Succede oggi che la neve non sia bianca.
La nostra neve ha perso il suo candore e la sua magia, non ci succederà probabilmente più di aprire la finestra e trovare con grande sorpresa quell’affascinante manto bianco capace di coprire ogni cosa.
Non ci succederà neppure di andare a dormire con la speranza nel cuore di trovarla ancora lì il giorno dopo, e il giorno dopo ancora; gioiosi alla sola idea di indossare ancora stivali, cappello, guanti e lasciare le nostre impronte su strade che non si accorgono mai del nostro passaggio, se non quando sono ricoperte dal tappeto bianco che oggi qualcuno di noi arriva a detestare.
La nostra neve è prevista da circa una settimana, si chiama “allerta 1” o “allerta 2” o “allerta 3”, rovina i nostri piani, ci costringe a spostare i nostri viaggi, ci impedisce di parcheggiare i bimbi a scuola, è marrone – grigia, diventa presto fanghiglia scivolosa e quasi nessuno di noi ha più la voglia, anzi il coraggio, di assaggiarla.
Abbiamo guadagnato molto, in termini di conoscenza, abbiamo perso qualcosa, in termini di speranza.
Quello che non riusciamo a prevedere ci spaventa, quello che prevediamo ci disturba.
La neve per qualcuno – probabilmente quelli che vivono fuori città e vedono monti e colline coperte di bianco, e non solo tetti di macchine spolverati di un bianco già sporco – ha ancora la forza di far tornare bambini, ha il colore giusto per stupire, per lasciare senza fiato, con il sorriso sulle labbra, ha una morbida consistenza tale da far venire voglia di uscire e toccare quella soffice meraviglia che scalda i cuori mentre gela le mani.
La neve è un evento naturale che, come tale, ha del miracoloso, pochi tra noi ne avvertono il fascino; forse perchè paga pegno alla sua delicatezza, alla sua mancata dirompente e pericolosa forza catastrofica.
Chi di noi ha perso questa speranza e chiama la neve “allerta” dovrebbe fermarsi, provare nostalgia e rimpianto, ma soprattutto dovrebbe impegnarsi a non cancellare dai propri figli quella speranza affinché ci sia sempre qualcuno pronto ad andare a dormire sognando che il bianco sia ancora solamente bianco.
leggi anche Succede a Sara
…per non parlare delle meravigliose geometrie dei cristalli di neve (di cui Cartesio fu uno dei primi studiosi)!
Viene in mente Mia Martini con la meravigliosa “Nevicata del ’56”
“…Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli ”
Dici bene Sara: non è la neve che è cambiata , ma i nostri occhi.
Non è bello avere memorie condivise? E dire che nel ’56 ancora non c’ero…
Mio fratello è nato durante la nevicata del ’56 in marzo in un paese del sud, tutto bloccato. non arrivava nessuno, nè levatrice, nè medici. Alla fine mio padre, disperato, è andato a prelevare un medico, mio fratello ha rischiato di morire, l’hanno tirato col forcipe ma è nato e sta benissimo, non ha riportato alcun danno. E’ da quando sono nata (dopo di lui) che sento parlare di questa nevicata!
Immagino che non ci fosse neanche admin. Allora questa è dedicata a lui
grazie Sara! io ancora nonostante l’età rimango incantato dalla meraviglia della neve! e non solo della neve!
il Padre eterno è un regista fantastico!
basta avere occhi per guardare, meravigliarsi e rendere grazie!
buona giornata
Siamo d’accordissimo! Buona giornata a te, senza nevicate improvvise però! Sara.
….
………….Don Giussani era un bambino, viveva a Desio, in Brianza, dov’era nato. Era ancora buio, quel giorno, solo all’orizzonte si poteva cogliere qualche segno dell’aurora. Lui uscì di casa tenuto per mano dalla madre per andare con lei alla prima messa. E la donna, una povera madre intrisa di sapienza cristiana, in quell’immenso silenzio della campagna lombarda, se ne uscì con un’esclamazione spontanea che si scolpì letteralmente nel cuore del bambino: “Com’è bello il mondo! E com’è grande Dio!”.
Insegniamo ai nostri figli quanto è bello il mondo…… e quanto grande è Dio.
L’ha ribloggato su Il blog di Laura Corsaroe ha commentato:
Chi di noi ha perso questa speranza e chiama la neve “allerta” dovrebbe fermarsi, provare nostalgia e rimpianto, ma soprattutto dovrebbe impegnarsi a non cancellare dai propri figli quella speranza affinché ci sia sempre qualcuno pronto ad andare a dormire sognando che il bianco sia ancora solamente bianco.