La prima società naturale

Dal messaggio di Papa Francesco  inviato al cardinale Angelo Bagnasco per la 47esima edizione delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, che si è aperta  ieri a Torino sul tema: ‘La famiglia, speranza e futuro per la società italiana’

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[…] Speranza e futuro presuppongono memoria. La memoria dei nostri anziani è il sostegno per andare avanti nel cammino. Il futuro della società, e in concreto della società italiana, è radicato negli anziani e nei giovani: questi, perché hanno la forza e l’età per portare avanti la storia; quelli, perché sono la memoria viva. Un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa.
In tale prospettiva si colloca questa 47ª Settimana Sociale, con il documento preparatorio che l’ha preceduta. Essa intende offrire una testimonianza e proporre una riflessione, un discernimento, senza pregiudizi, il più possibile aperto, attento alle scienze umane e sociali. Anzitutto come Chiesa offriamo una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità. In questa realtà, inoltre, riconosciamo un bene per tutti, la prima società naturale, come recepito anche nella Costituzione della Repubblica Italiana. Infine, vogliamo riaffermare che la famiglia così intesa rimane il primo e principale soggetto costruttore della società e di un’economia a misura d’uomo, e come tale merita di essere fattivamente sostenuta. Le conseguenze, positive o negative, delle scelte di carattere culturale, anzitutto, e politico riguardanti la famiglia toccano i diversi ambiti della vita di una società e di un Paese: dal problema demografico – che è grave per tutto il continente europeo e in modo particolare per l’Italia – alle altre questioni relative al lavoro e all’economia in generale, alla crescita dei figli, fino a quelle che riguardano la stessa visione antropologica che è alla base della nostra civiltà (cfr Benedetto XVI, Enc. Caritas in veritate, 44).

Queste riflessioni non interessano solamente i credenti ma tutte le persone di buona volontà, tutti coloro che hanno a cuore il bene comune del Paese, proprio come avviene per i problemi dell’ecologia ambientale, che può molto aiutare a comprendere quelli dell’“ecologia umana” (cfr Id, Discorso al Bundestag, Berlino, 22 settembre 2011). La famiglia è scuola privilegiata di generosità, di condivisione, di responsabilità, scuola che educa a superare una certa mentalità individualistica che si è fatta strada nelle nostre società. Sostenere e promuovere le famiglie, valorizzandone il ruolo fondamentale e centrale, è operare per uno sviluppo equo e solidale.

Non possiamo ignorare la sofferenza di tante famiglie, dovuta alla mancanza di lavoro, al problema della casa, alla impossibilità pratica di attuare liberamente le proprie scelte educative; la sofferenza dovuta anche ai conflitti interni alle famiglie stesse, ai fallimenti dell’esperienza coniugale e familiare, alla violenza che purtroppo si annida e fa danni anche all’interno delle nostre case. A tutti dobbiamo e vogliamo essere particolarmente vicini, con rispetto e con vero senso di fraternità e di solidarietà. Vogliamo però soprattutto ricordare la testimonianza semplice, ma bella e coraggiosa di tantissime famiglie, che vivono l’esperienza del matrimonio e dell’essere genitori con gioia, illuminati e sostenuti dalla grazia del Signore, senza paura di affrontare anche i momenti della croce che, vissuta in unione con quella del Signore, non impedisce il cammino dell’amore, ma anzi può renderlo più forte e più completo.

Possa questa Settimana Sociale contribuire in modo efficace a mettere in evidenza il legame che unisce il bene comune alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio, al di là di pregiudizi e ideologie. Si tratta di un debito di speranza che tutti hanno nei confronti del Paese, in modo particolare dei giovani, ai quali occorre offrire speranza per il futuro.[…]

fonte: Avvenire.it

47 pensieri su “La prima società naturale

  1. Alessandro

    Dalla Prolusione del Card. Bagnasco del 12 settembre:

    http://www.settimanesociali.it/settimane_sociali_dei_cattolici_italiani/news/00012143_Il_Card._Bagnasco__Famiglia__unica_alternativa_alla_crisi.html

    “chi ha paura della differenza? Bisogna prendere coscienza di almeno due processi culturali. Il primo è il rilievo sociale della sessualità che ha prodotto paradossalmente l’eclissi dell’identità sessuata; il secondo è la caduta verticale del dialogo tra le generazioni che sembra portare al congedo dalla possibilità stessa di educare.

