Uscire dalla crisi? Fare figli.

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Costanza Miriano intervista Ettore Gotti Tedeschi

A Bruxelles si discute, nel Forum sulla demografia, di “Investire sul futuro demografico in Europa”. Si parla di lotta alla denatalità, e non in un oratorio parrocchiale, ma in una sede internazionale tra le più laiche e prestigiose. Finalmente le sue teorie, quelle che lei da anni va ribadendo in ogni sede possibile, stanno diventando di moda? Che succede?

Credo che a Bruxelles si difenda keynesinianamente le nascite per difendere la necessità di domanda ,non tanto la vita.  Quando Papa Paolo VI  nel 1968 scrisse l’Enciclica Humanae Vitae , ad avversarlo non furono solo gli ambienti laici ,ma anche alcuni  teologi cattolici. Se ricordo bene  si rischiò una specie di “scisma” in casa cattolica sul tema della dignità della vita umana , sul tema natalità e così via.

Papa  Benedetto XVI riprende  magistralmente la Humanae Vitae e la Populorum Progressio , sempre di Paolo VI , per spiegare la crisi economica conseguente il rifiuto della vita umana da parte di una cultura sempre più nichilista, che non sa più distinguere tra fini e mezzi e lascia ai mezzi ( l’economia ) prendere autonomia morale , contraddire le leggi naturali legate alla vita umana  e produrre danni all’uomo stesso. Cara Costanza, le mie non sono teorie, sono tesi provate , riconosciute anche da un grande Pontefice , razionale ed intellettuale come Benedetto XVI . E veniamo a Bruxelles. Se noi cattolici difendiamo la vita umana , ciò viene letto come difesa della Creazione . Il nichilismo dominante rifiuta la Creazione , spiega tutto con la scienza e l’evoluzionismo  L’uomo “deve” esser solo un animale intelligente e la sua dignità quella di un bacillo evoluto , ma necessario alla crescita dell’economia …quando si riconosce che senza natalità il PIL crolla e non si assorbono i costi fissi ( sanità,pensioni…) , non si permette il sostegno della imposizione fiscale , ecc. Il laicismo cartesiano ( francese soprattutto) ha scoperto, prima di noi cattolici senza più idee, fede e  coraggio , che senza figli si perde ricchezza e potere , così stimola la natalità, sostiene persino la famiglia con incentivi.  Ma perchè lo fa ? Per amore alla vita , alla famiglia o per rafforzare  keynesianamente la domanda e sostenere la produzione ? Noi cattolici influenzati da teologi  che ignorano i richiami dei Pontefici , influenzati da cattoprogressisti ignavi , che sostengono che non si deve gravare sulle giovani coppie con l’impegno di figliare ,  stiamo perdendo persino la leadership  nella difesa della vita . Le mie non sono teorie , quelle di Malthus e dei neomaltusiani che mi attaccano da anni, sono teorie . Le mie,cioè quelle del magistero della Chiesa , soprattutto quelle di Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, sono la verità, che io ho solamente ,ma per primo, utilizzate per spiegare  con ogni analisi necessaria, che la crisi economica in corso è dovuta al crollo della natalità nel mondo occidentale. Ma io ho solo fatto il mio mestiere di economista  cattolico, la verità e la saggezza in questo principio è nel Magistero della Chiesa. Ma le Encicliche sono veramente lette, studiate, discusse ?gotti-tedeschi

 Tra i relatori a Bruxelles c’è l’economista inglese Edward Hugh, che ha scritto un libro dal titolo “Popolazione, la risorsa non rinnovabile”, nel quale sostiene che senza crescita demografica non c’è neanche quella economica. Adesso è corteggiato da economisti illustri quali Krugman e Roubini… Lei queste cose le va dicendo da anni, ed è sempre sembrato una vox clamans in deserto. Cosa è successo, cosa è cambiato tanto da convincere i suoi colleghi?

Non conosco questo economista e le sue tesi , chiunque sia  le sue dichiarazioni a sostegno della vita sono benvenute , se sono a sostegno della vita anzitutto e non del “mezzo uomo mero elemento di sviluppo economico “. Perché lo sviluppo economico sia in modo equilibrato fondato sulla natalità va anzitutto rispettato il principio della dignità dell’uomo-persona. Esigenza di natalità non è solo esigenza di domanda per soddisfare l’offerta, altrimenti i figli si possono produrre il provetta o clonandoli , oppure facendoli ma non amandoli come si deve fare , educandoli, formandoli. Ma  la tua domanda vuole una risposta precisa : senza crescita equilibrata della popolazione il Pil non può aumentare se non attraverso forme di consumismo , cioè aumentando i consumi pro-capite , arrivando a consumismo a debito, insostenibile  come abbiamo visto e con le conseguenze attuali .

 Per l’ennesima volta dovrò farla tornare su argomenti di cui ha già parlato tante volte, ma io non sono un’economista, e le chiedo di avere pazienza. Può spiegare a una profana come me come è possibile che, mentre sembrano esserci sempre meno soldi in giro, e quindi una torta da spartire più piccola, secondo lei la ricetta per far funzionare meglio la festa sia non diminuire ma aumentare gli invitati? Fare più figli non aggrava il problema?

Forse ti riferisci alle suggestioni della decrescita felice , che è , fra tutti, il surrogato più insostenibile , pericoloso  e persino “demoniaco”. Smettere di far figli , interrompere la crescita della popolazione per tasso di sostituzione ( due figli a coppia)  significa non generare risorse per mantenere i vecchi , che ,scusa la rudezza di linguaggio, significa “ sopprimerli” in qualche modo , magari facendolo auspicare da loro stessi sentendosi inutile peso per la società. Significa dover aumentare le tasse , significa ridurre proporzionatamente le risorse necessarie per investire per il bene dell’uomo, per creare posti di lavoro .

Invece pensare di “crescere il numero degli invitati “ , consapevolmente , crea l’effetto contrario . A creare la psicosi  della difficoltà è stata la crisi economica conseguente al crollo natalità nel mondo occidentale grazie alle teorie neomalthusiane degli anni 1975 ( I saggi :  Bomba demografica, I limiti dello sviluppo, ecc nati nelle università americane di Stanford ed MIT).  Ora certo è più difficile pensare di fare famiglia e figli , per problema di reddito e potere di acquisto legato  ai bisogni artificiali imposti dal consumismo. Per le tasse raddoppiate in trent’anni, per assorbire i costi dell’invecchiamento della popolazione,  che hanno ridotto i redditi reali della famiglia e hanno imposto il lavoro di entrambi i coniugi e conseguentemente ridimensionato il legittimo desiderio di far figli ed occuparsi di loro…Ma io credo che anche in queste condizioni si possa fare qualcosa di buono, ma ci vuole fede e coraggio. Mi spiego.  Solo la prospettiva di fare famiglia crea nell’individuo un senso responsabile di impegno superiore che produce più produttività , crea attitudine al risparmio  che si traduce in base monetaria necessaria alle banche per far credito per lo sviluppo ed i consumi veri  e gli investimenti . Si pensi che negli anni  1975 il tasso di risparmio sul reddito delle famiglie era superiore al 25% ed oggi , avendo assorbito detto risparmi per consumare, si è ridotto a sotto il 5%.  Si stimolino la formazione di famiglie con incentivi adeguati e la famiglia vera , orientata a prolificare , ridiverrà il motore dello sviluppo.

