di Paolo VI
[…] Oggi la verità è in crisi. Alla verità oggettiva, che ci dà il possesso conoscitivo della realtà, si sostituisce quella soggettiva: l’esperienza, la coscienza, la libera opinione personale, quando non sia la critica della nostra capacità di conoscere, di pensare validamente. La verità filosofica cede all’agnosticismo, allo scetticismo, allo «snobismo» del dubbio sistematico e negativo. Si studia, si cerca per demolire, per non trovare. Si preferisce il vuoto. Ce ne avverte il Vangelo: «Gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce» (Io. 3, 19). E con la crisi della verità filosofica (oh! dov’è svanita la nostra sana razionalità, la nostra philosophia perennis?) la verità religiosa è crollata in molti animi, che non hanno più saputo sostenere le grandi e solari affermazioni della scienza di Dio, della teologia naturale, e tanto meno quelle della teologia della rivelazione; gli occhi si sono annebbiati, poi accecati; e si è osato scambiare la propria cecità con la morte di Dio.
Così la verità cristiana subisce oggi scosse e crisi paurose. Insofferenti dell’insegnamento del magistero, posto da Cristo a tutela ed a logico sviluppo della sua dottrina, ch’è quella di Dio (Io. 7. 12; Luc. 10, 16; Marc. 16, 16), v’è chi cerca una fede facile vuotandola, la fede integra e vera, di quelle verità, che non sembrano accettabili dalla mentalità moderna, e scegliendo a proprio talento una qualche verità ritenuta ammissibile (selected faith); altri cerca una fede nuova, specialmente circa la Chiesa, tentando di conformarla alle idee della sociologia moderna e della storia profana (ripetendo l’errore d’altri tempi, modellando la struttura canonica della Chiesa secondo le istituzioni storiche vigenti); altri vorrebbero fidarsi d’una fede puramente naturalista e filantropica, d’una fede utile, anche se fondata su valori autentici della fede stessa, quelli della carità, erigendola a culto dell’uomo, e trascurandone il valore primo, l’amore e il culto di Dio; ed altri finalmente, con una certa diffidenza verso le esigenze dogmatiche della fede, col pretesto del pluralismo, che consente di studiare le inesauribili ricchezze delle verità divine e di esprimerle in diversità di linguaggio e di mentalità, vorrebbero legittimare espressioni ambigue ed incerte della fede, accontentarsi della sua ricerca per sottrarsi alla sua affermazione, domandare all’opinione dei fedeli che cosa vogliono credere, attribuendo loro un discutibile carisma di competenza e di esperienza, che mette la verità della fede a repentaglio degli arbitri più strani e più volubili.
Tutto questo avviene quando non si presta l’ossequio al magistero della Chiesa, con cui il Signore ha voluto proteggere le verità della fede (Cfr. Hebr. 13, 7; 9, 17).
LA GARANZIA DEL MAGISTERO
Ma per noi che, per divina misericordia, possediamo questo scutum fidei, lo scudo della fede (Eph. 6, 16), cioè una verità difesa, sicura e capace di sostenere l’urto delle opinioni impetuose del mondo moderno (Cfr. Eph. 4, 14), una seconda questione si pone, quella del coraggio: dobbiamo avere, dicevamo, il coraggio della verità. Non faremo adesso alcuna analisi su questa virtù morale e psicologica, che chiamiamo coraggio, e che tutti sappiamo essere una forza d’animo, che dice maturità umana, vigore di spirito ed ardimento di volontà, capacità d’amore e di sacrificio; noteremo soltanto che, una volta di più, l’educazione cristiana si dimostra una palestra di energia spirituale, di nobiltà umana, e di padronanza di sé, di coscienza dei propri doveri.
E aggiungeremo che questo coraggio della verità è domandato principalmente a chi della verità è maestro e vindice, esso riguarda anche tutti i cristiani, battezzati e cresimati; e non è un esercizio sportivo e piacevole, ma è una professione di fedeltà doverosa a Cristo e alla sua Chiesa, ed è oggi servizio grande al mondo moderno, che forse, più che noi non supponiamo, attende da ciascuno di noi questa benefica e tonificante testimonianza.
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energie rinnovate e rinnovabili.
Ciò che mi colpisce maggiormente è la riflessione che la crisi sistematica della verità (filosofica, non religiosa) sia un abbandono della razionalità. ‘ Si studia, si cerca per demolire, per non trovare. Si preferisce il vuoto. ‘ Una vita sociale permeata di questo atteggiamento per cui l’unico dogma è che la verità non esiste, produce solo inquietudine, sfiducia e alla fine negazione del valore di ogni persona come individuo pensante e autodeterminato capace di costruire il bene comune.
Altro ancora è quanto si riferisce alla verità di fede. Anche qui il relativismo è entrato, nella prassi se non nel metodo.
Gran bel testo, ottima scelta Admin! 🙂
…c’è ben poco da commentare. il discorso ha una sua coerenza interna a prova di bomba, come anche i discorsi dei paranoici. Quello che non funziona è la pretesa di verità. Hai voglia appogiarti alle scritture e ai magisteri!
La fede è fede è basta. Non pretende nulla. Sennò non si chiamerebbe fede.
Grande Alvise… hai proprio capito tutto (come anche tutti i paranoici…) 😉
Che vuol dire: “La fede è fede e basta. Non pretende nulla”?
la fede è prova di ciò che non si vede. e nasce dall’ascolto della predicazione;
se ascolti alla radio che la guerra è finita, sarai già contento (se ci credi), anche se ancora non lo vedi
…certo, mi ci metto anche io insieme, come no!
La verità non è una pretesa, è un’epifania, un approdo e direi anche un dovere (di ricerca). E’ vero quello che rileva Angelina e cioè che la crisi della verità filosofica è un abbandono della razionalità. Nel 2004 Antony Flew, il filosofo che fino ad allora era stato il simbolo mondiale dell’ateismo scientifico, durante un convegno a New York dichiarò di essersi convinto dell’esistenza di Dio e che questa sua certezza si basava sull’evidenza scientifica. Precisò che si trattava di un itinerario della ragione e non della fede: “Non ho sentito nessuna voce. E’ stata la stessa evidenza che mi ha condotto a questa conclusione”. Gianni Vattimo, non certo un “basabanchi”, pure gay (che non fa mai male) nel 2002 scriveva: ” Il silenzio della filosofia su Dio sembra oggi privo di ragioni filosoficamente rilevanti. Nella massima parte i filosofi non parlano di Dio, o anzi si considerano esplicitamente atei o irreligiosi, per pura abitudine, quasi per una sorta di inerzia”. La fede è fede ma la ragione, scevra di pregiudizi, porta a Dio e non è vero che l’ateismo tra gli scienziati sia dominante. Da Aristotele ad Einstein non è mai stato così.
