La fame e la sete

la fame e la sete

di Maria Elena Rosati     trentamenouno

“Antonio è immobile, accovacciato, con le gambe ritratte al petto; la bocca aperta, gli occhi sbarrati. Chiuso in un nodo indissolubile. Il suo respiro è bloccato, come trattenuto dalle mani che si incrociano sul petto, stringendo avidamente i lembi della pesante tunica nera che lo avvolge. […]

[…] Antonio è un giovane nel pieno degli anni, consumato nel corpo e nella mente da lunghe privazioni ma non per questo esente dai desideri della carne e del fisico. Ancora più temibili, dunque, le sue tentazioni in forma di donne procaci che stimolano il desiderio ed evocano l’appagamento dei sensi. Alle spalle di Antonio e’ un orcio per l’acqua, ormai vuoto, si direbbe, e comunque fuori dalla sua vista, proprio come l’altra fonte di salvezza a cui attingere: la croce graffita sulla roccia in alto. E’ solo con i suoi mostri, quelli creati dalla paura di peccare che convive in tutti noi santi e non, quando siamo messi alla prova. E il peccato assume tante sfumature, quanti sono i nostri bisogni più profondi, taciuti e repressi che siano, mentre la mente si illude spesso di poterli controllare con un atto di forza, altrimenti detto di volontà. Ma si sbaglia”.

(tratto da “La forma del tempo”, di  Fulvia Strano, Edilet 2009, pag. 35)

Fulvia non me ne vorrà, se apro questo post con le parole di uno dei suoi libri. La sua spiegazione del quadro di Domenico Morelli, “Le tentazioni di S. Antonio” ha avuto su di me l’impatto di uno schiaffo, fin dalla prima lettura. Perchè io quel quadro lo conoscevo, ma non lo avevo mai guardato con attenzione, non mi ero mai accorta delle procaci figure femminili che spuntano da sotto la stuoia e dalle pareti della caverna. Non avevo mai fatto caso all’atteggiamento di lui, che le vede, le sente e cerca di resistere. Non avevo mai notato il viso sconvolto. Dopo quella spiegazione, l’immagine di S. Antonio abate nel deserto risuona con ancora più forza.

Perché in fondo l’immagine dell’uomo solo e  atterrito, circondato da voci e volti che lo perseguitano, e gli ricordano la propria debolezza, appartiene a tutti noi. Tutti viviamo momenti in cui si sentiamo come Antonio nel quadro di Morelli: stanchi , affamati, soli, incompresi da tutti in una sofferenza che non sappiamo definire, senza forze per combattere quelle voci che ci dicono di nuovo quanto siamo sbagliati, brutti, soli e incapaci di essere amati. Circondati dalle nostre ossessioni, dalle paure, compaiono tutte le tentazioni che offrono facile soluzione ai nostri problemi, mentre la speranza si assottiglia, e la salvezza appare impossibile.

Un’immagine di disperazione che appartiene a tutti, anche a chi sembra aver ottenuto tutto dalla vita. Anche ad un attore premio Oscar, apprezzato e stimato da tutti, e morto da solo, in bagno, con l’ago della siringa ancora infilato al braccio, segno di una battaglia persa, anche se combattuta a colpi di rehab, successi, buona volontà.

La morte di uomo disperato, come tanti altri, meno famosi, e ignoti alle cronache.  Un uomo che ha vissuto nel suo deserto, e ha sentito fame e sete.

Fame di soldi, di sesso, di successo, di potere, di vendetta, di avere sempre di più, di non soffrire, di farsi giustizia. Fame di sorrisi e braccia intorno a me, come cantava Baglioni qualche anno fa, di libertà, di speranza. Sete di amore, di tenerezza, di comprensione, di pace e serenità, di sicurezza, di qualcuno che ti indichi la strada, qualcuno con cui combattere, qualcuno con cui costruire. Sete di felicità, piena e duratura.

Fame e sete da colmare, e un mare di tentazioni che si insinuano,  mostrando le vie più facili: la lussuria per appagare la solitudine, l’alcol per annegare i pensieri, la droga per stordirsi e non sentire. E poi la vergogna di quello che si è , o si è diventati, la chiusura, la solitudine, la depressione che avvolge tutto come un vortice. Per chi può c’è la  lunga mano della rehab, che mette una pezza, ma che se non ha solide radici su cui ricostruire, fa ancora più danni. Per gli altri c’è la disperazione, e la fine di senso.