 Lei sa che io ho colto il suo invito, perché di figli ne ho fatti quattro, ma certo se guardo al futuro senza gli occhi della fede un po’ mi preoccupo, per loro… Io però ho il conforto di credere. Secondo lei quanto possono influire i condizionamenti culturali nelle decisioni delle persone di aprirsi o meno alla vita?

Senza dubbio è un problema di “condizionamento culturale. Nella introduzione a Caritas in Veritate Papa Benedetto spiega proprio che il comportamento dell’uomo di questo secolo è condizionato dalla cultura nichilista. Quante volte questo grandissimo Pontefice ha richiamato l’esigenza di “emergenza educativa “ ?

Si rilegga perciò bene Caritas in Veritate e Deus Caritas est , la prima Enciclica di Benedetto XVI. In essa spiega che l’uomo per vivere equilibratamente e secondo la sua vera natura ha bisogno tre nutrimenti : quello materiale, quello intellettuale e quello spirituale. Negli ultimi decenni lo si è privato di quello intellettuale e spirituale , rafforzando solo quello materiale , indispensabile per la cultura consumistica necessaria a crescere i consumi individuali per sostenere il Pil che sarebbe crollato grazie al crollo delle nascite.  Quante volte abbiamo letto le considerazioni di maestri del pensiero, premi nobel , scienziati di fama che salvano vite umane, spiegare che l’uomo è solo un animale intelligente e che la scienza potrebbe provvedere a tutti i suoi bisogni ( persino soddisfare il bisogno di felicità e togliergli il dolore) se non fosse per l’insegnamento dannoso della religione cattolica che continua a sostenere la sacralità ed inviolabilità  della vita ?  Come ringraziare questi benefattori dell’umanità ?gotti benedetto

Per la serie “corso base di economia per principianti” ci può spiegare per sommi capi invece chi era Malthus?

Era un prete , un prete anglicano , ma sempre prete era . E dai preti puo venire, in modo  superiore , insegnamenti di  salvezza o perdizione. Si pensi al bene prodotto da un santo Curato d’Ars . Si pensi al conforto, entusiasmo rinnovato,   illuminazione , gioia , che danno le parole di un santo prete come è il nostro Pontefice Papa Francesco, che ci fa rafforzare la nostra fede e ci richiama alla purezza dell’insegnamento evangelico, rafforza il coraggio di esser cristiani, ci da speranza . Thomas Malthus ( 1766-1834) invece di predicare il vangelo e la parola del Salvatore ,predicava proiezioni economiche sbagliate e soluzioni dannose. Nel mondo ,per Malthus ,non c’era posto per la popolazione che il tasso di crescita di allora lasciava prevedere. ( nel 1798 scrive il famoso saggio sulla popolazione) . Ma non si limitò a prevedere male , magari anche “inventandosi” i numeri , ma sembrò più preoccupato alla prognosi che alle diagnosi , tanto che alla storia passa anche per aver “auspicato” carestie ,malattie ecc. quale compensazione delle nascite in sovrappiù. ( ricordate  il malthusiano Scrooge del celebre racconto sul Natale di Dickens ?) . Le proposte di controllo della popolazione del Malthus suonavano male  dette da una prete  , apparivano una offesa alla carità cristiana ed alla stessa scienza , oltre che al buon senso . Ma chi si arrabbiò con il Malthus fu Marx ed Engels che lo interpretarono in chiave pro borghese ed anti-proletaria . Invece Darwin si innamorò delle teorie malthusiane e le strumentalizzò per elaborare la teoria sulla lotta per la sopravvivenza e la selezione naturale ( Darwin dedicò a Malthus  il suo libro L’origine della specie) .  Non commento oltre…Solo ricordo ancora gli attacchi che ho ricevuto io dalla cultura neomalthusiana  negli ultimi anni.

Oltre ai benefici strettamente economici per la società, come ci ha spiegato, ci sono altro motivi per considerare le famiglie numerose un bene?

I  motivi per credere anzitutto nella famiglia , nella vera famiglia, quella ispirata da principi cattolici , quella che prende ad esempio la Famiglia di Nazaret , è che lì certamente i figli non sono soddisfazioni al desiderio o necessità di avere figli .Lì i figli si amano perché sono voluti da Dio . Ma perbacco ,dobbiamo aver vergogna a dirlo ? questa è l’essenza della nostra educazione cristiana, della nostra cultura cristiana. Noi siamo creature di Dio , Dio è il Creatore che ha dato un senso alla sua Creazione e noi creature siamo orientate a dare senso alla nostra vita ed alle nostre azioni . Se abbiamo vocazione matrimoniale non è per fare un contratto di società di fatto di convivenza. Rispetto , come si dice, per chiunque la pensi in modo diverso, ma  siamo obbligati ad un comportamento esemplare , altrimenti chi capisce, e da che,  che siamo cristiani ? Conseguentemente  i  figli , nelle famiglie cristiane, non solo  vengono fatti, ma vengono amati, e perciò allevati ed educati coerentemente. Così divengono membri esemplari ed influenzanti la società. In una famiglia numerosa ,( tu Costanza hai 4 figli , io ne ho 5)ed   esemplare ,  dove si  benedice la tavola  prima di iniziare pranzo e cena , per esempio. ( come si sorriderà leggendo che una famiglia esemplare deve benedire la tavola…) , i figli vengono ( dovrebbero venir…)  educati alla sobrietà, alla condivisione gratuita, alla tolleranza , rispetto reciproco ,bandendo l’egoismo . Per spegnere risatine ironiche sulle facce di qualche lettore occasionale  o solo curioso del sito Costanza  Miriano, dirò che riuscirci è impegnativo , vuole sforzo, vuole unità di vita , vuole sacrificio  ,ma non avete idea dei ritorni su questo investimento…E’ come investire in Dio , come investire sulla fede . Conoscete un investimento con una promessa di rendimento così alta ? La vita eterna e persino la felicità quaggiù sulla terra ?

Anni fa lei mi disse che il peggio della crisi sarebbe ancora dovuto arrivare, e spiegò quello che sarebbe successo. Le sue previsioni si sono avverate. Posso allora chiederle cosa vede nel futuro dell’Italia?

Vedi , prova a rileggere Caritas in Veritate , alla conclusione Benedetto scrive che in questo mondo , gli uomini, quando devono cercare di risolvere una situazione di crisi cambiano gli strumenti , i modelli di governance , le organizzazioni. Ma dice Benedetto che poiché sono gli uomini che , usando male gli strumenti provocano le crisi, invece di cambiare gli strumenti si devono cambiare gli uomini. Ora , poiché ciò è indiscutibile, cambiare gli uomini ci vuole tempo , ci vogliono uomini disponibili a cambiare , ci vogliono maestri capaci di cambiarli , ecc. Ma la crisi in corso non aspetterà , potrà solo peggiorare se non si prendono vere iniziative immediate. E chi le prende ? Chi saprebbe cambiare gli uomini ? ridare loro il senso perso della vita? delle azioni ? Lo può solo fare un intervento miracoloso . Non so se lo meritiamo. Ma nel frattempo la Divina Misericordia  ci ha dato Papa Francesco. Che sta dando messaggi di cambiamento del cuore dell’uomo . E ciò mi riempie di speranza concreta .

