di Matteo Donadoni
Le tristi vicende di questi giorni riguardanti i maltrattamenti di bambini in un asilo statale di Roma mi hanno riportato alla mente lo schiaffo che ricevetti in terza liceo. Ovviamente, situazione, entità e gravità del fatto non sono minimamente paragonabili: si tratta d’innocenti maltrattati ed umiliati nel fisico e nell’anima. Ferite troppo profonde per rimarginarsi completamente. Accade troppo spesso, e per certi accadimenti non esistono scusanti di sorta.
Pertanto l’accostamento è meramente un fatto d’involontarietà cerebrale, un’associazione d’immagini scaturita da sé dall’antro recondito della memoria. Il mio caso invece fu ben altro affare.
Ebbene, accadde che a due mesi dall’esame di maturità feci in un tema di storia il mio primo (ed unico) errore di ortografia. Fu così che il professor Guarnieri (un “capitano” da Club degli Imperatori) di cui conservo il ricordo come del Mentore della mia adolescenza culturale, mi diede una sberla in pieno viso, di fronte a tutti. La mia amica Vera accorse con sguardo compassionevole, consigliandomi freddamente di denunciarlo. Ah le donne…
Per me, invece, quel gesto fu l’equivalente scolastico dell’alapa militaris. Da quel momento, in qualche modo, capii. Come il legionario da quel momento sa che servirà la sua Patria fino al sacrificio supremo ed il cresimando diventa adulto agli occhi di Dio e soldato di Cristo, io capii che era giusto; non era stato per l’errore, ero stato percosso per tutto il resto, me l’ero meritato, anzi, per qualche oscuro meccanismo della mente, fu una liberazione. Contemporaneamente fu un’intuizione, all’epoca non mi era del tutto chiaro come, ma dovevo cambiare rotta o mi sarei schiantato sugli scogli.
Il poeta e saggista filoconfederato Allen Tate, in quello che divenne il romanzo di formazione dei giovani americani fino al secondo dopoguerra, scrive: «I presagi son quei segnali di cose future che riconosciamo quando il futuro è ormai scivolato nel passato» (I nostri padri, p. 237.) Infatti, se del gesto mi sfuggì la piena comprensione, non così l’intenzionalità profetica (e latrice del fallimento che sarei stato) di quel gesto maieutico, gravido di una verità agghiacciante e sorda. Stavo sprecando la mia vita.
In un recente articolo apparso sulla rivista Il Timone – affrettatevi ad abbonarvi – l’ottimo Rino Cammilleri parlava dell’unico talento donatogli da Dio: il saper scrivere. Ecco, anche io per molti anni, come in un eterno ritorno mentale della parabola dei talenti, mi sono chiesto quali fossero i doni che l’Onnipotente si fosse degnato di effondere sul corrispondente spirituale di un gracile (allora) corpicino.
Ora, se leggesse come scrivo oggi, il buon Guarnieri non sarebbe accigliato, sarebbe furibondo. Credo infatti di trasgredire puntualmente ad ogni suo consiglio – mi sembra di udirne nitida ancora la voce. Eppure, se oggi sono quello che sono nel bene e nel male, è merito e responsabilità sua più che di ogni altro docente che ho incontrato. Perché ora lo so, il mio è un mezzo-talento. Un mezzo talento, o un talentino, che ho avuto la protervia di andare seppellire in un campo, dove, tacito, è rimasto per anni, e non come se fosse un tesoro, ma come un cadavere. Avevo paura di essere me stesso, sembra assurdo, ma vedo la stessa dinamica in molti bambini. Per questo, non solo è necessario che i nostri figli imparino a memoria le tabelline e sappiano da dove vengono per non essere foglie inconsapevoli di essere cresciute sopra i rami, ma è necessario che sappiano lottare per se stessi, per affermare il proprio posto nel mondo, il proprio diritto di figli di Dio. Che sappiano spendere la propria vita per ciò che è giusto e vero.
