pensieri su “Brigate “W. & J. Grimm”

  1. Elena Maffei

    Posso sfogarmi? Basta con i giocattoli “genderlly correct” (nel senso di “adatti all’ideologia gender”, inventato da me, aspetto miglioramenti) per i bambini. Conosco mamme che impediscono ai figli maschi di giocare con le pistole. Io preferisco educare mio figlio a vivere “come Dio comanda” il suo essere maschio…

  2. maria elena

    La cultura dominante ci ha sempre imposto la usa visione. Per anni abbiamo lasciato che una “certa” cultura di sinistra predominasse nei libri di testo e nelle lezioni dalla scuola elementare alla università, dove predomina il pensiero marxista, anti Dio, per cui l’uomo è felice solo nel possedere, infatti abbiamo studiato scrittori e poeti pessimisti, dimenticando le più belle poesie di amore. La tal parola era vista solo come una parte negativa dell’uomo che sfociava sempre in un disastro, tutto era letto alla luce della giustizia sociale, .Dio è morto, non esiste, faceva da sfondo alla cultura che ci ha accompagnato dal dopoguerra ad oggi, frutto di un pensiero che possiamo far risalire all’innalzamento della ragione come divinità, passando per i filosofi di moda. Certo nessuno ci ha mai parlato di un Florenskij.
    Alcuni giorni fa sono entrata in una libreria “radical chic” non vi era un testo allegro pieno della gioia di vivere, dai testi dei bambini a quelli per gli adulti, una grafica scura, nera, triste, anche Grossman, lì in mezzo c’è perché è un pessimista, con il cielo chiuso e cupo sopra di sé. Non troverete D’Avenia né Miriano, figuriamoci Chesterton. Infatti non c’erano.
    Sempre la Chiesa ci propone San Paolo, perché è la prova che si può andare contro la cultura dominante, perché nulla è impossibile a Dio, e soprattutto non giudica con dispetto come il “rombo gigante”.
    Rileggerò l’articolo, non mi è chiara la relazione tra: “il dirò tutto alla moglie con la testimonianza”.

  3. Ditemi dove sta di casa Matteo Donadoni perché gli devo mandare un regalo di Natale SERIO. Chessò, una cassata di Savia, una fornitura di tonno di Adelfio, un panforte del Bini, un “cabarè” di olive ripiene fatte in casa, un panettone dei detenuti di Padova 😀

    P.S. l’abbonamento l’ho già fatto. Per il Nucleo Combattente di Reazione Fiabesca alla Gender Theory, ditemi dov’è la riga tratteggiata e firmo subito 😀

    1. Matteo D/ Coman.te Grimm

      E’ possibile che io viva non lontano.. non così far far away..

      E comunque vielen danken

    1. Ehhh i Russi… 🙂
      ( Tale quale casa mia… che però non viaggia nello spazio 😉 )

      Pensiero cattivello… se fosse stata missione tutta italiana, con astronauti solo italiani e uno di loro avesse esposto anche solo chessò, un crocefisso… APRITI CIELO!! (che da lì forse non si vede che il cielo è “aperto”) 😉

            1. Comunque non sarebbe una novità (la presenza di un’icona…nelle navicelle russe)
              …………………………………………………

              17/11/2011 – RUSSIA
              L’icona della Madre di Dio nello spazio insieme agli astronauti russi
              di Nina Achmatova

              Sulla Stazione spaziale internazionale arriva un nuovo equipaggio, a marzo era stata portata l’icona della Madre di Dio di Kazan, ora in bella vista insieme alla foto del primo uomo nello Spazio.

              Mosca (AsiaNews) – Mentre il mondo celebrava l’arrivo di un nuovo equipaggio sulla Stazione spaziale internazionale (Iss), dietro agli astronauti che in diretta raccontavano la loro esperienza erano ben visibili due immagini: quella del primo uomo nello Spazio, il russo Gagarin, e l’icona della Madonna di Kazan (v. foto).