84 pensieri su “Uscire dalla crisi? Fare figli.

  1. Papa Francesco rappresenta sicuramente la Spiritualità, l’Intelletto inteso come dottrina (scienza), essendo notoriamente i Gesuiti coloro che riescono piu di tutti ad unire teologia e scienza. Infine vista la sua esperienza di vita, testimoniabile, anche la materialità nella sua essenza per ciascuno. E’ forse questo il motivo dell’altissimo indice di gradimento che sta riscuotendo Papa Francesco?
    Al momento siamo come il Popolo Ebreo schiavi degli Egiziani. In questo tempo leggi Egiziani come Finanza che dovrebbe essere al servizio dell’economia ma di fatto è il contrario.

  2. L’ha ribloggato su Busecae ha commentato:
    Molto bello, specie il passaggio che recita: “Solo la prospettiva di fare famiglia crea nell’individuo un senso responsabile di impegno superiore che produce più produttività , crea attitudine al risparmio che si traduce in base monetaria necessaria alle banche per far credito per lo sviluppo ed i consumi veri e gli investimenti .”

  3. “Solo la prospettiva di fare famiglia crea nell’individuo un senso responsabile di impegno superiore che produce più produttività , crea attitudine al risparmio che si traduce in base monetaria necessaria alle banche per far credito per lo sviluppo ed i consumi veri e gli investimenti .”

    Grande figura di pensatore!!!

    1. Giusi

      Alvise io non sono un economista ma mi pare evidente che una società di vecchi non possa reggersi: chi paga le loro pensioni? Due anni fa sono stata in Turchia. Sono rimasta colpita dal fatto che lì non ci sia crisi. E’ una società giovane, piena di giovani che si sposano presto, fanno figli, se ne inventano di tutti i colori, c’è una vita, un’animazione in giro che mi ha fatto venire la tristezza (per noi dico, sono ovviamente contenta per loro). Ad Istanbul ho visto un sacco di ragazze e ragazzi in giro la sera a parlare, a ridere, o sulle panchine come i fidanzatini di Peynet, mi è sembrata una gioventù sana. Ho chiesto alla guida, bravissimo, se avevano il problema della droga e dell’alcolismo tra i giovani e mi ha risposto: poco, molto poco. Posso dire che ho provato un senso di invidia? Io qua a Padova alle sette di sera se passo per le piazze, in pieno centro, li vedo già mezzi ubriachi. Perchè noi non viviamo i nostri valori?

      1. Siamo un paese di vecchi? Prendiamo con noi le migliaia di giovani randagi che c’è nel mondo!
        Perchè aspettare che la gente (in Italia, dico) si metta a fare più figli e che questi figli crescano, diventino forza lavoro-consumo-risparmio-benessere. E poi, questo tema, credo, vada visto su scala planetaria. C’è paesi pieni di giovani che vivono nella merda, e paesi pieni di vecchi che hanno studiato alla Bocconi, o simili, i quali non solo sono anche loro vecchi rincretiniti, ovviamente, come minimo, ma dopo avere causato rovina e fame si permettono, perfino.di rilasciare interviste per spiegarci quello che occorre fare…
        Ma abbiate pazienza!!!

        1. Giusi

          Non è così semplice. A noi mandano gli scarti perchè sanno che l’Italia è il paese dei balocchi. I buoni se li tengono loro. Considera la Romania. Adesso lì c’è lavoro tanto che ci sono rumeni per bene che stanno pensando di tornare in patria. La signora rumena che aiuta mia madre (una degnissima persona) si arrabbia tantissimo quando qualche suo connazionale compie un reato e in Italia gli danno una pena da niente. Dice che in Romania butterebbero via la chiave e che i primi a rimetterci sono loro che lavorano onestamente che per un periodo vengono guardati male (si sa che la gente tende a fare di ogni erba un fascio). Padova è piena di giovani stranieri che spacciano di giorno in pieno centro, che riempiono le carceri per brevi periodi e poi tornano a fare quello che facevano prima. Siamo noi che dovremmo allevare una gioventù sana, trasmettergli i nostri valori cristiani e salvaguardare la nostra civiltà.

  4. Sebbene non ne condivida alcuni toni, sono d’accordo sui contenuti espressi dall’intervista. Certo e’ che papa Francesco sta creando talmente tante aspettative che, qualunque cosa fara’, diranno sempre che ha fatto troppo poco.

  5. Erika

    Condivido in larghissima parte le parole del Prof. Gotti Tedeschi, tranne quando bolla come “demoniaco” il movimente per la decrescita felice, lasciando intendere che propagandi idee simil-malthusiane, laddove invece il pensiero alla base del movimento è quello di rifiuto del PIL come principale indicatore economico del benessere di un Paese.
    E, in questo senso, è forse una delle teorie economiche più vicine al cattolicesimo.

  6. 61Angeloextralarge

    Condivido le parole del Prof. Gotti Tedeschi.
    Mi piace sapere che già da tempo aveva avuto l’occhio capace di vedere a che punto si sarebbe arrivati.
    Mi piace soprattutto la parte finale che lascia aperta una via di speranza, anche se lenta e non immediata.
    Seguiamo Papa Francesco e ce la caveremo, anche se non subito.

  7. Erika

    vale: non capisco di che suicidio parli. Ribadisco che il movimento per la decrescita felice, di cui, ci tengo a dirlo, non faccio parte, ma che mi incuriosisce molto, non si occupa di demografia e non mi risulta abbia mai detto “fate meno figli”.
    La questione che pone è tutt’altra e cioè: siamo sicuri che producendo e consumando sempre più e sempre più velocemente il benessere aumenti? Non è che invece diminuisce?
    La risposta credo sia sotto gli occhi di tutti.

  8. vale

    era una battutaccia alla alvise. ma non poi tanto se:

    Un secondo limite sarebbe la reviviscenza[5] del Modello di Malthus sui picchi e crolli demografici causati dalla disparità tra risorse prodotte da un’economia contadina ( e ,aggiungo io, sulla capacità produttiva differente tra aree geografiche del mondo) e un aumento geometrico della popolazione
    da wikip(decrescita felice), tanto per volare basso.

    che comunque il movimento nato in Italia ponga un problema reale è indiscutibile. che lo siano le soluzioni trovate, dubito. per lo stesso motivo per cui, nelle cosidette chiacchere da bar che ogni tanto sento all’aperitivo, ci si lamenta tutti del costo di questo o quest’altro ma poi si compra il prodotto, magari cinese, all’ ipermercato e non quello del negoziante sotto casa ed italiano.
    il sito, ufficiale, cmq dice un sacco di cose.molte condivisibili. ma alla fine punta sulla solidarietà delle piccole comunità( chi non ha sentito mai dire. reinventiamo le piccole comunità?).
    insomma quel che la dottrina sociale della chiesa dice da un pezzo: già dalla “rerum novarum”( 1891, mica l’altro ieri):
    L’ardente brama di novità che da gran tempo ha cominciato ad agitare i popoli, doveva naturalmente dall’ordine politico passare nell’ordine simile dell’economia sociale. E difatti i portentosi progressi delle arti e i nuovi metodi dell’industria; le mutate relazioni tra padroni ed operai; l’essersi accumulata la ricchezza in poche mani e largamente estesa la povertà;
    http://www.vatican.va/holy_father/leo_xiii/encyclicals/documents/hf_l-xiii_enc_15051891_rerum-novarum_it.html