Ci hanno insegnato a coprire l’ombra della croce, a nascondere il graffito sul muro a colpi di superstizione, di razionalità, di autodeterminazione. Ci hanno insegnato che siamo soli a combattere. Ci hanno detto che possiamo fidarci solo di noi, che nasciamo e moriamo da soli, che la nostra libertà consiste nel fare quello che ci pare, e nel voltare la faccia a quello che fanno gli altri, a farci gli affari nostri. E non giudicare, non correggere, non distinguere il bene dal male, diffidare fortemente di chi opera ancora distinzioni così nette della realtà, e crede ancora nella verità. A non cercare la felicità vera per la nostra vita.

L’idea della salvezza è così sempre più lontana  e inconsistente nel nostro orizzonte, e la parola di chi ci dice “Venite a me voi tutti che siete affaticati a oppressi, ed io vi ristorerò; prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite ed umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt.11, 28 – 29) rimane una vocina flebile,  nel traffico di suoni , di consigli, di parole vuote di cui siamo circondati; una favola del passato, roba di nonne, bigotti e beghine, roba che non fa più per noi.

La verità è abbiamo paura. La verità è che non abbiamo l’umiltà di dire di sì, di accettare quell’invito, perché seguire chi ci assicura pace e conforto vuol dire rinnegarsi, riconoscere i propri errori, e che non ce la fai da solo; caricarsi della croce della propria imperfezione, prendere su di noi quello che siamo, perdonarci e chiedere di essere perdonati per gli errori che abbiamo commesso. Seguire così, carichi del nostro fardello, con fiducia,  l’unico che dice con sicurezza “Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà più fame e chi vive e crede in me non avrà più sete[…] colui che viene a me non lo respingerò” (Gv. 6, 35-37). E scoprire che esiste un amore infinito per noi, che ci accoglie anche quando ci facciamo schifo, e non sappiamo più cosa fare con la nostra vita, e che attende un nostro cenno per diffondersi, e tirarci su, da qualsiasi abisso siamo finiti. Per vivere nel mondo come figli eletti, come stirpe regale. Per ritrovarci, uscire dal deserto delle nostre disperazioni, e tornare ad essere “luce del mondo e sale della terra”.

67 pensieri su “La fame e la sete

  1. donatella

    Grazie Maria Elena, oggi più che mai queste parole sono per me una luce di speranza. Per mio figlio è l’ultimo giorno di lavoro, la ditta dove lavora chiude e si trova disoccupato, come sua moglie, e con una bambina di 11 mesi. Chiedo al Signore di avere la capacità di riuscire a trasmettere la fiducia che solo la Fede può donare nei momenti di deserto che lo aspettano.

  2. “Ci hanno insegnato a coprire l’ombra della croce, a nascondere il graffito sul muro a colpi di superstizione, di razionalità, di autodeterminazione. Ci hanno insegnato che siamo soli a combattere. Ci hanno detto che possiamo fidarci solo di noi, che nasciamo e moriamo da soli, che la nostra libertà consiste nel fare quello che ci pare, e nel voltare la faccia a quello che fanno gli altri, a farci gli affari nostri. E non giudicare, non correggere, non distinguere il bene dal male, diffidare fortemente di chi opera ancora distinzioni così nette della realtà, e crede ancora nella verità. A non cercare la felicità vera per la nostra vita.”

    Troppe cose tutte insieme! Da una parte tutte queste cose cattive tutte insieme, dall’altra il contrario fino a “stirpe
    regale(sic!!!) (o di draghi?)

    O si fosse, invece, tutti come omettini più o meno felici (importante il carattere) che (a volte) pensano cose che pensano siano cose importanti (riguardanti la vita eccetra) e alle quali (a volte)ci credere?

        1. Alessandro

          Le sette opere di misericordia spirituale

          1. Consigliare i dubbiosi.
          2. Insegnare agli ignoranti.
          3. Ammonire i peccatori.
          4. Consolare gli afflitti.
          5. Perdonare le offese.
          6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
          7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

          1. 61Angeloextralarge

            Ale: qualcuno dei frequentatori di questo blog sta “godendo” dei punti 2, 3, 5, 6 e 7… Prova a indovinare chi è… 😉
            Non mi dispiacerebbe che prima o poi “godesse” anche del punto 1… 😀

  3. vale

    mostrando le vie più facili: la lussuria per appagare la solitudine,

    eccone un bell’esempio.sempre coi nostri soldi.( ovvero come imporre un lavaggio del cervello in modo soft. fin dalla più tenera età)
    ai voglia, dopo, a resistere quando ti sembrerà perfettamente “normale”…

    http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=283594:da-lsodoma-e-gomorrar-al-ldecalogo-di-satanar-anche-in-italia&catid=83:free&Itemid=100021

