Alla fiera dell’assurdo

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di Andrea Torquato Giovanoli

Cioé: fatemi capire una cosa.
Mi volete dire che “più eterologa per tutti” significa che, ad esempio, uno come me, che è sano, bello e intelligente (oltreché simpaticissimo, umile e modesto), potrebbe andarsene in giro a spargere il suo magnifico seme in provette di mezz’Europa e magari verrebbe, in qualche caso, persino pagato per farlo?

Perché se è così che funziona allora uno come me, per esempio, che si è antiquatamente ostinato a proliferare con un’unica ed una sola donna per la bellezza di sei figli (per ora) scoprendo in via puramente empirica di essere portatore sano di una malattia genetica ereditaria di tipo terminale, più che rara unica al mondo, indiagnosticata e, per adesso,  indiagnosticabile, potrebbe subdolamente propalare un’epidemia del suo stesso male impunemente e con ottime probabilità di non venire nemmanco mai scoperto.

E se non lo facesse inconsapevolmente, potrebbe comunque essere spinto dall’efferato movente di promuovere un aumento statistico di casi della malattia di cui alcuni dei suoi figli sono stati affetti, giocandosi nel lungo termine la carta di una maggiore ricerca nel campo (causata dall’inspiegabile aumento di nascite di soggetti portatori della medesima malattia, ricerca che magari verrebbe pure finanziata dai facoltosi quanto ignari compratori del suo sperma) e quindi, in futuro, l’auspicato ritrovamento di una cura.
Parrebbe quasi il delitto perfetto: roba da serial killer del seme.

Spiegatemelo, per piacere, perché se (oltre al resto) si tratta di un affare così, a me sembra proprio una boiata pazzesca!

82 pensieri su “Alla fiera dell’assurdo

  1. La modestia soprattutto sarà instillata i ttt tie tanti elementi….perchè ci si comporta come bambini davanti al cesto delle caramelle, finirle tutte e finendo inevitabilmente con un nel maL di pancia incurabile fino alla generazione piu saggia?

      1. …volevo dire che comunque sempre bambini sono, in provetta o no.
        Per quanto riguarda il problema delle malattie, eventuali, rare o ancora da scoprire, lo siamo immersi nelle malattie!

  2. fortebraccio

    […] e con ottime probabilità di non venire nemmanco mai scoperto.
    Ecco, di questo non ne sarei così sicuro… soprattutto vista la particolarità della malattia.

    Una cosa che pochi considerano è che se la donazione sarà remunerata (ed allora a questo atto forse dovremmo cambiare nome, ma andiamo oltre), allora i proprietari dei “frigoriferi” potranno anche selezionare i “donatori”.
    En passant: che i donatori siano scarsi se non remunerati, è cosa nota (sono circa la metà). Questo non vuol dire che le regole nazionali non lo possano prevedere… (ovviamente so che non andrà a finire così; e la boutade di 10gg fa sulla non selezionabilità del colore del donatore ne è il sintomo più evidente)

    1. Velenia

      Andrea sarebbe un ottimo soggetto per un thriller, ma potrebbe capitare e secondo me sarà già capitato. Chi non conosce il mondo delle malattie rare non sa che molte sono ancora sconosciute, che chi ne è portatore molto spesso scopre di esserlo solo quando ha un figlio malato . Potrebbe succedere veramente di tutto.

      1. fortebraccio

        Ma perché parlate al futuro? “sarà già capitato”? Caspita se è capitato!
        L’insorgenza di alcune malformazioni, a volte anche la sterilità di coppia, sono spie di possibile consanguineità fra i genitori. La nostra cultura è piena di queste storie/racconti/miti. Solo che prima, con la bassa mobilità sociale, una mamma con l’occhio lungo bastava ed avanzava ad evitare il peggio (al limite l’inossidabile parroco, custode di parecchi segreti), ora invece…

        ps. ma nessuno di voi conosce un ematologo (al limite un ginecologo)? chiedetegli qual è la percentuale (stimata) di figli illegittimi…

          1. fortebraccio

            in effetti accostando due frasi diverse ho creato un po’ di confusione… leggendo il solo contributo di Velenia, tutto dovrebbe scorrere meglio: “potrebbe capitare [in futuro], e sarà già capitato”… per cui rispondevo – è capitato, capita, e capiterà – sì!

  3. …perfino io arrivo a capire la paura della contaminazione da parte di un corpo estraneo, quello invece che non capisco è quale sia il fondamento teologico della proibizione della fecondazione eterologa (dal momento che sempre del “miracolo” della nascita di una vita si tratta, e con l’anima, scrivevo, anche (e qualcuno chiamato “io” mi faceva notare che non ero in tema) (insieme, ovviamente, a un’altro chiamato Giusy) (a un altro del blog, voglio dire). L’unica cosa che mi posso immaginare è che la Chiesa ha deciso così è, essendo la Chiesa il Corpo di Cristo eccetra, questa decisione diventa, per voi, ipso facto un fondamento teologico.

    1. Giusi

      A parte che sono un’altra mi chiedo che le leggi a fare le scritture di cui ti dichiari esperto se poi non capisci niente.

  4. “Il contestato scrittore ha raccontato il suo passato da gay, trascorso all’insegna della mondanità, di valori superficiali e di squilibri interiori, passando per la scoperta di essere ammalato di Aids e la conversione religiosa, per approdare alla serenità che gli ha portato l’incontro con la donna con cui ha creato una famiglia e da cui ha avuto una figlia.”

