E chi non è mai innamorato?

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di Paolo Pugni

Ci sono libri con i quali dialoghi per la vita: perché dentro hanno quella saggezza che ha sempre da spiegarti il senso delle cose e dell’esistenza. Ci sono saggi che prendono questi libri e te le rendono ancora più amici al punto che poi confondi le parole di uno e dell’altro, i visi degli autori. Perché chi scrive si divide in due categorie: chi racconta con una forza da strapparti il male di dosso e chi spiega per lasciarti la speranza che ce la puoi fare.

Franco Nembrini appartiene alla seconda categoria.

Ma la colpa è di Costanza che a inizio agosto ha raccontato di come si sia fatta convincere dall’amicizia a leggere l’interpretazione che del Quinto canto dell’Inferno fa appunto Nembrini nel suo Dante poeta del desiderio volume primo. Così l’ho letto anche io: ed è stato subito fuoco. Non quello dell’Ade, ma della passione.

Perché se Dante impari ad amarlo dopo gli studi, che lì fanno di tutto per fartelo odiare –non tutti, ovvio: se avessi avuto Nembrini come docente, impossibile siamo coetanei, l’avrei amato fin dal liceo- ci vuole qualcuno che si sieda accanto a te e ti ci porti per mano dentro le cose. Facendoti le domande giuste per dare le migliori risposte. Come ad esempio come mai un amore grande e struggente come quello di Paolo e Francesca, che fa palpitare tutti –“perché Paolo e Francesca io me li ricordo bene”- e resta scritto addosso, sia conficcato nell’inferno.

Già perché col metro del giudizio di oggi non lo si capisce proprio: costretta ad un matrimonio politico con il brutto e cattivo dei fratelli, si innamora di quello bello e delicato, lotta contro la passione, ma poi si sa come vanno le cose, al cuore non si comanda, e poi che colpa avevano, e che cosa restava loro da fare, e se si amavano perché dirsi di no e insomma il vero e unico colpevole è quello che è finito a Caina, che a vita li spense.Dante-poeta-del-desiderio-INFERNO-260x389

E no, dice Dante, perché l’amore è una cosa seria, mica questione di sensi. La colpa di questi due, come degli altri che lì stanno infissi, trascinati da venti tempestosi, è d’aver sottomesso la ragione alla passione. Di essersi fermati alla sensualità senza risalire al quel segno che ogni cosa porta iscritti dentro: Nembrini cita un insospettabile Montale “tutte le immagini portano scritto:” più in là “!”.

Dentro ogni desiderio c’è quell’inquietudine che trova riposo solo in Dio, ma a patto di lasciarlo fluire fino alla sorgente: ogni immagine ne porta il segno, ogni amore ne è riverbero se è guidato dalla ragione e non dalla passione. La tentazione diabolica sta tutta nello stop: invece che risalire dalla creatura al Creatore, onorando e rispettando la prima, finisce per consumare la creatura per dimenticare il Creatore e usando la prima per i tuoi egoismi. Non c’è scampo per chi nasconde le sue voglie e le sue debolezze dentro un “che cosa ci potevo fare?” alibi dei due volte codardi: per aver tradito il proprio fine e per non avere il coraggio di chiarirne motivazione.

Nembrini prende Dante e te lo squaderna davanti per farti capire che cosa è l’amore: andrebbe preso e imposto a tutti i fidanzati, a tutti gli innamorati, a tutte le coppie. In modo semplice: al mio segnale, studiate l’inferno.

***

FRANCO NEMBRINI A ROMA

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34 pensieri su “E chi non è mai innamorato?

  1. Salvatore Scargiali

    Dante però non mette all’inferno chi ha combinato il matrimonio di Beatrice col fratello non amato e chi quei matrimoni li considerava sacramenti.

  2. 61angeloextralarge

    Ho riscoperto Dante da adulta. Non me ne sono innamorata, forse perché non avevo nessun Nembrini che me lo spiegava ma ero autodidatta?) ma l’ho molto rivalutato. La mia prof non si era mai sognata di parlarci di Dante in un modo “onesto”.
    “Papà assicurami che valeva la pena venire al mondo”: ottimo!

  3. …ci sono due categorie di libri: i grandi libri e tutti quegl’altri.
    Naturalmente solo VOI lo sapete quali sono i veri grandi libri.
    Tutti quegl’altri non lo sanno e non lo possono sapere.

  4. … c’è anche chi si è permesso di scrivere: “perché chi scrive si divide in due categorie: chi racconta con una forza da strapparti il male di dosso e chi spiega per lasciarti la speranza che ce la puoi fare.”
    (molto “americano” questo, ma non è solo così che stanno le cose, nonostante il Vs. riduzionismo spirituale)

  5. Riporto le parole di san Giovanni Bosco: “Io non esito a chiamare divino il mezzo della buona stampa, poiché Dio stesso se ne giovò a rigenerazione dell’uomo. Furono i libri da Lui ispirati che portarono in tutto il mondo la retta dottrina”.
    Si comprende bene come sia anzitutto il contenuto, e soltanto dopo la forma, a far si che un libro conti. San Giovanni Bosco non trascurò nemmeno la seconda, facendosi correggere e insegnare da Silvio Pellico e lo stesso Alessandro Manzoni.