    Se la collaborazione prevale sulla competizione, se gli individui sono inseriti in reti di solidarietà, diminuisce la necessità di acquistare servizi alla persona e diminuisce il prodotto interno lordo, ma il ben-essere delle persone migliora( dal sito ufficiale della decrescita felice)

    La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

    Maurizio Pallante( fondatore)

    http://decrescitafelice.it/la-decrescita-felice/

  9. vale

    p.s. dimenticavo: alla base dell’economia criticata-anche giustamente- dal movimento per la decrescita- c’è sempre la bramosia smodata di denaro e potere. se non si cambiano i cuori, non ci saranno soluzioni tecniche capaci di cambiare la situazione.

    1. Giusi

      Ma poi banalmente dov’è questa crescita? Dove sono questi consumi? Io vedo solo negozi che chiudono e la gente ormai risparmia pure sul cibo. Secondo questa teoria dovremmo essere felicissimi ma non mi pare….

    1. JoeTurner

      infatti l’economia italiana negli anni ’30, nonostante la crisi mondiale del ’29, le sanzioni internazionali e la conseguente autarchia, non era messa tanto male.

    1. JoeTurner

      L’IRI – acronimo di Istituto per la Ricostruzione Industriale – è stato un ente pubblico italiano, istituito nel 1933 e liquidato nel 2002.
      Nacque per iniziativa dell’allora capo del Governo Benito Mussolini al fine di evitare il fallimento delle principali banche italiane (Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e con esse il crollo dell’economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel 1929.
      Nel dopoguerra allargò progressivamente i suoi settori di intervento e fu l’ente che modernizzò e rilanciò l’economia italiana durante soprattutto gli anni ’50 e ’60; nel 1980 l’IRI era un gruppo di circa 1.000 società con più di 500.000 dipendenti. Per molti anni l’IRI fu la più grande azienda industriale al di fuori degli Stati Uniti d’America

    2. JoeTurner

      Fino al 1926 il comportamento di Mussolini sull’emigrazione degli italiani è simile a quello dei passati governi con l’unica variazione della diminuzione del flusso, a seguito dei provvedimenti restrittivi statunitensi.
      Inizialmente, dunque, Mussolini ha fiducia che la pressione demografica, e quindi anche la disoccupazione, possano essere alleviati proprio con il ricorso alla vecchia valvola di sfogo dell’emigrazione. Secondo il Duce ” bene o male che sia l’emigrazione è una necessità fisiologica del popolo italiano. Siamo quaranta milioni serrati in questa nostra angusta e adorabile penisola che non può nutrire tutti quanti.
      Le cose cambiano, dunque, dopo il 1926 quando il Regime sposa la causa dell’incremento demografico. Secondo Mussolini l’emigrazione rappresentava soltanto una perdita di energie utili alla nazione, “una dispersione”che andava combattuta fino in fondo, puntando, invece, sull’incremento delle nascite per raggiungere, agli inizi degli anni ’50, il tetto dei 60 milioni di italiani.
      Vengono così presi gli opportuni provvedimenti. Il 3 giugno 1927, con la circolare n.63, i Prefetti italiani vengono incaricati di comunicare a chi intendeva emigrare quale era la nuova politica del Regime a riguardo.
      L’emigrazione permanente, secondo il Governo, andava ostacolata poiché portava all’indebolimento della nazione. Lo stesso esodo delle forze migliori e più produttive comportava una grossa perdita per lo Stato che li aveva preparati, non compensato dal “poco oro” proveniente dall’estero.
      I principi base della nuova politica migratoria italiana, messa a punto proprio nel 1927, possono essere così riassunti:
      a) proibizione dell’emigrazione stabile;
      b) tolleranza della sola emigrazione temporanea perché vantaggiosa per l’economia nazionale e del privato cittadino;
      c) espansione economica, commerciale e culturale dell’Italia all’estero attraverso l’emigrazione qualificata di professionisti, tecnici e studenti;
      d) recupero spirituale delle comunità italiane fuori della patria.

  10. 1) i cattolici fanno più figli
    2)fare più figli giova all’ecomia
    3)i cattolici giovano all’economia
    4)i cattolici sono buoni e quindi non sono egoisti e aiutano chi ha bisogno
    5)le famiglie cattoliche sono più laboriose più risparmiatrici e educano ai valori cattolici
    5)essere cattolici(sotto la guida di Francesco) sarebbe la soluzione ai mali del mondo di oggi.
    6)i cattolici hanno anche un grande economista cattolico che li guida.

  11. …ma bisogna anche considerare che essere(o definirsi?) cattolici non automaticamente vuol dire essere buoni, e che ci potrebbero essere anche persone buone non credenti (perfino)o non cattoliche.

    1. Fatto salvo che Dio solo è buono ce lo dice Gesù quando chiamano Lui “Maestro buono”, umanamente parlando, certo ci possono essere persone buone non credenti (perfino) o non cattoliche…

      Certo più “buone” di me ce ne sono tante! 😉

          1. Giusi

            Indescrivibile! Troppo bello! Mi sono rimaste scolpite dentro soprattutto le risposte alle domande di sabato pomeriggio:

            http://it.radiovaticana.va/news/2013/05/19/testo_integrale_con_le_risposte_di_papa_francesco_durante_la_vegli/it1-693634

            Peraltro sono sempre riuscita a sedermi, sabato soffrendo un po’ perchè hanno aperto i varchi alle tre ma la gente si era accalcata da ore e a un certo punto si rischiava lo schiacciamento (ritengo, senza voler fare polemiche, che in certi casi bisogna essere più elastici sugli orari).

            Domenica invece nulla di tutto questo: alle otto ero già lì, varchi già aperti, mi sono seduta in prima fila dietro le transenne, in posizione strategica! Mi è passato davanti il Papa tre volte: quando ha cominciato il giro, quando è tornato e quando è andato via: per la serie per forza da lì doveva passare! Emozioni continue, ho pregato per tutti.

  12. Gianpaolo

    Noto un pizzico di sarcasmo e ironia irriverente da parte di “filosofiazzero” (io aggiungerei anche “logicazero”), circa quanto affermato dal Professore nell’intervista. Si ricordi, caro irriverente, che una cosa è dissentire legittimamente, un’altra è fare allusioni imbecilli e battute denigratorie e fuori luogo. Le consiglio più studio, più applicazione, e una buona dose di silenzio ignaziano.

    1. @Alvise senti, non so che ti frega di ‘ste statistiche… tu ferma famiglie che non siano extracomunitari (non che abbia nulla contro o che non esistano extracomunitari cattolici, ma solo perché la loro cultura sui figli è la stessa di noi italiani di 40/50 anni fa…) e che vedi hanno dai già dai 3 ai 5/6 e in su figli, e chiedigli se sono cristiani (non sto neanche a sottilizzare se cattolici o meno) e avrai la tua bella statistica sul campo!