    Essi forse non sanno che anche S,Agostino si convertì dopo anni di turpi dissolutezze…

    1. Giancarlo

      I gay non lo sanno, noi cattolici lo sappiamo benissimo che è SEMPRE possibile la conversione, a patto che si riconosca di essere peccatori. Il primo passo sarebbe abbandonare l’orgoglio (di essere gay) e cominciare a vergognarsi.

        1. Il quale Sant’Agostino, comprese la dissolutezza della sua condotta, sino a provarne vergogna che lo aprì al pentimento si da chiederne perdono, grazie alle lacrima e all’intercessione di sua madre Santa Monica.

          Si, Sara… beata intercessione 😉

          (diversamente ci perdiamo un bel pezzo di vita e di “senso”, che costituisce un vero cammino di conversione – che per grazia, può anche essere racchiuso in un unico singolo istante…)

          1. Giancarlo

            E’ proprio quello che auguro anche agli omosessuali pratcanti: di vergognarsi della loro condotta viziosa. Gli omosessuali che, invece, non praticano non hanno niente di cui vergognarsi. Hanno solo da portare la loro pesante croce.

            In fondo quello che ho voluto dire anche nei miei precedenti interventi è semplicemente questo.

            1. Sara

              Giancarlo, nei tuoi precedenti interventi (che ho letto, ma ai quali non ho risposto per non entrare – in ritardo, per giunta -in una discussione e per non contribuire a renderla ancora più accesa) avevo anch’io inteso esattamente e “semplicemente” questo e sono d’accordo.
              Ribadisco, perciò, il “beata vergogna” che non esclude certo il riconoscimento del valore grandissimo dell’intercessione, né il fatto che quest’ultima sia stata la causa dell’avviamento del processo “comprensione della dissolutezza della propria condotta-vergogna-pentimento-richiesta del perdono” (all’interno del quale processo, peraltro, allo stesso modo la vergogna è causa del pentimento e così via). Perciò sì “beata intercessione” (credo così tanto nella preghiera di intercessione e la applico così spesso che su questo blog, in risposta all’offerta di preghiere, mi son sentita persino dire che la suddetta offerta aveva del farisaico!), ma ciò non esclude e non toglie nulla alla “beata vergogna” che S. Agostino ebbe, in ogni caso liberamente, a provare.

    2. Giusi

      Non deve dirlo! Glielo hanno detto chiaramente minacciandolo pure di morte: non sei più gay? Tienitelo per te! Questo è il loro concetto di libertà! Loro possono fare tutte le porcate di gay pride con gente nuda davanti ai bambini per strada e in pieno girono, un ex gay non può andare nemmeno a un raduno cattolico a raccontare la propria esperienza! E non è ancora passata la legge Scalfarotto! Dopo sarà addirittura reato!

      1. vale

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-strapotere-gender-no-alle-firme-anti-matrimoni-omosex-10066.htm

        “l 18 giugno scorso il suo Parlamento ( del lussemburgo) ha approvato i progetti di legge riguardanti le nozze omosessuali e la possibilità di adozione

        Informa l’agenzia zenit.org che l’associazione lussemburghese «Défense de l’enfant» ha protestato, asserendo che l’iniziativa avrebbe come minimo richiesto una preventiva consultazione popolare. Naturalmente si è beccata dell’«omofoba» (anche gli slogan presentano una uniformità sospetta). Così, ha fatto ricorso al diritto di petizione, previsto dalla legge, per essere almeno ascoltata dal Parlamento. Ha raccolto le firme minime previste, parte online e parte su carta. Ma la petizione è stata rigettata con la singolare motivazione che il Parlamento non può prendere in considerazione firme su supporto cartaceo.

        Petizioni, referendum? Ludi cartacei, come diceva Mussolini, pure quelli online. E chi insiste se la vedrà con le varie Corti supreme. La tabella di marcia, se si guarda agli ultimi quarant’anni, sembra davvero presa paro paro dal Brave new world di Huxley. Ma no, questo è complottismo…

        rino camilleri “

        1. 2Ma la petizione è stata rigettata con la singolare motivazione che il Parlamento non può prendere in considerazione firme su supporto cartaceo.”

          Siamo proprio sicuri?

        2. “Ma la petizione è stata rigettata con la singolare motivazione che il Parlamento non può prendere in considerazione firme su supporto cartaceo.”

          Non è così (evidentemente)!!!

          ….

  5. Chiara

    “quello invece che non capisco è quale sia il fondamento teologico della proibizione della fecondazione eterologa” io non sono ferrata in teologia, però da semplice figlia e da poco mamma credo che il problema non sia tanto se omologa o eterologa, il problema è che secondo il mio parere non è rispettoso della dignità dell’uomo trattarli come “manufatti”, “prodotti”, cioè quello che accade nel momento in cui invece di generarli con un atto d’amore tra un uomo e una donna, vengono fabbricati in un laboratorio, dentro piastre di plastica, da mani estranee, per poi essere selezionati in base a criteri utilitaristici, come si fa con un qualsiasi prodotto comprato al supermercato.

    1. Giancarlo

      Giusto Chiara, mi sembra che tu abbia centrato perfettamente il problema. Chi trascura la dignità dell’uomo, poi finisce, inevitabilmente, per considerarlo alla stregua di un animale. Comunque la fecondazione eterologa introduce, oggettivamente, ulteriori difficoltà rispetto a quella omologa.