    Quanto al primo processo, a partire dagli anni ’70 si fa strada l’idea che il sesso non sia semplicemente un dato biologico, ma che comporti una elaborazione culturale in funzione della ripartizione dei ruoli nella società di appartenenza. Questo è quanto in un primo tempo la gender theory sostiene. Infatti, a partire dalla celebre espressione di Simone de Beauvoir – “Non si nasce donna, lo si diventa” – si comincia a distinguere il sesso dal genere, come due realtà non sovrapponibili. Sulla prima, biologica, storicamente si sarebbe innestata la seconda, con una crescente valenza culturale e sociale e quindi politica. Infatti, la categoria “genere” nel tempo è venuta a significare rappresentazioni e ruoli che sono stati considerati ‘naturali’, e che invece, la critica femminista prima e la riflessione culturale dopo, ritengono sovrapposizioni per nulla naturali, ma piuttosto funzionali a posizioni di potere maschile. Basta pensare alla posizioni culturale e sociale della donna in alcune epoche o aree geografiche, dove la sua libertà, il diritto all’istruzione, il desiderio di contribuire alla vita sociale, non sono state o non sono ancora adeguatamente riconosciuti. Questo sforzo di comprensione e critica è non solo legittimo, ma anche opportuno. Semmai, oggi, bisognerebbe smascherare talune immagini di apparente liberazione della donna che, in realtà, ripropongono nuove e più sottili forme di subordinazione al riconoscimento maschile.

    La messa in questione del ‘dato per scontato’ ha prodotto esiti diversi. Da una parte, in termini generali, una maggiore consapevolezza della propria sessualità, e dall’altra l’estremizzazione della propria libertà, quasi scatenando una specie di sospetto e di pregiudiziale iconoclasta verso tutto ciò che socialmente sembrava essere legato alla differenza sessuale. La categoria di “genere” divenne così sempre più autonoma rispetto alla categorie di “sesso biologico”, fino a separarsi e a contrapporsi rivendicando un’autonomia assoluta, dichiarando la fine del “dato naturale” e instaurando il primato del “culturale”, della cifra “storica”, della preferenza soggettiva, individuale. Volendo eliminare dalla dimensione sessuale le sovrastrutture socio-culturali espresse con la categoria di “genere”, si è giunti a negare anche il dato di partenza: la persona nasce sessuata. Come appare, il concetto ha così subito una radicale mutazione fino ad esprimere “l’autopercezione individuale”: come il soggetto si percepisce, egli è. Si è venuti a decostruire la dimensione sessuale fino ad adeguarla alla liquidità sociale (Z. Bauman). Dobbiamo uscire da quello che Havel efficacemente definiva ‘l’esilio del privato’, e avere l’umiltà e il coraggio di riconoscere che le nostre scelte non sono solo ‘affare nostro’, ma che contribuiscono a contenere o aggravare i problemi dell’ambiente fisico, a costruire o disgregare il mondo sociale. Restringere l’orizzonte su ciò che ci va di fare, che ci fa ‘stare bene’, senza altre considerazioni (il senso, il bene di altri, la gratitudine per ciò che si è ricevuto, le generazioni presenti e future…) significa mortificare, non liberare, la nostra umanità.

    Tale capovolgimento dall’oggettivo al soggettivo, dalla natura alla cultura, non è limitato alla dimensione della sessualità, ma rientra in una visione ben più ampia che tocca la stessa visione antropologica: la persona stessa – nella sua complessità – è considerata come risultato mutevole della storia, anziché un dato oggettivo e imprescindibile da cui partire e da tenere come criterio che guida lo sviluppo personale e sociale.
    In uno dei saggi che hanno fatto opinione si legge, non senza sorpresa: “Teorizzando che il genere è una costruzione sociale del tutto indipendente dal sesso, il genere stesso diventa un artificio libero da vincoli. Di conseguenza, uomo e maschile potrebbero riferirsi sia a un corpo femminile sia a uno maschile; donna e femminile, sia a un corpo maschile sia a uno femminile” .