Giusi, come direbbe Angela: SMACK!
Giusi: quindi… smack! 😀
Azzardo: sarà erché né Aristotele né Einstein si credevano dei Padreterni? 😉
E’ sarà quello…
E’ l’hubris (o hybris) che ti frega sempre (SEMPRE!) 😉
Cioè: “eh… sarà quello” 🙂
“La verità filosofica”…quale? di chi? di S.Tommaso? di Vattimo? di Ratzinger?
L’uomo, dall’origine dei tempi, si è sempre chiesto le stesse cose. Se se le chiede con onestà e senza pregiudizi, Là arriva. La Verità è una altrimenti sarebbe falsa.
Mi ritrovo a dover obiettare: credo fermamente che la Verità non sempre sia una, e il fatto che ci siano molte Verità non significa automaticamente che né che una sola di queste sia vera e le altre false, né che necessariamente una sia “più vera” di un’altra, né che vi si arrivi solo o attraverso la filosofia o la fede (o l’arte, a ognuno il suo). Per questo mi identifico con il penultimo gruppo (“altri vorrebbero fidarsi d’una fede puramente naturalista e filantropica, d’una fede utile, anche se fondata su valori autentici della fede stessa, quelli della carità, erigendola a culto dell’uomo, e trascurandone il valore primo, l’amore e il culto di Dio”).
Poi magari sono ancora giovane e inesperto – e ancora troppo idealista – per pensare lucidamente 🙂
@Clockwork
Lei dunque si riconosce tra quelli che “… Insofferenti dell’insegnamento del magistero, posto da Cristo a tutela ed a logico sviluppo della sua dottrina…”. Debbo quindi arguire che non condivida affatto l’idea di papa Paolo VI secondo la quale la chiesa non è affatto depositaria della verità e debba quindi metteresi al pari di tutte le realtà umane senza pretendere di dover insegnare al mondo cosa è vero e cosa è falso.
Noi cattolici invece, non si arrabbi, abbiamo proprio l’intima convinzione di conoscere la verità e di doverla far conoscere al mondo intero. Anche se questo annuncio, da sempre, ci costa lacrime e sangue.
Mettiamo i puntini sulle “i”… La Verità con l’iniziale maiuscola è una sola, anzi UNO solo, cioé Cristo… Io sono la via, la verità e la vita… O sbaglio?
La verità con l’iniziale minuscola è la verità umana e allora ognuno ne può avere una, nessuna e centomila, a seconda dell’umore e del momento.
Certo, intendevo la verità con la V maiuscola: della Verità è depositaria la chiesa. Il fatto però che la Verità sia una persona non significa che non contenga anche le verità di fede, ciò che è vero e ciò che è falso. Dire al mondo ciò che è vero e ciò che è falso è esattamente il compito della chiesa, mi pare.
Giancarlo: i puntini non erano per il tuo commento… erano in generale. Ho lasciato il commento perché capita spesso che le cose si confondano. La Verità è una persona dalla quale la Chiesa nasce quindi mi pare sottinteso che che contenga verità di fede. Sarebbe assurdo, anzi eretico se non fosse così. D’altra parte l’eresia “è una verità di fede deformata”.
@Giancarlo: non sono abituato a dare del lei sul web, neppure quindi lo pretendo – soprattutto data la differenza d’età fra noi. Comunque, ho avuto qualche difficoltà a capire il tuo commento: questa frase (“Debbo quindi arguire che non condivida affatto l’idea di papa Paolo VI secondo la quale la chiesa non è affatto depositaria della verità e debba quindi metteresi al pari di tutte le realtà umane senza pretendere di dover insegnare al mondo cosa è vero e cosa è falso”), mi pare in contraddizione con ciò che c’è scritto nell’articolo!
In pratica, ho capito che Paolo VI intendeva dire che la Chiesa deve porsi, in virtù della garanzia delle verità di fede data da Dio (lo scutum fidei), come maestra e guida della società contemporanea; altrimenti sopraggiunge la cecità, che molti spacciano per la famosa “morte di Dio”. Io ribatto solo la prima e l’ultima parte: la Chiesa deve sì porsi come maestra e guida della società contemporanea, ma senza l’illusione che la sua verità sia unica, come d’altronde lo stesso mondo ci suggerisce con evidenza ogni giorno.
Del tuo commento obietto invece quel “da sempre” dell’ultima parte: non vorrei passare per l’anticattolico di turno (che peraltro, ho già abbondantemente dimostrato di non essere) che utilizza le ormai abusate e quasi scontate critiche che si usano sempre: “Ma nel Cinque/Seicento non avevano problemi i cattolici ad annunciare il loro messaggio, anzi! Lo portavano con la forza del ferro e del fuoco!”
@Angelo: premetto che non sono un dottore di teologia, non pretendo di esserlo, né mi fingo esperto in questa filosofia. Quindi, la risposta che sto per darti è assolutamente un azzardo, fondato su ricordi di filosofia di terza superiore e presunzione personale.
Prima obiezione: “Io sono la Via, la Verità e la Vita”: tu hai portato questa frase per differenziare quella che tu nomini la Verità celeste dalle verità terrestri. Tuttavia, credo di ricordare che “Dio creò il cielo e la terra, e vide che era cosa buona” e che “Dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza, uomo e donna li creò”. Pertanto, se Dio ha creato il mondo secondo un progetto buono, il mondo deve agire secondo la Verità celeste, e l’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, deve essere capace di comprenderla. Quindi, il mondo deve avere in sé, seppur edulcorata e corrotta, parte di quella Verità celeste nelle sue verità terrestri – possiamo dunque dire che le verità terrestri sono false?
Seconda obiezione: sono andato a cercare la citazione completa, ovviamente, che riporto: “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto” (Gv 14, 6-7). Penso tu abbia già capito dove voglio andare a parare: la solita obiezione del “la Bibbia ci dice come si va al cielo, non come funzionano i cieli” di galileiana memoria – scusa, sono padovano e un po’ d’orgoglio purtroppo ce l’ho anche io.