  6. Harvest60

    Eterologa….La fecondazione artificiale oppure assistita è il processo col quale si attua l’unione dei gameti artificialmente. Il sesso, il rapporto carnale che Dio ha scelto come mezzo per dare la vita da un uomo e una donna ad un altro uomo o donna, non ha nulla di artificiale o di assistito. E’ una unione carnale, a volte anche spirituale, tra due esseri ( maschio e femmina ) umani. Separare l’aspetto unitivo ( fisico e spirituale ) da quello procreativo ( spirituale e fisico ) è contro la volontà di Dio e contro la volontà della natura che , volenti o nolenti, segue la volontà di Dio. E’ un concetto troppo semplice per essere da molti compreso.

    1. Non a caso torna in mente la metafora dell’erba e della spada con cui Chesterton presagiva la situazione che oggi stiamo vivendo: siamo arrivati a dover combattere per sostenere ciò che è ovvio.

  7. Giancarlo

    Scusa Admin, potrei avere un’idea dei motivi per cui sono stato di nuovo censurato? Me li puoi spiegare anche privatamente, se preferisci.

    1. admin

      Ti rispondo invece pubblicamente, anche se te lo avevo già spiegato. Scrivere:

      ” L’omosessualità è UN VIZIO VERGOGNOSO e che gli omosessuali dovrebbero semplicemente vergognarsi del loro vizio […] gli omosessuali dovrebbero vergognarsi del loro vizio, non dovrebbero trovare pubblico riconoscimento, dovrebbero restare nascosti e vivere con sofferenza la loro condizione, nel loro stesso interesse.”

      è qualcosa che, nel linguaggio e nei toni, non trovo accettabile su questo blog, per la credibilità di tutti.
      Le tue intemperanze e la tua ferocia nell’esprimerti soprattutto quando si affronta il tema omosessualità è qualcosa che mi mette molto in difficoltà, mi dispiace ma è così.

      1. Giancarlo

        Ah va be’, ho capito: nella sostanza ho ragione, però è meglio non dirlo.

        Comunque ti ringrazio di avermi risposto pubblicamente.

        1. admin

          No, neanche nella sostanza secondo me hai ragione.
          Tutti noi ci dobbiamo vergognare dei nostri peccati a seguito di presa di coscienza e pentimento, non certo perché arriva qualcuno e gli intima di “vergognarsi”.
          Secondo perché, riferendoti all’omosessualità dovresti considerare che “questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro [gli omosessuali] una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione.”
          Ma questo passo del catechismo sembra che tu lo abbia completamente e arbitrariamente rimosso.

          1. Giancarlo

            Come sospettavo da tempo, non sono solo i toni, o le parole che posso aver usato, a fare problema. Qui, soprattutto, c’è un problema di sostanza. Bene, vediamolo allora questo problema, perché, se sono io a sbagliare, sarò il primo a fare un passo indietro.

            Dunque, noi dovremmo vergognarci dei nostri peccati a seguito di presa di coscienza e pentimento. Giusto, direi. A me capita spesso di dovermi vergognare del mio comportamento e di chiedere scusa a Dio, con la confessione, ed alle persone che sono state vittime del mio comportamento, se possibile. Tra noi cattolici questa dovrebbe essere la norma, anche se, lo ricordo en passant, ultimamente la confessione è passata un po’ nel dimenticatoio, pare. La confessione dei propri peccati, ovviamente, vale anche per i cattolici omosessuali (atti omosessuali, nello specifico). Anche loro sono maternamente invitati, da santa madre chiesa, a prendere coscienza e pentirsi del loro peccato e, quindi, confessarlo, se vogliono ricevere il perdono di Dio. Tutto questo è pacifico per tutti noi credo e spero. Come anche, altrettanto pacifico, è che debbano essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. Certo, naturalmente. Infatti le seguenti mie parole:
            “L’omosessualità è UN VIZIO VERGOGNOSO e che gli omosessuali dovrebbero semplicemente vergognarsi del loro vizio […] gli omosessuali dovrebbero vergognarsi del loro vizio, non dovrebbero trovare pubblico riconoscimento, dovrebbero restare nascosti e vivere con sofferenza la loro condizione, nel loro stesso interesse.”
            queste mie parole, dicevo, non violano in alcun modo il fatto che “debbano essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza”. Queste parole, infatti hanno il piccolo ma fastidioso particolare di ESSERE VERE, fino a prova contraria. E, se sono vere (oppure si dimostri il contrario), non possono in alcun modo essere disgiunte dal rispetto, dalla compassione, dalla delicatezza. Possono essere proferite in malo modo semmai, senza carità: questo mi è successo, mi è stato rimproverato, ho chiesto scusa. Ma sono PAROLE VERE, non discriminano, non offendono, non uccidono nessuno. Semmai il contrario: dicono la verità e quindi possono essere il primo passo verso la conversione. E noi cattolici abbiamo l’obbligo morale, verso questi nostri disgraziati fratelli, di dir loro la verità. O qualcuno se lo scorda? E dunque L’OMOSESSUALITA’ E’ UN VIZIO, questa è la verità, ed è un vizio vergognoso come TUTTI I VIZI. Anche il vizio di giocare, con il rischio di rovinare la propria famiglia, è un vizio vergognoso; anche andare con le prostitute è vizio vergognoso; anche la pedofilia è un vizio vergognoso; anche il fumo, o l’alcol, o qualsiasi altra droga, sono vizi vergognosi. Gli omosessuali stiano sereni, non sono certo i soli a doversi vergognare. Anche Bariom stia sereno: infatti anch’io ho (oppure ho avuto) molti vizi, alcuni dei quali sono sopra elencati, di cui vergognarmi.