    Questa prospettiva fortemente reattiva alla tradizione e insofferente a qualunque vincolo per l’espansione illimitata dell’io, presenta gli stessi limiti dell’individualismo assoluto, che già da tempo si sta dimostrando una prospettiva antropologica inadeguata a realizzare le aspettative di felicità e libertà che aveva acceso . Ma, ancor più gravemente, sta facendo emergere il carico di violenza che la prospettiva autoreferenziale, insofferente ai legami, porta con sé, come i drammatici casi di cronaca sempre più numerosi testimoniano.
    Una riflessione seria e rigorosa, che sia improntata non a una teoria dell’equivalenza ma alla ricchezza insostituibile della differenza, è dunque oggi quanto mai opportuna e necessaria, e da cattolici si può dare un contributo ad un dibattito che rischia di essere monotematico. Quando, ad esempio, attraverso una decisione politica, vengono giuridicamente equiparate forme di vita in se stesse differenti – come la relazione tra l’uomo e la donna e quella tra due persone dello stesso sesso – si misconosce la specificità della famiglia e se ne preclude l’autentica valorizzazione nel contesto sociale, trattando in modo uguale realtà diverse. Si appiattisce così il concetto di uguaglianza, che non consiste nel dare a tutti la stessa cosa, ma nel dare a ognuno ciò che gli è coerente: “La famiglia non può essere umiliata e modellata da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un ‘vulnus’ progressivo alla sua specifica identità e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento” .

    Frequentemente ci si oppone alle ragionevoli considerazioni della Chiesa per motivi ideologici. Nei mesi scorsi, il dibattito sulla legge contro l’omofobia ha manifestato con chiarezza questa tendenza. Nessuno discute il crimine e l’odiosità della violenza contro ogni persona, qualunque ne sia il motivo: tale decisa e codificata condanna – coniugata con una costante azione educativa – dovrebbe essere sufficiente in una società civile. In ogni caso, per lo stesso senso di civiltà, nessuno dovrebbe discriminare, né tanto meno poter incriminare in alcun modo, chi sostenga pubblicamente ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio, o che la dimensione sessuata è un fatto di natura e non di cultura.

    1. …le legge in discussione riguarda solo la ISTIGAZIONE alla omofobia e alla transfobia.
      Chi ha detto che qualcuno non possa dire che per lui la famiglia è quella tra uomo e donna?
      Voi sostenete che però i giudici, arbitrariamente, potrebbero giudicare nel solo fatto dell’affermare che famiglia è solo quella tra uomo e donnna si potrebbe in realtà configurare il reato di istigazione. Come anche lo stesso che se qualcheduno affermasse che esiste delle lobby ebraiche eccetra…
      Io penso che la istigazione si chiami istigazione e la libera opinione si chiami libera opinione.
      Quale è il confine? C’è differenza (o non c’è) (per esempio) tra sostenere che la propria religione è l’unica vera e istigare a discriminare le altre religioni?

      1. JoeTurner

        secondo te organizzare una conferenza dal titolo “La teoria del gender: per l’uomo o contro l’uomo?” è istigazione all’omofobia o libera opinione?
        Perché per quelli dell’Espresso/Repubblica è omofobia e il sindaco Tosi, sostenitore dell’evento, si è preso un attacco durissimo dalle associazioni omosessualiste e dal noto gruppo editoriale sopra citato (e se fosse già passata la legge si sarebbe preso una denuncia).

        http://espresso.repubblica.it/dettaglio/tosi-sponsor-dellomofobia/2214646

          1. JoeTurner

            Ti ho fatto una domanda e invece di rispondere fai il solito buffone. Ha ragione Paolo Pugni e credo che il modo migliore per neutralizzarti sia ignorarti: non c’è niente di più patetico di chi ride da solo alle proprie mediocri battute.

      2. Alessandro

        No, non è vero che il ddl Scalfarotto riguardi solo la istigazione.

        Cito testualmente: “è punito con la reclusione sino a tre anni chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere O COMMETTE atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, o fondati sull’omofobia o transfobia”

        Il sostenere pubblicamente ad esempio che la famiglia è solo quella tra un uomo e una donna fondata sul matrimonio potrebbe essere considerata “commissione di un atto di discriminazione per motivi omofobici”, e come tale perseguibile da una legge così congegnata.