              L’icona della Vergine, tra le più venerate dai russi ortodossi, era stata donata lo scorso marzo dal Patriarca di Mosca, Kirill, all’allora direttore dell’Agenzia dello Spazio (Roscosmos) Anatoly Perminov. “Spero che l’icona venga presa a bordo della navicella nel viaggio che celebrerà il 50esimo anniversario del primo lancio di un uomo nello spazio”, aveva auspicato il leader religioso riferendosi alla missione della Soyuz TMA-24 che di lì a poco, il 30 marzo, sarebbe partita per la Iss, dedicando l’impresa all’ormai mitico Gagarin. Secondo il Patriarca, gli astronauti “oltre ai loro complessi e importanti doveri” compiranno anche “una qualche missione spirituale”con l’icona.

              Non è la prima volta di un’icona della Madonna viaggia nello Spazio: nel 2009 l’immagine della Vergine Maria del Segno era già stata portata dalla navicella Soyuz TMA16 sulla Iss.

  4. Maxwell

    Cosa bisogna fare per iscriversi alla ”Brigata Grimm”?
    Dove sono i ”Centri Addestramento Reclute”?
    Qual’è la pagina facebook dove mettere il ”mi piace”?
    🙂 🙂 🙂

  5. Claudio B

    Questa storia della foto di Repubblica va fatta girare, è troppo bella! d’altra parte, poveretti, che devono fare? dopo tutto quello che hanno fatto i compagni Lenin, Stalin, Breznev, dopo tutte le storie sul progresso scientifico che scaccia la superstizione religiosa, proprio degli astronauti russi vanno a esporre le icone? che vergogna, non c’è più religione, cioè, volevo dire, c’è ancora religione …

    1. Però mi permetto di ribadire… come si dà un “taglio” alla notizia, si è dato un “taglio” all’immagine, cioè si è deciso di lasciare fuori le icone stringendo sugli astronauti.

      Diverso sarebbe immagine “ritoccata” con pannello da cui in post-produzione si fossero eliminate le icone o ricostruito un pannello inesistente, o…, o…

      Giusto per non gonfiare a dismisura un “taglio” che può rientrare (c’è da meravigliarsi?) nella scelta editoriale.

      Magari ci sarà chi la pubblicherà mettendo in risalto le icone e tagliando fuori uno dei componenti l’equipaggio… (più difficile, ma possibile).

    2. C’è una storiella, forse l’ho letta in qualche “Vivaio” di Messori, sull’alto papavero del KGB il quale, venendo a sapere che l’URSS si stava ormai sgretolando, avrebbe commentato “Chissà come andrà a finire? Che DIo ci aiuti!” (o qualcosa di simile).

  6. Pingback: Le fiabe diverse / Un sito di Marco Stizioli

  7. Sara

    Il “NUCLEO COMBATTENTE DI REAZIONE FIABESCA ALLA GENDER THEORY” è troppo bello!
    Anch’io voglio iscrivermi!

  8. L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
    Un articolo fantastico, e bellissimo, proprio come le fiabe del Fratelli Grimm, con cui sono cresciuto, guarda un po’ senza diventare un orco cattivo! e che sono quelle che leggo a mia figlia Sara…

    “Esimi cultori e professori della teoria gender, sappiate che ricominceremo ad acquistare quintali di libri di fiabe, sì, quelli pieni zeppi di odiosi stereotipi di genere, in cui le femmine sono femmine e si comportano e si vestono da femmine; e i maschi sono maschi, si vestono come maschi e si comportano da maschi: non capita mai che il principe azzurro si vesta di rosa o che sia una bella ragazza, né capita mai che i cattivi siano anche buoni, come l’ultima cinematografia pasticciona lascia credere.”