            Ragazzi, non ce lo dimentichiamo, la vergogna per i propri peccati è una grazia di Dio, il primo passo verso la conversione. Vergogniamoci tutti, vergogniamoci senza paura e si vergognino, a causa del loro vizio, anche tutti gli omosessuali. Parlo, soprattutto, per coloro che avrebbero la pretesa di essere orgogliosi della loro condizione. Per tutti gli altri, e sono la maggioranza, che sono consapevoli delle loro miserie e si vergognano, a costoro tutta la mia fraterna solidarietà, la mia preghiera, la mia amicizia, la mia ammirazione per la pazienza con cui sopportano la loro pesante croce.

            1. admin

              Lo scrivi tu: ” la vergogna per i propri peccati è una grazia di Dio”.

              Non sei tu la Verità, nè il giudice dei peccatori. Al massimo ti è concesso di accostarti alla Verità, così come a tutti noi.
              E con questo chiuderei la discussione non devo fornirti altre spiegazioni o giustificazioni del perché alcuni tuoi commenti non vengono pubblicati; la strada per continuare ad intervenire sul blog te l’ho indicata ora dipende da te.

              1. io

                Mi permetto di intervenire tra admin e Giancarlo: la mia posizione è più vicina a quella di admin.
                Ma mi sembra che il punto sia un altro: io non ne farei una questione morale; una conversione morale non si può imporre a nessuno. Come pretendere da chiunque – non solo dagli omosessuali – che abbandoni un peccato senza prima prendere coscienza del male (per sé e per gli altri) e senza prima sentirsi amato nonostante il male fatto? Il cambiamento morale non precede certo la conversione del cuore…
                Farei anche una netta distinzione tra inclinazione e pratica dell’omosessualità: mi pare evidente che sentirsi attratti da persone dello stesso sesso di per sé non è certo peccato; praticare l’omosessualità, porre degli atti, sì.
                Ma – dicevo – non ne farei una questione morale. Mi sembra che il problema sia piuttosto stabilire cosa è e cosa non è un diritto: è un diritto avere figli? se sì, è un diritto usare il corpo di una donna che mette a disposizione il suo utero? Mi pare talmente evidente che questo significa mercificare ancora una volta il corpo delle donne, mercificare i bambini anche, che negarlo, cercando di farlo passare come un estremo atto di altruismo, non può che dipendere da una distorsione ideologica della realtà. Siccome ho diritto ad avere un bambino, lo compro. Ma il bambino non è merce, è persona; il feto è persona; l’embrione è persona. Negarlo è solo ideologia. Persino i gameti hanno un valore sacrosanto, ma sono diventati merce anche quelli. Ma se è un diritto avere figli, posso andare a cercare sul mercato i gameti, mescolarli in provetta, impiantare la morula in un utero qualsiasi e via…
                Il bambino, invece, che diritti ha? Non è suo diritto conoscere le sue radici, sapere chi sono suo padre e sua madre, crescere nella relazione con due persone di sesso differente? Sì, ha questi diritti.
                Mai e poi mai dovrebbe venirci in mente di avere figli se non sulla base di una stabile relazione affettiva con una persona dell’altro sesso e, sulla base di questa relazione affettiva, cominciare a costruire la relazione tra il figlio e sua madre e tra il figlio e suo padre. Ma che ci importa? Se ho diritto ad avere un figlio, che importa?
                Non mi vendete panzane del tipo “l’amore è amore”… per favore. Parliamo con i “figli” di “coppie” omosessuali, guardiamo la realtà e smettiamola di fare ideologia. Parliamo anche con gli omosessuali, che dicono di vivere serenamente la loro condizione e affermano che tutti i loro problemi nascono dalla nostra omofobia.

                1. “…guardiamo la realtà e non facciamo ideologia” (sic!!!)
                  Se ti chiedo come si fa te mi rispondi: basta guardare la realtà,e io ti chiedo, come si fa, e te mi rispondi etc etc. etc.

            2. Giancarlo carissimo io sono MOLTO sereno (non saprei dire di te… che hai sempre la tensione volere parlare secondo verità – e con la “V” maiuscola – e se non è vero qualcuno mi smentisca…)

              Ad ogni modo, l’omosessualità NON è un vizio (e quindi sbagli di grosso!).
              L’omosessualità – la tendenza affettiva e di attrazione fisica disordinata, verso una creatura dello stesso sesso – è una pulsione, una “tendenza”; una prova o una croce se vogliamo, né più né meno che quella che può avere un uomo o donna che non sappia gestire la propria sessualità, che ha una tensione e un desiderio “esagerati” (per capirci) verso gli aspetti della sessualità ANCHE rivolti a rapporti di tipo etero piuttosto che omo-sessuali.
              Un uomo o donna sia esso celibe o sposato che non sa gestire la propria sessualità e la traduca NEI FATTI in episodi che NON sono singole sporadiche “cadute”, entra appunto nel VIZIO – come vizio può divenire l’autoerotismo o quello ben celato dell’uomo ( della donna), magari anche sposato, che non riesce a fare a meno di passare ore, ad esempio dietro il proprio monitor, a cercare immagini o filmati di tipo pornografico.