        Che non sia per nulla capzioso e peregrino ipotizzare che ciò accada lo si capisce se si considera che “l’attuale testo non precisa assolutamente nulla circa l’omofobia e la transfobia. In nessuna normativa del nostro ordinamento giuridico è in alcun modo rinvenibile o desumibile il concetto delle succitate categorie. Se si considera che tali categorie vengono ad assumere la funzione di presupposto di una fattispecie penale, ben si comprende la pericolosità in ordine alla certezza del diritto ed al principio di oggettività del reato. Se non è la legge, chi può essere autorizzato a definire i concetti di omofobia e transfobia? Il rischio è quello di creare una sorta di “reato giurisprudenziale”, il cui contenuto precettivo verrà rimesso all’autorità giudiziaria chiamata a pronunciarsi nel singolo caso.”

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-testo-cambiato-ecco-perche-e-pericoloso-6953.htm

      3. Giusi

        Vivi su Marte Alvise? Mi dai una definizione di omofobia o di transfobia? Sono due calderoni dove ci puoi ficcare di tutto. In Francia un sindaco donna cattolico che si rifiutava di sposare due lesbiche è stata costretta a farlo perchè rischiava cinque anni di galera e 75.000 euro di ammenda! Ti pare giusto? Non dovrebbe essere almeno garantito il diritto all’obiezione di coscienza? Non ti pare che una disposizione siffatta trasformi in reato l’essere cattolici? E c’è chi anche in Italia vorrebbe abolire l’obiezione di coscienza anche per l’aborto. Bisogna essere assassini per forza, perchè la legge lo impone! La legge contro l’omofobia oltre ad essere incostituzionale perchè non delinea le fattispecie di reato e quindi contravviene al principio della tassatività della legge penale è pericolosissima perchè è un vero attentato alla libertà di pensiero, di parola e di religione e io vorrei vedere e sentire fiumi di parole e di azioni da parte dei sacerdoti, dei vescovi e anche del Papa e invece mi sento una pecora senza pastore! Mi sono sentita rispondere da sacerdoti ai quali avevo chiesto umilmente se non sarebbe stato il caso di dire qualcosa dal pulpito che è controproducente! Poi mi sveglio una mattina e leggo una lettera a un pavone che ha dispiegato la ruota in pianta stabile! Me ne andrei io per davvero su Marte…..

        1. Alessandro

          Giusy non te la prendere. Bisogna riconoscere che la presa di posizione di ieri del presidente della Cei (meglio tardi che mai!) è molto chiara. Il Papa non parlerà perché, come si disse settimane fa, ha chiarito che delle vicende legislative dei singoli Paesi devono occuparsi le rispettive conferenze episcopali.
          Su sacerdoti e vescovi… ne parlavo un paio di giorni fa; non bisogna generalizzare, ma l’andazzo è noto. Sarà interessante vedere se il fatto che il numero uno della Cei abbia parlato renderà un po’ più intraprendenti e loquaci i suoi fratelli nell’episcopato… forse la loro condotta sarà influenzata da come nei prossimi giorni evolverà l’iter del ddl…

            1. Davide

              Cara Giusy,
              sono anch’io rammaricato come te, e purtroppo devo dirti che un sacerdote con cui ho parlato non sapeva nemmeno che esiste un ddl in discussione. Ma Alessandro ha ragione a dire che forse ora che ha parlato Bagnasco potremmo sperare che qualcosa si muova.
              Preghiamo che non sia troppo tardi.
              Comunque, volevo aggiungere che questa legge è pericolosa anche perchè per quanto la si possa mitigatare (ad esempio con qualche altro emendamento) rischia di far diventare un cattolico un cittadino di serie B a stento tollerato! 🙁

      4. 61Angeloextralarge

        Alvise: non avevo letto il tuo commento, come non ne leggo altri tuoi… Però ho letto di sfuggita “Paolo Pugni”… proprio con la coda dell’occhio. Mannaggia! Ho voluto risalire un po’ e, rimannaggia, ho letto anche questo…
        A questo punto di dico solo che” discriminare le altre religioni” potevi evitare di scriverlo, come potresti evitare di scrivere altre cose.
        Qui se c’è uno che discrimina “noi” cristiani sei proprio tu. Che barba, che noia! Che barba, che noia!

    2. Davide

      Scusa Alessandro ma, per qualche ragione ❓ , non riesco inviare questo commento sul post
      dell’11 settembre “Facciamoci riconoscere”, perciò lo metto qui anche se non c’entra.