Terza obiezione: ammettiamo che la tua tesi sia valida, ritorniamo all’obiezione che ho fatto a Giancarlo. Se la Verità è una, ed è un precetto morale assoluto, com’è possibile che due precetti etici opposti possano essere giustificati filosoficamente?
EDIT: @Giancarlo rileggendo il secondo commento di replica, ho notato che ti eri solo espresso male, perdonami!
Clockwork: mi chiamo Angela…
A parte questo, premesso che in questo blog ed in altri dove, grazie a Dio, ci sono “cime”… io sono una che si dichiara “gnurant cum ‘na capra”… proseguo.
Prima obiezione: dici “il mondo deve avere in sé, seppur edulcorata e corrotta, parte di quella Verità celeste nelle sue verità terrestri – possiamo dunque dire che le verità terrestri sono false?”… Ma mica ho scritto che le verità terrestri sono false! Sono terrestre anche io… Leggi bene quello che ho scritto…
Seconda obiezione: il mio rimettere in bocca a Gesù la frase “Io sono la Via, la Verità e la vita” serviva e serve solo a ricordare che, comunque è Lui la Verità… Molto più semplice come affermazione di quanto hai interpretato.
Terza obiezione: da ‘gnurant cum ‘na capra… dico pane al pane e vino al vino, esclusi quindi i precetti etici che “ignoro” e che si possono anche opporre ma ignoro anche quello.. dico in altre parole che la Verità è Dio e quindi è una Verità piena, mentre la verità umana non è piena e per quello soggetta a mutamenti, interpretazioni e varie.
Angela, magari tutti gli ignoranti fossero come te!
@Angela: nell’incertezza, per non sbagliare ho abbreviato il nick, e così è venuto fuori Angelo 🙂 Terrò a mente per le prossime volte!
Prima obiezione: mica in effetti negavo la tua natura umana, ero ben lungi dal farlo. Riabilitavo soltanto le Verità umane: “ognuno ne può avere una, nessuna e centomila, a seconda dell’umore e del momento” faceva sembrare quasi che le nostre decisioni fossero prese come gli animali, con l’istinto. Ma probabilmente è il mio credere troppo negli uomini che mi frega.
Seconda obiezione: il mio riportare l’intero versetto era soltanto per chiarire il contesto in cui era stata pronunciata 😉 Sennò si potrebbe anche dire (perdona quella che può sembrare irriverenza, ma è proprio l’esempio più lampante e vicino che mi è venuto in mente) “donna, sposati e sii sottomessa” e scatenare bufere perchè viene fraintesa o non viene considerato l’intero paragrafo.
Terza obiezione: inizio con una piccola parentesi – ci fu un uomo, tanto tempo fa, che disse che i migliori sapienti sono quelli che sanno di non esserlo 😉 – comunque, è evidente che questa è materia di fede. Potremmo star qui a discuterne millenni (come, tra l’altro, è successo) e non arrivare a vedere nemmeno la metà del tunnel 😉
…ovviamente!
una seconda questione si pone, quella del coraggio: dobbiamo avere, dicevamo, il coraggio della verità
se ne era accennato, a questo prete, tempo fa:
Au diable la tiédeur, al diavolo la tiepidezza, appunto. «Siamo onesti, la verità è questa – dice -. Siamo noi, che non abbiamo più il sacro fuoco. L’immagine che diamo del sacerdozio è troppo insignificante. Non tocca più il cuore».
«L’imprudenza è la qualità dei santi». È uno dei pensieri contenuti in un libro che oggi esce in Italia, dal titolo significativo I tiepidi vanno all’inferno .
L’autore è un sacerdote dal volto hollywoodiano e dalla vita avventurosa: Michel-Marie Zanotti-Sorkine.
La figura di Zanotti-Sorkine è tanto più interessante quanto più la si inquadra in quel che è: un parroco. All’apparenza non fa null’altro di quel che ci si aspetti da lui. Predica, confessa tutte le sere – puntuale, alle cinque -, si occupa delle anime che frequentano Saint-Vincent-de-Paul. Ma è forse questo “eccesso” di normalità a renderlo tanto speciale. In fondo, non cerca di fare altro se non ubbidire alla promessa del cattolicesimo: volete essere felici? Siate santi.
E, infatti, le navate della sua chiesa sono gremite, la gente va da lui per ascoltare le sue prediche ricche di riferimenti a poeti, musicisti, scrittori. Ma anche perché padre Michel-Marie non chiude la porta di fonte a nessuno: non importa che sia ricco o clochard, giovane o avanti con gli anni, buon parrocchiano o impenitente peccatore. È fedele solo a un folle folle precetto: «Non bisogna mai perdere nessuna piccola occasione per parlare di Cristo».
…
Quest’uomo pare proprio l’incarnazione di quel che chiede papa Francesco quando domanda di andare verso le periferie esistenziali. E al tempo stesso sembra conservare il giudizio cristallino ratzingeriano che sa che non esiste accoglienza o bontà che non sia accompagnata da fascino e chiarezza. Padre Zanotti-Sorkine cura la liturgia («voglio che tutto sia splendente attorno all’eucarestia. Voglio che all’elevazione la gente capisca che Lui è qui, davvero. Non è teatro, non è pompa superflua: è abitare il Mistero. Anche il cuore ha bisogno di sentire»). Padre Zanotti-Sorkine accoglie le prostitute e i barboni («do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto»). Non è spietato con nessuno, se non con se stesso e, un po’ anche con i preti. Ma solo perché sente come innegabilmente “lata” la vocazione cui sono chiamati: «Il sacerdote è “alter Christus”, è chiamato a riflettere in sé Cristo. Questo non significa chiedere a noi stessi la perfezione; ma essere consci dei nostri peccati, della nostra miseria, per poter comprendere e perdonare chiunque si presenti in confessionale».
Quando lo incontrò, un anno fa, il sacerdote si congedò dalla cronista di Avvenire con questa frase: «Più invecchio e più capisco ciò che ci dice Benedetto XVI: tutto davvero ricomincia da Cristo. Possiamo solo tornare alla sorgente».
ed, aggiungo, usa ancora la talare.
http://www.tempi.it/suonava-nei-night-club-oggi-e-parroco-a-marsiglia-storia-e-parole-di-padre-zanotti-sorkine-i-tiepidi-vanno-allinferno
Ed aggiungerei: tutto sin qui detto e descritto, pur che le ovvie differenze di ministero più ancora che di vocazione (che è quella comune di essere santi…), è quanto dovrebbero essere e rimandare agli altri la nostra vita.