              Vizio è vizio di sparlare, di giudicare, di mentire, di rubare, di adulterare… di rubare la Gloria a Dio.

              Ma vizio è tutto ciò che partendo da una radice di debolezza, che deriva dalla nostra natura profonda e ferita, diviene peccato perché non contrastato da una adeguata forza spirituale, assommando peccato a peccato, occasione di caduta a occasione di caduta, diviene appunto VIZIO o meglio ancora di vera e propria schiavitù.
              E che diviene schiavo deve trovare chi – più forte di lui – lo liberi.

              Quello che ha fatto e può fare Cristo per ogni Uomo… per ogni Uomo che si avveda della propria schiavitù e desideri essere liberato… poi, poi viene il pentimento e tutto un percorso che descrivere ci porterebbe lontano.

              Ma a te piace “ammassare tutto”, tagliare tutto con l’accetta, dire che è solo questione di parole ma la sostanza resta quella, ma in questo dimostri solo un profonda superficialità (che di per sé sarebbe un ossimoro…), una pervicacia che rasenta il “vizio” (tanto per restare in tema…) e un’altrettanta profonda ignoranza delle dinamiche psicologiche e spirituali che caratterizzano OGNI Uomo, il suo vivere, il suo limite e anche il suo peccato (e altro ci sarebbe).

              Se è poi vero che ha provato seriamente il senso del TUO peccato, la vergogna e la sofferenza che procura, mi sfugge come questo non si tramuti in profonda misericordia (non per i il peccato – superfluo ricordarlo), ma per il peccatore in quanto tale,anche e SOPRATTUTTO per colui che ancora di peccato non è convinto, tuo simile, tuo prossimo, tuo compagno di “sventura”, che magari ancora non ha avuto le grazie che TU hai avuto.
              Sembri anche dimenticare che SEMPRE dobbiamo ringraziare Dio perché ogni giorno ci concede la Grazia di non ricadere nel peccato, perché se la Sua Grazia si ritirasse da noi, se tu ladro o pedofilo o quel che ti pare fossi stato, ladro o pedofilo o quel che ti pare, torneresti ad essere in un batter d’occhio (“…e chi sta in piedi badi a non cadere”).

              Se la coscienza del NOSTRO peccato NON ci porta alla Misericordia, c’è da dubitare che detta coscienza sia genuina.

              Ma stai sereno Giancarlo… se veramente Dio ha iniziato con noi un’Opera, prima o poi la porterà a compimento.
              Magari negli ultimi istanti della nostra vita terrena ( per tutti, speriamo prima 😉 ).

              1. Giancarlo

                Ed io che pensavo che l’omosessualità fosse un vizio… invece “è una pulsione, una “tendenza”; una prova o una croce se vogliamo”…

                va bè… si vede che mi sbagliavo…

                vìzio [‘vitsjo]
                s.m.

                1 sm
                acquiescenza abituale a una tendenza riprovevole; abitudine dannosa
                (DIZIONARIO ITALIANO)

                …a proposito, Bariom, come al solito… ti sarei grato se, in futuro, volessi astenerti da processi e giudizi sulla mia persona. Non che sia la prima volta che te lo chiedo, ma… ci ricaschi, ogni tanto.

                1. Peraltro la citazione da dizionario: “acquiescenza abituale a una – tendenza – riprovevole”, conferma esattamente quanto esposto.

                  Quindi libero di non dar valore alle mie parole ma almeno impara dal dizionario… 😉

                1. Giancarlo

                  Scusa Law, pura curiosità, tu sei lo stesso che interviene su CS di Enzo Pennetta e su Crocevia?

                    1. Non lo so… Non aggiornano da giugno… Penso (spero) per difficile conciliazione di impegni estivi per i redattori… 😦

                  1. PS: il mio elogio al commento di Bariom non è dettato dalla criticità nei tuoi confronti, quanto piuttosto dalla visione di Cristianesimo che se ne può leggere!
                    A scanso di equivoci… 😉

                  2. Mirabile stratagemma del tipo “deprezza chi apprezza per disprezzare ciò che viene apprezzato” 😉 😦

                    Certo mi sarei di molto stupito di un qual si voglia commento positivo da parte tua.

                    Da parte mia non posso che ringraziare chi da segno di apprezzamento, non foss’altro che per cortesia (sempre a scanso di equivoci…) 😉

      2. Aggiungerei che in quanto a “cose di cui vergognarsi”, ognuno dovrebbe sapere di sé e ognuno dovrebbe di conseguenza “starsene nascosto”…
        Ma come sempre: “Io? Io peccati così grossi non ne faccio…” 😉
        Qualche “peccatuccio” forse, ma niente di cui vergognarsi…

    1. harvest60

      Perfettamente d’accordo….i primi capitoli della Genesi….spiegano tutto…non occorre aggiungere molto altro

    1. Giusi

      Ma che stai addì? La plastica è talmente contro natura che la sta distruggendo la natura! E cosa c’entrano i miracoli con la plastica? Mi sa che il cervello ti sta diventando di plastica!