      Alessandro,

      ero sicuro che ci eravamo intesi, ma sai com’è …
      ho imparato a conoscerti dai tuoi commenti
      (anche se non è il modo migliore)
      e spesso mi sembra che tu, ed altri “frequentatori” del Blog,
      leggiate nei miei pensieri e vedo che c’è una profonda sintonia.
      La mia Speranza è che questo accada perché lo stesso Spirito ci accomuna!
      Infondo lo ricordava anche Costanza quando in chiusura di questo post riprendeva il passo
      dove Gesù dice: “Vi riconosceranno da come vi amerete”.
      Ed è proprio per questo che ho voluto chiarire al 100%; evitare che tra fratelli nella fede
      (spero che me lo consentiate 😉 ) si creino incomprensioni anche quando non ce ne sono! 😉

      1. Alessandro

        Perfetto Davide, ricevuto! Nessuna incomprensione tra di noi.
        Saremo insieme cittadini di serie B quando passerà la legge Scalfarotto. 😉

        Ma non temere, avremo contro di noi Scalfarotto ma sarà certamente con noi Scalfari, che pare essersi infiammato di novella irrefrenabile passione per la libertà della coscienza di tutti, quindi (presumo) anche dei cattolici. O no? 😉

    1. 61Angeloextralarge

      Lau I.: questo post ed il commento di Alessandro sono già due pezzi non indifferenti… Ci si potrebbestare sopra giorni interi. E poi ricominciare. Mi appello all’emendamento nr. boh, affinché sia dato, ai lettori lenti come me, il tempo per “godersi” il post… 😉

  2. Mi perdonerete questo come si suol dire OT, ma se lascerete scorrere il video qui indicato, non credo vi dispiacerà…

    Il “segreto” è svelato nell’ultima parte del video, ma io me lo “sentivo” che qualcosa doveva esserci…
    alla faccia (in senso buono) di chi dice che “con” o “senza” è lo stesso… 😉

    http://wp.me/p20fJu-Pn

    Se volete direttamente su YuoTube:

    1. Angelina

      Bariom, un video bellissimo, grazie! Quest’uomo è meraviglioso. Ho conosciuto la storia di Nick dopo aver visto ‘The butterfly circus’ , davvero un bel cortometraggio. Vederlo, anche per chi già lo conosce, è mettersi in ascolto di qualcosa di forte.

      http://m.youtube.com/results?q=butterfly%20circus%20italiano&oq=butterfly%20circus&gs_l=youtube-reduced.1.1.0l4.1788.12268.0.14753.16.8.0.8.8.0.129.823.4j4.8.0….0…1ac.1.23.youtube-reduced..0.16.899.FU95e3-awf8

      1. Angelina

        Spero che riusciate a guardare il video. Dal telefonino non riesco a fare di meglio per il link…
        Caro Bariom, non far caso al commento di Alvise. 🙂

        1. Cara Angelina, Alvise ed io potrei dire ci “conosciamo” ormai bene (bloggamente parlando…)
          Se lui sopporta me, io sopporto lui 🙂

    1. Mi aspettavo un commento simile Alvise da te… o un “raccapricciante” o “macabro”…

      Ora se è un giudizio sulla qualità tecnico artistica del video passi (che non c’entrerebbe poi un bel nulla), diversamente, possibile che tu sia così “cecato” da non riuscire a vedere “oltre” (non saprei poi oltre che… io non vedo nulla di “orribile”)

    2. Giusi

      Perchè? Cos’è che ti disturba? E’ una sua scelta testimoniare la sua gioia di vivere. Va per le scuole. Non è stato fatto a sua insaputa. O pensi che dovrebbe nascondersi?

    1. Roccella, ancora, ovviamente, su “tempi.it”

      “C’è una preoccupante simmetria tra l’atteggiamento adottato dalla sinistra al Senato, nella discussione sulla decadenza di Berlusconi, e quello tenuto alla Camera su un tema del tutto diverso come l’omofobia. In entrambi i casi, il Pd cerca scorciatoie per liquidare in modo sbrigativo obiezioni di merito e di metodo avanzate dal Pdl.”

  3. Che lui sia libero non vuole dire nulla, ma è “farne uno spettacolo” che è vergognoso, sia per lui che per gli spettatori, come le lotte tra nani o tra mostri nei circhi.
    Quanto al cardinale Caffara (non Carafa?) sempre, alla fine, gli stessi discorsi, o peggio (in quanto lui vorrebbe anche fare il sottile, il dottor sottile?) che anche noi abbiamo già fatti sul blog.
    Tra l’altro Fortebraccio ha espresso mirabilmente quali possano essere le obbiezioni al vostro punto di vista.