      Poi ci fai sapere…

    2. Giusi

      Non lo so. Però non basta essere cattolici o dirsi tali. Ne conosco tanti coerenti ma altri si fanno la religione a modo loro. E’ vero che ci sono popoli che fanno più figli di noi pur non essendo cattolici. Ci sono anche cattolici divorziati o che rubano, non è un’equazione matematica. In mezzo c’è l’uomo, ogni uomo, con tutte le sue miserie.

    1. Giusi

      Anche ma non solo. Tutte le miserie. Conosco coppie benestanti che non fanno figli perchè devono viaggiare, divertirsi etc. e ne conosco pure che, in caso di “incidente di percorso”, ricorrono all’aborto. A parte che si può viaggiare anche con i figli, non ti pare egoista questo discorso? A proposito di miserie umane, sul sito del Corriere ho guardato questo video: un autentico concentrato di bestialità (ma forse è offensivo per le bestie)!

      http://video.corriere.it/flash/75767352-c16c-11e2-9182-3948fb309202

      “Non è possibile morire in Italia, bisogna andare in Svizzera robe da Medioevo!” Da brividi! Giuro che non farò più nemmeno una sua ricetta!

  13. solo una domanda: nell’ipotesi che tutti, in tutto il mondo, facciano più figli e ci sia una crescita costante della popolazione mondiale, con una vita media sempre più lunga, e un consumo di risorse in crescita (perchè i paesi in via di sviluppo consumano sempre di più), come pensate che la Terra possa sostentarci tutti? Il pianeta è uno solo, lo spazio “abitabile” e le risorse non sono illimitate… inoltre gli esseri umani tendono a considerare animali e piante come “cose” da sfruttare a proprio uso e consumo, abbiamo fatto estinguere numerose specie animali, devastato ecosistemi, desertificato laghi, e solo perchè abbiamo bisogno di più cibo, più cose, più crescita. Ma davvero possiamo crescere all’infinito? Non dovremmo, invece, iniziare a consumare di meno, smettere di mangiare animali (e avremmo molte più risorse vegetali per gli umani, oltre che rispettare creature innocenti), e smettere di inseguire l’immortalità?
    Oppure dobbiamo cercare un altro pianeta abitabile e distruggere anche quello?

    1. Gianpaolo

      E’ un commento talmente orientato sul piano ideologico e disinformato allo stesso tempo che merita di essere liquidato con un dato per lei schiacciante. Vi sono rapporti ONU che spiegano come le risorse del pianeta siano più di tre volte sufficienti a soddisfare la domanda, e senza considerare che se la popolazione crescesse crescerebbe anche la produzione. Si tratta semmai di ben distribuire le risorse, ma questo è un altro tema. Le consiglio di leggere due bei libri di Antonio Gaspari “Contro gli ambientalisti 1 e 2”, semplici e ben documentati, ma anche Carlo Stagnaro, per arrivare a Dambisa Moyo. Il suo vetero-ambientalismo progressista è ormai superato.

  14. appunto, “ben distribuire le risorse”. Qualcuno si sta davvero impegnando in tal senso? E comunque lei parla di “più di tre volte sufficienti”, che è ben diverso da “infinito”. La popolazione, comunque, non può crescere all’infinito, ci sarà pure un momento, anche tra centinaia d’anni, in cui non potrà più crescere, no? E, appunto, le risorse andranno distribuite, quindi noi dovremo necessariamente avere e consumare meno.
    http://www.neodemos.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=595
    Comunque,lei cita rapporti onu, io posso citare il rapporto dello Stockholm International Water Institute:
    http://life.wired.it/news/food/2012/08/28/dieta-futuro-2050-vegetariani.html

    insomma, credo che basti la logica elementare per capire che la terra è un ambiente finito, e che sia impensabile uno sviluppo demografico infinito, almeno sul lungo periodo. Probabilmente non saremo noi a vedere il collasso, e nemmeno i nostri nipoti, ma pensiamolo su periodi più lunghi…

    1. Gianpaolo

      Evidentemente parlo scrivo a un cieco, o parlo a un sordo. Tre volte tanto sa cosa significa? ed allo stato attuale, peraltro,, con una denatalità in occidente che ci ha portati ad essere un popolo di soli consumatori. Le sue affermazioni scivolano sul ghiacchio formatosi sui marciapiedi di Stoccolma. Ripeto: 3 volte tanto ad oggi. Pensi un pò quanto meglio si potrebbe stare se si crescesse. Lei lo sa che in Italia (la “cattolica” Italia…) il tasso di natalità è meno della metà di quello francese e che siamo sotto il tasso di sostituzione? Dia un’occhiata al sistema della “laicissima” Francia, dove il welfare funziona e dove il tasso di natalità è sopra il 2,4 % circa. Il governo francese ha capito che senza crescita della popolazione non può esserci sviluppo
      La sua logica elementare che le fa pensare che la terra è un ambiente finito mi ricorda tanto le teorie del club di ROma del 1972. Lascio alla sua curiosità e a quella dei gentili lettori di questo bel blog cosa prevedevano questi soloni e cosa è veramente successo.

  15. Anonimo

    Sarei molto curioso di sapere quali rapporti Onu affermano che ci sono tre volte le risorse necessarie per soddisfare la domanda. Inoltre non colgo il senso dell’affermazione di Giampaolo, secondo cui “se la popolazione crescesse crescerebbe anche la produzione”: se raddoppiasse la popolazione in Italia, ma se nel contempo la produzione aumentasse del 50%, allora ci troveremmo tutti con il 75% di prodotto a disposizione rispetto a prima.
    Inoltre, basta confrontare l’elenco per nazione del tasso di nascite annuo con quello del Pil pro capite per trovare al massimo una correlazione contraria (cioè: più popolazione, meno PIL pro capite).

    Anch’io posso confermare che, da quello che so, la decrescita felice non parla di diminuire il numero di figli; per quanto riguarda il resto del post, non saprei che dire, visto che non mi sento per niente coinvolto dall’argomento “fare tanti figli per risolvere i problemi del mondo”.

  16. …mi sembra di potere essere d’accordo con Anonimo.
    Anche per i cattolici, credo, alla fine, la strada maestra dovrebbe essere verso uno stile di vita più sobrio (anche nel procreare?).
    Il fatto è che non è facile mettere d’accordo le esigenze (giuste o sbagliate che siano) di tutti i popoli della terra.
    Il mondo gira e noi con lui!

  17. Ettore Gotti Tedeschi: “Il derivato è uno altro strumento di per sé neutro che può essere utilizzato opportunamente o no. Ma è anche il tipico strumento sofisticato “sfuggito di mano” all’uomo immaturo, come Giovanni PaoloII aveva previsto nell’Enciclica Sollecitudo rei socialis.”

    Come è immaturo l’uomo! (da che pulpito!)