Nella vita, come del resto nella Storia – ma non rivelatelo agli storici –, c’è un filo rosso che tutto collega e tutto spiega: a volte è un groviglio tremendo ed incomprensibile, altre si dipana in modo sorprendentemente semplice. Tutto mi fu definitivamente chiaro quando mi ritrovai fra centomila persone in Piazza san Pietro, durante la messa di Bergoglio per i cresimandi. E così lo è magnificentemente oggi, in questo pomeriggio di sole e rovesci.
Rivolgendosi ai giovani il Pontefice li ha invitati in modo diretto e sorprendente a mettersi in gioco, ad essere protagonisti: «Giocate la vita per grandi ideali». «Scommettete su grandi ideali, su cose grandi, non siamo stati scelti dal Signore per “cosine” piccole ma per cose grandi», questo dobbiamo insegnare ai nostri figli, secondo l’età certamente, e senza dimenticarci di Enea e del padre Anchise, né di Talete che cadde nel fosso. Ma è essenziale sapere che c’è questo filo rosso, che poi è il progetto del Padre sulle nostre vite, e che dobbiamo sforzarci di riconoscerlo e sceglierlo. A volte dovremo persino trovare il coraggio di accettarlo, perché nel suo ineffabile mistero esso potrà rivelarsi pregno di tribolazioni.
Perché come dice Papa Francesco: «Il cammino della Chiesa, anche il nostro cammino cristiano, non sono sempre facili, incontrano difficoltà, tribolazioni». «Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre zone d’ombra, è un cammino che incontra ostacoli, fuori di noi, nel mondo» ma «anche dentro di noi». Ma queste «tribolazioni, fanno parte della strada per giungere alla gloria di Dio». Che, in fondo, è ciò che più conta.
l’antico schiaffetto del Vescovo ci rendeva soldati?…chi non viene schiaffeggiato è un nonsoldato?… valgono pure gli schiaffi invisibili?… i segni dei tempi non colti sono anch’essi schiaffi quando ce ne accorgiamo?… l’amore gratuito che si fa fatica ad accogliere è uno schiaffo? la tensione che non raggiunge ciò cui anela è uno schiaffo? … che cosa è uno schiaffo dato? secondo me è una occasione persa per non darselo … il peccato va schiaffeggiato non il peccatore … [ti racconto una storia vera: anni fa una bimba figlia (prima mia) non la smetteva di infastidirmi mentre ero alla guida dell’auto, una donna (unica sposa mia) mi “incita” a percuoterla con schiaffetto … ancora ricordo con dolore l’assalto del Nemico che mi ha animato col suo spirito maligno … e pensare che ho avuto una giovinezza violenta da violento, quidi perché commuovermi ora perché compatire adesso ancora?… come si sa il matrimonio è sacramento e tra sposo sposa figli circola lo Spirito Santo dolce consolatore paraclito che ancora mi sta accanto correggendomi mentre scrivo questo è il vero SCHIAFFO CHE RENDE SOLDATI DI CRISTO DIO AMORE.AMEN.]
…non esiste nessun filo rosso né nella nostra vita né tantomeno nella storia dell’umanità (cosiddetta)
Il che non toglie che: “fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtude e canoscenza (Ulisse che parla, non S. Paolo)!
Oppure semplicemente si è incapaci dei vederlo! Sia quello della propria storia, sia quello della Storia dell’Umanità…
Non importa che “colore” sia. Potrebbe anche essere fosforescente. Chi non vuole (o non può) vedere … non vede
er filosofo è pure dogmatico vista la sicumera nell’affermare concetti indimostrabili.
Bel post.
In questo momento guardo la mia vita con una domanda enorme a Dio di farmi vedere dov’è finito il filo rosso che avevo visto così semplicemente ad un certo punto. Il filo che avevo pensato io era diverso, più diritto (a vederlo dalla mia prospettiva) e magari nemmeno rosso. Ora un certo numero di schiaffi mi dicono che invece del mio filo non c’é del tutto traccia: le alternative sono rimanere sballottata tra uno schiaffo e l’altro o chiedere con insistenza di trovare il filo rosso famoso, che é poi fatto di tutte le “cose grandi” che il Signore vuole da me. La prima cosa grande tra l’altro é probabilmente il buttare via il mio filo e seguire (accettare) quello rosso: l’unica via che ho per portare frutto.