Non si puo sperare e attendere sempre e solo che il Signore faccia sorgere nella Sua Chiesa uomini e donne consacrate di questa “caratura”, perché sebbene Dio possa far nascere Suoi Figli “anche dalle pietre”, normalmente si affida alle nostre famiglie.
Tutti poi siamo chiamati in virtù del nostro Battesimo, ad essere Re, Sacerdoti e Profeti. Tutti siamo chiamati, nessuno escluso, ad essere “alter Christus”, immagine di Cristo per questa generazione.
Si potrebbe arrivare a dire essere per Essa (questa generazione), Eucaristia, quando può esserci chiesto di offrire la nostra stessa vita come cibo, cibo spirituale, cibo di consolazione, cibo di santificazione.
Pane per ridinare le forze a chi più non ne ha. Acqua per dare da bere agli assetati. Vino per ridare la pienezza della Gioia e della Festa ha chi le ha perdute.
E questo non contempla necessariamente il Martirio, ma lo spendersi per gli altri ogni singolo giorno, pur con i nostri limiti, consapevoli sempre dei nostri peccati, unica consapevolezza che ci impedisce (o ci dovrebbe impedire) di salire sullo sgabello del giudizio, che non ci compete né ci appartiene.
Consonanze dal web
http://www.theguardian.com/commentisfree/2013/dec/24/atheism-richard-dawkins-challenge-beliefs-homeless
(traduzione italiana qui http://www.tempi.it/blog/prostituta-madre-di-sei-figli-e-figlia-di-dio)
“Padre Zanotti-Sorkine accoglie le prostitute e i barboni («do loro la comunione. Che dovrei dire? Diventate oneste, prima di entrare qui? Cristo è venuto per i peccatori e io ho l’ansia, nel negare un sacramento, che lui un giorno me ne possa rendere conto»)”
No, la comunione a chi si prostituisce no. Negarla non è mancanza di misericordia (anzi…), quindi al sacerdote non sarà chiesto conto da Dio di questo (giusto e misericordioso) rifiuto…
Ale: concordo con te.
Mi torna in mente un’articolo di qualche giorno fa su un uomo di Roma che è andato a confessarsi a Loreto, dicendo di avere rubato, anzi di “essere un ladro”… Praticamente (secondo l’aricolo) ruba e ha chiesto l’assoluzione. Non c’era scritto chiaramente che non è stato assolto, ma mi sono subito detta: “Se è pentito ma non si ripromette di non rubare più, anche se avesse ricevuto l’assoluzione, quanto vale?”. Tra l’altro non è che ha rubato (e ruba ancora?) per necessità, anzi, attualmente è ricco. Eh! Il buon Zaccheo insegna…
N.B.: “Va’ e non peccare più” ha detto il Maestro…
In linea di principio sono d’accordo con te, non conosco questo sacerdote. Però conosco e stimo un sacerdote di Padova di 86 anni che ha fatto di tutto (missioni, insegnamento etc.). Ha raccontato che una volta era in una zona dove andavano da lui molte prostitute, di quelle nigeriane sfruttate. Andavano e piangevano, non era facile uscire, rischiavano la vita (e quella dei loro figli) non avevano neanche i documenti, erano sequestrati dai lori protettori. Non erano contente di fare le prostitute, erano schiave. Lui la comunione gliela dava, diceva: sono già tanto provate, devo negargli pure questo conforto?
A questo proposito vale la pena di ricordare come per la gravità del peccato, debba sussistere la “libera adesione”.
1857 Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni: « È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso ».
C’è da sperare giustamente che l’accostarsi all’Eucaristia passi attraverso il Sacramento della Riconciliazione, che è anche strumento e aiuto per un radicale cambiamento di vita e di atteggiamento. Cambiamento che può richiedere anche, per mille e più motivi, umanamente del tempo, come del tempo serve a ciascun malato per guarire dalla propria malattia (salvo interventi miracolosi che sono, come ben sappiamo nell’ordine dello “straordinario”).
e se si è confessato prima?
oltretutto, se si è confessato /a prima, “chi sono io per giudicare”?( ovvio : che si sia confessato senza l’intenzione di “non peccare più”)
Meno male che qualcuno se n’è accorto.
@Giancarlo credo che ai più non fosse passata inosservata la questione, ma credo anche che non sia fondamentale ogni volta farne un “caso”.
Caso su cui poi non abbiamo piena conoscenza e su cui ben poco possiamo influire se non affidandoci alla preghiera.
Per un peccato mortale (che impedisce di accostarsi all’Eucarestia) ci vogliono materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso. Per quante prostitute, schiave del racket e terrorizzate in un modo che neanche ci immaginiamo, si può parlare di “deliberato consenso”? Ci vogliamo fidare del discernimento di questo sacerdote? E ricordiamo: “i pubblicani e le prostitute vi passeranno avanti nel Regno dei Cieli” l’ha detto Qualcuno che sta molto in alto.
Concordo Cavaliere… ed infatti il concetto era già stato espresso 😉
Benedetto XVI è stato molto chiaro:
“Il cristiano spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso, senza chiarezza sulle verità da credere e sulla singolarità salvifica del cristianesimo. Non è così lontano oggi il rischio di costruire, per così dire, una religione «fai-da-te».”
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/audiences/2012/documents/hf_ben-xvi_aud_20121017_it.html
Ebbene: se il “cristiano spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo”, la situazione è grave. Perché in una società intrisa di cristianesimo perfino chi non si professa cristiano dovrebbe conoscere “il nucleo centrale della fede cattolica”.
Sempre Benedetto XVI a Lisbona l’11 maggio 2010 disse: “Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista”.
Le parole di Paolo VI paiono riferirsi a una stagione in cui la fede cattolica, più che ignota nei suoi contenuti (“fides quae”), è rifiutata o contestata per superba voluttà di affermazione delle proprie idee “moderne”.
Oggi, nella più parte delle persone sono i contenuti di fede, a partire da quelli fondamentali, ad essere quasi del tutto sconosciuti (o conosciuti in maniera superficiale e del tutto inadeguata), ben prima che ricusati.