    Da «Sodoma e Gomorra» al «Decalogo di satana» anche in Italia?
    d. Curzio Nitoglia 13 Febbraio 2014

    Sì in Italia la situazione è molto peggiore di quella di Sodoma poiché siamo arrivati all’anti-Decalogo! Infatti giunge or ora anche dall’EU in Italia un manuale di educazione (o meglio di perversione) sessuale a partire dall’asilo, ossia dai 4 (quattro) anni. In breve è la pedofilia resa obbligatoria per legge nelle scuole a partire dall’asilo infantile.
    Il documento per «l’Educazione Sessuale in Europa» è stato redatto durante tutto il corso del 2010. Esso consta di una cinquantina di pagine, è stato realizzato dal «Centro Federale per l’Educazione alla Salute» di Colonia in Germania e diretto dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) a cura di una ventina di esperti.
    Dopo quattro anni a partire dalla stesura il manuale inizia purtroppo ad essere diffuso in 53 Paesi. L’edizione italiana è stata finanziata dalla «Federazione Italiana di Sessuologia Clinica». Il testo integrale può essere scaricato sul sito web http://www.fissonline.it/pdf/STANDAROMS.pdf
    Il manuale riguarda sei fasce d’età: 1a) da 0 (zero) a 4 anni: si spiega la masturbazione solitaria e con altri, anche dello stesso sesso; 2a) da 4 a 6 anni: s’insegna l’accettazione dell’omosessualismo; 3a) da 6 a 9 anni: si spiegano i vari mezzi di contraccezione; 4a) dai 9 ai 12 anni: si spiega come utilizzare correttamente profilattici, spirali e pillole contraccettive anche abortive; 5a) dai 12 ai 15 anni: si spiega come interrompere le gravidanze non desiderate (aborto); 6a) dopo i 15 anni: s’insegna che l’aborto è un diritto della donna, la quale deve emanciparsi dalla famiglia.

  4. “La verità è abbiamo paura. La verità è che non abbiamo l’umiltà di dire di sì, di accettare quell’invito, perché seguire chi ci assicura pace e conforto vuol dire rinnegarsi, riconoscere i propri errori, e che non ce la fai da solo…”

    Certo questa è una verità… c’è anche la triste verità che dopo aver scoperto che sei dannatamente solo, sconfitto, perduto, ferito, schifato di te stesso, dopo che hai vomitato la tua stessa vita… non c’è altro! Non c’è altro che l’oblio, l’oblio che ti viene da quella bottiglia, da quell’ago nelle vene, da quella corsa folle sull’orlo del baratro e se quello fosse l’oblio per sempre, il nulla, il vuoto assoluto, essere mai più, la morte… già questa ti pare una liberazione.

    E in questo tremendo inganno cadi, o ti lasci semplicemente andare, solo perché nessuno ancora ti ha annunciato Cristo!
    Il Cristo vivo, credibile, amabile, riconoscibile… tangibile! Il Cristo che prima che quello delle Scritture o delle “strutture”, o dei Sacramenti, si è fatto carne, carne che si è fatta prossimo, colui che ti si è accostato, che il tuo male non ha “scansato” credendolo un rifiuto ma piuttosto un grido d’aiuto…

    Il “prossimo tuo”, che ti ama come se stesso, che ti ama come Cristo lo ha amato, testimone credibile del Dio amato e amante che diviene allora “luce del mondo e sale della terra”.
    Colui che annuncia e porta il Salvatore!

  5. vale

    Ci hanno insegnato a coprire l’ombra della croce, a nascondere il graffito sul muro a colpi di superstizione, di razionalità, di autodeterminazione. Ci hanno insegnato che siamo soli a combattere.

    http://www.corrispondenzaromana.it/padre-livio-rimuove-roberto-de-mattei-da-radio-maria/

    ed intanto Padre Fanzaga “dimissiona” Roberto de Mattei dalla rubrica che teneva su radio Maria.
    sarà il prezzo da pagare per ottenere il “constat de supernaturalitate” di Medjugorje?

    1. Non lo credo nè può avvenire visto che le apparizioni sono tutt’ora in corso. Ho riletto motus in fine velocior, Francamente non ci trovo niente di offensivo ma tutto di condivisibile e drammaticamente vero.