Grazie a tutti.
@ausonio: senza giustificare niente e nessuno. sappi che i bambini non hanno paura delle botte, ma delle ingiustizie. Mio padre mi ha dato un solo schiaffo in tutta la vita, mia madre me le ha suonate di santa ragione, eppure non le porto rancore, ma fatico a perdonare mio padre per avermi mentito 2 sole volte.
Ovviamente c’è schiaffo e schiaffo, ma credo che quando è ora male non faccia, anzi. A me sono serviti quelli giusti. Gli altri no, anzi!
«Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario». George Orwell
Vi consiglio RADIO SMITH
http://www.radiosmith.it/
OT
Ma un minuto di silenzio per la retrocessione dell’Ascoli in Lega Pro lo vogliamo fare? :(:(:(
Fra Filippo Maria: fatto! Per solidarietà francescana… 😉
Ahi! 🙁
Filippo Maria, vorrà dire che ti consolerai con un ascolano che alza la coppa Italia 😉 (vero Matteo?)
Che notizia! Intendi dire che torna in porta Massimo Cacciatori al posto di Marchetti?….
No, voleva dire che le speranze della Roma di vincere la Coppa Italia (e le uniche soddisfazioni di Ascoli calcistica), sono in parte nella mani di un ascolano doc: Mattia Destro, che ieri, oltre ad aver fatto un bellissimo goal ha segnato pure di sinistro!!! Quando si dice giocare la propria vita per grandi ideali… 😉
Bergamasco…
ah ecco, adesso ho capito!
speriamo bene! Forza magica Roma
Ottimo articolo! Noi insegnanti abbiamo una enorme responsabilità, non dovremo scordarlo mai: i giovani adulti che ci vengono affidati cresceranno più o meno “forgiati” anche dal nostro lavoro, dalle nostre parole, dal nostro esempio e dalla cura che ci prendiamo di loro: ossia dal nostro essere Educatori. Alcuni di noi, purtroppo, dimenticano talvolta di esserlo e le conseguenze possono essere anche davvero gravi. Anche quando siamo più stanchi e sfiduciati, non smettiamo di indicare ai nostri ragazzi una misura alta del vivere ed accompagnamoli ad arrivarci. Complimenti al Prof. Guarnieri e al suo alunno migliore!
Errata corrige: “non dovremmo etc….”
troppo buona, ma l’alunno migliore non ero io 😉
Caro Matteo, l’alunno migliore non è (quasi mai) quello con la media di voti più alta (se questo intendevi suggerire con l’occhiolino): quello semmai è il più studioso. L’alunno migliore è quello che impara la vita, che accoglie l’eredità, che a sua volta insegna all’insegnante e lo mette in crisi, che accoglie la proposta del suo mentore e ne fa crescita per se stesso. Le parole del tuo post suggeriscono al mio cuore di prof. che sì, l’alunno migliore eri proprio tu! Ancora complimenti e … “un applauso a tutti noi che impariamo”!
Sono sicuro che molti tuoi alunni ti ricordano con gratitudine ed affetto.
Grazie!
L’ha ribloggato su noncerosasenzaspine.
Matteo Donadoni: mi piace tantissimissimo questo post!
grazie giuly 😉
Davvero ottimo post, Matteo. Scrittura agile, leggera e elegante, contenuti profondi. È un altro tassello per la riconquista dell’autorità di stampo paterno, al contempo rigorosa e tenera, giusta e misericordiosa come nella – giustamente – celebre parabola evangelica.
Detto da un grande. Lo apprezzo molto. Grazie.
caspita mi sa che mi sono introdotto inopportunamente in una discussione GRANDE tra GRANDI … spero mi perdoniate l’irruenza … e lo scritto scurrile … comunque quello che ho scritto lo penso …
Mi sembra di cogliere una punta d’acidità… o una pinta…
Grazie Matteo del bellissimo post, per me è come un altro segnale della Provvidenza che continua a indicare la strada. Mi ha colpito in particolare l’immagine delle foglie inconsapevoli, mi fa venire in mente quelle voci intorno a noi che ci vorrebbero far dimenticare le nostre origini e convincere di essere nati sotto un cavolo (e di quanto ciò sia trendy), come se padre e madre non fossero che incidenti casuali.