    1. Alvise sei proprio “autolimitato”…

      Mi ricorda la reprimenda che mi facesti perché esternavo qui della mia vita e delle sofferenze alla morte della mia sposa…
      Tu lo ricordi? Ricordi come andò a finire?

      Se uno vuole “fare spettacolo” (e qui di questo non si tratta!) del proprio essere (esteriore e interiore) cosa ti turba? Vuoi fare il censore?
      Intanto il suo mettersi in gioco produce “un bene” (basta guardare le reazioni degli “spettatori”…) e se proprio vuoi censurare, ci sono ben altri spettacoli di sé da censurare (volendo…)

      1. SilviaB

        @Giusi, stavo per scrivere la stessa cosa… Non cogliere (non VOLER cogliere) l’immensa differenza tra “fare spettacolo” e “dare testimonianza” è molto triste signor Alvise.

    1. Giusi

      Questo video dimostra che tu lo vivi come un mostro, che ti disturba, che non sai vedere oltre. Ti consiglio di vedere o rivedere quel capolavoro che è: The Elefanth man di David Lynch.

    1. Giusi

      Certo. Non rassicura che ci sia chi considera le persone con qualche difetto fisico dei mostri. Ma in quel film chi è andato oltre, non ha avuto paura e non si è vergognato ha scoperto una persona bellissima, colta, sensibile. Sono quelli che lo hanno considerato un fenomeno da circo che lo hanno fatto morire. Nick ha tutto il diritto di fare un video. Se ti disturba non lo guardare ma il problema è tuo, non suo e nemmeno di quelli che lo hanno apprezzato! In altri termini il mostro sei tu!

      1. Giusi mi mancavano i tuoi “commenti salati”… “il mostro sei tu!!” (!!)

        Diciamo che Alvise è un po’ “freaks” che in inglese sta anche per “fenomeno”! 😉

  4. Oggi è giornata di “ri-lanci”… 😉
    ………………………………………………………………………..

    Lettera al Corriere, (pubblicata oggi in prima pagina)

    Eleonora Cantamessa è la ginecologa di Trescore uccisa domenica mentre soccorreva un migrante indiano ferito. Pubblichiamo una lettera della madre

    Caro direttore,

    in tanti momenti della vita di mia figlia, mi sono chiesta dove trovasse la forza… Anche la sera, quando rientrava dopo un’intensa giornata di lavoro, e la vedevo sfinita, spesso interrompeva la cena per rispondere al cellulare o era lei stessa a telefonare in clinica per avere notizie di qualche travaglio in corso o di qualche donna ricoverata. Le sue pazienti, infatti, non la chiamavano «dottoressa», ma la chiamavano Eleonora.

    Si affezionava a tutte e non le importava se fossero italiane, straniere, facoltose o no. Il suo lavoro era la sua vita. Anzi non era un lavoro, era una missione. Me lo fa pensare quello che è accaduto. E più ci penso e più mi convinco che su di lei Dio aveva fatto un progetto preciso, che lei ha accettato e ha portato avanti compiendolo fino al sacrificio della vita. Era dolce, espansiva, sensibile, con il carattere molto simile a quello del suo «papi», con cui aveva un legame speciale. Io che sono per natura molto pratica le stavo vicina aiutandola nelle cose più concrete. Ma era legata a entrambi e diceva sempre: «Cosa farò io quando non ci sarete più?». Adesso mi domando io che cosa faremo noi senza di lei. La sua enorme sensibilità la spingeva con tanta naturalezza verso i più umili. Viveva la CARITÀ intensamente. La carità stessa per cui è scesa dalla macchina in quella strada buia in mezzo a un campo di «guerra», tra persone che non conosceva, gridando: «I am a doctor, be quiet». «Sono un medico, state calmi».