Papa Francesco è perfettamente conscio di tutto ciò:
“[c’è un vero] l’analfabetismo dei nostri giorni in materia di fede. Ho ricordato più volte un fatto che mi ha impressionato nel mio ministero: incontrare bambini che non sapevano neppure farsi il Segno della Croce! Nelle nostre città!”
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/documents/papa-francesco_20131014_plenaria-consiglio-nuova-evangelizzazione_it.html
Un OT di quelli da cui non ci si può esimere:
Chiedo preghiere per una famiglia di Fratelli in Cristo. Al figlio maggiore 17enne, i medici hanno prospettato pochissimi mesi di vita.
Chiediamo il miracolo (come e giusto chiedere) e la forza che viene dalla Fede, per ogni componente di questa Famiglia, per affrontare questa tremenda prova.
Ringrazio già tutti.
Ci sono.
Anch’io.
Mario: ci sono e allargo il giro.
Sì, certo. Un abbraccio a quella famiglia.
Contaci! Prego per loro.
Leggo solo ora. Mi unisco alle vostre preghiere.
…purché non si scambi la cosiddetta morte di Dio, con la nostra cecità (invece che come un fatto)
Chi t’ha avvisato? Lucifero?
ma per attirare gli ultimi, canta anche ‘bella ciao’?
no, così, per sapere…
🙂
Se canti “bella ciao” che ultimi attiri?? Gli ultimi suoperstiti! 😐 😉
La buonanima di Don Gallo!
…dovreste sforzarvi di capire che il “sugo” della predicazione di Cristo è patrimonio di tutti, (anche di me) non di voi soli
strombazzanti vessilliferi della Verità (!). La verità è che i principi del cristianesimo sono proprietà comune, senza l’inciampo di tutti i vostri anacronistici ammennicoli dottrinali.
Certo che si. E la Verità non è nostra è e basta. E pertanto si mostra. Poi ci si possono mettere i paraocchi, si può far finta di non vederla, la si può travisare, si può girare la testa dall’altra parte, si può non esserne all’altezza e altro ancora, Ciò non toglie che Essa continui ad essere….
Si, si il sugo e di tutti, mai detto il contrario… Peccato che anche te, ti accontenti del condimento e non arrivi mai ad assaggiare la pietanza! 🙂
Alvì,”proprietà comune” in che senso? Bolscevico?
“i guai vengono spesso e la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani ”.
Questo giudizio, a cui, dopo lungo dibattere, pervengono Renzo e Lucia, non la celebrazione del
sospirato matrimonio, costituisce la vera chiusa del romanzo: “Questa conclusione, benchè trovata
da povera gente, c’è parsa così giusta, che abbiam pensato di metterla qui, come il SUGO di tutta la
storia” (I promessi sposi)
E allora? Dove vuoi andare a parare?
Vuole dimostrare che lui non ha nessuna colpa del male che c’è nel mondo. Il peccato non esiste e siamo tutti innocenti. Per questo, come ha insegnato Gesù Cristo, dobbiamo amarci, perchè siamo tutti vittime di un Dio scellerato che ci ha creati per lasciarci soffrire senza senso in questa valle di lacrime.
Bada Alvise, mentire a te stesso non ti servirà a salvarti davanti a Dio. Dio ti conosce e sa chi sei.
…sì, hai ragione, io non ho nessuna colpa del male che c’è nel mondo!
Ed invece sbagli, sei colpevole. Come me e come tutti, sei colpevole di TUTTO IL MALE che c’è nel mondo. Oppure vuoi sostenere che non c’e male nel mondo? C’è il male nel mondo, si o no? E chi è il responsabile di questo male?
TU sei il responsabile di questo male. Oppure Dio. Non ci sono alternative.
Allora, chi è responsabile del male che c’è nel mondo?
…non sono colpevole di “TUTTO il male che c’è nel mondo! Al massimo posso avere trattato male qualcuno o fornicato (come lo chiamate voi) da giovane!
Ognuno può essere responsabile di qualche male che abbia fatto, non “del male che c’è nel mondo”. Al massimo potrò esssere responsabile di qualche male del Comune di Bagno a Ripoli ( bisogna che ci pensi )!
Dio non lo prendo nemmeno in considerazione! Satana idem!
Dalla somma di tutti i “malini” deriva il Male che c’è nel mondo!
…ma io credevo che il male che c’è nel mondo, nella vs. dottrina, fosse altro che non la somma aritmetica dei mali singoli di produzione umana normale.
Infatti è altro, è di più. Non esiste mica solo la somma aritmetica! Ho detto aritmetica?
…la somma biblica?
…sicché io, con i miei atti, cosidetti, impuri, avrei contribuito e contribuirei al male che c’è nel mondo?
Impuri più o impuri meno, malvagi più, malvagi meno, consapevoli più, consapevoli meno, la risposta è SI.
O credi che l’Umanità tutta di cui tante volte parli, sia composta di “isole” che neppure si lambiscono, e che ogni atto non abbia una conseguenza (di cui peraltro spesso neppure ci rendiamo conto…).
Consolati, vale lo stesso per il bene che fai.
Se ci si concentra egoisticamente su se stessi si toglie spazio al prossimo, a Dio e anche alla propria elevazione spirituale. Non siamo atomi scissi l’uno dall’altro, ogni nostro comportamento ha degli effetti su noi stessi e sugli altri. Indulgere in certe pratiche non è privo di conseguenze, ci sono persone (e non sono poche) che sviluppano delle vere e proprie patologie, dei meccanismi compulsivi, dei veri e propri vizi. Conosco una donna che ha regalato un computer al marito una volta andato in pensione. Quest’uomo prima non ne aveva mai voluto sapere. Bene non lo schioda più nessuno da là e la moglie ha scoperto che va su siti pornografici. Secondo te non fa del male a se stesso, a sua moglie, ai suoi cari, ai suoi amici? L’insieme di questi comportamenti porta alla depravazione nella quale siamo immersi. Non per niente la Madonna a Fatima disse che il peccato che porta più anime all’Inferno è quello della carne perchè è quello che più allontana la mente da Dio. Ho letto di recente che il calciatore Pirlo si è invaghito di una donna e per lei lascia la sua bella moglie e i suoi figli ancora bambini. Ne potrà mai venire qualcosa di buono da questo? Sul dolore che vuoi costruire?