    2. Non confondiamo la natura “=insieme della flora e della fauna” con la natura “=essenza di qualche ente”, pliz! 😉

      “La plastica è contronatura” è una frase che non ha alcun significato: l’uomo è contronatura? Che vuor dì? Niente.

    1. Giancarlo

      Certo, noi non possimo più dire nemmeno che l’omosessualità è contronatura, loro invece possono permettersi di dire qualunque cosa dei cattolici e della chiesa.

        1. Giancarlo

          Certo, Alvise, te lo spiego subito. Quando noi cattolici parliamo di natura, facciamo riferimento al progetto di Dio. La sessualità umana, come ogni altra cosa, ha un suo significato, una sua funzione ben precisa. Utilizzare la sessualità in maniera diversa dalla funzione per la quale esiste, come fanno gli omosessuali, è contro natura, cioè non realizza il fine per cui esiste. Per fare un esempio, io posso tranquillamente decidere di usare i miei piedi per tirare calci ad un muro (a secco!), ma questo non toglie che i piedi sono fatti per camminare, le ali per volare, la sessualità per unire, in un rapporto fecondo, un maschio con una femmina.

          1. …sì, lo capisco, che la sessualità ha come conseguenza la riproduzione,ma la riproduzione non avverrebbe senza la sessualitaà ivi incluso il naturale desiderio di accoppiarsi degli esseri animati, incluso l’uomo.Non siamo noi che utilizziamo la sessualità, è la sessualità che utilizza noi, ciecamente, come riproduttori. Come le spieghi sennò le erezioni che hai avuto per fecondare tua moglie (per esempio)? Col fatto che ti volevi riprodurre?

            1. fortebraccio

              Eh mannaggia Alvise, da te mi sarei aspettato un’obbiezione meno rozza e un po’ più ironica, tipo “ah, ma allora niente sesso dopo la menopausa? Che natura maschilista!”
              😉

  8. JoeTurner

    lettera al Corriere.it

    Organizzazioni LGBT: una violenza morale inaccettabile
    Caro Beppe [Severgini], prendo spunto dalla lettera di Andrea Fantoni (“Quelle barzellette sui gay” – http://bit.ly/XA4ilh), perché negli ultimi mesi ho maturato una convinzione, e cioè che sia necessario distinguere tra gli omosessuali e le associazioni LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender). Nulla, ma proprio nulla, da dire sui primi; la stragrande maggioranza di loro vive la propria sessualità in modo privato, esattamente come la maggioranza di eterosessuali. Non rivendicano, non fanno chiassate, non ne vedono il motivo. Poi ci sono le associazioni, che invece sono esattamente il contrario. Rivendicano chiassosamente, con violenza, arroganza e prevaricazione, accusando l’interlocutore del momento di violenza, arroganza e prevaricazione. Al punto che esprimere un’opinione diversa dalla loro è diventato inaccettabile, perché si servono dell’arma dell’intimidazione, della minaccia, dell’ostracismo e della morte civile. Si servono del pretesto di difendere una categoria, in passato fortemente svantaggiata e soggetta a censura morale, per istituire di fatto un regime di opinione, in cui il solo fatto di avere un’opinione diversa dalla loro, cioè delle associazioni LGBT, è inaccettabile. Stanno facendo pressione perché venga di fatto istituito un reato di opinione. Gli omosessuali hanno tutto il mio rispetto e la mia stima, quasi sempre scelgono di vivere in silenzio una condizione difficile. Le associazioni LGBT invece non le stimo affatto, portatrici quali sono di una violenza morale inaccettabile. Non farti scrupolo di pubblicare il mio vero indirizzo di e-mail, non ho paura di quattro esagitati che sicuramente mi copriranno di insulti. Cordialmente,

    http://italians.corriere.it/2014/08/22/organizzazioni-lgbt-una-violenza-morale-inaccettabile/#.U_dXso7E6j8.twitter

  9. medicialberto

    Ricopio un pezzo dell’amici Andrea Cavalleri che trovo molto azzeccato (e simpatico):

    I nomi con cui si chiamano le cose sono importanti, perché determinano la visione che abbiamo di quella realtà di cui si parla. Lo spiega la Bibbia, fonte di sconfinata sapienza, fin dalle sue prime pagine: Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. (Gen 2, 19)

    E su questo punto, l’importanza del linguaggio, pare che al giorno d’oggi siano d’accordo tutti, buoni e (soprattutto) cattivi. Se la scuola del cristianesimo ha insegnato la franchezza (parresia) e il sì sì – no no, l’altra scuola, quella del padre della menzogna, ha compiuto a sua volta grandi progressi.

    Voglio citare un testo, di cui si può dire tutto tranne che sia cristiano, che oltre un secolo fa ha sintetizzato programmaticamente, in modo veramente efficace, questa battaglia delle parole: Ricorreremo alle più intricate e complicate espressioni […] nella eventualità che fossimo costretti a pronunciare decisioni che potessero sembrare eccessivamente audaci, oppure ingiuste. Perché sarà sommamente importante esprimere queste decisioni in guisa così efficace, che si presentino alle genti come la massima manifestazione di moralità, equità e giustizia.

    (Protocolli dei Savi di Sion Cap. VIII)

    Prescindendo completamente da chi abbia scritto queste frasi e dal retaggio dietrologico che l’opera citata trascina con sé, è tuttavia interessante notare come il mondo moderno, soprattutto nella sua componente laicista, abbia seguito a puntino questi consigli.