    È morta mentre parlava con il centralino del 112 per chiedere i soccorsi e mentre io a casa, come tutte le sere, recitavo il rosario. Forse qualcuno si chiede come ho accettato di espormi a telecamere e obiettivi in questi giorni. Così provata e stravolta, mi è stato difficile, ma l’ho fatto per portare avanti – non a termine, perché spero che non finisca – la missione e il sacrificio di Eleonora, per fare arrivare a tutti il suo «messaggio», l’eredità che ci lascia. Mi è stato chiesto che cosa provo. Non provo rabbia, non do appellativi alla persona che ha investito Eleonora, penso a un povero disgraziato, come tanti altri. Lo chiamo «disgraziato» ma senza senso dispregiativo. È in disgrazia come me! E penso anche a quei quattro bambini orfani. La giustizia deve fare il suo corso. Credo invece che quella Divina abbia già provveduto con la sua misericordia. In questo momento mi piacerebbe che Eleonora ricevesse, attraverso la mia persona, una carezza da Papa Francesco, che lei ammirava proprio perché le assomiglia. C’è un’immagine che mi resterà nella mente. L’immagine di ieri sera di quei tre indiani che, come i re magi, sono saliti per le scale di casa nostra prima della veglia funebre. Portavano in mano un cero acceso. Erano bagnati di pioggia, col capo chino, imbarazzati, sono entrati. Si erano preparati un discorso per dirmi che anche tra gli indiani ci sono tante brave persone e ho capito che cercavano il nostro perdono. Li ho abbracciati interrompendoli prima che finissero di parlare. Ho detto loro che non c’era bisogno, che non provavo nessun sentimento negativo, perché mia figlia era scesa da quell’auto senza pregiudizi, non solo con slancio di dovere ma soprattutto con slancio di amore. Questo deve restare nella mente di tutti, perché tutti impariamo qualcosa. Chissà se qualcuno in India, leggendo la storia di mia figlia, che è un intreccio di tragedia e umanità, non pensi anche ai familiari dei nostri cari marò, che a casa piangono nell’attesa del loro ritorno. Io ho perso mia figlia e mi fa paura il pensiero della sera, di quando arriverà l’ora di cena e lei non tornerà, di quello studio vuoto, di quell’ecografo spento. Mi consola un po’ la speranza che l’insegnamento del suo sacrificio non vada perduto, che il suo coraggio e il suo amore, la sua sensibilità possano contribuire a migliorare questo mondo inaridito dalle logiche dell’egoismo, del profitto e della discriminazione. Grazie Eleonora. Casualmente, avevo scelto per te quel nome. Poi, il ginecologo che ti ha aiutato a venire al mondo e aveva lavorato in Medio Oriente mi ha spiegato il suo significato. Deriva dall’ebraico «el» «nur». Luce di Dio.

    1. Davide

      Bariom,

      mi aveva colpito già quando avevo letto di questo incidente, ma questa lettera è veramente commovente,
      perchè la Fede di questa donna è davvero grande!
      Quando 2 anni fa Benedetto XVI era venuto a Palermo aveva raccontato di avere conosciuto i genitori di
      Chiara Luce Badano (una ragazza che è già Beata) e che parlando con loro aveva capito che dietro la santità di questa ragazza c’era la fede dei suoi genitori (vado a memoria perciò badate al senso).
      Ecco mi sembra che anche stavolta ci troviamo in una circostanza simile.
      Di fronte alla FEDE di queste persone resto … il termine giusto non so trovarlo … potrei dire: ammirato.

    2. SilviaB

      Ho visto per caso questa signora in TV: grande testimonianza di carità e fede, ci sono al mondo tante persone veramente illuminanti.
      “Luce del mondo, sale della terra”.

  5. Franca 35

    La lettera della Mamma di Eleonora mi ha commosso profondamente, come del resto la notizia del sacrificio di Eleonora.
    Sarà perché ho una figlia medico che somiglia moltissimo a lei, oltretutto è madre e catechista. Senza fare paragoni fuori luogo, solo per dire che mi sono immedesimata molto nelle parole di questa lettera. Me la sono ritagliata perché voglio commentarla con i miei ragazzi di catechismo, perché capiscano COME si vive la fede, e come è possibile fare della nostra vita un capolavoro. Perché, come dice p.Livio, la vocazione alla santità è la base su cui costruire la vita, qualsiasi cosa fai in questo mondo è solo un mezzo per arrivare al fine che è la santità. Quale responsabilità per i genitori, di essere veramente fautori della santità dei figli!!! (oltre che della propria, ovviamente). Oggi è l’esaltazione della santa Croce, durante l’adorazione questa sera pregherò per i genitori e per i figli, perché la Grande Madre di Dio ci accompagni tutti sul Suo cammino.

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