Non avevo letto la tua risposta Bariom. Siamo in sintonia.
Beh, ogni tanto succede… 🙂
Aggiungerei, non tanto per Alvise ma per noi tutti, che della “dimensione comunitaria” (direi addirittura ecclesiale) del peccato, si ha in generale poca coscienza e poca percezione.
Questa dimensione poi vale anche per i peccati che apparentemente, non hanno una “ricaduta” fisica e tangibile sugli altri. Essendo tutti uniti da una comunione spirituale il cui fine e la cui fonte è Dio stesso, il peccato lede questa comunione, lede, impoverisce, ferisce tutta la Comunità.
Ancora una volta, semplice ed efficace esempio quello del rapporto tra i coniugi (a cui anche tu ti riferivi).
Sono molto istruttivi in tal senso i tanti episodi dell’Antico Testamento dove il peccato di uno solo ricadeva su tutto Israele.
Esempi classico, le sconfitte in battaglia. E non siamo forse noi tutti e la Chiesa tutta in perenne combattimento contro il Male?
Cade a fagiuolo:
http://rosarioonline.altervista.org/index.php?s=audio&catid=18
“No man is an island,
Entire of itself.
Each is a piece of the continent,
A part of the main.
If a clod be washed away by the sea,
Europe is the less.
As well as if a promontory were.
As well as if a manor of thine own
Or of thine friend’s were.
Each man’s death diminishes me,
For I am involved in mankind.
Therefore, send not to know
For whom the bell tolls,
It tolls for thee.”
(“Nessun uomo è un’isola,
soddisfatto in se stesso.
Ognuno di noi è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se una zolla viene rapita dal mare,
l’Europa ci perde.
E ciò anche se fossi un promontorio,
o anche fossi una villa di tua proprietà,
o una di un tuo amico.
Ogni morte d’uomo mi diminuisce/sconvolge,
perchè sono parte della specie umana.
Perciò, non mandare a chiedere
per chi suoi la campana,
suona per te.”)
Immenso Donne.
“i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta piú cauta e piú innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.”
Comodo fare le citazioni tagliando le parti scomode… 😉
cacciatrice di stelle: dopo questo commento ne hai guadagnata una da parte mia! Smack! 😉
Non si può non reagire quando si vede affermare che il sugo dei Promessi Sposi, un inno in prosa alla Provvidenza, sarebbe che i guai arrivano sempre e comunque, senza motivo…
In effetti è stato un autogol citare un autore che anche il più basso manuale di letteratura indica come “di evidente ispirazione cristiana” per ribattervi.
Cacciatrice di stelle:
…sì, hai ragione, ho incollato questa parte così come era (monca e con parole aggiunte non manzoniane, se guardi bene) per fare prima e senza nessuna malizia o secondo fine, ma solo per fare vedere la parola “sugo”.
Sarebbe stato più giusto andare a copiare il testo dal libro!
Ci mancava giusto Little Tony!
Bariom&Giusy:
…più concentrati su sé stessi anche di voi? (preghiere a parte)
???? (preghiere a parte)
…concentrati sempre sul vostro Dio, volevo dire.
Anche respirare aria modifica il tutto del mondo, questo lo capisco perfino io, ma c’è differenza fra fare il male agli altri, essere malvagi, non curarsi di nessuno e farsi umilmente le seghe! Chi non si è mai fatto una sega, o simili, scagli …!!!
p.s. a proposito di Fatima. Ieri a Mosca si sono visti all’alba tre soli. Si chiama PARELIO.. E’ un fenomeno ben conosciuto!
Tu mi sa che invece sei sempre concentrato solo sul tuo cervello (che è come dire guardare sempre dentro lo stesso piccolissimo buco) e non capisco perché ti scaldi tanto…
Quindi fai pure avanti a fartele…
Vuoi che ti dica che farti (umilmente ??) delle seghe, non fa male a nessuno? SBAGLIATO…!
Alvise: leggi bene cosa ha fatto il sole a Fatima.
Angela… PARELIO, fenomeno ben conosciuto, che vogliamo scherzare?
Mario: PARELIO significa anche che dopo una pioggia abbondante, migliaia di perone completamente inzuppate si sono trovate asciutte? O che quando il sole girava e si abbassava sopra i presenti, sembrava.che stesse cadendo addosso a loro? Va, beh… vado ad istruirmi… mannagia la mia ignoranza.. :-(..
Ma no, quella è psicosi di gruppo, patologia mistica, tutt’al più essere babbei…
Migliaia (ma fossero anche centinaia) di persone, prima zuppe, poi d’un tratto asciutte, ma dai… forse un principio di autocombustione, o avevano tutte portato un bel phon.
Il sole che gira, ma dai su… le “traveggole” sono un fatto ben noto. 😐
Mario: mi meraviglio di te! E dove avrebbero attaccato le spine del phon? Ahahahah! 😀
OOpppsss… un chiaro impedimento di tipo tecnico-scientifico!
Bisogna escogitare una teoria alternativa… febbre da cavallo?! (febbre mistica – ovviamente) 😀
Mario: andiamo sul concreto… il vino portoghese è buono, sai? 😉
In effetti è vero… la si potrebbe definire “un’evidenza scientifica” 😉
Buonanotte Angela.
Oh sole miooooooo!!!!!!
Concentrarsi su Dio non vuol dire essere concentrati su se stessi, tutto il contrario, il primo comandamento è l’amore per gli altri, su quello saremo giudicati. Hai ragione tutti l’abbiamo fatto ma non tutti pensiamo che abbiamo fatto bene.
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1782
A Fatima non si sono visti tre soli, leggiti le cronache dell’epoca e il fatto straordinario che è avvenuto è avvenuto guarda caso proprio nel giorno in cui la Madonna lo aveva preannunciato
E non solo abbiamo fatto bene, abbiamo fatto (o cerchiamo di fare) ciò che ogni Uomo è chiamato (o sarebbe chiamato) a fare.
Concentrarsi su Dio, perché ogni azione ne esca ordinata, acquisti valore, riesca bene, secondo la Sua Volontà… o non sono vere le parole “senza di me non potete far nulla”?
Concentrarsi su dio è, al contrario di ciò che pensa Alvise e/o chi come lui, togliere l’attenzione da sé stessi, che finiamo sempre per credere di essere “l’ombelico del mondo”, mettersi nella giusta valutazione di creature che possono fare molto, ma che sono fortemente limitate. Mettere la storia (propria e degli avvenimenti personali), nella giusta prospettiva. E distogliendo l’attenzione da sé, aprirsi agli altri.