  18. Gianpaolo

    Passare da Ashantyr l’Indiano, amante di Stoccolma e dei suoi terreni impervi, fino ad un nobilissimo Anonimo, per toccare le vette con il guascone e mordace “filosofiazzero”. Caro Anonimo, in dieci righe è riuscito a contraddirsi 7 volte. Abbia pazienza, non è necessario volersi cimentare in tutte le materie possibile. Le faccio una domanda: se la popolazione non cresce come può crescere il PIL? Lei mi risponderà: aumentando i consumi. COrretto. Ma fino a che punto? E come la mettiamo con la’umento dei costi fissi (+ vecchi, più pensioni) ? Lei e “filosofiazzero” sapete che siamo ad un tasso demografico negativo? Ora capite perchè le tasse non si possono abbassare? Avete deciso che si stava meglio in pochi, ma avete amaramente scoperto che siamo tutti più poveri proprio per questo motivo. Saluti – Gianpaolo

    1. Anonimo

      Gianpaolo,

      Quali contraddizioni? Non mi pare di aver espresso 7 concetti, figuriamoci altrettante contraddizioni… E, soprattutto, quali sono i documenti e le relazioni dell’Onu che ha citato e che dimostrerebbero così tante risorse disponibili e capaci addirittura di coprire la domanda del triplo degli abitanti attuali?
      Ce lo scriva, anche noi siamo curiosi.

      Buona serata.

      1. Gianpaolo

        Caro Anonimo ansioso di sapere, umile e cattolico, lei parte da un presupposto errato ed evidentemente la considerazione è sbagliata e così lo è la conclusione. La sua premessa è che le risorse sono date. La storia ci dice esattamente il contrario: nessuna risorsa si è mai esaurita nell´avventura umana e nessuna risorsa mai si esaurirà.Nel lungo termine, non affatto è corretto affermare che le risorse
        sono finite. Perfino il dato che le ho dato è un dato empirico frutto di una proiezione dell’ONU rispetto allo stato attuale. In senso economico – cioè, nel rapporto tra domanda e offerta – le
        risorse sono anzi infinite. Ciò grazie al buon funzionamento del mercato (che fornisce la
        cornice istituzionale in grado di armonizzare domanda e offerta presenti e future) e all’ingegno
        umano. Certo, se lei si è formato con Don Alex Zanotelli e magari le piace anche Don Gallo e si mette la spilletta di quei paraculi di Greenpeace e WWF, allora capisco che faccia un pò fatica. Se vuole capire i drammi del controllo demografico, dia un’occhiata a al testo di Bernd Jan Sikken et al., “The future of pensions and healthcare in a rapidly ageing world” Scenarios to 2030, World Economic Forum, 2008. Best regards

        1. Anonimo

          Gianpaolo

          A proposito delle fonti della Sua affermazione, secondo la quale ci sarebbero abbastanza risorse per coprire la domanda del triplo della popolazione attuale Lei è passato da “rapporti ONU” a “una proiezione”, ma ancora senza citare i (il?) documenti a prova di quanto detto, ma un paper sulle pensioni e sull’assistenza sanitaria future.
          Visto questo aspetto, associato al un gratuito sproloquio dal tono canzonatorio nei miei confronti (decisamente fuori argomento), ne deduco che quello che ha detto non è dimostrato né trova riscontro da nessuna parte, ma si tratta di elaborazioni Sue personali,

          Francamente non trovo alcun senso nel parlare sul nulla, per cui, in attesa di prove, mi fermo qui.

          1. Gianpaolo

            Anonimo, il mio tono canzonatorio è molto meglio del suo atteggiamento da “primo banco a sinistra”. Non vivo con l’index dei rapporti ONU a fianco, di cui ho letto in passato più volte e ahimè non ho qui accanto i riferimenti. Le posso snocciolare i testi dove potrà trovare fior di commenti a detto rapporto: come le ho scritto prima si veda Gaspari, Stagnaro, la Moyo, perfino il bravo Rosina della Cattolica lo ha spiegato a una recente conferenza. Credo basti. Se poi dal primo banco si vuole alzare e spiegarci come aumenta il PIL se la popolazione non aumenta, siamo tutti qui ad ascoltarla.

  19. Dal pulpito bancario. Non è una questione morale, il guaio(per quello che se ne sa) è stato bancario.
    Certo le Banche non sono né cattive né buone (dice Gotti Tedeschi) di per sé, siamo noi immaturi che ne abbiamo abusato(noi chi?) Come dire che non è Dio a volere il male, ma lo permette, sta a noi scegliere il bene.

    p.s. quanti figlioli si dovrebbe fare subito e poi continuare per invertire la tendenza all’aumento dei vecchi?

    1. Gianpaolo

      caro “filosofiazzero”, le giuro, lei mi sta davvero simpatico, è guascone e provocatorio allo stesso tempo, caustico e consapevole di fare il passo un pò più lungo della gamba. con riferimento a quanto sopra, lei trascura un concetto fondamentale: la responsabilità è personale. un errore fondamentale che non dobbiamo commettere è – come ben spiega il Prof. da molto tempo, ma sopratutto come spiega BXVI nella Caritas in Veritate – quello di imputare agli strumenti le colpe che invece vanno date agli uomini. se non distinguiamo fini da mezzi avremo sempre una confusione che sfocierà nel populismo alla “grillo”. le banche sono uno strumento, così come lo sono i derivati, la finanza, il capitalismo…l’economia stessa. La Caritas ce lo spiega meravigliosamente. Sullo sviluppo e la demografia…mi faccia dire: siamo in fondo al burrone, in una situazione che è la peggiore in termini demografici (sotto il tasso di sostituzone!)…e ci preoccupiamo dell’estremo opposto? cerchiamo di avere fiducia nel futuro: il tema offerto e spiegato dal Prof è di natura economica, non morale come alcuni cattoprogressisti vogliono intendere.

  20. …le assicuro caro Giampaolo che io non ho nessuna ragione (ma forse mi illudo) di sentirmi responsabile della crisi economica in atto, come anche non mi aspetto nulla da nessuno. Dovrebbe invece sentirsi, casomai, responsabile il Professore insieme a tutti gli altri professori e simili della sua categoria. Io non imputo le colpe agli strumenti, ma ai cattivi manovratori di questi strumenti (le banche e in particolare i loro capi).
    Se siamo sotto il tasso di sostituzione verrano altri a sostituirci augurandoci che questi altri vengano assunti regolarmente (come in altri paesi d’Europa)così da poter pagare i contributi necessari ai fondi per le pensioni.

    Veritas in Caritate! (per chi crede nella Veritas)

    1. Gianpaolo

      Mi chiedo chi possa sostituirci, ormai. Quanto al Professore, evidentemente conosce poco la sua storia e il suo profilo. Lo ritengo un esempio di coerenza e integerrima onesta’, al punto che – sotto gli occhi di tutti – ha pagato la sua coerenza e la volonta’ di trasparenza all interno della stessa Chiesa. Veda un po’ lei…

    1. Gianpaolo

      Appunto. Esempio di responsabilita’, il Prof. Cosi’ come altri ottimi banchieri che hanno saputo risanare banche in dissesto guardando al lungo termine piuttosto che al breve o ai facili guadagni. Torniamo a persone come il Prof e come quei banchieri. Di questo abbiamo bisogno. Fortemente.