Infatti stavo per scrivere “sotto il cavolo” ma poi ho optato per le foglie…
Salmo 131
1 Canto delle salite. Di Davide.
Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.
2 Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.
3 Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.
Matteo no non c’è acidità … ti prego di non mettermi in bocca nulla se non dolcezza tenerezza fraternità amore Amore … se no mi costringi a scrivere che tutto è puro per i puri: oppure, nell’acidità che tu mi metti in bocca – dipingendone la quantità a punte o pinte – allorché prendo d’atto di essermi imbattuto in una discussione più “grande” fatta da “grandi” in cui forse, non avrei dovuto e voluto intrufolarmi, c’è analogia con colui che corregge il fratello proprio nei comportamenti che gli sono usitati e usuali, a dimostrazione che la correzione fraterna è in definitiva un’autocorrezione: ti consiglio di bere un po’ di citrata! (scherzo) … ciao carissimo amico fratello in Gesù Cristo … Nella vita, come del resto nella Storia – ma non rivelatelo agli storici –, c’è un filo rosso che tutto collega e tutto spiega: a volte è un groviglio tremendo ed incomprensibile, altre si dipana in modo sorprendentemente semplice. Tutto mi fu definitivamente chiaro quando mi ritrovai fra centomila persone in Piazza san Pietro, durante la messa di Bergoglio per i cresimandi. E così lo è magnificentemente oggi, in questo pomeriggio di sole e rovesci.
Rivolgendosi ai giovani il Pontefice li ha invitati in modo diretto e sorprendente a mettersi in gioco, ad essere protagonisti: «Giocate la vita per grandi ideali». «Scommettete su grandi ideali, su cose grandi, non siamo stati scelti dal Signore per “cosine” piccole ma per cose grandi», questo dobbiamo insegnare ai nostri figli, secondo l’età certamente, e senza dimenticarci di Enea e del padre Anchise, né di Talete che cadde nel fosso. Ma è essenziale sapere che c’è questo filo rosso, che poi è il progetto del Padre sulle nostre vite, e che dobbiamo sforzarci di riconoscerlo e sceglierlo. A volte dovremo persino trovare il coraggio di accettarlo, perché nel suo ineffabile mistero esso potrà rivelarsi pregno di tribolazioni.
Perché come dice Papa Francesco: «Il cammino della Chiesa, anche il nostro cammino cristiano, non sono sempre facili, incontrano difficoltà, tribolazioni». «Seguire il Signore, lasciare che il suo Spirito trasformi le nostre zone d’ombra, è un cammino che incontra ostacoli, fuori di noi, nel mondo» ma «anche dentro di noi». Ma queste «tribolazioni, fanno parte della strada per giungere alla gloria di Dio». Che, in fondo, è ciò che più conta. (grazie Matteo) … Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco capitolo 8, … Ed egli domandava loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Pietro gli rispose: “Tu sei il Cristo”. 30E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
31E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. 32Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. 33Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: “Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.
34Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro:
“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
35Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.
36Infatti quale vantaggio c’è che un uomo guadagni il mondo intero e perda la propria vita? 37Che cosa potrebbe dare un uomo in cambio della propria vita? 38Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”.
Scusa non volevo offendere, era una battuta. Non è un discorso per grandi, è un discorso normale, fatto da uno che nella vita, a dirla tutta, è quasi sempre stato mediocre, anche se in senso buono. Il mio grande ad Andreas era dato dal fatto che lo stimo molto per quello che ha scritto in passato qui.
Un caro saluto
sei un grande … carissimo fratello Gesù è il Signore
https://twitter.com/evvero1
Una vera confessione fa la vera professione di fede…i tocchi anteriori e posteriori rimandano tutti alla confessione e irradiano Gioia
Soggiogati nella coscienza nell’incontro col Risorto non solo conosciuti per dirla con Francesco padre Papa ma penetrati ecco l’Incontro
Grazie Matteo, per merito tuo mi si è allungata la lista dei libri da comprare 🙂
Soldi spesi bene 😉