    2. Sulla questione c’è da apprezzare la – direi cristiana – trasparenza che fa riportare lo scambio di messaggi, direttamente sul sito di Radio Maria.
      così come c’è da imparare sull’estrema pacatezza e lo spirito stesso dei toni dello scambio.

      Sul merito della decisione in sé, credo che il motivo si possa spiegare con il magistrale commento di Andreas Hofer che si può leggere qui:
      http://costanzamiriano.com/2014/01/05/e-la-stampa-bellezza/#comment-71465
      che, guarda caso, riguardava proprio la differente visione su cosa si possa intendere per “posizione critica nei confronti del Pontificato di Papa Francesco”.

    3. unafides

      Immagino che siano giorni di grande nervosismo in casa Fanzaga, in attesa del pronunciamento finale sui fatti di Medjugorje si basa tutto il futuro di Radio Maria che ha scommesso tutto sulle presunte apparizioni mariane e se venisse smentite ufficialmente dal vaticano và da se che sarà un duro colpo d’immagine per padre Livio e per tutta la radio

      1. Al di là della questione Padre Livio (e Radio Maria che ha scommesso tutto… ??), lei crede veramente che ci possa essere un pronunciamento di segno negativo?

        Poi perché parla di pronunciamento “finale” quando si sa benissimo che questo non potrà esserci sinché le apparizioni (presunte? presunta eventualmente l’origine) ancora avvengono?

        1. unafides

          Non do per scontato l’esito negativo della commissione, la mia è solo un’ipotesi, non improbabile però. Parlo di apparizioni presunte, perché non ne è stata ancora verificata la veridicità. Sarò pronto a correggermi nel caso venisse comprovata la soprannaturalità delle apparizioni, Lei sarebbe disposto a fare lo stesso nel caso venga riconosciuta l’infondatezza dei fenomeni?

          1. LIRReverendo

            E se questo avviene dopo la tua morte… cosa aspetti? Vivi il fenomeno con discernimento, è come non essere andati a Lourdes, Fatima, ecc. Questo è il tempo di Grazia (come dicono i presunti Messaggi) dopo sarà solo Vita eterna, presumendo il dove recarsi.
            LIRReverendo

                  1. LIRReverendo

                    E per forza crederà.
                    Ps forse nell’intimo speri nella reincarnazione, per ritornare a postare dove la fede potrà sbocciare.
                    Suomi LIRReverendo

            1. unafides

              Perdonami, ma tra Medjugorje, Fatima e Lourdes esiste la sostanziale differenza del riconoscimento ufficiale delle apparizioni, non si possono assolutamente mettere sullo stesso piano. Su questi argomenti la Chiesa usa la giusta prudenza, poni il caso che le apparizioni in Erzegovina non siano mariane, ma opera del principe della menzogna…

                1. Sara

                  Il Signore stesso ci ha detto come discernere: guardare ai frutti per conoscere l’albero.
                  Certo, l’approvazione ufficiale deve attendere la fine delle apparizioni (ci mancherebbe!), ma questo non contraddice affatto che non si possa discernere tuttora!

              1. Roberto

                Mentre erano “in corso”, né Fatima né Lourdes né altre apparizioni private sono mai state riconosciute. Perciò, se stabilissimo di attendere il riconoscimento ufficiale rinunciando al discernimento personale, dovremmo postulare che Dio non manda mai rivelazioni che siano utili a coloro che le vivono “in divenire”. Parrebbe questa un’abusiva limitazione posta all’agire divino. Altra ipotesi è il giudizio negativo, s’intende, che è il solo a poter venire con le apparizioni ancora in corso.

                1. Esatto e di certo non è mancato il tempo di valutarle in senso negativo, né si può pensare non sia stata fatta alcuna valutazione, mettendo a rischio i fedeli che non avessero un proprio corretto discernimento.
                  Ciò non toglie che “l’ultima parola” non sia ancora stata pronunziata.