  21. “La crisi? E’ colpa di tutti e di nessuno secondo la classe dirigente italiana. Per la prima banca del Paese, Intesa SanPaolo, infatti, la stretta sul credito non esiste e la colpa della crisi è tutta della politica che stenta a varare le riforme strutturali. Per la Confindustria, invece, siamo di fronte ad una stretta nei finanziamenti concessi dalle banche senza pari nella storia del Dopoguerra”.

  22. in Italia c’è denatalità, nel resto del mondo decisamente no. Facciamo pochi figli in Italia? beh, ci sono tantissimi giovani di altri luoghi del mondo che stanno venendo da noi e di certo non avranno problemi a sostituire le nostre poco prolifiche famiglie (e non ci vedo niente di male, siamo tutti esseri umani e da sempre le popolazioni umane migrano, si mischiano, e in una nazione una popolazione può essere soppiantata da un’altra). Quindi direi che PROBLEMI di denatalità mondiale non ne abbiamo di certo. Comunque ancora non ho avuto una risposta sensata: riguardo alle “risorse infinite”. Ok che, finora, le risorse sono bastate per tutti, ma consideriamo anche che fino a poche centinaia d’anni fa il tasso di crescita era molto basso, per via delle diverse condizioni socioeconomiche e tecnologiche. Adesso la mortalità infantile, nei paesi sviluppati, è quasi azzerata, si vive sempre di più, e il tasso di crescita è molti più veloce. Ma immaginiamo un “idilliaco futuro” in cui NON CI SIA denatalità, ma tutte le famiglie facciano 4 o 5 figli. immaginiamo una popolazione che continui infinitamente a crescere… In che modo UN pianeta FINITO potrebbe ospitare una INFINITA crescita??? Ma si rende conto che già adesso abbiamo depauperato in modo incredibile gli oceani? che, per dire, il tonno rosso è già quasi estinto?
    http://www.ilmattino.it/tecnologia/scienza/un_mare_senza_pesci_la_strage_negli_oceani_che_terrorizza_il_mondo/notizie/147314.shtml
    http://www.slowfood.it/slowfish/pagine/ita/news/dettaglio_news.lasso?-idn=96
    e ripeto, il problema della denatalità è tale solo in termini di “nazione”. L’immigrazione sopperisce perfettamente alla denatalità. Ha importanza, dopotutto, il colore della pelle di chi abita in Italia?

    1. JoeTurner

      allora sarà un caso che il paese più arrembante dal punto di vista economico è quello più popolato

    2. Alessandro

      “L’immigrazione sopperisce perfettamente alla denatalità. Ha importanza, dopotutto, il colore della pelle di chi abita in Italia?”

      No, l’immigrazione non sopperisce alla denatalità.

      “se è vero che a livello nazionale l’immagine di un modello riproduttivo dove “si mettono al mondo più figli” ed “in età più giovane” accompagna la donna straniera e la contrappone a quella italiana (Istat, 2007), è altrettanto vero che la persistenza e l’intensità di tale supremazia presentano forti legami con il contesto di vita e il livello di inserimento degli immigrati nelle singole realtà locali. A ben vedere, il numero medio di figli per donna non è affatto detto che sia ovunque oltre la soglia delle due unità che garantiscono il ricambio generazionale (e quindi la tanto enfatizzata azione di contrasto al calo demografico della popolazione italiana). Ci sono province per le quali l’indicatore segnala una fecondità tra le straniere che risulta inferiore persino al valore medio che caratterizza il complesso delle donne italiane. È vero che ciò vale solo per 10 province, tutte localizzate nel mezzogiorno (in Campania, Molise, Basilicata e Sardegna), ma ce ne sono altre 50 – per la gran parte ancora nel mezzogiorno e nel centro – in cui le donne straniere, pur superando la media nazionale delle autoctone, restano comunque al di sotto della soglia dei due figli pro capite…

      In conclusione, l’adattamento della popolazione immigrata ai condizionamenti del contesto locale che determinano le scelte di contenimento della fecondità sembra avere nel complesso un certo riscontro. Alle “isole felici” di alcune realtà provinciali si contrappone un ampio ventaglio di situazioni in cui la tanto enfatizzata “soluzione migratoria” al problema delle culle vuote, sembra decisamente destinata a ridimensionarsi.”

      http://www.neodemos.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=286

      1. Alessandro

        “E non si può neppure contare, come qualcuno ha teorizzato, sul ruolo di “riempimento delle culle” assegnato alla popolazione immigrata. Infatti, la bassa fecondità non ha nazionalità quando si condividono le difficoltà nel far crescere la famiglia. L’adattamento della popolazione straniera ai modelli riproduttivi autoctoni procede veloce, e ciò vale soprattutto nel contesto delle grandi realtà metropolitane, dove le donne immigrate vanno esprimendo livelli di fecondità già spesso al di sotto del ricambio generazionale. In proposito, le valutazioni più recenti indicano, ad esempio, 1,9 figli per donna a Milano, 1,6 a Palermo, 1,5 a Roma, 1,4 a Napoli.”

        http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1349391

        1. Alessandro

          “Il tasso di fecondità totale delle straniere è in rapida discesa da alcuni anni: dal 2.6 del 2004 è passato al 2.1 del 2011, contro un TFT delle italiane sostanzialmente fermo a 1.3…

          Le migranti non sono certamente avulse nei loro comportamenti dal contesto migratorio con il quale interagiscono in termini di limitazioni e opportunità. Le donne immigrate per lavoro, che rappresentano la maggioranza della popolazione femminile di prima generazione (46,3%), sono caratterizzate da un ridotto numero di figli, sia ideale sia effettivo. Quelle tra loro che giungono in Italia senza figli, inoltre, tendono a ritardare la transizione alla maternità e con percorsi simili, pur se non identici nella cadenza e nell’intensità finale, a quelli delle donne italiane. Viene da pensare, e alcuni studi iniziano a confermarlo, che queste donne – per lo più badanti, domestiche e baby sitter – chiamate ad incarnare il vero welfare di sostegno alle donne italiane soffrano anch’essere e in maniera più grave degli stessi problemi di conciliazione delle loro datrici di lavoro. E forse anche di più, poiché spesso la loro famiglia è rimasta altrove.

          A dare il loro contributo alla fecondità, che tanto servirebbe all’Italia, rimangono così in prima linea le migranti familiari, che non si mettono in gioco sul mercato del lavoro, ma la cui fecondità finale, dopo la fiammata post migrazione segnalata dal tasso di fecondità totale del primo decennio degli anni 2000, non dovrebbe discostarsi troppo dai 2 figli per donna”

          http://www.neodemos.it/index.php?file=onenews&form_id_notizia=631

  23. Gianpaolo

    Le due cose sono correlate. Ad ogni modo, la responsabilità è personale, e chi prende decisioni tutti i giorni si misura con queste responsabilità. Generizzare sulla categoria dei “banchieri” è di per sè un errore di principio.
    Invece c’è un tema molto importante,che è generazionale a mio parere. Faccia caso ai rampanti 45-50enni (con le dovute eccezioni) rispetto ad alcuni 65-70enni (con altrettante eccezioni). Il livello di formazione e capacità è cambiato molto.