Quindi buona giornata a tutti e… RESTATE CONCENTRATI!! 🙂
Oppss, mi è scappato un Dio minuscolo, ma Lui non se la prende… si è fatto Lui “minuscolo” e mica per modo di dire.
Le cronache dell’epoca leggetevele in diretta
http://hemerotecadigital.cm-lisboa.pt/OBRAS/IlustracaoPort/1917/N610/N610_item1/P15.html
(ora vi cerco anche “O seculo”…ma forse è più difficile)
Scusate, mancavano due pagine
http://hemerotecadigital.cm-lisboa.pt/OBRAS/IlustracaoPort/1917/N610/N610_item1/P16.html
http://hemerotecadigital.cm-lisboa.pt/OBRAS/IlustracaoPort/1917/N610/N610_master/JPG/N610_0017_branca_t0.jpg
Clockwork:
Prima obiezione: “mica in effetti negavo la tua natura umana, ero ben lungi dal farlo”, infatti non l’ho nemmeno pensato. 😉
“Riabilitavo soltanto le Verità umane”: non mi pare di averle sminuite, infatti “ognuno ne può avere una, nessuna e centomila, a seconda dell’umore e del momento” sta ad indicare che in quanto uomini ognuno di noi può averne una… e che questa può variare. Lasciamo stare l’istinto e pensiamo invece alla nostra crescita umana, spirituale, psicologica: in questo momento non sono più la stessa di ieri sera a questa ora e domani sarò ancora diversa… “Diversa” non vuol dire che sarò l’esatto contrario, anche se potrebbe capitare anche quello. Perché ogni istante è buono per cambiarmi, sia nelle cose pratiche che nelle altre. Chi mi garantisce che quello che do’ per scontato in questo momento sarà la stessa cosa in futuro? Nessuno. So per certo che la mia “verità assoluta” di tanti anni fa (atea, mangiapreti, anticlericale, etc…) ora non lo è più, anzi la mia “verità assoluta” il mio cammino di fede. Non l’avrei mai detto ma è successo. 😀
Seconda obiezione: “il mio riportare l’intero versetto era soltanto per chiarire il contesto in cui era stata pronunciata Sennò si potrebbe anche dire (perdona quella che può sembrare irriverenza, ma è proprio l’esempio più lampante e vicino che mi è venuto in mente) “donna, sposati e sii sottomessa” e scatenare bufere perchè viene fraintesa o non viene considerato l’intero paragrafo”… Siamo su due piani diversi… Rpeto il concetto con altre parole: intendevo solo dire che la Verità è Cristo… più o meno come quando dico: “Io sono Angela”… e magari non dico il mio cognome, il telefono, la città, etc. La Verità resta Cristo ed io resto Angela. Mi pare semplice.
Terza obiezione: “Potremmo star qui a discuterne millenni (come, tra l’altro, è successo) e non arrivare a vedere nemmeno la metà del tunnel”… in effetti mi sembra di dire le cose a vuoto ed inutilmente…
Angela:
Prima obiezione: perdonami, ma penso tu stia deviando dall’argomento, pur dicendo cose assolutamente giuste e condivisibili! Usando una metafora, tu hai descritto la situazione di un metronomo, che prima è a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra, poi diminuisce di ampiezza, poi per una scossa la sua ampiezza aumenta, e tutto ciò senza che smetta di essere metronomo. La mia domanda è un’altra: è possibile che un metronomo possa essere sia a destra che a sinistra allo stesso momento? (come metafora, ora che l’ho detta, non ha molto senso – giuro, suonava meglio nella mia testa 😉 ) Fuor di metafora: è possibile che qualcosa sia e non sia allo stesso momento?
Fra parentesi, ho assistito spesso a situazioni inimmaginabili: ragazzi che si dichiarano atei così, tanto per farlo, credenti che vanno a messa ogni domenica e pensano che il Credo sia una cosa talmente chiara e semplice che non può non essere vera, coppie che si dichiarano formalmente credenti e che, pur non presentandosi mai in parrocchia personalmente, mandano i figli a catechismo finchè non fanno la Cresima. Poi ovviamente, scompare tutta la famiglia. Per fortuna nella mia Parrocchia non ci sono soltanto questi credenti o questi atei.
Seconda obiezione: insisto su questo punto perchè è qui che si fonda tutta l’obiezione. Ci sarebbe da fare una diatriba infinita su cosa vuol dire “Io sono Angela” o, nel mio caso, “Io sono Luca”: darla per scontata significa semplificare e banalizzare. Per esempio, chi sei tu? E cosa vuol dire “essere”? E cos’è “Angela”? Allo stesso modo, ritorniamo alla prima domanda, cos’è la Verità, e in che modo la Verità è Cristo. E’ questo ultimo problema su cui era l’obiezione e, in generale, tutto il mio primo commento.
Terza obiezione: purtroppo l’essere umano è fallace e impreciso. Figurarsi il linguaggio. In ogni caso, mi scuso se è sembrato anche solo per un momento che il mio obiettivo fosse diverso dalla pacata discussione e dalla volontà di migliorare me stesso in primis e, se riesco, se è possibile, gli altri, per negativo o positivo.
Clocwork: aiutoooooo! Non ci sto capendo più nulla. Scusa ma, ammesso che sia io a deviare dall’argomento… che centra adesso il metronomo? Abbi pietà di me… Avevo lasciato un semplice commento di poche righe… tanto per dire quello che pensavo e penso tuttora. Siamo riusciti ad ingavinarci in un percorso che mai avrei immaginato. A parte che la metafora del metronomo mi piace ma secondo me non c’entra con quello che sto dicendo, anzi… La verità umana, se è a questa che ti riferisci, secondo me non “oscilla” ma muta a seconda degli eventi personali, della fede che cresce o sparisce, di tante cose. Muta negli anni. Quante convinzini si hanno da giovani? Tutte “vere”. E poi?
Comunque penso che sia il caso di chiudere questo “ingavinamento”, anche perché mi sta venendo il dubbio di non riuscire, in questi ultimi giorni, ad uscire “indenne” dai commenti che lascio… Mi sa che per un po’ resto a guardare… Visti gli ultimi risultati, un po’ di silenzio mi farà solo bene.