    È un dato di fatto che, nella comunicazione di massa della nostra realtà contemporanea l’arte oratoria abbia raggiunto virtuosismi inauditi. Vi è una figura retorica in particolare, che conosce oggi il suo periodo di massimo splendore, ed è l’eufemismo.

    Per eufemismo si intende la descrizione di una cosa brutta in forme attenuate, ovvero un giudizio negativo in termini mitigati e perciò più accettabile dagli interlocutori.

    Ad esempio di una ragazza si dice che è “bruttina” per non dire che è un mostro orrendo che frantuma gli specchi, oppure di un uomo si dice che è un “sempliciotto” per intendere che è un imbecille fatto e finito.

    Ora alcuni eufemismi in voga al giorno d’oggi, sia per l’arditezza concettuale sia per lo spericolato equilibrismo espressivo, desterebbero la più sincera ammirazione dei grandi retori classici, quali Lisia o Demostene.

    Ad esempio il massacro di creature innocenti e indifese, strappando le membra dal loro corpo mentre sono ancora vive, deciso da coloro che massimamente dovrebbero amarle e difenderle (le madri dei bimbi non ancora nati) viene chiamato diritto di scelta. Naturalmente al bambino non viene offerto nessun tipo di scelta, ma anche qui il problema è stato superato grazie alle parole.

    Si è scoperto che parlando di bambino le madri avevano una reazione emotiva, mentre parlando di feto no. Cosicché è stato sufficiente parlare di diritto di scelta riguardo al feto per sviare l’attenzione dal fatto autentico, cioè l’efferato infanticidio.

    Altro termine interessantissimo è quello dei valori della laicità, che a quanto pare si riducono alla possibilità di praticare il divorzio (distruggere le famiglie) l’aborto (distruggere vite umane) l’eutanasia (distruggere vite umane) la manipolazione di embrioni (distruggere vite umane)… Insomma questa cupio dissolvi, questa tanatofilia patologica viene chiamata valore: una bella fantasia in verità!

    Oppure le stragi di innocenti capitati per caso sotto una bomba vengono dette danni collaterali: ammesso pure che fosse lecito cercare di ammazzare un presunto terrorista con un missile, se 100 sono i morti civili, sarebbe più corretto chiamare effetto collaterale la morte dell’unico “terrorista”.

    Ma è ora di venire all’ultima e, a mio parere, più brillante e progredita forma di eufemismo, che segna un passo avanti nelle conquiste retoriche del ventunesimo secolo: la fecondazione eterologa.

    Se si guarda ai fatti la cosa è semplicissima: tua moglie ha avuto un figlio con un altro, perciò sei cornuto. Anzi, considerando che per avere un figlio occorrono sovente deliberati e reiterati tentativi, non sei solo cornuto, ma stracornuto e ipercornuto, come un cervo, una renna o un alce reale.

    Neppure tua madre smentirebbe questa tua tara, come quel tale che tornando da un anno di lavoro in America trova la moglie con un bambino nero. “Ma stai tranquillo, è tuo”, gli dice la moglie, “solo che è stato allattato da una balia di colore e così è diventato un negretto”. Perplesso l’uomo telefona alla madre che gli conferma: “Sì, è tutto vero. Infatti anche tu quando eri piccolo sei stato allattato con latte di mucca e ora hai le corna”.

    Se si considera che una fecondazione artificiale richiede in media tre tentativi, a 5.000 € l’uno per avere successo, abbiamo un marito che spende 15.000 € per diventare cornuto, un caso molto particolare di cornuto e mazziato.

    Perché il poveretto deve spendere tutti quei soldi per acquisire un paio di corna, quando potrebbe averle gratis grazie ad alcuni quarti d’ora che la moglie impegnerebbe piacevolmente al posto dei complessi e disagevoli trattamenti medicali attualmente necessari?

    Ma proprio qui si palesa l’innovazione retorica: l’eufemismo che passa dal piano delle parole a quello dei fatti. Perché non si tratta semplicemente di chiamare l’adulterio fecondazione eterologa, ma di nasconderlo dietro a una complessa procedura-paravento a base di siringhe e di provette.

    (Ma se il punto è di contraffarlo sotto veste scientifica, non costava meno adibire un dottore in guanti e mascherina a introdurre il membro del donatore nell’aspirante genitore?).

    Tuttavia occorre dire onestamente qualcosa in più riguardo alla situazione.

    Che una coppia infeconda, sotto la pressione della situazione anche dolorosa che sta vivendo, possa credere alla soluzione di una fecondazione cornuta è possibile.

    Ma è possibile che ci credano seriamente dei parlamentari non coinvolti direttamente in questi problemi e dotati, come dovrebbero, di un minimo di cultura e lungimiranza?

    Personalmente credo di no, non credo che questa legge (che calpesta l’esito referendario, secondo una prassi italica ripetutamente applicata) sia fatta per “risolvere” il problema di una piccola minoranza di coppie infertili (perché sia chiaro che le coppie infeconde sono una minoranza, quelle che vogliono spendere 15.000 € per una gravidanza una minoranza della prima minoranza, e quelle di questo sottoinsieme che possono avere una gravidanza grazie a un gamete altrui, un’ulteriore minoranza della seconda minoranza).