  24. Gianpaolo

    Ashantyr, mi perdoni, per lei è più importante il tonno rosso, io invece conto che grazie all’applicazione della legge sull’aborto in Italia NON sono nati 5 milioni di individui. L’immigrazione non sopperisce alla denatalità e lo vediamo tutti i giorni. L’Istat ha recentemente dimostrato che il rapporto tra PIL generato dagli immigrati in Italia e costo sociale degli stessi assorbiti dal sistema Italia (i.e. le mie e le sue tasse) è 1 a 4.
    Capisce che non solo non sopperisce ma costituisce un costo molto gravoso. Lei continua estremizzare per motivare teorie catastrofiche (la smetta di estremizzare : tra 0 o 1 figlio e 5 figli c’è la paternità responsabile, concetto che può anche approfondire nel catechismo della Chiesa Cattolica). Il tema della denatalità non riguarda una nazione, riguarda l’occidente. Si veda i dati: la popolazione in Occidente è la stessa di 40 anni fa. Dove invece la popolazione è cresciuta di più i tassi di sviluppo sono aumentati in via correlata.

  25. vale

    a margine, oltretutto, e spesso e volentieri immigrazione che non ha nessuna intenzione di “integrarsi”, ma solo di “sostituirsi” agli autoctoni. cancellandone o sostituendone la cultura.

  26. Giampaolo, abbia pazienza, sicuramente Gotti Tedeschi come tutti i suoi colleghi bancari economisti professori e seguito.sarà una bravissima persona e meglio, anche, perfino, di tante altre, ma torniamo all’inizio del discorso.
    Qualcheduno dice che la crescita della popolazione porterebbe a una crescita dell’economia e del benessere.
    Più persone più produzione più consumo più tasse più servizi…
    Altri invece che no, che siamo già tanti, che non è perché siamo a crescita zero che siamo in crisi,e inoltre più numero più problemi relativi alle risorse, dell’inquinamento eccetra.
    Chi dice una cosa, chi un’altra e credono tutti di avere ragione.
    Come fare a sapere chi è nel giusto? Chi dice che c’è paesi popolosissimi in crescita, chi fa osservare che più di mezza popolazione mondiale è nella merda (o peggio) chi parla di riserve o nuove materie ancora abbondanti senza poi contare sulla tecnica e le sue escogitazioni future, chi dice che siamo al lumicino, chi l’effetto serra, chi che non è vero, chi la guerra come risorsa, chi la pace e i commerci…
    Che fare? Voi dite facciamo figli e si vedrà. Altri non li vogliono fare i figli. Voi dite che è peccato. Altri non sono d’ccordo.
    Come dicevo, ma anche la mia, ovviamente, è solo un’opinione, il mondo, intanto, gira, e noi con lui.

    1. Gianpaolo

      Guardi, non c’è dubbio che il mondo giri, e noi con lui. Ma facciamo un pò d’ordine. Proviamo ad approfondire e proviamo soprattutto a “testare”l’affidabilità dei catastrofisti. Le faccio un esempio: 40 anni fa quei catastrofisti che dicono che mezzo mondo è nella merda, dicevano che in asia nel 2000 sarebbero morti milioni di persone, causa la povertà (vedasi I Limiti dello Sviluppo, elaborato dal Club di Roma – un ristretto club di soloni accademici dei Lincei etc.). Ebbene, oggi siamo nel 2013, mi dica Lei che cosa è successo in Asia. L’opposto. Esattamente l’opposto. A seguito del processo di delocalizzazione delle produzioni (grazie alla manodopera a bsso costo) il PIL di questi paesi è cresciuto esponenzialmente, si sono anche sviluppati come popolazione,e la domanda interna è altrettanto cresciuta. Oggi la Cina è la prima potenza economica, ha il 25 % del debito americano in tasca. Capisce? Mentre in US si faceva turboconsumismo e crescita a debito, questi crescevano esponenzialmente, con la conseguenza che oggi i cinesini a basso costo sono una potenza economica primaria. Io lo vedo nelle professioni: 20 anni fa ancor li immaginavamo dietro la cortina, oggi escono dalle migliori università americane e hanno fame, grinta, determinazione impressionanti. E noi in Occidente? Il Prof ha ragione a mio parere a sottolineare che ci siamo fatti condizionare da una cultura malthusiana che era un’illusione, che cioè frenandoci nella riproduzione saremmo stati meglio. Beh, non mi pare, i costi fissi sono aumentati drammaticamente, la tassazione è schizzata verso l’alto…e non vado oltre. IL Prof ci spiega bene che cosa è successo.Sa qual’è la verità,caro amico? che questa rabbia che abbiamo dentro dovremmo canalizzarla nel miglior modo andando a prendere tutti quegli intellettuali da strapazzo che hanno influenzato la società negli ultimi 40 anni e processarli per le infami teorie che hanno esposto. I Giovanni Sartori, gli Al Gore, ad esempio. Qui non c’entra nulla essere cattolici o non cattolici. Qui il tema è di pregnanza economica, civile, sociologica, etica. Riguarda ognuno di noi.

  27. vale

    un conto sono le opinioni. un conto i dati. tanto per citare: le bufale del club di roma si sono dimostrate tali. e pure tutte le altre fesserie sulla prossima ventura fine delle risorse.
    un fatto, mi pare , incontrovertibile: in genere chi lavora tende a creare più ricchezza-anche attraverso il risparmio- di quel che consuma. da quì la ricchezza che non corrisponde-ovviamente- alla moneta in circolazione.
    anche la mia è un’opinione: come ricordava Paneroni, è il sole che gira intoorno alla terra, o bestie!

  28. Sì, la Cina. è al primo posto.
    Sì, tutti gli allarmi erano falsi allarmi.
    No, non sono morti milioni di persone in Asia.
    Sì, Gotti Tedeschi è un grande.
    Ma come fare a cambiare, noi? Ingravidando a più non posso?
    Popolando l’Italia di famiglie Miriano?

    1. Gianpaolo

      Mi piace molto il suo pragmatismo. Io prometto di darmi da fare. del resto quale miglior investimento dei figli?

  29. Lidia

    Mesi fa se uno diceva che era per l’ambiente e gli animali era un pericoloso comunista anti-cristiano (ricordo vagamente un post in cui si irridevano a vario titolo “i verdi”); da quando il Papa nell’omelia di inizio Pontificato ha messo la cura per il creato ai primi posti forse si ammette che si può essere contro le pellicce e l’inquinamento planetario ED essere cristiani.
    La Cina cresce, ma la gente a Pechino muore di cancro ai polmoni perché l’inquinamento è ormai a livelli insopportabili.
    Io dico “facciamo più figli, ma curiamo l’ambiente, perché i suddetti figli un’aria da respirare (e un tonno rosso da mangiare) ce la dovranno pur avere…”.
    E se il modello la Cina, che cresce a botte di lavoro da schiavi e minorile, dico anche no, grazie.

    1. Alessandro

      Papa Francesco ha parlato di cura per il creato né più né meno di come fecero Benedetto XVI e Giovanni Paolo II ecc.
      E la “cura per il creato”, nel Magistero della Chiesa, ha poco a che vedere con l’essere pro o contro le pellice.

      http://www.cesnur.org/2009/mi_pace.htm

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