Angela: in effetti, ci stiamo impelagando. Sto anch’io rischiando di essere “mangiato” dai miei commenti 🙂
“Fa’ silenzio intorno a te, se vuoi udir cantare l’anima tua.” (Arturo Graf – ammetto di non sapere chi diamine sia e di averlo cercato sul web ahahah)
😉
Arturo Graf? Beh, ora che ne hai scoperto il nome potresti (nel caso tu abbia curiosità medievali) leggere http://www.classicitaliani.it/index183.htm
Forse è questo che intendevate dire (vedi “Il principio responsabilità” di Hans Jonas)?
“L’imperativo dell’etica della responsabilità viene così formulato: “Agisci in modo tale che gli effetti della tua azione siano compatibili con la continuazione di una vita autenticamente umana”.
Alvise, l’assunto di per sè potrebbe funzionare e può essere un buon parametro per chi ha una visione agnostica della vita… ma se scendiamo nel concreto, ci scontriamo subito con una discriminante (che farebbe “prospettiva” nelle scelte): cosa si intende per una vita “autenticamente umana”? (!)
Oggi sotto questa definizione, si giustificano e promuovono, quelli che sono per il credente (ma non solo), dei veri e proprio obbrobri. 😐
Quindi o torniamo ad avere la “pretesa” di un comune intendere illuminato da Dio (e permettimo di specificare il Dio di Gesù Cristo) o possiamo sperare solo in un – retta coscienza – profondamente “umana”.
Ma su cosa si debba intendere per “retta coscienza” (alla quale credo, perché credo che ci siano uomini che agiscono con “rettitudine”), si riaprirebbe un altro infinito capitolo. 😉
…appunto, meglio di no!
…ma, a parte il chiasso, e lo chiedo a Voi che appartenete (dite) alla Chiesa, Fatima, Lourdes, etc.etc. sono articoli di fede? E se non lo sono che sono?
Che significa “articoli di fede”? O almeno, cosa intendi?
Alvise ti faccio rispondere da Socci, so che lo ami. Copio incollo una sua risposta su facebook:
“Lei dovrebbe approfondire meglio il tema delle rivelazioni private, soprattutto in relazione alle apparizioni pubbliche come Lourdes, Fatima Medjugorje ec ec Personalità importanti come Von Balthasar, Ratzinger e Giovannio Paolo II hanno fatto capire che non sono affatto un optional… Quando Dio interviene nella storia è sempre per qualcosa di grande e di essenziale”
“Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa.
Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di « migliorare » o di « completare » la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa” (CCC 67).
“1 L’autorità delle rivelazioni private è essenzialmente diversa dall’unica rivelazione pubblica: questa esige la nostra fede; in essa infatti per mezzo di parole umane e della mediazione della comunità vivente della Chiesa Dio stesso parla a noi. La fede in Dio e nella sua Parola si distingue da ogni altra fede, fiducia, opinione umana. La certezza che Dio parla mi dà la sicurezza che incontro la verità stessa e così una certezza, che non può verificarsi in nessuna forma umana di conoscenza. È la certezza, sulla quale edifico la mia vita e alla quale mi affido morendo.
2. La rivelazione privata è un aiuto per questa fede, e si manifesta come credibile proprio perché mi rimanda all’unica rivelazione pubblica. Il Cardinale Prospero Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV, dice al riguardo nel suo trattato classico, divenuto poi normativo sulle beatificazioni e canonizzazioni: « Un assentimento di fede cattolica non è dovuto a rivelazioni approvate in tal modo; non è neppure possibile. Queste rivelazioni domandano piuttosto un assentimento di fede umana conforme alle regole della prudenza, che ce le presenta come probabili e piamente credibili ». Il teologo fiammingo E. Dhanis, eminente conoscitore di questa materia, afferma sinteticamente che l’approvazione ecclesiale di una rivelazione privata contiene tre elementi: il messaggio relativo non contiene nulla che contrasta la fede ed i buoni costumi; è lecito renderlo pubblico, ed i fedeli sono autorizzati a dare ad esso in forma prudente la loro adesione (E. Dhanis, Sguardo su Fatima e bilancio di una discussione, in: La Civiltà Cattolica 104, 1953 II. 392-406, in particolare 397). Un tale messaggio può essere un valido aiuto per comprendere e vivere meglio il Vangelo nell’ora attuale; perciò non lo si deve trascurare. È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso.”
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000626_message-fatima_it.html
Alessandro ha risposto rapidissimamente e in modo molto preciso, rubandomi diciamo i “concetti di bocca”, che poi espressi attraverso le indicazioni della Chiesa sono molto meglio espressi. 😉
😉
Comunque Alvise, ringrazia, che te l’hanno fatta facile…
Io ti pungolavo ad esprimerti meglio. “Articolo di fede” (sic)…
Secondo me Alvise già le sa queste cose. Rompe apposta!
“Lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni chiamate « private », alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa.
Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede”
Meno male!
“È un aiuto, che è offerto, ma del quale non è obbligatorio fare uso.”
Socci invece: “non sono affatto un optional” (optional, sic!!!)
Non è un articolo, è una risposta estemporanea, colloquiale sulla sua pagina facebook che ti ho incollato apposta un po’ per disperazione perchè sei uno stress e un po’ per dispetto perchè so che non ti piace Socci. Ha scritto ben altro sulle apparizioni. Comunque il senso era che i Papi ritengono importanti le rivelazioni private.
…panem et circenses!
Noi abbiamo il pane vivo disceso dal cielo, al circo vacci te!
“Pane vivo”, bella espressione, ma per quanto riguarda Socci: una persona rancorosa nei riguardi del mondo per il fatto di essere solo un giornalistucolo.
Metre invece noi, gente umile, non siamo nemmeno quello, e non ce l’abbiamo con nessuno! O sì?
E chi lo sa!
Di lui, di te, di me, di noi, di voi… chi lo sa?
Uno solo lo sa. 😉
Questa è una tua interpretazione faziosa: io vedo una persona che non ha paura di professare la sua fede fregandosene dell’impopolarità e che ha accettato cristianamente la croce di una figlia che alle soglie della laurea è entrata improvvisamente in coma. Tu parli prchè hai la bocca,
…è la verità! (che noi, qui, siamo umili e altri, fuori, superbiosi, per esempio Socci)