  6. 61Angeloextralarge

    Grazie per questo post.
    E’ vero: Sant’Antonio è molto simile a noi, più vicino. E’ più facile immedesimarsi in lui. E come lui tanti Santi, come Sant’Agostino, per esempio.
    Le tentazioni stanno accovacciate ai nostri piedi e la sola forza che abbiamo non è nostra ma viene dal Cielo. Noi non possiamo molto contro le proposte del Principe di questo mondo.
    “La verità è abbiamo paura”: possiamo solo rivolgerci a Dio, con voce flebile o gridando o con il solo pensiero. E’ Lui che può aiutarci, con la Sua forza. E Maria? E i Santi? E i nostri Angeli Custodi? Facciamoci aiutare!
    “La verità è che non abbiamo l’umiltà di dire di sì, di accettare quell’invito”: caspita! Questa sì che è “prevenzione celeste”! Non dobbiamo nemmeno rivolgerci a Dio: è Lui che già si rivolge a noi! Dobbiamo “solo” rispondere… Eppure questa è la montagna più difficile da scalare. La montagna da guardare con gli occhi rivolti verso l’alto, verso la cima: c’è nebbia… foschia… neve e vento… possiamo solo immaginarla. Siamo scoraggiati perché… la garanzia che lassù in alto ci sia la cima chi ce la fa? E se poi è solo un frutto della fantasia, che so, una favoletta per bambini? Forse è meglio, è più comodo restare qui in basso. Sì, qui in basso si sta male, ma poi? Vale veramente la pena di sforzarsi a salire, magari tra i sassi, i rovi, gli animali selvatici, la notte che può soprprenderci… Vale la pena? SI’, vale la pena! Male che vada troveremo un picco di pietra, solo un pezzo di roccia… ma avemo in dono un magnifico panorama, un diverso “punto di vista”… Proviamci, dai! 😉

  7. vale

    ma infatti la mia su medjugorje era volutamente provocatoria. resta il fatto che prima Gnocchi e Palmaro. ora de Mattei.aspettando il prossimo….
    p.s. non mi ricordo che sia stato utilizzato lo stesso metro di giudizio -“posizione critica nei confronti del Pontificato”- quando Pontefice era Benedetto XVI.

    1. Evidentemente, probabilmente, non è mai stato necessario…

      Non so Vale, in tutta franchezza ho l’impressione che tu debba fa sempre della dietrologia.
      Una sorta di spirito alla Socci… che per carità, molti apprezzano. Io meno.

      1. Intanto Socci si prese insulti da mezzo mondo quando “profetizzò” la rinuncia di Benedetto e però ci aveva azzeccato!

          1. vale

            ovviamente non mi riferisco alla tua buona fede. è che si vede una situazione da angolazioni differenti.e se ne traggono i conseguenti giudizi. sui fatti,eh. non sulle persone e le loro motivazioni.( anche perché il foro interno lo giudica solo Dio)
            ma quando si utilizza apertamente un criterio di valutazione, qualunque esso sia, e lo si utilizza in modo selettivo , non mi pare si possa parlare di equanimità o equità.

    2. Caro Vale, vige anche qui la regola che si possa dire qualsiasi cosa purchè dalla parte “giusta” come in politica! De Mattei, Gnocchi, Palmaro per me tre cattolici integerrimi, altre sono le persone che dicono bestialità e sono pure vescovi e stanno sempre là!

      1. Perché Giusi “vige anche qui la regola che si possa dire qualsiasi cosa purchè dalla parte “giusta”…

        Quale regola?
        Vige qui dove?

        Mi pare manchi di correttezza verso che gestisce il blog…
        O ti metti anche tu a parlare come Alvise?

        In questo caso direi semplicemente: “larga la foglia, stretta la via, dite la vostra… ecc” 😉

    3. vale

      arrivato anche il prossimo. Dino Boffo silurato. non è più direttore di tv2000.
      seguiranno,forse, altri?

      1. Alessandro

        Non meravigliamoci troppo. Alla Cei il Presidente stesso Bagnasco sta per lasciare anzitempo. Ogni nuovo Pontefice si sceglie i collaboratori che ritiene.

  8. …lo sentivo oggi alla radio: ha fatto più danni alle menti dei giovani il Liceo Classico (che non fosse in qualche Seminario, ovviamente!) che qualsiasi altra cosa immaginabile!

    1. Sara

      L’invidia, Alvise, fa dire tante cose…. Come magistralmente insegnano al Liceo Classico: “Non ti curar di lor…”

          1. LIRReverendo

            Freganti solis manum destram helvetia sinistram piedem postum.
            ZZero in latino, LIRReverendum

            1. Clockwork

              Anche io evidentemente, non riesco a capire una parola di quella frase che hai messo ò,ò”

  9. LIRReverendo

    Vi dono il Beato Karol:
    Karol Wojtyla, quando da vescovo seguiva le coppie di fidanzati, le ammoniva: non dire “ti amo”, dì piuttosto “partecipo con te dell’amore di Dio”.
    Christum vincit, Sempre per voi LIRReverendo

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