  6. simo

    Bello! Perché in questa quotidiana lotta tra la ragione e la passione quando uno fa prevalere la ragione poi si trova ad avere ancora più passione, ma non come esito di uno scontro, ma di un incontro ….. con Chi fa tutte le cose

  7. 61angeloextralarge

    “ogni amore ne è riverbero se è guidato dalla ragione e non dalla passione”: ottimo! Paolo… smack! 😀

  8. “Dentro ogni desiderio c’è quell’inquietudine che trova riposo solo in Dio, ma a patto di lasciarlo fluire fino alla sorgente: ogni immagine ne porta il segno, ogni amore ne è riverbero se è guidato dalla ragione e non dalla passione. La tentazione diabolica sta tutta nello stop: invece che risalire dalla creatura al Creatore, onorando e rispettando la prima, finisce per consumare la creatura per dimenticare il Creatore e usando la prima per i tuoi egoismi.”

    Ed ecco un altro modo d spiegare/commentare il celebre passo Evangelico:

    Luca 14:26

    «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.»

    Grazie Paolo 😉

    1. vale

      LETTERA ENCICLICA
      IN PRAECLARA SUMMORUM
      DEL SOMMO PONTEFICE
      BENEDETTO XV
      AI DILETTI FIGLI PROFESSORI ED ALUNNI
      DEGLI ISTITUTI LETTERARI E DI ALTA CULTURA
      DEL MONDO CATTOLICO
      IN OCCASIONE DEL VI CENTENARIO DELLA MORTE
      DI DANTE ALIGHIERI


      Espressione splendida e assolutamente vera! E così pure la seguente: « Il Vecchio e il Nuovo Testamento, emessi per l’eternità, come dice il Profeta » contengono « insegnamenti spirituali che trascendono la ragione umana », impartiti « dallo Spirito Santo, il quale attraverso i Profeti, gli Scrittori di cose sacre, nonché attraverso Gesù Cristo, coeterno Figlio di Dio, e i suoi discepoli rivelò la verità soprannaturale e a noi necessaria » [2].

      Pertanto Dante dice giustamente che da quell’eternità che verrà dopo il corso della vita mortale « noi traiamo la certezza che viene dall’infallibile dottrina di Cristo, la quale è Via, Verità e Luce: Via, perché attraverso essa giungiamo senza ostacoli alla beatitudine eterna; Verità, perché essa è priva di qualsiasi errore; Luce, perché ci illumina nelle tenebre terrene dell’ignoranza »

      http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xv/encyclicals/documents/hf_ben-xv_enc_30041921_in-praeclara-summorum_it.html

      1. Carpita, grazie Vale. Grazie anche a Paolo Pugni per l’articolo. E grazie ai vari membri della mia famiglia, per avermi inoculato vari virus (“vari vira”? No, per carità, a tutto c’è un limite…) che mi hanno totalmente immunizzata dalla malattia per cui si dice “l’autore tale me l’hanno fatto odiare a scuola”…

  9. Io spero che su Franco Nembrini ci facciano un film. Credo ci siano tutti i presupposti. Se continua ad aver successo ci sono buone speranze. Il prof che tutti vorrebbero avere, o che tutti vorrebbero essere, capace di far appassionare i suoi ragazzi, facendo loro amare la virtù. Buono, integro e di buoni sentimenti. Un’infanzia da fioretti dei santi. Un’anima gentile e sensibile che si appassiona ancor bambino per la letteratura. Raccoglie intorno a se centinaia di giovani (cosa che oggi nessuno riesce a fare), e pur essendo irriducibilmente cattolico, si attira la stima e l’amicizia di un Benigni.

  10. Bello questo post! Dante e la sua Commedia sono decisamente immortali, credo che nella Divina Commedia ci sia davvero la spiegazione di tutto. E’ altrettanto innegabile che questa necessiti di una valida mente che sappia accompagnarti in questo viaggio e, dunque, grazie di questo suggerimento.

  11. Aleph

    Ah Dante… Peccato solo che abbia passato tanto tempo a scrivere di Beatrice e a fantasticare su Beatrice, mentre la povera Gemma, con cui aveva pure avuto quattro figli, non se la filava di striscio… Insomma, non proprio un modello coniugale, questo Dante! 🙂

    1. Personalmente, sono convinta che quello con Gemma sia stato il classico matrimonio politico accettato da Dante, esponente di spicco dei Guelfi Bianchi per imparentarsi con i Neri mettere così un freno alle carneficine che insanguinavano Firenze e non indebolirsi troppo rispetto ai Ghibellini; e sono altrettanto convinta che Dante non abbia mai “digerito” questo matrimonio. Se avesse potuto scegliere liberamente, secondo me, avrebbe scelto di restare fedele a Beatrice. La politica, però, esigeva altrimenti. E chissà se la stessa Gemma fosse d’accordo con questo matrimonio, forse non gliene importava un fico secco di Beatrice, semplicemente perché non gliene importava un fico secco di quell’estraneo che altri le avevano scelto per marito.

      1. Thelonious

        sono d’accordo con senm_webmrs.
        Mi pare una problematica secondaria, rispetto alla lettura di Nembrini

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