  9. fortebraccio

    Brigate Grimm… Grimm…
    Ma i Grimm di:
    Hansel e Gretel – bambini abbandonati nel bosco dai genitori indigenti, finiscono nelle grinfie di una vecchia cannibale
    Cenerentola – la fiaba madre di tutte le illusioni delle ragazzine
    Biancaneve – la Regina ammazza le belle ragazzine
    Raperonzolo – strega segrega bimba ottenuta in cambio di bacche selvatiche
    Tremotino – sciagurata da’ in pegno il figlio

    Se l’idea di fondo è lodevole, credo che il nome non sia poi tanto azzeccato, ecco.
    Faccio notare come nella quasi totalità di queste storie, le perfide siano proprio le madri/mogli/streghe, donne in generale; gli uomini (spesso poveri o caduti in disgrazia) incapaci di contrastarli (e logorati dai continui rimbrotti).
    Gli unici felici: coloro che si piacciono e si sposano immediatamente.

    Forse La Fontaine, meglio Rodari.
    Collettivo Giovannino Perdigiorno! Ensemble Alice Cascherina!

    Fossi in voi ci ripenserei…

    🙂

    1. Elena Maffei

      Ci sono trattati e trattati su questi argomenti…comunque fate madrine, mamme dal paradiso e simili “aiutanti” femminili risistemano tutto!

    2. Quando mi toccano le fiabe divento idrofoba, quindi ho dovuto cancellare due volte l’incipit della mia risposta e con esso un paio di definizioni del suo elenco. Il sostantivo cominciava sempre per “b” e finiva in “ate”, gli aggettivi glieli risparmio. Ho passato i cinquanta e non ho figli del corpo ma alcuni “figli culturali” sì e a tutti questi bambini ho raccontato le fiabe (quelle vere, non le riscritture letterarie ad usum delphini di Rodari e non parliamo di La Fontaine che con le fiabe non c’entra nulla, fiabe e favole sono cose diverse). Non gli hanno tarpato le ali, anzi.

      La seconda idea era di ricordarle la capziosità del suo elenco, che enuclea da ogni storia solo la parte negativa e dimentica tutto il positivo.

      La terza era di dirle di andarsi a leggere Bettelheim, che pare razzolasse molto male ma predicava assai bene. O meglio Tolkien che sulla fiaba ha detto cose immense.

      Poi ho pensato che lei in fondo è tanto sfortunato perché è evidente che da bambino le fiabe non gliele hanno raccontate. Mi dispiace per lei. W la Brigata Grimm (sottodivisioni Perrault, Basile, Afanasjiev, Asbiorsen & Moe e Andersen come supporto ausiliario) 😛

      1. p.S. Il messaggio sopra ovviamente ad “usum Fortebrachii”.
        P.P.S. Errata corrige: “Asbjørnsen”. E “Afanas’ev” (volendo essere fiscali).

        1. Sara

          Brava, Viviana!
          Quanto a Rodari, a me non fa venire solo l’idrofobia, ma provoca anche varie manifestazioni di orticaria…

      2. fortebraccio

        Oooooh accidenti, che reazione piccata!
        Ma no daaiiii, la mia era poco più di una battuta (tant’è che ho scelto, ben scelto, esempi e tagliato i riassunti; ma questo l’hai già notato).
        bischerate, sì, eran proprio bischerate, per farsi un sorriso (neanche una risata).

        vabbè: 2 minuti col cappello a cono possono bastare?

      3. Giusi

        Io ho ancora i quattro volumi azzurri Fratelli Fabbri Editori 1963 Edizione artistica di tutte le fiabe di tutti i paesi. Bellissimi tutti illustrati! A colori scritte benissimo!

          1. Elena Maffei

            E lasciamo fuori “Le Mille e una notte”? Regalatemi dal mio padrino che, al tempo, si occupava di letteratura per l’infanzia all’università. ..ma erano altre Università!

            1. Giusto, ci vuole anche il battaglione Galland (visto che l’originale è anonimo ricordiamo il traduttore).
              Però allora anche Mmes d’Aulnoy e Leprince de Beaumont (la Bella e la bestia), E Emma Perodi? E Luigi Capuana? 😉

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