Il volo dell’aquilone

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Un aquilone volteggiava felice nel cielo, tenuto stretto dalla lenza nella mano di un bambino divertito che correva sulla terra… volava in alto, così in alto che quasi spariva inghiottito nell’immenso cielo blu, poteva godere di una vista panoramica invidiabile, sentire il vento, accarezzare le nuvole, gareggiare con le rondini, bagnarsi di colore in un arcobaleno…
Ma un giorno vide un aereo acrobata, molto probabilmente un professionista, coloratissimo, molto più veloce di tanti uccelli con cui aveva gareggiato… lo vide fare delle evoluzioni da urlo, raggiungere vette inimmaginabili …


Allora pensò perché non posso essere come lui, un acrobata? Perché non posso andare più in alto? Perché questo bambino mi tiene legato a sé? Perché la mia lenza è così corta? Perché sono incatenato? Perché questa catena?
Dedicò un po’ di tempo per capire come liberarsene…
Così deciso di evadere, di sentirsi più libero e uguale a quel fenomeno, si liberò della catena sfruttando delle forti e possenti correnti ascensionali… lo fece con fatica e anche un po’ di dolore ma testardo com’era fu contento di esserci riuscito … tutto questo avvenne tra le grida contrarie e le lacrime ricolme di dolore del bambino che a terra incredulo assisteva alla fuga del suo adorato aquilone, per la cui costruzione si era tanto impegnato e di cui andava fiero…
A questo punto l’aquilone provò un enorme senso di liberazione, gli sembrava di poter fare ciò che prima non gli riusciva, poteva fluttuare come non mai, raggiungere delle altezze prima impossibili, vedere le stesse cose di prima ma da un altitudine superiore quasi da non riuscire a distinguere più i particolari del panorama…
Tuttavia dopo poche indipendenti evoluzioni da brivido vide staccarsi alcuni lembi della carta di cui era fatto. In un primo momento pensò a quanto fosse stato tirchio il suo costruttore perché aveva usato della colla non all’altezza delle sue possibili perfomance e proseguì imperterrito nelle suoi volteggi sempre più sicuro delle sue nuove capacità.
Nel frattempo però gli strappi aumentavano sollecitati proprio dalle correnti che prima lo avevano liberato e incominciò a ridursi a brandelli …
…Trattenendo a stento un apparente sorriso, tentò comunque di mantenersi in quota, ma sempre più percepiva una strana forza che lo tirava giù … la sua considerazione di essere un libero areo acrobata calava all’aumentare della percezione di un filo invisibile che lo conduceva sempre più verso terra …. Cercava di capire come mai stesse succedendo tutto questo a lui e non all’aereo fenomeno di cui voleva seguire le gesta, e soprattutto cosa fosse quella nuova catena che … rovinosamente toccò terra, rompendosi vistosamente in più parti lo scheletro e cadendo in un sonno profondo…
Fortunatamente fu risvegliato dopo alcuni giorni dalle grida festose di un bambino contento di averlo riparato. Anche l’aquilone fu contento soprattutto perché aveva ritrovato il suo costruttore.

Anonimo

12 pensieri su “Il volo dell’aquilone

    1. Giusi

      Mi pare ci sia tanto in questa “parabola”. Da poterci scrivere un trattato. Mi ha fatto tornare in mente un proverbio che mi diceva sempre la mia nonna materna: chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente!

    1. Giusi

      Si impara sempre dagli sfracelli se ci si ripiglia. Certo c’è sempre il rischio di rimanere stramazzati al suolo se non si ritrova il Costruttore…

  1. 61Angeloextralarge

    Il problema è essere legati ad un filo tenuto da una mano o essere portati dal vento dove il vento vuole?
    Se la mano è quella di Dio, nesuo vento ci porta dove Lui non vuole, o perlomeno restiamo un po’ in balia del vento ma Lui ci tiene comunque al sicuro.
    Se siamo solo nel vento… comanda il vento… di nostro non c’è nulla. 😉
    La nostra libertà è vera solo se il filo lo tiene Dio. 😀

  2. Angeli di Dio che siete i custodi degli imbarazzati Margaret ed Alvise: illuminateli, custoditeli, reggeteli e governateli tutti e due, loro che vi furono affidati dalla pietà celeste. E così sia.

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