    Credo che il vero significato di queste manovre, non democratiche, sia finalizzato a separare sempre più la nascita degli esseri umani dalla famiglia. Perché la famiglia è una società d’amore il cui frutto è la vita. E amore e vita sono una fonte di identità, una forza capace e desiderosa di costruirsi una propria realtà e che reclama la libertà per farlo.

    Mentre l’individuo senza radici, prodotto anonimo di un progetto di ingegneria sociale, è il prototipo perfetto dell’uomo controllabile e subordinabile, dell’ingranaggio di un meccanismo totalitario.

    Nel romanzo“ Il mondo nuovo” di Huxley, pubblicato nel 1932 in un impeto di chiaroveggenza (o di malcelata brama, dato che l’autore bazzicava i più alti circoli mondialisti massonici) si narra di uno Stato Mondiale che ha per motto “Comunità, Identità, Stabilità”. Per ottenere questi scopi, la nascita e l’educazione dei figli è assunta in carico direttamente dall’organizzazione governativa.

    I bambini nascono tutti da una provetta e non esistono famiglie.

    Cosa significhino Comunità e Stabilità in questo contesto è evidente. Ma cosa significhi Identità può restare incomprensibile a chi non ha letto il libro.

    In effetti, nel “Mondo nuovo” le persone vengono programmate, con una manipolazione genetica fin dalla provetta e dall’incubatrice e con una sorta di condizionamento pavloviano nei primi anni di vita; molti sono limitati nello sviluppo intellettuale (vengono prodotte delle grandi quantità di sottosviluppati e semi deficienti, da adibirsi ai lavori ripetitivi e logoranti) e suddivisi rigidamente in caste che adempiranno a precisi compiti professionali e sociali.

    Quindi identità significa semplicemente adempimento volontario del compito che è stato assegnato all’individuo a sua insaputa e per cui è stato programmato. Il Direttore degli Incubatori lo esprime chiaramente nel primo capitolo: E questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare. Ogni condizionatura mira a ciò: fare in modo che la gente ami la sua inevitabile destinazione sociale.

    Un tempo esistevano delle realtà molto tristi chiamate famiglia, sentimenti e persino libertà: così si esprime il Governatore Mustafà Mond nel secondo capitolo, parlando a un gruppo di studenti e suscitando il loro orrore. E spiega al suo uditorio: “I nostri antichi erano talmente stupidi e corti di vista, che quando vennero i primi riformatori e si offersero di salvarli da quelle orribili emozioni, non vollero avere nulla a che fare con essi. L’insegnamento durante il sonno fu severamente proibito […] Il Parlamento, se sapete cos’era, approvò una legge contro di esso. Abbiamo ancora gli atti dei discorsi intorno alla libertà del soggetto […] La libertà di essere uno zipolo rotondo in un buco quadrato.”

    La metafora eloquente uno zipolo rotondo in un buco quadro esprime molto bene tutte le difficoltà esistenziali nel trovare la propria vocazione, nello stabilire le proprie relazioni, nell’inserirsi nella società, nel temperare il proprio carattere e nel forgiare le proprie competenze. Quelle difficoltà che rendono la vita a tratti così difficile, ma anche così interessante.

    Ma gli Illuminati Filantropi che già oggi governano, vogliono spianarci la strada e toglierci le difficoltà (offrirci una strada larga e spaziosa, direbbe il Vangelo). Per “il nostro bene” vogliono garantirci qualunque diritto, soddisfare ogni nostro desiderio. E poiché non è materialmente possibile garantire tutti i diritti e soddisfare tutti i desideri, hanno da tempo iniziato a programmare e delimitare le nostre aspirazioni, in modo che reclameremo solo quei diritti e quei desideri che Essi hanno già deciso di concederci e dai quali, ovviamente, è rigorosamente esclusa la rivendicazione alla libertà.

    Corro troppo? È un volo pindarico esageratamente ardito? Giudichi il lettore.

    Per concludere, intanto, torniamo alla strategia dei piccoli passi. E il piccolo passo del governo è stato quello di approntarci (a spese dei contribuenti) l’ingravidamento adulterino o fecondazione eterologa che dir si voglia.

    Il nostro piccolo passo sarà quello di dare un giudizio su questo provvedimento.

    Come chiameremo un ente che fa da intermediario per un processo di riproduzione sessuale extraconiugale a pagamento? Lo chiamiamo Stato… (lenone, pappone, ruffiano)??

    Cari lettori, è triste ammettere che non farò mai carriera, perché mi manca la capacità essenziale per ottenere il consenso tramite espressioni politicamente corrette e a larga accettazione: non riesco proprio a trovare l’eufemismo!

    1. Sara

      Bravo, Alberto Medici!
      Approfitto del tuo intervento per consigliare di nuovo la lettura di V. Klemperer “LTI. La lingua del Terzo Reich” e, seppur ovviamente di tutt’altro livello e politicamente sinistroide, G. Carofiglio “La manomissione delle parole”.

  10. “Perché il poveretto deve spendere tutti quei soldi per acquisire un paio di corna, quando potrebbe averle gratis grazie ad alcuni quarti d’ora che la moglie impegnerebbe piacevolmente al posto dei complessi e disagevoli trattamenti medicali attualmente necessari?”

    Fortebraccio (non so in quale post) ne aveva già parlato, e invitava tutte le coppie a accertarsi di chi fosse il padre!

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